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SEX 13

Parliamo un pò d'amore...

Confusioni
Passione d'amore
Altri amori
Anima e corpo
Tu chiamale se vuoi emozioni
Tre piccoli equivoci
Sì, è la Bbc
Voglia di tenerezza




CONFUSIONI
Monogamia, uguale: una sola donna per un uomo; un solo uomo per una donna. Un solo uomo per un uomo; una sola donna per una donna. Noi viviamo in una società monogamica. Tutto l'Occidente è ufficialmente monogamico, la nostra cultura tende a far credere che la "natura" dell'uomo sia monogamica. Non è vero. La poligamia dell'essere umano è dimostrata non solo dalle altre culture, ma proprio dalla nostra.

Non ci interessa molto disquisire se la monogamia sia giusta o no, migliore o peggiore della poligamia, quale delle due più concretamente vivibile, eccetra. Siamo - come sempre - molto più interessati alle contraddizioni interne al discorso che si fa abitualmente, alle incongruenze macroscopiche del famoso "senso comune".

E allora viene da chiedersi, dovete chiedervi: si può definire davvero monogama, fedele, una persona che ha un partner alla volta ma ne accumula dieci in un anno per trent'anni? Facciamo fatica a crederlo. Monogama è una persona - al di là delle definizioni e delle consuetudini consolidate - che ha davvero un partner solo per tutta la vita (e ne esistono, se è per questo). Ma crediamo che la vera differenza sia fra questi - chi ha un solo partner per tutta la vita - e gli altri, quelli che hanno molte donne o molti uomini, indipendentemente dal fatto che li abbiano uno alla volta o insieme.

Come dice Metello, protagonista del romanzo di Vasco Pratolini: "Un uomo la sua donna l'ha già tradita dieci o cento volte il giorno in cui la sposa. Una donna sa che il suo uomo non sarà mai completamente suo. Il passato non conta, è un modo di dire. Lo si dimentica, lo si ignora, ma una cosa che è successa non la si cancella mai".
Se gli si toglie un pò di maschilismo d'epoca, è un discorso perfetto. E che modifica anche il concetto di fedeltà, ad esempio. Si può essere poligami e fedeli, si può essere monogami e infedeli ( se quella sola donna o quel solo uomo non li amiamo abbastanza). Si è fedeli innanzitutto al proprio sogno - e non è un modo di dire - poi alle persone che lo incarnano. Si può restare fedeli tutta la vita a una sola persona o a diverse, ma la fedeltà è sempre rispetto all'amore che portiamo dentro, non alla materialità di quello che facciamo: scopare o no con qualcuno, farlo con una persona alla volta o più. Nemmeno qui l'esteriorità può spiegare come stanno realmente le cose. E può succedere che qualcuno sia monogamo sul serio (un solo partner tutta la vita) perchè travolto da una passione incommensurabile, ma anche per il contrario: perchè ama poco; per pigrizia; perchè in fondo quel compagno o quella compagna valevano molti altri.

La persona fedele è quella veramente innamorata, non quella che ha una sola storia d'amore per volta. Dunque, assai più probabile - sembra paradossale, ma non lo è - che più uno ama, più sia "poligamo", in una forma o in un'altra, più sia anche fedele, perchè davvero innamorato delle persone che incarnano i più dolci fantasmi del cuore, della mente, della carne. Fedele a tutti/e. Perchè sono magari tanti ma non indistinti. Sono quelli e non potrebbero essere altri.

E' più fedele uno che è fedele solo alla persona con cui sta in quel periodo e poi la dimentica per sempre, o uno che è fedele a dieci ma per tutta la vita? E' più fedele uno che è fedele amando poco, o un poligamo che ama molto?

Si può dire con Heinrich Boll: "Volevo troppo bene a Monica per soddisfare con lei il desiderio che avevo di un'altra donna", la donna veramente amata.
Ma si può dire anche con Pier Paolo Pasolini: "Sono migliaia, come posso amarne uno solo?".
Si può dire con Joseph Roth: "Gli piacevano tutte; ma non era il sesso che bramava; egli aveva nostalgia dell'amore, l'eterna nostalgia maschile per la divinizzata, la divina, la dea, l'unica. Tutte le gioie che il sesso poteva dargli le aveva ormai godute, a lui mancava una cosa sola, il dolore che soltanto l'unica può procurare".
Ma si può dire anche con François Truffaut: "A quelle che volevano il piacere lui ha dato piacere e anche dolcezza. Per me non c'è alcun dubbio che a suo modo le abbia amate e che aveva ragione ad amarle tutte".

Infine, vi siete mai chiesti - a proposito di gelosia (un tema che qui sfioriamo solo di passaggio) - come mai se abbiamo tre amici del cuore non ci viene in mente che diamo a ognuno di loro solo un terzo di noi stessi? Più o meno nitidamente sappiamo che, volendo loro davvero bene, siamo, con ognuno di loro, in modo diverso, tutti interi, tutti noi stessi. Perchè con l'amore non dovrebbe essere la stessa cosa? Perchè, rispetto ai partner, pensiamo che ad averne due daremmo solo metà di noi stessi a ciascuno? Gli esseri umani, nella loro irraggiungibile complessità, non funzionano secondo la geometria euclidea: dove c'è un quadratino non ce ne può stare un altro. Il loro cuore è più grande di un solo spazio, di un solo tempo. Davvero si vivono più vite.



