* * * ** * * * * * * * * * * * Dedicato a Luciana, a Monica, :) e alla mia migliore amica Noemi * * * * * * * * * * * * * * * * Luogo sconosciuto ore 10:13 p.m. Non doveva fermarsi. Ma da quanto tempo stava correndo? Ormai non lo sapeva più nemmeno lei. Aveva fame. Non si ricordava quando avesse mangiato per l'ultima volta. Un ristorante. Forse se avesse fatto un po' di moine il cameriere avrebbe avuto pietà di lei e le avrebbe dato un pezzetto di pane e qualche fetta di prosciutto. No, non poteva rallentare. Questa era l'unica cosa che sapeva con certezza. Doveva andare il più lontano possibile. Non dovevano trovarla. Ma la stanchezza le offuscò la vista e non si accorse di un piccolo avvallamento nell'asfalto. Cadde. Alzò la testa con evidente sforzo, ma le sue gambe non rispondevano più. Alcune lacrime, trattenute da giorni, le rigarono il viso. Capiva che stando lì, ai bordi di una strada, l'avrebbero trovata subito. Appoggiò la guancia per terra e i suoi occhi si spalancarono. Un portone aperto a quell'ora? Se fosse riuscita a raggiungerlo, poteva essere la sua salvezza. Almeno per quella notte. *** Davanti all'appartamento di Mulder ore 11:21 p.m. Giunto davanti casa sua dopo due ore di corsa aveva tutta la parte superiore della felpa bagnata di sudore, anche se fuori la temperatura non era superiore ai 10 gradi. Dio, perché non ci aveva pensato prima? Erano passati tre giorni da quando Scully aveva preso quelle due settimane di ferie e non aveva fatto altro che lavorare al nuovo caso che gli aveva affidato Skinner. L'aveva quasi risolto, è vero, ma con quali conseguenze? Tre giorni chiuso in ufficio di giorno e chiuso in casa di notte. Sempre con il naso su quel dossier. E non era nemmeno un x-file. Elettrizzato dalla corsa, decise di farsi anche le scale a piedi fino al suo appartamento invece di prendere l'ascensore. Ma appena ebbe messo piede sul primo gradino venne fermato da un lieve lamento che proveniva dal retro della scala, nella parte dove non giungeva la luce che illuminava l'atrio. Ed infatti in un primo momento non riuscì a vedere che animale si fosse rifugiato lì dietro, forse per sfuggire al freddo dell'inverno. La mente gli diceva di lasciar perdere e andare a farsi una meritata doccia, tanto cosa poteva essere? Quasi sicuramente un gatto o al massimo un cane. Ma l'istinto lo fece proseguire. Ed il suo sbagliava poche volte. Addentrandosi nella parte buia, si diresse verso il luogo dal quale provenivano quei piccoli gemiti. Ma quando scorse la figura che si celava nell'ombra rimase a bocca aperta. * * * * * * * * * * IF ONLY IT WAS TRUE di Federica S. Fabbretti *** Dietro le scale dello stabile ore 11:41 p.m. Non avrebbe saputo dire per quanto tempo stette a guardare quella figura troppo grande per essere un gatto e troppo piccola per essere un uomo. La bambina lo guardava con gli occhi spalancati pieni di terrore. Continuava a tremare e a scuotere la testa singhiozzando piano piano. Mulder tese un braccio per aiutarla ad uscire di lì, chiedendosi cosa potesse fare una bimba da sola in quel posto. "No, per favore!! Non mi faccia del male! Basta!" pianse la piccola così a bassa voce che Fox la sentì a stento. Capì che qualcuno doveva averla spaventata. E molto, a giudicare da come era ridotta. Era uno psicologo e sapeva cosa doveva fare. "Non ti farò male, guarda." disse dolcemente alla piccola facendole vedere il suo distintivo dell' FBI. Sapeva che i bambini si fidano dei poliziotti. "Sono un agente federale, io aiuto le signorine, non faccio loro del male." Mulder vide che ancora non si fidava per niente allora provò con un'altra carta: "Mi hai mai visto?" le chiese con un sorriso. Lei scosse la testa. "E allora come fai a sapere che ti voglio fare del male?" Se fosse riuscito a capire il motivo della sua paura magari avrebbe potuto aiutarla di più. Chi era? Cosa ci faceva lì? "Non posso uscire, loro sono là fuori, e se mi vedono mi faranno del male. E forse me lo farai anche tu!" disse indicandolo. "Non ti preoccupare, non ti farò del male" ripeté per tranquillizzarla. Poi si mise a sedere per terra vicino a lei, e le porse la mano. "Piacere, mi chiamo Fox Mulder. E tu invece?" "Alexia" rispose sottovoce, ma almeno aveva smesso di piangere. "Alexia...?" "Sanders" continuò la bimba guardandolo in un modo strano. Forse si chiedeva come mai non conoscesse il suo nome. Sicuramente le persone che le avevano fatto male lo sapevano. Mulder sentiva di essere sulla buona strada. "Alexia... è un bel nome. Mi puoi dire quanti anni hai, o è un segreto? Sai, molte ragazze preferiscono non dire la loro età. Oppure dicono una bugia." cercò di buttarla sullo scherzo, vedendo che Alexia era ancora restia a confidarsi. Lei accennò un sorriso e rispose con grande soddisfazione di Fox: " Nove". "Mhm, nove anni... beh, allora sei abbastanza grande per capirlo da sola. Sei ferita?" provò a chiedere, con la segreta speranza che gli dicesse di no. Per qualche secondo lei non parlò poi annuì. "Ho qualche taglio e la testa mi fa male" Fox imprecò mentalmente. Doveva portarla fuori di là. "Alexia, senti, ora chiamo un'ambulanza e poi..." "No!!" strillò lei abbastanza forte questa volta. "Se chiami l'ambulanza loro mi trovano! Ho visto in TV ER e lo so che tutti gli ospedali chiedono i documenti! E se sei piccola, poi rintracciano tuo padre!" ricominciò a piangere e provò a scappare, ma lui la bloccò e la fece risedere. "Non andare via, vuoi che ti trovino?" chiese alla piccola. "Mi trovano anche se vado in ospedale!" singhiozzò. "E allora vuoi aspettare qui congelandoti?" le chiese dolcemente. Lei non rispose e non lo guardò nemmeno negli occhi. "Senti, io abito al numero 42 e devo andare su a dare da mangiare al mio pesciolino. Vuoi venire?" Lei scrollò la testa. Non era ancora del tutto sicura di potersi fidare di uno sconosciuto, capì Fox. Così tentò un'ultima carta. "Allora io vado, se cambi idea vieni pure da me, se invece vuoi restare là, non ci sono problemi." disse calmo Fox. Cominciò ad incamminarsi quando sentì una vocina che lo richiamava: "Agente Mulder?" Prima di girarsi lui fece scomparire quel sorriso che gli era comparso sulle labbra. "Sì?" "Ho cambiato idea, vengo con lei." Provò ad alzarsi, ma le gambe le cedettero e Mulder fu pronto a prenderla in braccio. "Tu sei buono vero?" chiese passando al "tu" con disinvoltura. " Sì, piccola, sono buono." Quando vide che stava per addormentarsi le diede una piccola scrollata "Ehi, Alexia! Non addormentarti! Mi senti?" "Perché non posso dormire?" "E' meglio di no. Quando ti avrò medicata, potrai farti una bella dormita, ma non prima." Era meglio lasciarle credere che fosse