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SEX 10

Pippe e altre meraviglie. Per scoprire cosa hanno in comune la masturbazione, la pornografia, la prostituzione e il sesso virtuale.

Scommettiamo che non vi è mai passato per la testa di metterle assieme. Cosa possono mai avere in comune queste quattro cose (comportamenti, certo, sono dei comportamenti = cosa uno fa, il suo modo di fare del sesso) fra loro?
Soprattutto, vi sembrerà pura follia pretendere di riuscire ad affrontarle secondo un unico criterio, secondo lo stesso punto di vista. Sembrano così lontane l'una dall'altra, quasi agli antipodi: procurarsi il piacere da soli; pagare una donna (o un uomo) per fare del sesso (o per fare l'amore); sfruttare commercialmente l'immagine del corpo nudo o dell'atto sessuale; fino all'applicazione della cibernetica al sesso. Eppure, non avete idea di quanto siano vicine, di quanti punti in contatto abbiano. Non solo di come sia possibile affrontarle assieme, ma di come occorra proprio farlo per capire.

Masturbazione
Pornografia
Prostituzione
Cybersex
Cosa hanno in comune: risposta
Due domande
Riepilogo
Le fantasie dell'assenza
Seghe. Istruzioni per l'uso




MASTURBAZIONE
Fino a qualche anno fa se ne parlava solo quando diventava consapevole, nell'adolescenza. Poi si è cominciato a osservare, e capire, che anche i bambini, fin da piccolissimi, si toccano, e provano piacere. Grande tabù che lentamente cade.

Ma, certo, c'è una bella differenza fra il toccarsi dei bambini e quello del ragazzino che si fa una sega fino a procurarsi un orgasmo, o della ragazzina che si mette un dito nella vagina allo stesso scopo. Noi ci riferiremo soprattutto a questo tipo di masturbazione. E' tale l'imbarazzo che ancora provoca negli adulti questa "pratica", che ne parlano come fase di passaggio, come momento e stumento di esplorazione e conoscenza di sé, di presa di contatto con questa cosa "sconvolgente" che è il sesso. E stop. Dopo, passano direttamente a categorie come "vizio", "regressione", "ossessione-fissazione all'infanzia", "problema". Bene, sono tutte (diciamo quasi tutte) stupidaggini, enormi stupidaggini, credete.



PORNOGRAFIA
Ne avevamo già parlato in questo sito, precisamente nella
Art Gallery, come raffronto all'erotismo, ma vogliamo ribadire anche qui qualche concetto.

Avevamo detto che sebbene la pornografia risulti a molti noiosa, volgare, stupida e ripetitiva, non è detto che ad essa corrispondano una lettura, una visione, una fruizione altrettanto noiose. Dalle immagini più banali, infatti, ognuno di noi è in grado di proiettare delle fantasie assolutamente personali, e sono queste che eccitano. Non è quindi lo strumento in sé (sia esso l'erotismo più raffinato o la pornografia più squallida) che decide, ma la nostra fantasia.



PROSTITUZIONE
Su questo condanna assoluta, di tutti. E senza neppure avere il problema di passare per bacchettoni e moralisti. Anzi, proprio in quanto aperti, progressisti, rivoluzionari (in generale, e nel sesso in particolare). Infatti, come non respingere indignati la mercificazione di ciò che c'è di più bello al mondo, il corpo, l'amore, i sentimenti, lo scambio intimo fra due persone?

L'oscillazione consentita è una sola, curiosa: si passa dalla condanna alle prostitute (di chi vende, di chi si vende) alla condanna del cliente (di chi compra). E già, questo, è un passo in avanti: che non si condanni solo l'offerta, ma anche la domanda. Finalmente si è capito che se l'offerta crea la domanda, anche la domanda crea l'offerta. Se ci sono le prostitute è (anche, soprattutto) perchè ci sono i clienti.
Non potendo (ma perchè, poi?) abolire il fenomeno, si discute di case chiuse al posto delle strade, di scandalo per i bambini che vedono, di disturbo della quiete pubblica (insomma, un problema di traffico e parcheggi), di igiene (Aids: questo è importantissimo, in effetti) o di far pagare le tasse a queste lavoratrici (e lavoratori, non dimentichiamolo): e anche questo è sensato, anzi uno dei pochi dibattiti sensati sull'argomento. Ma non se ne esce, in realtà.



