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IN AGGIORNAMENTO - 30/01/2011

Margherita ed Eleonora, con la mia faccia in mezzo a rovinare la foto.
Oltre che il padre di queste bimbe, sono il marito di Ava (come la Gardner), che tollera queste mie produzioni e, ogni tanto, tra un incoraggiamento ed un altro, mi ricorda che ho anche una famiglia.
Se volete, venite a trovarmi a Tramonti, specificatamente al Persico, ma anche alla Fossola, e a Biassa, il mio paese natale, nonché a Santo Stefano Magra, dove vivo, e grazie al quale ho imparato ad apprezzare l'altra forma dell'acqua.
Per uno come me, con il cervello che si è fermato a dieci anni, accorgersi che non c'è solo il mare, ha significato fare un enorme passo avanti. Perché lì, ad un certo punto, ho pensato che il mare mi poteva, in qualche modo, mancare.
E' stato vero, fino a che non ho visto come può essere il fiume quando la piena lo sconvolge. Niente di diverso dal mare grosso, anzi, più temibile. Il rumore non cessa mai, non ha alti o bassi. Piuttosto esprime una forma di potenza dalla quale sai che non hai scampo. 
Perché capisci che può venirti a cercare, e prendere. Il mare no, puoi tenerlo distante, anzi, starne distante, e certe volte può sembrare di osservare un grosso cane che, furioso, abbaia legato alla catena. 
In effetti, il fiume è solo un cane che se ne va in giro senza museruola, è può saltare fuori ovunque. Ma non per questo è più cattivo: come nel caso di un cane senza museruola, la colpa è del padrone!
E', a dirla tutta, l'altra forma dell'acqua in movimento.
Ma ho tergiversato, perché è sempre molto difficile parlare di se stessi.
Si rischia l'apologia e di essere considerati presuntuosi.
Ma quando una persona realizza qualcosa, qualsiasi cosa, un bel momento salta fuori una certa quantità di narcisismo di fondo, che costringe a mostrare ad altri il frutto del proprio operato.
E' una cosa che, in genere, si fa per avere consensi, per sentirsi dire bravo. Allora si riceve una spinta a continuare, soprattutto per migliorarsi. Può capitare anche di essere stroncati, ed allora si ricomincia da capo, si occulta il malfatto e, ovviamente, si cerca di far del proprio meglio, per mostrare il nuovo parto ... e via così!
Almeno finché non ci si rende conto della dura realtà, e finalmente ci si dedica ad altre attività!
Io ci ho provato con due libri (Sensazioni ed altre follie - Cristalli Vista mare - clicca sulle copertine per leggerne alcune pagine), un paio di pieces teatrali (I Sassi di Tramonti - Storie d'amore dispari) e una apparizione a sparar battute.
Quest'ultima è stata disastrosa e non la ripeterò: ho conosciuto i miei limiti
Le prime quattro, invece, sono andate bene, mi sono divertito un sacco, e credo che continuerò a divertirmi e, come sembra, a divertire!
E’ andata più o meno così:
Un bel giorno, ho visto Marco Paolini in TV, faceva il Vajont. 
Mi piace il teatro, ma quella roba lì era una cosa diversa, una roba alla Gaber, ma più coinvolgente, perché era storia, alla quale la mediazione delle parole conferiva un inquietante senso di verità immediata.
Sono rimasto profondamente colpito: era una cosa bellissima. Mi sono detto: non ho idea di come si faccia a recitare, ma qui si tratta di raccontare una storia, forse potrei …devo provarci. Ma come?
E' stato lì che ho focalizzato una serie di racconti, scritti anni prima solo per me stesso, oppure inventati per far dormire le mie due bambine (sic!). Li ho riadattati, corretti, sezionati ed ho partecipato ad alcuni premi letterari, ottenendo insperatamente buoni piazzamenti, fino alla proposta di pubblicazione del primo libro (Sensazioni ed altre follie) che raccoglieva quei racconti e un paio di poesie sui generis (oserei dire: alla Marenco). Ma non tutto ciò che scrivevo aveva il respiro di un racconto o di un romanzo. Certe cose erano…… “Teatro!” disse il mio amico Alessandro Angiolini
Ecco schizzar fuori "I sassi di Tramonti", pezzo teatrale nel quale le fotografie del territorio costituiscono una sorta di quinta cheI Sassi di Tramonti cambia, sulla quale scorrono parole e gesti dell’attore, ovvero, Alessandro Angiolini, che ci ha messo voce e faccia.
