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    Corrado Giustiniani "Fratellastri d'Italia" Edizioni Laterza
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
       
       
    “Se non riuscite a sopportare il fatto che persone di altra cultura, di altra religione, addirittura con la pelle di diverso colore siano venute a vivere in mezzo a noi; se siete certi, o desiderate esserlo, che le migrazioni di questi anni siano solo un fatto transitorio, un’imposta una tamtum causata da leggi molli e lassismo di frontiera, e che basti mostrare i muscoli per arrestare i flussi, beh, allora non troverete molto conforto in questa lettura”: si capisce già dalle prime parole che “Fratellastri d’Italia”, il libro sull’immigrazione del giornalista del “Messaggero” Corrado Giustiniani, vuole darci – sulla questione dei flussi migratori – un quadro diverso da quello che un eccessivo buonismo o un facile razzismo ci propinano quotidianamente. 
    Dal lavoro di ricerca e di analisi attente e di ampio raggio emerge una situazione dettagliata e spesso sorprendente: dall’analisi dell’emigrazione italiana, capitolo che in molti stanno tentando di dimenticare e di cancellare dalla nostra storia recente, negli anni in cui “anche noi siamo stati clandestini”, alle difficoltà che gli stranieri incontrano oggi per arrivare e per rimanere nel nostro paese. 
    Contro le accuse di razzismo che piovono – giustificate anche dai risultati elettorali ottenuti dai candidati della Lega Nord – nei confronti del Nord-Est, scopriamo che è proprio nella zona veneta che l’imprenditorialità straniera ha avuto più opportunità, che gli enti locali e le istituzioni private hanno offerto agli stranieri provenienti dai paesi poveri la possibilità di diventare imprenditori. 
    Le storie delle loro imprese, delle cooperative, si intrecciano, nel libro, con quelle degli scrittori e dei poeti che vivono nel nostro paese, che scrivono nella nostra lingua, raccontandoci un mondo diverso e il nostro visto con occhi diversi. 
    Il tema della criminalità è affrontato in modo approfondito, collegato alle difficoltà che le leggi italiane pongono alla regolarizzazione degli stranieri, al fatto che “la clandestinità e l’irregolarità sono fattori potenzialmente criminogeni”, che “gli immigrati regolari non commettono più delitti degli italiani”, che “la difesa degli imputati extracomunitari è spesso di minore qualità ed efficacia” e che la tutela prevista dalle nostre leggi rimane spesso inapplicata nei confronti degli stranieri. 
    Le difficoltà e la clandestinità rendono spesso, inoltre, gli stranieri vittime di reati come la tratta di esseri umani, il lavoro nero, il mancato rispetto dei contratti e degli orari di lavoro, le discriminazioni, la locazione “in nero” di alloggi fatiscenti. 
    Ma di fronte a un’Italia sempre meno disposta, in base alle leggi, all’accoglienza degli stranieri, troviamo nel libro storie di persone, di associazioni, di enti che si battono per un’Italia più aperta, dove vengano tutelati e riconosciuti i diritti di chi è venuto a cercare un lavoro, la possibilità di una vita diversa, lontano dalla povertà e dalla guerra, soprattutto quando si tratta di bambini. 
    Un’appendice statistica conclude il libro: i dati ragionati di un fenomeno di migrazioni che, in uscita prima e in entrata oggi, ha coinvolto il nostro paese e che è necessario conoscere a fondo per poter affrontare in modo serio, senza lasciarsi assalire da inutili paure e pericolose chiusure. 
       
    gabriella bona 
   
 
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