CYBERSEX
Spesso se ne parla e lo si condanna come spersonalizzante, fasullo, disumanizzante. Lo conoscete, naturalmente.

Il sesso virtuale - dopo le famose bambole di gomma importate dal Nord Europa, e ad anni luce di distanza dalle prime - è la nuova frontiera dell'erotismo (non solo dell'erotismo, secondo noi, ma per ora diremo così, per intenderci). Definizioni dei giornali: "orgasmo telematico", "versione sexy delle nuove tecnologie nello spazio cibernetico".
C'entra il computer, ovviamente, ma è ben altra cosa dalla messaggistica via modem. Funziona grazie a una tuta, dei guanti speciali, degli occhiali, un casco e delle cuffie. Il soggetto entra in uno spazio, un ambiente e un mondo di sensazioni molto reali, dove vede e ha un contatto diretto, con la persona con cui desidera fare l'amore (sia essa una persona in carne ed ossa ma a chilometri di distanza, sia un'immagine creata dal computer). Voci, colori, profumi, suoni, sensazioni tattili, tridimensionalità, azioni che provocano reazioni nel "partner" e nell'ambiente circostante... tutto dà il senso del reale. Nel nostro corpo, nell'apparato genitale - grazie a particolari "sensori" - si possono provare in modo vivo e non solitario le emozioni del sesso.



COSA HANNO IN COMUNE: RISPOSTA
Torniamo adesso alla domanda iniziale. Cosa possono mai avere in comune - se non la perversione, per i benpensanti - masturbazione, pornografia, prostituzione, cybersex?

Intanto una cosa enorme, ed è inconcepibile non solo che non si parta mai da qui, ma non la si citi mai: il bisogno. Il bisogno - troppo spesso insoddisfatto - di sesso e d'amore che hanno le donne e gli uomini.
Il ragazzino, l'adulto che si masturbano cercherebbero l'esplorazione e la conoscenza? Non fateci ridere... Vorrebbero - diciamolo in tutta la sua naturale crudezza - scopare. Vorrebbero fare l'amore. Solo che non possono. Non possono in quel momento, in quella fase della loro vita. Non possono perchè non hanno una ragazza o un ragazzo, e allora fanno da soli. Ma di sostituzione si tratta, non di altro.

Eccoli i punti di contatto. Più della voglia di novità, più di curiosità per la curiosità (che esisteranno anche, ma in misura ridottissima), masturbazione, pornografia, prostituzione, sesso virtuale, hanno in comune un bisogno insoddisfatto che trova una risposta sostitutiva.
E la trovano grazie anche a un altro elemento, un altro punto di contatto che rappresenta anche una qualità, una caratteristica umana (e tipicamente umana) grande, bella, importantissima (in sé stessa e per la nostra sopravvivenza): la fantasia, che ci viene in aiuto appunto quando non ci aiuta la vita.
Non c'è differenza fra la piccola fiammiferaia che, affamata e al freddo, sogna una tavola imbandita davanti a un bel camino acceso e grazie a questa capacità di fantasticare riesce a sopportare meglio la cruda realtà del gelo e della fame, e la ragazzina che, avendo bisogno-desiderio di un ragazzo, sogna di averlo lì, in quel momento, e di farci "quelle cose". Entrambe non risolvono il loro problema, certo, ma sempre meglio di niente, sempre meglio di crepare e basta: la fantasia un pò riesce a darci, per fortuna, il calore di cui abbiamo bisogno e che magari ci manca.