PASSIONE D'AMORE
I cinici e i moralisti si trovano d'accordo nel collocare le voluttà dell'amore tra i piaceri cosidetti volgari, tra quello del mangiare e quello del bere, pur dichiarandole meno indispensabili, poiché, ci assicurano, se ne può fare a meno. Dal moralista mi aspetto di tutto: ma mi stupisce che s'inganni il cinico. Ammettiamo che gli uni come gli altri abbiano paura dei loro demoni - sia che resistano sia che cedano a essi - e che cerchino con ogni mezzo di avvilire il piacere per cercare di sottrargli la potenza quasi terribile alla quale soccombono, il mistero dal quale si sentono travolti. Accetterò di assimilare l'amore alle gioie puramente fisiche (ammettendo che ve ne siano) quando avrò visto un ghiottone anelare il piacere davanti alla sua pietanza favorita come un innamorato sulla spalla dell'essere amato. Di tutti i nostri giochi, questo è il solo che rischi di sconvolgere l'anima, il solo altresì nel quale chi vi partecipa deve abbandonarsi al delirio dei sensi. Non è necessario per un bevitore abdicare all'uso della ragione, ma l'innamorato che conservi la sua non obbedisce fino in fondo al suo demone. In qualsiasi altro caso, l'astinenza o la sregolatezza non impegnano che l'individuo; ogni atto sensuale ci pone in presenza dell'Altro, ci coinvolge nelle esigenze e nelle servitù della scelta. Questo gioco misterioso che va dall'amore di un corpo all'amore di un essere umano, mi è sembrato tanto bello da consacrarvi tutta una parte della mia vita. Le parole ingannano: la parola piacere, infatti, nasconde realtà contraddittorie, implica al tempo stesso i concetti di calore, di dolcezza, d'intimità dei corpi, e quello di violenza, d'agonia, di grida.

La piccola frasce oscena a proposito dell'attrito di due piccole parti di carne non definisce il fenomeno dell'amore, così come la corda toccata dal dito non rende conto del miracolo infinito dei suoni.

Confesso che la ragione si smarrisce di fronte al prodigio dell'amore, strana ossessione che fa sì che questa stessa carne, della quale ci curiamo tanto poco quando costituisce il nostro corpo, preoccupandoci unicamente di lavarla, di nutrirla, e - fin dov'è possibile - d'impedire che soffra, possa ispirarci una così travolgente sete di carezze solo perchè è animata da una individualità diversa dalla nostra, e perchè è dotata più o meno di certi attributi di bellezza. Di fronte all'amore, la logica umana è impotente: non s'è ingannata la tradizione popolare, che ha sempre ravvisato nell'amore una forma di iniziazione, uno dei punti ove il segreto e il sacro s'incontrano.

L'amore ci trascina in un universo insolito, ove in altri momenti è vietato avventurarci, e dove cessiamo di orientarci non appena l'ardore si spegne e il piacere si placa.

Ma come posso spiegare questa sensazione a chi non l'ha mai provata? Quello che so è che dentro me risplendo. E questo è uno dei grandi rompicapo: come si fa a sapere in appena qualche minuto che una persona ci piace? Come mai con questa persona la cosa avviene così alla svelta e non con le centinaia, migliaia di altre persone che incrociano ogni anno il tuo cammino? Ci ho pensato molto e ancora non ne ha la più pallida idea. Non si tratta solo del fatto che ti sei innamorato dell'espressione di un volto, o della forma di un corpo, o del modo di vivere di qualcuno. Non è solo questo che li rende attraenti. E' qualcos'altro. Qualcosa su cui non riesci mai a mettere il dito. Sai solo che è successo, ecco tutto. E l'eccitazione fa fremere il sangue nelle vene.

Ma quello di cui ero certo era che non avrei potuto saziarmi di lui. Volevo stare sempre con lui. Eppure, anche quando ero con lui non mi bastava. Volevo guardarlo, toccarlo, farmi toccare, sentirlo parlare, raccontargli qualcosa e fare qualcosa insieme a lui. Sempre. Giorno e notte. Per 4233600 secondi.

Come posso descrivere il mio amore? Non ci sono parole. E' sufficiente dire che lo amavo? No, non lo è.

L'amore si lascia riconoscere solo quando l'anima soffre di uno zampillante desiderio. E' un abisso l'amore, un abisso che ha un fondo. Il fondo è il dolore che si prova quando l'anima si torce di desiderio per un'altra anima. Amare è soffrire. Ma una sofferenza così incantata non la cambio con nulla. I miei occhi cercano i tuoi e se li incontrano, oh!, è lo svenimento, lo svenimento d'amore. Mi sento stanco ed emozionato quanto è sufficiente perchè il mio cuore mi perdoni per tanti e dolorosi desideri che violano la pace del suo battito.

Immagina come è strano. Un uomo, con le sue gambe, la sua pelle, i suoi occhi, ed è tutto tuo, tutto, completamente tuo, e lo puoi guardare tutto, baciare, toccare: ogni macchiolina del suo corpo, in qualsiasi parte si trovi, la peluria dorata che cresce sulle braccia, e ogni ruga, ogni fossetta di una pelle che hai amato oltre misura. E tu sai tutto di lui: come cammina, come mangia, come dorme, come gli si increspa il volto quando sorride, che cosa pensa, di che profuma il suo corpo. Allora senti di non appartenere più a te stesso, come se tu e lui foste la stessa cosa: sei unito con la carne, con la pelle, e quando si ama non c'è sulla terra una felicità più grande, ma quando non si ama, non si può vivere, non si può.

