L'INTERVISTA DELL'ADDIO
MILANO - Stasera scendera' per l'ultima
volta in campo, prima di Milan-Juve. "La gente avra'
letto i giornali, avra' visto la Tv, sapra' della mia decisione. Un saluto a
tutti e sara' finita per
davvero". Detesta i piagnistei, Marco Van Basten. Al Milan ha chiesto di
organizzargli una
conferenza stampa "da uomini". E' stato un grande, Marco. E' stato una
sorta di computer del
gol. Con Maradona, genio e sregolatezza, forse il piu' grande dell'ultimo
decennio. E nella storia
rossonera potrebbe tranquillamente prendere sotto braccio Rivera, garantisce
Galliani, alter ego
calcistico di Silvio Berlusconi, che gli ha pure offerto di lavorare per il
Milan a vita.
Ieri Marco ha detto basta. La caviglia
destra l'ha definitivamente tradito dopo averlo illuso per
due anni e mezzo. Da ieri Marco Van Basten e' un ex calciatore. Con lui se ne va
l'ultimo pezzo
del Milan olandese, quello attorno a cui la rivoluzione sacchiana divenne
leggenda. "La notizia
che devo darvi e' corta - spiega l'attaccante che danzava in area di rigore
nel suo italiano "arran-
giato". - Semplicemente ho deciso di smettere di fare il calciatore.
Grazie a tutti quanti".
- Marco, quando ha deciso di arrendersi?
"Due settimane fa, in Belgio, dopo
l'ennesima visita di controllo. Ma fino a due settimane fa ci
ho creduto intensamente, ho sperato di tornare in campo. Fino a due settimane fa
ho cercato con
disperazione le persone giuste. Ho fatto agopuntura, mi sono perfino rivolto a
qualche mago. Pur-
troppo non sono a posto, quando mi alzo la caviglia mi fa male. Zoppico ancora.
Con il Milan ho
trascorso otto anni bellissimi ma purtroppo mi devo fermare qui. Fa parte della
vita".
- Rimpianti?
"Probabilmente non mi metterei
piu' tra le mani dei chirurghi. Dopo ogni intervento, infatti, la ca-
viglia, anziche' migliorare, andava peggiorando. Mi dispiace, mi spiace per
tutti. Lavorare al Milan
e' stato veramente bello".
A questo punto nel salone dei trofei
saturo di telecamere, di riflettori e di umidita' pesante scatta
una domanda per Adriano Galliani: "Se Baggio e' Raffaello, a chi mai
potrebbe essere paragonato
uno come Marco Van Basten?". Replica meditata del vicepresidente vicario
rossonero: "Credo che
lui possa essere Leonardo da Vinci. Leonardo era un eclettico. Era tutto.
Ingegnere, artista".
- Marco, torniamo a lei. Adesso che
accadra'?
"Per un po' rimarro` a Milano. Non
so ancora cosa fare. Il Milan mi da' la possibilita' di continuare,
ci devo pensare bene".
- Dopo avere incominciato la carriera di
calciatore prendendo il posto di Cruijff, che ne direbbe di
succedergli come allenatore?
"In questo momento quella di
allenatore non mi sembra una soluzione praticabile".
- Spaventato da un futuro da ex?
"Affatto. Una vita senza calcio e'
bella lo stesso".
- Servirebbero nuove regole per proteggere
i giocatori come lei.
"Non e' stato un colpo a rovinarmi
la caviglia. Certo, il calcio sta diventando troppo cattivo ma
ormai la vita e' cosi".
- Ora la ricorderanno come il piu' grande.
"Quando un giocatore smette,
diventa sempre migliore. Ma io ho giocato tante brutte partite, ho
sbagliato gol clamorosi. Adesso mi dite che sono stato il piu' grande ma la
verita' e' che ho fatto
parte di una squadra imbottita di campioni".
- Qual e' stata la sua piu' brutta
partita?
"Quella giocata oggi".
- E il momento piu' bello?
"A Barcellona, prima della finale
con la Steaua, quando avvicinandoci con il pullman al Nou Camp,
attraversammo le strade piene dei nostri 90.000 tifosi. Fu una sensazione
impressionantissima (te-
stuale - n.d.r.). Poi ricordo l'Europeo vinto in Germania con la nazionale
olandese. Ma ora, scusate-
mi, devo guardare al futuro. Ho gia' parlato troppo del passato".
A questo punto anche la platea degli
addetti ai lavori, gente rotta ad ogni tipo di emozione, si ritrova
ad applaudire. Quasi senza rendersene conto.
Corriere della sera
Venerdì 19 agosto 1995