************************ ROOTS (Origini) IVS 2x03 - 20-03-2001 Di Alessio L. Sanguineti ************************ "La storia si ripete, nell'eterno alternarsi delle ere dei suoi tempi. Si appare e si scompare, si nasce e ci si estingue, si è schiavi o colonizzatori. La storia è scritta una volta per tutte, ma quel che ancora adesso sfugge alla mia comprensione, dopo aver voltato l'angolo ed essere stato abbagliato da un lampo di verità, è quale sia il suo senso avendo, quali alternative possibili, il ristagno oppure l'estinzione." Fox W. Mulder ANCHORAGE, ALASKA 9:57 P.M. DAY 1 Mulder e Scully, protetti dai pesanti soprabiti, scesero dall'auto grigia che li aveva condotti fino alla piccola struttura in cemento armato, alla periferia della città. La temperatura era molto rigida ed il cielo nero quando attraversarono, a piedi, l'area adibita a parcheggio, per fare ingresso nell'edificio. Li accolse nell'atrio una donna in camice bianco di circa 40 anni, capelli lunghi e neri, figura alta e snella, i lineamenti affilati. "Vi stavamo aspettando" disse trafelata "sono la dottoressa Seigner e mi occupo del caso. Lieta di conoscervi, dottoressa Scully, agente Mulder... se volete seguirmi... non abbiamo molto tempo." Scully accennò un'espressione di consenso, quindi la seguì scendendo una lunga rampa di scale. Mulder le seguì a sua volta mantenendo qualche passo di distanza. Quel caso era sicuramente di loro interesse, ma Scully poteva rendersi più utile in quel particolare frangente: medico capace, aveva già avuto a che fare con una situazione del tutto analoga, sperimentandone gli effetti sulla propria pelle, salvando la propria vita e quella di Mulder. Scully entrò nella camera asettica dopo aver indossato una tuta bianca completa di mascherina. Pensò che all'interno di quella piccola struttura si trovasse una clinica ben attrezzata. Sul letto, sotto la tenda ad ossigeno, giaceva un uomo anziano, dalla pelle assai ispessita, rugosa, cosparsa ovunque da numerose macchie scure. "Qual è il suo parere, dottoressa Scully?" "Possiamo tentare con un'altra varietà di ormoni sintetici." In quell'istante l'uomo sul lettino fece un cenno con la mano destra, e Scully gli si avvicinò: "Ho perso tempo... avevo solo 25 anni..." sibilò così tra i denti, ancora sani. (Sigla) "In base ai risultati delle analisi che avete compiuto, non ho dubbi, l'uomo è entrato in contatto con la stessa sostanza che condusse me e l'agente Mulder in uno stato analogo, quattro anni fa, su una nave al largo delle coste norvegesi" spiegò Scully controllando i parametri vitali e una lunga serie di tabulati di analisi cliniche. Mulder era poco distante e appena fu libera la chiamò a sé: "Ce la farà?" "Sinceramente non lo so. Il caso non è identico a quelli che furono i nostri e nessuno sapeva di cosa si trattasse quando il giovane è stato soccorso: hanno perso del tempo prezioso" spiegò Scully. Mulder estrasse dalla tasca una fotocopia riportante delle coordinate su una mappa. La zona indicata questa volta non si trovava nel cuore del Mare del Nord ma sulla terraferma, in una regione remota dell'Alaska che si affacciava sul mare di Bering. "Il ragazzo è un geologo, era con la sua squadra per compiere dei rilievi sul terreno e per accertare l'esistenza di pozzi petroliferi" introdusse Mulder. "Ma i suoi compagni di spedizione non sono stati ritrovati, quindi potrebbero essere ancora vivi: sapevi fin dall'inizio che avremmo dovuto andare in cerca di qualcuno, vero Mulder?" "Sì..." confermò laconicamente lui "gli altri non sono stati ritrovati all'interno della struttura di sostegno, ma la bufera che imperversava in quella zona ha impedito di portare avanti le ricerche." DAY2 8:23 A.M. "Novità sulle condizioni del ragazzo?" domandò Mulder rivolgendosi a Scully, sedendo all'angolo opposto dell'abitacolo dell'enorme Hummer condotto da un uomo della squadra di soccorso, un certo McKinsey, un tipo robusto dai lineamenti duri e dai capelli biondi tagliati a spazzola. Scully rispose: "Le sue condizioni sono stazionarie, è in coma vigile. Non siamo più riusciti a comunicare con lui." McKinsey aveva il compito di accompagnarli nei pressi dell'area intressata e di assisterli nelle ricerche, dal momento che sapeva molto bene come arrivare a quelle lande semideserte dell'Alaska. Era infatti noto per la sua propensione ad accettare missioni a ridotta probabilità di successo, come questa. E Mulder non era riuscito ad ottenere altro supporto, in una situazione giudicata difficile. La piccola squadra era completata dall'agente Mike Seymour, capelli scuri radi, sulla trentina, non molto alto ma piuttosto agile e dal fare nervoso, il quale teneva sotto controllo le coordinate correnti e le condizioni atmosferiche. "Il tempo è accettabile... sembra proprio che riusciremo ad arrivarci" comunicò Mike. Il display sul cruscotto segnava una temperatura esterna di meno trenta gradi centigradi mentre il veicolo procedeva imperterrito, spianando i dossi di neve polverosa. Di tanto in tanto, si udiva un leggero sciacquio provenire dai serbatoi d'acqua che erano stati collocati all'interno del vano bagagli, occupandolo completamente. Così avevano chiesto sia Mulder che Scully. "Voi sapete esattamente a cosa stiamo andando incontro, non è così?" domandò McKinsey ad entrambi, emettendo un sospiro. "Sappiamo che con ogni probabilità lassù è presente la stessa sostanza di origine non precisata nella quale ci imbattemmo quattro anni fa, a bordo di una nave" spiegò Scully. "Una situazione apparentemente diversa. Come può vedere, nel nostro lavoro, siamo lontani dal riuscire a catalogare, codificare ed analizzare casi come questo" aggiunse Mulder. "Agente..." disse McKinsey con tono franco "ma lei, in cuor suo, cosa pensa che sia?" Scully in quel frangente sperava che Mulder avrebbe tenuto per sé alcune considerazioni che era solito snocciolare. Tuttavia: "In Norvegia, al largo del tratto di mare in cui si verificarono i fenomeni, erano in molti a sostenere di aver visto un bagliore... come una cometa o... o un oggetto volante non identificato. Anche se aveva tutta l'aria di essere una leggenda, come le confermerà la mia collega." Scully si voltò verso il finestrino emettendo un leggero sospiro che disegnò un piccolo alone circolare sul cristallo ghiacciato. 