E' peccato fare l'amore a cuore freddo e per calcolo, ma chi è stato toccato dal fuoco divino della passione, qualsiasi cosa faccia resterà puro. Qualsiasi cosa abbia fatto colui che è stato colpito dallo spirito dell'amore, tutto gli sarà perdonato, perchè non appartiene più a se stesso, ma allo spirito, all'estasi.

E' terribile quando l'amore ti prende; è una gioia, ma è anche terribile. E' come se volassi e cadessi continuamente, o morissi, come succede nei sogni; e allora sempre, dappertutto, vedi soltanto ciò che ti ha colpito del volto dell'amato: o gli occhi, o i capelli, o l'andatura. E' strano davvero: perchè poi che cos'ha un viso? Un naso nel mezzo, una bocca, due occhi. Che cosa in lui ti turba o ti affascina tanto? E magari ti capita di vedere molti visi, anche belli, e li ammiri, come potresti ammirare un fiore o un broccato; un altro viso invece ti sconvolge tutta l'anima e questo non capita a tutti, ma a te soltanto e solo per quel volto: perchè tutto ciò?

Il bello di quando uno si sente felice è che sembra che sia per sempre, che uno non si sentirà mai più male. Io sento un bel calore nel petto, questo è il più bello. E la testa sgombra, no, che menata, la testa come piena d'un bel vapore tiepido. Ne sono tutto pieno. Non so, forse è che... ti sento ancora... come se mi toccassi. E' che quando resto solo nel letto non sono neanche te, sono un'altra persona... fuori pericolo.

Il solo camminare assieme è un avvenimento totale, così intero che non ci sono più miserie.

E sono felice, quasi da piangere... Basta che tu mi tocchi in un punto qualunque perchè mi vengano le lacrime agli occhi.

Non c'è cosa più bella al mondo, non c'è ora più felice, come quella di incontrare una persona che ti ha fatto piangere al solo vederla.

Così, giacemmo fianco a fianco e la sua testa era posata sul mio braccio. Non credo di essere mai stata così felice. Anzi, era davvero felicità? No, era qualcosa di più grande e oscuro, di più vicino alla conoscenza, di più vicino alla notte: era gioia.

Gemeva, preso da brividi, da tremiti, rantolava, volgeva il capo di qua, di là, in preda al panico, arreso, riverso sopra il telo. E giunto alla tensione dolorosa, persa ogni pastoia, seguendo oscuramente la sua forza, il suo bisogno, si fece attivo, cambiò atteggiamento, postura. Lei preveniva ogni suo volere. Si mise a gemere a sua volta, a lamentare forte, assecondando la furia, rispondendo agli urti del garzone. Che s'immuscolò per tutto il corpo, s'incurvò e corruppe bramando forte. La donna appresso a lui si sciolse, con spasmi sommessi.

I due, spossati, sentirono il bisogno d'accostarsi, stringersi nei corpi, prendere e donare tiepidezza.

La donna, lieve, si mise a ripassare con il palmo, premere coi polpastrelli ogni nodo, ogni nervo del torso, del collo del pastore, gli infilò le dita nel cespuglio spesso dei capelli, gli sfregò la pelle. Era stupefatto, ancora trasognato per quello ch'aveva fatto. E risentiva vivamente, rigodeva dentro la mollezza, l'umore, il calore, l'odore della donna. Gli sembrò d'aver raggiunto infine e posseduto il loco della vita da cui s'era bandito, d'esser risalito alla natura giusta, al gusto coerente, d'esser disceso nel vano dell'oblìo, della vacanza di passione, sofferenza, d'aver bevuto alla fontana dolce che placa e che rinnova senza posa la brama d'ogni corpo. Sentì d'essere divenuto un altro, come la volta che si scoprì implumato dentro la solitudine, lo sgomento della campagna, donandosi da sé il godimento, sentì che da quel loco ormai partiva per andare in fondo, lontano, senza lasciare mai quel loco, insistendo in esso, replicando senza fine.

Insorse alle carezze e le s'impose ancora. Ora con meno prescia, furia, con più coscienza. Ebbe indugi, incalzi, pause brucianti, saggiò nuovi ritmi, richiami ed arrivò all'esito con gioia più profonda, più diffusa. Anche la donna gli sembrò che risuonasse in altro modo.

Si sentiva un altro, un uomo nuovo, dal cuore gonfio e traboccante di gioia e di orgoglio per il possesso del bene più prezioso che la vita possa offrire.

Uscirono tutti e li lasciarono soli, due esseri umani che avevano trovato in quel momento un paradiso non irraggiungibile, ma che all'uomo è dato assai di rado raggiungere.

- Non avrei mai creduto che un uomo potesse dare questa sensazione di gioia e nello stesso tempo di pace e di sicurezza. Ti sono così grata...
- Grata?
- E' quel che sto provando.
La baciò e capì che era inutile cercare di analizzare le proprie sensazioni e cercare di distinguere tra amore e desiderio. Aveva trovato la sua donna. Era una cosa meravigliosa che lo riempiva di felicità.


