L'attrezzatura per l'inglese

Ad un esame superficiale, l'attrezzatura per la pesca all'inglese può apparire complessa. In realtà è molto semplice ed è facilmente reperibile in qualsiasi negozio specializzato.

Per meglio esaminare l'attrezzatura che serve per pescare all'inglese, risulta più comodo dividere l'intero corredo in due gruppi: attrezzatura primaria (così definita in questo modo non perché sia più importante, ma solo perché è più direttamente coinvolta nella cattura del pesce. Essa comprende: la canna, il mulinello, il monofilo, il galleggiante, i piombi e l'amo) e attrezzatura secondaria (così detta perché è complementare alla cattura del pesce, comprendendo tutti gli accessori: i reggicanne, il guadino, le fionde, la nassa, l'ombrellone, le scatole varie ecc.) La ragione fondamentale per cui abbiamo separato il primo gruppo dal secondo nasce da una esigenza tecnica basilare: i componenti l'attrezzatura primaria devono essere scelti in modo da cooperare fra loro o, per usare un termine caro agli inglesi, devono essere "bilanciati" per formare un insieme equilibrato che possa lavorare al meglio in una determinata situazione di pesca.

 

Il bilanciamento dell'attrezzatura primaria

E' uno dei principi fondamentali che condizionano la scelta dell'attrezzatura con cui affrontare una giornata di pesca. Ovviamente questo concetto è valido per tutte le tecniche di pesca ed è certo che molti pescatori già lo applicano forse senza rendersene pienamente conto. E' bene, comunque, che siano chiare le regole da seguire ed è tempo di sfatare il mito del pescatore istintivo, del "pescatore nato", tanto caro alla letteratura italiana e altrettanto lontano dalla mentalità inglese, perché conduce a pensare che il successo nella pesca sportiva sia un dono soprannaturale, un destino riservato a pochi. Vediamo allora come arrivare ad avere un'attrezzatura bilanciata seguendo un approccio non istintivo, ma razionale. E' importante sottolineare come ogni battuta di pesca richieda una specifica bilanciatura; ciò non significa automaticamente che un pescatore debba possedere decine di canne e mulinelli per adattarsi ad altrettante situazioni, perché nelle nostre acque possono essere individuate non più di tre circostanze tipo che richiedono una differente attrezzatura. Il fattore chiave in ogni caso è la distanza di lancio. Perché? Dopo aver scelto il corso d'acqua in cui recarsi a pescare, è necessario porsi la domanda: "a che distanza da riva stazionano o si cibano i pesci che desidero catturare?". La risposta condizionerà la scelta del galleggiante e, di conseguenza, il diametro della lenza e il tipo di canna da montare. Addirittura è possibile, entro certi limiti e ricorrendo alla pastura, spostare un banco di pesci e pescare così alla distanza desiderata. Le 3 fasce determinate dalla linea dei 20 e 40 m da riva sono ovviamente indicative, ma sono fondate su anni di esperienza di pesca in tutta Italia e su alcune ragioni di natura tecnica. I 20 m rappresentano il limite oltre il quale non è possibile lanciare esche sfuse (bigattini, casters, mais, canapa). 1 40 m sono un confine al di là del quale è molto raro dover pescare. t ovvio che ciò è riferito alla pesca per diletto, mentre nelle competizioni è frequente la necessità di lanciare a 60 m e più da riva. Naturalmente esisteranno eccezioni a questa casistica-tipo, ma esaminare tutte le situazioni particolari richiederebbe uno spazio smisurato. Probabilmente molti si chiederanno perché non è la taglia dei pesci presenti a condizionare la scelta e la bilanciatura degli attrezzi primari. E' dimostrato che, con un monofilo dello 0,10 in buone condizioni, pescando all'inglese si possono catturare pesci di 3-4 kg di peso; considerando la rarità di tali incontri si può tranquillamente affermare che, nella grande maggioranza dei casi, la lenza che si usa è sovradimensionata rispetto alle reali condizioni di carico, prodotte dalle reazioni di un pesce. Per contro, è molto facile sperimentare la rottura della lenza durante il lancio, fase in cui la sollecitazione cui è sottoposta dipende in larga misura dal peso del galleggiante: ecco allora che il diametro del monofilo deve essere scelto in relazione a quest'ultimo fattore. Per rafforzare questo concetto è sufficiente un esempio: è più probabile che una lenza dello 0,14 si spezzi lanciando un galleggiante da 16 g che non combattendo con una carpa di 6 kg. Anche l'azione della canna deve essere adattata alla distanza di pesca; crescendo quest'ultima si rende necessaria una crescente potenza della canna. Due sono i motivi di questa relazione: il primo più facilmente intuibile, consiste nella necessità di lanciare galleggianti dal peso via via maggiore; il secondo diventa di facile comprensione solo dopo aver accumulato un poco di esperienza sul campo: la potenza della canna è direttamente proporzionale alla distanza di pesca, in quanto è la principale responsabile di una ferrata efficace e di un positivo controllo della reazione del pesce. Nella fascia fino a 20 m da riva non è necessaria una grande forza per conficcare l'amo nella bocca del pesce, ma occorre una canna che ammortizzi l'eventuale eccesso di rapidità nella ferrata e assecondi la prima esplosiva reazione del pesce. Ecco allora che si dovrà optare per una canna ad azione morbida o parabolica. Pescando a grande distanza, invece, la reazione del pesce sarà assorbita dall'elasticità della lenza, mentre sarà indispensabile una canna ad azione rigida o di punta, dotata della sufficiente potenza per vincere l'attrito dell'acqua sul filo, azzerare l'eventuale piccola "pancia" dello stesso e provocare la penetrazione dell'amo nella bocca del pesce. Per assimilare questo principio cardine della bilanciatura è consigliabile sperimentarlo direttamente in acqua. Tutto quanto si è detto finora sulla distanza vale senz'altro anche per la profondità, nel senso che a grande profondità (oltre 6 m) si pesca con galleggianti più pesanti, fili di maggior diametro e canne più potenti rispetto a quando si pesca in superficie. Al mulinello è stato volutamente riservato l'ultimo posto perché esso è il più versatile fra i componenti dell'attrezzatura. Con un buon mulinello a bobina conica e capacità di almeno 100 m di monofilo dello 0,16, si può pescare a qualsiasi distanza da riva. Le caratteristiche generali di questo attrezzo non mutano con il variare della distanza di pesca; è sufficiente dotarsi di almeno 3 bobine, da caricare con monofili di diametro 0,12, 0,14 e 0,16 per essere pronti ad affrontare tutte le possibili circostanze. L'unica eccezione è costituita dal rapporto di recupero, che nella pesca a breve distanza può essere basso (da 4,5:1 a 5,1:1), non essendovi bisogno di ridurre i tempi morti dovuti al recupero della lenza senza il pesce all'altro capo e sfruttando il vantaggio che deriva dalla minore torsione indotta nella lenza. I mulinelli a elevato rapporto di recupero (6,3:1) sono ideali per la pesca a grande distanza, ma loro velocità di rotazione genera spesso torsioni nella lenza, costringendo il pescatore a inserire una girella nel punto di giunzione fra la lenza madre e il terminale.

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