CHIMALMA ( colei che porta lo scudo ) Marina Scarpel Ma il loro piccolo cuore -lo stesso degli equilibristi- per nulla sospira tanto come per quella pioggia sciocca che quasi sempre porta il vento che quasi sempre porta il sole. I gabbiani, poesia di Bernardo Atxaga ( in " Storia di una gabbianella..." di Luis Sepulveda) 13.10.1997 Umnak Island ( Fox Islands - Alaska ) Base di ricerche geologiche del Massachusetts Institute of Technology 8:30 p.m. (ora della costa occidentale) "George, sei riuscito a contattare la base aerea di Akutan?" la voce di Leda, pur tradendo un certo nervosismo, era ancora abbastanza controllata. "Senti, non credi che sarebbe bene tornare sul sito a dare un' altra occhiata, prima di..." rispose George riponendo le cuffie della ricetrasmittente. "No. Tutto ciò che dovevamo vedere l'abbiamo visto. Ti prego...non ti nascondo che quello che abbiamo scoperto mi inquieta...devo tornare al più presto a Boston. Mi mancano dei raffronti. Devo parlare con Shoshana Rosenthal..." Leda ora non riusciva più a celare l'irrequietudine. Il volto affilato era teso e torceva le mani portandole ogni tanto a tormentare una ciocca della corta zazzera bruna. "L'elicottero sarà qui fra meno di tre ore. Domani mattina saremo ad Anchorage...e alle dodici e quarantacinque c'è il volo per Boston. Tranquillizzati, Leda. Ce ne andremo al più presto. Hai preparato i bagagli?" "Sì, ho messo anche le tue cose nella borsa".Alzò gli occhi verso quelli del suo collega e gli si avvicinò: "Non voglio che tu sia in collera con me, George, lo so che questa scoperta è molto importante...che avvallerebbe le tue teorie...se fosse confermata. Ma per far questo abbiamo bisogno di altri dati, dobbiamo far analizzare il materiale che abbiamo raccolto..." "Non sono in collera. Sono deluso, stanco e arrabbiato con Stenock...*non ho trovato i dati che mi avete richiesto!* ...figurati! Sono sicuro che quei dati li ha, e ne ha anche altri...ma vuole per sé il merito, dopo averci fatto lavorare qui per tre mesi mentre lui se ne stava comodamente seduto alla sua scrivania..." George ebbe un gesto di stizza. "Non essere paranoico" ribatté Leda "non vedere dappertutto complotti e cospirazioni. Stenock è il nostro referente, è lui che ci controlla i fondi..." George tacque per qualche istante, dopo di che parve aver preso una decisione. Si alzò di scatto dalla sedia e, raccolto il giubbotto, cominciò ad infilarsi i pesanti scarponi. "Mancano ancora tre ore all'arrivo dell'elicottero" disse. "Io vado laggiù a dare un'altra occhiata. Vado e torno. Farò in tempo, non ti preoccupare" Leda lo osservò litigare con le stringhe...e soccombere sbuffando. Sorrise stancamente. "Non ti dai mai per vinto, vero?" mormorò chinandosi a dargli una mano. "Va bene, vengo con te. Tanto qui è tutto in ordine. Basta che torniamo prima che arrivi l'elicottero..." Finirono di vestirsi in fretta ed uscirono nel crepuscolo, chiudendo la porta alle loro spalle. DUE ANNI DOPO 21.11.1999 Washington D.C. - F.B.I. Headquarters - Seminterrato 1:40 a.m. (ora della costa orientale) Durante la notte la sede di Washington non era mai deserta. C'era sempre il solito via vai di agenti nei corridoi, persone dall'aria indaffarata e dall'aspetto anonimo, quasi tutti in abito grigio e cravatta, altezza e corporatura standardizzate. Le luci diffuse illuminavano a giorno gli uffici e i laboratori, dove i tecnici si alternavano nell'eseguire complesse analisi sui materiali o sui reperti organici relativi ai casi più disparati, che a migliaia venivano loro quotidianamente consegnati dagli agenti in servizio attivo. Tutto ciò che avveniva all'interno dell'enorme complesso centrale era controllato, registrato e analizzato da un sistema audio-video a circuito chiuso. Tutto, anche il piano sotterraneo, adibito a deposito e magazzino, che comprendeva il grande garage e alcuni uffici secondari. Nel suo ufficio, Fox Mulder stava finendo di riordinare l' archivio. Aveva appena recuperato alcune cartelle cestinate da Spender tempo addietro e le stava sfogliando distrattamente, maledicendo dentro di sé il fato, che l'aveva tenuto all'oscuro di troppe cose per troppo tempo, quando la sua attenzione fu attratta da un foglietto scivolato da un raccoglitore. "Fox Islands...mmh...bizzarro...queste isole si chiamano come me..." mormorò e cercò di rimettere al suo posto il foglietto. Un quarto d'ora dopo stava leggendo con estrema attenzione una segnalazione risalente a due anni prima. Meccanicamente, senza smettere di fissare i fogli che aveva davanti, allungò una mano e afferrò il ricevitore del telefono da tavolo. Annapolis - Maryland Abitazione dell'agente Dana Scully 2:05 a.m. (ora della costa orientale) Due squilli bastarono a farla destare. Aprì gli occhi e guardò l'ora sulla radio sveglia digitale. "Oh no..." sbuffò allungando una mano verso il ricevitore. "Pronto Scully, sono io! Ti disturbo? Senti, devi venire subito qui, ho trovato qualcosa fra i files scartati da Spender e Diana..." Quel nome la svegliò del tutto...e la fece arrabbiare. "Senti Mulder, sono le due del mattino, ho lavorato fino alle dieci e mezza ieri sera, sono stanca, ho sonno, ho bisogno di riposare e tu...mi svegli come se niente fosse per parlarmi di Spender e di Diana? Ma ti rendi conto che esiste una cosa chiamata * ritmo biologico *? Bene, il mio ritmo biologico non vuole essere alterato..." "No...senti, scusa, non mi ero reso conto di che ora fosse" la interruppe Mulder "ma ti assicuro che ho trovato qualcosa di veramente inquietante qui dentro, che risale a due anni fa. Due ricercatori del M.I.T. scomparsi misteriosamente in Alaska, mentre effettuavano ricerche di routine..." "Qualsiasi cosa sia, Mulder, se ha aspettato due anni...può aspettare ancora una notte, non trovi?" sussurrò in tono mielato Dana "ci vediamo domattina..." "Va bene...mi arrendo al tuo ritmo biologico Scully,felice notte!" rispose a tono Mulder. Dana riappese il ricevitore e si rimise distesa. Un sorrisino ironico le aleggiava sulle labbra. "Uno a zero per me" pensò. E fu il suo ultimo pensiero prima di riaddormentarsi profondamente. Washington D.C. - F.B.I. Headquarters - Seminterrato 3:15 a.m. Scendere fino al sotterraneo dell'enorme edificio dava sempre a Skinner, vicedirettore dell'F.B.I., un acuto senso di claustrofobia, accentuato dal fatto che le scale interne erano male illuminate. Ogniqualvolta si recava nell'ufficio di Fox Mulder, pensava che quest'ultimo avesse scelto per sé tale sistemazione proprio per non ricevere visite inopportune o non annunciate. Giunto davanti alla porta della stanza, Skinner si passò una mano sulla testa rasata, si guardò attorno per accertarsi che nessuno si trovasse nel corridoio semibuio e bussò leggermente. Non ricevendo risposta, trasse di tasca la chiave universale ed entrò richiudendo la porta dietro di sé. Attese che la vista si abituasse alla penombra in cui l'ufficio era immerso, poi si mosse. Aggirando alcuni scatoloni ammassati sul pavimento sedette alla scrivania e stette immobile, al buio, apprestandosi ad una lunga attesa. Nessuno lo avrebbe cercato, fino all'indomani mattina, né aveva qualcuno che lo attendesse, a casa. Sogghignò fra se, togliendosi gli occhiali e passandosi il pollice e l'indice della mano destra sugli occhi. In questa sua vita spartana e solitaria somigliava parecchio al suo giovane collega. Anche Mulder era un solitario come lui; a quanto ne sapeva non aveva molti amici e quei pochi che aveva avuto erano a poco a poco svaniti, dovendosi scontrare con i gelidi muri di indifferenza che egli aveva abilmente o inconsciamente costruito attorno a sé. Mulder, se possibile, era ancora più misantropo di lui, tutto preso com'era dal suo lavoro, dalla ricerca ossessiva e quasi paranoica di una verità cui egli soltanto credeva, o meglio, voleva credere. "Signore! Che ci fa qui...e al buio? Si sente male?" Mulder era rientrato. Aveva in mano una tazza di caffè fumante, che appoggiò sul tavolo. Skinner riaprì gli occhi e sorrise stancamente. "La stavo aspettando...ero certo di trovarla ancora qui a...riordinare gli archivi..." "Lei non va a casa, signore?" chiese Mulder incuriosito. "No. Ho bisogno di parlarle" rispose il vicedirettore. "A che proposito?". Mulder avvicinò al tavolo una sedia e sedette a cavalcioni, sorseggiando il caffè. "Mi è arrivato all'orecchio...e non mi chieda come" cominciò Skinner alzando la mano per prevenire la domanda che Fox stava già per formulare "insomma, ho saputo che sta per riaprire un caso archiviato circa un anno fa da Spender..." Mulder si alzò dalla sedia. "Non è esatto...non fu * archiviato *, signore, ma * cestinato *, perciò mi sembra più opportuno affermare che questo caso non è mai stato aperto...ed io ho intenzione di indagare". "Senta, Fox, non me lo faccia ripetere: quella faccenda è chiusa. I due scomparsi sono morti per cause naturali, il sito che avevano scavato è stato sepolto da una stagione di nevicate abbondanti, alla Base non sono stati trovati dati o materiali che facciano presupporre alcunché di strano...è ciò che dissi agli agenti Spender e Fowley l'anno scorso. Perciò, per una volta ascolti il mio consiglio. Lasci perdere, o mi vedrò costretto a darle un ordine." Skinner si alzò e, senza dargli tempo di ribattere, uscì dalla stanza. Fox osservò la porta che si era chiusa alle spalle del vicedirettore. Il suo viso, solitamente inespressivo, manifestava una grande perplessità. Dopo qualche istante alzò lo sguardo al soffitto, prese dal cassetto un cacciavite e salì sulla scrivania. IL GIORNO SEGUENTE Washington D.C. - F.B.I. Headquarters - Seminterrato 1:10 p.m. "Trovato qualcosa di interessante?" chiese Mulder alla collega seduta di fronte a lui all'altro lato della scrivania. Scully stava studiando con attenzione da quasi due ore tutti i fascicoli relativi al caso che Skinner non voleva fosse aperto. Si tolse gli occhiali e li depose con cura sul tavolo, chiuse gli incartamenti che aveva fra le mani e si alzò, stirando i muscoli indolenziti. "Dunque, vediamo..." cominciò, recitando come una scolaretta una lezione imparata a memoria "Due geologi del M.I.T., un uomo e una donna, pluri-laureati entrambi ed in buona salute, scompaiono misteriosamente in Alaska nell'ottobre di due anni fa, dopo aver contattato il loro referente a Boston e dopo aver lanciato un messaggio di soccorso alla Base aerea militare di Akutan, chiedendo di essere immediatamente evacuati. L'elicottero inviato a prelevarli è giunto tre ore più tardi, quello stesso giorno, ma di loro nessuna traccia, né all'interno della Base, né negli immediati paraggi. I militari dicono di aver svolto delle ricerche accurate, ma di non aver trovato nulla di insolito, né materiali da analizzare, né dati che potessero far risalire all'oggetto delle ricerche... Il dottor Stenock, loro referente a Boston, riferisce di non aver più avuto contatti con i due dalle ore 8: 30 del mattino del 13 ottobre. Ritiene che possano essere stati colti da una bufera di neve, fatto non insolito in quei luoghi data la stagione e l' andamento climatico della zona, e che abbiano perduto l' orientamento, non riuscendo più a raggiungere la Base. I militari confermano che al momento dell'atterraggio infuriava una vera e propria tormenta, che ha ostacolato non poco le ricerche. Per questo motivo sono stati dichiarati ufficialmente morti circa un anno fa... Mulder, perché mi fai sempre fare queste *tirate * se conosci perfettamente la dinamica dei fatti per aver letto e riletto questi incartamenti per tutta la notte?" Mulder abbozzò un sorriso. "Tu sei molto brava a sintetizzare i fatti, Scully, e sai cogliere di ogni caso gli elementi fondamentali, tralasciando i particolari senza importanza" "Questo è un complimento, vero? Oddìo...credo di doverlo segnare sul mio diario...No, a parte gli scherzi, che cosa ci sarebbe di strano in questa faccenda da farla diventare un X-File? Ti prego, Mulder, non dirmelo! Credi che i due geologi siano stati rapiti da un'astronave aliena ..." Scully fissò attentamente il volto del collega: era imperscrutabile come sempre ma le labbra serrate e leggermente imbronciate di lui erano il segnale sicuro che stava per esporle la sua ipotesi. Ormai lo conosceva talmente bene da riuscire, a volte, ad interpretarne la logica contorta. "Non so..." esordì Fox "ci sono alcuni particolari che mi lasciano perplesso...ad esempio: perché non sono stati trovati né materiali né dati riguardanti le ricerche? In fondo si trattava di ricerche di routine, varie coppie di geologi si erano alternate nell'arco di quattro o cinque stagioni alla Base, e le comunicazioni precedenti la scomparsa degli ultimi due erano perfettamente normali, il lavoro stava procedendo normalmente...avevano raccolto circa tre chili di materiale e si preparavano a spedirlo ai laboratori..." "Quale materiale?" l'interruppe incuriosita Scully "i militari hanno detto di non aver trovato assolutamente niente..." "Infatti, anche questo è...per così dire...bizzarro" continuò Mulder annuendo "e poi...c'è ancora una cosa che non ti ho detto. Chiudi la porta ed accendi la radio, per favore" concluse in fretta. Scully sgranò gli occhi all'insolita richiesta del collega ma obbedì senza discutere, notando l'animazione improvvisa di Mulder. "... All the life running through her hair Approaching guiding light Our shallow years in fright..." Mentre la musica a volume altissimo si espandeva nella stanza egli le fece cenno di avvicinarsi. "Stamani, ho ricevuto una visita del nostro vicedirettore. Ti avevo appena telefonato...a proposito, scusami ancora..." le sussurrò all'orecchio. Scully ridacchiò, ripensando alla sfuriata che gli aveva fatto. "Continua" gli disse. "...Dreams are made winding through my head Through my head..." "Skinner conosceva perfettamente il contenuto del file, lo aveva illustrato a Spender e Fowley l'anno scorso, ma ciò che mi ha lasciato di stucco è stato il fatto che me ne abbia parlato lui per primo." La fissò intensamente per qualche istante prima di continuare "Skinner sapeva che stavo esaminando il fascicolo cestinato da Spender...prima che io gli dicessi che lo stavo facendo..." "...Before you know awake Your lives are open wide The V-chip gives them sight..." Scully sembrò non comprendere subito la portata delle parole sussurrate da Mulder. Poi, all'improvviso spalancò gli occhi e si voltò verso il viso, vicinissimo, di lui. "...All the life running through her hair The spiders all in tune The evening of the moon Dreams are made winding through my head..." "Ma come ?..." sussurrò a sua volta, poi s'interruppe per seguire con lo sguardo il dito indice di Mulder che, passandole davanti agli occhi, indicava il soffitto. "Ho trovato solo una * cimice * dietro quella lampada" disse Fox "ma credo ce ne siano altre..." Furono interrotti dal rumore improvviso della porta che si spalancava. "Oh...scusatemi...non vi ho disturbati, vero?". Kimberly, l' assistente di Skinner, era visibilmente imbarazzata. "...Before you know Before you know I will be waiting all awake Dreams are made winding through her hair Dreams are made winding through her hair..." Allungando una mano Scully spense la radio. "Ho provato a chiamarvi più volte ma...capisco che non potevate sentire lo squillo del telefono...il vicedirettore vi vuole nel suo ufficio tra un'ora...scusate ancora ." Kimberly uscì in fretta e richiuse la porta. Mulder si volse verso Dana sorridendo. "A questo punto il minimo ch'io possa fare è invitarti a pranzo... che ne dici?" Scully arrossì violentemente. "Ti rendi conto di quello che è successo? Oh mio Dio..." "Vieni Scully, non ti preoccupare...abbiamo ben altro cui pensare che ai pettegolezzi di corridoio...per il momento non parliamo più del caso...dopo essere andati da Skinner * ripuliremo * l' ufficio". Mulder le porse la borsa e la precedette all'uscita. Washington D.C. - F.B.I. Headquarters - Ufficio del Vicedirettore Skinner 1:20 p.m. "Non devono indagare". Il tono di voce era chiaro: Skinner avrebbe dovuto impedire a Mulder e Scully di aprire quel caso. "Alex...ti ho già detto tutto quello che so" ribatté il vicedirettore "sai che, quando Mulder si mette in testa una cosa è difficile fargli cambiare idea. Dargli quell'ordine