solo per questo. La preoccupazione principale di Mulder era il taglio in testa. Anche se non era molto profondo doveva aver ricevuto una bella botta. Salì le scale accarezzandole i capelli, entrò in casa e chiuse la porta con un colpo di reni. Poi la depose delicatamente sul divano. "Allora, come stai?" "Mi fa male la testa." "Sai cosa facciamo ora? Ti fai un bel bagno nella vasca e io rimango dietro la tendina... e intanto parliamo così sentirò che non ti stai addormentando." La piccola fece una risatina. Era la prima volta che la vedeva ridere. Notò i tagli che aveva anche sul viso, sul nasino all'insù e appena sopra gli occhi color cioccolato. I suoi capelli erano di un marrone scuro, lunghi fin sopra le spalle, ed aveva una maglietta a maniche lunghe sporca e strappata sopra dei pantaloni di non miglior aspetto. Non sembrava mal nutrita anche se era molto magra e non dimostrava i suoi nove anni. "Va bene, ma tu non te ne andare." "No, resterò in bagno con te, però io starò dietro la tenda. Non mi dire che non sai farti un bagno!" la provocò lui pregando che rispondesse affermativamente. Per fare il bagno ad una bambina non sapeva proprio da dove cominciare. "Sì, lo so fare! Ho nove anni!" rispose la bimba con condiscendenza, come se Mulder le avesse posto una domanda cretina. Adesso la sua espressione si avvicinava a quella di una bambina della sua età. "Intanto io posso vedere se ho qualcosa da darti per la notte, altrimenti sentirai freddo." "Significa che posso rimanere qui?" chiese piano Alexia. "Ma certo, dove vuoi andare?" La bambina si alzò di scatto e senza dargli il tempo di capire cosa avesse intenzione di fare lo abbracciò più forte che poteva. Quella bambina che non arrivava neanche alla sua cintura lo intenerì a tal punto che restituì l'abbraccio spontaneamente, senza neanche pensarci. La prese in braccio e la riportò sul divano. "Aspettami qui, devo fare una cosa." Detto questo andò verso il telefono e alzò la cornetta, ma uno strillo gliela fece cadere di mano. Si girò e vide Alexia che lo guardava con un misto di risentimento e paura. "Lo sapevo che non mi dovevo fidare!" stava strillando lei. "Ehi, aspetta, calmati! Perché stai piangendo?" "Stai chiamando quelli!" "Ma no! Non chiamo "quelli"! Guarda, ascolta pure la mia telefonata, così capirai che non ti sto tradendo. D'accordo?" La bimba lo guardò per un attimo con due lacrimoni agli occhi, poi annuì. Mulder compose il numero e aspettò. "Dài, per favore, rispondi!" "Scully." "Oh, finalmente! Ciao Scully, sono io..." "Mi avevi promesso di non chiamarmi!" lo apostrofò lei. "Sì, è vero, ma non è per lavoro. Mi serve un consiglio medico." "Stai male?" si preoccupò Dana. La sua voce aveva cambiato tono. Lui sorrise. "No, io sto bene, ma ti devo domandare una cosa." "Spara." "Se un bambino ha ricevuto una botta in testa ed ha un brutto taglio, ma non potesse andare in ospedale, tu che faresti? E' preoccupante?" "Stai parlando ipoteticamente o nel caso che stai seguendo c'è un bambino di mezzo?" "Avevi detto di non voler sapere niente. Cos'è... hai cambiato idea?" la provocò lui. "Neanche per sogno! Mi sto godendo una bella vacanza con la mia famiglia e non voglio sentirti parlare di lavoro. Allora... Il bambino recepisce i messaggi?" "Sì" "Fagli seguire il tuo dito con gli occhi e vedi se lo fa senza problemi. Poi prendi una lampadina tascabile e guarda se i suoi occhi reagiscono alla luce. Ma sarebbe meglio se lo portassi da un medico. Queste sono cose da non sottovalutare." "Tutto qui?" "Sì, ma... per essere sicuri, da quanto tempo avrebbe sbattuto la testa questo bambino?" "Da più di quattro ore immagino." "Ed è ancora sveglio?" Fox guardò la piccola che osservava i pesci rossi meravigliata. Sorrise." Decisamente" "Allora non dovrebbero esserci problemi. Però, ripeto: è meglio se lo fai vedere a qualcuno più esperto di te". "Grazie Scully, ci sentiamo! Divertiti!" "Mulder, aspetta!" "Sì?" "Sei sicuro che non sei malato?" "Ma sì, ti ho parlato di un bambino!" "Appunto." A Mulder comparve il viso di Scully che sorrideva alla battuta e scosse la testa sorridendo anche lui. "Ciao, Scully!" *** Cottage della famiglia Scully ore 0:01 a.m. "Era ancora quel tuo collega?" chiese Charles. "Gli vuoi dire di lasciarti in pace almeno in vacanza per favore?" aggiunse Bill sbuffando. Mulder non gli piaceva per niente e tutte le volte che chiamava Dana, lei correva sempre via. "Non mi stava chiamando per lavoro." "E per cosa, allora?" chiese sua madre entrando nella stanza con una pila di coperte per la notte. "Sinceramente non l'ho capito." *** Appartamento di Mulder ore 12.43 a.m. "Allora, sei pronta?" "Sì, però questa mi sta un po' lunga." Mulder si girò e si trovò di fronte Alexia con i capelli sciolti sulle spalle, tutti lucidi, a piedi scalzi e con la maglietta a maniche lunghe del pigiama di lana di Mulder che le arrivava fino alle ginocchia. Rimase qualche secondo a guardarla poi scoppiò a ridere. "Un po' lunga, dici? A me sembra che ti stia a pennello. Una bella camicia da notte calda calda." Lei sorrise e poi lo ringraziò. "Di niente, piccola!" La prese in braccio e la portò in camera da letto. "Dai, ora mettiti sotto le coperte!" "E tu dove dormi?" "Dormirò sul divano." "OK. Buonanotte." "Sogni d'oro." *** Appartamento di Fox Mulder ore 2.13 a.m. --"Quando la porterete via?"-- --"Questa notte."-- Alexia gemette girandosi di scatto sul lato destro, senza svegliarsi. --"Cosa le succederà?"-- --"Lei non si preoccupi, vada a prendere quello che deve"-- Si voltò di nuovo e poi ancora una volta. Goccioline di sudore le imperlavano la fronte e scendevano fino a mischiarsi con le poche lacrime che aveva versato. --"E se la rivolessero indietro o chiedessero altri soldi? Non facciamo prima a farli fuori tutti e due?"-- --"No. Ci possono ancora essere utili. E comunque non ci penseranno neanche a spillarci altro denaro. Questa è gente stupida. Non troverebbero il modo per farlo. Ed in più sono codardi. E' un bel vantaggio a nostro favore"-- --"Ma se lo facessero?"-- --"Allora sapremo come chiudere loro la bocca per sempre."-- La bambina cominciò a piangere e a mormorare a bassa voce la parola "no". --"Ecco qui i documenti"-- --"Bene. Dàgli quello che gli spetta, John. Stia bene a sentire: niente stupidaggini. E' chiaro?"-- --"Certo."