A questo punto - ma solo a questo punto va detto che ci sono casi in cui uno si masturba solo per scaricare la tensione fisica, senza alcuna fantasia. Cervello totalmente vuoto. Gesto meccanico. E c'è chi va a prostitute per lo stesso motivo e nello stesso modo. Senza fantasia. Così come molte prostitute non scelgono questo mestiere ma vi sono in diversi modi costrette. E ci sarà sicuramente, anche se ci sembra tecnicamente più difficile, quindi più improbabile o raro, che qualcuno guardi con noia la pornografia appunto noiosa. Col sesso virtuale è ancora più difficile, praticamente impossibile: lì la fantasia, come dire, è obbligatoria, intrinseca, è il presupposto. Chi fa così, chi fa del sesso solitario o giudicato "finto" e lo fa senza fantasia, fa davvero del sesso "animale". Non nel senso che quella persona possa essere definita necessariamente "lurido porco" o "maledetta baldracca". No. Nel senso però che lo fa senza gioia, senza quell'emozione non solo fisica che è data appunto alla fantasia. E' dunque uno che lo fa al livello più basso possibile. Uno da compiangere e aiutare, semmai, non certo da condannare e punire. Che non morirà di fame, ma non avrà avuto nemmeno un pò l'illusione di "mangiare". Rimaniamo in ogni caso convinti che questa fruizione puramente "animalesca" appartenga a una minoranza. E comunque questa sia la distinzione decisiva. Non è quello che si vede, quello che si fa che conta, ma il come, il perchè, il come ci si arriva. Raramente ciò che si vede corrisponde alla realtà (e al senso) delle cose. Molto spesso, ciò che si svolge sotto i nostri occhi creduloni e ingenui non è ciò che succede realmente.

Allora bisogna anche avere il coraggio di dire, e di fare questo: educare le persone a masturbarsi bene, eventualmente accoppiarsi "bene" anche con una prostituta o un prostituto. Con più fantasia possibile. Nel modo più personale possibile. Portando quel poco o tanto di finzione che c'è a un livello tale da farla sembrare realtà. E' questo, solo questo, che può umanizzare, rendere più belli e più utili gesti e situazioni giudicati, in genere, solo negativamente. Ed è questo, solo questo, che li farebbe anche "funzionare meglio". Il che, tra l'altro - ma qui entriamo nel difficile - è la stessa cosa. (Guarda caso, invece, ancora una volta la Chiesa, che pretende di avere il monopolio dell'umanizzazione del sesso, fa esattamente il contrario: legittima, perdona, "scusa" la masturbazione-sfogo, la masturbazione subìta, e condanna senza appello la masturbazione come impulso irrefrenabile ma anche scelta consapevole e soprattutto piena di fantasie.)
Vale anche con le prostitute, dicevamo. Sì, perche il rapporto sarà tanto più bello e appagante quanto più uno riuscirà a illudersi, per un poco, consapevolmente, "giocandoci", di vivere un amore vero, un desiderio ricambiato, una vera grande "storia".
Con un'eccezione, anche qui: nel caso uno andasse con una prostituta inseguendo altre fantasie, persino di stupro. O sentendosi eccitato dal potere del denaro. Ma sempre nel campo delle fantasie, e della "personalizzazione", siamo. Anche una fantasia negativa è una fantasia, e funziona secondo le regole della fantasia e del gioco. Più il gioco sembra vero, più ci fa felici. Anche se sappiamo che è un gioco. Perfino quando un gioco è criminale.

Lo avrete sperimentato, ma ricordatevelo ugualmente: sono tanti gli orgasmi possibili. Tanti i livelli di intensità e appagamento. Non c'è l'orgasmo e basta. Non basta "venire" per provare il massimo del piacere.



DUE DOMANDE
Chiariamo un pò di cose. Riflessioni.