significherebbe invitarlo a proseguire nell'indagine. L'unica persona che potrebbe dissuaderlo è Scully..." "Se dovesse proseguire dovremo servirci di lei per fermarlo...e lo faremo" Alex Krycek raccolse dalla scrivania di Skinner il nastro contenente le registrazioni ottenute nell'ufficio di Mulder. "Arrivederci Walter, mi farò sentire presto...conservati in buona salute!". Tra le labbra sottili e crudeli di Krycek lampeggiò per un attimo un sorriso sardonico. Dalla tasca interna del giubbotto egli estrasse un minuscolo congegno elettronico, simile ad un videogioco. Pigiò per un secondo un pulsante e osservò sghignazzando Skinner che si piegava in due con un gemito. Quindi girò velocemente sui tacchi ed uscì dalla porta interna dell'ufficio. Skinner si rialzò dopo qualche minuto ansimando e bevve un bicchiere d'acqua. Sedette di schianto sulla sedia di fronte alla sua scrivania con il capo tra le mani, proprio nel momento in cui la sua assistente entrava per ragguagliarlo. LA SERA STESSA Annapolis - Maryland Abitazione dell'agente Dana Scully 10:15 p.m. La stanchezza la colse all'improvviso non appena ebbe richiuso la porta del proprio appartamento. Ritrovarsi finalmente a casa, attorniata da tutto ciò che le era familiare, le dava sicurezza. Si trascinò fino al bagno e fece scorrere l'acqua calda nella vasca. Sentiva il bisogno di immergersi e non pensare a niente. Troppi fatti ancora non avevano una spiegazione, troppe circostanze strane si erano intrecciate e avevano confuso ancor di più una situazione già di per se stessa oscura e complessa. Era sicura che non ci fossero risposte plausibili a tutte le domande che lei e Mulder si erano posti, anche se egli sosteneva di conoscere la verità su molti dei misteri nei quali si erano imbattuti. Pensando alla cocciutaggine di Mulder, Dana sorrise fra sé. Doveva se non altro riconoscere che era stato merito della sua caparbietà se gli X-Files erano stati più volte riaperti, se loro due ne erano ancora i responsabili, se, in quel lontano periodo buio e disperato della sua vita, aveva trovato uno spiraglio di luce cui aggrapparsi, ed era guarita dal cancro. Lui si era battuto per salvarla, impegnando in questo tutte le proprie energie fisiche ed emotive, rischiando per lei la propria carriera e la propria vita, tralasciando tutto il resto senza risparmiarsi. "Una bella prova di amicizia" pensò Dana uscendo dalla vasca e, avvolgendosi nell'accappatoio, si guardò allo specchio. "E io? L'avrei fatto per te, Mulder, se fossi stata al tuo posto?" disse ad alta voce, come se la propria immagine riflessa nello specchio le avesse potuto dare una risposta che già conosceva. La natura strana del suo rapporto con Mulder era oggetto spesso dei suoi pensieri. Sentiva un affetto immenso per lui, riusciva a capirlo, lo ammirava e lo rispettava...ma a volte ne era spaventata. Anche se l'energia che egli emanava le era stata d' aiuto nei momenti più tristi ed oscuri della vita, sentiva che ancora qualcosa di lui le sfuggiva. Spesso lo scopriva pensoso, nei momenti più strani...ed in quei momenti, come un riccio, si rinchiudeva in se stesso e la lasciava fuori. Scosse la testa e spense la luce, uscendo dal bagno. Infilò il pigiama e andò a preparare il tè. Stava sorseggiando la bevanda calda seduta al tavolo della cucina, come faceva ogniqualvolta era in casa, quando un rumore soffocato proveniente dal pianerottolo attirò la sua attenzione. Si alzò e silenziosamente arrivò davanti alla porta d'entrata dell'appartamento. Qualcosa vi era stato infilato sotto. Era una busta molto gonfia, ed infatti si era incastrata, metà all'interno e metà all'esterno. Dallo spiraglio sotto la porta Scully si avvide che nel pianerottolo la luce era accesa. Afferrò la pistola e cautamente aprì l'uscio: nessuno. Raccolse incuriosita il grosso plico e l'appoggiò sul divano del salottino. Chiuse la porta, l'assicurò e sedette, disponendosi ad esaminarlo. Alexandria - Maryland Appartamento dell'agente Fox Mulder 11:30 p.m. Mulder non riusciva a trovare pace. Dopo aver finito di * ripulire * l'ufficio, ed aver trovato altre sette * cimici * elettroniche, era andato a casa e, subito dopo aver fatto una doccia, aveva tentato di dormire, ma senza successo. Un campanello nella sua mente lo teneva sveglio e neanche l' ennesima visione de "L'uomo invisibile", uno dei vecchi film in bianco e nero con i quali spesso si cullava prima di dormire, riusciva a rilassarlo completamente. Chiudendo gli occhi cercò di riepilogare mentalmente la giornata. La sua analisi era come sempre precisa e dettagliata, ma c'era sicuramente un particolare che doveva essergli sfuggito. Si alzò dal divano che utilizzava come un letto e sedette alla scrivania, davanti al computer. Stava lavorando già da quasi un'ora, e sul suo volto impenetrabile non si scorgeva più che un'ombra di stanchezza, quando il cellulare prese a suonare. "Mulder? Sei ancora sveglio?" la voce di Scully lo distrasse dallo schermo luminoso, ed egli si appoggiò allo schienale della sedia, vagamente sollevato per l'interruzione. "Scully? Come mai mi chiami a quest'ora? E' successo qualcosa?" il tono della sua voce tradiva una certa preoccupazione. "Dobbiamo parlare, Mulder, ma non al telefono" Scully sembrava turbata ma egli non riusciva a capire quale potesse essere il motivo "che ne dici di venire da me?" "Adesso? Sai che ore sono?" Mulder era sconcertato, ma voleva scoprire il motivo di quell'insolita chiamata notturna "va bene, dammi il tempo di vestirmi, in una mezz'ora sarò da te" "Grazie Mulder, ti aspetto". Scully aveva riagganciato subito, quasi temesse che qualcuno potesse ascoltare la conversazione. "Non ha tutti i torti" pensò Mulder finendo di raccogliere i fogli che aveva stampato nel frattempo. Infilò un paio di jeans e un giubbotto di pelle, spense la luce, chiuse la porta e s'avviò correndo al garage. 23. 11. 1999 Annapolis - Maryland Abitazione dell'agente Dana Scully 1:20 a.m. "Entra Mulder!" Scully richiuse la porta alle sue spalle. Indossava ancora l'accappatoio ed aveva inforcato gli occhiali. "Allora? Che cosa c'era di tanto urgente che non potesse aspettare domani?" disse Mulder andando a sedersi sul divano, in attesa di una spiegazione. Dana sedette accanto a lui e gli mise in grembo il plico che aveva ricevuto qualche ora prima. Mulder lo osservò senza aprirlo e alzò lo sguardo verso di lei. "Su, aggiornami!" la incoraggiò. Scully abbozzò un sorriso, ricordando il complimento che aveva ricevuto il giorno prima in ufficio. "Bene, come vuoi...vediamo...il plico è stato infilato sotto la mia porta circa due ora fa, non ho visto nessuno nel pianerottolo. Se lo osservi, noterai che l'annullo postale è canadese, ma non era diretto a me. Infatti, mi è stato recapitato a mano e non assieme all'altra posta. Non c'è indirizzo." Dana fece una pausa per aprire il plico e ne tolse l'intero contenuto, che dispose ordinatamente sopra il tavolino davanti al divano. "Continua..." mormorò Mulder scrutando i diversi fogli che componevano l'incartamento. "Come vedi, il fascicolo comprende tre tipi di documentazione" sollevò il primo pacco di fogli e lo mise fra le mani di Mulder, che cominciò a sfogliarli con attenzione. "Questi sono dati astronomici...coordinate stellari..." affermò Scully. "Come lo sai?". Mulder la scrutò incuriosito. "Diciamo che li ho riconosciuti...assomigliano a quelli che ho trovato nel tuo computer molti anni fa, quando ti venni a cercare ad Arecibo...ricordi? In quell'occasione mi ero rivolta ad un radioastronomo, che mi aiutò a riconoscerli. Questi però sono diversi...non so...non mi sembrano corrispondere a nessun dato che io riesca a ricordare..." "Forse...forse l'interpretazione potrebbe essere un'altra..." mormorò quasi fra sé Mulder, scorrendo con un dito una colonna di dati incomprensibili. "Cosa vuoi dire?...i dati astronomici sono interpretabili in un unico modo..." ribatté Scully "sono dati oggettivi, basati su elementi incontrovertibili e misurabili: velocità, distanza, massa..." "Vai...vai avanti... dopo cercheremo di capire" la stuzzicò Fox tornando ad ascoltarla. "Bene... allora... il secondo gruppo di documenti si riferisce alle conversazioni telefoniche e via modem intercorse tra i due geologi e il dottor Stenock... si tratta più che altro di considerazioni generiche sul procedere delle ricerche, richieste di dati che necessitavano loro, ... qualche volta i toni si erano fatti piuttosto accesi, soprattutto quando si parlava di soldi: i due si lamentavano parecchio del ritardo nei pagamenti..." "Mi sembra di poter essere solidale... anche da queste parti gli assegni dello stipendio a volte prendono vie tortuose..." scherzò Mulder interrompendola. Scully sorrise: "Mulder, sei troppo venale..." "Eh... non si vive d'aria e d'amore..." ridacchiò Fox. Scully continuò a prenderlo in giro: "Beh...devo ammettere che ultimamente non ti ho visto mangiare molto, ma non credo dipenda dall'indigenza...credo piuttosto che il motivo sia lo stato di * povertà * in cui versa il tuo frigorifero... in quanto all' amore...quand'è stata l'ultima volta in cui hai avuto affari di cuore?..." Mulder distolse lo sguardo da lei, imbarazzato. "Ti spiace se...ehm... ne parliamo un'altra volta?...Continuiamo...il terzo gruppo di documenti: di cosa tratta?..." chiese, e si appoggiò allo schienale del divano, apprestandosi ad ascoltarla. Scully dissimulò un sorriso. "Ecco qua..." disse porgendogli una mappa geologica "questa è la mappa dell'isola di Umnak...e fin qui nulla di strano, dato che i due scienziati si trovavano in quel luogo..." "Sento in arrivo un * ma *...grande come una montagna..." l' interruppe Mulder. "Infatti...c'è un * ma *..." indicò il retro della mappa "vedi? Qui c 'è scritto qualcosa. Non riconosco la calligrafia, però ritengo sia della persona che mi ha mandato il plico. Leggi..." e gli indicò una frase scritta frettolosamente sul margine superiore del foglio. "Interrato 13.10.97 - non visitato - 168°36'W 53°48'N - sicurezza 8 - procedure di emergenza attuate in loco - forme di non vita 2 - sorveglianza 0...." lesse Mulder ad alta voce, quindi alzò lo sguardo verso Dana per accertarsi della sua attenzione "qualcuno ci sta dicendo che in quel luogo possiamo trovare la chiave di questo mistero...ed io questa calligrafia la conosco, Scully. E' la scrittura di Diana..." "E, secondo te, Diana ci starebbe aiutando?" l'interruppe Dana animatamente "ti ricordo che io non mi fido di lei, Mulder, non mi sono mai fidata..." "Ultimamente ha dimostrato di volermi aiutare...non molto tempo fa, prima di scomparire per un certo periodo, mi ha avvertito di un grave pericolo...e poi è stata lei a salvare tutto il nostro lavoro assumendo l'incarico sugli X-Files quando ci è stato tolto, non dimenticarlo Scully..." "Certo, per tradirti subito dopo; non avrai scordato il tiro mancino che ti ha giocato quando sei andato alla ricerca di Gibson in quella centrale nucleare..." Mulder abbassò lo sguardo, perso in pensieri segreti ai quali Dana non ebbe accesso. "Senti, Mulder" disse infine raccogliendo e riordinando i fogli sparsi sul tavolino "io non so quali fossero o quali siano i vostri rapporti, non lo so e non lo voglio sapere, ma io di Diana non mi fiderò mai...ti sei mai chiesto il motivo per cui all' improvviso è tornata a Washington dall'Europa? Quali siano le motivazioni che la spingono a lanciarti un'ancora di salvezza per poi ritirarla subito dopo, facendoti male? Io me lo sono chiesto, sai? E non ho trovato una risposta valida...hai indagato su di lei? Sai quali siano le sue frequentazioni attuali... a chi faccia riferimento ora che il suo lavoro all'F.B.I. sta segnando il passo?...Ti prego, Mulder, fidati di me ancora una volta...il mio intuito mi sta dicendo che ci stiamo cacciando in un altro vespaio. Non dimenticare il colloquio che abbiamo avuto con Skinner ieri pomeriggio..." Una mano di Mulder si posò sul suo polso, zittendola. "Tu sei sempre stata prevenuta nei suoi confronti, Scully, sembra quasi che tu sia gelosa...". Dana non rispose, si limitò a fissarlo, sostenendo lo sguardo di lui che la scrutava per cercare di capire. Si liberò della stretta sul polso con un gesto stizzito e ricominciò a infilare i fogli nel plico. "Non è questione di gelosia, Mulder" disse nervosamente qualche minuto più tardi "è questione di chiedersi quali motivazioni ci spingano a fare ciò che facciamo, io, tu, Diana, Skinner e tutti gli altri" "Io voglio risposte, Scully, voglio la verità su tutti i quesiti che mi sono posto nel corso degli ultimi dieci anni della mia vita" mormorò Mulder infine. "Io voglio la stessa cosa" replicò Dana guardandolo negli occhi "ho sempre voluto la verità, senza compromessi, né sotterfugi, né menzogne. Di questo tu sei certo. Puoi esser certo anche di lei allo stesso modo?" La domanda aleggiò per qualche istante fra loro, ma rimase senza risposta. Mulder si alzò e s'avviò verso l'uscita. "Ti telefono domani, Scully. Devo completare una ricerca che ho iniziato ieri sera prima di ricevere la tua telefonata" disse. Poi, come ripensandoci, tornò sui suoi passi e si piazzò davanti a lei. "Se io domani decidessi di disobbedire a Skinner...di aprire l' indagine...di andare in Alaska...tu cosa faresti?" Scully alzò lo sguardo e per qualche istante l'osservò in silenzio. "Credo...credo di aver diritto ad alcuni giorni di ferie non godute. La stagione della pesca al salmone non è ancora chiusa...e fra un lancio e l'altro mi resterebbe il tempo per darti una mano a scavare nel torbido". Il sorriso di Mulder la ripagò dell'amarezza accumulata negli ultimi minuti della precedente conversazione. "Buona notte Scully" concluse Fox e, dopo averle sfiorato una spalla con la mano uscì. Dana rimase seduta per qualche minuto sul divano, con gli occhi chiusi. QUATTRO GIORNI DOPO 27.11.1999 Umnak Island ( Fox Islands - Alaska) 10:25 p.m. (ora della costa occidentale) "Ecco fatto! E' tutto a posto, mi pare. Beh? Che ne dici Scully di questa meravigliosa vacanza fuori programma?" Mulder si sfregò le mani sedendosi accanto a Scully al tavolo metallico della minuscola cucina della Base. Dana non si scompose. "A dire la verità, Mulder, mi sembri un po' troppo entusiasta. Io ho freddo, sono stanca, ho fame... e tra parentesi ti avverto che la dispensa non contiene che migliaia di scatole di fagioli..." Il tono sarcastico con cui pronunciava quelle parole non nascondeva affatto la realtà della loro situazione. "Andiamo, Scully... non credo che ti farai abbattere da queste sciocchezze...su! Allegra! Si comincia a lavorare!". Così dicendo mise sopra il tavolo un voluminoso incartamento. "Che cos'è?" chiese incuriosita Scully. "E' la ricerca di cui ti avevo parlato qualche sera fa, ricordi?" "E riguarda?" "I due scienziati che abitavano questa Base prima di noi. Guarda!" Mulder aprì il primo incartamento e Scully lo scorse velocemente. "Dunque, questo è George Shiltian, un geologo" commentò osservando il volto affilato da nazareno dell'uomo ritratto nella fotografia "29 anni, proveniente dal Wyoming, ha studiato al Keene College nel New Hampshire, con il professor Heinlow..." "...e qui la prima sorpresa" l'interruppe Mulder "il professor Heinlow è un discepolo di Charles Hapgood...ti dice niente questo nome?" "Hapgood...non è quel tale che avanzò quelle strane teorie sullo spostamento della crosta terrestre?" "Scully! Hapgood insegnava Storia della Scienza al Keene College, non era né un geologo né uno studioso di storia antica...ma credo che le generazioni future lo ricorderanno come l'uomo la cui opera minò le fondamenta della storia mondiale, e anche una parte consistente della geologia terrestre..." affermò vivacemente Mulder. "Se non ricordo male espresse nel 1953 una teoria geologica globale, che spiega in modo a dir poco fantasioso come e perché vaste parti dell'Antartico potrebbero essere rimaste sgombre dai ghiacci fino al 4000 avanti Cristo, insieme a molte altre cosiddette * anomalie * della scienza della Terra... Mulder, la scienza ufficiale ha sempre bollato come * fantascientifiche * le sue teorie..." "Ma nessuno è mai riuscito a dimostrare che si sbagliava!..." sorrise Mulder "...e per tua regola, lo stesso Albert Einstein fu tra i primi a riconoscere questo fatto... ha