************************ DRIFTAGE (Deriva) IVS 2x09 - 15-05-2001 Di Alessio L. Sanguineti ************************ <> Global Town Studios Los Angeles, CA Day 1 10:31 A.M. Le ante scorrevoli dell'ascensore si scostarono l'una dall'altra. Dietro di esse comparve la figura dell'agente Scully. In fondo al corridoio, ricoperto di moquette beige, si potevano intravedere gli uomini della scientifica impegnati ad effettuare i rilievi previsti dalla procedura. Scully si fece largo tra la folla con passo deciso, aveva il tesserino appuntato impeccabilmente al bavero del cappotto nero. Proseguì fino a quando non raggiunse l'agente Mulder. "Un caso interessante..." le bisbigliò Mulder all'orecchio rivolgendole un secondo della sua attenzione, per poi tornare a seguire l'operato dei colleghi. La sua espressione era sempre quella di incontenibile eccitazione, quasi a voler dire per l'ennesima volta: "ci siamo, ecco un'altra occasione!" Quando i rilievi furono conclusi, venne chiusa la porta in legno lucido dell'elegante ufficio, e vennero applicati i sigilli. La targhetta che vi era apposta recava il nome di William J. Seeger. "Chi era questo Seeger?" domandò Scully con aria rassegnata a dover apprendere i fatti secondo la visione del collega e amico Fox Mulder. "Un produttore televisivo: maschio, razza bianca, 58 anni... ha contribuito al lancio di numerose serie degli scorsi decenni, un vero mago del tubo catodico!" spiegò ironicamente Mulder mentre si avvicinavano entrambi all'ascensore. "Un omicidio, un suicidio... o cosa?" chiese Scully per arrivare rapidamente al punto. "L'apparenza parla di suicidio, ma ne avremo smentita con il referto dell'autopsia. Ah, il corpo è stato già portato all'istituto di Medicina Legale." "Le prime constatazioni sulle cause fisiche del decesso?" continuò Scully. "Sembra soffocamento, ma non vi sono segni di violenza inflitta, o auto inflitta, dall'esterno..." Scully accennò una smorfia con l'angolo della bocca, quindi assieme a Mulder entrò in ascensore per ritrovarsi in breve tempo al piano terra del palazzo. Appena saliti in auto, una di quelle d'ordinanza, Mulder si mise alla guida, e la conversazione riprese. "Devo farti i complimenti, Mulder: hai noleggiato un UFO per arrivare sull'altra costa in così breve tempo?" "Beh... no, sono salito su uno di quei voli-autobus che si prenotano via Internet. Credimi: non è stato affatto piacevole!" spiegò Mulder lievemente imbarazzato. "Immagino..." sorvolò sulla questione Scully "è la mancanza di segni evidenti di violenza sul cadavere ad averti fatto accorrere sul posto in gran fretta, giusto? Ricordo un altro caso, nel '94, in cui le vittime sembravano strangolate dall'interno. Alla fine della storia non riuscimmo a dimostrare nulla, se non ricordo male." "Sì e no, Scully. Se il mio fiuto non mi inganna, siamo di fronte ad un caso piuttosto diverso da quello." Los Angeles City Morgue 11:59 A.M. Mulder entrò nell'anticamera dell'obitorio e, appoggiandosi allo stipite della porta, esordì dicendo: "Allora, Scully: gli esami confermano le ipotesi preliminari?" Scully esitò un istante prima di rispondere, quindi si sfilò gli occhiali e si rivolse al collega con aria franca: "Gli esami chimici, anatomici, istologici... fanno pensare alla mancanza di ossigeno quale causa primaria del decesso. Non sono state rilevate sostanze tossiche nel sangue, nei tessuti né in altri fluidi corporei della vittima, mentre il cuore si trovava in perfetto stato. Come ci si aspettava, non è presente alcuna frattura, ferita o segno di strangolamento. Detto onestamente, Mulder... è come se Seeger avesse semplicemente e inspiegabilmente smesso di respirare!" (Sigla) Scully fece una breve pausa quindi riprese con voce estremamente calma: "Esiste una sindrome, detta della morte improvvisa nota con la sigla SIDS, che solitamente colpisce i neonati nel sonno ed è in sostanza un semplice smettere di respirare." "Ma Seeger aveva 58 anni di troppo..." aggiunse Mulder. "Potrebbe trattarsi di una forma rarissima ma analoga, mai diagnosticata, che si presenta in età matura." "Seeger dormiva?" suggerì Mulder. "No, è stato escluso che dormisse." "Già..." commentò laconico Mulder "nel frattempo ho controllato le solite registrazioni effettuate dalle telecamere di sorveglianza: nessuno è entrato o uscito dall'ufficio di Seeger dopo le 6:24 di ieri sera." "Sapevi già che non si trattava di un suicidio dalla dinamica spiegabile, quando ti sei precipitato qui..." Mulder confermò con il suo silenzio. "Esiste un caso analogo di suicidio dalla dinamica ufficiosamente irrisolta. Nel 1989." "Ufficiosamente?" ripeté incuriosita Dana. "Perché ufficialmente è stata fornita una spiegazione plausibile." Global Town Studios 3:15 P.M. Fatto ritorno agli studios, i due agenti rimossero i sigilli ed entrarono nuovamente nel locale in cui era stato rinvenuto il cadavere: "Cosa ti sembra della porta, Scully? Sembra una normale porta in legno..." "Sì, Mulder, anche se in realtà ottempera alle norme di sicurezza antincendio degli edifici. Questo genere di porte, oltre ad impedire il passaggio delle fiamme da una stanza all'altra, è dotata di guarnizioni. Dovrebbe avere un certo effetto di tenuta stagna." "Potrebbe" rispose Mulder mentre si avvicinava alla vetrata che dava sul dipinto naturale del panorama della città: "Anche le finestre sono a tenuta" constatò. Quindi, rivolse l'attenzione verso la bocchetta dell'aria condizionata, passandovi dinanzi per tre volte. "Pensi sia possibile estrarre l'aria da qui o, meglio, immettere aria priva di ossigeno?" Scully sembrava interessata a questa ipotesi: "In teoria sì, ma non credo che l'impianto lo consenta e, da quanto ne so, non hanno rilevato impronte sulla grata del condotto, anche se è scontato che la causa del problema potrebbe trovarsi più a monte. La prima cosa da fare potrebbe essere interrogare i responsabili della manutenzione dell'impianto." 