-- --"Prima dell'alba sarà tutto finito"-- *Sarà tutto finito* *Tutto finito* *Finito* "NO!!" urlò la piccola. Mulder si svegliò di soprassalto ai lamenti angoscianti di Alexia. Si alzò dal divano in fretta e la raggiunse. Era tutta sudata e si muoveva di continuo girandosi da una parte e dall'altra del letto e mormorando frasi come "Lasciatemi andare!" oppure "No, non mi porterete via!" che ripeteva in continuazione. A questo punto, Mulder la scrollò leggermente per svegliarla. "Alexia." sussurrò "Alexia, svegliati! E' solo un brutto sogno!" Alexia aprì gli occhi e si alzò di scatto guardandosi intorno terrorizzata. Appena lo mise a fuoco gli si lanciò tra le braccia continuando a piangere. "Mi verranno a prendere! Sì, verranno qui e mi porteranno via!" singhiozzò tenendolo stretto. "No, Alexia. Non ti porteranno mai più via. Qui stai al sicuro." la rassicurò lui. "Me lo prometti?" "Sì, te lo prometto." Così dicendo la abbracciò a sua volta "Ora guardami." Ma la bambina non accennava a mollare la stretta e ad alzare la testa. Allora lui riprovò "Cosa c'è? Non mi vuoi guardare?" Lei annuì e alzò lentamente la testa. Lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. "E come farai a fermarli?" "Ti dimentichi che sono un agente federale. Ho una pistola." le disse strizzandole un occhio. La bambina lo fissò a lungo prima di parlare: "E' vero. Tu ci riusciresti a fermarli" Lui sorrise e poi le disse: "Vuoi che rimanga con te finché non ti addormenti?" Lei annuì. Allora lui la mise sotto le coperte, sedendolesi accanto, e lei, sorprendendolo, gli si avvicinò, gli prese la mano e, stringendola, si accoccolò nell'incavo della sua spalla. "Buonanotte, Mulder." sussurrò Alexia "Buonanotte, piccola." mormorò l'agente. Mulder non la sentì più lamentarsi quella notte. *** Appartamento di Mulder Quattro giorni dopo, ore 10.13 a.m. "No, signore. Mononucleosi. Sì, il dottore ha detto che è molto pericolosa." Era al telefono con Skinner da qualche minuto. Il vicedirettore si stava informando sulle condizioni di salute del suo agente che aveva chiesto qualche giorno per malattia. "Sì, infatti. Un paio di settimane mi basteranno, al massimo tre.... ok, grazie signore." Concluse Mulder. Era passata una settimana e Alexia non dormiva ancora tutta la notte senza mai svegliarsi. Da due giorni, però, apriva solo gli occhi e guardava se il suo nuovo amico stesse ancora vicino a lei. Mulder aveva il sonno leggero, e si svegliava sempre quando sentiva la sua manina che stringeva di più la propria. Già, perché Alexia non lasciava mai la sua mano di notte. Adesso stava facendo merenda con un bel bicchiere di latte e dei biscotti, mentre lui si stava portando avanti col lavoro che avrebbe dovuto fare una volta tornato in servizio. Lui e Alexia non parlavano mai di quello che le era successo o del suo passato, come per un tacito accordo. Ma Mulder voleva davvero aiutare quella bambina e se per farlo doveva parlare di cose che non le piacevano... beh, l'avrebbe fatto lo stesso. Così si alzò e le si sedette di fronte. Alexia gli sorrise ma continuò a mangiare senza parlare. "Alexia, senti: dobbiamo fare un discorso serio." La bambina smise di mangiare il suo biscotto. Lo guardò con occhi seri ed un po' impauriti e annuì. "Allora" cominciò Fox "so che non ti va di parlarne, ma se vogliamo risolvere questa situazione mi devi raccontare alcune cose." Lei abbassò gli occhi e mormorò: "A me va bene questa situazione. Perché dobbiamo cambiarla?" "Alexia, hai notato che sono quattro giorni che non esci da questa casa? E poi non puoi stare per sempre qui con me..." "Non ti piaccio?" "Ma no, che dici! Certo che mi piaci." "E allora perché? Non vuoi che ti stia tra i piedi, vero?" "No, è solo che..." Dannazione, non sapeva come risponderle. "... che non sono tuo padre." cercò di farle capire. "No, purtroppo." "Scusa, ma non senti la mancanza dei tuoi genitori?" Alexia non rispose. "Lexi?" Le aveva dato quel soprannome quando una notte si era svegliata piangendo. Lui le aveva chiesto se le dispiaceva essere chiamata così, e lei aveva risposto di no. Alzò la testa e lo guardò negli occhi, ma continuò a non parlare. "Cosa c'è? Non ti fidi più di me? Perché non mi vuoi rispondere?" Passarono secondi interminabili prima che Alexia tornasse a parlare: "No, non sento la mancanza dei miei genitori." Mulder si chiese che razza di famiglia doveva aver avuto quella bambina. Il giorno dopo il suo ritrovamento, Fox aveva fatto una telefonata per vedere se c'erano state denunce di scomparsa di minori nell'ultima settimana, e ne aveva trovate quattro, tutte con descrizioni troppo diverse per far pensare a Alexia. Poi gli venne in mente un pensiero tremendo. Si augurò con tutto il cuore che non fosse così. "Ti facevano del male?" Alexia non rispose, ma il suo visino lasciava trasparire paura e mortificazione. Mulder proseguì: "Ti hanno picchiata?" disse con voce fintamente calma. "No, non mi hanno mai picchiata" Fox si era aspettato un cenno d'assenso quindi fu spiazzato dalla risposta. "Cosa ti hanno fatto, allora? Dimmelo, per favore." "Io..." Lexi stava balbettando, come se parlare le riuscisse difficile " Mia madre faceva sempre quello che diceva mio padre. Non gli disobbediva mai. E lui mi odiava." "Perché dici così? Magari hai capito male... talvolta i bambini non riescono a capire bene quello che pensano gli adulti." "No, io l'ho capito bene." disse mortificata "Mio padre voleva un maschio. Io non gli piacevo. E così anche mia madre, che lo segue in tutto e per tutto, ha cominciato a non sopportarmi più. Dovevo stare attenta ad ogni cosa che facevo o dicevo, altrimenti mio padre cominciava ad urlare e quando era ubriaco arrivava a lanciare oggetti su mia madre. Alcune volte l'ho sentito parlare di quanto avrebbe voluto un altro bambino invece di me." Mulder ascoltava attentamente tutto quello che la bambina stava dicendo, tenendole una mano. "E poi sono arrivati loro." continuò lei. "Chi loro?" fece Fox, facendosi ancora più attento a quello che avrebbe detto dopo. "Degli uomini in giacca e cravatta. Venivano sempre più spesso a casa nostra ed erano gentili con me." Si fermò, fece un respiro profondo e ricominciò: "Un po' di tempo fa mi sono svegliata di notte perché avevo sete. Stavo entrando in cucina quando ho sentito mio padre che parlava con uno di quei signori. Uno in giacca e cravatta gli stava dicendo che mi avrebbe trattata bene e loro ci avrebbero guadagnato un sacco di soldi." Mentre ascoltava quella storia, Mulder si rese conto del motivo per cui Alexia era restia a parlarne. "E poi te ne sei andata?" Lei scosse la testa "No, sono rimasta ad ascoltare e..." Alexia gli raccontò con chiarezza cristallina, anche troppo per una bambina, quello che vedeva ogni notte nei suoi sogni. Non cambiavano mai, erano come un nastro che, arrivato alla fine, si riavvolgeva e ricominciava. Ormai lo aveva imparato a memoria. Ma Mulder continuava a non capire una cosa. "Se quei tipi non hanno detto niente, come sai che ti