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LA ZECCA PER CONIARE MONETE

 

La Famiglia Mazzetti ottenne per decreto dell'imperatore Cesare del Sacro Romano Impero il 4 maggio 1487 la concessione di coniare monete d'oro e d'argento con impresso il proprio stemma.

Questo privilegio fu concesso solo ad altre due famiglie nobili del Piemonte: ai Cacherano della Rocca feudatari di Rocca d'Arazzo ed ai Radicati, conti di Cocconato.

La zecca di Frinco fu però utilizzata spesso per falsificazioni per il proprio tornaconto da alcuni componenti della Famiglia Mazzetti, i quali ingaggiavano alle proprie dipendenze i migliori maestri coniatori per avere le massime rassomiglianze.

Vi sono vari documenti che testimoniano sospetti in tal senso di vari personaggi del tempo:
- 13 maggio 1581: il duca di Savoia Carlo Emanuele affermava che le monete frinchesi di basso valore (quarti, soldi ed altre monete base) avevano una somiglianza con le proprie.
- 12 dicembre 1583: lo stesso duca ordinò la chiusura della zecca e proibì il corso in tutto il ducato delle monete coniate dai Mazzetti pena la confisca e una pesante multa; questi ordini furono però del tutto ignorati.
- 15 dicembre 1584: i Signori di Piacenza, i Farnese, accertate le falsificazioni delle proprie parpagliole da parte dei Mazzeti, vietavano l'introduzione nel proprio territorio di monete frinchesi.
- 16 maggio 1585: in una missiva il casalese Ricci afferma che a Frinco si abusava della zecca fabbricando parpaiole di inferiore effettivo valore ed altre monete fasulle con impressi le effigi di altri principi forestieri.

Tenendo conto dei sospetti il duca Carlo Emanuele I il 13 febbraio 1587 dichiara in un diploma, dietro precisa richiesta di Giulio Cesare Mazzetti, che le monete frinchesi, a patto che esse siano di stessa bontà, peso e lega delle ducali e con impresse le effigi dei Mazzetti e non quelle di altri principi o stati, possano circolare liberamente nel ducato ed abbiano lo stesso valore delle proprie.

Le monete però continuarono ed essere contraffatte nella zecca, come confermano anche vari documenti della Repubblica Serenissima di Venezia i cui sesini furono più volte falsificati; il doge Marino Grimani emise il 18 dicembre 1603 un bando con il quale condannava a morte sia Ercole e Giulio Cesare Mazzetti, sia i maestri della zecca frinchese Gerolamo Spada e Giacomino di Moncalvo.

Neppure questa condanna fece desistere i due fratelli nelle loro truffe, anche perchè si sentivano protetti dal duca di Savoia.

Ma nel marzo 1609 i Mazzetti furono invitati a presentarsi davanti alla corte del tribunale imperiale; qui chiesero intercessione a Carlo Emanuele I di Savoia per l'archiviazione del processo, ma questo non si fermò.

Ercole e Giulio Cesare Mazzetti furono privati del feudo e del diritto di conio con sentenza del 26 aprile 1611 da Rodolfo d'Austria, il quale con la stessa sentenza incamerò il feudo che poi dette al cortigiano tedesco Ernesto Molart, barone di Reineck e di Drosendorf.

Il barone non usufruì del privilegio di batter moneta ed anzi presto si liberò del troppo lontano territorio di Frinco vendendolo al duca di Savoia il 14 gennaio 1614.

Il sabaudo Carlo Emanuele I ottenne dall'imperatore Mattia l'investitura del feudo il 14 maggio 1614 e successivamente lo stesso componente dei Savoia restituì alla famiglia Mazzetti Frinco ma senza il diritto di conio, viste le precedenti illegali contraffazioni.

Le falsificazioni di monete di altri feudi o stati oggi note sono circa una quarantina; le contraffazioni coinvolsero il denaro circolante in vari territori italiani, francesi, spagnoli, svizzeri e tedeschi.

Le contraffazioni riguardavano quasi esclusivamente monete altrui di basso valore, probabilmente battute su ordinazione di mercanti stranieri senza scrupoli, che poi si occupavano dell'esportazione del denaro coniato nel paese o stato truffato.
La truffa era così concertata: su un lato la moneta era identica o quasi all'originale, per trarre in inganno il popolo, che era poi il fruitore quasi esclusivo del falso coniato; sul retro invece la moneta cambiava completamente, questo per potersi difendere da eventuali accuse di falsificazione.

Fra le monete "proprie" coniate dai Mazzetti vi sono:


Per la loro rarità e per la pregevole fattura, le monete coniate dai Mazzetti nella zecca di Frinco hanno ai nostri giorni un elevato valore numismatico.

 

Bibliografia:
- BOBBA Cesare VERGANO Luigi - Antiche zecche nella provincia di Asti - 1971 (foto tratte da questo volume)
- DEZZANI Edoardo - Frinco, cenni storici - 1949
- SORISIO Roberto - Tesi di laurea "Ricerche storico-giuridiche su Frinco" - 1979
- VARESIO Giovanni - Frinco, storia cronaca immagini - 1999

N.B. quest'ultimo volume, per chi volesse approfondire l'argomento, è reperibile solo presso lo 0141904083

# Pagina aggiornata martedì 19 ottobre 1999

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