Intermezzo 3: Questo capitolo è un poco più lungo degli altri, perché volevo che finisse in un certo modo. Ma non preoccupatevi, sono solo poche centinaia di parole in più! Mi sta uscendo una cosa che somiglia ad una soap opera, e pensare che io davvero non le sopporto! Sapete, sono un po’ contorta… Ad ogni modo spero che vi divertiate ancora! Prometto che nel prossimo capitolo cercherò di avviarmi ad una conslusione! Intanto leggetevi il sesto!

 

Capitolo VI – Vento

 

Ecco, ecco! Finalmente la conclusione di quel ragionamento! Staccò il gesso dalla lavagna e si girò, con aria tremendamente soddisfatta. Sorrideva a 64 denti, era davvero felice. Aveva scelto il lavoro più bello che ci fosse: il poter spiegare e rispiegare quella cosa! Mah, che diavolo stava facendo quel cretino! Idiota! Come si permetteva! Non lo sopportava più: sempre la stessa storia! Doveva finire!

Prof.: "SIGNOR RUKAWAAAAAAAAA!"- sbraitò furioso.

Rukawa: "Zzzz… Mmmhn?"

Prof.: "Basta, non la sopporto più! Come si permette di dormire a tutte le mie lezioni? È peggio della signorina Sakuragi! Lei non mi ascolta, ma almeno sta sveglia!"

Rukawa: "…e chissà a cosa pensa! E poi perché dovrei ascoltare? Tanto prima o poi arriva una nuova rivoluzione scientifca e le sue belle teorie crollano peggio che il sistema tolemaico! Un bel castello di carte…"

Prof.: "Ma come si permette! Insolente, ignorante!! Lei non capisce nulla!"

Rukawa: "See, lo dicevano pure a Copernico…"

Prof.: "Basta, non discuterò oltre con lei! Se vuole ascoltare la lezione lo faccia, se no vada a dormire in terrazza!"

Rukawa: "No."

Prof.: "No, che cosa?"

Rukawa: "Tira un ventaccio: in terrazza avrei freddo!"

E fu così che, per l’attrito con le parole di Rukawa, il nostro buon fisico divenne rosso come un pomodoro che sta per scoppiare in una crisi-di-follia-da-troppa-esposizione-al-sole. Nel frattempo, come al solito, tutta la classe era scoppiata pure lei, ma a ridere. Aveva perso di nuovo. Ma non gl’importava: si sarebbe vendicato, in un qualsiasi altro modo (non con le note cattive, perché tanto a Rukawa non fregava nulla). Rassegnato, riprese le spiegazioni, mentre si levava la giacca.

‘Mpf, intanto mi ha svegliato! Razza di idiota elevato al scientifico! Ma a cosa stavo pensando? Già, la signorina Sakuragi… È davvero troppo inammissibile che mi piaccia la sorella di quel mentecatto! Quindi devo piantarla subito! Mah, meditiamo schiacciando un sonnellino…’

Arrotolò un altro pezzettino di carta e lo tirò adosso ad Hanamichi. Era l’ultimo davvero, poi aveva passato tutta la classe. Teneva la testa stancamente appoggiata alla mano chiusa, con il gomito adagiato sul banco. Doveva aver perso il filo del discorso da almeno trenta minuti. Non male, considerato che la lezione era cominciata da venticinque! Ma che importava? Lui aveva cose più serie a cui pensare. Per esempio quella frasetta che aveva sentito il giorno precedente, che suonava tipo "Ehi, Yohei, tu che sei informato: mi dici che canzone è questa? Me l’ha data Sendoh, e io continuo a riascoltarla, ma non mi ha detto come si chiama. Giusto, poi dovrei anche rivederlo, perché devo ridargli il disco. Lui però non chiama! Avrà perso il mio numero?". Gelosia non era una parola sufficiente a descrivere ciò che aveva provato. E neppure dire che si era sentito incendiare. C’era ben di più: dolore. Un dolore tremendo, provocatogli dal dover ormai accettare ciò che non aveva ancora voluto ingoiare: lei non era più quella bambina. Era diventata molto disinvolta con i ragazzi. Forse la morte di sua madre c’entrava con tutto questo? Non lo capiva, ma che senso poteva avere un ragionamento simile? Eppure, prima di allora, era una bimba timida e impacciata. ‘Forse era questo ciò che volevo da te? Forse era proteggerti? Sei cambiata. Quindi non dovrei più pensare a te. E allora perché non faccio altro? Cosa c’è in te che mi piace? Cosa c’è in te, che non è cambiato? Basta! Basta! Bastaaaa! Mi sembra d’impazzire! Ho bisogno di sfogarmi! Uhm, ce n’è un’altra carina che mi ha messo gli occhi adosso… Vedremo di conoscerla!’