avrebbero fatto del male?" "Perché appena mio padre uscì dalla cucina uno di quei signori domandò ad un altro signore che fumava.... "Siamo sicuri che non la rivorranno indietro? Perché se dovesse andare storto qualcosa sarà un po' difficile restituirgliela intera. Non scordiamoci Gibson..." Aspetta, che nome ha detto? Mi ricordo Gibson perché si chiama come l'attore di Arma Letale, ma il cognome... mi sembra Sais, o... Tais, una cosa del genere." Gli occhi di Mulder erano spalancati. No, non poteva essere... "Lexi, non è che per caso era *Praise*?" domandò con un filo di voce. "Sì! Come lo sapevi?" domandò Alexia curiosa. Ma Mulder non aveva tempo per risponderle. "E poi cos'altro hanno detto?" "Mmm... non mi ricordo..." balbettò lei. "Per favore, Lexi, è importante. Chiudi gli occhi e prova a ricordare." La bambina seguì le sue istruzioni. "L'altro signore ha detto una parolaccia.... "Zitto, imbecille! Non fare nomi. E no, non avranno ripensamenti." ....poi mio padre tornò e disse che anche mia madre aveva acconsentito. Sentii solo che sarebbero passati a prendermi il giorno dopo. Quella notte scappai di casa." Alexia cominciò a piangere "E non voglio più ritornare da loro! Per favore non portarmi di nuovo a casa mia!" Mulder fece il giro del tavolo e la abbracciò forte. "Non ti preoccupare. Non li rivedrai più." le sussurrò in un orecchio. "Davvero?" chiese lei tirando su con il naso. "Sì, davvero, piccola. Non ti faranno del male. Nessuno ti farà del male." *** Appartamento di Mulder Due giorni dopo, ore 8.21 p.m. Dopo quella discussione, Mulder non le fece più domande riguardo i suoi genitori. Quel giorno aveva capito come erano andate le cose. Ecco perché non c'era stata nessuna denuncia di scomparsa. I genitori di Alexia dovevano aver pensato che quegli uomini erano venuti a prendere la loro figlia prima del previsto. Doveva dirlo a Scully. Provò a chiamarla sul cellulare, ma una voce elettronica gli disse che non era raggiungibile. Quindi andò a vedere quello che stava facendo Alexia e la trovò intenta a guardare la televisione. Forse sarebbe stato meglio informarla che presto avrebbe conosciuto un'altra persona, rifletté. "Alexia?" la chiamò. "Che c'è?" "Ti volevo dire che..." le parole di Mulder furono interrotte dal suono del campanello. Gli occhi di Alexia si spalancarono terrorizzati. Fox si portò un dito alle labbra e le fece segno di andare in camera. Appena la bambina si chiuse la porta alle spalle, lui domandò: "Chi è?" "Mulder?" chiamò una voce fuori dalla porta. "Sei proprio tu? Stai male? Di solito apri subito." Fox fece un sospiro di sollievo. Scully. Ma che ci faceva lì? Aprì la porta pronto a chiederglielo. "Ciao Scully! Non dovevi essere in vacanza?" "Sì, ma sentivo troppo la mancanza del mio lavoro." gli sorrise Dana. "Sì? Allora entra, che ti metto subito al corrente di una novità." "Ehi, scherzavo! Dammi un attimo di tregua, sono appena arrivata!" Mulder le fece un sorriso enigmatico. "Aspetta e vedrai." "Perché sento che tra pochi secondi mi mostrerai qualche astronave aliena?" "No, è molto più bella di un'astronave aliena" affermò sperando che Alexia lo sentisse. "Vieni Alexia, è tutto a posto!" alzò la voce Mulder. Alexia? Chi poteva essere? Si chiese Scully, spostando lo sguardo verso la porta della camera di Mulder. Doveva ammettere che la curiosità era forte. "E' arrivata la pizza, Mulder?" Una bambina che non doveva avere neanche 10 anni fece irruzione nella stanza. "Meno male, ho una fame da..." Si interruppe di colpo quando vide che l'ospite non era affatto il fattorino che pensava. Sgranò gli occhi e corse subito da Mulder, che la prese in braccio. Lui rivolse a Dana uno sguardo di scuse e tranquillizzò la piccola sussurrando parole che Scully non fu in grado di sentire. Quindi, rassicurata, la bambina si girò verso Dana guardandola con un misto di sospetto e curiosità. "Ciao Alexia." la salutò Dana. Lei fece un sorriso debole, poi tornò a fissare la maglietta di Mulder, divenuta tutto ad un tratto interessantissima. "Ascolta, Lexi." Fox aspettò che sollevasse la testa prima di continuare a parlare. "Ora le racconterò tutto, ma tu non...." Alexia non lo lasciò finire "Avevi detto che non lo dicevi a nessuno!" lo accusò. "Calmati. Come ti stavo dicendo, non ti devi preoccupare, perché di lei ci possiamo fidare. E comunque io non le ho mai nascosto niente e non ho intenzione di cominciare adesso. Capito?" Alexia si girò di nuovo a guardarla e Dana sostenne il suo sguardo senza battere ciglio. "Lei è quella che ha sparato a Mulder alla spalla?" Lei sorrise "Sì, sono io. Quella volta mi fece arrabbiare veramente." rispose guardandolo di traverso. Quelle parole fecero girare di scatto la testa a Alexia, che guardò di sottecchi Mulder come aspettando qualcosa. Quando Mulder sorrise ricordando quell'episodio e la guardò con affetto, Alexia si alzò e li fissò con stupore. "Ma voi vi parlate sempre così?" volle sapere. "Perché, come parliamo?" chiese Mulder perplesso. "Voglio dire... non ti sei arrabbiato, non hai urlato..." insistette Alexia. "Dovevo urlare? E perché?" domandò sempre più perplesso. "Beh, mia madre non si sarebbe mai permessa di parlare così a mio padre..." "Sai, Alexia...." cominciò Dana "io dico sempre quello che penso" si interruppe un attimo per guardare il suo collega "specialmente a lui. Tante volte non mi può sopportare per questo, ma ti assicuro che non ha mai alzato la voce per qualcosa che ho detto. Non sarebbe corretto verso di me come verso chiunque altro. Tu cosa ne dici?". La piccola la fissò con aperta ammirazione, poi fece un grande sorriso. "E' giustissimo! A dire la verità, ho sempre sperato che mio padre smettesse di trattare mamma in quel modo, ma non è mai successo. Sa Dana Scully? Mi piace!" I due adulti risero, poi Dana disse: "Dammi del tu, Alexia." * * * Un'ora dopo Mulder aveva spiegato tutto quanto a Scully, mentre mangiavano la pizza che nel frattempo era arrivata. "Alexia, è tardi. E' ora di andare a letto." le disse Mulder. "Dana dorme con te?" domandò Alexia facendo un sorrisino. "No" risposero contemporaneamente i due adulti. Scully guardò Mulder, poi scosse la testa. "No, vado a casa mia." "Perché? Non sei la sua ragazza?" indagò la bambina. "N-no." disse lui "Lavoriamo insieme, siamo colleghi" aggiunse Dana. "E basta?" insistette Alexia, non convinta. "E basta. Ora vai in bagno, su!" le disse Mulder. "Ritornerai a trovarmi?" chiese Lexi rivolgendosi a Dana. "Sì, certo. Ci vediamo domani. Io e Mulder dobbiamo lavorare, ma forse lui se l'è dimenticato" lo rimproverò Scully incrociando le braccia. "No, non me lo sono dimenticato, anzi, ho un caso da