In quello che vi abbiamo appena fatto leggere non c'è nessuna riga scritta da noi. Si tratta di un mix di brani tratti tutti rigorosamente da opere di narrativa. Eterosessuale e omosessuale, mescolati, indistinguibili, a caso, perchè le emozioni, i sentimenti, sono gli stessi. Non saggi. Ma romanzi. E' letteratura "alta" e letteratura "bassa", senza distinzione, perchè - come diceva Oscar Wilde - esistono solo libri scritti male e libri scritti bene. E perchè nell'amore anche una modesta canzonetta - come ricordava il grande regista Truffaut - può segnare, rappresentare tutta una vita come nessun saggio filosofico saprebbe fare.

I brani sono tratti, nell'ordine, da:
- Marguerite Yourcenar, "Memorie di Adriano", 1994, Einaudi, Torino.
- Aidan Chambers, "Un amico per sempre", 1994, E.Elle, Trieste.
- Philip Ridley, "Gli occhi di Mr.Fury", 1994, Mondadori, Milano.
- Miguel Real, "Lettera di Socrate ad Alcibiade suo vergognoso amante", 1994, Stampa Alternativa, Roma.
- Michail Kuzmin, "Vanja", 1981, e/o, Roma.
- Manuel Puig, "Il bacio della donna ragno", 1978, Einaudi, Torino.
- Luce D'Eramo, "Ultima luna", 1993, Mondadori, Milano.
- Yasunari Kawabata, "Bellezza e tristezza", 1993, Einaudi, Torino.
- Antonio Delfini, "Il ricordo della Basca", 1992, Garzanti, Milano.
- Ursula Le Guin, "La nuova Atlantide", in: "Il mondo della foresta", 1977, Editrice Nord, Milano.
- Vincenzo Consolo, "Nottetempo, casa per casa", 1994, Mondadori, Milano.
- Edgard Wallace, "Il mistero della candela ritorta", 1983, Mondadori, Milano.
- Ellery Queen, "Ellery Queen e la parola chiave", 1983, Mondadori, Milano.



ALTRI AMORI
Non sono in grado di infiammare il cuore di nessuno. E' stato un grande dolore per me.

Non suscito passioni di questo tipo. Alle donne piace il mio intelletto. Al massimo, ispiro loto qualche buona lettura.

Tu mi amavi. Non sono abbastanza leggera da credere che mi amassi d'amore: mi domando ancora come hai potuto, non dico innamorarti di me, ma adottarmi in questo modo. L'amore, per te, non era forse che una bontà appassionata. Tu mi hai soprattutto commiserato. Ero stata tanto imprudente da ispirarti pietà.

Nel buio e nella solitudine della notte, improvvisamente un'idea le apparve chiarissima: Sam non l'aveva mai amata. Era sempre stato generoso e pieno di premure, ma non era mai stato innamorato di lei.
Perchè l'aveva sposata allora? Forse la donna che lui amava profondamente l'aveva abbandonato? Oppure aveva deciso che nella sua posizione aveva bisogno di una moglie che conosceva da sempre, e la cui estrazione sociale era alla sua altezza?
Forse non era stata una buona moglie per Sam. Forse era rimasta troppo attaccata al ricordo di Andy e alla tristezza per il suo abbandono, e Sam l'aveva sentito. Non poteva rimproverare niente a suo marito, se non di non averla amata.


I brani sono tratti, nell'ordine, da:
- Mary Renault, "La maschera di Apollo", 1993, Corbaccio, Milano.
- Rex Stout, "Non abbastanza morta", 1983, Mondadori, Milano.
- Marguerite Yourcenar, "Alexis", 1983, Feltrinelli, Milano.
- Mignon G.Eberhart, "Notte ideale per un delitto", 1994, Mondadori, Milano.



ANIMA E CORPO
L'anima e la carne non sono divisibili, l'una contiene l'altra come la tastiera contiene i suoni.

Soffrivo in maniera ormai quasi intollerabile di quello che nei libri religiosi di Maria viene erroneamente definito "desiderio carnale". Se in quei libri di pietà stesse scritto "desiderio di una donna", sarebbe già abbastanza grossolano, ma sempre notevolmente meglio di "desiderio carnale". Non conosco niente di carnale all'infuori delle botteghe di macellaio, e anche quelle non sono del tutto carnali.

A rendere forse la voluttà così terribile, è quel suo insegnarci che abbiamo un corpo. Prima, il corpo non ci serviva che a vivere. Ora sappiamo che ha la sua esistenza particolare, i suoi sogni, la sua volontà, e che fino alla morte dovremmo tener conto di lui, cedere, transigere o lottare. Sentiamo (crediamo di sentire) che l'anima è soltanto il suo sogno migliore.

L'amore perfetto - la perfetta fusione del desiderio fisico e della tenerezza - trova la sua pietra di paragone, il suo infallibile sintomo in questo fenomeno abbastanza raro: il desiderio fisico ispirato da un viso.
Quando un viso si carica ai miei occhi di un erotismo maggiore di tutto il resto del corpo... ecco l'amore.


I brani sono tratti, nell'ordine, da:
- "Alexis" (citato).
- Heinrich Boll, "Opinioni di un clown", 1981, Mondadori, Milano.
- "Alexis", ancora.
- Michel Tournier, "Le meteore", 1979, Mondadori, Milano.



TU CHIAMALE SE VUOI EMOZIONI
Dunque, non si può "insegnare" l'amore. perchè l'amore e il sesso sono l'indicibile per eccellenza. Anzi, è proprio questa indicibilità una delle loro caratteristiche principali.