4:08 P.M. Il locale caldaie dello stabile somigliava ad uno dei tanti già visti: pareti grigie adorne di tubazioni variamente colorate. La squadra di manutenzione aveva appena terminato la verifica degli impianti e il caposquadra, un uomo snello e calvo attorno ai 50 anni, stava traendo le conclusioni assieme agli agenti. "Posso garantirglielo, agente Mulder: l'impianto funziona perfettamente, e non sembra aver smesso di farlo negli ultimi anni. Non c'è nessun segno di manomissione o di effrazione... noi stessi non ci abbiamo messo mano negli ultimi sei mesi!" Mulder e Scully, abbandonato il locale caldaie dello stabile, si recarono alla caffetteria aziendale per alleviare i morsi della fame causati dall'aver saltato il pranzo. "Stavo leggendo il curriculum di Seeger: ti avevo detto che era un mago delle serie televisive, negli anni '80?" disse Mulder arrivato a metà del panino. "Sì, Mulder." "Ehi, era proprio lui il produttore esecutivo de "Il capitano del suo cuore"! Ricordo che all'epoca spopolava tra gli universitari..." sospirò Mulder. "E tu?" chiese Scully "seguisti la moda del momento? Oh, scusa, dovrei conoscere la risposta..." "In quegli anni ho studiato molto" si strinse nelle spalle Fox. Scully accennò ad un sorriso, poi scosse il capo. "Cosa pensi di trovare nel suo curriculum vitae, oltre agli spensierati ricordi dei tuoi compagni di studi?" continuò con tono leggero. "Nulla, oppure tutto... di sicuro questa denuncia risale proprio a quel periodo. Si tratta di una denuncia da parte di genitori i quali sostenevano che il figlio avesse subito danni psicologici gravi in seguito alla dipendenza... alla dipendenza dal serial televisivo." "Beh, Mulder, non mi sembra una cosa tanto inusuale, oggigiorno esistono comitati a difesa dei consumatori che fanno il brutto e il cattivo tempo in termini di bollatura di uno show. In qualche modo i genitori di quel ragazzo pensi abbiano voluto farla pagare al creatore della serie?" "Probabilmente no, ma ho la sensazione che questa sia la strada da seguire. Non chiedermi perché." "In altre parole, seguiremo la pista giusta senza basarci sull'ipotesi più plausibile" rifletté Scully. "Forse. Prima, però, rivolgere qualche domanda ai colleghi di Seeger non credo che ci farà male" tagliò corto Mulder. 5:50 P.M. Mulder e Scully si presentarono alla scrivania della segretaria di Ronald Torrance, del consiglio direttivo della Global Studios. L'anticamera dell'ufficio aveva un arredamento piuttosto lineare, in nero lucido con finiture acciaio. Dalla vetrata entrava una calda luce solare. Dietro la scrivania si trovava una ragazza alta attorno ai 25 anni, bionda, i capelli corti e diritti sul capo. "Posso esservi utile?" domandò con lo sguardo che scavalcava la montatura rossa degli occhiali. "Agenti Mulder e Scully dell'FBI. Dovremmo conferire con il signor Torrance per alcuni minuti, se possibile." La ragazza avvisò personalmente il principale che acconsentì a ricevere gli agenti, i quali ebbero immediatamente accesso ad un ufficio simile a quello di Seeger, ma molto più fumoso. "Entrate, agenti!" fece rizzandosi sulla poltrona marrone basculante, sulla quale sedeva stravaccato. Si trattava di un uomo di media statura un po' sovrappeso, capelli castani, barba corta sul mento, dall'età apparente di non più di 55 anni. Il suo sigaro era la fonte della nebbiolina azzurrognola che avvolgeva l'ampio ed elegante ufficio in noce lucido. "Buonasera, signor Torrance" dissero Mulder e Scully quasi all'unisono, dopodiché Mulder spiego il motivo delle loro visita "non abbiamo intenzione di portarle via molto tempo ma avremmo alcune domande da porle. È per via della morte di William Seeger." L'uomo cambiò espressione ed il suo sguardo ceruleo si fece più cupo. Avvicinandosi agli agenti, spense il sigaro nel posacenere che era situato proprio dinanzi a loro, accanto alla lampada. Mulder non riuscì a trattenere un colpo di tosse. "Non apprezza un buon sigaro, agente... Mulder?" fece in tono distensivo. "Ho un brutto rapporto col fumo. Esperienza personale..." rispose l'agente. "Avrà i suoi buoni motivi, immagino, ma veniamo a Bill... sono addolorato e incredulo per la sua scomparsa. Comunque mi sforzi di vedere la cosa, non capisco perché abbia compiuto un gesto del genere." "Lei non aveva notato alterazioni nel suo comportamento, anche piccoli segnali, che potessero far pensare ad un possibile stato depressivo?" "No, agente Scully. Fino all'ultimo è sempre stato il solito Bill che conosco e tutti conosciamo, ma non posso dirle con certezza se avesse qualche problema serio, in realtà." Mulder prese la parola: "Frequentava Seeger nei primi anni '80, ai tempi di 'Il capitano del suo cuore'?" L'uomo annuì aggiungendo di essere, all'epoca, soltanto produttore associato di spettacoli minori. "Cosa mi sa dire della causa contro Seeger del 1983, intentata dai genitori di un allora ragazzo, un certo... Lionel Stafford?" Dopo un attimo di esitazione Torrance rispose: "Beh... quello che sa anche lei. Vede, non ricordiamo con piacere quel caso, fu molto spiacevole, ma la causa intentata altrettanto assurda. I nostri legali furono costretti a dimostrare lo scarso equilibrio mentale di quel ragazzo, mentre i genitori sostenevano che la sua personalità fosse stata danneggiata dai modelli falsamente positivi proposti dallo show. Chiesero un risarcimento." "Infatti..." confermò Mulder "e Seeger, come si comportò in merito?" "Bill non si diede pace, almeno finché il ragazzo non venne curato. Credo che i genitori di Lionel avessero solo bisogno di incolpare qualcuno per una situazione che aveva ben altre origini. Quello che non capisco, è il legame di quei fatti con il suicidio di Bill: la faccenda è ormai acqua passata ed il resto è storia: la serie proseguì con successo finché non venne cancellata per calo di audience, diversi anni dopo." "È il destino di tutti i serial, alla fine del loro ciclo di vita" aggiunse Scully sottintendendo una certa propensione a cambiare argomento. Mulder sembrò non aver molte altre domande, quindi l'incontro con Torrance si concluse con una stretta di mano: "Spero di esservi stato d'aiuto agenti, e che troviate qualche risposta... anche per noi. Arrivederci" li congedò con cordialità l'uomo. All'uscita dagli uffici della Global Town, Scully non nascose le proprie perplessità: "Ho come l'impressione di aver perso il mio tempo. Sei proprio convinto che la storia di quel ragazzo possa avere a che fare con la morte di Seeger?" Mulder aprì il bagagliaio della vettura e ne estrasse la 24 ore, quindi aprì la portiera ed entrò nell'abitacolo, all'unisono con Scully. Aprì la valigetta, ne tirò fuori un fascicolo, quindi lo porse alla collega. Nel fascicolo erano contenuti vari articoli di giornale e alcuni documenti dattiloscritti: il classico file dell'archivio di Mulder. "È il file del 1989. Il soggetto è un certo John Lewis Levy... direttore di rete. Direttore di rete!?" L'espressione di Scully si fece più seria. "La rete nazionale che trasmetteva..." "'Il capitano del suo cuore'..." concluse Scully con lo sguardo a fuoco sul vuoto. "Soltanto adesso ho potuto