Il pezzo doveva servire per movimentare le presentazioni di “Sensazioni ed altre follie” e così, da subito, è stato. Poi, è andata che la questione mi ha preso la mano, e il monologo ha preteso di essere completato, diventando un'opera compiuta su Tramonti, che nell'arco di tre anni è stata replicata otto volte.
Hanno aggiunto faccia, voce, gambe etc, Chiara Santucci e Marilena Ferrarini.
Amo Alessandro, Chiara e Marilena alla follia, per quello che hanno saputo darmi, consentendomi di imparare cose nuove con grande divertimento.
Con “I Sassi di Tramonti” ho provato a rappresentare la realtà di Tramonti, quello struscio di costa compreso tra Portovenere e Riomaggiore. Ho usato la voce, le parole e le immagini dei sassi, del mare, che per me è femmina, e del contadino. In pratica quattro monologhi, uno dei quali è molto breve e ha il solo scopo di spiegare dove si trova Tramonti. Il tutto corroborato da una danza. 
Perché ho chiesto a Marilena e Chiara di danzare come se fossero onde, e loro lo hanno fatto: sul serio, la parte migliore di tutta la piece, bravissime, da non credersi!
Io ho fatto il contadino (forse sto diventando presuntuoso….) ma, in realtà, ho interpretato solo me stesso. Non che io sia un contadino, magari! 
Nel frattempo scrivevo “Cristalli vista mare”, che prende spunto da un fatto di cronaca realmente accaduto a metà degli anni 50. Il campo d’azione è, ancora una volta, Tramonti, protagonista principale del romanzo. La storia è posizionata alla fine della seconda guerra mondiale, essenzialmente per due motivi: anzitutto lo straordinario clima emotivo di quel periodo, fornitore di spunti narrativi molto coinvolgenti, quindi la considerazione che qualcuno dei veri protagonisti di quella storia è tutt’ora in vita e in questo modo ho potuto inventare personaggi e motivazioni senza coinvolgere nessuno: ogni riferimento a persone realmente esistite e fatti realmente accaduti è puramente casuale
Infine, dalla scoperta delle lettere di una mia cara zia, è scaturita “Storie d’amore dispari”.
Le storie d’amore vere, belle, riuscite, possono essere solo dispari, perché composte da tre elementi: Lui, Lei e, banalmente, l’amore. Se si aggiunge un quarto elemento, ad esempio, l’Altro, oppure un meccanismo che rende possibile quell’amore, la storia sembra funzionante, ma ha chiari elementi di instabilità: è una storia d’amore pari. 
Ho ricostruito, anche in questo caso con il beneficio del “Ogni riferimento etc” gli avvenimenti che hanno generato quelle lettere e il legame che quelle stesse lettere facevano intuire. Ne è scaturita una storia, che scatta leggera alla fine della prima guerra mondiale, attraversa sessant’anni di vita e di Storia, per oscillare tra il pari e il dispari, non per colpa dell’altro, o dell'altra, ma in virtù del meccanismo: le lettere stesse che, stante la lontananza dei due innamorati, forniscono un elemento di unione che rende pari il loro amore.
Durante la rappresentazione, vengono lette alcune delle lettere, che sono teatro allo stato solido, e mostrano una purezza di sentimenti, e una semplicità che a volte appare persino ingenua. Ma non è così: è roba di ottant’anni fa, e a quei tempi, l’amore era un tutto.
Tre rappresentazioni lo scorso anno, con lo stesso meccanismo dei Sassi: proiezioni di foto d’epoca, con faccia e voce di Alessandro e Chiara, oltre che la mia.
Attualmente, sto scrivendo altre storie d’amore dispari e un romanzo che questa volta, prende spunto da fatti di cronaca odierna e non ho alcuna intenzione di fermarmi qui, perché in giro ci sono un sacco di storie che attendono solo un disperato che si faccia carico di farle conoscere: ne ho tre in lista d'attesa, nonché un libro di racconti già pronto nel cassetto.

Un'ultima cosa: cliccando sulle copertine dei libri, potete leggere qualche pagina, mentre  Sogni di terza categoria è inedito. Cliccate sul titolo per leggerlo
Grazie e ciao a tutti.
Mario

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Prima fila, da sinistra a destra: n.2 e 3: Margherita ed Eleonora, mie figlie, n.4 mia moglie Ava, poi io (mizzica!).
 N.7 Mario Dondero, N.8 Maurizio Cavalli, N.9 Arturo Izzo

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