‘Uffa, si è spezzata la matita! Di nuovo! Mi sembra di disegnare un campo da basket! E questa sarebbe geometria?’. Eh, che dire? Purtroppo era così appasionata a quello sport, che lo vedeva dappertutto! Ripensò nuovamente a Rukawa. Certo, era un ficone assurdo, non c’era ombra di dubbio! Se n’era innamorata quando l’aveva visto giocare, quell’anno, alle medie. Portava il numero quattro, allora. Era stato stupendo. Poi le tornò di nuovo alla mente la prima volta che gli aveva parlato. "Parlato"… era un po’ una pretesa! Lui le aveva solo detto "Piantala e sparisci. Chi diavolo sei tu?". Qualcosa del genere. Da allora non era comunque seguito un granchè. ‘Anzi, a pensarci, non ha mai cambiato atteggiamento nei miei confronti. Sigh, non avrò mai una speranza!’. Poi si rammentò della sorella di Hanamichi. "E scommetto che questa qui è la tipa che tanto ti piace…", aveva detto. Esattamente così. Forse era quello il motivo per cui lui l’aveva invitata fuori? ‘Non so. Però mi è sembrata una persona che dice sempre quello che pensa. Sigh! Povero Hanamichi! Se fosse vero significherebbe che ha sofferto finora, vedendomi persa dietro a Rukawa? Mi dispiace tanto per lui! È stato il primo uomo con cui ho comunicato senza sentirmi a disagio! Hanamichi… Non sei brutto, però Rukawa… Però sono proprio scema a restare dietro a uno che mi tratta così! Solo che non posso farci nulla, sigh! Non mi capisco nemmeno io! Scusa, Hanamichi! Poverino… Anzi, poverini sia tu che io! Sono stupida. Ma non riesco a farci nulla!’. Si mise a disegnare una palla da basket: in fondo il cerchio che stava alla lavagna sembrava prorio quello, con tutti quegli archi e archetti. E le venne in mente la prima volta che aveva incontrato il rossino. Ricordò che l’aveva palpato su braccia e gambe, considerandone il fisico. Eh sì, aveva un gran bel fisico! Non aveva mai toccato (letteralmente) un uomo, prima di allora. Tranne suo fratello, che tanto non era contemplato. Arrossì un poco, ripensandoci. ‘Hanamichi…’. Un sorrisino timido le era comparso sul volto. Era la prima volta che pensava al "super-rimbalzista" come ad un uomo distaccato da lei. In fondo l’aveva preso come un fratello fino ad allora, o quasi. Ma lui una sorella già l’aveva. ‘E pure io ho un fratello, e mi basta! Sei alto, e molto forte, Hanamichi… Non capisco perché non ti trovi una ragazza. Uups, è vero, è colpa mia! Forse dovrei chiarire le cose? Ma non sopporto l’idea di farti soffrire! Io… io ti voglio bene! Spero che tu prima o poi capisca da solo…’ [Secondo me sei tu che non capisci molto bene…]

‘Ma ha finito quel cretino, con le palline di carta? Tra un poco lo spezzo! Ma che cavolo ha? Anzi, che cavolo hanno tutti quanti?! Mia sorella che sospira vicino al telefono, Yohei che sembra in trance e Harukina che mi guarda come se fossi un cane bastonato! Poi c’è Mitsui, che continua a rompere i cosidetti per sapere se mia sorella gli darebbe una chance. Ma tanto lo so benissimo, che lo fa apposta! Magari non gliene frega un tubo! Anzi, dev’essere proprio così! E poi vorrei proprio sapere cosa diavolo aveva il nonno da dire alla mia sorellina, l’altra sera. Eppure, per quanto ci provi, non riesco a cavarle nulla dalla bocca! E pensare che sono pure stati al telefono mezz’ora, ieri! E non mi ha detto nulla! Uffa! Io voglio sapere! Che tormento! E come se non bastasse ci si mette pure mio padre, che la prossima volta ritorna con la sua fidanzata! Ma chi ha voglia di conoscerla? Che se ne restino a Tokyo! E poi che diavolo sta dicendo, quella scimmia là davanti? Non capisco una parola! Ma perché non parla giapponese?!’