riaprire il file, Scully." Los Angeles, CA 7:17 P.M. "Il prossimo passo sarà interrogare i familiari di Seeger, analizzare i suoi spostamenti abituali..." disse Scully lasciandosi andare sullo schienale della poltrona della sua stanza. "Ho disposto che mi venissero notificati i suoi ultimi spostamenti sia fisici che bancari, e tra poco dovrebbero comunicarmeli via e- mail" proseguì Mulder "ci vediamo a cena alle 8 e mezza per parlarne" disse. Quindi chiuse la porta dietro sé. A cena, al ristorante dell'Hotel, Mulder e Scully presero posto ad un tavolo in fondo alla grande sala. Avevano nuovamente indosso gli abiti usati durante la giornata, ma avevano avuto il tempo di rinfrescarsi ed avere un aspetto più rilassato. "Hai letto l'e-mail, Mulder?" "Sì, e ne ho ricavato la destinazione di domani." "Jefferson City, nel Missouri?" "Sì, Scully: è l'unico spostamento che Seeger ha fatto nelle ultime cinque settimane, ed è a Jefferson che risiede il destinatario di quegli assegni mensili..." "Come vedi ho imparato a conoscerti. Ma non pensi di correre un po' troppo? Forse faremmo meglio a continuare le nostre ricerche qui" proseguì Scully con tono di voce basso e rilassato. "Io ho idea che così perderemmo il nostro tempo: il beneficiario di quegli assegni, un certo Sean Farrell, non aveva nessun legame familiare con Seeger, come è emerso da alcuni controlli che ho fatto. Io credo che Farrell non sia altro che Stafford: le sue tracce si perdono giusto intorno ai primi anni '80" sostenne Mulder. "Avrebbe cambiato nome?" "Credo di sì Scully... il caso fece un certo scalpore. E penso che, alla fine di tutto, Seeger abbia voluto aiutare quel ragazzo, che si sia sentito indirettamente responsabile." "Comunque sia, mi sfugge il legame con la sua inspiegabile morte." "Bene Scully, anche a me: è per questo motivo che domani cercheremo di saperne di più." Scully non nascose le proprie perplessità in merito, tra la zuppa di gamberi ed un cocktail di frutta. Mentre fuori, la serata, prendeva vita. Jefferson City, Missouri Day 2 9:16 A.M. La città di Jefferson stava risvegliandosi in una fresca e assolata mattina di primavera. "È in questa casa che abitano i Farrell" disse Mulder fermando l'auto di fronte ad una casa gialla con un piccolo giardino dal prato rasato all'inglese. Chiusa l'auto, i due agenti si avvicinarono alla porta principale e suonarono il campanello. Aprì la porta una signora attorno alla sessantina dai capelli grigi ben pettinati, una figura snella e agile, il volto segnato da qualche ruga evidente. "Desiderano?" "Siamo gli agenti Mulder e Scully dell'FBI..." si presentò Mulder "ha tempo per alcune domande?" La signora cortesemente fece entrare gli agenti e li invitò a prendere posto sul divano bianco ad angolo che si trovava accostato alla parete, accanto alla porta d'ingresso. "A cosa devo la vostra visita?" domandò la donna. "Signora Farrell, il motivo per cui siamo qui è una storia che appartiene al passato della sua famiglia, e che forse non ha niente a che fare con le nostre indagini" spiegò Scully. "Riguarda suo figlio, Lionel" spiegò Mulder. L'espressione sul volto della donna si rattristò, quasi una parte dolorante di sé fosse tornata a farsi sentire. "Cosa volete sapere di Lionel?" chiese con un tono di voce più basso. "Vede, due giorni fa un uomo è morto, si tratta di un produttore di Hollywood che lei, che voi, avete conosciuto, in qualche modo. Si tratta di William Seeger" continuò Scully. "Wil... Seeger è morto?" trasecolò la donna. "Sì... e forse potete aiutarci. In base ai controlli eseguiti, i bonifici bancari che Seeger eseguiva mensilmente erano a vostro favore. Sappiamo che in passato avete fatto causa a Seeger per via di un suo programma, che ritenevate responsabile dei problemi mentali di vostro figlio." In seguito alle parole di Mulder ci fu un attimo di silenzio, quindi fece ingresso nella stanza un uomo piuttosto alto e robusto, stempiato, in tuta verde da giardinaggio. "Buongiorno" disse l'uomo senza troppo riguardo "siete dell'FBI?" "Carl, gli agenti Mulder e Scully sono qui perché Seeger è morto." "Seeger? Chi sarebbe morto?" domandò sgranando gli occhi. "Carl, sanno tutto, non possiamo negare i nostri legami con lui." gli disse la moglie. "Il signor... Stafford, immagino" gli porse la mano Mulder. "Ascoltate" disse l'uomo tagliando corto "abbiamo avuto molti problemi con Seeger, in passato... se abbiamo accettato quei soldi è perché ne avevamo bisogno. Non avrei mai voluto accettare quello sporco denaro, ma in fondo è stato giusto così." Scully proseguì "Cosa è successo esattamente? Noi sappiamo della causa che avete intentato nell'83 contro di lui, e che avete persa." "Fu una battaglia legale tremenda, allora eravamo entrambi convinti che la malattia di Lionel dipendesse da quel maledetto programma e dalla rete che continuava a trasmetterlo" spiegò la signora Farrell. Il marito prese posto accanto a lei, sedendo sul bracciolo della poltrona. Fu ancora lei a continuare il racconto della triste vicenda di Lionel. "Lionel era un ragazzo di 13 anni quando tutto ebbe inizio. Ha sempre avuto un carattere particolare, ma aveva anche ottime doti. La sua vita non era molto diversa da quella dei suoi coetanei, almeno così poteva sembrare a chiunque. Finché un giorno iniziò a seguire quel programma in televisione. All'inizio fu una passione come tante, poi iniziò a condizionare i suoi orari, le sue scelte. Non ci volle molto affinché la sua giornata ruotasse attorno a quell'appuntamento quotidiano. Divenne una vera mania." "Ma la cosa andò ben oltre..." suggerì Mulder. "Sì: nel giro di due anni Lionel divenne irriconoscibile. Aveva chiuso tutte le amicizie, non usciva mai con nessuno, non gli interessavano le vacanze o le feste comandate. Rinunciava a tutto se in televisione c'era il suo appuntamento. Mio Dio, che orribili ricordi..." raccontava la signora, mentre il consorte sembrava condividerne il dolore nel rievocare quel periodo. "Via via Lionel si isolò sempre più dal mondo esterno, usciva solo per recarsi a scuola, dove ben presto iniziarono a sorgere i problemi maggiori, per via dei rapporti con i compagni. Credevamo che con il tempo le cose si sarebbero aggiustate, che fosse una fase temporanea, ma evidentemente siamo arrivati tardi" aggiunse l'uomo. Mulder e Scully ascoltavano interessati il racconto dei due genitori. La madre di Lionel proseguì: "Lionel parlava, si comportava e pensava esattamente come i personaggi di quel serial, pretendeva che quello fosse il mondo