ࡱ> Y[Xq`9bjbjqPqP][::130008h<, /2.   .......=0h2|.=k"==.  a.aaa=  .a=.aa(,|-  gp0,r.<.0 /,!3d!3$--&!3-a .. X /====  Movimento politico per lunit LA RELAZIONE POLITICA Palermo, Palazzo dei Normanni 28 marzo 2007 Il valore della mia vita dipende dalla mia capacit di donarla. (P.Claverie vescovo di Orano -Algeria- , ucciso nel 1996) Abbiamo visto nei precedenti incontri che la vocazione politica una risposta damore ad una domanda, ad un bisogno, ad una esigenza del proprio tempo. Molti sono disposti a dare la vita per una causa, per un ideale, per il proprio popolo, per un diritto dellumanit. Oggi abbiamo esaminato una nuova espressione di questo donarsi, scoperto unaltra sua esigenza: la reciprocit. Proviamo ad approfondire il senso originario della scelta politica secondo questo aspetto. La scelta politica ha dentro di s la tendenza a realizzare lamore reciproco, a mettersi in dialogo, in relazione. La reciprocit una legge umana universale che trova applicazione in tutti i settori della vita. La reciprocit non scambio, nel quale si richiede che i beni scambiati siano equivalenti: nella reciprocit ci si pu donare anche cose di valore diverso. E neppure essa richiede che coloro che entrano in relazione siano uguali. Se si decide di intervenire per aiutare un gruppo umano debole, lo scopo suggerito dalla fraternit quello di toglierlo dalla debolezza, cio di metterlo in condizione di partecipare in maniera paritaria alla vita associata, di autoemanciparsi, di reciprocare. La risposta degli altri, che rende quindi reciproca lazione politica, la conferma che il nostro agire ha raggiunto lo scopo. La risposta dellaltro, degli altri, la verifica dellefficacia della nostra politica. Lobiettivo il fare con e non solo per. E questo tipico della politica, che non prevede un soggetto agente nella passivit degli altri, ma esige che tutti siano soggetti, pur nella diversit dei compiti. Diamo soltanto un piccolo esempio, che aiuti ad intendere bene la reciprocit. Possono esserci, allinterno della comunit politica, cittadini cos deboli a causa di handicap, di disagio economico, sociale, culturale da essere incapaci di reciprocit, da essere di fatto esclusi dalla partecipazione. C il rischio che i legami di reciprocit si instaurino solo tra i forti, tra quelli che sono in grado di rispondere, e che in tal modo la reciprocit degeneri in scambio, che rafforza i forti e esclude sempre pi i deboli: il rischio di quella che stata chiamata societ dei due terzi, nella quale la maggioranza benestante non prende mai decisioni in favore della minoranza svantaggiata; una societ politicamente corretta, ma non amante: paradossalmente, ma realmente, la democrazia pu produrre disuguaglianza. Compito della politica dellunit, allora, prendere dentro il terzo escluso. Lo scopo della politica il bene comune: ma esso non deve mai venire misurato sul benessere raggiunto dal pi forte, ma sul bene messo a disposizione dellultimo. Per la vera politica, il pi debole il primo cittadino. Il politico dellunit dunque disposto a donare la vita - vedi la citazione iniziale di Pierre Claverie - non come egli individualmente potrebbe stabilire ma nelle diverse forme che lattenzione, la considerazione per laltro quotidianamente gli richiede. Chiara Lubich indica quattro modi di donare la vita per creare le condizioni della reciprocit. - Il primo dimenticare se stessi: la condizione di base della libert, quella che consente di rispondere alla vocazione politica: se si rimane attaccati ai propri bisogni e desideri, chiusi nello spazio limitato dal proprio io, non si riesce ad aprirsi alla grandezza di un ideale che attende di venire abbracciato, n si pu comprendere lideale dellaltro, che pure presente e agisce allinterno dello spazio vitale e politico, interagendo con il proprio. - Il secondo il distacco dalle cose: la condizione dellintegrit del politico. Significa, certamente, non strumentalizzare lattivit politica per arricchirsi; ma significa anche il distacco da quelle cose che sono i simboli del potere, le manifestazioni esterne dellappartenenza alla classe dirigente, che intossicano la persona e creano diffidenza negli altri. Significa, ancora, la