mostrarti." Intanto la bambina era corsa in bagno a lavarsi i denti. "Tra pochi minuti mi dirai tutto quello che pensi" sussurrò Mulder. "Sei sicura che non rimani per colpa mia?" disse Alexia quando ritornò con il suo pigiama. "Posso dormire sul divano, se volete. I miei genitori dormivano sempre insieme. La notte era una delle poche volte che non sentivo urlare mio padre. Cioè, ogni tanto facevano qualche verso ma non credo...." "Ehi, Alexia" la interruppe Mulder imbarazzato. "Ma stasera non hai sonno? Dài, saluta Scully." "Buonanotte, Dana." disse lei. Diede un bacio sulla guancia a Scully, poi corse verso Mulder. Lui la prese in braccio e la strinse forte. Poi si alzò e, facendo segno a Scully di aspettare un attimo, la portò a letto. Lì, le rimboccò le coperte e le diede un bacio sulla fronte. "Buonanotte Alexia." "Buonanotte, agente Mulder." Dopo qualche minuto Scully lo vide ritornare. "Si è addormentata. Non so come ci riesca così alla svelta. Un minuto prima ha gli occhi aperti e quello dopo è nel mondo dei sogni." Dana lo guardò con preoccupazione. "Mulder, da quanto tempo va avanti questa storia?" "Senti...." "Da quanto?" non lo lasciò finire. "Da poco più di una settimana" confessò. "Dobbiamo assolutamente risolvere questo problema." "No." "No?" ripeté Dana arrabbiata "Se Skinner lo venisse a sapere sai cosa ti capiterebbe?!" "Scully..." "Questa non te la farebbe passare liscia." "Scully...." "Perderesti tutto quello per cui hai lottato in questi anni!" "Scully, ascoltami!" non aveva urlato ma aveva usato un tono che non lasciava dubbi. "Cosa?" "Non ti ho raccontato tutto a tavola." Vedendo l'espressione confusa di Dana continuò. "Non potevo davanti a Alexia. Non sai com'era ridotta quando l'ho trovata sotto la mia scala. Era letteralmente terrorizzata. C'è voluta quasi una giornata per calmarla. Hai sentito la sua storia. Quello che non ti ho detto è che ho capito chi erano i mancati rapitori. Hai presente il nostro amico che fuma?" "Mulder, per favore..." "Sì, lo so che è una coincidenza enorme, e so anche che non bastano le affermazioni di una bambina di nove anni che parla di un tipo che fumava..." "Eh, direi!" ironizzò Scully. "Ma quando Alexia nomina Gibson Praise, allora i sospetti cominciano ad affiorare." Ora Mulder aveva la piena attenzione di Scully. "Alexia ha nominato Gibson Praise?" * * * "Va bene, ammettiamo per un momento che tutto quello che Alexia ti ha detto sia vero e che quello fosse davvero l'Uomo che Fuma. Cosa potrebbero volere da Alexia? Mi spiego: secondo il suo racconto i genitori l'hanno...*venduta*. A me non risulta che Spender abbia mai pagato per avere qualcosa o qualcuno. Lui prende e basta, senza farsi troppi scrupoli a schiacciare chiunque intralci la sua strada. Perché non rapirla e basta?" Le perplessità di Scully erano più che motivate, ma l' istinto diceva a Mulder che le cose stavano proprio così. "Senti, perché ora non vai a casa e ci dormiamo su? Sai com'è... la notte porta consiglio" le sorrise. Lei si alzò sospirando. "Come vuoi tu. Ma domani la situazione sarà sempre la stessa." Mulder la guardò andare alla porta e si portò le mani sul viso. "Hai ragione. Ma stasera sono troppo sfinito." "Fare il papà è faticoso?" lo prese in giro Dana. Lui le sorrise senza rispondere alla domanda. Stava per uscire quando lui la richiamò. "Sì?" disse Scully voltandosi. "Ho la mononucleosi." "Che cosa?" "Se Skinner dovesse chiamarti tienimi il gioco." * * * Appartamento di Fox Mulder Il giorno dopo, ore 9:32 a.m. "Allora, cosa potrebbero volere da Alexia?" esordì Dana. Erano seduti tutti e due al tavolo della cucina, Scully era arrivata da meno di cinque minuti e Alexia stava guardando i cartoni alla TV. "Ci ho riflettuto tutta la notte, ma non...." la risposta di Mulder fu interrotta da un attacco di tosse della bambina che si era alzata di scatto e si premeva il piccolo torace. I due adulti la raggiunsero di corsa ma Lexi si era già calmata. "Che cosa ti è successo?" chiese Mulder. "Forse ha qualche linea di febbre" rifletté Scully toccandole la fronte. "Sei un po' rossa, in effetti." "No, io.... mi è andata di traverso la sali.... che cos'è la febbre?" I due agenti si guardarono perplessi, poi Dana si rivolse alla bambina: "Non hai mai avuto la febbre in vita tua?" "No, che cos'è?" "Beh.... è una malattia." "Ah, come quando mi sono tagliata con il coltello?" "Non proprio. Hai una malattia quando il tuo corpo sta male per qualcosa che sta accadendo al suo interno. Non sei mai stata malata? Polmonite? Morbil... non hai mai avuto tutte macchioline rosse sul corpo che prudevano?" Alexia scosse la testa a tutte le domande. "Mi sono rotta un braccio, una volta. E mi sono tagliata... tre volte. E poco tempo fa sono caduta dalla bicicletta e mamma mi ha portato all'ospedale." "Ok, tieni, bevi questa" le disse Mulder porgendole un bicchiere d'acqua. Mulder e Scully tornarono al tavolo. "Certo che è strano" sospirò Scully. "Come dici?" "Ho detto che è strano che Alexia non abbia mai avuto la febbre o qualsiasi altra malattia virale." ripeté lei "I bambini sono soggetti alle malattie, soprattutto quelli trascurati come lei." "Mah, avrà dei geni resistenti alle infezioni...." scherzò lui, prendendo in mano un fascicolo. Sorrisero entrambi alla battuta, ma poi sul loro viso il sorriso scomparve lentamente e si cercarono con gli occhi. "No, non può essere....." balbettò Scully. Si girarono contemporaneamente verso Alexia che stava guardando i cartoni animati raggomitolata sotto la coperta di Mulder. * * * Appartamento di Fox Mulder ore 6:23 p.m. "Gli esami del sangue evidenziano una strana forma di leucociti, linfociti e anticorpi in generale" esordì Scully entrando in casa e posando sul tavolo una cartellina ospedaliera. "Che significa *forma strana*?" chiese Mulder prendendo in mano la cartella. Le diede un'occhiata, poi la ripose. "Significa che hanno una forma diversa dal normale." "Ed è un bene o un male?" "Beh, abbiamo eseguito degli esperimenti, inserendo nel plasma virus e retrovirus. Appena le forme virali si avvicinavano ad un anticorpo, quest'ultimo le disintegrava completamente." Scully si fermò un attimo, interdetta. Poi lo guardò negli occhi. "Mulder, abbiamo provato anche con il retrovirus HIV. Nel giro di pochi minuti è scomparso del tutto. Nessuna traccia. Di solito questo virus ha un ciclo lisogeno che dura anche parecchi anni, quindi...." "Ciclo lisogeno?" la interruppe Mulder. "Sì, è quel lasso di tempo entro il quale il virus invade la cellula ospite, ma anziché avviare subito la sintesi di nuovi virus - come farebbe un virus semplice -, si integra col DNA dell'ospite restando quiescente