Guardò l’orologio. Possibile che mancasse ancora mezz’ora? Quella lezione sembrava davvero interminabile. Non vedeva l’ora di uscire e andare allo Shohoku. Che fortuna che Rukawa, il giorno prima, avesse dimenticato il portafogli! Così magari riusciva pure a vedere la sua amata e a richiederle il numero di telefono! ‘Maccheccretino! Se la vedo non mi serve mica il numero di telefono! Dunque, devo pensare a cosa dirle…’ Uffa, non aveva voglia di pensarci: non riusciva a farsi venire in mente nulla. Meglio lasciarsi andare, una volta lì. Naturalmente confidando nel fatto che non s’inceppasse di nuovo come un meccanismo difettoso. ‘Ma se è in divisa, dovrei farcela’. E poi pensò di nuovo a Rukawa [anche tu?!]. Sua madre era riuscita a costringerlo a prendere qualcosa da bere. Voleva adirittura che si fermasse a dormire, perché con quella ferita doveva restarsene tranquillo. Ma non c’era stato nulla da fare. ‘La mamma è una vera radio! Mi sa che, con quell’interrogatorio, adesso lo conosce meglio lei che i suoi genitori! Povero Rukawa… Mi sa che ha fatto colpo pure sulla mamma! Eh eh! Meno male che è suonato il telefono, se no non ti mollava più!’. Dopo che la signora Sendoh sei era allontanata per rispondere, i due erano riusciti a scambiarsi qualche parola. Ma come erano arrivati su quel discorso? Certo, ora ricordava.

*Flashback*

Rukawa: "Ma a te piace anche la pallavolo?"

Sendoh: "Beh, a dire il vero non moltissimo. E a te?"

Rukawa: "Beh, quella ragazza la rende interessante. Credo che se tutti giocassero come lei, mi piacerebbe."

Sendoh: "Beh, dopo che me ne aveva parlato, ho voluto vederla giocare [bugia enorme!]. Ma tu come l’hai conosciuta?"

Kaede raccontò dei vari casi che li avevano visti scontrarsi e incontrarsi, interrogando poi a sua volta l’ospite a proposito dello stesso argomento. Diventava chiaro perché Asuka avesse chiesto una lezione teorica di basket al ragazzo dagli occhi blu.

Sendoh: "Sai, l’ho vista qualche giorno fa…"

Rukawa: "Io la vedo tutti i giorni: sta nella classe accanto. Ogni tanto viene pure a prendere Sakuragi dopo gli allenamenti. Quelle del club di pallavolo finiscono poco prima di noi. Ad ogni modo è davvero una persona calorosa…"

Sendoh: "Eh già! Beh, tu dovresti vederla senza divisa! Si sa vestire davvero bene!"

Rukawa (perplesso): "…"

Sendoh: "Ehm… Beh, è incredibile pensare che sia la sorella di Sakuragi, vero?"

Rukawa: "Lascia perdere: sto cercando di non pensarci!"

Sendoh (perplesso): "…"

Rimasero un momento in silenzio, fissandosi negli occhi di tanto in tanto.

*Fine Flaschback*

Dopo di che era arrivata sua madre, e Rukawa aveva aprofittato per salutare e congedarsi, senza rendersi conto che il portafogli gli era scivolato fra i cuscini del divano. Però era davvero incredibile pensare che ora erano pure rivali in amore! La cosa aveva un po’ scoraggiato Akira. ‘Però, in fondo, che vuol dire? Magari io le piaccio di più! Ah, vorrei tanto che fosse così!’.

Finalmente la lezione era conclusa. Maki riordinò in fretta le sue cose, uscì velocemente dall’aula e si avviò sereno verso la palestra. Non vedeva l’ora di allenarsi. Entrò nello spogliatoio. Kyota l’aveva preceduto, e si stava già cambiando. Era a torso nudo. Si fermò un momento a fissare il suo capitano, che aveva sostato un attimo sulla porta. Gli sorrise e poggiò il borsone a terra, aprendolo e cominciando a spogliarsi pure lui.

Maki: "Oggi sei in anticipo!"

Kyota: "Anche tu!"

Maki: "È già arrivato qualcuno?"

Kyota: "No, ma credo che Jin non tarderà molto."

Maki: "Ah, ok. Sai, ho sentito Asuka, ieri…"

Kyota: "Che ti ha detto?"