disponibilit a perdere ci che gi si possiede se lideale lo richiede, o a rinunciare alle opportunit di beneficio privato che lattivit politica pu aprire: opportunit legittime, ma tali da creare una situazione di privilegio che separa dagli altri. - Il terzo il distacco dai propri pensieri: la condizione dellintelligenza politica, quella che permette di accogliere e comprendere il pensiero dellaltro, sia alleato che avversario, e di trovare insieme, nel rispetto delle diverse funzioni assegnate dalla democrazia, la soluzione comune che la politica deve dare ai problemi. E questa, forse, il punto pi difficile, perch il pensiero di ciascuno di noi ha una nobilt con la quale ci identifichiamo. Il quarto il distacco dai propri interessi: la condizione per realizzare il bene comune, che richiede che tutti gli interessi legittimi trovino espressione nella decisione politica. La politica della fraternit chiede che ognuno non solo riconosca, ma si faccia carico degli interessi dellaltro, per il buon funzionamento dellinsieme. Questi, come si vede, sono modi concreti per arrivare a vivere la reciprocit anzitutto nei rapporti personali. Linterpretazione della relazione politica: dallamicizia alla fraternit La concezione aristotelica definisce la relazione politica come una particolare forma di amicizia tra i cittadini, basata sullutile, e ha impostato la riflessione politica occidentale. Ma oggi siamo molto lontani dalla situazione storica di Aristotele; non viviamo pi nella piccola polis: lorizzonte dellazione politica quotidiana il mondo intero. La concezione aristotelica inoltre, riflettendo le condizioni culturali e socio-politiche dellantichit, escludeva dai diritti politici le donne, gli stranieri, gli schiavi. Era dunque una forma di amicizia e di relazione politica - limitata a pochi. Nella storia delle idee e dei movimenti politici, lavvenimento che maggiormente ha inciso nel trasformare la relazione politica in senso universale, stato lavvento del cristianesimo. Alla luce della fraternit, oggi possibile scorgere in modo ancora pi stagliato la portata rivoluzionaria delle sue innovazioni. Lamicizia introdotta da Ges, con e tra i suoi discepoli, non pi basata sul genere, sullo stato sociale, sulla razza, sulla nascita, ma sulla partecipazione al rapporto che Egli ha col Padre, sulladesione allamore, possibile a tutti gli uomini senza alcuna distinzione. I cristiani la chiameranno agape, termine che indica proprio il legame di amore reciproco presente nella comunit; la fraternit che, introdotta nella storia umana dal piccolo gruppo raccolto intorno a Ges, tende per propria natura alluniversalit. Questa nuova concezione dellamicizia, intesa come fraternit universale, trasforma profondamente la concezione della relazione politica: il bene comune non pi limitato alla polis, ma si estende allintera umanit: il cittadino non pi tale in virt della nascita e del patrimonio, ma in quanto uomo; la virt politica non si limita pi alla probit e alla dirittura morale, ma diventa amore, e amore reciproco, perch riferito ad una comunit. Tutte le dottrine politiche successive, nella misura in cui si basano su principi universali estesi cio a tutti gli uomini , anche quando si presentano estranee al cristianesimo o addirittura in rottura con esso, presuppongono in realt, e si servono, delluniversalit del concetto di uomo e di relazione politica introdotta dal cristianesimo attraverso la fraternit. La reciprocit come realt istituzionale Possiamo considerare tre aspetti della reciprocit come realt istituzionale. La relazione politica come legge Essa si presenta, anzitutto, sotto laspetto normativo. Esistono dei doveri che devono essere compiuti; ma esistono anche dei comportamenti che devono essere vietati: la legalit prescrive ai cittadini lamore necessario, quello senza il quale la comunit viene meno e governare attraverso la legge la risposta di colui che governa a coloro che lo hanno eletto. b) La relazione politica come processo o procedura In secondo luogo, essa prende corpo nelle procedure amministrative e politiche. I termini nei quali presentare una proposta di legge o una istanza, liter che essa deve