10:47 A.M. Il paesaggio scorreva a lato dei finestrini, metodico e senza volto. Mike si era addormentato, restando composto, su uno dei sedili anteriori, e Scully stava per seguirlo. Improvvisamente il veicolo sobbalzò: stava compiendo una curva costeggiando a monte una profonda vallata, quando si udì un tremore cupo e insistente. "Un terremoto!" urlò McKinsey imprecando. Egli ruotava lo sterzo con energia, velocemente, a destra e a sinistra, senza riuscire a riprendere il controllo del pesante veicolo, che proseguiva così per la tangente in maniera inarrestabile. Fu questione di pochi istanti, perché soltanto quando il veicolo iniziò ad inclinarsi Scully si risvegliò, mentre Mulder cercava di trascinarla verso la zona centrale dell'ampio sedile posteriore. Mike batté violentemente il capo contro il finestrino prima che gli airbag si gonfiassero, mentre il conducente cercò di tenersi saldamente alla corona del volante. Il cielo, seppure quasi indistinguibile, prese più volte il posto del suolo, mentre il veicolo rotolava giù per il pendio. Un intero tratto di crosta ghiacciata si era distaccato e la carreggiata, appena tracciata nel ghiaccio, non c'era più. Nell'abitacolo Mulder urlava intimando di assumere la posizione di sicurezza, di rannicchiarsi ai piedi dei sedili, ed in qualche modo Scully riuscì a farcela. Il vortice della caduta del veicolo, che stava scivolando a valle, sembrò non terminare mai e sembrò un miracolo quando, alla fine, si arrestò. McKinsey e Mike erano svenuti, entrambi feriti. Mike sanguinava in maniera preoccupante dal capo. Alcuni istanti dopo Mulder sollevò lo sguardo e vide Scully ancora semincosciente, ai piedi del sedile posteriore. La scosse debolmente, ma capì subito che stava bene. "Scully... Scully! È finita!" Scully sollevò a sua volta il capo e si guardò intorno: "Sono feriti? Le nostre guide... come stanno?" Tastò il polso di McKinsey e si accorse che era regolare, mentre per Mike, purtroppo, non c'era più nulla da fare. Tutt'intorno era buio, era come se improvvisamente fosse calata la notte. Regnava un silenzio assolutamente innaturale. Non più il fischiare del vento né il turbinare della neve, solo quel silenzio incredibile. Scully emise un singhiozzo sommesso, sconvolta per quanto era successo a Mike, poi volse lo sguardo verso Mulder e vi lesse un'espressione di panico, quella che soltanto lei, dopo anni di stretta collaborazione, sapeva scorgere. "Stiamo galleggiando, Scully, non hai la sensazione di galleggiare?" Scully si ricordò della torcia, la estrasse dalla giacca a vento e la puntò verso l'esterno: tutt'intorno non c'era altro che acqua, la carcassa della Hummer stava galleggiando, almeno per il momento. Scully cercò di prestare soccorso a McKinsey, le sue condizioni sembravano stabili, anche se non riusciva a riaversi. "Deve avere battuto violentemente la testa, ma i segnali vitali ci sono..." disse a Mulder dopo aver osservato le pupille dell'uomo. Mulder annuì e a sua volta cercò di dare un'occhiata fuori da quel maledetto abitacolo che non sembrava più spazioso come prima. All'esterno sembrava esserci molto vapore, e fu dopo alcuni istanti che la luce della sua torcia illuminò qualcosa: sembrava una parete rocciosa, curva, come si trattasse di una volta, ma l'immagine sparì subito a causa della fitta nebbia che avvolgeva il relitto galleggiante. "Siamo in una galleria... una galleria naturale, forse. Non fa più così freddo" constatò "l'acqua dovrebbe essere... l'acqua... dobbiamo uscire di qui! Ricordi cosa successe sulla Ardent?" "Pensi che quest'acqua sia contaminata?" "È probabile, Scully" rispose ansiosamente, cercando invano di aprire una delle portiere. Anche i vetri, elettrici, erano bloccati poiché l'alimentazione era interrotta. "La nebbia che ci avvolge potrebbe essere tossica e non abbiamo certo molta aria, qui dentro. Possiamo solo aspettare... aspettare e sperare che questo tunnel conduca da qualche parte." Erano trascorse almeno 12 ore di veglia estenuante, le torce avevano quasi esaurito le batterie. Mulder e Scully avevano deciso di usarne una alla volta per raddoppiarne la durata. Il relitto della vettura continuava a galleggiare procedendo lento ma inesorabile verso una destinazione ignota: sembrava sospinto da una leggera corrente che, nonostante il procedere incerto, poteva mantenerlo in asse con quello che sembrava essere un tunnel sotterraneo. I due agenti erano esausti, l'oscurità quasi totale impediva loro di restare continuamente svegli e, a poco a poco, nonostante gli sforzi, caddero in un torpore che di naturale non aveva nulla. Un leggero tepore, le bocche scintillanti che cantano sull'increspatura azzurra, la sabbia vellutata sulla pelle. Scully si svegliò, la luce l'accecava da dietro le palpebre ma sentiva di potersi lasciare andare: era semplicemente il sole. C'era il rumore del mare in sottofondo, era sommesso e le fece dischiudere gli occhi. Sembrava così reale il trovarsi su una spiaggia, c'era tutto quello che aveva creduto di sognare, prima di aver avuto la sensazione di essere risucchiata da un vortice. C'era anche Mulder, chino su di lei ad osservarla. "Grazie a Dio sei viva..." mormorò l'uomo. Dana trovò le forze per alzarsi e mettersi seduta: "Viva, dici?! Ma, il ghiaccio, la nebbia... dove siamo?" furono le prime semplici mezze frasi che sussurrò, volgendo lo sguardo verso le acque. "Scully, è incredibile... mentre cercavo di farti riavere mi sono chiesto mille volte come abbiamo fatto a giungere in un posto simile, o come siamo riusciti a sopravvivere" le disse Mulder. Scully si stropicciò gli occhi con la mano, più volte, come per riacquistare lucidità, quindi rispose: "Dovremmo essere in Alaska, ma qui non fa affatto freddo... si sta quasi bene su questa spiaggia: se non mi ci trovassi di persona, sapendo da dove proveniamo, non potrei assolutamente crederci. Dobbiamo essere stati trasportati molto più a sud e aver viaggiato a lungo..." Mulder accennò al datario dell'orologio da polso: segnava il giorno successivo a quello dell'incidente, e sembrava funzionare perfettamente. L'orologio di Scully si era invece fermato. Entrambi concordarono sul fatto che l'automobile, nel tunnel, non poteva aver percorso che poche decine di chilometri. Liberatisi dalle giacche a vento e dei pesanti soprabiti inzuppati, i due agenti si guardarono intorno: non sembrava esserci anima viva. La parete di roccia bianca che si ergeva alta alle spalle della sottile striscia sabbiosa quale era la spiaggia, era praticamente verticale, impossibile da scalare. Provarono a cercare gli sfortunati compagni di quell'incredibile viaggio, o almeno speravano di ritrovare McKinsey ancora vivo. Ma non vi era alcuna traccia di loro. "La carcassa della vettura deve essere affondata. Se siamo in presenza di quel contaminante, probabilmente una rapida corrosione ha fatto sì che imbarcasse acqua ed affondasse" ipotizzò Scully alzandosi in piedi aiutata da Mulder "una cosa è certa: siamo giunti qui dalle acque..." disse con tono assente, mentre all'orizzonte si delineava il profilo di un'imbarcazione. "Ehiiii, siamo quiiii!!!" gridò Mulder con le mani ai lati della bocca e poi agitando le braccia. Lo stesso fece Scully. L'imbarcazione lentamente si avvicinò: erano stati avvistati. La sagoma si approssimò per rivelarsi essere un peschereccio a vela: doveva essere molto vecchio, ma non sembrava malandato. "È evidente che queste acque non sono interessate ai fenomeni cui siamo andati incontro..." osservò Scully. Lo strano peschereccio si avvicinò alla costa più che poté, quindi un uomo si gettò in mare per raggiungere a nuoto la riva. Qui giunto, fissò con occhi sgranati Mulder e Scully, fermi a pochi passi da lui. Era un uomo piuttosto giovane, dai capelli castani un po' lunghi, alto e robusto, con indosso una camicia bianca e