Maki: "Di salutarti, e di dirti di…"

Jin: "Salve, ragazzi, siete già qui?"

Maki: "Ciao, Shochiro!"

Kyota: "Di dirmi che cosa?"

Maki: "Sai, io e lei ci vediamo domani, vieni anche tu? Andiamo a fare un giro. Ha detto di chiederti se vuoi venire…"

Kyota (scettico): "Mmh, va bene… Ma adesso in campo!"

‘Aaah, finalmente fuori! Non capivo più nulla! Non vedevo l’ora di uscire! E adesso in campo! Ah, ma quello è Rukawa!’

Si affrettò un pochino, per impedire al ragazzo di andarsene senza che la notasse. Riuscì nel suo intento. Quel tipo era davvero schivo e riservato, ma ormai si era rassegnato alle sue sbottate, ogni volta che s’incontravano. Del resto non aveva mai tentato di sfuggirle.

Rukawa: "Ciao, Asuka…"

Asuka: "Ciao, Rukawa! Senti, ma posso chiamarti Kaede? Hai un nome così bello!’

Rukawa: "Mah, chiamami come vuoi. Per me…"

Asuka: "Evviva, grazie!"- senza che lui avesse il tempo di reagire, gli si era appiccicata e l’aveva baciato su una guancia.

Rukawa: "Ehi, piano con le confidenze!"

Asuka: "Ma dai, che almeno magari ti levo qualche ammiratirice-scocciatrice dai piedi! Siamo amici, no?"

Rukawa: "Ma davvero? Per me…"

Asuka: "Su, non fare così! E poi scommetto che tu e il mio fratellino vi volete davvero bene!"

Rukawa: "Argh, non me lo dire! Ogni volta che riesco a non pensarci, mi ricordi che è tuo fratello!"

Asuka: "Hi hi hi! Ma dai! Non vedo davvero cosa ci sia di male! Hanamichi è un tipo molto impulsivo, però ha davvero un gran cuore, sai?"

Rukawa: "Per quel che m’interessa! E vuoi staccarti dal mio braccio, per favore?"

Asuka: "Mi dici "per favore"? Wow, domani nevica! Ma che fastidio ti dà? Tanto delle tue fan non te ne frega nulla, quindi io ti faccio un favore, no? E dai! Sei sempre il solito musone! Eppure saresti così carino con un sorriso! Dai, dai! Sorridi! Fallo per me! Sono tua amica, no?"

Rukawa: "…"

Non si staccava davvero. Non sembrava averne alcuna intenzione. Ma perché continuava a comportarsi così? Kaede ne era infastidito, imbarazzato. Eppure non riusciva davvero a dirle di smettere. Era come se tutto ciò che faceva lei fosse sacro. Era diventata una sorta di idolo, qualcosa da emulare. Non aveva mai perso una partita in vita sua. Non quelle importanti, perlomeno. Anche ora, che erano cominciati i campionati nazionali di pallavolo, stava andando alla grande. Però lui non aveva voglia di sorridere.

Rukawa: "Beh, almeno magari mi servi per liberarmi di quelle pazze in gonnellino! Toh, guardale là! Non sono quelle tre laggiù sul piazzale?"

Effettivamente la coppietta, ormai sbucata sul piazzale della scuola, suscitò non poco scalpore. Rukawa non ne era poi tanto felice. Preferiva attirare l’attenzione in campo, ma siccome ormai, ovunque andasse, non riusciva a passare inosservato, tanto valeva sfruttare l’occasione. In fondo non gli spiaceva affatto far pensare che quella ragazza fosse sua. La cosa aveva i suoi lati positivi. Era fin troppo carina, troppo grintosa, troppo speciale per ignorarla come faceva con tutte le altre. L’unica cosa che non mandava giù, era palesare i suoi sentimenti in pubblico [e magari anche il fatto che questa di cognome fa Sakuragi?]. Era una cosa che non aveva mai fatto. Ma ormai la frittata era fatta, e per giorni non si sarebbe parlato d’altro in mezza scuola, lo sapeva bene. Gli eventi lo avevano trascinato. Anzi, quell’imprevedibile evento rosso. Tanto valeva rompere l’ultimo uovo. Guardò Asuka, che stava ancora sorridendo di fianco a lui. Sembrava divertirsi un mondo, con quella recita. Soprattutto quando osservava le facce attonite delle super-fan del club Rukawa.