1 - E' proprio bella che ci meravigliamo e scandalizziamo di un rapporto che si basa sul vendere e sul comprare. Che altro c'è nella nostra società? Concretamente, ma anche come valore? Il mercato, il libero mercato. E provatevi a metterlo in discussione: siete stalinisti, autoritari, veteromarxisti, fuori della realtà, malati.
Non stiamo parlando di politica, non abbiamo cambiato argomento. Di amore e di sesso parliamo. Ma, per dio, solo quello che si compra e si vende sembra esistere. E che si possa vendere e comprare liberamente di tutto è, nella nostra società, il bene.
Non veniteci a dire che un conto sono i sentimenti e i rapporti, altro conto le merci. Eh no, è proprio qui che vi vogliamo. In questa società - diventata non solo l'unica reale, ma l'unica data per immaginabile, salvo passare per matti - non si comprano e vendono solo il pane e le scarpe e le macchine. Si vende il proprio cervello, dunque anche le emozioni, i sentimenti. Il proprio lavoro, dunque il proprio corpo. Il proprio tempo. Noi siamo la "merce". Questo è il liberismo, il libero mercato e il fondamento di ogni tipo di capitalismo possibile. Che oggi è, in tutto il mondo e praticamente in tutte le culture viventi, il valore etnico, morale per eccellenza.
Allora diteci: è davvero così significativamente diverso vendere a un datore di lavoro tempo energie emozioni (anche emozioni, nel lavoro creativo o quando le teorie aziendalistiche più in voga esigono che il lavoratore dipendente ami il proprio padrone e il prodotto che egli fa realizzare) e vendere per un'ora il culo? (per dirla come si deve dire). Pensateci bene, prima di rispondere. Se non c'è altro orizzonte umano e sociale possibile, se questa è la società perfetta, forse è persino più bello, più giusto, più utile, più dignitoso vendere un surrogato d'amore, un sogno d'affetto, che il proprio cervello sul quale altri realizzeranno capitali che non verranno divisi con chi li ha creati, ma che rimarranno "proprietà privata" del padrone, di chi ci ha comprati.
Anche la vagina resta della signora che ce l'ha venduta (affittata) per un'ora o una notte in cambio di un "salario" pattuito. Perfettamente identico (si fa per dire...) a lavorare alla Fiat, che - esattamente come la vagina di cui sopra - è oggi un sogno per molti, pur essendo una situazione di pura sopravvivenza, non certo il massimo della vita. Esattamente come andare a prostitute.

2 - Seconda domanda. Rubare - diciamolo - è (quasi) sempre male. Ma perfino la legge giudica non punibile chi ruba per fame. Quindi un conto è rubare ai ricchi, senza fantasia, per fare una gradassata, o per diventare ancora più ricchi, o per noia colpevole; un conto è farlo per fame, quando l'unica alternativa è la morte.
Che differenza c'è rispetto all'amore? Nessuna. E' diverso masturbarsi (con o senza l'ausilio della pornografia), andare a prostitute, fare un'esperienza di sesso cibernetico a partire da una condizione di indigenza, di bisogno assoluto e fare tutte queste cose per leggerezza, sottovalutazione di quello che "compriamo", per svalorizzazione.
Di fronte al barbone che fruga nella spazzatura per sfamarsi non ci indignamo moralmente (ci riferiamo a persone sane di mente, non a chi passa e magari gli urla: "ma vai a lavorare!"). Ci dispiace per lui, ma diciamo: se l'alternativa è morire di fame, meglio questo misero palliativo. Non sempre ci si presenta, purtroppo, la possibilità di scegliere fra il miglior ristorante di Parigi e le pillole degli astronauti. Se siamo su una navicella spaziale, l'alternativa è semplicemente fra le pillole e la morte. Disprezzare le pillole, rifiutarle, non è affatto saggio.
Così è nell'amore e nel sesso. Purtroppo.
Non sempre, non tutti abbiamo la fortuna di poter scegliere fra un grande amore ricambiato e "andare a donne" o "a uomini". Magari. A volte ci resta solo l'alternativa fra andare a donne o morire di fame. Domanda: perchè allora - fossero anche la pornografia e la prostituzione la peggior spazzatura del sesso - di fronte a uno che vi ricorre per non morire di fame non abbiamo la stessa reazione, non scatta in noi lo stesso riflesso condizionato che abbiamo di fronte al barbone e al suo bidone di rifiuti?



RIEPILOGO
Dunque, per l'ultima volta: cosa lega queste quattro cose?

Risposta: il bisogno, la solitudine, il denaro (solo la masturbazione è gratis, ma è anche fra tutte la consolazione più magra, e non costa niente solo se non ci si aiuta con riviste o videocassette). E' la capacità di arrangiarsi. Guai a voi se ridete: è una delle qualità essenziali per vivere e, quando ci si è costretti, sopravvivere.

