Titolo: Come Eravamo - The Way We Were Autore: AleX (Alessio Sanguineti) E-mail: alexmulder_1999@yahoo.com Bollino: Giallo Categoria: X-File Anticipazioni: "Pilot", "The Beginning", "Tithonus" Riassunto: Anno 2184 - Un'adolescente ritrova una collezione completa di "X-Files", e da quel momento la sua vita non è più la stessa. Dichiarazioni: The characters you recognize from "The X-Files" aren't my propriety. They belong to Chris Carter, 1013 & Co. Janice, her parents and the story are mine. Text copyright Sanguineti 99. =================================================== Janice non sapeva cosa fare quel giorno, era primavera e il sole sarebbe tornato a splendere e ad irradiare nocivamente. 16 Maggio 2184, ripeteva l'unità informativa centrale di casa, proiettando le ultime notizie sulla parete del soggiorno. I suoi genitori erano impegnati nella stanza delle comunicazioni, forse in tele conferenza per lavoro, il sistema informativo ricordava di non disturbare. Solitamente, quelle riunioni, duravano tutto il pomeriggio, la casa era come vuota, silenziosa, l'aria asettica e perfettamente respirabile, le radiazioni solari sotto controllo. Janice aveva appena terminato i compiti e avrebbe tanto voluto che qualcosa accadesse, non sapeva bene cosa. Se solo quel dannato sistema di casa avesse lasciato spazio ad un'emozione, a qualcosa tutto per Janice. Solo una porta aperta, questo diceva, e Janice decise di andare a vedere di cosa si trattasse. Era semplicemente il ripostiglio: i parametri dell'atmosfera controllata erano fuori limite, cosa avrebbe potuto farci? Decise di entrare ugualmente, forse perché quello era un luogo ricco di fascino, pieno di cose che appartenevano ai suoi genitori, alla sua famiglia, da generazioni. Janice non entrava più là dentro da quando le avevano proibito di farlo, tre anni prima, dopo essere rimasta chiusa per ore a causa di un guasto alla porta. Finalmente! pensò, osservando gli scaffali della lunga stanza, con tutte quelle vecchie cose, con gli abiti fuori moda, con gli attrezzi rudimentali che avevano quasi 200 anni. Per lo più erano vecchi cimeli, ma da uno restò incuriosita: un oggetto incredibilmente grande, con molti tasti e un'apertura, che somigliava all'unità di cottura della cucina. Le scritte erano mezze cancellate, l'unica completa era VHS. "Incredibile!" esclamò, "un videoregistratore! Ma avrà davvero 200 anni! Io queste cose le ho viste solo alle lezioni di storia, chissà se... no, non può funzionare ancora, ma voglio guardare, è così... così rozzo, un oggetto così grosso per vedere dei filmati!" Janice lo afferrò, cercando di tirarlo giù dallo scaffale, ma un cavo era impigliato alla maniglia di una valigia, anch'essa molto vecchia, che si spostò in avanti. C'era un biglietto, non completamente cancellato, che recava il nome della sua trisavola. Che modo assurdo di catalogare le cose avevano un tempo, pensò, ma poi fu sviata dal grande desiderio di aprirla. Clac, e le serrature saltarono come quasi nulla faceva più così rumore, e si aprì il coperchio. All'interno erano riposti, ordinatamente, tanti oggetti tutti uguali, a forma di parallelepipedo, ed occupavano completamente lo spazio a disposizione: gli oggetti che più le ricordavano erano i libri, di cui aveva visto qualche esemplare nei musei. "Un momento, VHS anche qui... non mi dire che è il software! Se non sbaglio erano la base di informazioni di questi cosi... assurdo, tanto spazio per vedere dei filmati", ripeté. L'etichetta era quasi ancora integra e riportava sopra: "X-Files - Season 1". X-Files? Cosa vuole dire? Sono curiosa, se solo funzionasse ancora, questo aggeggio... Janice uscì dal ripostiglio trascinando con sé la