dei pantaloni scuri in tessuto dalla trama grossolana. "Per quale ragione siete qui? Non dovrebbe esserci nessuno in questa zona..." disse, rompendo alcuni interminabili secondi di silenzio. "Siamo dell'FBI, agenti Mulder e Scully. Ci siamo persi in seguito ad un incidente" esordì Mulder. L'uomo li osservò incuriosito: "FBI? Agenti? Cosa vuol dire?" Mulder e Scully si scambiarono un paio di occhiate, quindi Scully continuò: "Può aiutarci, per favore? Vorremmo rientrare ad Anchorage, ma non abbiamo idea di dove possiamo essere finiti." L'uomo fece cenno di raggiungere l'imbarcazione a nuoto, quindi si tuffò tra le acque. Mulder e Scully esitarono un istante, si scambiarono una rapida occhiata ma si resero conto di non avere molta scelta, quindi lo seguirono tuffandosi a loro volta in mare. L'uomo, sensibilmente più veloce nel nuotare, li attese dopo aver gettato dalla prua una scaletta di corda e pioli. Una volta raggiunta l'imbarcazione, Mulder porse la scaletta a Scully la quale iniziò a salirla, seguita dal collega. Si ritrovarono a bordo di un peschereccio completamente in legno che sembrava essere davvero molto vecchio. "Ha una radio?" domandò Mulder. "Radio? Cos'è una... radio?" si sentì rispondere bruscamente dall'uomo. "No... non ce l'ha..." concluse Mulder frugando nelle tasche. Ne estrasse il cellulare sui cui tasti iniziò a far tamburellare le dita, ottenendo solo uno stridulo suono accompagnato dal vibracall impazzito. Per un attimo sperò, invano, che funzionasse. "Cos'è quella diavoleria?" esclamò spaventato il pescatore, compiendo un passo indietro. "Non si preoccupi, serve a comunicare ma, purtroppo, non funziona" volle rassicurarlo Scully. "Comunicare... siete strani voi due!" ansimò l'uomo. "A guardarvi bene... i vostri vestiti... il modo in cui parlate, le cose che dite... siete fuorilegge?!" "Fuorilegge? No, ascolti... anche se non sa cosa sia l'FBI, noi la legge la rappresentiamo" si sforzò di calmarlo Scully, rivolgendoglisi in tono molto gentile e paziente. "La legge, dite? Io non ho mai incontrato nessuno come voi. La legge è il consiglio superiore, voi siete soltanto scampati a loro! Uomini, in coperta!" gridò. In pochi secondi salirono dalla stiva altri tre pescatori. "Ai ferri, questi due! Giunti in città li consegneremo!" tuonò. "No, aspettate... aspettate! Non abbiamo intenzione di nuocere a nessuno... ci siamo persi, e chiediamo di essere portati al centro abitato più vicino per prendere contatto con qualcuno che possa aiutarci." Alle parole di Mulder seguì il silenzio, gli uomini dell'equipaggio si erano fermati. Deglutendo, e avvicinando Scully a sé, Mulder proseguì con tono più disteso: "Non abbiamo interesse a fuggire, non siamo fuorilegge. Ci siamo semplicemente perduti, non sappiamo neanche in che luogo ci troviamo." "E... cosa c'entra la legge?" "N-nulla, no... ci siamo espressi male. Volevamo dire che siamo rispettosi della legge, che non siamo contro di essa." Alla parole di Mulder gli uomini dell'equipaggio non si mossero, assumendo un'espressione vagamente dubbiosa, quindi fu chiesto loro di tornare ai propri posti. Nel frattempo l'imbarcazione aveva acquistato un po' velocità. I due agenti vennero condotti in cabina e lasciati soli: l'uomo si era allontanato, ma sembrava ancora seriamente preoccupato da quella situazione. "Scully, ho una strana sensazione..." disse guardandosi intorno. "Se hai l'impressione che questi uomini siano degli alienati, beh, lo confermo. Scusa l'ironia... anzi, ho come l'impressione che la parte degli alieni l'abbiamo fatta noi!" Su uno scaffale in legno scuro, nell'angolo opposto all'ingresso, erano sistemati alcuni volumi. Sembravano diari di bordo e Mulder quasi vi si tuffò, per sfogliarne uno, poi il suo sguardo si perseo nel vuoto: "Scully, guarda le date di questo diario. 19 Gennaio 1784, 20, 21..." Scully osservò e constatò quanto era scritto, così dovette fare leggendo gli altri diari, fino a trovarne uno con molte pagine ancora da scrivere. L'ultima pagina scritta riportava la data del 14 Marzo 1784. "Inizio a spiegarmi alcune cose..." bisbigliò Mulder appena riposto quel diario. In quell'istante il comandante della barca fece nuovamente ingresso in quel vano dell'imbarcazione per annunciare che entro breve sarebbero approdati al porto. Silenziosamente, Mulder e Scully salirono in coperta. L'imbarcazione aveva costeggiato le pareti rocciose a picco sul mare, per approdare entro un piccolo porto, in un'insenatura dalla quale si apriva lo spazio ad un centro abitato piuttosto esteso, tanto da perderne di vista l'intreccio delle vie. "A terra, coraggio!" venne loro intimato, mentre l'equipaggio provvedeva a scaricare la stiva dal pescato. Vennero condotti per le vie formate da case bianche rifinite in legno e lastricate dello stesso marmo delle pareti rocciose che sovrastavano tutto il tratto costiero. E più ci si addentrava in quella che sembrava una piccola città, dall'aria tranquilla ed efficiente, più sarebbe cresciuta in chiunque la sensazione di trovarsi in un luogo fuori dal tempo. Giunsero fino ad una casa bianca a due piani, della quale l'uomo aprì la pesante porta in legno, quindi vi fecero tutti quanti ingresso. Nell'atrio, semibuio, si poteva scorgere il misero mobilio impolverato, tipico di una casa abitata saltuariamente. "Almeno per stanotte potrete restare qui." "Che intenzioni ha, signor...?" chiese Scully. "Il mio nome è White. Quanto alle mie intenzioni, devo riflettere, prima di consegnarvi." "Io vorrei almeno sapere dove ci troviamo!" ribatté Mulder irritato. Sempre che lo sappiate..." "Qui è dove abitiamo, qui sono le nostre case. Se non siete di queste parti, siete banditi. Anche se non sembrate pericolosi..." "Cosa intende esattamente con 'banditi'?" rilanciò Mulder. "Cos'altro potreste essere, avendo vissuto nelle zone proibite del mondo? Quella terra è proibita, le acque poche miglia più fuori sono proibite..." "Ma perché?" domandò Scully con tono spontaneo. "Perché da quelle parti sono i limiti del mondo. Da quella parte e nella foresta alle spalle della città." "Noi non proveniamo da quelle... come dice lei, terre. Proveniamo da molto più lontano." L'uomo scoppiò in una sonora risata, quindi aprì uno sportello della polverosa credenza sistemata nella stanza e ne estrasse una bottiglia contenente un liquido scuro. La stappò e ne bevve un sorso. "Lontano, oltre la terra?! Voi, voi... non siete banditi, siete pazzi! Non c'è altro mondo fuori da questo, solo il vuoto, e chi ne esce non fa più ritorno!" "Vuole dire che non è mai stato fuori da qui, da questo centro abitato, oltre queste acque? Non si è mai chiesto cosa ci sia oltre le cosiddette terre proibite?" "Non è possibile... no, non è possibile. Oltre, c'é soltanto morte, oblìo. A nessuno interessa tutto questo, non a chi al mondo sta bene. E poi loro ci proteggono, ci sostentano, amministrano il frutto del nostro lavoro, ci curano." "Loro chi?" rilanciò incalzante Mulder. "Non vi è nessuno che non li conosca. Loro sono le nostre guide!" Così dicendo, si diresse verso la porta