Le recensioni on line di Gabriella
 
Recensione precedente
Prossima recensione
 
     
    Stefano Beltrando – Miriam Cerutti "Frida 1947 - La rotta dei Vichinghi" Edizioni Bradipolibri
    Recensione di Gabriella Bona (gabri.bona@libero.it)
       
     
    Ci sono “barche […] che sono vere e proprie opere d’arte della cantieristica o del design e altre che ispirano… mare. Guardando Frida la prima cosa che viene in mente non è l’idea della barca ma l’idea del mare”. Così scrivono gli autori nella nota introduttiva, presentandoci questi otto metri di barca a vela, vista ormeggiata vicino a Helsinki e per la quale è scattato improvviso un vero e proprio colpo di fulmine. “Il cartello avvitato alla banchina diceva VENDESI” e la risposta non poteva essere che: “Compriamola!”
    E poi? “Ma la barca è in Finlandia e noi abitiamo in Italia, di mezzo ci sono un continente, due stretti e una manciata di mostri marini. Saremo capaci?” A tutti sembrava una pazzia fare il viaggio via mare, meno che a Stefano e a Miriam. “Conosco il mare da molti più anni di Stefano – scrive Lorenzo Bressani nella prefazione a “Frida 1947” – e so che molti sono naufragati in condizioni più favorevoli di quelle che avrebbe potuto dover affrontare Stefano con il suo equipaggio, con quell’attrezzatura in parte improvvisata. Ma Stefano e i suoi amano l’avventura e lo sport, amano sfidare la sorte e sono partiti. Insomma, quel viaggio con Frida lo definirei un’impresa rischiosa, ma nella sua pazzia, calcolata nei limiti che la meteorologia possa prevedere”.
    Attraverso il Baltico e il Mare del Nord, i canali navigabili che attraversano l’Europa, con un equipaggio ridotto al minimo, in parte per filosofia di vita e in parte per le ridottissime dimensioni dell’imbarcazione, con compagni di viaggio pieni di buona volontà ma non altrettanta esperienza, con i messaggi di amici e sconosciuti che arrivavano quotidianamente sul computer di bordo, Stefano, Miriam e Frida sono arrivati in Italia.
    Il libro, scritto in uno stile semplice e molto piacevole, ci accompagna attraverso i paesaggi del nord Europa, ci fa incontrare personaggi particolari, ci fa conoscere le difficoltà che si possono incontrare in un viaggio faticoso ed esaltante, tra chiuse che non si aprono, secche non segnalate, venti che soffiano sempre nel verso meno opportuno, termini tecnici che forse qualcuno aveva già sentito durante le telecronache delle imprese di Azzurra o di Luna Rossa ma che, leggendo “Frida 1947” diventano improvvisamente più vicini, più chiari. Perché non è possibile leggere questo libro senza sentirsi amici di chi ci sta raccontando la sua avventura, senza avere la sensazione di essere un po’ su quella vecchia (1947 è la data di nascita di Frida!) barca piccola ma affettuosamente accogliente.
    Corredato da fotografie a colori che descrivono le varie fasi del viaggio, dalle cartine delle tappe percorse, da un’interessante testo di Marco Cobau sul design navale, il libro di Stefano Beltrando (strambinese) e di Miriam Cerutti (di Lanzo) racconta “un modo diverso di vivere e di amare il mare” a chi il mare lo conosce bene e a chi lo ha visto soltanto nella sua versione più tranquilla di una vacanza in riviera. A Spotorno, sotto l’ombrellone, sognando di navigare…
     
    gabriella bona 
   
 
Recensione precedente
Prossima recensione