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IN AGGIORNAMENTO - 30/01/2011

Pineda

Sulla litoranea, verso Riomaggiore, appena dopo l'hotel 'I due gemelli', una volta (ma tanto tempo fa), c'era la baracchetta della Tisbe. Aveva due cose: i lupini e la mesciua, che si legge mes-ciua.

Che è come parlare di pura mitologia, o del graffito di un ricordo, con tutte le sue belle incisioni confuse, se guardate da vicino, ma che esplodono in una nitidezza abbagliante, se solo ti allontani un attimo.

Era un traguardo irraggiungibile, quando, ragazzini, puntavamo alla massima trasgressione: facciamoci due lupini dalla Tisbe. Quelle poche volte che giungevamo stremati alla meta, avevamo l'acquolina in bocca, quando conicizzava il cartoncino, lo farciva di lupinazzi e ci sbatteva sopra due manate di sale: un rito magico, quasi l'evocazione di una deità voodoo, che mi piacerebbe poter controllare, per fulminare qualcuno.La Racchia (non ho altro e non so di chi è la foto)
Vieni, dio dei lupini e della mesciua! Colpisci con le tue manate di sale e il pentolone vuoto.
Pure lì, una specie di miracolo ci faceva sempre trovare un po' di mesciua, anche quando gli altri se ne andavano senza. Per noi, un piatto c'era sempre. Cuoceva lenta, quella mesciua, e formava una crema che faceva impazzire.

Ma la baracchetta aveva anche un altro pregio: indicava, senza tema di smentite, l'inizio del sentiero per la Pineda.

Ho una lacuna, confesso, non sono mai stato ai bozi della Pineda, non ho foto, nè conosco la strada. Ho solo la baracchetta della Tisbe, i suoi lupini, la mesciua.

Ma colmerò la lacuna.

Però ho una leggenda, evocata nei giorni di caos del 2002, che non so quanto sia vera. Ma neanche quanto sia falsa.

Comincia con un omone che si porta in spalla un sacco di cemento di 50 chili. Scende e se lo porta a casa sua. Scarica il tutto e, con quel cemento, prepara della malta per tappare qualche buco nel suo rusticozzo, perchè non ama i topi. 
Mentre è li che scazzuola, anche un po' incazzato per questi topi che gli entrano in casa e gli fanno quelle belle cacchette dappertutto, sente bussare alla porta. Tentiamo di immaginare il successivo dialogo.

"Chi è?" (anche troppo facile)
"Sono una guardia forestale. Posso entrare?"
(turbamento e curiosità) "Certo, è aperto. Cosa vuole?"
"E' lei che aveva in spalla un sacchetto di cemento?"
(titubanza) "Certo. Perchè?"
(stolidità) "Cosa ci sta facendo?"
E qui, sarebbe stato bello immaginare un'immaginaria rispostina carina. L'immaginaria verità risponde sottomessa "Sto tappando alcuni buchi. Mi entrano i topi."
(lieve incertezza, forse disappunto)"Ah, mi scusi.......... è stata una soffiata sbagliata."

Di sicuro, la Pineda non è nel comune della Spezia, ma in quello di Riomaggiore.

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