e, varcandola per uscire, se la chiuse alle spalle, facendo girare due volte la pesante serratura. "È tutto così assurdo, Mulder. Mi domando se mai ne usciremo" disse Scully voltandosi verso di lui e scuotendo la testa. "È evidente che ci siamo imbattuti in un luogo dimenticato dal Signore. Se non riusciremo a trovare un punto d'incontro con questa gente, qualcuno che sappia ascoltare, non riusciremo mai ad andarcene da qui." Mulder era dubbioso, aveva quella sua espressione rapita, che Dana poteva scorgergli sul volto contornato dalla luce rossa dell'ultimo tramonto. "Shan gri-la..." sussurrò guardando fuori. "Shan gri-la? Cosa vuoi dire, Mulder?" "Penso ad una terra nella terra, una città racchiusa tra le montagne del Tibet, al riparo dai ghiacci, dal clima mite e dagli abitanti particolarmente longevi..." "Mulder, ti riferisci al romanzo di James Hilton!?" sospirò Scully "intravedo le molte analogie con la nostra situazione attuale ma si tratta pur sempre di un romanzo..." "E se Hilton si fosse basato su un'antica leggenda, tramandata di generazione in generazione? Quanto c'è realmente di fantastico in un romanzo, qual è il confine tra fantasia e memoria inconscia?" "Vorresti farmi credere che siamo ancora in Alaska, in una landa sconosciuta che, per qualche combinazione geofisica, è caratterizzata da clima mediterraneo, folta vegetazione e gradevoli spiagge?" disse Scully sottintendendo la risposta "forse, potrebbe essere la spiegazione più semplice!" commentò annuendo col capo e sorridendo con metà della bocca. "Scully! Ormai non ci speravo più." "È solo un'ipotesi, ma è sempre più plausibile di un viaggio a ritroso nel tempo. Il clima potrebbe essere conseguenza di un costante riscaldamento della crosta terrestre, dovuta ad esempio ad una anomala attività vulcanica sotterranea, magari sottomarina" teorizzò lei. "...e la sostanza contaminante potrebbe provenire dal centro del nostro stesso pianeta, diresti tu..." "Volendo porsi il problema, potrebbe... Resta però da chiedersi come mai un luogo simile non sia mai stato rilevato da nessun satellite." "O magari qual è il motivo per cui è sempre stato nascosto." LOCALITÀ SCONOSCIUTA 4:11 A.M. DAY 3 Non erano riusciti a prendere sonno, malgrado si fossero imposti dei turni per poter riposare. Ancora una volta erano l'uno l'unico punto di riferimento dell'altra quando ogni richiamo alla realtà si era spento, così come era successo alla mezza candela scura che avevano trovato in un cassetto. Era rimasta soltanto la luna, che entrava dalle strette finestre poste quasi ad altezza del soffitto. "Ci sono riuscito ancora..." bisbigliò Mulder spiacente, guardando in viso Scully. "In cosa sei riuscito ancora, Mulder?" "A metterti in pericolo, a coinvolgerti in una situazione dal futuro incerto. Ho paura anche per te." "È inutile recriminare, Mulder. Dobbiamo trovare un modo per andarcene da qui al più presto" rispose lei. "Vorrei farlo, Scully... Forse questo consiglio superiore è un po' meno ottuso di Mr. White e riusciremo a far capire a questa gente che vogliamo solo aiuto per tornare da dove siamo venuti. Da soli non potremmo farcela." 6:16 A.M. Si udì un fruscio all'esterno, un rumore di passi seguito dagli scatti della serratura. Uno, due giri e la porta si schiuse. La luce era forte, almeno sembrò così dopo ore di oscurità. Prese forma una figura umana, indossava una tunica verde con un cappuccio ampio a coprire il viso. Dal buio di quel volto uscì una voce di donna, forse arrochita volutamente, e dal tono piuttosto pacato. "Non volevo crederci quando quel pescatore è corso da me, chiedendomi consiglio." Mulder con coraggio si avvicinò a lei di qualche passo. "Lei è una delle guide, dunque. Qualunque cosa le sia stata detta, siamo capitati qui per caso, la nostra unica intenzione è tornare da dove siamo venuti." La donna incappucciata rispose con voce impostata, priva di emozione, mentre socchiudeva la porta alle proprie spalle: "Non dovrete fare parola della vostra presunta provenienza, se vorrete sopravvivere. Ufficialmente, tornerete a vivere nella civiltà, sarete reintegrati tra questa gente dopo aver trascorso un lungo periodo di arbitrario isolamento in terra proibita. Un periodo adeguatamente lungo rispetto alla memoria della gente..." "Quindi lei crede a noi, sa che proveniamo da oltre quel mare, che non abbiamo mai fatto parte di questa comunità. E se ci crede, non può aiutarci a tornare indietro?" "Non ho detto di credervi, solo sappiate che farneticare di un mondo oltre i confini è proibito. Queste terre sono quelle che dovrete tornare a chiamare mondo o, ribadisco, non sopravvivrete abbastanza a lungo" intimò la misteriosa figura a voce più alta, senza curarsi degli sforzi di Scully per farsi ulteriormente ascoltare. "Quelle che affermate sono pure eresie, verreste immediatamente consegnati alle autorità se veniste uditi. Vi consiglio di usare la ragione, dal momento che verrete ospitati da una famiglia tra le più rispettabili." Sorprendentemente, la donna fece cenno di seguirla al di fuori di quella vecchia casa: era ormai l'alba, un'alba molto bella e rassicurante, l'aria era fresca come nelle mattine di primavera. Solo in quell'istante sia Mulder che Scully realizzarono che quello avrebbe potuto essere, nonostante la costrizione a rimanervi, un posto molto bello, che quella gente aveva qualcosa da difendere. 7:49 A.M. La luce del mattino non fece che confermare le impressioni ricevute il giorno prima, quando Mulder e Scully transitarono per le vie mentre iniziavano ad animarsi, le botteghe ad aprire i battenti, i bambini a correre con i libri sottomano per recarsi a scuola. Ogni aspetto di queste cose aveva un sapore fuori dal tempo, sembrava di trovarsi sul set di un film storico: gli abiti della gente, gli interni delle botteghe, gli strumenti adoperati, i mezzi di trasporto rudimentali. Lo sguardo di Mulder incrociava spesso quello di Scully per trovare conferma del suo stupore mentre, dietro di loro, a pochi passi, la figura incappucciata li conduceva per le vie. Passò una carrozza trainata da un cavallo pezzato, era guidata da un uomo vestito in nero con in testa un cilindro. La misteriosa donna fece cenno di fermarsi ed attendere. Erano giunti ad una casa bianca a tetto spiovente con antistante un giardino che continuava sul retro con un piccolo frutteto. "Resterete qui: i Cornwell vi avranno in custodia senza farvi sentire in prigione. Sono persone di fiducia, dicevo." "Per noi, o per loro?" mormorò Mulder tra i denti. La donna bussò alla porta: aprì una ragazza adolescente dai capelli biondo scuro, lisci e lunghi sulle spalle. Doveva avere non più di 16 anni e indossava una divisa scolastica blu sopra ad una camicetta bianca. I suoi occhi azzurri si spalancarono nel vedere la donna dalla tunica verde scuro, quindi fece immediatamente un accenno di inchino. "Sono in casa i tuoi genitori, Jennifer?" "Vado ad annunciarvi, Vostra Signora. Voglia accomodarsi, nel frattempo." Qualche istante più tardi i genitori della ragazza fecero ingresso nel salone, accogliendo