firmato persino la presentazione di un suo libro!...questo non lo sapevi, vero Scully?" concluse quasi gongolando. "Va bene...ma questo che c'entra con Shiltian? E poi qui siamo vicini all'Artico... ti ricordo che l'Antartico si trova al polo Sud!" ribatté Scully. "Che c'entra ancora non lo so...ma credo lo scopriremo presto... andiamo avanti, leggi il secondo fascicolo". "Ah! Una donna!... il secondo geologo era una donna... e carina anche...non pensi che possano essere fuggiti insieme nel tramonto?" lo sguardo ironico di Scully smentiva l'ipotesi sentimentale che aveva appena espresso. Mulder sbuffò. "Con gli stipendi da fame che avevano...quando gli arrivavano...non credo potessero permettersi più di una passeggiata sulla spiaggia, sempre che esistano spiagge in quest'isola..." "Uhm...che nome importante! Leda Clarcksville..." iniziò Scully. Mentre osservava attentamente il curriculum della studiosa, Mulder le fece notare che non si trattava affatto di una geologa, come avevano supposto. "Ha studiato fisica ed astrofisica al M.I.T., poi ha collaborato con lo Smithsonian di Washington, dove si è appassionata alla paleoastronomia. Questo l'ha portata a contatto con gli studi di Robert Bouval e Graham Hancock...che, guarda caso, furono fortemente influenzati nelle loro ricerche dall'opera di Charles Hapgood..." concluse quasi trionfante Mulder. "Bouval e Hancock ...altri due visionari, pseudo scienziati rinnegati da tutta la scienza ufficiale...giornalista l'uno, ingegnere l'altro...come si fa a dar credito a personaggi che girano il mondo facendosi pubblicità in dibattiti televisivi che finiscono sempre per perdere?" chiese Scully in tono sprezzante. "Scully...non è questo il punto! Il punto è..." "Il punto è: che ci facevano un geologo ed una paleoastronoma nel gruppo di ricerca del M.I.T. in quest'isola dell'Alaska, dimenticata da Dio e dagli uomini?". Mulder lanciò uno sguardo ammirato alla collega: come sempre aveva centrato il nocciolo della questione. Si alzò dalla sedia stirando i muscoli del suo lungo corpo e si avvicinò al forno a microonde. Premette il pulsante di avvio, poi si girò verso Dana che poté così vederlo in faccia. La barba di due giorni gli ombreggiava il viso, che mostrava segni di una grande stanchezza. "Hai centrato il problema Scully" le disse "questa è la domanda cui spero di dare una risposta nei prossimi due giorni..." "Non dimenticare che ci sono anch'io..." rispose Dana dolcemente "anch'io ho bisogno di una risposta, anche se forse...fare questo viaggio non è stata l'idea più brillante che io abbia avuto. Non voglio pensare alla reazione di Skinner quando verrà a saperlo..." "Non ti preoccupare, Scully" disse Mulder porgendole una tazza di brodo caldo estratta dal forno a microonde "gli dirò che ti ho rapita e costretta con la forza a venire con me...e mi aspetto che mi creda!" "Andiamo a dormire, Mulder, stai cominciando a dare segni di cedimento...e domani ci aspetta una lunga giornata. Buonanotte!" concluse Dana. Risciacquò velocemente la tazza nel minuscolo lavello d'acciaio, la ripose sullo scolapiatti e si avviò ad una delle due camere della zona notte. Qualche minuto dopo tutto era buio e silenzio. 28.11.1999 Washington D.C. - F.B.I. Headquarters Ufficio del vicedirettore Skinner 0:25 a.m. "Stai rischiando molto, Skinner" disse la voce beffarda che egli conosceva bene, appena alterata dalla linea telefonica. "Cosa vuoi ancora da me Alex?" chiese freddamente Skinner "tu lo sai che io ho tentato di fermarlo...non mi puoi dare la responsabilità delle azioni sconsiderate di Mulder!" La risata che lo raggiunse gli afferrò la bocca dello stomaco come una mano di ghiaccio. "Skinner, sei un uomo intelligente, ma ti facevo più furbo..." disse Krycek "La tua ingenuità può diventare un pericolo per me, ma può ritorcersi anche contro di te, non dimenticarlo" non rideva più ora e la sua voce aveva assunto il tono sprezzante che Skinner conosceva bene. "Dimmi cosa devo fare..." disse Skinner dopo qualche istante di silenzio che gli parve interminabile. E dentro di se si maledisse per la sua vigliaccheria: non sarebbe voluto giungere a questo...ma quell'uomo teneva letteralmente nelle proprie mani la sua vita. "Tu...ora non puoi più far niente" ridacchiò l'uomo al telefono "d' ora in avanti gestiremo noi la faccenda...ma tutto ciò che accadrà sarà colpa tua!". Si sentì un rumore. La comunicazione era stata tolta. Skinner scagliò lontano da se il ricevitore. "Maledetti..." mormorò. Sedette alla scrivania e cominciò a pensare febbrilmente: doveva poter fare qualcosa per avvertirli del pericolo...se solo avesse saputo dove rintracciarli! Improvvisamente parve avere un'idea. Rimise a posto il ricevitore, poi lo alzò e compose velocemente un numero. Umnak Island - Fox Islands, Alaska ore 7:30 a.m. Mulder era già in piedi da circa mezz'ora, quando Scully entrò nella piccola cucina della base, attirata dal profumo di caffè. "Buongiorno!" l'accolse sorridendo Mulder fermandosi ad osservarla "quello che non sono mai riuscito a capire delle donne è come facciano ad essere impeccabili all'alba..." Scully sorrise sarcasticamente, sedendo davanti alla sua tazza. "E' solo questo che non hai capito?...Mulder, ti rivelerò un segreto: se è così ne hai ancora di strada da fare...tu piuttosto, hai dormito bene?" gli chiese sorseggiando la bevanda bollente. "Vuoi dello zucchero? Purtroppo non c'è latte..." Mulder armeggiò per qualche secondo con il barattolo dello zucchero, poi sedette di fronte a lei. "Bene" riprese dopo qualche istante "pronta per una passeggiata salutare nel gelo della tundra delle Fox Islands?" "Confessa, Mulder" ribatté Dana "il tuo * ego * è immensamente gratificato dal nome di queste isole...anzi, ho il sospetto che tu abbia scelto di aprire quest'indagine principalmente per questo..." "Quando troveremo delle isole che si chiamino Dana o Scully... sarò ben lieto di venirci con te a risolvere qualche mistero..." "A proposito di misteri...ho una sorpresa per te * Fox *!" Mulder parve divertito nel sentirla pronunciare il suo nome e si chiese quale fosse la sorpresa misteriosa. Dana gli mise davanti un quaderno spiegazzato, evidentemente molto usato e riempito quasi completamente da una scrittura minuscola e ordinata. "Cos'è?" le chiese Mulder incuriosito. "E' il diario personale di Leda...l'ho trovato stanotte infilato tra il materasso e la rete del lettino. Evidentemente la perquisizione effettuata dai militari dopo la sua scomparsa non è stata molto accurata..." Scully cominciò a sfogliarlo velocemente, cercando il punto sul quale si era soffermata più a lungo durante la lettura. "L'hai letto?" chiese Mulder. "Si... grosso modo...non riuscivo a prender sonno, così...La mia ipotesi romantica non era tanto lontana dalla realtà, sai? I due effettivamente erano insieme da circa due anni...con qualche alto e basso...ma quello che è veramente interessante in questi scritti sono le considerazioni sulle ricerche che stavano svolgendo qui. Contrariamente a ciò che potrebbe sembrare ovvio, l'input per questa ricerca non è venuto dalla geologia, ma dalla paleoastronomia. Senti..." e Dana cominciò a leggere a voce alta: ...i giorni si susseguono tutti uguali: lavoro fisico e analisi dei dati. A volte mi chiedo dove ci porterà questo nostro cercare. Quella che era stata una mia intuizione basata sulle coordinate stellari ritrovate negli archivi dello Smithsonian, è diventata la * sua * ossessione: trovare le prove geologiche dello spostamento della crosta terrestre... "Ecco quindi cosa stavano cercando!" esclamò Mulder "la prova della teoria di Hapgood...beh, era verosimile pensarlo in effetti..." "Aspetta, leggi qui...dopo una serie di dati che al momento fatico ad interpretare, Leda comincia a raccontare una storia che a mio parere ha ben poco di scientifico..." Dana riprese la lettura dopo aver sfogliato una quindicina di pagine: ...che in un'epoca non precisata, fra 10.000 e 11.000 anni fa, le calotte polari erano molto più vaste e il livello del mare era di 36 metri più basso rispetto ad oggi, dato che una maggiore quantità d'acqua era accumulata nei ghiacciai. Fu in quest'epoca che alcune popolazioni dell'Asia attraversarono il ponte di terra coperta di ghiacci che, a quanto si pensa, esisteva fra quel continente e l'America, andando a popolare l'Alaska... "Nulla che io non sapessi, Scully. Questo si insegna fin dalle elementari..." esclamò nuovamente Fox interrompendola. "Non essere impaziente, ascolta adesso... Leda sostiene che lei e Shiltian avevano calcolato le coordinate stellari relative a 10.000 anni fa, scoprendo che in quell'epoca, a causa dell' inversione del campo magnetico della Terra, in realtà il Polo Nord aveva subito uno spostamento violentissimo ed era venuto a trovarsi in corrispondenza del Tropico del Cancro, in una posizione che ora corrisponde press'a poco alle isole Hawaii... di conseguenza..." "Di conseguenza anche il Polo Sud si sarebbe trovato a circa tremila chilometri più a nord, verso l'Atlantico..." intervenne Mulder "Ma non capisci Scully? L'ultima glaciazione, quella che investì l'Europa e il nord America in quel periodo, terminò bruscamente e inspiegabilmente...se avessero trovato le prove di questo bisognerebbe riscrivere quasi tutta la storia geologica della Terra!..." Scully osservò per qualche istante il volto animato del collega. Era certa che il cervello di lui stesse elaborando febbrilmente miriadi di dati, trasformandoli in una delle sue solite pazzesche teorie. "Ma ancora non sai che cosa ti aspetta!" pensò fra sé. Chiuse il quaderno. "Ora, Mulder, cerca di calmarti. A parte il fatto che finora nulla di ciò che ho letto e sentito sull'argomento mi ha fornito una prova incontrovertibile che dimostri scientificamente i fatti... il diario di Leda mi ha dato invece la prova che quei due avevano certamente subito un attacco collettivo di * isteria dell 'Artico *" "E su cosa intendi basare questa tua affermazione, Scully?". Invece di rispondere Dana aprì il quaderno sull'ultima pagina utilizzata e lo spostò verso Mulder, che lesse a voce alta ciò che vi era scritto: ...ancora non posso credere a ciò che abbiamo scoperto scavando nel terzo sito aperto da che siamo qui. E' qualcosa che va al di là delle conferme che George ha ottenuto riguardo la flora e la fauna subtropicali che popolavano quest'isola al termine dell' undicesimo millennio avanti Cristo...è qualcosa che, se confermato dalle traduzioni ( e non so proprio a cosa potremo far riferimento per tradurre quei segni incomprensibili ) darà a George la possibilità di vedere avvallate le sue teorie evoluzionistiche basate sull'invasione...Mi tremano le mani nello scrivere queste frasi, finora tutto era rimasto nel limbo di una teoria che, per quanto logica e consequenziale, sembrava pazzesca sia a me che a lui...ma ciò che abbiamo trovato laggiù potrebbe dimostrare che non ci sbagliavamo. Può essere pericoloso persino parlarne, persino scrivere di questo. Non abbiamo ancora detto nulla a Stenock...se non qualche accenno via radio. Spero che George non voglia tornare laggiù prima che l'elicottero ci raggiunga. Ho imballato tutto ciò che poteva essere trasportato. Ora non ci resta che attendere l'arrivo dei militari. Non voglio portare con me questo quaderno, potrebbe finire in mani sbagliate...e poi conto di tornare al più presto, per continuare la ricerca. Il testo si interrompeva a questo punto. Mulder alzò lo sguardo verso Dana e l'osservò per qualche istante in silenzio. Il volto di lei esprimeva perplessità, ma anche interesse, un interesse che, Mulder ne era convinto, riguardava il mistero sulla fine dei due scienziati più che la teoria sulla quale essi stavano lavorando. "Mi chiedo..." la voce di Dana interruppe il silenzio che si era creato "...cosa avessero trovato in quel sito. Se, come dice Leda, era così pericoloso persino parlarne...perché mai avranno deciso di tornarci un'ultima volta..." "Non è detto..." continuò Mulder "...può darsi siano stati uccisi da qualcuno che non voleva divulgassero la loro scoperta..." "No, ti prego...non essere paranoico come sempre. In realtà a me la soluzione sembra abbastanza semplice. Si sono persi, hanno vagato magari per ore senza riuscire a ritrovare la base...la neve li ha ricoperti...e i militari li hanno cercati senza troppa convinzione..." "Si sono persi in un territorio che a quanto pare conoscevano come le loro tasche essendoci vissuti per quasi tre mesi, un territorio ricco di punti di riferimento, alberi, rocce, rialzi montuosi e cespugli?...Io non ci credo, Scully. A te sembra plausibile?... e poi, non dimenticare le indicazioni che abbiamo ricevuto da Diana." Estrasse dalla tasca dei jeans la mappa dell' isola e lesse "...forme di non vita 2... secondo te cosa significa?" "Beh, a questo punto l'unico modo per scoprire la verità è andare a vedere...chissà che non abbia ragione io, almeno stavolta..." disse Scully alzandosi. "Sai cosa mi piace di te, Scully? Che afferri al volo tutte le occasioni che la vita ti offre...senza riflettere un attimo sulle conseguenze..." affermò beffardamente Mulder infilandosi i pesanti scarponi. "Se non stai zitto, ti farò fare tutta la strada da qui al sito numero tre a calci nel sedere!" scherzò Scully. Afferrarono i pesanti giubbotti di piuma e l'attrezzatura che nel frattempo Mulder aveva preparato, e uscirono. La bufera di neve sembrava essere calata di intensità, ma il vento continuava ad imperversare, ostacolando notevolmente la loro marcia. F.B.I. Headquarters - Washington D.C. Ufficio del vicedirettore Skinner 10:43 a.m. "Ho l'informazione che mi aveva chiesto, signore" la voce di Fowley, come un mormorio dall'altra parte della linea lo colse di sorpresa "Mulder e Scully si trovano nell'isola di Umnak, in Alaska, da circa un giorno e mezzo. La mia fonte non conosce le loro intenzioni, né ha saputo dirmi quando torneranno a Washington". "E' tutto?" chiese Skinner. "Per il momento è tutto, signore. La prego di comprendere...come lei ben sa sto correndo un grosso rischio mettendola al corrente..." La linea si interruppe bruscamente. Luogo imprecisato - Dintorni di Washington D.C. 10:45 a.m. (ora della costa orientale) Lo sguardo glaciale di C.G.B. Spender osservava la donna che deponeva il ricevitore con un gesto calmo e misurato. Diana si volse. Un sorriso le aleggiava sul volto. "Il ragno sta tendendo la sua tela" disse lentamente, avvicinandosi all'uomo che non l'aveva lasciata con lo sguardo "qualcuno farà delle indagini stamani..." "Sai che questo numero non può essere localizzato" rispose l'uomo "...e se anche fosse, ritengo che Skinner in questo momento abbia altro cui pensare" Diana gli tolse dalle mani il pacchetto di Morley, estrasse una sigaretta e l'accese. "Ora non ci resta che attendere...Skinner farà la sua mossa...Alex dovrà rispondere...cadranno entrambi nella nostra trappola" disse sorridendo. "...E nessuno dei due potrà muovere un dito...o sarà la fine per entrambi" concluse Spender "Krycek crede di poter giocare con me, ma questa è una partita troppo importante, non mi lascerò ricattare da lui...ho ancora un asso nella manica e saprò giocarlo al momento giusto". Diana lo prese sottobraccio. "Cosa intendi fare di Mulder?" gli chiese. "Al momento opportuno lo saprai" la fissò intensamente negli occhi "ti interessa ancora?" Diana distolse lo sguardo e non rispose. Umnak Island - Fox Islands ( Alaska ) 1:13 p.m. "168° 36' Ovest - 53° 48' Nord...ci siamo Scully, il GPS non sbaglia...siamo sul luogo del sito numero 3" "Mulder, se alzassi il tuo notevole naso da quell'aggeggio e provassi a dare un'occhiata al mondo reale, ti accorgeresti che qui...non c'è assolutamente niente!" sbuffò Dana spazientita "...una immensa distesa di un nulla più bianco di un lenzuolo, assolutamente intatto in tutte le direzioni..." Mulder non rispose e, deposto a terra lo zaino, ne estrasse due piccole pale. "Forza Scully, diamoci da fare..." piantò la lama di una pala sul terreno alla destra dello zaino "questo è il punto esatto...mi hai offerto il tuo aiuto, non ricordi? Ora è il momento di *scavare nel torbido *, ai salmoni ci pensi dopo..." E prese a spostare la neve con la pala. Scully sorrise rassegnata e non le rimase che