reale, al quale l'aveva sostituito. Forzava ogni cosa perché apparisse secondo quello schema. Se i suoi amici immaginari si comportavano in un determinato modo, lui li imitava. Era sconvolgente vederlo assumere gli stessi atteggiamenti, vestirsi in maniera conforme a quei... personaggi da strapazzo. Era felice solo quando poteva chiudersi in salotto e seguire quello show." "Non consultaste uno psicologo?" domandò Scully interrompendo il racconto. "Certo, ad un certo punto lo facemmo, eccome" rispose il padre "ma Lionel si rifiutava di collaborare, anche se non mancai di farlo seguire come potevo. E sa quale fu la risposta? Dissero che era predisposto, che prima o poi il suo modo di essere lo avrebbe portato ad alienarsi dalla realtà. Non sembrava esserci nulla da fare, niente sembrava cambiarlo. La cosa più grave era che sapeva ciò che stava facendo. L'aveva voluto." "È a questo punto che decideste di sporgere denuncia contro il programma?" chiese Scully. "Lo facemmo allorquando, dopo avergli impedito di seguire il programma, ebbe una grave crisi nervosa. I medici da una parte cercarono qualche modo per comunicare con lui, ma dall'altra non poterono impedirgli di seguire le repliche della serie, che nel frattempo era terminata. All'inizio le videocassette sembravano accontentarlo, ma poco a poco se ne stancò e cadde in una profonda depressione. Vedete, a quel punto non fu più tanto per la serie quanto perché non c'era null'altro che gli interessasse. La sua depressione peggiorò talmente che, ad un certo punto, dissero che buona parte del suo cervello era ormai compromessa. In non molto tempo si ridusse allo stato catatonico. Da allora non si è mai ripreso realmente, nonostante in tutti questi anni sia stato sperimentato ogni tipo di cura." Scully, colpita dalla triste storia, mostrò con lo sguardo tutta la sua solidarietà nei confronti della famiglia Farrell. Mulder fu il primo a spezzare il silenzio che era calato dopo il racconto: "Seeger veniva a trovare Lionel..." "Di tanto in tanto. Se da una parte lo detestavamo, dall'altra si era dimostrato così sensibile ai nostri problemi da offrirsi per aiutarci di persona. Più di una volta convocò gli attori principali del serial per parlare con Lionel, o meglio a Lionel, nella speranza che capisse che il programma era tutto una finzione, che la vita era un insieme di piccole gioie ed inevitabili dolori anche per loro come per chiunque altro. Per Lionel la vita invece era spesso banale, insoddisfacente, e anche questo sembrava peggiorare le cose, o non modificarle" concluse la madre con gli occhi lucidi. "Seeger è stato qui ancora una volta, la settimana scorsa..." continuò a suggerire Mulder. I due coniugi si scambiarono qualche occhiata, poi il signor Farrell continuò: "Ha ragione... perché nasconderlo? Martedì scorso era il compleanno di nostro figlio, e Seeger è passato a trovarlo dopo molto tempo che non lo faceva." "Dove si trova Lionel, adesso?" chiese Scully. "Si trova in una clinica psichiatrica non lontana da qui, e giace con lo sguardo perso nel nulla" rispose la donna senza nascondere il proprio grande dolore. "Non è facile per noi chiedervelo, ma abbiamo la necessità di parlare con i medici che lo curano. Spero la cosa non vi disturbi troppo. Cercheremo di essere discreti" aggiunse Mulder. I genitori del ragazzo si consultarono brevemente per mostrarsi a favore delle indagini dell'FBI. Congedatisi dai Farrell, Mulder e Scully salirono nuovamente in auto per dirigersi verso la clinica. Durante il tragitto cercarono di fare un quadro della situazione in base a quanto emerso dal colloquio appena intercorso. "Scully, anche la depressione è definita come un male oscuro, giusto? Cosa puoi dirmi dal punto di vista medico?" "Non vi sono risposte chiare del perché determinati soggetti, in questo caso adolescenti, diventino depressi a differenza di altri. Molti studi dimostrano che i fattori genetici giocano un ruolo importante nello sviluppo della malattia, mentre nuove e interessanti aree di ricerca si focalizzano sempre più sulla biochimica della depressione." "Il che implica?" "Beh, quei ricercatori affermano che la depressione possa essere causata da uno squilibrio nel dosaggio di alcune sostanze presenti nel cervello, i neurotrasmettitori." "E cosa ne pensi dell'influenza delle esperienze di vita sull'assetto neuro biologico dell'individuo?" chiese curioso Mulder. "Bravo" sorrise Dana "è un approccio altrettanto interessante: studi estremamente dettagliati, condotti osservando determinati comportamenti semplici della lumaca marina Aplysia, hanno dimostrato che l'apprendimento può indurre modificazioni nelle connessioni sinaptiche. Anche gli studi sulle vicissitudini dell'attaccamento, compiuti nei primati non umani, hanno dato corpo all'idea che le esperienze di vita e l'ambiente influiscano in maniera determinante sullo sviluppo delle strutture cerebrali." "Suggerirei: come nel caso di Lionel?" "Beh, Mulder, è probabile. Ma, alla fine di tanto argomentare, mi domando per quale motivo tu voglia focalizzarti sulla malattia di Lionel, quando i principali sospetti restano i suoi genitori." "Perché ciò che ha fatto di questo caso un X-File è la mancanza della presenza fisica dell'assassino" replicò Mulder "e non sospetterei di nessuno in grado di agire secondo schemi noti." Mulder accostò e svoltò nel parcheggio della clinica. "Ok: aspettavo il tuo 'grande salto'. Qual'è la tua teoria?" chiese Scully sollevando un sopracciglio. "Siamo arrivati" annunciò Mulder occupando con l'auto un posto libero a caso. Riverfield Clinic 11:56 A.M. Gli agenti entrarono nell'edificio squadrato color ocra, circondato da giardini ben curati nei quali erano piantati alberi sempre verdi. Fecero ingresso dal portone principale e si presentarono alla scrivania dell'accettazione. "Agenti Mulder e Scully. Siamo dell'FBI. Buongiorno. Avremmo necessità di parlare con il dottor... Auberjonois." L'infermiera, una ragazza mora non molto alta che indossava la divisa bianca, si adoperò per reperire il medico. "Sarà qui tra poco, accomodatevi nel suo ufficio. È al primo piano, corridoio a destra, seconda porta a sinistra." Alcuni minuti dopo, il dottor Auberjonois si presentò: "Agenti Mulder e Scully? Mi aspettavate... sono il dottor John Auberjonois." L'aspetto era quello di un uomo apparentemente più giovane dei suoi 45 anni, corporatura media, capelli castani e occhi azzurri, con indosso il tipico camice da medico e gli occhiali in metallo appesi al collo. "Molto lieti, dottore. Siamo