la figura misteriosa con lo stesso comportamento di riguardo misto a timore osservato dalla figlia." "Sono qui per affidare alla vostra custodia queste persone. Sarà vostra cura e responsabilità fare sì che abbiano modo di riabituarsi ai contatti umani senza infastidire la popolazione. Non sarà permesso loro di uscire dalla vostra proprietà fino a nuova delibera." I due coniugi annuirono senza aggiungere parola. "Questa gente dev'essere alla totale mercé dei propri governanti" pensò Mulder, divorato dalla curiosità, dalle mille domande che gli rimbalzavano per la testa. "So di poter contare su di lei, Mr. Cornwell" disse la donna, la quale uscì chiudendo la porta alle spalle e dileguandosi a bordo della carrozza. Nella casa, il primo a rompere il silenzio fu Mr. Cornwell, un uomo di media statura dai capelli brizzolati e pettinati ordinatamente, con indosso un elegante completo marrone. "Siamo lieti di avervi con noi. Ho precedentemente conferito con la nostra guida e so che in fondo siete persone civili... spero non creerete spiacevoli situazioni, perché il nostro intento è di riservarvi il trattemento che si deve a degli ospiti." "Come vi chiamate?" esordì la moglie, una donna alta dai capelli castani, con indosso un corpetto azzurro e gonne ampie. "Fox e Dana..." rispose Scully con circospezione. "Fox e Dana... sono nomi assai inusuali, quindi suppongo che non li dimenticheremo facilmente" commentò la donna con fare leggero "se volete seguirmi vi mostro le vostre stanze." "Mi scusi signora Cornwell... posso sapere in che anno siamo?" chiese cautamente Mulder. La donna si fermò e si voltò verso i suoi ospiti, scosse il capo e con un sorrisetto commentò: "Poveri ragazzi... dev'essere terribile vivere lontano dal mondo talmente a lungo da perdere la cognizione del tempo... siamo nel 1784, ricordate?" Le due stanze, molto simili, erano luminose ed arredate da mobili intarsiati in legno scuro: un comodo letto ad una piazza abbondante sulla sinistra, un armadio a due ante di fronte, una porta-finestra che si affacciava su una balconata comune alle due stanze. Alle pareti, color giallo chiaro, erano appesi alcuni dipinti ad olio raffiguranti nature morte e, nella stanza di Mulder, c'era un calendario. Quello del 1784. Scully si lasciò sedere sul letto, chiedendosi più volte se quella situazione fosse reale, cercando nella mente qualcosa che avesse visto o sentito che le permettesse di uscire dall'anello di assurde evidenze delle quali era prigioniera. Quando furono lasciati soli a sistemarsi, Mulder e Scully ebbero la possibilità di incontrarsi e parlare nuovamente a quattr'occhi, uscendo sulla balconata. "Sembrano ospitali e gentili" osservò Mulder con aria di circostanza "ho trovato un giornale in un cassetto, riportava una data del 1784..." "Lo temevo..." sospirò lei, appoggiata al parapetto, alzando lo sguardo verso il mare che spuntava dietro ai tetti delle case più basse. "Troveremo un modo per andarcene, ma dal momento che ci troviamo qui, ci conviene assecondare questa gente e magari cercare di scoprire qualcosa." "Per quanto mi riguarda, Mulder, è peggio che essere naufragati su un'isola deserta, ma immagino che tu sarai notevolmente affascinato e incuriosito da questo luogo." "Non posso dire di no, Scully, non posso fare a meno di chiedermi quale sia la vera natura di questo posto dimenticato, che cosa sia e cosa nasconda il cosiddetto consiglio superiore, perché faccia di tutto per tenere lontano il resto del mondo." "Ed io, oltre a ciò, mi domando se da questa parti ci sia campo... a condizione di avere ancora a disposizione i nostri cellulari!" ironizzò Scully. La famiglia Cornwell si era riunita a pranzo. Mulder e Scully sedevano a destra del capofamiglia, sul lato più lungo del tavolo rettangolare apparecchiato con un coordinato bianco ricamato. Di fronte a loro avevano preso posto la signora Cornwell e la figlia Jennifer. Fu quest'ultima la prima a rompere il silenzio che si era creato da quando si erano seduti. "Papà, perché sono qui queste persone? Sono così strani..." bisbigliò avvicinandosi all'orecchio dell'uomo. "Jennifer, non hai avuto il permesso di parlare o sbaglio? Non mi sembra gentile dire simili cose dei nostri ospiti." "Non si preoccupi, mi hanno definito in maniera assai più colorita..." disse Mulder. Scully confermò con un sorrisetto. "Posso porre loro almeno qualche domanda?" insistette la ragazza. "Se ai signori è gradito, puoi farlo, visto che siamo a fine pranzo." "Signor Fox, signora Dana, posso chiedervi perché siete stati portati qui da una delle nostre guide? Avete fatto qualcosa di male?" "Noi ci siamo soltanto persi... sì, persi nella terra proibita" spiegò Mulder. "Uh!?" sussultò Jennifer "e ditemi, com'è laggiù? Le acque del mare si piegano verso il basso per formare una gigantesca cascata nel vuoto, oppure il mare continua?" "Beh... noi abbiamo visto solo spiagge molto belle, nessuna cascata, ma..." "Ma, Jennifer, se i signori sono ancora vivi, significa che non si sono spinti fino laggiù. Dovete scusare mia figlia: è molto incuriosita, forse troppo, da certi argomenti." "Jennifer, guardi mai le stelle?" le chiese Mulder. Lei, arrossendo, accennò ad un sì con il capo, quindi si rivolse a Scully: "Signora, lei è sua moglie?" Scully rise sommessamente sporgendosi verso la ragazza: "Oh... no ecco... è vero che siamo molto amici, ma come fratelli." Jennifer parve soddisfatta di quest'ultimo commento di Scully, dopodiché i commensali iniziarono a consumare una fetta di dolce. Mulder e Scully si avvicinavano alla casa dei Cornwell dopo una breve passeggiata nei dintorni della proprietà. Indossavano abiti tipici dell'Inghilterra di fine '700 che erano stati loro prestati. "Credo che oggi, a pranzo, tu abbia conquistato Jennifer con la tua spettralità!" lo prese in giro Dana. "Tu dici, Scully? Beh, potrei sempre sfruttare la situazione a mio favore e scoprire qualcosa di più su questo posto..." "Mulder!" "Ok, scherzavo! Seriamente: secondo te, Scully, perché la nostra donna misteriosa ci avrebbe sistemati qui?" "Forse perché sa che non possiamo andarcene?" "Non saprei... ripensandoci a mente fresca, sembra quasi che abbia fatto di tutto per aiutarci, per evitare di metterci direttamente nelle mani del consiglio..." "In tal caso, sarebbe lecito domandarsi che cosa abbia in serbo per noi." Nel frattempo, dietro una tenda, alla finestra della propria camera, Jennifer osservava la scena in giardino: per Mulder provava una forte sensazione che non sapeva spiegare, e non le bastava quel che aveva detto Scully per nascondere in quello sguardo la sua crescente gelosia. Quella sera, al termine della cena, Mulder e Scully stavano avviandosi alle rispettive stanze, quando inaspettatamente Jennifer li fermò al piano superiore: "Posso chiedere la vostra assistenza nello studio? Papà dice che sembrate essere persone di una certa cultura, anche se assai eccentriche." "Lo dice per via del nostro abbigliamento? Beh, adesso non più..." disse Mulder, accennando agli abiti che indossavano, perfettamente 'alla