L'Amore è irripetibile e unico perchè è la sola esperienza in cui il massimo della potenza vitale arriva a toccare, quasi a confondersi, sovrapporsi, al suo contrario, all'esperienza della fine, dell'abbandono assoluto, della morte; l'esperienza massima di fusione con la vita e con un altro essere arriva all'estremo opposto: la sensazione della perdita di contatto con se stessi e con il mondo; il momento massimo di comunione è contemporaneamente il momento di maggior solitudine; e il momento del massimo piacere assomiglia, così misteriosamente, al massimo del dolore. Si tratta di una vera esperienza-limite, che ci fa abbattere in qualche modo la nostra malinconica finitezza. Tutto questo lo si può dire solo - e sempre in modo approssimato, impreciso - con le parole della poesia e della letteratura (e del cinema, del teatro, della musica... dell'arte, comunque).

La bellezza e l'amore - le due cose forse più misteriosamente e indissolubilmente legate che esistano in "natura" - non si possono dunque realmente "spiegare".

E' giusto però aggiungere, a questo punto, ciò che ha scritto il buon vecchio saggio dottor Spock: "Ha poco senso cercare di descrivere come si fa l'amore, che sia tenersi per mano, abbracciarsi, carezzarsi o unirsi. Lo si prova come un'emozione e una relazione più che come un'azione. Anche se pensiamo che l'amore sia istintivo, come è fondamentale, le sue manifestazioni variano moltissimo.
Nell'amore più prolungato, labbra, lingua, mani possono creare un contatto erotico con labbra, lingua, seno o genitali per vari o molti minuti.
Alcune coppie giungono perfino all'acme dell'orgasmo nel corso di quelle operazioni che per i più sono solo preliminari, perchè così raggiungono l'estasi più sicuramente e con più piacere che con il rapporto genitale. Per i più, comunque, il desiderio finale è l'unione, quando l'uomo inserisce il pene eretto nella vagina della donna. Le labbra e la vagina sono state umidificate più del solito dalla sua eccitazione, così il pene può entrare più facilmente. L'uomo ha l'istinto di spingere le anche su e giù seguendo un ritmo, di muovere il pene dentro e fuori, per accrescere la sensazione di entrambi. L'unione può durare quindici secondi, ma l'uomo può imparare a ritardare l'orgasmo, per far durare il rapporto quindici minuti o più. Quando è vicina all'orgasmo, in genere la coppia vuole un ritmo più energico perchè vi possa partecipare anche la donna. Al momento dell'orgasmo - e gli amanti esperti e generosi cercano di arrivare all'acme simultaneamente - sono travolti da cinque o dieci secondi di intenso e pulsante piacere nel corso della eiaculazione e si stringono assieme. Dopo l'orgasmo di solito c'è un senso di completa soddisfazione e pace che spesso porta al sonno".


Tratto da:
"A Young Person's Guide to Life and Love", di Benjamin Spock, 1971, Bodley Head. Citato in "Breaktime", di Aidan Chambers, 1994, E.Elle, Trieste.



TRE PICCOLI EQUIVOCI

1 - Quando si è giovani, tutti (e dico proprio tutti) quando descrivono l'amore, o vi chiedono se l'avete fatto, vi domandano se avete avuto il vostro primo "rapporto completo" o no, neanche foste davanti al commissairo. Questa distinzione, questo modo di vedere le cose è assurdo. Perchè per "rapporto completo" non si intende un rapporto fisico e psicologico ricco, pienamente appagante, ma solo se c'è stata la penetrazione. Ora questo metro può valere forse per gli animali, non certo per noi umani. E' un metodo materialistico - che non a caso la dottrina cattolica dà per ovvio e fondamentale (vedi i criteri per gli annullamenti dei matrimoni della Sacra Rota: vero trattato di macelleria) - e che non dà ragione della nostra complessità e ricchezza. Ci può essere la penetrazione e nessun appagamento, nessuna integrazione fra mente e corpo, e ci può essere una masturbazione reciproca di un'intensità totale ed estatica. Quindi, per favore, abolire per sempre la definizione "rapporto completo" come sinonimo e definizione di sesso vero, forse persino d'amore.

In una bellissima lettera, un ragazzo ha scritto: "Io ho conosciuto l'Amore. Quello vero. E' stato bellissimo! Il sesso? Perfetto! Le carezze, l'affetto, l'appagamento, la soddisfazione, la felicità, la totale mancanza di inibizioni, la totale mancanza di sensi di colpa! Cosa si può sperare di più dalla vita? No, non abbiamo avuto un rapporto sessuale completo, ma chi se n'è mai fregato? No, non c'eravamo arrivati, non ancora: il sesso quando è amore è un pianeta sterminato!".