imitarlo. Località sconosciuta 1:35 p.m. Controllò per l'ultima volta che tutte le parti dell'arma fossero ben dissimulate fra gli oggetti del suo scarso bagaglio, spense la luce ed uscì. Lungo il tragitto che lo conduceva all'aeroporto, Krycek riassunse mentalmente i termini del problema che si apprestava a risolvere: non poteva permettere che la scoperta di Shiltian e Clarcksville fosse divulgata...non prima almeno che egli potesse fare un tentativo di venderla a qualcuno che la sapesse apprezzare nel dovuto modo. "...Mulder non doveva entrare in possesso di quei dati, con Diana ero stato chiaro...ma ormai lei è compromessa, non mi devo più fidare...ormai ho scoperto il suo gioco: è sempre stata al soldo di quell'assassino, fin da quando lavorava con Mulder...ora devo assolutamente fare in modo che nessuno scopra come sono stati uccisi quei due...far intervenire i militari, due anni fa, è stata un'idea geniale, hanno ripulito il sito prima che George e Leda arrivassero a dargli un'ultima occhiata, ma non si sono accorti di ciò che vi lasciavano. Non mi sarà difficile finire il lavoro, adesso. Spero soltanto di arrivare in tempo...anche se dubito che Skinner attualmente abbia la forza per fare qualcosa..." Sogghignando estrasse dalla tasca interna del giubbotto il piccolo congegno elettronico. Impresse un lieve impulso e osservò le minuscole tacche aumentare in numero ed ampiezza...non troppo, però. A Skinner doveva restare un po' di vita, per conoscere la fine che si apprestava a far fare ai suoi * pupilli * fra i ghiacci dell'Isola di Umnak. "Fox Islands..." ridacchiò a voce alta "che nome stupido da dare a delle isole!!" F.B.I. Headquarters - Washington D.C. Ufficio del vicedirettore Skinner 1:35 p.m. Si piegò sulla scrivania all'improvviso, colto da un dolore insopportabile alla parte sinistra del torace. Il suo braccio destro annaspò alla ricerca del pulsante dell' interfono e, fortunatamente, lo trovò al terzo debole tentativo. Gocce di sudore gelido gli imperlavano la fronte e non ebbe la forza di rispondere quando sentì la voce di Kimberly. "Sì, signore?" Silenzio. Rotto da un rauco ansimare. "Signor Skinner? Ha bisogno di aiuto?" La voce di Kimberly tradiva una certa apprensione. Quando la porta dell'ufficio si spalancò, Skinner era già cianotico. Sentì, come una debole eco lontana, le urla concitate della sua segretaria che chiedeva aiuto. "Ha avuto un infarto, signore...si calmi ora, la portiamo immediatamente all'ospedale..." mani abili e veloci lo trasferirono dalla poltroncina ad una barella. Quando cercò di dire qualcosa agli infermieri del pronto intervento non gli uscì alcun suono dalla gola. L'ultimo suo ricordo fu il volto sfocato di Kersh, che lo osservava da dietro gli occhiali. Umnak Island - Fox Islands (Alaska ) 3:40 p.m. Sul volto di Scully s'era già disegnata un'espressione di trionfo, mentre osservava il broncio deluso del collega. "Hai visto?...sono due ore che scaviamo, ma non c'è assolutamente nien..." "Aspetta un momento, Scully!" la interruppe Mulder "ho urtato qualcosa..." Dana lo vide tastare delicatamente il terreno con la punta della pala. "Sembra legno...dai Scully, dammi una mano..." In breve, ai piedi di Mulder apparve un tavolato composto di assi. Dopo aver tolto sommariamente il piccolo strato di neve semighiacciata che lo ricopriva, i due si accorsero che celava un 'apertura nel terreno. Scully alzò lo sguardo: il silenzio che li circondava era, se possibile, ancora più profondo. Fino a poco prima c'era ancora il vento, si erano sentiti gracchiare dei corvi, e a tratti l'aria aveva portato fino a loro il rumore della risacca: evidentemente la costa non era molto lontana. L'unico suono che ora Scully sentiva era lo sbuffare di Mulder che, facendo leva con la pala, stava cercando di spostare le assi di legno. "Aspetta...hai letto il diario di Leda: secondo lei qui sotto c'è qualcosa di molto pericoloso...e poi, io non credo che dovremmo scoperchiare questo sito senza protezione..." esclamò, cercando di fermarlo. Mulder smise per un momento e si rialzò a guardare la sua collega: era molto pallida e i suoi occhi cercavano certo di comunicargli qualcosa... "Che ti succede, Scully? Non hai curiosità di sapere che fine hanno fatto Leda e George?" le chiese, tentando di spronarla. Ma Scully sembrava preda di un'inspiegabile paura. Continuava a guardarsi attorno, a cercare nel boschetto poco distante o nella distesa innevata che si stendeva alle loro spalle la conferma dei suoi timori. "Non so, Mulder...ho come il presentimento..." non riuscì a concludere la frase. Stette qualche attimo in silenzio, poi riprese a fatica. "Siamo soli...se ci succedesse qualcosa, noi non potremmo chiedere aiuto a nessuno..." "Abbiamo il telefono...su Scully! Non possiamo lasciare proprio adesso...qui sotto c'è la prova che stavamo cercando!" esclamò spazientito Mulder "se fai così, la prossima volta ti lascio a casa e vengo da solo a pescare i salmoni..." tentò di scherzare, per convincerla a superare il suo stato di ansia. Scully scosse il capo e sorrise, suo malgrado. "Tanto lo so che lo faresti, anche senza di me..." mormorò "e va bene...andiamo avanti..." Qualche istante dopo le assi erano state tolte. Ai loro piedi si apriva una buca scura, della quale la luce crepuscolare non permetteva di vedere il fondo. Mulder estrasse la torcia e cercò, con poco successo, di illuminare l'apertura. "Non mi resta che scendere..." disse "da qui non si vede niente...ad occhio dovrebbe essere abbastanza ampia da poter restare in piedi..." "Vengo con te" disse Dana "non me la sento di restarmene da sola qui fuori mentre tu..." Mulder assentì. Si calò nella fossa per primo, voltandosi ad afferrarla per aiutarla a scendere. Toccandola si rese conto che stava tremando, ma non disse niente. Accese la torcia e la puntò per un attimo sul viso pallido di lei, per accertarsi che non avesse bisogno d'aiuto, quindi s' incamminò cautamente nel cunicolo che gli si apriva davanti. I loro passi risuonavano stranamente sul pavimento del tunnel. "Sai? Ho la sensazione che sotto di noi ci sia uno spazio vuoto...anche abbastanza ampio, direi..." esclamò Fox continuando ad avanzare. Le pareti, a qualche passo dall'apertura, non mostravano più le irregolarità tipiche di uno scavo nel terreno. Erano formate di grosse pietre squadrate e sommariamente levigate, ma sovrapposte le une alle altre con maestria. Scully illuminò un tratto della parete alla sua destra. "Guarda, Mulder" sussurrò "le pietre sembrano incollate l'una all 'altra...non ti sembra una specie di...rivestimento?" "Uhm...già..." commentò Fox osservandole attentamente e passando un dito sulla loro superficie "strano...non sapevo che gli scavi geologici fossero così..." "Forse questo non è uno scavo geologico..." mormorò Scully fra sé. "Quelle pietre non sono state posate tre anni fa...secondo me sono un po' più antiche..." commentò Mulder continuando ad avanzare. "Ma da chi sono state messe?...Leda non dice niente di tutto questo..." "Probabilmente fa parte del mistero" rispose Mulder. Avanzarono fino al termine del lungo cunicolo, dove si apriva davanti a loro il vano di una stretta scala in discesa. Mulder era davanti e scese chinando un poco la testa perché il soffitto della scala era molto più basso. "Fa' attenzione Scully, è molto ripido e scivoloso..." Scesero una decina di gradini, sui quali vi era un sottile strato di fanghiglia. "Forse George e Leda hanno dovuto liberare la scala dal fango..." affermò Scully. Man mano che procedeva nella discesa, l'ansia di cui era preda s' intensificava sempre più, ma cercava di farsi forza dando ogni tanto un'occhiata alla schiena di Mulder. Sapendolo davanti a sé, sentendolo parlare, trovava come sempre in lui la motivazione per andare avanti. Quando finalmente la scalinata terminò, Mulder si girò a guardarla. "Sei sicura di star bene Scully? Sei molto pallida..." "Sto bene...sto bene..." Dana ripetè due volte la risposta per tranquillizzarlo "andiamo avanti..." Cominciarono a passare sistematicamente il raggio della torcia sulle pareti, a destra e a sinistra. Inserite nella parete di fondo della grande camera sotterranea c' erano due grandi lastre grigie, sulle quali erano iscritti, in file regolari come i pezzi di una scacchiera, centinaia di stranissimi geroglifici. "Guarda, Scully!" la voce di Mulder rimbombava nello spazio vuoto "ti ricorda qualcosa?" "Sembrano dei glifi maya...ma che ci faranno, qui?" Raffiguravano facce, mostruose e umane, insieme a un bestiario di contorte creature mitiche. "Che cosa vorranno dire?" mormorò Scully cui la vista di quegli strani segni aveva fatto per un attimo dimenticare l'ansia che l' attanagliava. "Non ne ho la più pallida idea" rispose Mulder avvicinandosi alla parete per osservare meglio "sembrano incise...con segno nettissimo, non si notano scalfitture...l'artista che ha fatto questo lavoro, o disponeva di uno strumento di precisione o era particolarmente bravo..." "Mulder...vieni qui!" la voce di Scully rivelava una certa urgenza ed egli andò verso la parete di sinistra. La lastra grigia che si trovava ora di fronte a Dana era di forma rettangolare come le due precedenti, ma c'era una differenza importante: la scena scolpita in questa era di natura totalmente diversa. "Anche qui...niente scalfitture...sai, sembra quasi * impressa * sulla pietra..." mormorò Mulder "non ci giurerei ma...a me pare una specie di..." "Carta geografica? Sì, ma...di quale luogo?" Scully si allontanò dalla parete di scatto, come ne fosse respinta. "Non lo so..." rispose Mulder che non s'era accorto del turbamento della collega e continuava affascinato ad esaminare il disegno che aveva davanti "suppongo che, per rispettare la legge della simmetria, ci sarà una quarta lastra sulla parete di destra, chissà che cosa...Scully! Che ti succede?" Dana era immobile in mezzo alla stanza, lo sguardo fisso a terra davanti a sé, illuminava uno strano pezzo di pietra che affiorava dal pavimento ai suoi piedi. Quando si sentì chiamare si voltò verso di lui. "E' una testa di pietra...sembra parte di una statua, ma il resto del corpo dove sarà?" così dicendo cominciò ad esplorare il pavimento alle proprie spalle, finché intravide una forma scura a qualche metro. "Là, Mulder..." Egli si avvicinò a quella forma che nessuno dei due poteva aver visto prima, in quanto entrando si erano tenuti accanto alla parete di destra. Lo vide chinarsi e lo sentì soffocare un'esclamazione. "Che cos'è?" gli chiese avvicinandosi a sua volta, ma non ci fu bisogno di una risposta "oh, mio Dio..." "Abbiamo ritrovato George Shiltian..." Mulder si rialzò e, dopo una breve esplorazione alla luce della torcia, anche un secondo cadavere emerse dal buio "...e qui c'è anche Leda Clarcksville" Dana appoggiò a terra la grossa torcia in modo che illuminasse la scena e, senza fare commenti, aprì lo zaino, estrasse un paio di guanti e cominciò un esame preliminare dei due corpi. Mulder si volse nuovamente verso il centro della stanza ed esaminò più attentamente la testa di pietra. Si trattava di una testa a grandezza naturale. Il volto ovale era scolpito in modo stilizzato ed era incorniciato da uno strano copricapo che l'avvolgeva completamente. Sopra il viso sporgeva una specie di frontale triangolare che gli ombreggiava gli occhi, profondamente incassati e privi di sopracciglia. Sul mento aveva una specie di paracolpi, come quelli dei giocatori di football e, ai lati del capo, si potevano chiaramente distinguere due * cuffie * profondamente incise da una forma a spirale. "Scully... che te ne pare?" la sua voce interruppe il cupo silenzio nel quale erano immersi da qualche minuto. "Non lo so, Mulder...è tutto piuttosto strano...hai trovato la quarta lastra?" gli chiese riponendo alcune provette nello zaino. Gli si avvicinò e, arrivando al suo fianco di fronte alla testa di pietra, si sentì improvvisamente percorrere da un brivido violentissimo. Dovette appoggiarsi al suo braccio per non cadere e lui finalmente si accorse del suo stato di estrema tensione. "Non è niente..." gli disse Dana prevenendo la sua domanda "ho perso l'equilibrio per un attimo..." Mulder continuava a passare la luce della torcia sulla parete di destra e finalmente individuò la quarta lastra: era coperta da cima a fondo di segni minuscoli raggruppati ed inquadrati a terzine, quartine e cinquine all'interno di rettangoli disposti sia in senso orizzontale sia verticale. Scully si avvicinò, vincendo la paura di provare nuovamente quella specie di scossa...continuava ad avvertire brividi diffusi, come se fosse percorsa da scariche intermittenti di corrente elettrica. "Questi sembrerebbero numeri...ma non riesco a ricordare nulla di simile..." disse illuminando ora una porzione ora l'altra della lastra "è una scrittura strana...sembra più arcaica di qualsiasi altra scrittura conosciuta..." Mulder stava pensando. Osservandolo, le sembrava di poter quasi sentire il suo cervello elaborare i pensieri ad una velocità pazzesca, per cui non si meravigliò quando, dopo un lungo silenzio, le si rivolse con il solito: "Supponi, Scully...che questi numeri siano...coordinate stellari...ti ricorda niente?" "No...no Mulder...non puoi crederlo sul serio..." rivolse un cenno alla parete "come puoi affermare una cosa simile se non sappiamo nemmeno di che scrittura si tratti...io ho ipotizzato che fossero numeri solo perché sono ordinati in modo ritmico...ma potrebbero essere qualsiasi cosa, anche intervalli musicali o...la ricetta di un piatto elaborato..." "Ma se fossero coordinate stellari..." insisté Fox "tutto sarebbe coerente... Leda era una paleoastronoma, potrebbe aver scoperto qualcosa di straordinario...forse la prova di quell'invasione dallo spazio che si suppone abbia dato origine alla vita sulla terra..." "No, non ci casco, Mulder..." ribatté decisamente Scully "non ti permetto di fare ipotesi strampalate...non prima di aver analizzato con calma tutto ciò che si trova qui sotto...per prima cosa la causa della morte e dello straordinario stato di conservazione di quei cadaveri..." e poiché Mulder continuava a guardarla in silenzio, proseguì "ora ritorniamo alla Base...riordiniamo le idee...cerchiamo altri dati e poi, solo allora, ti permetterò di esporre le tue teorie..." Raccolse lo zaino e la torcia che era ancora a terra accanto ai cadaveri, e s'avviò alla scala che s'intravedeva nella penombra. "Dovremo chiamare la scientifica...per i rilievi del caso, prima di spostare i corpi " disse passando accanto alle due forme scure sul pavimento. "Aspetta, Scully, fammi luce, voglio scattare delle foto..." esclamò Mulder come se solo allora gli fosse venuto in mente. Estrasse la polaroid e cominciò a scattare. "Sai Scully..." le disse quando ebbe finito "non riesco a capire il tuo nervosismo...in fondo, fare l'Indiana Jones non è male..." "Sono nervosa perché temo che una grossa pietra rotolante scenda da quella scala..." riuscì a rispondere a tono Scully "e poi...odio i serpenti..." Finalmente cominciarono a salire i gradini, lentamente e con cautela. Luogo imprecisato - Dintorni di Washington D.C. 6:25 p.m. "Va bene...hai fatto un ottimo lavoro... non ce ne dimenticheremo, puoi starne certo" Con un sorriso beffardo, C.G.B. Spender portò alle labbra l' ennesimo mozzicone di sigaretta tenendolo tra il pollice ed il medio della mano sinistra. Aspirò ed emise un lungo sbuffo di fumo azzurrognolo con evidente soddisfazione. Poi si voltò verso la donna che dormiva raggomitolata sul comodo divano rosso e la contemplò per qualche istante prima di svegliarla. "Il nostro contatto ci ha fornito la conferma...ciò che avevamo previsto si è verificato..." il sorriso di lui si fece più ampio "Skinner è ricoverato al North Georgetown University Hospital...infarto...Alex ha preso il volo per Anchorage...ora non ci resta che attendere..." Diana si sollevò lentamente a sedere. "... attendere, come il ragno al centro della sua tela..." mormorò "...soli, ad attendere la preda più succulenta..." "Non ti preoccupare, Diana, il nostro piano sta funzionando perfettamente..." "E... se qualcosa andasse storto? Se Mulder non..." Ma la domanda cadde in un silenzio sornione e ovattato. Umnak Island - Fox Islands ( Alaska ) 7:15 p.m. L'acqua bollente