Donazione_25/8/2000
 

Era il giorno della donazione del sangue.

Mi recai al centro trasfusionale dell'ospedale, erano le 7,45 del

mattino e l'aria era fresca, < per forza > , pensai, < e` stata fuori

tutta la notte>. Arrivai proprio durante il cambio turno delle

infermiere e non potei fare a meno di notare l'avvenenza di alcune di

esse che con i loro camici bianchi lasciavano intravedere la succinta

biancheria che indossavano. - Si accomodi pure sul primo lettino

libero - Fece una di loro. Mi sdraiai con noncuranza sull'ultimo e dopo

qualche instante Alessia (cosi` recitava la targhetta appesa sul

colletto del camice) venne a misurarmi la pressione. Lo sguardo mi

scivolo` nella scollatura, un brandello di pizzo bianco nascondeva a

malapena il seno; < possibile che noi uomini siamo tutti uguali? > Si,

mi risposi mentre Alessia diceva:- 160 su 100, un po' altina ce l'ha

sempre cosi`?- No risposi, arrossendo. - Ho fatto le scale di corsa, sa`

- Ok - rispose Alessia aggiustandosi il colletto e comincio` ad

armeggiare con le attrezzature per il prelievo. Osservai l'ago entrare

nella pelle, come faccio sempre, e notai la dolcezza del tocco di

Alessia che con incolmabile maestria non mi fece provare alcun dolore.

Non ho mai avuto paura di aghi o siringhe ma quella mattina un brivido

mi percorse la schiena, poi capii: avevo notato che l'ultimo bottone del

camice di Alessia non c'era e i centimetri di pelle rosa che si

intravedevano mi procurarono un po' di imbarazzo. Cercai di rilassarmi

pensando solo al fluido di sangue che lentamente lasciava il mio braccio

riempendo il sacchetto che cullato dolcemente dalla bilancia sembrava

imbastire una sorta di ninna nanna. Alla fine della donazione la solita

Alessia venne per sfilarmi l'ago chiedendomi se andava tutto bene, -

Benissimo - Risposi cercando questa volta gli occhi e mamma mia! Che

sguardo incantevole, strano che non lo avessi notato prima ma, ah gia`

ero stato distratto dalle altre cose. - Grazie - balbettai e con il mio

cerottino mi accinsi a lasciare il centro. - Un attimo - mi disse

rincorrendomi. Il cuore per un attimo si fermo`. - S..si? - Dovrebbe

fare l'elettrocardiogramma annuale, se vuole puo` recarsi ora in

cardiologia - Ah, si, ok - Risposi - Ci vado.-

E un po' forse deluso mi recai verso quel reparto. Conoscendo bene

l'ospedale utilizzai dei corridoi secondari, non aperti al pubblico, per

fare prima e giunsi cosi` davanti all'ingresso posteriore della

cardiologia. - Che ci fa lei qui? Disse un'altra infermiera dal tono

burbero - Mi scusi - feci - mi manda il centro trasfusionale. - Ok visto

che e` qui si accomodi un attimo che poi la chiamo. - Mi sedetti su una

sedia pensando ancora ad Alessia; Alessia? Non era niente in confronto

alla visione che stava sopraggiungendo dal fondo del corridoio. < Ma che

ho stamattina? > Pensai < sono forse vittima di qualche tempesta

ormonale? Lo dovrei fare di piu`, mannaggia!> La ragazza era mora con i

capelli lunghi sciolti sulle spalle, indossava un vestitino svolazzante,

leggero, chiuso con una lampo posteriore. La forma che disegnava il suo

corpo era perfetta, fianchi larghi ma non troppo, seno prosperoso al

punto giusto. Zigomi alti e ginocchia rotonde. La guardai anche negli

occhi mentre si fermo` per un attimo davanti a me e notai uno sguardo

interrogativo che mi fece subito distogliere il mio. Entro` proprio

nello stanzino di fronte alle sedia sulla quale ero seduto e sentii

chiaramente il rumore di quella lampo che scendeva lentamente. Immaginai

il vestito cadere per terra liberando interamente le sue forme, sentii

il fruscio di un camice e dopo pochi istanti apri` la porta e sempre

guardandomi in modo strano si avvio` dentro lo studio. I miei occhi non

persero neanche un movimento, il camice era trasparente. Mi chiamarono,

entrai nella saletta adibita ai cardiogrammi. Mi intimarono di

togliermi la camicia e di sdraiarmi sul lettino. Poco dopo entro` lei.

Ed il mio sangue comincio` a scorrere piu` velocemente, < stai calmo

pensai> Se no, rischi di invalidare l'esame> lei mi riconobbe

naturalmente e con fare professionale mi disse semplicemente - Salve -

Salve - risposi sa`, sono un donatore - fu l'unica cosa che riuscii a

dire, - Lo so` - rispose - ho visto la scheda. - Con infinita lentezza,

almeno cosi` mi parve, comincio` con i preparativi per l'esame. Mi

scoprii le caviglie e le strofino` con una specie di unguento. Mi parve

in maniera eccessiva; lo stesso per i polsi ,dopo, con un istante di

pausa ,si dedico` al mio petto: con esperta noncuranza mi spalmo` uno

strato sottile di crema per un area di circa tre centimetri sopra e

sotto i capezzoli. Nel farlo me li sfioro` delicatamente rendendoli

turgidi. La mia mente stava per scivolare definitivamente dentro

l'impero dei sensi. Mi attacco` le ventosine. Non so` cosa misuro` la

macchina, sta di fatto che dopo pochi istanti un segnale sonoro indico`

la fine dell'esame.

Mi stacco` le ventosine con forza e con mio disappunto notai che quel

lieve dolore mi portava piacere, mi sventolo` sotto il naso dei

fazzolettini di carta dicendomi - Ora si puo` rivestire - Apri` il

siparietto che chiudeva lo stanzino e mi lascio` con in mano i

fazzolettini di carta. Mentre usciva non potei fare a meno di notare

sulle sue labbra un sorrisetto malizioso mentre il suo sguardo divertito

si soffermava sul cavallo dei miei pantaloni.
 
 
Home
E-M@il
Barzellette
LINKS