ࡱ> :<9q`%bjbjqPqP12::'rrr"   8DXQ($h}H BBBjBBBrTHt `9 b,|T!0Q:tpHH\ B^Qd Riflessione sulla dottrina dellunit: Lunit, sopra tutto - dr.ssa Aurea Turco LUNIT (da scritti di Chiara Lubich) Ogniqualvolta ci viene chiesto come si potrebbe definire il nostro messaggio, la ragione per cui nato il nostro Movimento, non esitiamo a dire: lunit. Lunit il nostro specifico, non altro. Ci stato chiaro fin dai primissimi tempi della nostra storia. Un fatto di quei giorni. Intorno a noi, lo scenario quello tragico della guerra mondiale. Per sfuggire ai bombardamenti, si cerca riparo nei rifugi antiaerei di Trento. Con noi abbiamo solo il Vangelo. Ma lasciamo che a narrare sia Chiara stessa: Siamo alcune giovani ed io in un ambiente buio, forse una cantina. Leggiamo al lume di candela il Testamento di Ges. Lo scorriamo tutto. Quelle parole difficili sembrano illuminarsi, ad una ad una. Abbiamo limpressione di comprenderle. Avvertiamo, soprattutto, la certezza che quella la magna charta della nostra nuova vita e di tutto ci che sta per nascere attorno a noi. Padre, che tutti siano uno: lunit ci che Dio vuole da noi. Quella preghiera, pronunciata da Ges la sera prima di morire, dopo aver dato ai discepoli il comandamento nuovo, sarebbe divenuto il nostro ideale di vita. E ci sentiamo spinte a chiedere a Lui stesso la grazia di insegnarci il modo di vivere lunit. Eppure, parlare oggi di unit quasi unutopia; se non ci fossero motivi profondi per credere ad un progetto cos alto, il nostro ideale non rimarrebbe che un sogno. C anzitutto un motivo originario. Ges figlio di Dio, uno con Dio stesso, uscito dal seno della Trinit per ritornarvi. Fattosi uno con gli uomini, divenuti suoi fratelli e col cosmo intero, dopo aver condiviso in tutto la nostra condizione, Egli arriva a dare la sua vita per lunit di tutti gli uomini e le donne tra loro. A causa di ci, chi lavora per lunit e accoglie quanto Egli richiede, entra in questo progetto di unit, si inserisce in quel popolo nuovo, che disseminato su tutta la terra, in cui tutti i popoli sono gi presenti in pace, anticipazione della fratellanza universale. Ma la tensione allunit - visibile nel cammino dellumanit di ieri e di oggi - anche un segno dei tempi, unesigenza inarrestabile. La trama della storia, per chi la sa leggere con gli occhi di Dio (e qui occorrerebbe unanalisi a parte) tende senzaltro allunit, il suo destino o, meglio, il disegno di Dio su di essa. Per questo, abbiamo sperimentato e sperimentiamo ogni giorno che la chiamata allunit, questa splendida vocazione sono ancora parole di Chiara - ci lega al Cielo e allo stesso tempo ci immerge nella fraternit universale. Niente di pi grande. Per noi, nessun ideale supera questo. Lunit sopra tutto Uno scritto di Chiara, che porta la data del 1946, ci illumina sul significato di questa scoperta, vivissima fin dagli inizi: [Chi vive per lunit] deve, sopra ogni cosa, puntare sempre lo sguardo nellunico Padre di tanti figli. Poi guardare tutte le creature come figlie dellunico Padre. Oltrepassare sempre col pensiero e con laffetto del cuore ogni limite posto dalla vita (semplicemente) umana e tendere costantemente e per abitudine presa alla fratellanza universale in un solo Padre: Dio. Ges () ci insegn due sole cose che sono una: ad essere figli dun solo Padre e ad essere fratelli gli uni degli altri. Lunit non mai stata quindi, per noi, una semplice unione di cuori, non una raccolta di persone diverse o unamicizia Essa porta in s la presenza di Ges stesso che ha detto: Dove due o tre sono uniti nel mio nome che significa: nel suo amore - l sono io in mezzo a loro. (Mt 18,20). Ed Egli unisce ed Egli distingue. Come fare lunit Ma da dove cominciare? Qual la parte che ciascuno di noi chiamato a fare? Se