della doccia sembrò per un attimo riuscire a scacciare il gelo che Dana sentiva fin dentro le ossa: fortunatamente la Base, per altro disadorna e piuttosto squallida nel suo insieme, era fornita di qualche comodità. Dopo aver richiuso alla meglio il sito, circa due ore prima erano tornati indietro, carichi di dubbi e di silenzi. Nessuno dei due aveva detto una sola parola. Immersi ognuno in pensieri che esitavano a prendere forma, in parole che ciascuno aveva paura a pronunciare. Scully si sentiva stremata. La strana ansia che l'aveva presa non si era ancora dissolta. Uscì dall'angusta cabina, avvolta nell'asciugamano, e lasciò che il vapore si condensasse sulla superficie del piccolo specchio: non voleva vedersi, non voleva che il suo sguardo riflesso nello specchio le dicesse alcunché. Non ora. Non dopo quello che aveva visto. "Scully?" la sua voce sembrava venire da profondità inespresse "...ti senti bene?" "Esco subito!" Mulder era fuori, in attesa. Si rivestì velocemente. Per fortuna la sua vecchia tuta da allenamento, quella che aveva usato tante volte a Quantico, era sufficientemente morbida e calda. Si passò velocemente una mano sulla fronte: qualche brivido ancora le percorreva il corpo, temeva di avere la febbre. "Scusami, Mulder" gli disse uscendo "non...riuscivo a scaldarmi..." "Sei sicura di star bene?" Mulder la scrutò per qualche secondo, evidentemente preoccupato. "Sì, sto bene, ho solo...forse ho preso freddo...non è niente" "C'è del tè caldo in cucina. Ti raggiungo in un attimo" Mulder entrò nel bagno e dopo qualche secondo lo sentì armeggiare con il miscelatore. Quando la raggiunse nella zona giorno della base Scully aveva davanti a sé, sparse sul tavolo, tutte le foto che lui aveva scattato con la polaroid e sembrava immersa in profonde riflessioni. Inforcati gli occhiali, stava esaminando attentamente le immagini quasi volesse scolpire nella propria mente i particolari di ogni soggetto. Sentendo Mulder avvicinarsi alzò lo sguardo. "Dobbiamo parlarne, credo" affermò "e, se vuoi conoscere la mia opinione...beh, stavolta temo proprio di non averne. Sono talmente stanca che il mio cervello si rifiuta di elaborare qualsiasi teoria. Perciò...sono pronta ad ascoltarti...parla!" "Se vuoi possiamo rimandare a domani mattina...ti confesso che anch 'io sono un po' confuso...ho bisogno di più tempo per rielaborare" così dicendo Mulder raccolse dal mucchio una foto e la porse a Scully "...questo, ad esempio. Questa testa di pietra non assomiglia a nessun'altra testa di pietra paleoamericana che io ricordi...né ad altre...ma non sono un esperto. Dovremo consultare qualcuno che possa fornirci dei dati al riguardo..." "E non solo a proposito di questa scultura, Mulder. Il mistero più grande restano i due corpi che abbiamo trovato..." Scully cercò tra le altre le foto di George Shiltian e Leda Clarcksville e le pose davanti a sé, osservandole per un lungo istante in silenzio. "Avrei voluto più tempo..." mormorò quasi fra sé "...i campioni che ho prelevato non sono probabilmente sufficienti a darmi la causa della loro morte...è incredibile lo stato di conservazione dei tessuti! Dopo due anni là sotto dovrebbero essere stati, nella migliore delle ipotesi, almeno mummificati...invece...Mulder ti assicuro che ad un primo esame, se non avessi conosciuto la loro storia, avrei detto che erano morti da non più di ventiquattr' ore..." esclamò infine voltandosi verso di lui, che in silenzio l' osservava. Anche il viso di Mulder esprimeva tutti i dubbi e le perplessità cui le ultime parole di Dana avevano finalmente dato corpo, assommate però ad altre riflessioni ancora inespresse. "A che stai pensando, Mulder?" Gli parve in quel momento fragile, piccola, anche se sapeva perfettamente che, nel suo caso, l'apparenza era totalmente ingannevole. Lo sguardo di lei l'interrogava silenzioso. Sapeva che era pronta, nonostante la stanchezza, ad affrontare una lunga discussione. C'erano in lei una forza di volontà ed una tenacia pari per lo meno alla sua: era l'unica donna che fosse riuscita a tenergli testa, ad opporre alle sue ipotesi fantasiose, senza per questo smettere di rispettarne i presupposti, una concreta e precisa razionalità scientifica. Ma il suo viso, ora smunto ed affilato, in cui gli occhi apparivano ancora più grandi, era capace a volte di tali espressioni di tenerezza...e quando sorrideva sembrava illuminarsi... "E' meglio dormire un po'..." le disse sorridendo stancamente "...quando saremo più riposati riacquisteremo la lucidità che appare necessaria per...affrontare tutto questo...e altro ancora..." "Hai ragione" sospirò Scully. Non disse altro, con grande sorpresa di Mulder che, dopo averla salutata, la vide avviarsi quasi strascicando i piedi verso la zona notte e chiudersi in camera. Dopo qualche minuto si alzò e la seguì. Passando davanti alla sua porta chiusa mormorò: "Buona notte Scully", quindi andò a letto. 29. 11.1999 Aeroporto internazionale di Anchorage ( Alaska) 3:50 a.m. Era stanco per il viaggio, ma l'adrenalina che sentiva scorrergli nelle vene compensava qualsiasi stanchezza. Doveva far presto...presto... Mulder certamente era già arrivato al sito numero tre e stava per scoprire ciò per cui era giunto fin lì. Alex non poteva permettere che questo accadesse. Aveva mentito, ucciso, violato quasi tutte le leggi federali, per evitare che un pazzo mandasse all'aria il suo affare più colossale. I suoi contatti mediorientali premevano per concludere. L'offerta che aveva ricevuto non ammetteva ripensamenti. Avrebbe dovuto uccidere ancora una volta. "Mi spiace, signore!" disse l'impiegato "fino a domani pomeriggio non sono previsti collegamenti con la Base aerea militare di Akutan. C'è un solo volo civile verso la Base, alle 2: 50 p.m.; in altro modo non è possibile raggiungerla. I militari hanno secretato lo spazio aereo sulle Aleutian, per ovvi motivi strategici, fin dagli anni cinquanta..." Alex non ascoltava più le spiegazioni che gli erano fornite con dovizia di particolari dal loquace dipendente dell'aeroporto... "dodici ore...dodici intere ore ad aspettare senza poter fare nulla...ho perso troppo tempo con Skinner...avrei dovuto agire senza avere troppi scrupoli..." Luogo imprecisato - Dintorni di Washington D.C. 5:55 a.m. "Alex è bloccato ad Anchorage" disse espirando una nuvoletta grigia "abbiamo ancora dodici ore di tempo per fermarlo. Avevo previsto il suo passaggio e il mio informatore mi ha avvertito non appena è sbarcato. Ma, per nostra fortuna, dovrà attendere fino ad oggi pomeriggio per poter trovare un volo verso la Base militare di Akutan. Quindi...abbiamo tutto il tempo per raggiungerlo...e neutralizzarlo." "Ti brucia proprio che Alex riesca a vendere il nostro segreto, vero?" chiese ironicamente Diana "non hai mai pensato di fare un accordo con lui? Se unissimo le nostre forze...come un tempo...ne trarremmo vantaggio tutti." "Dopo il suo ultimo tradimento, è la persona che meno vorrei vedere coinvolta nel Progetto finale. Krycek è solo un mercenario, un assassino avido e senza scrupoli..." Il volto di C.G.B.Spender si contrasse in una smorfia di puro odio "...potrebbe mandare all'aria tutto ciò per cui ho lavorato negli ultimi cinquant'anni, con sacrificio e abnegazione, solo perché ciò che gli offro non basta a soddisfare la sua avidità. No, Diana, dovremo agire da soli. Quello che Shiltian e Clarcksville hanno portato alla luce è l'anello mancante della nostra procedura. Ero riuscito a salvaguardare quei dati per tutto questo tempo, con l' intenzione di utilizzarli quando sarebbe stato il momento giusto. Tu sai che * ora * quel momento è giunto: quando Mulder entrerà in contatto con quella fonte di energia sapremo..." "Hai intenzione di inviare una squadra?" gli chiese Diana. C.G.B.Spender attese un istante prima di risponderle. "No, dovrai occupartene tu." "Perché io?" "Tutto sta per accadere, Diana...non posso permettermi un solo errore e tu sei l'unica di cui mi fidi, al momento." Il volto della donna non tradì nessuna emozione. Impassibile, come sempre, annuì e si diresse verso l'uscita. "Come farò ad arrivare ad Anchorage?" "Tieni acceso il cellulare mentre vai a casa a fare i bagagli...tra cinque minuti avrò le disposizioni. In bocca al lupo" Senza dire altro Diana uscì. Quando la porta si fu richiusa, sulle labbra dell'uomo si disegnò un sorriso. Umnak Island - Fox Islands ( Alaska ) 3:55 a.m. Lo svegliò all'improvviso un tramestio. Nella zona giorno la luce era accesa. Scully era seduta al tavolo della cucina, davanti al portatile acceso, e stava battendo velocemente sui tasti, concentrata ed immersa totalmente in ciò che stava facendo. "Non riesci a dormire?" mormorò Mulder avvicinandosi alle sue spalle. Dana parve non aver sentito, ma qualche istante dopo si girò verso di lui. "Ho riposato abbastanza" gli disse "non posso perdere tempo...devo analizzare la situazione subito, prima che ci sfugga di mano" "Cosa non ti è chiaro, Scully?" chiese Mulder osservandola. C'era qualcosa che gli sfuggiva nell'atteggiamento di Dana. Fin dall' inizio si era mostrata interessata e curiosa riguardo al caso, come sempre. Pur non riconoscendolo come un X-File, aveva accettato di affrontarlo con il solito scetticismo e con la solita dose di ironia. Ma, da quando avevano scoperchiato il sito numero tre, anzi, forse da prima, aveva cominciato a manifestare una sorta di ansia...qualcosa che le impediva di essere la solita Scully: efficiente, razionale, impavida. Sembrava quasi aver fretta di concludere...sembrava volesse allontanarsi al più presto da qualcosa...o da qualcuno. "Perché mi stai fissando?" gli domandò, poi, senza attendere la sua risposta gli indicò lo schermo del computer "...guarda...ho fatto qualche ricerca." Mulder avvicinò la sedia a quella di lei e sedette al suo fianco. "Innanzitutto ho inviato la foto della testa di pietra ad una mia ex compagna di scuola che lavora al British Museum...a quest'ora, tenuto conto del diverso fuso orario, dovrebbe essere ancora in ufficio e l'ho pregata di controllare se fra i pezzi della sezione archeologica esiste qualcosa di simile..." cominciò Dana animandosi nella spiegazione "...poi ho contattato Danny, a Washington, e l'ho pregato di inviarmi gli screening clinici di Shiltian e Clarcksville: nei fascicoli relativi alla presunta morte dei due, dovrebbero esserci anche i dati medici che consentano il riconoscimento dei corpi...spero mi siano utili per confrontarli con i risultati delle analisi che intendo fare tra poco sui campioni che ho prelevato..." "E per quanto riguarda il resto?" l'interruppe Mulder indicando le altre foto che erano sparse sul tavolo. Scully raccolse lentamente le immagini e le guardò, una alla volta. "Non so...questo è...qualcosa a cui non ero preparata...certo non mi aspettavo di trovare una cosa simile in uno scavo geologico" lo guardò negli occhi per un istante come per cercare una conferma che i suoi dubbi erano condivisi "tutti quei segni alle pareti della stanza...sembrano quasi una scrittura, ma non mi pare di ricordare nulla di simile...e poi i volti che vi sono disegnati...gli animali non somigliano che vagamente a qualche animale attualmente esistente... e quella mappa...non rappresenta nessuna delle terre emerse che io conosca...tutto questo sembra provenire da un passato talmente lontano che non ne è rimasto neppure il ricordo..." "Non su questo pianeta...in ogni caso dobbiamo essere molto cauti nel divulgare queste informazioni." Mulder si alzò e prese a camminare attorno al tavolo con le mani affondate nelle tasche dei calzoni, lo sguardo febbrile puntato al pavimento. Pensava il più velocemente possibile. "E se provassimo a inviare tutto a Frohike? Lui, Byers e Langly sono gli unici di cui possiamo ancora fidarci..." Scully annuì. "Fallo tu, per favore" disse alzandosi per lasciargli il posto "Io intanto comincio a sistemare il laboratorio per effettuare le analisi dei campioni che ho prelevato...ah, dimenticavo di dirti che ho anche provato a chiamare Skinner...ma non era in ufficio. Riproverò più tardi..." Mulder alzò di scatto la testa. "Skinner? Perché volevi chiamare Skinner?" "Beh, abbiamo ritrovato i corpi dei due scomparsi, no?" rispose Dana "questo giustifica l'apertura del caso...e ci risparmierà un' altra lavata di capo quando torneremo a Washington" "Come sempre hai ragione..." esclamò Mulder "Ah, Scully...se non ci fossi tu..." concluse prendendola in giro. "Non abituartici troppo...una volta o l'altra potrei anche mandarti al diavolo...e lasciarti solo a combattere contro i mulini a vento..." gli rispose Dana dall'altra stanza. "Non riuscirei a sopravvivere un solo secondo senza di te..." pensò Mulder, guardandosi bene dall'esprimere a voce alta i propri pensieri e cominciando a passare nello scanner le prime due fotografie. North Georgetown University Hospital - Washington D.C. Reparto di unità intensiva coronarica 7:40 a.m. La voce gli giungeva da lontano, falsata dallo strato di ovatta con cui gli avevano fasciato il cervello. Non la riconosceva. Sembrava quella di una donna. Forse Scully? "Signor Skinner?...mi sente signore?" Kimberly gli si avvicinò, sperando che aprisse gli occhi e la riconoscesse "i medici dicono che si rimetterà presto...deve guarire, signore, ci sono tante cose in sospeso..." Skinner aprì faticosamente gli occhi e provò inutilmente a mettere a fuoco la figura sfumata che aveva davanti. I capelli erano... "Ah!...Kimberly...è lei..." sussurrò e la voce gli uscì debole e impastata "...che...che ore sono?" La ragazza diede un'occhiata all'orologio sulla parete. "Tra venti minuti saranno le otto... è rimasto fuori combattimento per quasi venti ore...adesso come si sente?" Skinner non rispose. Si sentiva come se quattro picchiatori lo avessero sballottato per un intero pomeriggio...e non era piacevole da descrivere. "Lei...è stata qui per tutto questo tempo?" "Io...beh, sì signore...non c'era nessuno che potesse..." Kimberly sembrava imbarazzata e non concluse la frase. "Vada a casa...sono in buone mani, adesso sto molto meglio..." mentì Skinner "e poi...preferisco che lei torni in ufficio...ha avuto notizie da Mulder?" "No, signor Skinner, non sapevo fosse fuori..." rispose la segretaria "devo rintracciarlo?" "No!...no, potrebbe essere pericoloso..." l'interruppe il vicedirettore "piuttosto resti in attesa di sue notizie...e mi avverta immediatamente" Kimberly gli posò per un istante una mano sulla spalla, poi con un cenno di saluto s'avviò verso il corridoio. "Kimberly..." la richiamò con un filo di voce Skinner "...grazie...di tutto..." La ragazza sorrise e scomparve dietro l'angolo della porta aperta. Umnak Island - Fox Islands ( Alaska) 6:10 a.m. "Scully! Svegliati! Sono arrivati i dati che avevamo richiesto...". Una mano la scuoteva dolcemente, ma non era la mano di sua madre...aprì gli occhi e incontrò lo sguardo di Mulder che brillava di un'eccitazione repressa a fatica. S'era inginocchiato davanti alla sua branda e da qualche minuto la stava osservando dormire profondamente. Gli era mancato il coraggio di svegliarla un'ora prima, quando le risposte che cercava si erano delineate, ancora confuse, nella sua mente leggendo i messaggi di Frohike che erano stati i primi ad arrivare. Ma adesso...il quadro si era completato. Tutti i pezzi del puzzle erano al loro posto...per lo meno la maggior parte di essi...ma aveva bisogno di lei. Doveva sapere cosa aveva ucciso i due scienziati...prima di trarre le conclusioni che sperava definitive. "Ch..che cosa?" balbettò Scully ancora insonnolita "...quali messaggi?..." Mulder le passò davanti al naso la tazza di caffè che le aveva portato. "Colazione a letto!..." esclamò allegro "...e poi non dire che non ti vizio!" Dana si mise a sedere e sorseggiò con calma il caffè, cercando di connettere. La testa le girava e sentiva una strana debolezza per tutto il corpo...ancora quella strana sensazione, le sembrava di avere la febbre. "Sicuramente è solo stanchezza...e fame...non mangio da ieri mattina!" pensò, ma questo non le fu di consolazione, e poi il solo pensiero del cibo le provocava una forte sensazione di nausea. Mulder era scomparso in cucina e lo sentiva trafficare con piatti e posate. "Hai fame?" le chiese, alzando la voce per farsi sentire. Quel suono era veramente fastidioso...le penetrava nel cervello...come una stilettata. "No, non ho fame..." rispose quasi sottovoce Scully raggiungendolo "ti prego, non parlare a voce alta...ho...ho mal di testa" Mulder alzò gli occhi dal piatto che stava finendo di vuotare e la vide alla luce del neon. Il volto era pallidissimo e due profonde occhiaie bluastre le cerchiavano gli occhi, il cui brillare non era dovuto ad uno stato d'animo, non in questo momento. Si alzò e le si avvicinò premurosamente. "Ti senti bene?" le chiese scrutandola "forse è meglio se ti sdrai di nuovo e riposi ancora qualche ora..." "No..." rispose stancamente Scully "è solo un po' di stanchezza. Berrò una tazza di tè e finiremo il lavoro che abbiamo cominciato...quindi torneremo a Washington..." "Come vuoi..." affermò Mulder, sollevato solo in parte dalla sua risposta "allora è meglio cominciare subito..." Liberato velocemente il tavolo, avvicinò a Scully il computer e cliccò. Il primo messaggio era da parte di Frohike e riguardava la serie di fotografie della stanza sotterranea. << Salve Mulder! Eccomi qua con alcuni dei dati che mi avevi richiesto. Non so come tu sia venuto in possesso di quelle fotografie e mi devi promettere l'esclusiva nel caso tu decidessi di pubblicarle. A quanto mi hai detto si tratta di una serie di quattro lastre: dalle immagini e dalla tua descrizione ho potuto dedurre che il materiale di cui sono fatte è * mica *. La mica è un materiale non uniforme, di solito contiene tracce di elementi di altri metalli e ciò dipende dal tipo di formazione rocciosa nella quale si trova. Normalmente contiene potassio e alluminio e anche, in quantità variabili, ferro, minerali ferrici e ferrosi, magnesio, litio, manganese e titanio...