Era il giorno della donazione del sangue.
Mi recai al centro trasfusionale dell'ospedale, erano le 7,45 del
mattino e l'aria era fresca, < per forza > , pensai, < e` stata fuori
tutta la notte>. Arrivai proprio durante il cambio turno delle
infermiere e non potei fare a meno di notare l'avvenenza di alcune di
esse che con i loro camici bianchi lasciavano intravedere la succinta
biancheria che indossavano. - Si accomodi pure sul primo lettino
libero - Fece una di loro. Mi sdraiai con noncuranza sull'ultimo e dopo
qualche instante Alessia (cosi` recitava la targhetta appesa sul
colletto del camice) venne a misurarmi la pressione. Lo sguardo mi
scivolo` nella scollatura, un brandello di pizzo bianco nascondeva a
malapena il seno; < possibile che noi uomini siamo tutti uguali? > Si,
mi risposi mentre Alessia diceva:- 160 su 100, un po' altina ce l'ha
sempre cosi`?- No risposi, arrossendo. - Ho fatto le scale di corsa, sa`
- Ok - rispose Alessia aggiustandosi il colletto e comincio` ad
armeggiare con le attrezzature per il prelievo. Osservai l'ago entrare
nella pelle, come faccio sempre, e notai la dolcezza del tocco di
Alessia che con incolmabile maestria non mi fece provare alcun dolore.
Non ho mai avuto paura di aghi o siringhe ma quella mattina un brivido
mi percorse la schiena, poi capii: avevo notato che l'ultimo bottone del
camice di Alessia non c'era e i centimetri di pelle rosa che si
intravedevano mi procurarono un po' di imbarazzo. Cercai di rilassarmi
pensando solo al fluido di sangue che lentamente lasciava il mio braccio
riempendo il sacchetto che cullato dolcemente dalla bilancia sembrava
imbastire una sorta di ninna nanna. Alla fine della donazione la solita
Alessia venne per sfilarmi l'ago chiedendomi se andava tutto bene, -
Benissimo - Risposi cercando questa volta gli occhi e mamma mia! Che
sguardo incantevole, strano che non lo avessi notato prima ma, ah gia`
ero stato distratto dalle altre cose. - Grazie - balbettai e con il mio
cerottino mi accinsi a lasciare il centro. - Un attimo - mi disse
rincorrendomi. Il cuore per un attimo si fermo`. - S..si? - Dovrebbe
fare l'elettrocardiogramma annuale, se vuole puo` recarsi ora in
cardiologia - Ah, si, ok - Risposi - Ci vado.-
E un po' forse deluso mi recai verso quel reparto. Conoscendo bene
l'ospedale utilizzai dei corridoi secondari, non aperti al pubblico, per
fare prima e giunsi cosi` davanti all'ingresso posteriore della
cardiologia. - Che ci fa lei qui? Disse un'altra infermiera dal tono
burbero - Mi scusi - feci - mi manda il centro trasfusionale. - Ok visto
che e` qui si accomodi un attimo che poi la chiamo. - Mi sedetti su una
sedia pensando ancora ad Alessia; Alessia? Non era niente in confronto
alla visione che stava sopraggiungendo dal fondo del corridoio. < Ma che
ho stamattina? > Pensai < sono forse vittima di qualche tempesta
ormonale? Lo dovrei fare di piu`, mannaggia!> La ragazza era mora con i
capelli lunghi sciolti sulle spalle, indossava un vestitino svolazzante,
leggero, chiuso con una lampo posteriore. La forma che disegnava il suo
corpo era perfetta, fianchi larghi ma non troppo, seno prosperoso al
punto giusto. Zigomi alti e ginocchia rotonde. La guardai anche negli
occhi mentre si fermo` per un attimo davanti a me e notai uno sguardo
interrogativo che mi fece subito distogliere il mio. Entro` proprio
nello stanzino di fronte alle sedia sulla quale ero seduto e sentii
chiaramente il rumore di quella lampo che scendeva lentamente. Immaginai
il vestito cadere per terra liberando interamente le sue forme, sentii
il fruscio di un camice e dopo pochi istanti apri` la porta e sempre
guardandomi in modo strano si avvio` dentro lo studio. I miei occhi non
persero neanche un movimento, il camice era trasparente. Mi chiamarono,
entrai nella saletta adibita ai cardiogrammi. Mi intimarono di
togliermi la camicia e di sdraiarmi sul lettino. Poco dopo entro` lei.
Ed il mio sangue comincio` a scorrere piu` velocemente, < stai calmo
pensai> Se no, rischi di invalidare l'esame> lei mi riconobbe
naturalmente e con fare professionale mi disse semplicemente - Salve -
Salve - risposi sa`, sono un donatore - fu l'unica cosa che riuscii a
dire, - Lo so` - rispose - ho visto la scheda. - Con infinita lentezza,
almeno cosi` mi parve, comincio` con i preparativi per l'esame. Mi
scoprii le caviglie e le strofino` con una specie di unguento. Mi parve
in maniera eccessiva; lo stesso per i polsi ,dopo, con un istante di
pausa ,si dedico` al mio petto: con esperta noncuranza mi spalmo` uno
strato sottile di crema per un area di circa tre centimetri sopra e
sotto i capezzoli. Nel farlo me li sfioro` delicatamente rendendoli
turgidi. La mia mente stava per scivolare definitivamente dentro
l'impero dei sensi. Mi attacco` le ventosine. Non so` cosa misuro` la
macchina, sta di fatto che dopo pochi istanti un segnale sonoro indico`
la fine dell'esame.
Mi stacco` le ventosine con forza e con mio disappunto notai che quel
lieve dolore mi portava piacere, mi sventolo` sotto il naso dei
fazzolettini di carta dicendomi - Ora si puo` rivestire - Apri` il
siparietto che chiudeva lo stanzino e mi lascio` con in mano i
fazzolettini di carta. Mentre usciva non potei fare a meno di notare
sulle sue labbra un sorrisetto malizioso mentre il suo sguardo divertito
si soffermava sul cavallo dei miei pantaloni.
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