Asuka: "Restami vicino, sennò mi ammazzano! Hi hi! Ma guardarle! Così almeno adesso forse ti lasciano in pace! Però tu accompagnami fino al campo di pallavolo. Forse lì sarò al sicuro…"

In fondo essere la vera ragazza di Rukawa doveva essere una cosa pericolosa. Sentiva almeno un centinaio di maledizioni e iettature che le piombavano adosso. Del resto il ragazzo continuava a camminare, imperterrito, gelido come sempre. Non sembrava curarsi di nulla. Aveva le mani in tasca e guardava diritto davanti a sé. Chissà a che diavolo stava pensando? Poi si fermò. Aspettò un momento, immobile. Lei si era staccata da lui, e ora lo guardava con aria interrogativa. Che cosa aveva in mente? La fissò un momento, e le sorrise in maniera sinistra, come se avesse avuto un’idea geniale. Era raro vederlo sorridere. In quella maniera, poi! Le si gelò il sangue nelle vene. Fu un istante, non se ne rese neppure conto. Sapeva solo che si era ritrovata adosso a lui. Che cosa era successo? Le aveva afferrato le spalle e l’aveva tirata fulmineamente verso di sé. Solo ora, che cominciava a realizzarlo, sentiva il caldissimo tocco delle sue labbra sulle proprie. E per un momento rimase paralizzata, con gli occhi spalancati e le membra totalmente irrigidite. Ma che diavolo stava facendo? Rukawa! Avrebbe voluto chiedergli il significato di tutto quanto, ma non era riuscita a liberarsi dalle sue braccia. La teneva molto stretta a sé, eppure non le faceva male. Era anzi molto dolce. Quanto tempo era passato? Forse cinque secondi? E fu allora che sentì la sua lingua farsi strada fra le proprie labbra, imponendole di schiudere i denti e andando a congiungersi con la sua. Non era riuscita a respingerlo. Lo sentiva respirare profondamente. Sentiva tutto il suo calore su di sé. E pensare che sembrava tanto freddo, con la sua pelle d’avorio e i suoi occhi profondi ma gelidi. E invece non era freddo per nulla! Anzi, era quasi bollente. Le loro lingue stavano iniziando ad intrecciarsi in un gioco di fughe e ricongiungimenti. Nessuno dei due capiva più nulla. Era come se tutto fosse sparito. Era come se fossero stati rapiti e portati in un'altra dimensione. Lì, l’una fra le braccia dell’altro. Lui sentiva le mani di lei sul proprio petto, mentre con le sue le cingeva la schiena all’altezza dei fianchi. Era assolutamente perfetto. Si dimenticò di tutto quanto. La scuola, il piazzale, le ragazze Ru-Ka-Wa. Non c’era nulla. Solo quella leggera brezza che scompigliava loro i capelli e faceva loro notare ancora di più il tepore dei loro corpi vicini, dove l’aria non riusciva a insediarsi per strappargli quel velo di calore che li avvolgeva.

Passarono almeno due minuti. Fu un momento davvero magico. Poi lui si staccò un poco. Tenendola ancora fra le brccia la fissò negli occhi e respirò profondamente. Le sorrise. Stavolta era un sorriso caldo e sincero, di quelli che sulla faccia del giovane rookie appaiono più o meno una volta ogni mezzo secolo [lo so, è difficile da immaginare. Dovrete sforzarvi un po’…]. Lei lo guardò in maniera interrogatoria, ma senza nascondere la propria soddifazione.

Rukawa (sussurrando): "Così ci crederanno davvero… Ora andiamo, abbiamo gli allenamenti…"

Asuka sorrise, anche se rimase un po’ perplessa, a causa di quella frase. Si guardò intorno. Le sembrava di stare al centro di un ring, proprio mentre suona il gong. E tutti con gli occhi puntati su di loro. E fra quei tutti c’era anche lei. Haruko, che li guardava a metà strada fra l’incredulità e la disperazione. Poi praticamente tutta la squadra di basket, che sembrava ricercare un Rukawa che non aveva mai visto né conosciuto. Dov’era finito quello vero?

Hanamichi arrivava in quel momento in compagnia di Mito (e Okusu, Takamia e Noma). La coppietta era ancora braccia nelle braccia, che si guardava intorno. Neppure uno striptease avrebbe provocato tanta attenzione, o l’avrebbe distolta, in quel momento. C’era pure un attonitissimo professore di fisica, che cominciava a capire come mai quei due fossero tanto simili alle sue lezioni.