valigia e l'apparecchio, fino alla sua stanza, quindi la porta si chiuse dietro di lei. Mi darò per occupata, voglio scoprire cosa c'è di incognito in queste antiche cassette. Grazie all'unità informativa riuscì a sapere come fare funzionare l'apparecchio, lo collegò all'ingresso segnali analogici e sulla parete apparì un'immagine primitiva, sfocata, piena di rumore video, ma ancora comprensibile. Strane immagini si seguivano senza senso, una ragazza che corre di notte entro una foresta, all'improvviso appare una luce accecante e la ragazza scompare, avvolta da un turbine di foglie. Janice continuò ad osservare: le immagini scorrevano, un sottotitolo le rivelò che si trattava di fatti risalenti al 1992; quanto alla colonna sonora, le sembrò molto strana, non aveva mai sentito qualcosa di così inquietante, sembrava un suono proveniente da un altro mondo. Concluse che doveva trattarsi di una specie di recita: a quel tempo la fiction non esisteva più, non esisteva forma di spettacolo passivo, era caduto in disuso perché ritenuto diseducativo, non stimolante: esisteva solo interattività. Che noia, pensò, stare davanti ad un qualcosa che non ti ascolta, che va avanti per conto proprio... ma qualcosa la trattenne, era tutto così strano, le ricordava le atmosfere di alcuni passatempi dei suoi nonni, e trovò simpatici l'uomo e la donna che ne erano protagonisti: come si chiamavano? Ah, si, Fox Mulder e Dana Scully. Janice trascorse il pomeriggio seguendo quella che era la puntata pilota, che inizialmente le parve incredibilmente noiosa: gli extraterrestri sulla terra... figurarsi, nessuno ci pensava più, era un'idea scientificamente inaccettabile. Era come parlare di streghe alla fine del ventesimo secolo, proprio l'epoca di quell'X-Files. Dapprincipio, con ogni probabilità, fu l'agente Mulder a trattenerla davanti allo schermo, ma nel susseguirsi dei giorni sempre uguali, di quel silenzio fatto solo per imparare, si ritrovò pomeriggio dopo pomeriggio a ritagliare un piccolo spazio per sé e per seguire X-Files, dato che non le fu difficile trasferire i segnali analogici su un piccolo supporto laser e riottenere una buona qualità dell'immagine. Nessuno in casa fece attenzione alla piccola scoperta di Janice, mentre ormai per lei X-Files era divenuto un appuntamento quotidiano irrinunciabile. Un giorno, Janice si sorprese distratta durante una lezione, si accorse di aver pensato a quello che avrebbe fatto nel pomeriggio, sentendosi immensamente felice. Sorrise, le fu concessa una pausa, e si assentò ancora: le era venuto in mente che quel pomeriggio avrebbe rivisto Mulder. Capì di essere innamorata, assurdamente, proprio lei che mai prima d'ora aveva provato qualcosa di simile per nessuno dei ragazzi che la corteggiavano. Non è che non amasse la loro compagnia, ma si sentiva sempre presa poco sul serio, e per questo era nota ormai come "Janice la fredda", colei che pensava sempre e solo allo studio, e che non era al passo con le amiche, in fatto di conoscenze maschili. Janice non si capacitava del perché non trovasse attraenti i ragazzi della sua età, i compagni di scuola. Mulder invece, anche se era irreale, se non era neppure un personaggio in realtà virtuale, suscitava in lei un sentimento molto forte, episodio dopo episodio aveva imparato a conoscerlo. La figura di Fox le risultava sicuramente piacevole, ma non era solo quello. Amava la persona che era, le sue debolezze come i suoi momenti divertenti: nell'aspetto le piacque da subito, ma solo conoscendolo se ne innamorò. Naturalmente, era cosciente di quanto fosse delicato tutto ciò, ma al momento non le creava problemi: era qualcosa che portava dentro, le bastava chiudere gli occhi, la