2 - Tutti ci insegnano, crescendo, che l'amore adulto, maturo, è quello che via via si impoverisce di fantasie, fantasmi che ci trasciniamo dalla culla. Guai a essere innamorati di un'amante materna, ad esempio. E' una contaminazione che vi tiene legati al mondo dell'infanzia. Orrore!
Che stupidaggine. L'amore è proprio di queste contaminazioni - quando sono consapevoli, gioco, non regressione e malattia - che si fa bello, ricco, emozionante, colorato. "L'affetto materno e l'erotismo degli amanti sono soltanto due aspetti particolari del bisogno struggente di contatto fisico che sta alla base del piacere e dell'amore", scrive Michel Tournier ne "La goccia d'oro". E ancora lui ne "Il vento paracleto": "Quando il bambino viene espulso dal letto materno si trova privato di ogni contatto fisico per una quindicina d'anni, vale a dire per tutta la durata dell'infanzia e dell'adolescenza. E quando gli verrà reso l'accesso a un corpo altrui - verso i sedici, diciotto, venticinque anni, a volte anche più tardi - quando potrà di nuovo appoggiare il viso nel cavo di una spalla, sentire un petto contro il suo, un sesso contro il suo sesso, allora nell'immenso solievo, nel termine di ogni angoscia, nella gioia febbrile del grande ritrovamento dell'altro, egli percepirà vagamente una reminiscenza, il ricordo infinitamente lontano e sconvolgente dell'ultimo abbraccio che gli era stato accordato in tempi immemorabili nel letto di mamma". Ma non è solo la fantasia della madre. Può essere quella di una sorella, del padre, di uno zio. Quello che vi pare... Il concetto, comunque, dovrebbe esservi chiaro.

3 - Alla fin fine, nell'amore, nel sesso, tutto si può ridurre a questa enorme differenza: tra il "ti amo", "mi piaci", "mi piaci da impazzire" e il "ti voglio bene". Lo ribadiamo per tornare un'ultima volta sul discorso omosessualità-eterosessualità, e dove vadano collocate le vere differenze.
La differenza è fra fare l'amore per passione, amare qualcuno d'Amore, e fare l'amore per amicizia, per desiderio, complicità, affetto, gioco, curiosità, sfogo... Sia per un eterosessuale che per un omosessuale le emozioni cambiano più se si fa l'amore per passione o per altro che non se lo si fa con una persona del proprio o dell'altro sesso. Non c'è differenza sostanziale - anche se vi parrà strano - per un gay senza troppi blocchi psicologici fare l'amore con un amico di cui non è innamorato e un'amica di cui non è innamorato; e moltissima farlo essendo innamorato, cosa che per l'omosessuale è possibile solo, esclusivamente, con una persona del proprio sesso. Così un eterosessuale un pò "sciolto" non farà troppa fatica a fare l'amore anche con un amico. E scoprirà che farlo con un amico o un'amica - se c'è complicità, chiarezza, tenerezza - darà sensazioni assolutamente simili; la differenza sarà quando potrà fare l'amore per Amore: e questo è possibile, per lui, solo con una persona dell'altro sesso.



SI', E' LA BBC
Se l'Amore è l'indicibile per eccellenza, poesia più che scienza, che dire allora delle tante e sempre più divulgate ricerche scientifiche sulla chimica dei sentimenti? Quegli studi, cioè, che cercano di indagare cosa succede a livello biochimico (reazioni, aumento o diminuzione nel nostro corpo di certe sostanze, modo di "comportarsi" del cervello e tutto il resto) quando uno fa quelle cose. La risposta è: sono affascinanti, sono utilissimi; ne sappiamo così poco e vorremmo saperne il più possibile.

Rimane però il problema: come comunicare a un altro, e a noi stessi, ciò che è, ad esempio, la gioia? Difficile che una formula chimica risulti appropriata. Ancorché vera, è proprio nella comunicazione che non funziona. Tant'è che, anche dopo aver scoperto la formula dell'acqua, noi la chiamiamo ancora col suo nome quando parliamo normalmente, e soprattutto quando vogliamo dire che ci disseta, rinfresca, insomma ci procura sensazioni piacevoli.

L'avrete letto che nell'estate del 1994 per la prima volta è stato filmato e fatto vedere a milioni di telespettatori un orgasmo. Una microtelecamera è stata inserita nella vagina di una donna, lei e il marito sono stati costretti - meglio, questo prevedeva il loro contratto liberamente firmato - a far l'amore otto volte al giorno per un mese, e quello che succedeva "dentro" è stato poi trasmesso dalla Bbc inglese. Niente da ridire, davvero. Ma in gola ci è rimasta una domanda: abbiamo imparato qualcosa sull'orgasmo o sulla televisione? Pensateci. Molto più sulla tv, sulla sua intrusione sempre più profonda e violenta nella nostra vita quotidiana; forse addirittura sulla televisione come stupro simbolico, in una società che sembra abbia tanta voglia di violenza sessuale ( che altro è una telecamera infilata in una vagina se non un guardonismo di massa portato all'eccesso o addirittura uno stupro collettivo legalizzato e socialmente approvato?); sulla tv non più come strumento di comunicazione ma come appendice, anche fisica, del nostro corpo e della nostra vita. La televisione come unica "istituzione" priva di norme, cui tutto è permesso, cui nessuna barriera si può opporre, nessun luogo impedito, se addirittura può entrare nelle parti più intime e profonde di una donna (e di un uomo).
Tutto bene, insomma, o quasi, ma non siete uomini e donne dell'Ottocento se pensate che il mistero dell'Amore non l'acchiapperete mai così.



VOGLIA DI TENEREZZA
Perchè fra le ragazze, almeno da un millennio (si fa per dire) la tenerezza è scontata, libera, liberata, e fra i ragazzi è un tabù pazzesco? E' sotto gli occhi di tutti e, nei dibattiti, capita di sentirne discutere. Ma non ci si sposta di un millimetro. Parliamo della tenerezza fisica che si esprime fra semplici amiche, non fra lesbiche, quella tenerezza anche pubblica totalmente visibile e accettata che fa sì che molte ragazze, in coppia o in gruppo, con naturalezza, riescano a trasmettere il loro affetto reciproco coi gesti appunto dell'affetto: una carezza, un bacio, un abbraccio.