Rukawa si staccò dalla sua compagna, le accarezzò la testa e si avviò verso la palestra, lasciandola lì, in mezzo a quella folla, stupita più che tutti e con un certo imbarazzo. Passò a qualche millimetro dai compagni di squadra, che lo guardarono interrogativamente. Li ignorò e andò oltre.

Hanamichi era ancora dall’altra parte del piazzale, accanto ad un incredulo quanto infuriato Yohei. Avrebbe davvero voluto spaccargli le ossa! Poi il rossino si accorse di una figuretta che correva via goffamente, tenendosi le mani davanti agli occhi. Era Haruko.

Mito: "Vai, Hanamichi, non farla scappare! Non essere scemo!"

Lui obbedì, e si mise a correrle dietro. Intanto Mito si stupiva con sé stesso di sé stesso. Al posto di pensare a ciò che era accaduto, si era messo a dispensare buoni consigli. ‘Ma sono proprio cretino!’

Che razza di giornata! Aveva avuto proprio una brillante idea, Rukawa! Andò a cercarlo dopo gli allenamenti. La palestra, però, si era fatta circondare da uno spessissimo muro umano. Tutti che volevano "vedere per credere". Lei si fermò appena in tempo, prima di farsi notare. Si accostò ad una pianta, scosse la testa e ritornò sui suoi passi. ‘Meglio che me ne vada, prima che succedano casini! Lui che si arrangi! Ha fatto tutto da solo!’. Questo pensò. Poi, arrivata al cancello, trovò alcune ragazze con intenzioni poco raccomadabili ad attenderla. Sembrava di vedere un bracconiere davanti alla sua a lungo perseguitata preda. Asuka deglutì, mentre queste se ne uscivano con i canonici "come hai osato!" ecc. ecc. Poi un miracolo. Uno splendido Sendoh, ridente e allegro, le apparse davanti, facendo ritirare il gruppetto. Le disse un "Ciao!" che era tutto un programma. Poi le chiese cosa diavolo stesse accadendo. Lei lo trascinò via con un "ti spiego poi".

Sendoh: "Aspetta, devo dare questo a Rukawa…"

Asuka: "Che se ne vada al diavolo, Rukawa! Razza di cretino patentato!"

Sendoh: "Ma cosa è successo?"

Asuka: "È successo che mi ha baciata nel bel mezzo del piazzale, ecco cos’è successo! Ti dico che nemmeno se Bin Laden in persona fosse apparso tra noi avrebbe avuto quell’effetto! E adesso mezza scuola, cioè la parte femminile, vorrebbe ammazzarmi, mentre l’altra metà, cioè quella maschile, vorrebbe farmi una statua di ringraziamento!"

Sendoh (confuso): "Rukawa… ha fatto questo?"

Asuka: "Sì, lui e le sue idee del cavolo! Nemmeno un "genio" come mio fratello potrebbe capirlo! E chi gliel’ha chiesto?! E chi gli ha mai detto che mi piaceva?! E chi gli ha fatto venire un’idea tanto cretina?! Va bene, sono stata un poco maliziosa, perché mi ero attaccata al suo braccio. Ma stavo solo tentando di sciogliere almeno un pochino quel ghiacciolo! Ma chi si aspettava che… Oooh! E adesso come faccio?"

Akira aveva ascoltato silenzioso. Non sapeva cosa dire. Gli venne solo fuori un:

"Ma a te è piaciuto?"

Asuka: "Beh, bacia bene… Ma che c’entra?! Non doveva farlo! Mi sento un oggetto! Deve avermi usata, è così! Deve averlo fatto per scrollarsi le sue fan di dosso! Non c’è altra spiegazione! Altrementi non l’avrebbe fatto davanti a tutti! Non è proprio il tipo!"

Sendoh: "Ti consiglio di non cercare d’interpretare il tipo: lui non ha proprio un criterio di classifica! È un caso a sé! Comunque…"

Asuka: "Comunque, che cosa?"

Sendoh: "Gli piaci, credo. Ehm…"

Il ragazzo dagli occhi blu si mise a raccontarle che cosa fosse accaduto la sera precedente, naturalmente omettendo qualsiasi particolare che potesse dirle "piaci anche a me". Quindi aveva tagliato fuori almeno la metà delle cose accadute. Ad ogni modo, più o meno si era spiegato. ‘Akira, ma sei proprio scemo! Che fai, butti la ragazza dei tuoi sogni fra le braccia del tuo rivale? Il tuo senso di lealtà ti farà dare il premio di "cretino dell’anno", altro che miglior giocatore!’