>> "Non mi sembra che la mica sia un materiale adatto a...rivestire le pareti o a fare pannelli decorativi.." affermò Scully leggendo attentamente lo scritto. "In effetti sembra anche piuttosto difficile da lavorare...o da incidere...essendo in lamine si sfalda facilmente" "Perché mai i costruttori di quella stanza avranno usato proprio quel materiale?" si chiese nuovamente Scully. "Forse la risposta potrebbe essere nelle proprietà della mica..." aggiunse Mulder "possiede caratteristiche tali da essere adoperata nella costruzione dei condensatori...è un ottimo isolante termico ed elettrico...è opaca ai neutroni veloci e può funzionare da moderatore nelle reazioni nucleari..." Scully lo guardò ammirata. "Come sai tutte queste cose?" "Ho sintetizzato il messaggio di Frohike...perciò ti puoi risparmiare la lettura del resto...invece" rispose sorridendo "a mio parere è molto interessante ciò che ha trovato Byers, leggi qui..." Sullo schermo fece scorrere velocemente un altro messaggio, fermando il cursore su alcune righe che evidenziò: <<...gli elementi in tracce del Tempio della Mica di Teotihuacan indicano che le lamine rinvenute sotto il pavimento appartengono a un tipo che si trova solo in Brasile, a circa tremiladuecento chilometri di distanza...>> "Capisci, Scully?" riprese Mulder dopo che Dana ebbe finito di leggere "Il quesito è proprio questo: perché i costruttori di quel tempio avevano bisogno proprio di * quel * tipo di mica? Anche in Messico esistono varietà di quella sostanza...avrebbero potuto facilmente reperirla con meno fatica e minor spesa dalle loro parti, non credi?" "Già..." confermò Scully, perplessa. Non si sentiva affatto bene. La testa continuava a farle male e sentiva che la spossatezza stava per sopraffarla. Ma non voleva cedere: ormai era affascinata dai molti misteri che quel caso aveva aperto e...voleva capire dove sarebbe andato a parare il suo collega. Si alzò e prese a camminare lentamente per la stanza, pensando che il movimento l'avrebbe scossa da quello stato di torpore doloroso. Mulder continuava ad illustrarle i risultati delle ricerche dei suoi amici, parlando animatamente. Scully s'accorse di non riuscire a seguire completamente il filo dei suoi discorsi. Le arrivavano all'orecchio, per quanto si sforzasse, solo spezzoni di frasi che non riusciva a collegare in modo logico... "...utensili di pietra risalenti al 25.000 a.C....nello Yukon, in Alaska...resti umani e manufatti attribuiti in modo attendibile a 12.000 anni prima di Cristo...fu allora che i ghiacciai del Wisconsin, tutti insieme, iniziarono a sciogliersi...eruzioni vulcaniche...inondazioni immense...due scheletri di balena sulle Montagne rocciose..." "Frena, Mulder..." esclamò sedendo di nuovo accanto a lui "fammi capire bene...tu sostieni che George e Leda in quella camera sotterranea avrebbero trovato la prova di tutto questo?...e su cosa baseresti questa tua teoria? Lì sotto non abbiamo trovato che una testa di pietra...quattro lastre incise su un materiale sconosciuto...e due cadaveri, dei quali dobbiamo ancora scoprire le cause della morte..." "Una prova c'è..." insisté Mulder e le indicò la schermata del computer che stava osservando. "Ma...sembra la mappa disegnata sulla terza lastra!" esclamò Scully cui la sorpresa aveva per un attimo fatto mancare il fiato "dove...chi te l'ha mandata?...non sembra incisa nella pietra...da dove proviene?" "Ce l'ha mandata la dottoressa Abukian...dal British Museum...dal tono del suo messaggio sembrava estremamente eccitata dalla nostra scoperta..." "Vivian..." disse Scully sorridendo "...ti piacerebbe, sai Mulder? Ha il tuo stesso modo di affrontare i misteri insoluti...non per nulla, pur essendo uno dei più quotati paleografi al mondo, non è mai riuscita ad andare più in là di un seminterrato polveroso, colmo di scartoffie e di strane scritture..." "E' bionda o bruna?..." chiese Mulder con interesse. "E' felicemente sposata da cinque anni...ed ha uno splendido bambino..." ribattè stancamente Scully "ma torniamo alla mappa: è molto antica?" "Secondo la tua amica questa mappa risalirebbe al 1513...quindi un periodo storico piuttosto recente, epoca di grandi esplorazioni e scoperte...fu disegnata da un uomo chiamato Piri Ibn Haji Memmed, conosciuto come Piri Re'is, ammiraglio della marina Turca. Questo è solo un frammento, l'unico che ne rimane, ed è conservato in un museo di Ankara." "Allora...anche la mappa incisa risale allo stesso periodo" l' interruppe Scully "non capisco però...come sia potuta arrivare qui...all'altro capo del mondo..." "Il problema, Scully, non è come..." continuò Mulder "...ma chi l' abbia disegnata..." "Che vuoi dire?" "Lo stesso autore affermò, all'epoca, di aver utilizzato per la sua stesura almeno venti mappe molto più antiche...risalenti all' epoca di Alessandro il Grande...e molti scienziati che l'hanno studiata ritengono che anche le mappe * sorgenti * siano state copiate da esemplari ancora più antichi..." Dana osservò il suo collega per capire se stesse scherzando. "Perciò, se indovino ciò che stai per dire..." concluse con un filo di voce "la mappa incisa nella stanza del sito numero tre...sarebbe uno di questi antichissimi esemplari...e, secondo te, a quando risalirebbero?" Mulder attese qualche secondo per dare maggiore enfasi alla risposta. "A circa centomila anni fa...si, lo so Scully che questo è totalmente pazzesco ma..." la prevenne "prova a seguire il mio ragionamento...una civiltà antichissima, precedente a tutte le civiltà conosciute, possiede la tecnologia che le permette di sfruttare l'energia atomica...costruisce velivoli e navi spaziali...esplora non solo l'intero pianeta disegnandone mappe accuratissime...ma raggiunge anche gli altri pianeti del sistema solare e forse prosegue oltre...improvvisamente qualcosa di terribile si annuncia, forse un asteroide in rotta di collisione con la terra o un catastrofico terremoto viene previsto...e questi nostri * antenati * si preparano a lasciare il pianeta, ma prima di andarsene costruiscono alcune stanze sotterranee, protette da una forma di energia sconosciuta tenuta a bada da quegli schermi di mica...sono dei messaggi per i posteri, dei messaggi per noi, Scully!" concluse osservandola per capire la sua reazione. "Queste sono le ipotesi di Hapgood, Bouval, Hancock..." mormorò Dana "ne abbiamo già parlato...non esistono prove...lasciamo agli archeologi risolvere questi misteri...noi dobbiamo indagare sulle cause della morte di Shiltian e Clarcksville...è questo il caso che stiamo seguendo, non dimenticarlo Mulder" "E' proprio a questo che sto pensando, Scully" disse Fox animatamente "la causa della morte di quei due è il vero mistero...le tue analisi non ci hanno detto niente di definitivo...sembra morte naturale ma io non ne sono convinto, tutti e due morti nello stesso luogo...e nello stesso momento?" "E cosa credi sia accaduto?" lo sguardo di Scully era opaco, sembrava sul punto di crollare ma cercava di mantenere la lucidità necessaria per tener testa alle ipotesi sempre più incredibili di Mulder. "Quello che non abbiamo trovato nel sito è la fonte di quell' energia..." rispose Fox "...è stato portato via tutto da qualcuno che, dopo, ha richiuso accuratamente la camera sotterranea nella speranza che nessuno ritrovasse i due cadaveri e cercasse una spiegazione...è stata quell'energia sconosciuta a provocare la morte di George e Leda..." "Ma se tu stesso hai dichiarato che quelle stanze costituivano dei messaggi destinati ai posteri! E secondo te i messaggi ucciderebbero coloro ai quali sono destinati? Non ha senso..." "Ha senso invece...pensa se invece uccidessero solo coloro ai quali * non * sono destinati!" "...per mantenere in vita una piccola elite...poche persone che acquisirebbero in questo modo un potere immenso..." disse Scully pensierosa "è un'ipotesi affascinante...pensa se questa energia cadesse nelle mani sbagliate..." Anchorage ( Alaska ) Aeroporto internazionale 9:05 a.m. Alex non aveva voluto allontanarsi dallo scalo. Si era sistemato alla meglio su uno dei divanetti della zona ristoro ed era riuscito anche a dormire qualche ora, nonostante il via vai costante di viaggiatori. Quando Diana lo vide era disteso sulle due poltroncine affiancate e stava parlando animatamente con qualcuno al cellulare. La donna gli si avvicinò, non vista, e gli apparve di fronte improvvisamente, facendolo sussultare. Sul viso aveva stampato un sorriso ironico ed appariva riposata ed impeccabile, come sempre. "Salve, Krycek!" esclamò con voce flautata "ma che bella sorpresa trovarti qui...alla fine del mondo..." Sedette accanto a lui senza essere invitata a farlo, ed egli dovette spostare le gambe e sedersi a sua volta. Era stupefatto. Nessuno avrebbe dovuto sapere che si trovava lì e non credeva che la presenza di Diana fosse una coincidenza. La scrutò per qualche secondo, come per capire le sue intenzioni. "Salve Fowley! Il tuo padrone ti ha mandato a spiarmi?" mormorò guardandosi attorno "dove sono gli altri? Perché suppongo tu non sia venuta da sola...Il bastardo che ti paga non avrebbe rischiato di perdere la sua pedina più preziosa...o lo hai lasciato? No, non credo tu arriveresti a tradire..." "Taglia corto Alex..." disse Diana infastidita "sono qui per fare un accordo con te...vedo che ancora non sei riuscito a raggiungerli... che ne diresti di parlare un po' della situazione...magari in un luogo più appartato..." Krycek rise brevemente e le lanciò uno sguardo beffardo. "No, Diana, restiamo qui, se non ti spiace...sai, preferisco i luoghi affollati per parlare di affari...perché tu vuoi parlare di affari, no? "Hai centrato la questione" ribatté la donna guardandolo direttamente negli occhi "ti lascio una scelta: tra venti minuti c'è un volo per Washington. Ti ho prenotato un posto in business...e, se vuoi il mio consiglio, ti conviene accettare. Se resti qui non avrai scampo." Krycek parve pensare per qualche istante. In realtà cercava una via di fuga e girò lentamente lo sguardo per controllare se le due uscite fossero piantonate. "Mi spiace, Diana, io non tratto...né con te né con chi ti ha mandata..." indicò con un cenno del capo una delle due uscite "...vedo che hai preso precauzioni...ho una pistola in tasca: se non ti alzi sorridendo fra meno di venti secondi, la userò. Tu sai che ne sono capace. Inoltre ho una mira infallibile anche da lontano...l'hai già sperimentato credo...pensa a cosa accadrebbe al tuo bel ventre piatto se io usassi la mia arma..." sorrise, sicuro dell'effetto che quelle parole pronunciate in tono appena intelligibile avrebbero fatto sulla donna che gli sedeva al fianco. Infatti, Diana sorrise, si sporse verso di lui come per un saluto affettuoso, gli allacciò il collo con entrambe le mani e, esercitando una leggera pressione, gli impresse sulla nuca il minuscolo ago che fuoriusciva dal diamante del suo anello. "Va bene, Alex, sono spiacente ma...il tuo affare dovrà attendere" aspettò che Krycek si afflosciasse tra le sue braccia, quindi con un cenno chiamò a sé i due uomini che l'osservavano da poco lontano. La scena si svolse in fretta, senza quasi che le persone che affollavano l'aerostazione se ne accorgessero. "Non è nulla...solo uno svenimento dovuto a stress..." disse ringraziando una donna che s'era precipitata a chiederle se aveva bisogno di una mano "si rimetterà subito...povero caro...un affare sfumato a volte può essere insostenibile..." I due uomini, piuttosto robusti per essere due yuppies in doppiopetto grigio, afferrarono Krycek e si avviarono trascinandolo come per fargli riprendere i sensi verso l'auto nera che li attendeva nel parcheggio. Diana li seguì lentamente, estraendo dalla borsetta un cellulare, sul quale cominciò a comporre un numero. Umnak Island - Fox Islands ( Alaska ) 9:10 a.m. Da qualche minuto la sua condizione era peggiorata. Ora non riusciva quasi più a distinguere le parole di Mulder il quale, eccitatissimo, continuava a ragionare a voce alta sulla portata della scoperta che, ne era convinto, li ripagava dei disagi degli ultimi giorni. "...e ti confesso che ne sono sbalordito io stesso...non l'avrei mai creduto...anche nelle mie più rosee previsioni non trovava posto una cosa di questo genere...Scully! Mi stai ascoltando?..." Mulder alzò gli occhi dai fogli che continuava a rigirare tra le mani e guardò la sua collega. Dana si era levata in piedi, aveva il volto contratto come da una fitta improvvisa di dolore che non riuscisse a controllare. I suoi lineamenti erano distorti e l'incarnato del viso era, se possibile, ancora più pallido. Una goccia di sangue le fuoriusciva da una narice. Lo fissava attraverso le palpebre socchiuse senza mostrare di vederlo...o di comprendere le sue parole. Sentì confusamente qualcosa scenderle sul labbro e meccanicamente portò la mano alla bocca. "...Oh! No..." sussurrò non appena si accorse della natura di quel * qualcosa * "...no...Mulder...io..." Fece appena in tempo a sorreggerle le spalle. Dana si lasciò cadere e lui la sostenne fra le braccia. Con la forza della disperazione la sollevò e la portò nella sua camera, dove la depose delicatamente sulla brandina, mettendole una coperta. Non sapeva cosa fare. Cercò di non pensare e di agire meccanicamente...ma l'agitazione che l'aveva preso non gli consentiva di essere sufficientemente lucido. Dana era ancora senza conoscenza. Le ravviò con dolcezza una ciocca di capelli dal viso...e senza pensare infilò la mano dietro la testa di lei...alla base del collo...quella piccola cicatrice...c' era ancora. Poteva sentire sotto i polpastrelli il minuscolo rigonfiamento del microchip che le era stato reimpiantato. Ma, allora...cosa poteva essere accaduto? "L'elicottero!!...Devo chiamare l'elicottero...subito!" disse a voce alta, come se Dana potesse sentirlo "ti porterò all'ospedale della Base Militare..." Le diede un'ultima carezza leggera prima di alzarsi..."resisti Scully...resisti ti prego...non potrei continuare senza di te..." La lasciò con un ultimo sguardo e si diresse di corsa al radiotelefono che garantiva loro il collegamento con il mondo esterno...che mai come in quel momento gli parve più lontano e inarrivabile. Base aerea Militare di Akutan - Alaska 10:12 a.m. Il cielo plumbeo sembrava un'enorme tazza d'acciaio rovesciata sopra la desolazione della Base. Da più di mezz'ora Diana era arrivata con un elicottero noleggiato ad Anchorage e, nonostante il suo arrivo fosse stato annunciato da Washington, ancora i militari non le avevano