La goccia.
 

Sono una goccia.

Non so neanche di che cosa.

Mi trovo in mezzo a miliardi di altre gocce.

Non ho identita`, non conto niente.

Ma cosa accade?

Evaporo, ora dove mi trovo?

Mi sento sospesa, insicura.

Ho freddo, non sono piu` neanche cio` che ero, o non ero.

E` buio ed ho paura.

Arriva la forma scura, e` troppo scura, troppo vicina.

Sono accecata ed ora precipito, precipito!

Sono sola e cado e un rombo accompagna la mia discesa.

Ora mi trovo in mezzo a miliardi di altre gocce.

Non ho identita`, non conto niente.

Sono o non sono.

Sto` male perche` mi sento sporca, qualcosa mi brucia,

ma non so cosa.

Una volta non era cosi`, ero pulita, fresca, sapevo di buono,

ora sono pericolosa.

Devo fare qualcosa!

La colpa e` di quel brutto antro nero

da dove esce quel liquido scuro,

che mi si appiccica addosso, che mi rende nervosa,

devo fare qualcosa!

Ma cosa accade?

Mi evaporo, aiutami dolce vento che mi accarezzi lieve,

trasportami verso la montagna, la` potro` fare qualcosa

se le mie compagne mi seguiranno.

E cosi` fu`, ogni singola goccia penso` la stessa cosa.

Si formo` un'enorme forma scura; il vento la spinse sopra

la montagna, le gocce precipitarono unite e fragorose.

L'ultima goccia fu lei.

La diga cedette, le gocce irose, terribili e devastanti

travolsero il cemento e, della raffineria non rimase piu` niente

se non delle rovine asciugate dal vento.
 
 
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