per un tempo indeterminato. Quando decide di *risvegliarsi* iniziano i primi sintomi della malattia. In questo momento l'individuo diventa malato di AIDS. Mentre prima era solo sieropositivo, cioè, aveva il virus ma non era malato." Scully si fermò un attimo per dare la possibilità a Mulder di assimilare tutte le informazioni. "Stavo dicendo prima che proprio per questo abbiamo rifatto l'esame del DNA mezz'ora dopo su globuli rossi, proteine, anticorpi, insomma, su tutto quello che il virus avrebbe potuto infettare." "E...?" "E niente. Tutto sparito, come se niente fosse successo." concluse Dana. Mulder si alzò dalla sedia dove era seduto e si massaggiò il collo. "Ok, abbiamo capito cosa vogliono da Alexia." "Ma perché pagare i genitori invece di rapirla soltanto?" chiese dubbiosa Dana. "Mah, forse servivano anche loro due. Dopotutto Lexi l'hanno concepita loro." "Potevano rapire tutta la famiglia." disse Scully ancora non convinta del tutto. "Non è detto che non lo facciano." Fox sospirò portandosi una mano sul volto. "Dobbiamo proteggerla. Se Lexi ha detto che non hanno fatto in tempo a farle degli esami, la staranno sicuramente cercando. Questo è sicuro. Non possono rischiare di perdere una possibile cura al cancro nero." "Cosa hai intenzione di fare?" gli chiese lei. "Mulder sospirò di nuovo. "Non lo so." Volse lo sguardo alla bambina che dormiva nel suo letto. "Dio, non lo so". *** Appartamento di Fox Mulder ore 11:21 p.m. Mulder si girò piano sotto le coperte facendo attenzione a non svegliare Alexia. Non riusciva ad addormentarsi. Un'ora prima aveva deciso con Scully che la piccola sarebbe stata più al sicuro fuori da Washington, nel cottage di montagna di Scully, per essere precisi. Tra cinque ore la sua collega sarebbe tornata a prenderli. Si alzò dal letto rimboccando le coperte a Alexia e dirigendosi subito dopo verso il bagno. Si chiuse la porta alle spalle e girò la chiave. Si chiudeva sempre da quando Alexia abitava con lui. Aprì il rubinetto e si sciacquò più volte il viso, lasciando che rivoletti di acqua gli scendessero sul torace. Si guardò un attimo allo specchio, poi decise di tornare dalla bambina. Successivamente non si sarebbe ricordato quello che successe, solo che improvvisamente vide tutto nero. *** Appartamento di Dana Scully ore 0:12 a.m. Dana aprì gli occhi di scatto, svegliata da un rumore conosciuto ma inaspettato. Si guardò intorno per un attimo confusa, poi guardò l'ora. Un cattivo presentimento le fece sollevare immediatamente la cornetta del telefono vicino al letto, improvvisamente sveglia. "Pronto?" "Scully, sono io" si presentò lui con una nota agitata nella voce. "Mulder, cosa...." Ma il collega non le diede il tempo di finire: "Scully, Lexi è sparita!" "Cosa?" esclamò lei. "Non c'è più! Io... io sono andato in bagno e poi... lei non c'era più... l'hanno presa loro, Scully! Me l'hanno portata via!" "Ok, adesso però calmati." lo interruppe la donna. Era inutile domandarsi chi l’avesse rapita. Ma come diavolo facevano a sapere dove si trovava? In ogni modo bisognava rimandare le domande ad un altro momento, Mulder era sconvolto ed era meglio non perdere altro tempo. "Dieci minuti e sono da te" disse decisa. *** Appartamento di Fox Mulder ore 0: 31 a.m. Scully bussò leggermente e attese che la porta davanti a lei si aprisse. Meno di cinque secondi e comparve Mulder agitato. "Mulder, che cosa ti è successo?" esclamò Scully preoccupata indicandogli la testa. Fox aveva un brutto taglio sulla fronte, e rivoli di sangue arrestavano la loro corsa sul colletto della sua T-shirt. "Scully, dobbiamo ritrovarla!" "Sì, ma prima dimmi che hai fatto alla testa. Non puoi andare da nessuna parte conciato in quel modo" lo ammonì. Gli diede una rapida occhiata e decise che ci voleva qualche punto di sutura. "No, non abbiamo tempo, dobbiamo ritrovarla!" Scully lo guardò preoccupata: non aveva fatto altro che ripetere quella frase da quando era entrata in casa. Dana gli prese il viso tra le mani e lo fissò negli occhi. "Mulder, ascoltami! Prima ti medico quella ferita e poi andiamo a cercarla. Ma tu mi devi raccontare tutto per filo e per segno, altrimenti non posso aiutarti. Chiaro?" Lui fece cenno di sì. * * * Dieci minuti dopo Mulder aveva la testa fasciata e Scully era al corrente di ogni cosa. "Dobbiamo andare da Skinner. Se è vero che le persone che hanno preso Alexia sono comandate da C.G.B. Spender, allora lui è il solo che può dirci qualcosa" decise lui. Scully non replicò, anche perché Mulder non avrebbe mai accettato quello che aveva da dirgli. Se Alexia era stata rapita da quell'uomo non avevano praticamente nessuna possibilità di ritrovarla. Perlomeno non in un prossimo futuro. Ci erano già passati. *** Shimoda's Street Tre giorni dopo, ore 10:21 a.m. Scully guardò il foglietto che le aveva dato Mulder. "Shimoda's Street, 13. Sì, la via è questa." disse fra sé e sé. Posteggiò la macchina e si diresse verso una palazzina bianca e beige di cinque piani. Fece scorrere il dito sui cognomi accanto ai pulsanti del citofono... Evans, Clarke, Bach, Parrish, MacKenzie, Morgan, Sanders, Par.... Scully tornò indietro. Sanders. Li aveva trovati. Suonò ed aspettò. "Sì?" rispose una fredda voce maschile. "Signor Sanders?" "Sì, sono io. Chi è?" "FBI, signor Sanders. Le devo parlare." si presentò Scully. "Che è successo?" "Scusi, ne possiamo parlare a quattr'occhi? Scende lei o salgo io?" Dana sentì il suono del portone che veniva aperto. -- Abbiamo cominciato bene! Di molte parole, il signore.-- * * * "Dov'è sua figlia, signor Sanders?" cominciò Scully. Appena era entrata in casa, aveva notato il disordine e la puzza di alcool che aleggiava nell'aria. La signora Sanders aveva salutato, poi, dopo un'occhiataccia del marito, era tornata in cucina. Era una donna magra, troppo magra, con un grembiule a scacchi rossi e bianchi ed un foulard sulla testa che ricopriva lunghi capelli ormai quasi grigi. Aveva uno sguardo triste e impaurito. Tutto il contrario di Morgan Sanders, invece, con più pancia del normale, sostenuta da un paio di jeans sporchi e da una maglietta bianca. Due baffi rossi carota coprivano in parte la sua espressione strafottente e di superiorità con la quale aveva accolto Scully. Ma alla prima domanda dell'agente, quella specie di ghigno scomparve, per lasciare il posto ad un volto teso e circospetto. "Mia che?" rispose dopo molto tempo l'uomo. "Sua figlia. Non ne ha una?" insistette lei. Lui abbassò lo sguardo come se sul pavimento ci fosse qualcosa di molto interessante. "Io... io non ho una... una figlia". Scully fece due passi avanti e prese da terra, vicino ad una poltrona, una scarpetta n° 32. "E