sera, per vedere Fox, per farlo parlare, per fargli dire tutto ciò che voleva... amarlo, anche. Era molto più di quanto potessero provare molte sue coetanee frequentando uno dei soliti teen-agers, ma era pur sempre una sorta di vita parallela. Un giorno pensò anche che sarebbe stato un gioco da ragazzi inserire l'elemento Mulder in un programma di realtà virtuale, ma non se la sentì, aveva paura di perdere il contatto con la realtà spingendosi troppo oltre. Ogni tanto, anche in quel periodo dell'anno, era possibile uscire il giorno, se le radiazioni solari erano inibite dalla coltre di nubi: erano le 12:50 e Janice stava tornando a casa dopo un'interrogazione, era stanca e desiderava prendere un po' di tempo sedendo su una panchina del parco. Fissando il fiume, pensava che le giornate che le era possibile vedere erano tutte come quelle di X-Files, piovose e scure, mentre avrebbe desiderato tanto vedere un cielo limpido. In quell'istante una voce familiare richiamò la sua attenzione, chiedendole se potesse sedere accanto a lei. Si voltò, e quella voce aveva-il-volto-di-Mulder. "Ciao, Janice", le sorrise l'uomo, delicatamente. Janice sentì mancare il terreno sotto ai piedi, non riusciva a parlare, ma colui che sembrava essere Mulder la tranquillizzò. "Janice, non hai bisogno di dire nulla, né di spiegarmi cosa provi, perché la stessa cosa la provo anch'io... sono io, e provengo da quando tu mi hai conosciuto". "Tu saresti... Fox?" Chiese la ragazza sgranando gli occhi e con un filo di voce. Fox le prese la mano, la guardò negli occhi, e annuì silenziosamente, come se lei potesse intenderlo al volo; aveva gli occhi lucidi per l'emozione. "Ma... non è possibile, tu non sei reale", rispose lei, così provò ad accarezzargli il viso, e lo sentì: quel viso che adorava, quelle mani che aveva sognato di stringere intensamente, erano reali. "Io sono venuto per portarti via da qui, esistono angoli di mondo di cui nessuno sa più: io ti porterò là, dove c'è il mare, il sole, dove ho scoperto..." Janice lo interruppe. Le lacrime solcavano le sue guance, e lo pregò di smettere. "Chi sei? chiese incalzante, come fai a conoscere il sogno che ho fatto su Fox e me? E perché sei qui? Come fai a sapere del mio amore per Mulder di "X-Files"? Non ne ho parlato mai a nessuno... anzi credo che di "X-Files" non esista traccia sul cyber-network". Quello che sembrava Mulder la interruppe a sua volta: "degli X-Files, vorrai dire", specificò guardando Janice negli occhi. "Sai bene che la storica Internet fu distrutta da un virus sconosciuto, insito in ogni versione ed in ogni copia di ogni sistema operativo: dopo la fine dello scorso millennio, qualsiasi tentativo di recuperare i dati fu inutile, è come se da quel giorno in poi fosse stato azzerato tutto, come se, in un certo senso, si fosse verificata la fine del mondo. A causa di quel disastro, sparirono anche gli appunti che avevo scritto dopo anni di lavoro agli X-Files e, di casi X-Files, improvvisamente, non se ne verificarono più. Quel virus lo chiamarono Strike-End, ed in un certo senso segnò l'abbattimento del mondo fino allora conosciuto: il lavoro di ricostruzione fu di tale portata e durata che molti aspetti secondari vennero tralasciati". Janice si scosse dal torpore che l'aveva assalita e proseguì con tono differente, quasi fosse Scully, pronta a confutare le teorie di chi ha troppa fretta di credere. "Ascolta", disse Janice facendosi sempre più decisa, "tu stai imitando un personaggio di uno show televisivo che risale a circa duecento anni fa, della cui esistenza ho scoperto per caso, frugando tra i ricordi di famiglia. I casi sono due: o sei un impostore, qualcuno che somiglia esattamente all'attore