Pagina tratta dal sito "La macchina ammazzacattivi: gli dei del vizio", di Carlo Susa

In Hollywood. Istruzioni per l'uso (a cura di André Balasz, Bompiani, Milano. 1997) si può invece leggere la ricostruzione di Laurie Jacobson: «La Rappe era una nota ragazza-festino fornita di malattie a trasmissione sessuale e di una vescica che implorava di smetterla col bere. Dopo essersi scolata un torrente di gin alla festa di Arbuckle, viene colta da un atroce attacco di crampi, in seguito al quale si strappa gli abiti di dosso e urla per il dolore, dando così la stura alla favola dello stupro con tutte le sue perverse varianti. Il generoso e amatissimo Arbuckle paga una suite privata alla Rappe, ve la porta di peso, chiama il medico dell'albergo e non la rivede più. È innocente al 100%.». Alla fine, l'unico fatto certo è che Fatty, dopo tre processi, viene assolto per non aver commesso il fatto. Ma non gli servirà a nulla. Jacobson: «Nell'istante in cui Arbuckle viene accusato, si scatena la corsa allo sfruttamento. Il magnate della stampa Rundolph Hearst fa uscire fino a otto edizioni straordinarie al giorno. Gruppi di donne e di moralizzatori fanno a gara per condannare Arbuckle. Il procuratore distrettuale intravede la possibilità di far carriera e chiede la pena di morte. La giuria vota il proscioglimento con undici voti contro uno - quello di un amico del procuratore. La Paramount offre la sua stella al macello di un pubblico compiacente. (...) Fatty Arbuckle è divenuto il simbolo di ogni vizio e infamia attribuiti alla gente di cinema. La Paramount distrugge le stampe e i negativi dei film più recenti di Fatty. Non lavorerà quasi più e morirà dodici anni più tardi. Un uomo distrutto.». A prescindere dal fatto che Fatty fosse colpevole o meno, credo non possa esser messo seriamente in dubbio che egli fu usato come capro espiatorio. Secondo il classico schema, l'ambiente ne sottolineò l'ignobile origine rimarcando la sua assoluta alterità rispetto al gruppo. Nel libro di Anger si legge: «Henry Lehrman, l'ex amico di Virginia commentò, amaro: "(---) Quanto ad Arbuckle, è inevitabile che succedano queste cose, quando si raccatta un cafoncello dal marciapiede, gli si pagano salari astronomici e se ne fa un idolo (eh già, perché tutti i grandi produttori , registi e attori hollywoodiani erano di nobile casata...) Certa gente non sa godere la vita se non in modo bestiale. Ed è la gente che partecipa ad orge più sfrenate e degenerate di quelle dell'antica Roma". (...) Madame Elinor Glyn, colei che dava il la alle opinioni e atteggiamenti della colonia cinematografica, colse l'occasione per dire la sua sulle mele marce hollywoodiane: "Se sono apertamente immorali mandateli al diavolo, non proiettate i loro film, eliminateli(!). Ma non fate soffrire tutti per le colpe di pochi. La festa di Arbuckle è stata bestiale, rivoltante, e queste cose si devono sopprimere a tutti i costi. Ma io non ne ho viste, a Hollywood, e se si fa qualche festicciola a base di droga dev'essere molto moderata".».

 

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