qui per via di un suo paziente, Lionel Stafford, o meglio Farrell. Vorremmo porle alcune domande" cominciò Mulder. Il medico si mostrò piuttosto affabile e disponibile. "Lionel... un caso molto particolare, ed uno di quelli che fanno sentire piuttosto impotenti." "Abbiamo parlato con i genitori" disse Scully "vorremmo approfondire gli aspetti clinici di questo strano caso che, a noi, sono pressoché sconosciuti." "Ecco... come saprete non si può dire che Lionel viva esattamente tra noi, purtroppo. La sua forma depressiva è degenerata in uno stato catatonico, le funzioni cerebrali superiori sono seriamente compromesse. Il ragazzo non comunica con il mondo esterno, non risponde a stimoli visivi e auditivi, ha bisogno di essere assistito costantemente. Mi duole dirvi, in estrema sintesi, che egli vive tra il letto e la sedia a rotelle. Sedute terapeutiche a parte, dal momento che non lasciamo nulla di intentato." "Dottore, lei crede sia possibile che in realtà, dentro di sé, Lionel conservi una qualche forma di attività?" domandò Mulder. "Agente Mulder... credo che sia molto difficile ormai." L'uomo estrasse dall'archivio metallico, sotto la scrivania, una cartella contenente i risultati di diversi esami eseguiti sul cervello di Lionel. "Lo scopo di questi esami" disse "è di evidenziare l'attività delle diverse aree del cervello, e la misura nella quale esse sono attive. Abbiamo anche eseguito regolarmente delle PET, tomografie ad emissione di positroni, ma quanto rilevato dice che l'attività cerebrale di Lionel è comunque molto ridotta. È come se si fosse spento" concluse Auberjonois. "Un caso estremo che ha dell'incredibile" commentò laconicamente Scully. "Possiamo vedere Lionel?" fu la richiesta di Mulder dopo essersi fatto consegnare una copia dei risultati degli esami. "Naturalmente" rispose il medico. Scully aggiunse: "Dottor Auberjonois, noi ci troviamo qui per via della recente scomparsa di un certo Seeger, l'uomo che faceva visita di tanto in tanto a Lionel. Che idea si è fatto dei rapporti tra questi e i genitori del ragazzo?" "Ho saputo della scomparsa di quell'uomo: voleva molto bene al ragazzo, ha fatto molto per lui. È stato qui proprio la scorsa settimana e gli ha parlato a lungo." Gli agenti e il medico entrarono nella stanza di Lionel, quella stanza che da dodici anni era diventata la sua camera, arredata come fosse al di fuori della struttura sanitaria. In quella stanza erano passati in un istante anni di vita, dalla finestra erano entrati caldi raggi di sole così come gocce di pioggia ne avevano offuscato la trasparenza, senza che nulla potesse richiamare la sua attenzione. Di fronte alla porta vi era un armadio in noce scuro, sulla sinistra uno scaffale, dello stesso stile dell'armadio, pieno di riviste e videocassette. Accanto all'armadio era sistemato un televisore con videoregistratore incorporato. La finestra si trovava sulla destra e, infine, accanto alla porta, era sistemato il letto. Lionel vi giaceva disteso, immobile, sopra le coperte. Era un ragazzo alto dai capelli castani, il colorito pallido e la corporatura ossuta, nascosta da un abbondante pigiama blu. "Povero ragazzo..." commentò Scully, non potendo fare a meno di notare il suo sguardo fisso, vitreo, totalmente privo di vita. Mulder diede un'occhiata intorno, notò soprattutto lo scaffale con le videocassette. "Ha anche le sue videocassette..." disse "ovviamente avrete cercato di capire perché avesse bisogno di seguire quei telefilm, quale fosse la causa più remota della sua forma di dipendenza e delle drammatiche conseguenze psicologiche" commentò Scully. "Non ci è voluto molto a capire che Lionel non era interessato alla vita così come si offre a ciascuno di noi." "Probabilmente la vita era un film che riteneva di avere già visto recitare da altri attori..." commentò Mulder. Pochi istanti dopo squillò il cerca persone di Auberjonois: "Scusatemi, hanno bisogno di me in rianimazione... non posso trattenermi oltre. Se volete, potete restare ancora qualche minuto con lui..." disse il medico alludendo a Lionel. Quindi, salutò gli agenti lasciandoli soli nella stanza. "Mulder, il tuo interesse per il caso del ragazzo mi induce a pensare che tu lo ritenga coinvolto in qualche modo nella morte di Seeger. Dimmi che non è così, ti prego... come mai potrebbe?" disse Dana rivolgendo un'occhiata compassionevole al ragazzo. "Scully, cosa succederebbe se le alterazioni cerebrali in seguito ad un forte stato depressivo portassero allo sviluppo di nuove facoltà? Che mi dici delle possibili alterazioni delle onde cerebrali? Non sarebbe la prima volta. Pensa a Robert Patrick Modell: il suo anormale sviluppo cerebrale, a seguito della malattia, aveva fatto in modo che acquisisse un potere persuasivo senza precedenti. Se analizzassimo i risultati degli esami di Lionel, partendo da quest'ipotesi, credo che..." spiegò Mulder passeggiando su è giù per la stanza. "No, Mulder... il caso di Modell era completamente diverso, Modell era cosciente, era in grado di agire, di comunicare. La sua malattia era un tumore, una crescita abnorme, non una riduzione funzionale. Inoltre, recenti studi danno per certo che nel cervello umano le singole facoltà non risiedano in aree ben distinte, bensì ogni funzione interessi più aree, forse tutte le cellule di un determinato tipo" disse Scully scuotendo la testa in tono assai scettico. "Scully..." disse Mulder paralizzato e con voce rotta "hai visto anche tu?" "Visto... cosa?" "Mi ha seguito con lo sguardo! Osserva i suoi occhi, sono rivolti verso il punto ove ci trovavamo noi due poco fa". "Sei sicuro non si tratti di una coincidenza? Anche nelle sue condizioni non è escluso che possano verificarsi contrazioni involontarie della muscolatura" rispose la donna. "No, Scully: ho realizzato solo adesso ma, mentre ti esponevo la mia teoria, avrei giurato di aver visto per qualche secondo i suoi occhi seguirmi nel compiere i miei spostamenti." Scully si avvicinò al ragazzo ed estrasse dalla tasca della giacca una piccola torcia, quindi provò a farne seguire il fascio luminoso dal ragazzo. "Le pupille reagiscono a malapena..." constatò Dana spiaciuta "ma informerò Auberjonois, nel caso ci sia qualche possibilità. E comunque sia, è da escludere che questo ragazzo possa aver fatto male fisicamente a qualcuno." "Beh, io la mia idea te l'ho esposta" rispose Mulder lasciando la stanza "e credo che Seeger non sia morto perché ha creato quella serie, ma perché un giorno ne ha deciso la chiusura. Solo che..." disse Fox