Abbiamo sempre parlato di questa società. Ma non è detto che un problema misterioso e difficile come quello dell'amore sarebbe risolto, tanto meno automaticamente, in una società radicalmente diversa e migliore. Anzi. E allora rimarrebbe il dramma - da risolvere, però, non da esorcizzare - di coloro ai quali amore e sesso non sono concessi.
Pensate ai detenuti, o ai portatori di handicap. Ragazzi, giovani, costretti in carrozzella, o a letto, e che hanno molta più difficoltà di altri a trovare una ragazza. Ma perfettamente maturi, sani, integri dal punto di vista psicologico e sessuale (il discorso vale anche per gli handicappati psichici, ma ci porterebbe troppo lontano). Ma lo sapete quante madri mosse da pietà, e per non aggiungere una sofferenza atroce e ingiusta a una sofferenza già troppo atroce e ingiusta, masturbano i loro figli? (e potete immaginare l'imbarazzo di entrambi). Perchè non dovrebbero farlo - in modo non pietistico né tantomeno "medicalizzato" - un'infermiera, un'assistente sociale? Ma se è così, per rispettare la libertà e il diritto anche delle infermiere a una sessualità "scelta", meglio una brava prostituta di professione.
In Francia, ma anche in Italia, è stata fatta molta facile ironia, anni fa, sulla "psicoprostituta" Muriel Dagmar, una signora di trentotto anni, tre figli, di Avignone, che cura uomini con problemi di sesso (eiaculazione precoce, impotenza, timidezza...) portandoseli a letto per due o tre sedute, dopo le quali gran parte dei pazienti si dichiara guarito. Noi - senza prendere tutto per oro colato - ci andremo piano a fare del sarcasmo, o crasse battute. Sicuramente non ci vediamo nulla di buffo, e sicuramente conosciamo almeno dieci terapie più "strambe" e meno efficaci, più "disumanizzanti" di questa.



LE FANTASIE DELL'ASSENZA
Tratto da "In culo oggi no", 1992, e/o, Roma. Di Jana Cernà.

Caro, caro, caro e insomma, ecco,
da qualche parte ho trovato una frase incantevole secondo cui la fantasia è qualcosa che certa gente non riesce neanche a immaginarsi.
Dimmi, per favore, che razza di assurdità è il fatto che in questo momento non Ti posso baciare, che non mi posso stendere accanto a te, che non Ti posso accarezzare, eccitare ed eccitarmi di Te, che non ti posso eccitare con la bocca fino all'orgasmo e sentirTi nel ventre e poi ridere insieme a te del fatto che la barba Ti puzza a tal punto che il bigliettaio in tram avrà un'erezione quando Ti bucherà il biglietto, che non Ti posso dare da saccheggiare tutto il mio corpo dalle tette alla fica al culo perchè Tu te lo fotta completamente, e obbligarTi, con la lingua abilmente introdotta nel culo, a venirTene con il volto deturpato in una smorfia, che non Ti posso sentire dentro di me quasi immobile in una bruciante tenerezza d'amore tesa fino al sentimento, che non Ti posso schiacciare l'uccello tra le mie tette e pulirlo poi orgogliosamente dallo sperma appicicaticcio? Perchè, perlamiseria, non c'è la Tua lingua nella mia fica, quando tanto fortemente e con veemenza ce la voglio, perchè non avverto il solletico doloroso dei Tuoi morsi sulla pianta dei piedi? Perchè non sei qui per farmi un succhiotto nell'incavo della scapola, un succhiotto che mentre lo fai mi fai irrorare di sangue la fica fino a farla diventare dura come il pane secco, tanto da far rumore mentre scopa? Perchè non stiamo stesi vicini, questo vorrei proprio saperlo e se qualcuno me lo spiega forse mi fa un piacere, perchè io per ora non riesco a spiegarmelo, visto che sono bagnata e arrapata e Ti voglio, ora subito e immediatamente e probabilmente non sono disponibile a nessun tipo di spiegazione. Potrei menarmi la fica da sola, ma io non voglio menarmi la fica da sola, io voglio te e le Tue dita e non le mie, voglio la Tua lingua e il Tuo uccello, e da quel desiderio le mie dita non riusciranno certo a liberarmi.




SEGHE. ISTRUZIONI PER L'USO
Tratto dal "Lamento di Portnoy", 1991, Leonardo, Milano. Di Philip Roth.