moda'. "Gli abiti che avevate indosso erano assai strani, è vero. Mamma dice di non aver mai visto tessuti del genere. Comunque, devo dire che su di lei, Mr. Fox, qualsiasi abito fa un'ottima figura." "Grazie, Jennifer" le rispose Mulder nascondendo il suo imbarazzo. "Può aiutarmi a studiare Matematica, domani?" "Parlando di Matematica, credo che nessuno potrebbe aiutarti meglio di Dana: lei è bravissima, mentre io... ho fatto altri studi." "Bene..." sorrise la ragazza posando lo sguardo a terra, per poi riportarlo su Scully. "Dunque è vero che siete due studiosi... mio padre non ha voluto affidarvi la cura del frutteto, dice che a giudicare dalle vostre mani certi mestieri vi sono sconosciuti." "Diciamo di sì. Io me la cavo meglio in letteratura, comunque..." rispose laconico Mulder, in realtà desideroso di conoscere quale genere di cultura potesse avere quella gente. "Anch'io amo la letteratura, e sono sicura di potere apprendere molto da lei." "Allora a domani, Jennifer. Buonanotte." "Buonanotte" fece eco Scully. La ragazza si incamminò lungo il corridoio su cui si affacciavano le stanze da letto, voltandosi di tanto in tanto quasi a volersi accertare che Mulder entrasse da solo nella propria stanza. 1:23 A.M. Mulder non riusciva a prendere sonno, così aveva sfogliato alcuni libri che aveva trovato nella stanza: un romanzo, che gli ricordava vagamente quello di un famoso scrittore italiano dell'ottocento, un voluminoso testo di fisica scritto con simboli che non aveva mai visto, e persino un vecchio dizionario. Ora voleva far vedere immediatamente il testo di Fisica a Scully, ma senza insospettire i Cornwell. Attese così che sparissero tutte le ombre dal giardino, in segno che le luci fossero state spente, e si avvicinò lentamente alla porta: ruotò la maniglia a vuoto per alcune volte, accorgendosi che era stata chiusa a chiave. Uscì quindi sul balcone e bussò leggermente alla porta-finestra delle camera di Scully, la quale aprì in fretta facendolo entrare furtivamente. "Mulder, che succede?" "Puoi dirmi qualcosa su questo libro? Ha tutta l'aria di essere un testo di Fisica, ma i simboli e il modo in cui è scritto sono a me incomprensibili." Scully accese al minimo la piccola lampada ad olio che si trovava sul suo comodino, si sedette sul bordo del letto e sfogliò il più attentamente possibile il testo. "Non posso dirti molto, dovrei avere più tempo, rifletterci su. Però, hai ragione, è un testo di Fisica. La simbologia è completamente diversa da quella usuale, anche per un libro che provenisse realmente dalla fine del diciottesimo secolo. Fortunatamente le Scienze sono una specie di linguaggio universale, ed in qualunque forma vengano scritte... beh, esprimono sempre gli stessi concetti." "Ed in questo caso?" "Sono nozioni di base, forze, cinematica... È impostato in modo discorsivo, e..." "E?" "È strano. Più lo osservo e più mi convinco che le leggi naturali hanno più l'aria di essere dei comandamenti. Anche se si pensasse ad un testo antico, sembrerebbe volutamente limitato, scritto come se la materia fosse qualcosa di finito, come se non vi fosse altro da scoprire e non restasse che prendere atto dell'esistente." "Vuoi dire che a partire da quelle nozioni, a nessuno fra qualche secolo verrebbe mai in mente di costruire un elicottero, o una radio?" "Comunque no... grazie al cielo l'intelligenza umana riesce a sopperire ai deficit culturali. È nel destino dell'uomo scoprire le leggi che regolano la vita, i processi che la caratterizzano, per evolversi attraverso quel processo che si basa su un ciclo rigenerativo, su induzione e deduzione, ed è noto come ricerca." "A meno che qualcosa, o qualcuno, impedisca lo sviluppo di mentalità innovatrici, dotate di spirito critico e di coraggio." "Non saprei, Mulder, ma è sicuro che non si resta fermi in eterno alla stessa epoca..." Mulder lasciò il testo a Scully e si avviò nella propria stanza. Grazie alla luce argentea della luna, riuscì a sistemarsi nel letto. Pensò che la fase lunare era la stessa di quando avevano lasciato i ghiacci, e confortato da questo richiamo al suo tempo, si addormentò." 8:21 A.M. DAY 4 Mulder ruotò la maniglia della porta della stanza dopo essersi preparato per presentarsi a colazione. La porta si aprì. Prima di uscire, volse ancora una volta lo sguardo in direzione dalla finestra: il cielo era sempre terso, l'aria limpida, la vegetazione tipica di una zona temperata. Si trovava ancora lì, in nessun posto, o dovunque. Si avviò lungo il corridoio quando all'improvviso sbucò Jennifer, la quale si scontrò con lui, fermandolo. "Questa diavoleria è sua, Mr. Fox?" disse agitando nella mano quello che era il suo orologio digitale. "Come l'hai avuto, Jennifer?" chiese lui sorpreso. "Non ha importanza..." disse lei con aria triste. "Sei entrata nella mia stanza, vero?" "Beh, io... questa è la casa della mia famiglia... Comunque, non so perché l'ho fatto... mio padre ha detto d'aver avuto ordine di chiudere le porte a chiave e l'ho trovata una cosa molto spiacevole." Mulder la osservò senza interromperla. "Non ne avevo intenzione, le assicuro. Volevo solo sincerarmi che stesse bene, senza svegliarla, ma quando ho visto che non c'era nessuno, sono entrata ed ho trovato quest'oggetto accanto al letto. Stavo per chiamare mio padre quando ho visto la finestra aperta ed ho capito..." "Racconterai ogni cosa a tuo padre?" chiese Mulder, avviandosi in direzione della stanza di Scully. "Mi punirebbe severamente se sapesse che sono entrata nella sua stanza. Ma lo farei, se la sorprendessi nuovamente recarsi da Miss Scully." Nel frattempo Scully era uscita dalla propria stanza e si era trovata di fronte a Mulder e Jennifer. "Non avevo mai visto un oggetto come questo" continuò Jennifer, dando un'occhiata a Scully. "È solo una piccola invenzione. Un segno del progresso dell'uomo." si concesse di rispondere Mulder. "Invenzioni, progresso: è illegale metterne in atto o farne parola!" rispose la ragazza. "Illegale? Nessuno qui pensa che il progresso potrebbe invece migliorare la qualità della vita?" ribatté Scully. "Esistono libri proibiti che lo testimoniano. In quei testi si riporta che un tempo il mondo era molto più vasto, ma è stato distrutto dal progresso, dall'osare dell'uomo contro lo stato naturale delle cose. Sono in pochi a saperlo." "E se oltre questi orizzonti il mondo non finisse, se esistesse un'umanità che ha proseguito lungo il proprio cammino, evolvendosi e scendendo a patti con il futuro?" "Quel futuro è già passato!" proclamò una voce maschile proveniente dalla cima della rampa di scale. "Papà!" esclamò spaventata la ragazza. L'uomo non si scompose, il suo sguardo severo esprimeva contrarietà, ma si limitò ad ordinare a Jennifer di scendere dabbasso. Con tono controllato continuò: "Mia figlia è una ragazza molto curiosa, ed ha un forte senso critico. Già da quand'era molto piccola ha sempre posto domande imbarazzanti, ha avuto la propensione a cercare autonomamente le risposte a questioni che ci vengono imposte come dogmatiche, anche da parte delle nostre guide." "Sono