con tono più pacato "per comprendere come sia potuta accadere una cosa del genere, ho bisogno anch'io di altri elementi." "Mulder, nel caso quegli elementi non dovessero saltare fuori, mi assicuri che resterà un po' di tempo per seguire le mie piste?" "Ovvero indagare sugli Stafford?" "Non proprio... ma vorrei sapere quale sarà la nostra prossima mossa" domandò Dana. "Andare dagli Stafford!" Farrell's residence 4:45 P.M. "Ora avete visto coi vostri occhi..." disse la signora Farrell accogliendo i due agenti. "Sì" esordì laconico Mulder "se non ha nulla in contrario avrei bisogno di conoscere suo figlio più da vicino. Ad esempio vedere le sue cose, i luoghi ove è cresciuto..." "Qui però non c'è quasi niente di Lionel, abbiamo lasciato quasi tutto nella vecchia casa, compreso il nostro nome. D'altronde, quando si rese necessario ricoverarlo in clinica, fummo costretti ad avvicinarci e a trasferirci in questa città, il che in fondo è stato un bene, è stato un modo per continuare a guardare avanti." "Avremmo bisogno di visitare la vostra vecchia casa, allora" chiese Mulder risoluto "perché a volte il passato conta più del futuro." "Se proprio dovete..." disse il signor Farrell con tono poco accomodante "non so proprio cosa possiate trovarci, io mi ci sono soltanto rovinato la vita tentando di capire." "Carl... ormai..." riprese la signora il marito. 8:09 P.M. La berlina grigia svoltò all'uscita della statale, il cartello verde illuminato dai fari accoglieva Mulder e Scully a Columbia, una cittadina nello stato stesso del Missouri. "Sei stanco, Mulder? Hai una faccia..." "Forse. Ma sono ancor più strane le sensazioni che provo." "Cerchiamo un motel?" propose Scully. "Vorrei visitare adesso la vecchia casa degli Stafford." "Speriamo di trovarla subito" sospirò Scully puntando gli occhi sull'orologio del cruscotto "mentre guidavi ho dato un'occhiata a quegli esami" aggiunse. "Cos'hai trovato?" replicò il collega distrattamente. "Beh, dovrei verificare, confrontare con modelli di riferimento ma... è possibile che, stando alle ultime serie di esami, qualcosa sia cambiato rispetto alle prime fasi della sindrome." Stafford's residence Columbia, Missouri 8:49 P.M. L'oscurità avvolgeva una piccola casa di mattoni rossi, la casa dell'infanzia di Lionel. Si trovava un po' fuori mano rispetto alla strada principale, era circondata dagli alberi, ed il breve vialetto lastricato in pietra si poteva a malapena distinguere. Mulder inserì la chiave nella serratura e la fece girare fino a che la porta non si aprì. La luce elettrica naturalmente mancava, e fu necessario accendere le torce. "È stato facile trovare questo posto. Tutto ha avuto inizio, qui..." disse Mulder con un filo di voce "c'è una strana atmosfera..." La porta si richiuse senza troppo rumore, e davanti agli occhi degli agenti si dischiuse quella che era una piccola anticamera, con il poco mobilio rimasto coperto da vecchi teli. "A dispetto di quel che può sembrare, lui è stato felice... sul serio, e come a pochi capita, se ne è reso conto mentre lo era." "Mulder, stai parlando di Lionel?" "Credo di sì... ricordo pomeriggi che rappresentano tutta la tua vita, i compiti finiti e un appuntamento che ti riempie il cuore di felicità, che hai atteso per tutto il tempo, e ti ripaga di ogni rinuncia, del banale e fine a sé stesso ripetersi della vita quotidiana, del venire e andare delle stagioni, per poi finire nel nulla. Forse, Scully, forse si tratta anche di me, di tutti quelli che hanno capito troppo presto quale fosse il destino là fuori, ed ha avuto bisogno di evadere. Ciascuno di noi lo fa come meglio può, si appoggia alle fantasie che rispecchiano i suoi desideri..." Il tono delle voce di Mulder, nel pronunciare tali parole, era un misto di eccitazione e triste ansia. "Mulder... i tuoi ricordi?! Io non capisco, stai dicendo cose senza senso... forse è meglio andare via da qui!" "No! C'è una stanza da vedere, là sopra" rispose lui mentre iniziava a salire la ripida rampa di scale interna. Entrarono in un salone tetro e polveroso ove il colore dominante era il grigio. Una finestra dai vetri opachi per lo sporco accumulato indicava chiaramente che le pulizie non venivano fatte da molti anni, e che probabilmente nessuno vi aveva messo più piede. La polvere era dovunque, sul mobilio, sui quadri impilati in un angolo, sul pavimento, dove i passi lasciavano le impronte, sulle fotografie. Erano i ricordi, forse troppi, di qualcuno smarrito nei propri sogni, nelle speranze senza uscita di una vita immaginata. "Là fuori non ho possibilità, la mia condizione non mi permetterà di vivere degnamente, ne sono certo, a dispetto di tutte le saggezze della gente di buon senso." Frasi come questa rimbalzavano nella mente di Mulder, le ripeteva sottovoce come a dare un senso alle forti sensazioni che provava da quando si era avvicinato a quella casa, o forse da ancor prima, da quando aveva fatto visita a Lionel. June 22, 1986 Un uomo e una donna uscirono di spalle da un capannone, era quella la base dei loschi traffici. Si udivano già in lontananza le sirene della polizia. Un'auto si fermò e ne uscirono due agenti, i quali spinsero nell'abitacolo un uomo ammanettato, riluttante e stizzito. Era il 'rispettabile' capo dell'organizzazione. "Me la pagherete..." sembrava voler dire con lo sguardo diretto a coloro che avevano scoperto il suo traffico, i coniugi Michael e Kathleen Dexter. "Portatelo via!" ordinò distaccato Michael al conducente della volante, il quale richiuse la portiera e si allontanò guidando l'auto a sirene spiegate. "Un piano astuto, non c'è che dire: nascondere i diamanti all'interno delle bombolette spray al posto delle sfere per la miscelazione..." disse Kathleen poggiando il capo sulla spalla del marito. "A proposito... hai il ciuffo fuori posto, Kathy: hai bisogno di uno spray fissatore?" disse lui guardandola con fare scherzoso. La coppia si allontanò dal capannone condividendo un'allegra risata, dirigendosi fianco a fianco verso la roadster azzurra, mentre sul mare e in cielo divampava un caldo tramonto. <> La sera, Michael Dexter e signora giacevano rilassati dinanzi al fuoco, sul loro bianco maxi-yacht. Il party con gli amici era appena terminato, tutt'intorno erano sparsi i segni di una indimenticabile serata, 'The captain of her heart' dei Double armonizzava morbidamente in sottofondo, mentre il mare faceva capolino dietro la finestratura. <> Stavano festeggiando la felice conclusione dell'ultimo caso, brindando con lo champagne migliore della loro