Tenersi per mano. Uuuuuhhhh! Ci provassero due ragazzi maschi a tenersi per mano durante un corteo e non passare subito per "froci marci". Dovreste averlo capito ormai che, anche lo fossero (non "froci marci" ma gay), non sarebbe poi quel gran disastro, anzi neanche quella gran cosa, quella gran differenza. Ma qui parliamo di quelli che non lo sono. Ci interessano i rapporti d'amicizia e d'affetto fra maschi eterosessuali.

La domanda è: i ragazzi somigliano sempre più a vecchie zitelle (con tutto rispetto per le zitelle)? Sembrerebbe di sì. Dolci coi gatti, duri col salumiere, duri col compagno di classe, con gli altri in generale. Duri per definizione.

Vengono in mente il romanzo-rivelatore di Bret Easton Ellis, "Meno di zero", scritto a diciott'anni; e quel capolavoro (ma giudicato da tutti un libretto datato e generazionale, "sessantottino") che abbiamo già citato ed è "Porci con le ali".

Vado a casa di Kim e trovo Blair seduta nella stanza.
"Chi è?".
"Sono io", le dico, "Clay".
C'è un grosso cane ai piedi di Blair, io mi stendo per terra e gli accarezzo la testa.


Questa frase, apparentemente banale, è a pagina 100 di "Meno di zero". In cento pagine avevamo visto il protagonista, appunto Clay, frequentare amici e feste, fare l'amore con ragazzi e ragazze, in una girandola senza fine di rapporti. Ma non un gesto, mai una parola di tenerezza. La tenerezza la troviamo solo quando Clay incontra, a casa della sua ex o forse ancora attuale ragazza, un grosso cane.

Nei ragazzi in carne e ossa la dolcezza dei gesti non ha più linguaggio, rappresentazione. Non c'è. E' rimasta - ingigantita, sproporzionata - nei rapporti con gli animali. E' scomparsa tra le persone. Proprio come nell'agiografia più classica e spietata delle vecchiette sole. In quel caso come in questo, palese indicazione di una sfasatura, di un "dirottamento", di una traiettoria sbagliata, un bersaglio colpito al posto di un altro. Un'infelicità, insomma, il ripiego di un'umanità che ancora esiste dentro, ma non trova sblocco nei rapporti umani.
Non c'è, dunque. E' perchè non ha più linguaggio? O non ha più linguaggio perchè non esiste più nella realtà? Vallo a sapere. Quel che è certo è che una realtà che non trova rappresentazione, che non viene più descritta, raccontata, alla lunga sparisce.

Non crediamo sia "genetica" questa differenza fra ragazzi e ragazze. E neanche così culturalmente cementata da non lasciare scampo. Non è che gli adolescenti maschi (e gli adulti, poi?) abbiano perso la loro tenerezza e la loro "voglia di tenerezza". Hanno perso però la possibilità di dirla. Viverla provoca vergogna, socialmente è un disvalore, mancano i modelli, le parole. Salvo, appunto, non sia rivolta, riversata tutta su un morbido cagnone, o su un micio da coccolare per ore mentre si studia, si legge, si guarda la tv. In quel caso la bellezza e la naturalezza del comunicarsi affetto toccandosi, accarezzando, è rimasta intatta e può essere pensata, detta, agita e mostrata.

"Ci sono due cani che corrono lungo la spiaggia vuota. Uno dei ragazzi biondi li richiama e i cani, due dobermann, vengono di corsa saltando elegantemente verso il pontile. Il ragazzo li accarezza".
Eccola la parola magica, "accarezzare". Ma abbiamo dovuto leggere altre sessanta pagine del romanzo di Ellis per trovarla una seconda volta, solo due volte in 160 pagine, e ancora riservata a due cani. Di carezze non se ne vedranno più, fino alla fine del libro.

Ma non deve essere un tabù recente. Sentite questi ricordi di Antonio Delfini ("Il ricordo della Basca"), riferiti ai primi anni del Novecento: "Trascorrevo la maggior parte della giornata davanti al camino della cucina insieme alla cuoca Maria. Mi faceva imparare a memoria le canzoni più accorate e volgari; quando avevo imparato bene qualcosa e lo cantavo con un fondo di smodata esaltazione, voleva abbracciarmi e baciarmi: io mi schermivo, perchè il solo contatto che mi era permesso (o che mi ero permesso) era quello con la mamma. Io non baciavo nessuno. Soltanto le bestie baciavo: i cani, i gatti e qualche volta le galline".