guide, oppure tiranni, quelli? Avete mai pensato alla possibilità di essere tenuti prigionieri, controllati, a loro stretto beneficio? Vi siete mai chiesti chi siano in realtà, quale potere reale abbiano?" "In loro la gente ha fede cieca e, in un certo senso, non potrebbe essere altrimenti. Il loro potere è vitale per noi." L'uomo fece cenno di seguirlo, scendendo in silenzio nello scantinato della casa. "Cosa intendeva dire quando ha parlato di futuro passato?" chiese Scully. "Spostarsi su carri mossi da cavalli invisibili, volare su uccelli artificiali, comunicare voci ed immagini attraverso l'aria... questo succede alle soglie del terzo millennio..." "Quindi lei sa, lei conosce la verità, la reale condizione di questo luogo..." disse Mulder esterrefatto. "Quanto ho detto è quel che il consiglio superiore nasconde, è il disegno di un futuro che devono per forza di cose conoscere." "Mi domando chi siate voi tutti realmente..." sospirò Mulder fissando l'uomo negli occhi. Mille possibili risposte passavano per la sua mente. "Questa sera ci sarà un incontro" proseguì Cornwell "in occasioni simili, loro parlano direttamente alla popolazione, distribuiscono beni e cure, diffondono la loro parola. Sappiamo di rischiare molto ma... è l'unica occasione in cui è possibile eludere le forze dell'ordine e portarvi sulla strada del ritorno, se esiste. Le conclusioni che trarrete da questo mio gesto non potrò né confermarle né smentirle." I due ragazzi erano ammutoliti, non si aspettavano certo una simile possibilità, e come volle Cornwell non posero domande. "Vi introdurrete nel palazzo insieme a noi, la cerimonia avviene in un grande piazzale interno alle mura. A quel punto ci separeremo. Dovrete essere molto abili e nascondervi nel vano che si forma tra i due portoni d'ingresso: quando la cerimonia sarà iniziata, in qualche modo verrete aiutati." "Ma chi.. chi verrà ad aiutarci?" domandò Scully impaziente. "Colei che vi ha affidati a me" rispose Cornwell. Scully scosse il capo in segno di perplessità, quindi sospirò: "Spero ardentemente sia la nostra possibilità di ritorno...". 8:29 P.M. Tutti gli abitanti di quella minuscola città si erano riversati in silenzio nella via principale, che veniva così percorsa piuttosto lentamente. Non tardava mai nessuno ad un incontro con quella stretta cerchia di misteriosi individui che venivano soprannominati comunemente "guide". La sera era già calata ed i lampioni a gas illuminavano le tuniche verdi, simili a quella indossata dalla donna che aveva affidato Mulder e Scully ai Cornwell, solo assai più semplici nel taglio. Ne indossavano una anche Mulder e Scully, cosicché non era possibile distinguerli da tutti gli altri. Il palazzo era ormai poco lontano. Alle spalle si poteva perdere lo sguardo nella zona buia silvestre, e sullo sfondo si ergeva l'impervia parete rocciosa, il confine naturale oltre il quale gli occhi di quella gente non erano mai andati. Lentamente, la piccola folla faceva ingresso nel piazzale interno. Mulder e Scully rallentarono il passo portandosi quasi al termine della coda che si era formata, mentre Cornwell cercava di frenare l'afflusso, trovandosi più avanti rispetto ai due agenti: quando questi ultimi si trovarono all'altezza del vano tra il portone esterno e quello interno, lungo pochi passi ma abbastanza largo e buio, riuscirono, nella confusione della gente che vi si era accalcata, a nascondersi dietro le ante interne, che si aprivano verso l'interno del vano stesso. Quando la coda si esaurì, il piazzale interno era riempito da quella stessa folla, le ultime guardie tirarono verso l'interno il portone esterno senza accorgersi di Mulder e Scully, rannicchiati dietro una delle due ante che stavano per essere richiuse. I due trattennero il respiro per un'interminabile manciata di secondi, fino a quando il pesante portone interno venne chiuso, lentamente, dalle guardie ormai passate oltre. "Forse ci siamo, Scully!" sussurrò Mulder. "Non so se hai notato che hanno bloccato il portone esterno, Mulder!" rispose lei preoccupata. Mulder si alzò in piedi e spinse sulle due ante di pesante legno scuro scolpito, dapprima con minima forza, poi applicando tutta quella che poteva: il portone era immobile. "Non si può dire che abbiano presenti le norme di sicurezza sugli edifici pubblici..." "Ok Mulder, sai come alleviare la tensione, ma..." "Scully, non possiamo fare altro che attendere. Cornwell ci aveva assicurato che sarebbe stato possibile uscire da qui..." "Troppa fiducia... i cardini sono esterni, il legno è massiccio: non abbiamo né il tempo né le possibilità per aprirci un varco, per non parlare del fatto che non sarebbe certo l'operazione più silenziosa del mondo!" "Scully, come hanno fatto a chiudere, se non ci sono serrature su questo lato, e tanto meno al di fuori?" "Non saprei, se fossimo nel nostro tempo, e bada che faccio per dire, penserei ad un sistema elettrico." Nel dire così, Scully si appoggiò alla porta e questa si scostò leggermente. I due si scambiarono una rapida occhiata e con circospezione aprirono una delle due ante del portone. Fuori non vi era anima viva, solo l'ingresso che insisteva sul perimetro della costruzione interna. Silenziosamente, muovendosi lungo la parete, giunsero alla prima svolta ad angolo retto e si fermarono. Mulder controllò che anche il lungo tratto seguente fosse vuoto. Così era, per cui voltarono l'angolo rapidamente. "Vedo laggiù una scala, dobbiamo prenderla, non ci sono altre uscite" disse Mulder. "Mulder, fa' presto, ho sentito dei passi dietro di noi!" bisbigliò Scully, correndo su per la rampa di scale appena raggiunta. In cima alla rampa vi era un corridoio illuminato da una luce fioca di lampade ad olio. "Non sento più passi..." disse Mulder notando, mentre parlava, che alla base del pavimento erano praticate a distanza regolare alcune aperture che davano sul piazzale interno, ove stava avendo luogo la cerimonia. "Ancora ad est, Mulder!" Correndo, di tanto in tanto Mulder cercava di sbirciare cosa stesse avvenendo nel piazzale: riusciva a carpire brevi fotogrammi intervallati da tratti più lunghi di buio, esattamente come fossero diapositive. Là sotto, da una specie di pulpito, diversi uomini dalla tonaca e dal cappuccio verde richiamavano a sé, uno ad uno, gli abitanti della città. Sembrava che stessero eseguendo delle iniezioni, ma non solo: Mulder rallentò leggermente il passo, così vide che veniva eseguita anche un prelievo di sangue. Otto uomini del Consiglio Superiore erano disposti in fila, uno accanto all'altro, e dinanzi al loro tavolo sostavano via via altrettante persone: Mulder vide che al primo iniettavano una sostanza acquosa mentre a quello a fianco veniva prelevato del sangue tramite una piccola siringa trasparente. Fece appena in tempo a vedere che, al sollevarsi dello stantuffo, la siringa si riempiva di un liquido di colore verde scuro. "Mulder!" sussurrò con più energia possibile Scully, fermandosi. "Scully, guarda! Guarda adesso... ora inizio a capire..." "Cosa dovrei vedere, Mulder? Stiamo perdendo