Poi arrivò l'adolescenza. Trascorrevo metà della mia vita da sveglio chiuso a chiave nel bagno, spremendomi il pisello nella tazza del gabinetto o nei panni sporchi del portabiancheria, o s-ciàcc, contro lo specchio dell'armadietto dei medicinali, di fronte al quale stavo ritto con le brache calate per vedere com'era quando schizzava fuori. Oppure mi piegavo in due sopra il pugno in azione, con gli occhi chiusi e la bocca ben spalancata, per ricevere quella salsa appiccicosa di panna e Cif Ammoniacal sulla lingua e i denti; sebbene non di rado, nella mia cieca estasi, me la beccassi tutta sui riccioli, come un'esplosione di Tricofilina. Attraverso un mondo di fazzoletti sgualciti e kleenex appallottolati e pigiama macchiati, agitavo il mio pene turgido e infiammato, nell'eterno terrore che la mia schifosità venisse scoperta e qualcuno mi piombasse addosso proprio nell'istante frenetico in cui deponevo il mio carico. Nonostante ciò, ero del tutto incapace di tenermi le zampe lontane dal battacchio, una volta che cominciava a salirmi su per la pancia. Nel bel mezzo di una lezione alzavo la mano per chiedere il permesso, mi precipitavo ai gabinetti e con dieci o quindici botte selvagge mi masturbavo in piedi davanti a un orinale. Allo spettacolo del sabato pomeriggio, lasciavo i miei amici per andare al distributore di caramelle, poi mi appartavo in un angolo vuoto del cinema e schizzavo il mio seme nell'incarto vuoto di una tavoletta di Mounds. Durante una gita del nostro gruppetto familiare estrassi un torsolo di mela, notai stupito (e sull'onda della mia ossessione) a cosa somigliava, e corsi nella boscaglia per stendermi sull'orifizio del frutto, fantasticando che quel forame fresco e farinoso si trovasse in realtà ubicato tra le cosce della mitica entità che mi chiamava sempre Maschione, quando pietiva qualcosa che nessuna ragazza nell'arco della storia aveva mai ricevuto. "Ah, Maschione, ficcamelo dentro" rantolava la mela cavata che mi sbattei come uno scemo durante quel picnic. "Maschione, sì, dammelo tutto" implorava la bottiglia vuota del latte che tenevo nascosta in un ripostiglio del seminterrato, da infilare vigorosamente dopo la scuola con il mio pinnacolo invaselinato. "Vieni, Maschione, vieni" gridava impazzita la bistecca di fegato che, nella mia insania, avevo comprato un pomeriggio dal macellaio e, ci creda o no, violentato dietro un cartellone mentre andavo a lezione.
Se soltanto fossi riuscito a contenere i rasponi a uno al giorno, o stabilizzarmi sui due, massimo tre! Ma cominciai ad accumulare nuovi primati personali. Prima dei pasti. Dopo i pasti. Durante i pasti. A cena balzo in piedi afferrandomi tragicamente la pancia: diarrea! urlo, ho un attacco di diarrea!, e appena chiusa a chiave la porta del bagno, mi infilo sulla testa un paio di mutande sottratte al guardaroba di mia sorella e tenute in tasca arrotolate in un fazzoletto. L'effetto delle mutandine di cotone sulla mia bocca è così galvanizzante - la parola "mutandine" è così galvanizzante - che la traiettoria della mia eiaculazione raggiunge nuove, sensazionali altezze: decollando dalla fava come un missile prende la rotta per la lampadina soprastante dove, con mio orripilato stupore, si spiaccica spenzolante.
Dopo il dessert torno di nuovo in bagno. Frugo nei panni sporchi della settimana finchè trovo uno dei reggiseni di mia sorella. Lego una spallina alla maniglia della porta, l'altra a quella dell'armadietto degli asciugamani: uno spaventapasseri per coltivare nuovi sogni.
Poi il reggiseno di HannaH inizia a muoversi. A ondeggiare qua e là! Mi copro gli occhi, e toh! Lenore Lapidus! che ha le tette più grosse della classe; quando corre all'autobus dopo la scuola, il suo grande intangibile carico ondeggia pesante all'interno della camicia, ohh... le faccio sgusciare dalle coppe ed ecco le autentiche poppe di Lenore Lapidus... il mio quarto orgasmo del giorno. Quando comincerà a uscire sangue?