permesso di cercare un mezzo per recarsi ad Umnak. Fissò il suo sguardo impenetrabile sul viso dell'imberbe marine cui si era rivolta per avere spiegazioni. "L'avverto che sto perdendo la pazienza" gli disse "sono un' agente dell'F.B.I. in missione operativa. Devo recuperare due miei colleghi...al più presto...le assicuro che si tratta di una questione di vitale importanza per la sicurezza nazionale" "Questo l'ha già detto..." ribatté imperturbabile il soldato "purtroppo, finché non arriverà il mio superiore io non..." "Senta, mi faccia parlare con chi è al comando qui..." Diana era esasperata per il ritardo che avrebbe potuto compromettere tutto il piano. Spender aveva detto chiaramente che era di fondamentale importanza l'intervento immediato: nel caso in cui Mulder fosse stato esposto a quella fonte di energia, era possibile che le conseguenze gli sarebbero state fatali se non fosse stato sottoposto al * trattamento * entro le cinquantasei ore successive. "Agente Fowley?" una voce la distrasse dai suoi pensieri "sono il vicecomandante della Base, colonnello Bansheer...sono stato avvertito da Washington che Lei ha urgenza di recarsi all'isola di Umnak...mi dispiace ma per il momento dovrà attendere. Dei due elicotteri che possiamo utilizzare per gli spostamenti, uno è in manutenzione, l'altro non potrà essere a sua disposizione prima delle due del pomeriggio. Immagino sia stata inviata a sostituire la sua collega...Scully, mi pare...che dovrà rientrare a Washington al più presto." Benché la notizia l'avesse colpita, Diana mantenne l' autocontrollo. "...già...uhm...e quali sono le sue condizioni?" domandò mentre firmava una serie di moduli che il colonnello le porgeva. "Sembra fosse già senza conoscenza al momento della richiesta di soccorso...circa un'ora fa..." rispose il militare "... ma il suo collega non ha specificato altro." "E lui come sta?" chiese quasi di sfuggita Diana restituendogli i cinque moduli firmati. "Bene, credo...non ha chiesto aiuto per sé, ma per l'agente Scully. L'accompagnerà qui egli stesso, in quanto ha affermato di non fidarsi di nessuno. In ogni caso l'ospedale della Base è piccolo ma attrezzato. I nostri medici ed il personale infermieristico sono molto efficienti...vedrà, agente Fowley, la sua collega sarà in buone mani..." Il colonnello scattò sull'attenti e le fece un accenno di saluto. Quindi girò sui tacchi e se ne andò. "Scully sta male...e Mulder è in perfetta salute, a quanto sembra...questo è per lo meno strano..." mormorò fra sé Diana "dovrò consultarmi con Spender...questo fatto non previsto potrebbe cambiare le carte in tavola..." Uscendo dal basso edificio dell'Aeroporto militare, aprì la borsa e cercò il cellulare. Ma si ritrovò in mano il piccolo congegno elettronico che era stato sequestrato a Krycek. L'osservò meditabonda per qualche istante poi pigiò leggermente il pulsante. Le barre diminuirono in numero e larghezza, fino a scomparire definitivamente. "Potrei aver bisogno di lui, tra non molto...è meglio che Skinner sia in buona salute" affermò, quindi estrasse il cellulare. North Georgetown University Hospital Reparto di unità intensiva coronarica 0:20 p.m. All'improvviso fu come se un enorme peso gli fosse stato tolto dal torace e poté finalmente respirare. Il senso di oppressione che gravava sul suo corpo all'improvviso si era dissolto e il suono rassicurante delle sue pulsazioni ormai regolari, che proveniva dal monitor, gli sembrò la più bella musica che mai avesse sentito. Skinner si alzò a sedere sul letto proprio mentre un infermiere entrava correndo nella sua stanza. "Cosa...cosa sta cercando di fare?" gridò raggiungendolo "deve stare in posizione orizzontale..." "Mi sento molto meglio, mi creda" disse Skinner indicando lo schermo del monitor "vede? Le pulsazioni sono perfettamente regolari...e tutti gli altri parametri sono a posto. Sto meglio, ora devo andare in ufficio..." "Lei non va da nessuna parte..." affermò l'infermiere "almeno non fino a che il cardiologo l'avrà visitata e le avrà dato il benestare...Lei ha rischiato di morire ieri notte...perciò adesso se ne starà buono e zitto fino all'arrivo del medico..." L'espressione dell'uomo non lasciava adito a recriminazioni o suppliche. Skinner comprese che non c'era niente da fare, per cui si rimise disteso con un cenno di assenso. L'infermiere tornò in corsia e il vicedirettore chiuse gli occhi: ne avrebbe approfittato per riposare. Base Aerea Militare di Akutan - Alaska 13:29 p.m. Aprì lentamente le palpebre sentendosi chiamare da distanze ovattate. La luce era annebbiata e chiara, ma Scully non distingueva forme o colori. Tutto era avvolto in quella bianca penombra che ella tentava in qualche modo di lacerare con lo sguardo spostando gli occhi a destra e a sinistra, ma senza successo. "Signorina...si svegli...come si chiama?" La voce maschile che la stava sollecitando aveva uno strano timbro che non riusciva a riconoscere. Scully richiuse le palpebre, sentendosi spossata. Non riusciva a ricordare dove fosse...perché si trovasse in quel luogo...di quale luogo si trattasse...cosa le fosse accaduto. Tutto era bianco dentro di lei, bianco e avvolgente. Per un attimo si abbandonò a quella sensazione strana di pace totale. "Non si sveglia...ma è cosciente" continuò la voce "è molto debole...la tenga sotto controllo, io devo parlare con l'uomo che l 'ha accompagnata" Le parole si fecero indistinte, ma Scully ne aveva colto il significato...l'uomo...di quale uomo stava parlando? Improvvisamente, attraverso il biancore della sua mente un volto...uno sguardo caldo e preoccupato...Scully raccolse tutte le energie residue che sentiva di avere in fondo a se stessa...in uno sforzo immane tentò di alzare la testa e di estrarre da sé un filo di voce. "Mulder..." sussurrò. "Come ha detto?" ora la voce era quella di una donna, ed era molto vicina. Riaprì le palpebre, rinfrancata, e cominciò a distinguere un' ombra che la sovrastava. "Mulder..." ripetè tentando di dare più forza al sottile respiro che usciva dalla sua bocca. "Signorina...mi sente?" chiese la donna "come ha detto? Lei si chiama Mulder?" Scully scosse il capo, inspirò profondamente e ricominciò nel suo sforzo di emettere suoni. La gola era arsa e le labbra secche. " Acqua" disse flebilmente. Qualcuno le bagnò prontamente le labbra e l'acqua fresca, pur sotto forma di poche gocce ristoratrici, le scese in gola. " Mulder...sta bene?" domandò cercando di snebbiare la vista. " Parla dell'uomo che era con lei?" le chiese la donna "Lui sta bene...il dottor Hartfield gli sta parlando in questo momento". Dunque Mulder l'aveva accompagnata. Sollevata, Scully richiuse gli occhi e si abbandonò alla stanchezza. La febbre era risalita. Nel corridoio bianco dell'ospedale, Mulder era appoggiato ad una parete ed ascoltava attentamente il medico tentare di fare una diagnosi superficiale. "Sembra estremamente debole...ma, a parte la lieve emorragia di cui mi ha parlato e questo stato quasi catatonico...non distinguo sintomi riconoscibili di una qualche patologia definita. Devo approfondire...le ho prescritto alcuni esami a cui la devo sottoporre. Per il momento la stiamo solo reidratando con soluzione salina...non oso mettere in atto altre terapie prima di aver formulato una diagnosi più precisa..." "La posso vedere?" chiese Mulder interrompendolo. "Per qualche minuto, ma non la stanchi..." rispose il dottor Hartfield "e poi vada a riposare anche lei, da quanto tempo non si fa una buona dormita? Alla Base le daranno certamente una stanza...segua il mio consiglio!" "Grazie, dottore" Mulder gli strinse la mano. Il medico si allontanò nel corridoio e Fox entrò nella stanza. Luogo imprecisato - Dintorni di Washington D.C. 2:15 p.m. L'uomo ascoltava in silenzio da qualche minuto ciò che Diana gli stava dicendo. Aveva atteso la telefonata con impazienza. Era stato informato da qualche ora sulla sorte di Krycek ed aveva dato disposizioni affinché fosse trasferito immediatamente in un luogo sicuro, dal quale difficilmente avrebbe potuto fuggire. "Così...non è Mulder..." commentò "...e qual è la diagnosi dei medici?" "Non è ancora definita...stanno indagando ma non sanno spiegarsi le condizioni di estrema debolezza in cui versa Scully...i parametri biologici sono tutti anomali..." continuò Diana "...vuoi la mia impressione?" "Certo, come sempre ..." "Ritengo che quello che si trova all'interno del sito abbia agito su di lei in modo diverso che su tutti gli esseri umani con i quali entra in contatto...date le sue condizioni * particolari*...ha annullato l'azione del microchip che la preservava dall'azione delle cellule cancerogene...con le conseguenze che ti lascio immaginare..." C.G.B. Spender non parve molto sorpreso dalle conclusioni cui era giunta Diana. Lasciò passare qualche secondo prima di rispondere e nel frattempo accese un'ennesima sigaretta. "Non mi meraviglia...data l'origine di quel microchip..." affermò infine. "Cosa devo fare?" gli chiese la donna. "Devi sottoporla al * trattamento *... entro cinque ore...sapremo se può essere efficace..." "Ma è stato calibrato esattamente sui parametri di Mulder...non servirà a molto con le condizioni di Scully..." ribatté Diana. "Mai chiudere le porte all'impossibile, Fowley...e poi, se non dovesse dimostrarsi efficace non cambierà la situazione di Scully...mentre, se contribuisse a salvarle la vita, avremmo un' arma in più per tenere legato a noi il suo collega ...a doppio filo...". Il tono dell'uomo non ammetteva repliche. "Certo...a doppio filo..." commentò Diana prima di chiudere la comunicazione. Spender esaminò per qualche minuto le mappe geologiche che aveva aperto sulla scrivania. Segnò con un pennarello rosso un punto su alcune di esse...poi scosse il capo, quasi sollevato. "Non tutto è perduto..." mormorò tra se. Base aerea Militare di Akutan - Alaska 4:18 p.m. Il piazzale dell'ospedale era deserto. Mulder percorse quasi di corsa la zona alberata davanti all'entrata principale: era molto teso e preoccupato. Aveva bisogno d'azione, per non impazzire. Solo qualche ora prima, quando quella minuscola goccia di sangue lo aveva trascinato nuovamente nell'incubo pazzesco dal quale sperava di essere uscito definitivamente, si era reso conto di quanto Dana gli fosse indispensabile, per il suo lavoro, certo, ma soprattutto per l'aiuto che gli dava dal punto di vista umano. La sua presenza lo aiutava a conservare un equilibrio mentale ed emotivo che ora, senza di lei, faticava a ristabilire. Si era sentito svuotato, menomato quasi, e si accorgeva di girare a vuoto attorno ai problemi, senza riuscire a darsi le priorità giuste. Se n'era reso conto nel momento in cui, due ore prima, lasciando l'ospedale, si era ritrovato a camminare da solo per i viali semideserti della Base...desiderando intensamente di averla al suo fianco, anche solo per qualche istante. Sentiva la mancanza del suo sguardo azzurro e malinconico, che spesso si alzava verso di lui a scrutarne le rare espressioni del viso, sentiva dolorosamente l'assenza della zazzera fulva che a volte gli sfiorava la spalla...poteva sentirne il profumo lieve... Camminando, quasi a sottolineare il proprio stato d'animo, dette stizzosamente un calcio ad una piccola pietra e ne osservò la par abola fra l'erba rada che fiancheggiava il vialetto. L'impiegato lo riconobbe e gli fece un cenno di saluto quando entrò nell'atrio semivuoto. Si inoltrò nel lungo corridoio che portava al reparto. Cercò con lo sguardo la porta della camera di Scully, incerto se dovesse entrarvi o no, quando si accorse che qualcuno ne stava uscendo. Era un'infermiera. Reggeva un piccolo vassoio contenente una siringa vuota. Si voltò per un attimo nella sua direzione e gli lanciò un'occhiata, poi, come ripensandoci, si avviò a passo deciso nella direzione opposta. Mulder dapprima non le badò, ma in un angolo della sua mente un piccolo campanello prese insistentemente a suonare. Non l'aveva mai vista quell'infermiera; guardò l'orologio alla parete: erano le quattro e venti del pomeriggio. Il dottor Hartfield aveva previsto di completare le analisi non prima delle sette di sera. Quale nuova terapia stava seguendo Scully? Mentre si fermava accanto alla porta della camera di lei, il campanello nella sua mente insistette nel richiamare la sua attenzione. Quasi senza rendersene conto proseguì accelerando il passo verso l'infermiera, che in quel momento stava spingendo la porta di quello che pareva essere un ripostiglio in fondo al corridoio. Mulder si guardò attorno per vedere se ci fosse qualche altra persona nelle vicinanze, ma non vide nessuno. Giunto davanti allo stanzino estrasse la pistola e dette uno scossone alla porta, che si spalancò senza opporre resistenza. L'interno era illuminato dalla luce proveniente dalla finestra aperta e ciò che vide confermò il sospetto che qualcosa di strano fosse accaduto. Sul pavimento giacevano i resti sbriciolati della siringa e il camice dell'infermiera. Mulder si precipitò alla finestra: il salto era di poco più di un metro e mezzo. Osservò l'esterno ma, per quanto la finestra desse sul piazzale, non riuscì a scorgere nessuno. Fece un gesto di stizza e improvvisamente spalancò gli occhi. "Mio Dio, Scully!" mormorò fra sé e, infilata la pistola nella fondina, uscì di corsa. Nel corridoio incrociò un giovane medico, cui fece vedere il tesserino. "Non faccia entrare nessuno nel ripostiglio!" disse dirigendosi verso la camera di Scully "poi mi faccia il favore di chiamare il dottor Hartfield, subito!" Il suo cuore aveva accelerato i battiti, a causa delle forti scariche di adrenalina provocate dalla tensione degli ultimi minuti. Mentre a passi rapidi andava verso la camera, cercava di imporre a se stesso la calma, ma la sua mente ossessivamente ripeteva il nome di Dana. Se non fosse arrivato in tempo... La forma immobile che s'indovinava nella penombra distesa sul lettino, sembrava inanimata. Mulder trattenne il respiro e si fermò un momento per abituare gli occhi all'oscurità in cui era immersa la stanza, poi si lasciò sfuggire un'esclamazione soffocata. "Dana!..." Fece per avvicinarsi al letto, ma una voce sussurrata proveniente dal fondo della stanza lo fermò. "Sta dormendo...non la svegliare..." Egli si voltò verso la persona che aveva parlato nell'ombra, cercando di capire chi fosse. "L'iniezione che le ho fatto poco fa dovrebbe produrre effetto tra qualche ora...nel frattempo non c'è altro che io, tu o i medici possiamo fare per lei..." "Diana?!?!..." Mulder era sbalordito "come hai fatto a...chi ti ha detto che eravamo qui?...Che iniezione le hai fatto?..." Fowley gli si avvicinò e gli mise una mano sulla spalla. "Calmati, Fox...c'è una speranza..." gli disse eludendo le sue domande "vieni, andiamo a parlare fuori di qui...potrebbe svegliarsi e..." Egli le si sottrasse, irritato dal tono dolce della voce di lei che contrastava con la gelida fermezza del suo sguardo. "Non mi muovo di qui, Diana..." le disse sedendo sulla poltroncina accanto al letto dove Scully sembrava dormire profondamente "...e, se devo dire la verità, non mi interessa più da tanto tempo conoscere le ragioni delle tue scelte...né di quelle del passato...né di quelle attuali...non so quale speranza tu possa darmi, ma sono certo che non sei qui per caso...il tuo padrone ti ha mandata a verificare...era sicuro che qualcosa sarebbe andato storto, vero? Scommetto che era tutto previsto, fin dall'inizio." Mulder fece una pausa per osservare il volto smunto e pallido di Scully. "Tu sapevi che, scoperchiando quel sito, le sarebbe accaduto questo..." continuò sottovoce "il tuo padrone lo sapeva...ecco perché ti ha mandata...non per intralciare le nostre ricerche, ma per fare in modo che Scully non potesse divulgare le scoperte che abbiamo fatto..." "Sei vicino alla verità più di quanto non immagini...e nello stesso tempo ne sei ancora molto lontano" mormorò Diana "...ti avverto, Mulder, quell'uomo ha molte risorse, molte armi delle quali può disporre per distruggerti...vuole te, non Scully, ma si serve di lei per avvolgerti nella sua tela...se dovesse sopravvivere a questo gli sarai debitore ancora una volta..." "E tu lo stai aiutando a farlo..." l'interruppe Fox guardandola negli occhi "perché Diana?" Fowley sostenne il suo