David Duchovny, oppure io sto impazzendo". Mulder la interruppe: "non so come, ma in qualche modo quei duecento anni sono scivolati su di me, su di noi... per il resto, io ti conosco, e tu sai tutto di me perché ci sei sempre stata". "Smetti di prenderti gioco di me", lo pregò la ragazza scuotendo la testa in segno di compatimento: "X-Files è solo finzione, e la fine del mondo telematico non è stata inserita in X-Files, ho visto tutti gli episodi e i due films. Uno simile non esiste, lo so... ti prego, non prendermi in giro, sei identico a lui, forse hai anche tu i telefilm, magari gli somigliavi e con qualche piccolo intervento sei diventato identico a... al mio Mulder. Non può essere che così, anche se non mi spiego come tu possa sapere di me, visto che non l'ho mai confessato ad anima viva". "Janice, non credere che la realtà si basi solo su leggi lineari" rispose lui, poi si strinse in una breve risata. "Sai, è buffo, mi sembra di essere tornato a lavorare con Scully..." "Già... ma non puoi continuare ad ingannarmi così perché, se dessi retta al mio cuore, io non mi porrei alcuna domanda e verrei via con te, senza esitare... ma non può essere vero, non sei un personaggio uscito da un telefilm, e non puoi essere neanche l'attore che lo interpretava, visto che non siamo ancora riusciti ad estendere il ciclo di vita dell'uomo oltre i 150 anni... non dirmi, per favore, che sei una specie di Tithonus..." "Certo che no ma... sono proprio io, non mi chiamo Duchovny, non sono un sosia o un clone, sono-Fox-Mulder, e la mia storia la conosci, sono nato a Chilmark, Massachussetts, il 13 Ottobre 1961.. Tu mi conosci, sai bene che non sempre il mio fiuto mi permette di spiegare ogni cosa, ma mi permette di intuire quale sia la verità prima che lo facciano altri... non voltarmi le spalle, non tu, non adesso". Janice asciugò le lacrime poi, sopraffatta, con un filo di voce, gli chiese: "e... Scully? Mulder amava Scully, ma non glielo disse mai perché non era capace di aprire il suo cuore. E tu adesso lo doni a me, così... mi sembra di impazzire, non posso credere, anche se voglio credere". "E allora credi" sussurrò Mulder, avvicinandosi lentamente a lei, e, delicatamente, baciandola. "Fidati di me, non lasciarmi anche tu, io sono sincero", disse Fox rompendo il silenzio, mentre il fiume scorreva lieve accanto al parco. "Io amavo Scully, ma durante l'ultimo tempo che ci è stato concesso, le nostre vite si sono separate: il fatto che lei dubitasse continuamente di me, soprattutto dopo la cancellazione di ogni traccia degli X-Files, ha fatto sì che me ne allontanassi". Janice non sapeva più a che credere, in quegli istanti la ragione, la necessità di avere delle prove oggettive a supporto di una probabile ipotesi, urlava dentro di lei, chiedeva spazio. Ma le emozioni ed il sentimento per Fox le imposero, magari follemente, di fidarsi, di non fuggire come avrebbe potuto fare. Fox proseguì: "so di doverti spiegare molte cose, ti ho chiesto solo fiducia, per avere la possibilità e il tempo di capire come mai io sia qui, per te, e il perché io ti ami infinitamente". "Ma cosa faremo, adesso? chiese Janice". "Tanto per cambiare, saremo felici", rispose sussurrando Fox. "Sono qui per questo. Solo, adesso prendi tempo, ne hai bisogno; oggi sono solo venuto a prenderti a scuola e a riaccompagnarti a casa. Soltanto questo: ora sai che ci sono, che sono qui per te, contro il grigiore dei giorni vuoti. Potrai tornare qui, ed io verrò". Si alzarono dalla panchina sulla quale erano seduti e percorsero il breve tragitto che conduceva alla casa di Janice: si nascosero in un angolo dell'atrio, la sorveglianza era stata disattivata, e si fusero in un abbraccio