lunit d origine ad un collettivo che non schiaccia luomo, ma costruito dalluomo che si dona, che si offre per amore liberamente, il primo passo farsi uno con ogni prossimo che incontriamo, con quello che cammina accanto noi, privilegiando soprattutto chi soffre. Leggiamo ancora dagli appunti di Chiara: [Chi] vuole realizzare lunit, deve avere un solo diritto: quello di servire tutti (). Importante avere ununica idea del prossimo: il fratello che ci passa accanto in ogni momento della nostra giornata. Perch lunit un dono, ma anche frutto del nostro agire. Lo dobbiamo avere sempre presente. Lunit non una realt compiuta una volta per sempre, ma va costruita e ricostruita ogni giorno. Noi siamo chiamati ad essere uno col fratello, non in modo ideale, ma reale. Non in un modo futuro, ma presente. Essere uno e cio sentire in noi i sentimenti dei fratelli [i loro problemi]. Risolverli come cosa nostra, fatta nostra dalla carit. Lunit esige che tra noi ci sia prima di tutto lamore scambievole: anche se in questo tutto ci fossero le cose pi belle, le pi sacre per noi Ci significa anche saper pazientare, sorvolare, vederci nuovi; significa dare fiducia, sperare sempre, credere sempre, soprattutto non giudicare. Saper soffrire laspetto concreto del nostro essere pronti a dare la vita luno per laltro, perch lunit sia piena. E solo attraverso il passaggio, a volte oscuro e tenebroso come una galleria, del far tacere se stessi per accogliere laltro, che si arriva alla luce. Ed questarte di amare, a volte faticosa ed estenuante, sempre per meravigliosa, piena di novit, vitale e feconda, che genera lunit. Affrontare ogni disunit Per lunit vera, poi, possibile affrontare ogni disunit esteriore e riempire ogni vuoto. La pace e lunit, infatti, corrono parallele, sono due facce di uno stesso avvenimento. Dove lunit, l regna la pace. Ricordo quanto Chiara ci diceva, anche di fronte alle disunit impossibili che a volte incontravamo e ci disarmavano: Facciamo dellunit fra noi il trampolino per correre dove non c unit e farla. Tutti saranno uno se saremo uno. Intervenendo ad un Congresso internazionale, alcuni anni fa, Chiara affermava: La storia dellumanit una lenta e faticosa riscoperta della fratellanza universale. Ognuno di noi, nel suo piccolo o grande mondo quotidiano, in famiglia, in ufficio, in fabbrica, nel sindacato, nel vivo dei problemi locali o generali, una volta fatto suo lideale dellunit, ha cercato di essere dovunque costruttore di pace, testimone dellamore. Abbiamo affrontato le lacerazioni della nostra societ per porvi rimedio. I frutti sono stati quotidiani e a volte straordinari. Perch, aprendoci gli uni gli altri, anche tra persone di varie religioni o di convinzioni diverse in un dialogo fatto di accoglienza, di rispetto e di condivisione - ci apriamo anche allintervento di Dio. Ecco, allora, la nostra via per contribuire a ricomporre in unit la nostra citt, la nostra nazione, i popoli del mondo, per fare esperienza sempre pi profonda e completa dellunit fra noi, senza perdere mai di vista il progetto sullumanit, quello di dar vita alla famiglia umana universale, al cui interno i rapporti tra persone, popoli, gruppi sono di fratellanza e di reciprocit. Dopo millenni di storia in cui si sono sperimentati i frutti della violenza e dellodio, abbiamo tutto il diritto oggi di chiedere che lumanit cominci a sperimentare quali potranno essere i frutti dellamore. E non solo dellamore fra i singoli, ma anche fra i popoli.  C.Lubich, La dottrina spirituale, Mondadori, 2001, p. 58.  Ibidem.  Idem, p. 59.  Id., Per una civilt dellunit, in AA.VV., Una cultura di pace per lunit dei popoli, Citt Nuova, Roma, 1989, p. 17.  Ibidem.     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