sguardo, ma stavolta la fermezza di poco prima sembrava sfumata in una profonda malinconia. "Il mio ruolo in tutta questa storia non è importante..." affermò "...io voglio solo..." non concluse la frase, raccolse la giacca che aveva appoggiato ad una sedia e, senza guardarlo uscì dalla stanza. North Georgetown University Hospital 11:45 p.m. Skinner si svegliò all'improvviso, avvertendo una presenza nella stanza. Aprì gli occhi e mise a fuoco una figura allampanata accanto al letto. Il volto era seminascosto da un paio di occhiali da vista con una grossa montatura nera rettangolare ed era incorniciato da una lunga capigliatura arruffata rosso-biondastra. "Langly!" esclamò Skinner riconoscendo l'amico di Mulder "come mi hai trovato? Chi ti ha detto che ero qui?" "E' stata la sua assistente, Kimberly..." rispose allegramente lo strano ometto "Mulder mi ha pregato di mettermi in contatto con lei, signore..." "Mulder? Tu sai dove si trova?" chiese Skinner, completamente sveglio, alzandosi a sedere "pensavo di iniziare le ricerche domani mattina...non appena rilasciato da questo carcere mascherato da ospedale..." "Deve inviare subito una squadra scientifica nell'Isola di Umnak, signore...Scully e Mulder hanno trovato i cadaveri dei due scienziati scomparsi due anni fa..." "Quanto sai di questa storia?" domandò Skinner. Langly si fece improvvisamente serio. "So molto...ma quello che so è nulla in confronto a ciò che è accaduto..." gli rispose. Poi sedette sulla sponda del letto e cominciò a raccontare. Base aerea militare di Akutan - Alaska 11:20 p.m. Nella penombra della stanza, Scully si rigirò nel sonno. Sulla sua fronte si formò una ruga tra le sopracciglia, come se il sogno in cui era immersa le procurasse un qualche fastidio. Il suo volto, incorniciato dai capelli sparsi sul cuscino, si contrasse per un attimo, poi si ridistese e le labbra accennarono ad un sorriso. Dormiva profondamente, una mano aperta stesa sulla coperta, l'altra chiusa a pugno, posata sul guanciale accanto al viso. Mulder piegò la testa sulla spalla per osservarla. Da dieci minuti stava lì, accanto al letto, inginocchiato sul pavimento, e la guardava dormire senza avere il coraggio di svegliarla. Quando Diana se n'era andata, qualche ora prima, la sua mente si era rifiutata ancora una volta di accettare una verità che egli da tempo sentiva di conoscere. Il dottor Hartfield era accorso subito dopo e la lunga conversazione che aveva avuto con il medico aveva confermato tutti i suoi sospetti: le analisi e gli esami effettuati al momento del ricovero evidenziavano lo svilupparsi improvviso di una * massa rinofaringea *, quella che lui aveva imparato a conoscere molto tempo prima, e che aveva combattuto con tutte le sue forze. Hartfield non avrebbe potuto comprendere una spiegazione che non fosse stata basata su prove mediche...d'altro canto non aveva alcuna intenzione di parlargli delle proprie convinzioni. Non gli disse del microchip, né della parte che esso aveva avuto nella guarigione di Dana. Gli chiese soltanto di fidarsi di lui e di ripetere tutti gli esami. Al medico quella richiesta parve insolita...ma il giovane agente sembrava abbastanza sicuro...e, a dir la verità, abbastanza disperato... Aveva acconsentito e pochi minuti dopo aveva effettuato tutti i prelievi. Scully era stata poi portata al reparto radiologico per la T.A.C. e Mulder era andato a riposare. Ma non era riuscito a trovar pace. Aveva cercato di riordinare il materiale che, nella fretta di lasciare l'isola, era stato gettato in una borsa, ma si era reso conto di non poter lavorare senza il computer. Gran parte dei dati raccolti si trovavano ancora lì dentro e avrebbe dovuto attendere...non conosceva la password di Scully. Questo lo aveva fatto sorridere amaramente: dopo tutti gli anni trascorsi a lavorare fianco a fianco con lei, non aveva mai pensato di chiedergliela... Infine, dopo aver nascosto tutto sotto i maglioni, si era cambiato ed era uscito per fare una corsa, il suo solito modo per rilassarsi...e per pensare. Dopo essersi fatto una doccia ed essere passato alla mensa della Base per uno spuntino veloce, era tornato in ospedale. Si era seduto accanto a Scully, che ancora era sotto sedativi, cercando di raccogliere le idee. Per un'ora aveva soppesato, vagliato ed analizzato le parole di Diana, facendosi mille domande...e dandosi mille risposte...che però non avevano chiarito ancora completamente la situazione. Aveva bisogno di un contatto immediato con la realtà. Così si era inginocchiato accanto a lei ed era rimasto in silenzio a guardarla, accontentandosi della sensazione di serenità che gli dava il vederla ora così tranquilla e rilassata. Nel silenzio, rotto a malapena dal respiro profondo e regolare di lei, Mulder si era sentito finalmente al sicuro. Avrebbe voluto parlarle, sentire la sua voce, ma ora stava dormendo così profondamente che non se l'era sentita di distoglierla dai sogni. Questa era la realtà della sua vita? Questo era ciò che faticosamente aveva cercato in tutti questi anni? Questa era la verità? Domande. Alle quali sapeva di non poter dare un senso senza l'aiuto di chi lo conosceva così bene da prevenire, addirittura, i suoi pensieri e i suoi dubbi. Nella penombra intravedeva il volto di lei, ne indovinava la forma del corpo sotto la coperta, ne udiva il respiro regolare...ed ancora una volta sentì che l'unica certezza della sua vita stava distesa su quel letto, l'unica sequenza non interrotta, l'unico punto fermo, luminoso e sicuro, che guidava la sua esistenza. Sperò che Diana avesse ragione...che Scully avesse una speranza...tutto dipendeva dal confronto tra gli esami clinici. Avvicinò il volto a quello di lei e depose un timido bacio sulla sua guancia. "Ti prego Scully, non lasciarmi..." sussurrò. E Dana, svegliata da quel soffio inatteso, aprì gli occhi. Non capì subito che cosa stesse accadendo, vedeva solo una forma scura, vicinissima al letto. Pensò ad un'illusione dovuta al sonno, allungò una mano...e incontrò il viso di lui, che continuava a guardarla. "Oh, mio Dio..." mormorò "Mulder...che cosa è successo?" "Ciao...ti sei svegliata finalmente..." le rispose Fox sorridendo "...temevo tu volessi dormire fino a domattina..." "Perché...perché siamo in questo luogo?" chiese ancora Scully alzando la testa e cercando di distinguere i contorni delle cose nella penombra della stanza. "Tu...cosa ricordi?" le domandò Mulder senza rispondere. Dana chiuse gli occhi e sospirò...effettivamente era piuttosto confusa...nella sua mente passarono dei lampi di immagini cui non riusciva ancora a dare un senso, ma un'immagine sulle altre la fece sussultare...e si portò le dita al labbro superiore. "Mulder..." i suoi occhi si spalancarono. In preda al terrore si voltò verso di lui che le prese delicatamente la mano tra le sue. "Ora ti racconto una storia, Scully..." e con voce piana e stranamente tranquilla la mise al corrente. 30.11.1999 4:44 a.m. Tutto aveva dell'incredibile. Qualche ora prima stava per morire...ed ora avrebbe potuto dormire serenamente. L'aveva confermato uno sbalordito dottor Hartfield che, verso le due del mattino, era piombato nella sua stanza sventolando le cartelle con i risultati degli ultimi esami. Il medico l'aveva fissata a lungo, quasi incapace di credere egli stesso a ciò che stava per dire. "Il cancro...sta scomparendo...le cellule tumorali si stanno necrotizzando e...i tessuti si stanno ricostruendo come se non fosse mai stata ammalata..." aveva affermato scandendo lentamente le parole e poi, osservando il lieve sorriso che era apparso sul volto di Mulder, aveva continuato "...ma lei non sembra sorpreso..." "No, infatti..." aveva risposto Fox, inspirando. Come se un peso enorme gli fosse stato tolto dalle spalle, si era appoggiato allo schienale della poltroncina. "Non potevo averne la certezza...ma mi era stato annunciato. Mi spiace di non poterle dire di più, dottore, ma forse...per il momento, meno persone ne sanno qualcosa, meglio è..." Il dottor Hartfield aveva aperto la bocca per ribattere, ma alla fine aveva rinunciato. "Lei è una donna molto fortunata, agente Scully...e per molti motivi..." e, ripetendo fra sé l'ultima parte della frase, se n'era andato scuotendo la testa. Dana si sentiva molto meglio. Sentiva rinascere in sé le forze, la debolezza e l'ansia che l'avevano pervasa erano scomparse. Guardò Mulder, addormentato sulla scomoda poltroncina accanto al suo letto. Osservò a lungo il volto disteso di lui, seguendo con gli occhi la linea diritta delle sopracciglia, il naso, la linea decisa delle guance e del mento, le labbra socchiuse nel sonno, i capelli arruffati... Quali segreti nascondevano le palpebre calate a nasconderne lo sguardo? Era certa che Mulder non le avesse detto tutta la verità su ciò che era accaduto...ma non le restava che attendere, come sempre. UN MESE DOPO Annapolis - Maryland Abitazione dell'agente Dana Scully 5. 12. 1999 8:40 p.m. <<...e, al di là di tutte le considerazioni e le ipotesi più o meno fantasiose che l'agente Mulder ed io potremmo portare a sostegno, posso affermare, a distanza di un mese dalla conclusione dei fatti sopra descritti, che non esistono a tutt'oggi prove scientifiche tangibili atte a giustificare quanto accaduto. ? Il cosiddetto " sito numero tre", ad un esame approfondito eseguito dalla squadra scientifica inviata sul posto qualche giorno dopo il nostro sopralluogo, non ha rivelato la presenza di alcuna sostanza organica o inorganica al di fuori delle normali sostanze che è presumibile trovare in uno scavo dello stesso genere, in quel tipo di terreno, all'interno della conformazione geologica di quella zona di cui è allegata la descrizione particolareggiata, a quella profondità e a quella latitudine. ? Questo contrasta nettamente, a nostro parere, con il ritrovamento dei cadaveri dei due scienziati Shiltian e Clarcksville, ritrovamento documentato dalle fotografie allegate e dai risultati delle analisi da me effettuate sui campioni dei loro tessuti. Tali analisi provano che il decesso è avvenuto per cause naturali, ma non spiegano lo stato di conservazione dei cadaveri. D'altro canto non sarà possibile eseguire altri esami sui due corpi, che sono "misteriosamente" scomparsi dal sito nel breve arco di tempo intercorso tra la conclusione affrettata della nostra ricognizione e l'arrivo della squadra scientifica. ? I segni ed i disegni che abbiamo rilevato esistere sulle lastre di pietra che rivestivano le pareti, il pavimento ed il soffitto della "stanza", non trovano corrispondenza con alcuna scrittura conosciuta, sia essa contemporanea che di interesse archeologico. A tutt'oggi risultano intraducibili e sono oggetto di studio presso l'Istituto Paleografico del British Museum di Londra. ? La "testa di pietra", che l'agente Mulder ed io avevamo fotografato e la cui immagine è allegata alla presente relazione, al momento del sopralluogo risultava essere scomparsa. Tutte le considerazioni sulla sua origine e sulla sua funzione restano perciò nel campo delle ipotesi, che non potranno essere confermate o smentite. ? La malattia da cui sono stata colpita improvvisamente e dalla quale sono altrettanto improvvisamente guarita, non ha trovato una spiegazione suffragata da prove convincenti. Dai risultati degli esami clinici cui sono stata sottoposta all'ospedale della Base Militare di Akutan, e che ho volontariamente voluto ripetere una volta tornata a Washington, si evince la presenza nel mio organismo di una molecola di origine sconosciuta che si presume possa essersi inserita nel ciclo biologico delle cellule cancerose, impedendo loro di funzionare. Ho approfondito con alcuni colleghi del North Gorgetown University Hospital lo studio di tale azione: la cellula neoplastica dipende per la crescita da un enzima, la tirosinochinasi, che è per l'appunto inibito dalla suddetta molecola, la quale agisce sull'enzima stesso impedendogli di fissarsi sul recettore presente sulla superficie della cellula interferendo con i segnali diretti al nucleo. Il blocco del messaggio fermerebbe la crescita anomala e anzi, per un meccanismo che resta da chiarire, riattiverebbe l'apoptosi, il suicidio programmato che le cellule normali compiono e le cellule cancerose ignorano. Se però tutto questo può spiegare la mia guarigione, restano aperti altri interrogativi che non hanno trovato risposta: quale causa possa aver riattivato nel mio organismo un tumore identico a quello dal quale fui colpita qualche anno fa e in quale modo la molecola che mi ha portato alla guarigione sia stata inserita nel mio organismo. A questo proposito l'agente Mulder sostiene una sua teoria, che però al momento non mi sento di condividere. Per questo motivo, e di comune accordo, non ne sarà fatto cenno in questa relazione...> Scully interruppe la battitura e spense il piccolo registratore portatile, al quale qualche ora prima aveva affidato le proprie idee da tradurre sulla carta. Alzò lo sguardo alla finestra davanti a sé. Fuori pioveva e il vento schiacciava sul vetro le gocce di pioggia che, scendendo, formavano dei minuscoli ruscelletti i quali si intersecavano velocemente prima di andare a spegnersi in basso, sull'intelaiatura di legno chiaro. I disegni che essi delineavano erano diversi e cambiavano forma e dimensione con ritmo incostante, a seconda della forza del vento o dell' intensità della pioggia. Scully riprese a scrivere. [ NOTA PERSONALE FUORI TESTO, NON INCLUDERE NELLA RELAZIONE. Dopo tutto io resto della convinzione che ciò che mi è accaduto sia stato solo il frutto di una serie incredibile di coincidenze. Il microchip che mi ha salvata dal cancro la prima volta ha smesso di funzionare quando mi sono avvicinata a quel sito...secondo me non era previsto che fosse così...è stata una sorpresa anche per coloro che ci hanno manovrati fin dall'inizio. In questo momento sto inconsciamente condividendo la paranoia di Mulder, ma le domande alle quali non ho ancora avuto risposta non posso scriverle in quella relazione: chi ha costruito quella stanza sotterranea...quali forze di origine sconosciuta vi agiscono...a quale scopo interrare solo quella strana testa di pietra in un vano che avrebbe comodamente potuto contenere un intero appartamento...oppure, come sostiene Mulder, c'era qualcos' altro lì sotto, qualcosa di talmente prezioso e pericoloso da provocare la morte di Leda e George...e che ora è scomparso...non oso pensare a chi potrebbe manovrare tutto questo...a quale sarà la sua prossima mossa...] Luogo imprecisato - dintorni di Washington D.C. 9:30 p.m. "Sono tornati a Washington ieri mattina..." disse Diana deponendo il ricevitore "Scully è guarita, come avevi ipotizzato...anche se io non mi spiego come possa essere accaduto. Il trattamento era calibrato esattamente sui parametri biologici di Mulder...ma ha avuto effetto anche su di lei. Questo potrebbe significare solo una cosa: che gli esperimenti cui l'avete sottoposta anni fa hanno modificato il suo DNA, rendendola..." "Non proseguire oltre, Diana" l'interruppe Spender "non formulare ipotesi cui non potresti dare risposta...il trattamento ha funzionato...e noi abbiamo un'arma in più...un'arma che anche altre volte ha dimostrato tutta la sua efficacia. Ora non ci resta che aspettare l'occasione più opportuna per stuzzicare nuovamente la loro curiosità..." "L'ultimo sito è ancora al sicuro?" gli chiese Diana osservando le mappe aperte sulla scrivania. "E lo sarà finché i nostri amici in Costa d'Avorio sapranno mantenere il controllo della loro situazione politica..." disse l' uomo indicando con un pennarello un tratto di costa cerchiato in rosso "e fino a quando Alex Krycek sarà custodito in quel carcere nel deserto...in condizione di non nuocere..." "E poi?" Diana levò il suo sguardo indagatore a scrutarne le misteriose intenzioni "che ne sarà di Mulder?" C.G.B. Spender non rispose, si limitò ad alzare un sopracciglio e a sorridere. Accese un'altra sigaretta ed espirò voluttuosamente la solita nuvoletta grigia. THE END Morire dovrai, tu mi dici, al modo dei fiori che prediligi: nulla del mio nome avanza, né della fama in rimembranza? Ma ancora giovani sono i giardini che ho piantato, e ancora si canteranno i canti che ho cantato. HUEXOTZIN, PRINCIPE DI TEXOCO, XV SECOLO