del tempo prezioso, la cerimonia potrebbe finire e..." "Ha ragione Dana, non c'è tempo!" tuonò una voce femminile, leggermente roca, a pochi passi da loro "non abbiate timore, sono qui per aiutarvi!" echeggiò quasi implorante la voce, che sembrava quella della donna che li aveva sistemati dai Cornwell. Rapidamente uscì dall'oscurità e si calò il cappuccio sulle spalle. Mulder e Scully restarono senza fiato per alcuni lunghi attimi. "Vi fidate, adesso?" chiese con un mezzo sorriso lei, per riassumere un'espressione preoccupata. "Cassandra! Sei... sei proprio tu?!" balbettò Mulder, avvicinandosi maggiormente a lei e sfiorandole la spalla con il palmo della mano. "Cassandra?!" ripeté a ruota Scully, con gli occhi sgranati. "Non posso spiegarvi qui, adesso. Seguitemi, vi prego." Mulder e Scully seguirono la Spender per un ulteriore lungo tratto di corridoio, quando finalmente giunsero ad una porta. Lei ne fece scattare la serratura tramite un piccolo telecomando che portava con sé, consentendo l'accesso ad un ambiente ampio, illuminato dalla luce azzurrina e quasi accecante di fari allo xeno, dall'aspetto e l'arredamento tipico di un laboratorio. "Cassandra... non sapevamo da dove iniziare a cercarla, dopo la sua ennesima scomparsa" le disse Scully. Mulder invece restò in silenzio, stava pensando a ciò che sapeva di Cassandra, ricordando la conversazione avuta a casa di Fowley con il fumatore. "Il peggio non ha limite ma, quando te lo aspetti, in fondo, non è poi così tremendo come si può pensare. Io sono stata rapita un'altra volta, ecco perché sono qui..." "Questa è una nuova base per gli esperimenti, Cassandra?" chiese Mulder tornando a prestare attenzione a ciò che gli stava succedendo intorno. "No... questa non è una base. Situazioni molto diverse possono apparire alla stessa maniera. Questa è l'ultima speranza di vita per una razza che ha deciso di non arrendersi. La sua guerra è, da qualche tempo, per natura o per destino, anche la mia." "Cosa intende dire, esattamente?" "Io non dovrei spiegarvi nulla: se il consiglio superiore sapesse, verrei... verremmo eliminati. Voi, come chiunque altro, potreste rappresentare una seria minaccia ai loro piani." "Perché ha organizzato tutto questo per noi?" replicò Scully. "Beh, un tempo voi prendeste a cuore la mia situazione... non potevo abbandonarvi. È per via delle tracce lasciate dai nostri processi che vi siete ritrovati al posto sbagliato nel momento sbagliato, oltre al fatto di essere sempre sulle più deboli tracce di ogni evento inspiegabile. È tipico dell'agente Mulder. Quando ho saputo che due estrenei erano entrati, stavo per passare la questione agli altri, poi la descrizione fatta da quell'uomo mi ha fatto pensare a voi, ed ho voluto verificare di persona i miei sospetti." "Lei può... lei deve venire via con noi, se sa come fare... Può permettere a sé stessa e al mondo di far luce sul complotto governativo a scopo favorire un'invasione aliena, in cui è stata coinvolta!" disse Mulder con decisione. Cassandra scosse il capo lievemente senza scomporsi, quindi proseguì: "Agente Mulder... è necessario che tutto resti così com'è, invece, se vogliamo salvaguardare l'esistenza dell'umanità. Il mio posto ormai è qui, mi sono spontaneamente rassegnata. Sono una di loro, adesso. Il consiglio vuole solo proteggere il suo popolo e quello da cui discende da un futuro che è già scritto." "E lo proteggerebbe facendolo vivere forzatamente in un'epoca retrograda, priva di mezzi di comunicazione, togliendogli la possibilità di evolversi..." concluse severamente Scully. "È l'unico modo per proteggerli dal resto del mondo, Scully. Nessuno deve sapere che esistono e loro non devono sapere che il mondo esiste. Questa gente vive da generazioni, da secoli, in una tale epoca... prima ancora che quest'epoca venisse vissuta dal resto degli abitanti della terra. Fu la scelta inevitabile dei fondatori di questa piccola comunità, i primi schiavi liberi, quando poterono tornare alle proprie origini." "Quindi loro sarebbero tutti... ibridi perfetti..." arguì Mulder con lo sguardo messo a fuoco su distanze infinite. Cassandra cambiò bruscamente tono: "Sono spiacente di mettervi fretta, ma non c'è più tempo!" Quindi, estrasse rapidamente dalla tasca due minuscoli oggetti simili a piccole siringhe ipodermiche, e le usò repentinamente sul braccio sinistro di Mulder e su quello destro di Scully. I due agenti persero conoscenza, sorretti da Cassandra stessa: la sua forza soprannaturale fu sufficiente a sistemarli su due lettighe e a condurle velocemente entro un ascensore-traslatore. L'ascensore scorreva entro un'intelaiatura cilindrica in metallo, tutt'intorno erano disposti dei vani ai quali si poteva accedere tramite esso. La grande cabina continuò a scendere fino alle fondamenta della costruzione, per poi traslare di qualche centinaio di metri entro un condotto metallico buio. Quando la porta si riaprì c'era una guardia di fronte, un uomo alto, dalla divisa verde come molte altre guardie, il quale prese in consegna le lettighe. L'ambiente era metallico, di un grigio luccicante. Mulder e Scully erano prigionieri di un sonno artificiale. "Adesso ne sei responsabile. Portali a queste coordinate, alla quali dovranno essere ritrovati in breve tempo. Tu sai come fare!" L'uomo annuì, mentre Cassandra rivolgeva ancora uno sguardo ai due agenti: "Addio..." sorrise, e si allontanò per rientrare nella cabina del traslatore. In quella notte un bagliore rischiarò il cielo, ma ormai nessuno degli abitanti della Shan Gri-la tra i ghiacci dell'Alaska poté scorgerlo. Per un istante, Mulder dischiuse gli occhi, non poté muovere un solo muscolo ma distinse, riflessa nella parete metallica, una sagoma umana priva di volto. ANCHORAGE, ALASKA 3:16 P.M. "Non ci sono segni di intossicazione, si rimetteranno in fretta: sarebbero morti assiderati se qualcuno non avesse lanciato quel razzo segnalatore" disse la dottoressa Seigner ad un giovane infermiere, osservando Mulder e Scully riposare nei rispettivi letti, sotto leggeri sedativi. "Che ne è stato degli altri membri della squadra di recupero?" chiese l'infermiere. "Non si hanno notizie di loro. Ufficialmente, hanno ignorato i richiami via radio spingendosi troppo in lá nella ricerche di quei poveri ragazzi, assai meno fortunati del ragazzo che stiamo lentamente riportando alla vita. Non vedo l'ora di informare la dottoressa Scully." Mulder dischiuse gli occhi, chiese un po' d'acqua e che al più presto gli fosse portato da scrivere: "devo annotare qualcosa anche per Scully... mi ha raccontato uno strano sogno..." disse con voce gutturale "ma quel sogno è identico al mio." ------------------ EXECUTIVE PRODUCER AleX (alexmulder_1999@yahoo.com) Dedicato a tutti coloro i quali percepiscono la presenza umana sulla terra come non casuale. La pubblicazione al di fuori della IVS può avvenire solo dietro previo consenso da parte dell'autore. I personaggi di Fox Mulder e Dana Scully, così come il marchio The X-Files, sono proprietà della 20th Century Fox e 1013 Productions. ------------------