Asuka: "Sarà, ma non mi fido lo stesso!"

Sendoh: "E dai, non ci pensare! Chiarirete tutto! Adesso ci sono qui io, così andiamo a farci una partitina a biliardo e non ci pensiamo più, va bene?"

Asuka: "Biliardo? Non sapevo ti piacesse…"

Sendoh: "Infatti non ne sono capace! È solo la prima cosa che mi è venuta in mente!"

Asuka (ridendo): "Tu sei peggio di Yohei! Ma sentiti! Comunque adesso ci andiamo davvero, e t’insegno a giocare, così impari!"

Sendoh: "Va bene, va bene, mi arrendo! Come vuoi!"

Non poteva di certo dirsi infelice dell’accaduto. Finalmente qualche ora da solo con la sua bellissima, che aveva anche bisogno di consolazioni. ‘Speriamo solo che non si metta sul serio con Rukawa! Se no mi suicido! Beh, no, forse non proprio, però… Uff! Cerchiamo di non pensare a nulla! Sono qui con il mio sogno, meglio viverlo. Meglio non tirare nemmeno fuori quel nome. Ora devo solo aiutarla a dimenticare. In fondo comincio a sentirmi a mio agio, nel ruolo di suo salvatore-confessore…’

La palla bianca, colpita dalla punta di una stecca azzurrata dal gessetto, scivolava leggera su quel tappeto verde. Colpì un’altra palla, che finì a qualche millimetro dalla buca, senza cadervi. Asuka sorrise e riportò la stecca in verticale, poggiandovi parte del proprio peso.

Sendoh: "Ah, carina! Peccato che non sia entrata…"

Asuka: "Piantala! Tu mi hai presa in giro sul serio! È la quarta partita di fila che stai vincendo!"

Sendoh: "Beh, sai, con le palle ci so fare…"

Asuka: "Guarda che uno potrebbe equivocare, se sentisse che dici una frase così!"

Sendoh: "Lo so, ma siccome la dico a te, e tu sei una persona molto intelligente, oltre che bella, dolce e sensibile, non equivocherai nulla…"

E sfoggiò uno di quegli splendidi sorrisi che tanto gli venivano naturali.

Asuka: "Guarda che la cameriera ti sta morendo dietro! Se non la pianti di sorridere prima o poi sviene!"

Sendoh: "Ma a me sorridere viene naturale! E come faccio? E poi sto sorridendo a te!"

Asuka: "Sei proprio un rubacuori, eh? Scommetto che tu non ne hai, di problemi sentimentali! Non come me, che prima m’innamoro di un ragazzo gay e poi me ne trovo un altro che mi bacia solo per fare lo scoop del secolo!"

Sendoh: "Sssh! Smettila di pensare a Rukawa! È inutile che ti rodi il fegato, senza sapere la verità dei fatti…"

Asuka: "Sai che verità c’è da scoprire! Secondo te se gl’interessassi se ne sarebbe andato così, lasciandomi come una cretina in mezzo al piazzale?"

Sendoh: "Magari è uno che vuole farsi desiderare…"

Asuka: "Beh, con me non attacca! Non se ne parla nemmeno! Sarà bello quanto vuoi, ma io non gli lecco i piedi!"

Sendoh: "Tu non abassi la testa davanti a nulla, eh? Sai che ti dico? Fai ciò che credi sia meglio per te, e dimentica il resto!"

Asuka: "Già, è un’ottima idea!… Sai, mia madre era esattamente così! Un caratterino! Forse è stato anche questo che ha causato quell’incidente… Io prima ero una bambina timida e schiva. Però poi lei se n’è andata, e io ho preso il suo posto. Sono diventata forte e inattaccabile! Certo, è una bella facciata! Perché nessuno vede le mie crisi, dietro alle quinte…!"

Il ragazzo si era zittito ad ascoltarla. Poteva sentire la tristezza che le aleggiava intorno. Ricordava della storia di sua madre: gliene aveva parlato en passant quando si erano incontrati nel parco. Solo che ora si era fatta molto cupa.

Sendoh: "Tu sei una persona forte, ma non si può fare tutto da soli! Hai bisogno di qualcuno che ti aiuti…"

Asuka: "Il fatto è che ho sempre avuto mio fratello, ma adesso che c’è di mezzo Rukawa…! Forse dovrei chiedere a Shinichi. A te non oserei mai chiedere nulla: hai già fatto fin troppo per me!"