percorrere con tutti i necessari pareri e controlli; una pratica che passa per il tavolo di un funzionario, una delibera, una dichiarazione dei redditi: sono tutti brani di vita donata che entrano nel circuito della vita pubblica e mettono altri in grado di donare, a loro volta, secondo i loro compiti. c) lamore reciproco come forma delle istituzioni In terzo luogo, la reciprocit si incarna anche direttamente nella forma dellistituzione politica. Ci sono alcune istituzioni, quali si trovano nei regimi oppressivi, che la ostacolano. In altri regimi, invece, le articolazioni istituzionali della politica quali la separazione tra i poteri, la distinzione dei compiti tra governo e opposizione, ecc. sono sorte sulla base di esperienze storiche che ne hanno fatto comprendere lopportunit o la necessit per la piena espressione dei diritti dei cittadini, e aiutano questa relazione. Tali esperienze infatti esprimono una motivazione, un bisogno umano, pi profondi, antropologici: le distinzioni istituzionali esistono per poter realizzare la relazione politica; si separano i poteri, si assegnano funzioni diverse perch possa attuarsi questa reciprocit. Solo su questa base si costruisce una politica adeguata alla persona, come nelle intenzioni della democrazia rettamente intesa. Per questo il Movimento dellunit fonda esplicitamente la propria dottrina e la propria prassi sulla fraternit, che prima di tutto una co-appartenenza, una relazione di reciprocit. Per questo il politico dellunit non si limita a vivere la scelta individuale in tutta onest e corrispondendo alla propria vocazione, che pure ci deve essere, ma cerca di portare anche laltro alleato o avversario alla relazione. E cerca di farlo anche istituzionalmente, attraverso il rispetto delle istituzioni e delle regole giuste e impegnandosi a cambiare quelle sbagliate. La relazione politica attuata d dunque pieno significato ai tre grandi principi del governo, cos come furono espressi dallumanesimo: governare per il bene comune e non per linteresse di chi detiene il potere; governare attraverso la legge e non con larbitrio; governare con il consenso dei cittadini e non con il sopruso. Quando tutto questo si realizza, la democrazia vola. Lattenzione, la solidariet, il rispetto, il dialogo tra tutte le componenti della comunit politica la unisce e le fa compiere uno scatto: il momento in cui un popolo costruisce il nuovo e lascia una traccia nella storia, perch attraverso la reciprocit si pu aprire uno scenario che prima non si riusciva ad immaginare. Superate le lotte intestine, le miserie dei piccoli e grandi egoismi quotidiani, un popolo guarda fuori, e vede ci che pu fare per e con gli altri popoli fratelli. Avere il senso delle istituzioni e dello Stato significa dunque, anzitutto, diventare consapevoli che essi sono la creazione umana attraverso la quale la volont di donazione di ciascuno di noi viene ordinata e messa in rapporto di reciprocit con quella di tutti gli altri. Rispettare le istituzioni e coglierne lessenza pi profonda non significa sottomettersi ad un feticcio, ma riconoscere e onorare la vita delle generazioni che le hanno costruite, e impegnarsi costantemente per migliorarle, in funzione del bene di tutti i cittadini, ai quali sono ordinate. Lo Stato, visto alla luce della fraternit, rappresenta lamore reciproco in un popolo, amore che cresciuto e si consolidato fino a diventare istituzione. Lo Stato la garanzia, nel tempo, che tutti i cittadini vengano inseriti nel circuito della reciprocit. Certamente lo Stato un mezzo e non un fine: non esaurisce lamore di un popolo, che fiorisce negli infiniti aspetti dellesistenza delle persone e delle comunit, ma crea le condizioni perch questo amore si esprima. In questo senso, lo Stato interpreta al massimo livello quanto scrive Chiara Lubich: La politica lamore degli amori. Chi serve la comunit, dunque - e questo servizio pu chiedere molto, a volte anche la vita stessa -, tuttaltro che un servo: colui che ha colto qual il valore della vita stessa a garanzia della felicit di tutti. Il valore della mia vita dipende dalla mia capacit di donarla.     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