riserva. Kathleen sfiorò il viso di lui con la mano, le sue dita ripassarono il contorno del labbro inferiore: "Hai fatto la barba di sera?" "E tu, hai indossato il mio vestito preferito..." sussurrò Michael accarezzandole i capelli rossi, mentre lei gli slacciava il papillon nero. "Perché lo stai facendo?" d'un tratto la interruppe fermandole la mano. "Mike..." tentò di spiegarsi lei. "Mi stavo chiedendo se veramente tutto questo stia accadendo..." disse lui preoccupato. "Certo, Michael, è la nostra festa stasera e, se non fosse così, non vorrei ci svegliassimo." "Forse... ma improvvisamente a me sembra tutto così irreale... i nostri abiti, questo ambiente, i nostri nomi..." continuò sullo stesso tono Michael. "A pensarci bene, è come se vedessi questi colori su di te per la prima volta. È tutto a tinte pastello, così morbido e rassicurante, positivo... ma allo stesso tempo ho come l'impressione che non possa durare" disse Kathleen sollevando un sopracciglio. "Però ti conosco, di questo sono certo" rispose lui "ma è come se tutto ciò non ci appartenesse, quasi se non fosse questa la nostra storia." "Ho in mente una parola... Mul... Mulder!" disse lei fissandolo con sguardo disorientato. "Mulder. Mulder... e Scully!" disse lui a fatica, con un filo di voce e lo sguardo distante. "Cosa vuol dire Mulder e Scully?" chiese la donna. "Mulder e Scully... non lo so, potrebbero essere due persone, forse saremmo un po' anche noi se... se..." l'uomo si sforzava di mettere insieme pensieri confusi, e le parole gli uscivano di bocca con difficoltà crescente, doveva sorreggersi per non cadere a terra e presto le gambe lo abbandonarono facendolo ritrovare in ginocchio sul pavimento. "M... Michael, dove... dove siamo?" disse lei gettandosi in direzione di lui "adesso mi sento come se questa non fosse la nostra vita, se fosse già scritta, già vista... adesso lo avverto chiaramente" sibilò ansiosa ed inquieta lei. L'uomo scosse la testa ma a confermare le sue parole. "Quello che provo mi dice che è come se tutto ciò non ci appartenesse, se fossero ricordi, ma non i nostri ricordi..." spiegò Kathy. "È così, lo so, ma non devi resistergli... non è questo il modo per capire" disse l'uomo rialzandosi, per poi aiutare la consorte a fare altrettanto. "Forse dovremmo continuare a fare ciò che stavamo facendo, magari pensiamo di essere chi non siamo... tu sei Michael ed io sono Kathleen, siamo i coniugi Dexter, nel tempo libero gestiamo un'agenzia di investigazioni e di tanto in tanto collaboriamo con la giustizia. È così perfetto ma... perché all'improvviso abbiamo dubbi così assurdi, perché queste sensazioni?" chiese lei retoricamente. "Cosa dovrebbe accadere adesso, Kathleen? Forse tu lo sai... credo che adesso dovremmo... essere felici, tanto per cambiare." La donna annuì con il capo, dicendo, in preda all'emozione: "Lo so, lo so... e sarebbe bellissimo... ma non è qualcosa che sento, è soltanto qualcosa che so." Michael iniziò a sentenziare frasi che sembrava leggere nell'aria: "Ci sono due scenari. Uno è quello giusto, l'altro non ci appartiene." "Come uscire da questo stato?" si disperò lei. "È come se fossimo di fronte a due porte, una conducesse alla salvezza e l'altra alla fine... immagina... è come se ci fosse una coppia di gemelli a custodirle, e potessimo interrogarli solo una volta per tutte. Non importa quali dei due siamo adesso. Dobbiamo pensare a come vedremmo le cose se fossimo l'opposto di noi stessi, i nostri ipotetici gemelli... Uno dei due, deve dire necessariamente il vero, l'altro il falso: la via d'uscita sarà l'opposto di quella che ci verrà indicata." Così, febbrilmente, Michael cercò di far luce su cosa stessero percependo lui e Kathleen, perché non si ritrovassero più in loro stessi. Dopo alcuni istanti, durante i quali si udì solo il mare in sottofondo, Michael sembrò aver compreso: "Si potrebbe arguire che..." disse "se ci siamo posti il problema se compiere o meno un gesto, quel gesto oppure un altro, la verità è che esso è il confine tra ciò che siamo e ciò che non siamo... è così, Scully!?" "Dev'essere così, Mulder... Mulder!? Adesso forse siamo noi" disse Scully come risvegliata da un inquietante sonno. "Certo, lo siamo. Ma Lionel ci vedeva diversamente, abbiamo avuto i suoi stessi ricordi perché ci ha inclusi nelle sue fantasie. Guardati attorno... adesso. Non siamo in un maxi-yacht ormeggiato in una baia della California, io non indosso lo smoking, tu non hai un completo di seta rossa, la pellicola che scorre davanti ai nostri occhi non ha colori solari. I ricordi sono ingrigiti dalla polvere della disillusione e del tempo." Nel pronunciare tali parole, la voce di Mulder si faceva via via più sottile, come se il fiato gli mancasse. "Mulder, Mulder... cosa ci sta succedendo?" gridò Scully disperata. "Non... non riesco a respirare... non..." cercò di dire Mulder sempre più asmatico. "Dobbiamo uscire di qui, fatti forza!" gridò ancora Scully, la quale sembrava non accusare sintomi. Mulder giaceva a terra, così lei lo afferrò per il bavero della giacca e iniziò a trascinarlo verso la porta, mentre il suo corpo lasciava il segno nella polvere depositata sul pavimento." "Non sapevo avessi delle allergie..." ansimava Scully per lo sforzo nel trascinare il corpo del collega, che in viso era sempre più cianotico. "Non ce la faccio, non ce la faccio! Aiutami, Mulder!" L'uomo tentava di darsi una spinta con i piedi, ma le scarpe non facevano presa, mentre le forze lo abbandonavano sempre più ad ogni tentativo. "Forza, ti prego!" strillava Scully a pochi passi dalla porta. Si fermò a pochi decimetri da essa, riaprendola con un calcio. "Mulder, Mulder, tieni duro!" Raccolse ancora le forze e afferrandolo per la giacca fece un ultimo sforzo, le sembrava di aver percorso un miglio anziché decine di metri, e in quell'ultimo sforzo si ritrovò sul ballatoio, fuori dalla stanza. Mulder era quasi immobile, compiva solo lievi movimenti con il capo, prima che entrambi rotolassero giù dalle scale. Il vuoto di quella casa faceva rimbombare i suoni della rapida caduta, fino a che entrambi si ritrovarono al piano inferiore. Scully non si rialzò immediatamente, dovette prima realizzare di non avere nulla di rotto. "Scully..." "Mulder! esclamò ansiosamente precipitandosi su di lui." "Sto... sto bene..." le rispose con un filo di voce e un debole sorriso "Sto bene..." mentre sui loro volti si posavano fiochi raggi di luna che filtravano tra le nuvole, entrando dalla porta spalancata. Scully recuperò il cellulare