Sendoh: "Ma stai scherzando? Io sono qui! Sempre!… Però adesso me la spieghi questa storia di Maki? Non ci capisco più nulla!"

Asuka: "Va bene… Ehi, questo cos’è? C’è un foglio che sporge della tua tasca…"

Sendoh: "NO, non di nuovo! Uffa!! Buttalo via!"

Asuka: "Ma dai, magari è qualcosa d’importante… Vediamo… Al più bel giocatore di tutto il Giappone?! Ma che roba è?"

Sendoh (arrossito): "Asuka, ti prego, lascia stare! Buttala via!"

Diceva lui, cercando di afferrare il pezzo di carta. Inutile. La sua amica lo evitava abilmente, continuando a leggere divertita.

Asuka: "Akira, ma è una lettera d’amore! Peccato sia anonima…"

Sendoh: "Appunto, e ne ricevo almeno una al giorno nella giacca, cinque nell’armadietto e due nelle scarpe! E sono tutte anonime! Quindi ormai guardo solo se c’è la firma, e se non c’è le butto senza leggerle, perché tanto non posso rispondere!"

Asuka: "Diavolo, la popolarità è faticosa! Tu sei un così bravo ragazzo che scommetto risponderesti a chiunque, se potessi! Sei proprio l’opposto di Rukawa!"

Sendoh: "Ad ogni modo la gente si dimentica che pure io ho dei sentimenti. Sai, non è che non faccia piacere venire ammirato, ma…"

Asuka: "Ma?"

Sendoh: "Ma poi ti ritrovi ad accorgerti che se hai un rapporto con una, quella viene con te senza neanche fare caso al tuo carattere, mentre l’unica persona che desideri sul serio t’ignora, perché si da il caso che sia un po’ più matura…"

Asuka: "Capisco… Beh, io, quando mi ero innamorata di quel ragazzo, non che non avessi altre occasioni intorno a me, ma vedevo solo lui. È stato un duro colpo scoprire la verità! Soprattutto perché mi ero decisa ad aprirgli il mio cuore proprio nel momento in cui lui ha deciso di dichiararmi i suoi sentimenti per un altro! Mi considerava un’amica meravigliosa, e così voleva un mio consiglio! E io non sono neppure riuscita a dirgli ciò che provavo! Me ne sono rimasta lì, come una scema, fra le sue braccia, cercando di non piangere e di non fargli notare nulla! E poi sono stata davvero una brava attirce, perché nei giorni seguenti nessuno si è accorto di niente, mentre io morivo dentro! E ogni volta che lo vedevo, poi! E lui ora continua a cercarmi, mentre io finalmente comincio a scordarmelo e a guardarmi attorno! Ci voleva proprio Rukawa, a confondermi di nuovo le idee!"

Sendoh: "Che razza di storia! Non t’invidio proprio! Ad ogni modo la mia spalla è qui, se vuoi…"

Asuka: "No, per ora sono stufa di piangere! Non mi va davvero! Grazie, Akira, sei così caro! Comunque ora lui sta con il suo amato, e domani usciamo pure insieme! Domani, già! M’immagino il mio ingresso a scuola! Anzi, non voglio neanche pensarci!"

Sendoh: "Beh, se vuoi vengo lì e mi fingo il tuo ragazzo [sai che sforzo immane!], do un pugno in faccia a Ruakwa davanti a tutti e gli dico "come hai osato toccare la mia ragazza?!". Beh, che te ne pare?"

Asuka: "Che la faccenda si complica! Però un pugno in faccia glielo potresti anche tirare… No, scherzo! Preferisco parlargli con tutta calma. Vedrò di sistemare le cose!"

Sendoh: "Se hai bisogno di me, ci sono sempre! Ma dovrai ridarmi il tuo numero, l’ho perso… [trallallà…!]"

Asuka: "Va bene, d’accordo. Allora niente Shinichi, se tanto insisti! Con te si parla così bene!"

Sendoh: "A proposito di Maki, com’era poi la storia? Ho perso il filo…"

Asuka: "Beh, confido nella tua discrezione. Shinichi Maki è semplicemente il ragazzo gay di cui mi ero innamorata…"

Il vento di fuori stava ancora soffiando. Era tutto il giorno che non accennava a smettere. Un vento che sembrava finalmente ricomporre i tasselli di un mosaico sfaldato da qualche tempo…

Capitolo 07

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