Layang-Layang '98

 

 

Layang- Layang, o "l' isola che non c' era", come qualcuno l' ha ribattezzata, si trova a largo delle coste settentrionali del Borneo malese, nel bel mezzo del mar cinese meridionale. Il suo nome significa "isola delle rondini", dato che l' atollo costituisce un luogo ottimale per la nidificazione di migliaia di sterne tropicali durante le loro instancabili migrazioni. Tutto questo, per una volta, grazie all' uomo: infatti il luogo sarebbe per sempre stato un puntino sulle mappe, indicante un reef semiaffiorante con all' interno una laguna, la sommità di una montagna sommersa insomma, se la marina militare malese non avesse deciso di punto in bianco di costruire un isolotto artificiale a ridosso del reef. Così, con enormi quantità di corallo morto, cemento e sabbia, a poco a poco ha cominciato a prendere forma un quadrilatero di nemmeno un miglio di lunghezza, affiorante per non più di due metri sulla superficie del mare, su cui è stato possibile allestire una piccola base strategica, utile nella sorveglianza dei labili confini vigenti tra vari stati che vogliono accaparrarsi i giacimenti sottomarini di petrolio e gas naturale del mar cinese. La storia avrebbe potuto altresì finire qui, ma doveva succedere ancora qualcosa: qualcuno, tra il corpo subacqueo dei militari, avrà forse notato la straordinaria ricchezza dei fondali dell' isola, praticamente una muraglia perpendicolare che sale da una batimetria di -2000 metri. Così la voce si sarà sparsa ed il governo avrà pensato bene, dietro il lauto compenso di un qualche operatore turistico ben informato, di dare in concessione una gran parte dell' isola, aprendola ufficialmente al turismo. I diritti appartengono ad un solo resort, direi alquanto esclusivo, che ha deciso di attuare una politica di turismo selezionato e protezione ambientale: non più di 70-80 persone possono soggiornare sull' atollo. Inutile dire che il 90% di esse sono subacquei, attirati dal privilegio di potersi immergere in superbi fondali ancora poco sfruttati, con l' appoggio di un diving center organizzatissimo, il tutto condito dal comfort di un albergo a 4 stelle nel bel mezzo dell' oceano. Per raggiungere layang-layang, circondato d' acqua in tutte le direzioni per minimo 180 miglia marine, occorre volare per una quarantina di minuti da Kota Kinabalu, capitale del Sabah, con un piccolo velivolo da 12-15 posti fino alla pista che percorre l' isola in tutta la sua lunghezza... probabilmente qualcuno si sentirà scoraggiato, ma vi assicuro che la vista dell' atollo dall' alto è veramente impagabile!

Ovviamente non ci si devono aspettare spiagge tropicali, palme e quant' altro: si tratta di un albergo con piscina e qualche pianta per rendere meno spoglio l' ambiente, costituito da cemento e corallo. E il mare: un mare blu, di un blu profondo indefinibile (dovrebbero chiamarlo -blu layang-layang-). Credetemi, l' unica cosa per cui vale la pena andarci è proprio perchè è l' unico posto al mondo con tali caratteristiche che può essere raggiunto da terra e non solo a bordo di una barca attrezzata per la navigazione oceanica. Ma cosa hanno di tanto speciale i suoi fondali? Non dimenticate che siamo in mezzo all' oceano...ciò significa correnti, acqua pulita, profondità elevate e, naturalmente, tanto, tantissimo pesce. Ciò basterebbe a soddisfare anche il sub più navigato, eppure non è finita qui: i fondali ancora parzialmente esplorati (sono state individuati una dozzina di punti d' immersione collaudati), il numero relativamente esiguo di sub, la trasparenza irreale dell' acqua, le scenografie, la presenza di un branco stanziale di circa 500 squali martello, rendono questa destinazione decisamente particolare. Tutti i punti sono raggiungibili in un massimo di 15 minuti a bordo di potenti barche veloci, i gruppi non sono mai composti da oltre10 sub, ed oltre ad un dettagliato briefing al diving center la guida non vi chiederà altro che rispettare le profondità ed il sistema di coppia: qui vige per l' appunto il buddy-system, la guida cioè ha solo un ruolo di supervisore passivo ed attivo in caso di pericolo, ognuno è libero di gestirsi l' immersione come meglio crede, ovviamente nel rispetto delle regole di sicurezza (è obbligatorio l' uso del computer subacqueo e l' effettuazione della safety stop). Solitamente si fanno 3 immersioni al giorno dalla barca, tutte in punti diversi, e vengono volentieri esaudite le richieste dei clienti; in definitiva devo dire che questo è stato sicuramente il diving più organizzato, intelligente e sicuro che abbia visto: "svizzero" e restrittivo quando serve, ma sempre gestito con buonsenso e, quel che più importa, con estrema simpatia e gentilezza da parte delle guide, sempre in grado di amalgamare ed affiatare gruppi di persone di ogni nazionalità che, nella maggior parte dei casi, non si sono mai viste prima.

continua: Log Book

 

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