allora di chi è questa?" *** "Ah...no, quella.... quella è... di... di mia nipote, ecco. Sì, lascia sempre qualcosa quando viene a trovarci." L'uomo sembrava molto soddisfatto di se stesso. Ma si stava arrampicando sugli specchi, e Scully li sentiva già scricchiolare. Così continuò: "Quindi la bambina che i vostri vicini hanno visto è sua nipote. E dov'è adesso?" "Ecco... è ritornata con mia cognata e suo marito. Perché tutte queste domande? C'è qualcosa che non va?" aveva ripreso il suo tono arrogante "Come mai l'FBI. la sta cercando?" "Non è nulla, non si preoccupi." rispose Scully guardandolo negli occhi. Missy le aveva sempre detto che negli occhi di una persona si può leggere quello che sta provando veramente, anche se con le parole dice un'altra cosa. E negli occhi di quell'uomo lei vedeva l'insicurezza. "Stiamo avvertendo tutto il quartiere che c'è un maniaco che si aggira da queste parti, e stiamo prendendo precauzioni, soprattutto con i bambini." Il volto di Morgan Sanders non mutò espressione, ma gli occhi rivelarono sollievo. "Ok, staremo attenti. E' tutto?" Dana aspettò qualche secondo prima di rispondere. "Sì, è tutto, grazie e scusi per il disturbo". Aveva già la mano sulla maniglia quando tornò a guardarlo. "Un'ultima cosa" aggiunse, e vide l'uomo trasalire. "Può farmi la cortesia di riferire quanto è stato detto all'inquilino di fronte? Non ci ha aperto". *** Scully rientrò in macchina e partì. Fece il giro dell'isolato e tornò davanti casa Sanders, mettendosi in modo da non essere vista dalla finestra dei genitori di Alexia. Spense il motore e si mise comoda. Sarebbe stata una lunga attesa. *** Shimoda's Street ore 1:02 p.m. Scully aveva appena finito di mangiare un panino al prosciutto e, mentre pranzava, non aveva staccato un attimo gli occhi da quel portone. Stava cercando un fazzoletto nella borsa quando la sua mano toccò il cellulare. -- Forse se...-- Lo prese e compose un numero. "Pronto!" squillò una voce conosciuta. "Ciao Langly, sono Scully." "Ehi, agente Scully! Come va?" "Bene... senti-" "Salve agente Scully! Come possiamo esserle utili?" si intromise nella conversazione Frohike. "Ecco, mi dovreste fare una ricerca. Vedete tutto quello che potete trovare su Alexia Sanders. E... non tralasciate nessun canale di possibili informazioni. Grazie, ragazzi. Fatemi sapere subito qualcosa. Ci sentiamo dopo." Detto questo attaccò. *** Shimoda's Street ore 09:01 p.m. -- Eccolo!-- Le pupille di Dana si allargarono per vedere meglio Morgan Sanders nell'oscurità. Un appostamento lungo quasi 9 ore era stancante all'inverosimile, ma ora aveva proprio davanti agli occhi il soggetto da pedinare, che stava entrando nella sua auto. Accese il motore e si apprestò a seguirlo. *** St. Richard's Hospital ore 9:23 p.m. Un ospedale. Che la soluzione della scomparsa di Alexia stesse dentro questo edificio? Scully si era aspettata che, dopo la sua visita a Sanders, questi si recasse subito da chi avrebbe potuto rassicurarlo. E di conseguenza portare lei più vicina a scoprire cosa e chi si nascondesse dietro il rapimento di Lexi. E forse l'ospedale era il luogo giusto. Parcheggiò poco lontano dall'uomo e lo seguì dentro senza farsi notare. Sanders percorreva i corridoi con passo veloce ed agitato e si fermò davanti una porta che aprì senza neanche bussare, per poi richiuderla alle sue spalle. Scully lesse la targa fissata sulla porta. Dott. F. Herbert. Intanto il padre di Alexia stava parlando con tono concitato e, per sua fortuna, abbastanza alto perché Dana riuscisse a sentirlo al di là della stanza. "Cosa devo fare?" stava dicendo. "Niente, stai tranquillo e non farti scappare nulla. Non hanno niente contro di te. Forse l'FBI era venuta veramente per via di quel maniaco." lo tranquillizzò l'uomo. Non sembrava una voce conosciuta. "Sì, ma avevate detto che non ci sarebbero stati problemi!" "Basta! Ti ho detto che non ce ne sono. Ora vattene e non tornare mai più qui, a meno che non si tratti di *vere* emergenze!" rispose lo sconosciuto. "Ok, va bene. Ma avete fatto sparire tutto, vero?" chiese Morgan Sanders. "Tu non ti preoccupare. Prima di domani sera sarà tutto cancellato. Cartelle comprese, se è questo che ti preoccupa." concluse l'uomo. "Il dottor Herbert è desiderato in sala emergenza 2. Grazie." una voce dall'altoparlante fece trasalire Dana che si nascose nella prima stanza aperta che trovò. Subito dopo uscirono i due uomini, e lei guardò il dottore per vedere se fosse un volto noto. Ma non l'aveva mai visto. Aspettò che girassero l'angolo e uscì dal suo nascondiglio. Corse fino allo studio di Herbert ed entrò. La stanza era ancora illuminata e lei cominciò a guardarsi intorno per vedere da dove poteva iniziare a cercare. Il dottore aveva parlato di cartelle. A quanto pareva quelle erano la più grande preoccupazione di Morgan Sanders. Bene, sarebbe partita da lì. Aprì i primi due cassetti sotto la scrivania, ma non vi trovò nulla. Proseguì velocemente verso gli altri dietro la poltrona. Doveva sbrigarsi, il tempo era poco. Guardò dentro uno schedario, ne sfogliò il contenuto mentre i secondi passavano inesorabili. Erano le cartelle dei pazienti del dottore. Arrivò all'ultima cartella, ma il nome di Alexia Sanders non compariva in nessuna di esse. Scully sbuffò contrariata e, mentre si apprestava a riguardare di nuovo le schede, squillò il cellulare. "Oh, dannazione!" sussurrò, cercando freneticamente il telefonino e sperando che nessuno avesse sentito il suo squillo. "Pronto!" bisbigliò irritata. "Ehi, Scully! Perché parli così piano?" esclamò la voce di Langly. "Sentite, adesso non è il momento adatto per-" "Abbiamo le notizie che ci avevi chiesto su quella bambina" la interruppe l'uomo. "Alexia Sanders non è il suo vero nome, è stata data in affidamento ai coniugi Sanders all'età di 2 anni. E' di origine sovietica, della Bielorussa, per essere precisi. E' sbarcata negli States come Sasha Nikolajevich Non sappiamo altro." finì Langly. "Ok, ragazzi, grazie per l'aiuto." disse Scully. Poi spense il cellulare. Sasha Nikolajevich.... dove l'aveva già sentito quel nome... ma certo! Era in una scheda che aveva passato cinque minuti prima! Dana trovò la cartella che stava cercando, la estrasse dallo schedario ed uscì di corsa dalla stanza, senza spegnere la luce. *** Shimoda's Street ore 09:51 p.m. Scully entrò in macchina, posò i fogli sul sedile di fianco al suo e partì immediatamente, per fermarsi due isolati più avanti. Spense il motore e rimase immobile con la testa appoggiata al volante dell'auto per diversi secondi. Quando l'adrenalina nel suo sangue tornò a livelli normali, si decise a prendere la cartella e a