CATTIVI PROPOSITI
Mi ritrovo all’alba del nuovo anno a riflettere sui buoni propositi che si fanno solitamente in questa occasione.
I nostri cuori si riempiono di gioia e solidarietà. Ci auguriamo che cessi la guerra, che non ci sia più fame, che tutti i bambini possano giocare e sorridere. Ci riempiamo la pancia con tutto il possibile e intanto guardiamo i morti ammazzati al telegiornale e versiamo una lacrima per i militari caduti in guerra.
Si tratta, per lo più, di auguri sinceri, che vengono dal cuore. Un po’ retorici, forse, ma sinceri.
Sono 2004 anni che ci auguriamo le stesse cose: pace, solidarietà, fratellanza.
Sono 2004 anni di guerra, sopraffazione e violenza.
La nostra è una storia di prevaricazione; il più forte e il più aggressivo vincono sempre e non rispettano nessuno.
Succede nel lavoro, in politica, nella società, ovunque.
E’ la contraddizione umana, è la condizione umana.
I secoli si sono alternati, ma noi siamo rimasti primitivi.
Esploriamo i pianeti e leggiamo ancora gli oroscopi.
Abbiamo la mappa dei geni e chiediamo guarigioni a maghi e fattucchiere.
Usiamo satelliti, antenne, banda larga e crediamo ancora ad angeli e diavoli.
Il mio proposito per quest’anno è di accettare la parte più istintiva e animale che fa parte di me.
Questa componente atavica che mi ha sempre fatto paura, e che ho sostituito con una cerebralità e una generosità eccessive.
Sarò più cattiva e più egoista.
Cercherò di mediare gli ideali con le mie esigenze, dando a queste ultime un peso maggiore.
E, soprattutto, non leggerò più Don Chisciotte.
Buon anno a tutti.