Il tabù però si può infrangere. C'è stato un momento in cui sembrava - con un pò d'esagerazione e un pò d'ottimismo, forse, ma anche con una dose di realtà - infranto. Gli anni settanta, appunto.
In "Porci con le ali", Rocco è un normalissimo adolescente eterosessuale, innamorato cotto di Antonia. Fa amicizia con uno più grande di lui e questa amicizia diventa un punto di riferimento e di crescita fondamentale, una cosa molto intensa.
Scrive il ragazzo in una lettera all'amico Luca: "Per me era diventato un fatto molto importante quello di andare ogni tanto a trovarlo, parlargli dei cazzi miei, sentire lui. E fra noi un pò alla volta erano cadute molte inibizioni, per esempio ci abbracciavamo (a dire il vero era lui che mi abbracciava) e ogni tanto ci eravamo baciati. E la cosa mi andava benissimo, mi sembrava estremamente giusta e rivoluzionaria (si fa per dire). Poi un giorno è successo questo. Stavamo seduti vicini su un divano, sentendo un disco e chiacchierando molto bene. A un certo punto, senza dir nulla, anzi continuando il discorso, Marcello mi tira fuori dai pantaloni la camicia e la maglietta e mi infila una mano sul petto, carezzandomi. Prima dappertutto, poi i capezzoli, poi la pancia. E' andato avanti per un pò mentre continuavamo a parlare (a dire il vero io mi sforzavo disperatamente di non smettere di parlare). Poi ha tirato fuori la mano, l'ha posata sul bottone dei jeans e mi ha detto con aria tranquillissima che voleva carezzarmi anche lì, chiedendomi prima se mi dispiace. Io ho biascicato un no. In realtà quello che mi sconvolgeva di più era che mi si fosse rizzato, e che avrebbe capito che le carezze mi avevano eccitato."
Le cose vanno avanti, poi Rocco sottolinea che Marcello lo masturba con dolcezza. E ancora: "Alla fine mi ha pulito lui, sempre con molta dolcezza".
E' la dolcezza che cerca Rocco. E la trova: "Me ne sono andato via un pò sconvolto, ma in fondo non tanto e anche un pò contento. Come potrai capire queste cose mi piacciono anche, parecchio direi, certe volte che a me andrebbe e lui non fa niente, quasi mi ci incazzo. Alla fine prevale il fatto che per me è veramente un amico, che mi piace star con lui e sento che è una delle poche persone, forse l'unica, che mi vuole veramente bene".

Parliamo di un ragazzo eterosessuale. Parliamo di un rapporto di semplice amicizi, per quando coinvolgente. Parliamo come quel ragazzo ventenne, con tanto di regolare fidanzata (Nicola, lo chiameremo) che ha scritto (dunque esiste una possibilità, un varco, anche oggi, contro il tabù): "Io sono, chiedetelo pure a mamma che tuttora mi legge le storie fantasy, un incurabile coccolone. Sarà per questo che credo che la vicinanza, l'affetto siano trasmesse non con le parole ma con i gesti, i sorrisi, il contatto fisico".
E Nicola, questo, lo fa. Ma è uno su un milione.

O forse no. Teresa, una ragazza di Gemona, in Friuli, scrive una lettera: "L'essere sensibili, secondo molti ragazzi, è sinonimo di debolezza, mancata virilità. Nella mente preistorica di molta gente si è fossilizzato il concetto che se due ragazzi si scambiano un amichevolissimo bacio sono omosessuali. E' un peccato cercare il contatto fisico con persone del nostro sesso? No! Non sempre il sesso opposto può soddisfare tutte le nostre esigenze. In un'altra città, frequento un gruppo di amici che si sono già posti questa domanda e sentite un pò come hanno risolto il problema: si prendono per mano, si scambiano affettuosissimi abbracci, baci (forse esagerando), carezze...".

Dovremmo ricorrere alla pornografia e alla pubblicità per riscoprire questo valore? Sarebbe proprio bella. Eppure... Ecco un titolo pescato per caso, nel mucchio, da La Repubblica di un giorno di luglio del 1994: "I creativi non hanno dubbi. E' morto il macho-spot. Non fa più vendere. In pubblicità vince l'uomo-tenerezza". Vi risparmiamo il resto, anche perchè qualche dubbio noi lo conserviamo. Lì si abbina però la parola maschio alla parola tenerezza. Chissà.

E anche in alcuni pornovideo la cosa comincia a farsi evidente. Ne abbiamo visto uno, non recentissimo ma molto pubblicizzato (un film, non un'esibizione di pornostar). Un film omosessuale hard, presentato come duro, e in effetti senza veli, pieno di primi piani di parti anatomiche e di ripetuti e incrociati atti sessuali. Eppure, sì, c'erano anche molte scene, e storie, che superavano abbondantemente il labile confine tra pornografia ed erotismo entrando a pieno titolo in questo secondo terreno. Come? Proprio con la tenerezza, la tenerezza tra due maschi: gioco degli sguardi, le coccole dolci ed estenuanti sul viso, tra i capelli, la lentezza dei gesti tra i due partner, fra l'altro completamente vestiti.

Che la tenerezza, nel momento in cui non si può più rappresentare, stia diventando merce proibita, merce allettante per il "mercato nero" delle emozioni e dei sentimenti? Che proprio perchè proibita, respinta, stia passando al "campo avverso" della mercificazione pornografica? Sarebbe paradossale, eppure vale la pena rifletterci.

Se la tenerezza è proibita, è nel luogo del proibito - la pornografia - che la ritroveremo: raffigurata, esibita, offerta. Prelibato alimento delle fantasie di cui abbiamo bisogno per essere felici. Mentre le scuole, le discoteche, le città, le sale giochi continuano a riempirsi si quattordicenni finti duri che assomigliano sempre più, appunto, a vecchie zitelle. Duri fuori, tenerissimi dentro. Bello davvero... se fosse lo slogan di un torrone.