studiarla. Paziente: Sasha Nikolajevich Prima visita: 28 Agosto 1994. Poi seguivano tanti altri dati, ma nessuno sulla vita precedente il suo arrivo negli USA. Nessuna allergia, nessuna malattia, solo una moltitudine di esami, addirittura tre del DNA. Quasi sorrise quando, leggendolo, vide che era tutto perfettamente normale. Che cosa aveva creduto? Che fosse una piccola aliena proveniente da Vega? Era una sanissima bambina terrestre di nove anni con delle difese immunitarie diverse dal normale. Questa volta Scully sorrise veramente. Un bell'eufemismo, senza dubbio. L'aggettivo "diverse" era decisamente riduttivo. Quella bambina era una possibile cura contro qualsiasi tipo di malattia virale o batteriologica. Questo era lo strabiliante fatto. Ma era sempre per questo che Alexia aveva avuto tutti quei problemi, senza contare che quasi sicuramente non era a conoscenza del fatto che i Sanders non erano i suoi genitori naturali. Chissà, forse aveva anche delle sorelle e dei fratelli sparsi per il mondo. I Lone Gunmen avevano detto che era di nazionalità russa. Questo poteva essere un punto di partenza, ma per arrivare dove? Alexia era stata rapita, molto probabilmente dagli stessi uomini contro cui stavano combattendo lei e Mulder da sei anni, uomini senza scrupoli, che non si erano e non si sarebbero fermati davanti a niente. Che cosa doveva fare? Dire a Mulder delle ultime cose scoperte? No, avrebbero solo alimentato il suo desiderio di ritrovarla. Se il dottor Herbert aveva deciso di far sparire la cartella di Lexi, significava che non ci sarebbero stati più esami. E questo, nella mente di Dana, voleva dire solo una cosa: il nome di Alexia non avrebbe più fatto parte di quei 5 miliardi di nomi presenti nel mondo. Era quello che aveva sempre fatto il Consiglio. Cancellare. Scully girò la chiave d'accensione e si diresse verso casa, portando con sé la scheda di Alexia. Il giorno seguente l'avrebbero bruciata, era meglio se la teneva lei. *** Appartamento di Fox Mulder Quattro settimane dopo, ore 8:21 p.m. Scully entrò in casa del suo collega usando le proprie chiavi, dopo aver aspettato qualche minuto che le venisse ad aprire. Erano due settimane che Mulder era in ferie e quattro che aveva trascorso buttandosi a capofitto alla ricerca di Alexia. Come aveva previsto, Skinner non sapeva niente (o almeno così affermava) e da quell'incursione al St. Richards, non c'erano state più notizie. Scully aveva deciso che se ci fosse stata anche la più piccola novità, avrebbe riferito le poche cose che aveva scoperto a Mulder. Ma non era venuto fuori niente. Anche il suo collega ormai aveva perso le speranze. Posò la borsa sul tavolo del salone e accese la luce. "Mulder!" esclamò Scully, sorpresa di trovarlo sdraiato sul divano al buio. Si era tolto giacca e cravatta e aveva i primi tre bottoni della camicia slacciati. "Da quanto tempo sei qui?" domandò lei. "Da oggi pomeriggio". Lo fissò per alcuni secondi, poi si decise a parlargli: "Senti, Mulder. Non puoi andare avanti così! Ti devi rassegnare. Ormai non possiamo fare più niente, tranne sperare che stia bene. So che ora è difficile, ma..." "Ora capisco quello che hai provato quando hai perso Emily." la interruppe Mulder, alzandosi dal divano. "E Lexi non era neppure mia figlia. Non oso pensare a come ti sia potuta sentire quando..." scosse la testa, lanciandole una busta bianca da lettere che lei prese al volo. Poi si diresse in cucina mentre Dana, dopo aver guardato con circospezione la busta, la aprì. Mulder vide gli occhi di Dana Scully spalancarsi. "Ma.... che significa?" chiese lei. "Non lo so. Spero solo che corrisponda alla realtà, a questo punto." Dana guardò di nuovo la foto che ritraeva una bambina castana dagli occhi color cioccolato che sorrideva allegramente all'obiettivo abbracciando un uomo e una donna. *** Appartamento di Mulder ore 1:02 a.m. Mulder si svegliò con la sensazione che qualcosa di freddo gli stesse sfiorando la tempia. "Non ti muovere!" gli intimò una voce. Non se l'era sognato allora. C'era un uomo che gli stava puntando una pistola contro. "Posso girare almeno la testa per guardarti in faccia?" chiese l'agente. "Mmm... è meglio di no. Ancora non mi hai riconosciuto?" lo provocò. Gli occhi di Mulder si ridussero a due fessure. "Krycek!" "Indovinato!" confermò Alex. "Che cazzo vuoi?" lo aggredì Fox. "Dimmi un po'... l'hai vista la fotografia?" Mulder si girò di scatto, trovandosi la canna della pistola in mezzo agli occhi. "Non un'altra mossa o ti faccio fuori!" sibilò Alex. "Che cosa sai di Alexia? Che le avete fatto? Ti giuro che se vengo a sapere che le avete torto un capello ti uccido con le mie mani!" lo minacciò Mulder. "Ehi, calmati! Non te la dovresti prendere con me. Sono solo venuto a dirti che Alexia sta bene. Quelli che hai visto nella fotografia sono i suoi genitori adottivi. E' brava gente". "E io dovrei crederti?" chiese con sarcasmo Fox. "Mi dispiace, ma questo è un problema tuo. Io di certo non ti posso costringere." "Che cosa le avete fatto?" "Niente. L'ho rapita prima che le potessero fare qualsiasi cosa. Ora non ricorda più nulla del suo passato. Le hanno fatto credere che ha perso la memoria in un incidente e che è stata in coma per due mesi." "Che cosa?!" "Sì, hai capito bene. Te la ricordi la fialetta che abbiamo somministrato a Scully in quel motel, l'H-28, vero? Ma non ha provato dolore, stai tranquillo." "Che cosa vuoi, Krycek? Perché hai fatto tutto questo? Cosa ci guadagni?" Il volto di Alex divenne una maschera di granito. "Basta con le domande". Si allontanò dal letto di Mulder tenendolo sempre sotto tiro: "Dimenticala, Mulder. Lei ha dimenticato tutto". Detto questo, abbassò l'arma e se ne andò. *** Per più di un minuto, Fox restò immobile a fissare il nulla davanti a se’. Poi si alzò dal letto e si diresse verso la finestra, appoggiandovi la fronte e chiudendo gli occhi, sperando che il fresco del vetro gli desse un po' di sollievo. Perché Krycek aveva aiutato Alexia? Che motivo poteva aver avuto? Tutte domande senza risposta che si andarono sommando alle altre migliaia che aveva depositato nella sua mente. Alex gli aveva consigliato di dimenticare Alexia... chissà, forse non aveva tutti i torti. Ma come ci sarebbe riuscito? No, nemmeno l'H-28 avrebbe potuto compiere questa impresa. La scienza forse poteva riuscire a cancellare i ricordi dalla sua mente… ma non dal suo cuore. "Lexi, spero tu sia felice d'ora in poi" sussurrò Mulder. *** Luogo sconosciuto ore 0,35 a.m. Alexia si girò nel suo bel letto morbido, sorridendo nel sonno. "Mulder, ti voglio bene" farfugliò girandosi nuovamente. - Fine - -------------------------------------------