MEDITAZIONE
Lezione 4
Sappiate che le tecniche meditative che state imparando NON SONO e NON DEVONO essere ad uso esclusivo e riservato della mezz’ora quotidiana che cerchiamo di dedicarci; sono tecniche da applicare di momento in momento, di istante in istante, tutte le volte che ci ’scopriamo’ svegli, che viviamo lo stato di coscienza chiamato DIANOIA, che capiamo di non essere immersi nel sonno della meccanicità, immersi nella insensata, quotidiana, sistematica ripetizione dei soliti gesti, comportamenti, azioni. Vivere da ’svegli’ significa sfuggire all’ENTROPIA. Entropia è un termine che deriva dal greco e significa ’trasformazione’. Essa è una delle tante ’ Leggi’ a cui l’umanità è sottoposta. E’ una legge MECCANICA della NATURA di livellamento, di uguagliamento ai livelli inferiori. Nella legge dell’entropia non c’è evoluzione, c’è solo meccanicità; tremenda è la lotta che dobbiamo sostenere OGNI GIORNO per strapparci da essa; l’unico modo per vincerla fare uso di una Legge più forte, quella del SACRIFICIO. Se riusciremo a renderci sempre più costantemente conto di essere addormentati, allora ci ’sveglieremo’ e ’svegliandoci’ scopriremo l’aspetto negativo del sonno, con tutti i suoi aggregati psicologici (IO o EGO) messi lì a zavorrare la nostra esistenza; una volta compresi potremo combatterli mettendo in pratica un sacrificio agendo così efficacemente contro l’ entropia. Se sacrificheremo, ad esempio, l’ira apparirà la qualità della mansuetudine; se sacrificheremo la bramosia di denaro, nascerà la filantropia; se sacrificheremo l’egoismo, apparirà l’altruismo; e così via. Questo è vivere in Dianoia; questo è combattere l’entropia, questo è meditare di istante in istante. La lezione scorsa abbiamo studiato come ’osservare’ il respiro; grazie all’ uso della respirazione contata abbiamo visto come non sia facile restare concentrati (in tutta franchezza, mi sono scoperto una volta a contare ’ trentaquattro’). Mi auguro che, come consigliatovi, queste cadute di attenzione non vi abbiano abbattuto moralmente; è perfettamente normale. Dopo qualche tempo (forse al primo tentativo, forse al secondo, forse al centesimo) avete notato o avrete la possibilità di notare che la mente entra in uno stato di attenzione focalizzata, uno stato in cui tutta l’attenzione è concentrata sul respiro e sul conteggio. Per un attimo i pensieri non vi hanno disturbato e hanno cessato di emergere; in quell’attimo avete scoperto che voi NON siete i vostri pensieri. Ma il significato di questo attimo è emerso alla coscienza solo quando quest’attimo si è perduto, per la semplice ragione che prendere coscienza di questo stato è già un pensiero. Con questo pensiero si perde questa mente ’senza contenuto’ di cui si è appena fatta l’esperienza. Rendersi conto di aver smesso di pensare è già un pensiero, questo dà la stura ad altri pensieri e l’attimo è perduto. Quando ci rifletterete sopra dopo aver concluso la seduta, scoprirete anche che questo stato di mancanza di pensieri si può sperimentare solo come unità, cioè non si può essere in quello stato e averne coscienza nello stesso tempo. Non si può scindere la mente in due parti. Si può solo essere interi, nulla di meno, COMPLETI. Questa INTUIZIONE, come le altre che arriveranno in meditazione, è presente quando non la osservate direttamente e sfuma non appena lo fate; un po’ come quando tentiamo di osservare una stella debole o una costellazione a occhio nudo; se la guardiamo fissa con il centro dell’occhio non la vediamo o facciamo fatica a metterla a fuoco; se invece spostiamo il campo visivo appena intorno, la vediamo molto più distintamente. La completezza a cui ho fatto riferimento viene bene sottolineata da uno dei più famosi koan, quei bizzarri indovinelli Zen, apparentemente senza soluzione, che costringono la mente ai limiti del pensiero razionale per poi costringerla a trascenderlo: qual è il suono di una sola mano che applaude? Il praticante deve il successo della risposta, non alle proprie facoltà razionali ma al vigore della propria concentrazione. Il koan mira infatti a mettere da parte l’intelletto e a mettere in comunicazione la nostra coscienza con il trascendente, il divino. E non pensiate certo che le risposte ai koan siano per tutti univoche; se la meta è la stessa, certo non lo sono i percorsi per arrivarci. Si dice che attraverso la soluzione dei koan lo Zen possa portarci direttamente allo stadio della visione profonda saltando passaggi intermedi come il rilassamento e la concentrazione. Pur tuttavia non è una tecnica facile; specialmente se siete all’inizio degli studi. Quindi per ora mi limito ad offrirvi un’acquisizione concettuale lasciando spazio per eventuali approfondimenti più avanti nel tempo. Quindi abbiamo visto che, seppure per un attimo, la mente si è calmata. A questo punto il problema da risolvere è far sì che questo attimo si allunghi sempre più. Come? Semplicemente insistendo nella pratica, con quella volontà e determinazione che mai devono mancare, dove volontà significa non farsi sconfiggere dalla pigrizia e determinazione significa non farsi sconfiggere dalla mancanza di risultati o dall’impazienza. Con costanza e fermezza i risultati arriveranno. Questa settimana sfruttatela per affinare lo studio della respirazione ripetendo lo stesso esercizio di immaginazione del respiro e del respiro contato. In più vi chiedo di provare l’esercizio durante una normale giornata, a vostro piacere o necessità. Vi suggerisco questo per toccare con mano i risultati di una buona meditazione; sto pensando ad un caso in cui necessitiate una urgente soluzione ad un problema importante; provate allora a non usare l’intelletto ma rivolgete la vostra concentrazione su voi stessi, estraniandovi al meglio dal contesto in cui siete, ed applicate la tecnica dell’osservazione della respirazione; dopo qualche minuto LA SOLUZIONE ARRIVERA’. Se riuscirete a calmare la mente il risultato è garantito. Libera dalle classificazioni, dai dogmi, dalle catalogazioni, la nostra mente riceverà la risposta cercata. E non ci sarà neppure bisogno di sottoporle il problema; essa è già al corrente della nostra esigenza. Provate anche se avete bisogno di creatività. Prima di iniziare a scrivere, a dipingere o a intraprendere un’attività creativa, meditate per alcuni minuti. Sedete eretti, chiudete gli occhi e portate l’attenzione sul respiro. Non pensate al lavoro che vi aspetta. Lasciate che la mente diventi aperta e limpida, poi cominciate a lavorare. Vedrete come le idee emergeranno più chiare e con più facilità.