interminabile. "Tornerò, adesso vai, abbiamo bisogno entrambi di capire quel che ci è appena successo". Così, Fox Mulder si congedò da una Janice in lacrime, sbalordita innamorata e combattuta, mentre l'osservava allontanarsi, scomparire dietro la costruzione vicina. Solo alcuni minuti dopo Janice riprese le forze e si avviò al piano superiore, ove il pranzo la stava aspettando: pur non riuscendo a mandare giù nulla, si sforzò di apparire normale, a tavola, anche se era evidente che avesse pianto. Le chiesero che problema avesse, ma lei rispose di avere un fastidio agli occhi. "Jannie", la riprese la madre, "sai che non bisogna sottovalutare nulla, adesso controlliamo con la personal diagnostic unit se hai qualche problema agli occhi". "Ma certo! Come ho fatto a non pensarci?" Si alzò in piedi Janice. "Cara", le rispose il padre, "sono anni che esiste il sistema di diagnosi medica automatica, non mi sembra un'idea così strana utilizzarla". "Ah, certo", rispose Janice, ricordando in realtà che in X-Files Mulder è daltonico, quindi sarebbe bastato un secondo per rilevarlo con la PDU: sapeva per certo che David Duchovny non lo era, e sarebbero state davvero basse le probabilità che un suo sosia, o un suo clone, potessero esserlo. Se non altro, sarebbe stato un passo atto a scoprire la verità. Rimasta sola, nella propria stanza, Janice poté lasciarsi andare e sfogarsi, piangere e sognare: in cuor suo non credeva neanche che avrebbe mai rivisto quell'uomo, ma quei momenti insieme erano stati reali, ne era certa, e come lui le aveva detto, sarebbe stata felice di aver vissuto tali momenti almeno per una volta, e di essersi sentita amata dalla persona che faceva parte dei suoi sogni e che, come tale, era perfetta. - Otto mesi dopo - Open Daily Memory Caro diario, sono trascorsi otto mesi da quando avrei incontrato realmente Mulder, e sottolineo avrei, perché non ne sono più certa. Ancora oggi, ho provato a ritrovarmi nello stesso luogo e alla stessa ora di quel giorno; nei mesi scorsi ho tentato ad ogni ora, ho chiesto ai passanti, ma non ho trovato traccia. Ho anche apposto una X di nastro adesivo alla finestra, ma nessuno che corrispondesse a Fox si è mai fatto vivo, nulla di diverso dal solito è accaduto. Alla luce dei fatti, posso soltanto credere si sia trattato di una reazione sconosciuta ad una forma di stress, generato forse dal vivere in un mondo che sempre più interagisce senza lasciare spazio ai nostri più profondi bisogni di creare realtà immaginarie: una sorta di deformazione atta a rendere interattivo anche ciò che non lo è. Mi fa molto male ammetterlo ma, pur ricordando distintamente le sensazioni e le emozioni provate tra le braccia di Fox, non riesco a trovare altra spiegazione. Close Daily Memory Janice chiuse il diario, e sentì il bisogno di chiudere anche quella storia, esattamente nel modo in cui era iniziata: tornando al ripostiglio. La valigia con le videocassette era sempre là, dove l'aveva richiusa e rimessa a posto. La sfiorò, quasi come una specie di saluto, ma si accorse che era socchiusa: qualcosa ne impediva la perfetta chiusura. L'aprì, una cassetta era sopra all'insieme delle altre, ma non c'era nessun posto vuoto: semplicemente, prima, non c'era. La prese, la osservò: non l'aveva mai vista prima, ma recava su una scritta ancora leggibile. "The X-Files: Strike End" ©2000. FINE *** Commenti -> alexmulder_1999@yahoo.com *********** *** Archived by "The City of Stars" by Melody Morgan Carter Feedback means everything to an author. (Nicole Van Dam) Feedback makes the world go round. (Nicole Perry) Feedback makes the world a better place for you and me. 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