che le era scivolato dalla tasca durante la caduta dalle scale, quindi chiamò un'ambulanza. Presbiterian Hospital Day 3 8:59 A.M. "Dovrei vedere il mio collega" disse Scully al medico che aveva sottoposto Mulder a visite accurate dopo il primo soccorso. "Penso che abbia dato il massimo di sé riposando tre ore di seguito. Non fa che chiedere di parlarle al più presto" aggiunse il medico. "Ha scoperto la causa di quella crisi?" "L'unica spiegazione è che abbia avuto una reazione allergica alla polvere, anche se sarà opportuno fare ulteriori accertamenti." "Già..." rispose Scully allontanandosi a passo svelto. Mulder era seduto accanto al tavolo, e la fissava con aria tranquilla. "E così stai bene..." ruppe il silenzio Dana mentre si avvicinava ora scandendo i passi. "Sì, anche se non conosco il motivo preciso per cui mi sia salvato." "Beh, diciamo che non mi hai aiutato molto..." disse Scully sorridendo. "A dire il vero, Scully, credo che qualcosa abbia impedito che mi succedesse quel che è successo a Seeger. E non solo perché non ho nessuna colpa nella chiusura di quella serie TV" ironizzò. "Però Seeger era a centinaia di miglia da quella casa, e non aveva allergie" ribatté lei. "Neanch'io sono mai stato allergico alle polveri, non è questo che mi è successo" spiegò lui. "Spesso le allergie si manifestano all'improvviso, senza che ci siano stati dei precedenti." "Non riuscivo a respirare perché era come se non avessi più la volontà di continuare a farlo" puntualizzò allora Mulder. "Cosa vuoi dire?" fece Scully incuriosita. "Che forse è così che si sentiva Lionel: gli mancava qualcosa di irrinunciabile per lui, come fosse senza respiro. Il respiro è speranza ed io, per un attimo, la speranza l'ho persa, avvicinandomi al suo modo di sentire." "Perché tu e non me?" obiettò Scully. "Forse perché in qualche modo io e Lionel abbiamo qualcosa in comune, amiamo la vita per quello che potrebbe essere e non è... sebbene nello specifico desiderassimo cose molto diverse" rispose Mulder iniziando a mettere insieme i pezzi "e durante quelle ore, i ricordi di Lionel sono stati i miei, i nostri." "Pensi che questo presunto potere derivi dalla sua malattia?" "Malattia che a sua volta deriva dalla mancanza di ciò che lo fa sentire vivo. Credo sia stato quando il suo sguardo mi ha seguito: in qualche modo dobbiamo aver attirato la sua attenzione e siamo entrati a far parte del suo immaginario." Two Hours Later Mulder e Scully stavano percorrendo a passo lento il lungo viale d'uscita delimitato dalle aiuole verdi non ancora fiorite, discutendo su quanto era emerso dalle analisi. "Il fatto che non ti abbiano diagnosticato alcuna allergia ci può soltanto spingere ad approfondire la ricerca di eventuali allergeni sconosciuti, per non escludere la formazione di forme vegetative quali muffe o funghi dagli effetti allucinogeni." "Non credo che troveranno mai niente" rispose Mulder. Scully si strinse nelle spalle, quindi consegnò le chiavi dell'auto al collega. "Te la senti di guidare? Che ne pensi di tornare a Washington? Non credo si possa ancora trovare una motivazione alla nostra permanenza da queste parti. Non legata al caso di Seeger, almeno" sentenziò Scully. Mulder estrasse il cellulare dalla tasca ed aprì un messaggio appena ricevuto sul suo cellulare. Era degli Stafford, lo invitavano a tornare a far visita a Lionel. Riverfield Clinic 1:51 P.M. I signori Farrell spuntarono dietro una colonna della sala d'aspetto. "Buongiorno" accennò debolmente il signor Farrell. Scusateci se vi abbiamo convocati qui, ma è successo qualcosa di cui volevamo informarvi." "Di che si tratta?" domandò Scully. "Ecco..." disse la signora con sguardo raggiante "Lionel ha dato segni di ripresa questo pomeriggio!" continuò emettendo un sommesso singhiozzo di felicità e speranza. "Cosa è successo, più precisamente? Può essere importante per noi saperlo..." disse Mulder. "Siamo stati avvisati dal dottor Auberjonois nel pomeriggio, ci ha fatti accorrere qui ed abbiamo trovato Lionel cosciente, gli abbiamo parlato, ci ha riconosciuti. È stato straordinario, è come se qualcosa lo avesse risvegliato da una specie di letargo" spiegò Carl. "Possiamo parlare con il dottor Auberjonois?" domandò Scully appoggiando la mano sinistra sulla spalla della signora. "Sarà qui tra poco..." rispose lei. "Ora potete vederlo" disse il medico ai genitori di Lionel. "Come avete potuto capire, nel campo della medicina c'è sempre posto per l'imprevisto" affermò rivolgendosi a Mulder e a Scully, sorridente. "Sembra incredibile: poche ore fa eravate qui a domandarmi di questo ragazzo, per il quale pensavamo di aver fatto l'impossibile, e adesso l'insperabile si è verificato. Lionel si sta riprendendo, e non sappiamo cosa, o chi, lo abbia scosso dallo stato depressivo acuto di cui era vittima da anni" disse il medico." "Vorrei parlargli, se fosse possibile" tagliò corto Mulder. "Presto potrete farlo, tutti: sicuramente trarrà giovamento se inizierà ad incontrare le persone." 3170 Annapolis, Maryland Two Days Later 8:42 P.M. "Considerazioni di Dana K. Scully sul caso X-LES8546972" <> Two Months Later Lionel sedeva alla scrivania della sua stanza, alla clinica. Era una bella giornata d'inizio estate. Sempre più spesso gli era concesso di uscire durante il giorno, specialmente durante giornate come quella. Presto, dicevano, sarebbe tornato a casa. "Sono così felice, caro, che tu stia guarendo" gli disse la madre. Lionel accennò ad un sorriso ed interruppe la battitura di qualcosa che stava scrivendo al computer. "Lascialo scrivere ancora un po'" disse il padre "i medici sono tutti entusiasti di questa sua attività." "Sì, hai ragione. Il suo scrivere è un atto creativo, totalmente diverso dal mentire a sé stesso di un tempo" disse la madre richiudendo la porta. Lionel chiuse il file che aveva aperto e ne aprì un altro. I tasti del computer presero a ticchettare leggeri sotto le sue dita, ad un ritmo più veloce rispetto a prima, mentre sullo schermo prendevano forma nuove frasi. Lionel rilesse l'ultima: <> EXECUTIVE PRODUCER AleX (alexmulder_1999@yahoo.com) Dedico questo racconto a tutti gli amici della X-Files Italian Virtual Season, i quali mi hanno prima ispirato e successivamente aiutato nella stesura di una storia che tenevo a raccontare. La pubblicazione al di fuori della IVS può avvenire solo dietro previo consenso da parte dell'autore. I personaggi di Fox Mulder e Dana Scully, così come il marchio The X-Files, sono proprietà della 20th Century Fox e 1013 Productions.