06. Back to my memories

"E non vi siete piu’ sentiti da quel giorno?" mi chiede la mia migliore amica, sorseggiando un po’ di te’ verde.

"Purtroppo no... io sono venuta in America e lui ha deciso di lasciarmi perdere definitivamente... sai, l’orgoglio..."

"Che stupida sei stata... rovinare un’amicizia per un ragazzo!"
"Hey! Calma un momento! Te l’ho gia’ spiegato come sono andate le cose con Mitsui: dopo un primo momenti di smarrimento ho risposto al suo SMS e gli ho detto che non mi interessava mettermi con lui e comunque se Kaede non avesse frainteso il nostro rapporto a quest’ora saremmo ancora grandi amici!" la mia risposta e’ secca e risoluta: non mi piace tornare sull’argomento e vorrei troncare questa discussione al piu’ presto.

"E tu sei davvero sicura che lui avesse frainteso il vostro rapporto? Non e’ che sotto sotto anche tu lo amavi e, non volendolo ammettere nemmeno a te stessa, ti sei inventata una finta cotta per un altro?"

"Ti odio quando fai la psicologa, Elizabeth! Secondo me tu vuoi solo farmi sclerale, altro che palle!" le urlo, provocando la reazione di uno stuart bacchettone che viene a recitarci le regole del bon ton a memoria!

"Va bene, va bene, hai ragione tu..." mi risponde lei, dopo che il rompiscatole se ne e’ andato.

"E non trattarmi come una scema!" la rimbecco.

"Senti ma... se dovessi rivederlo, che effetto ti farebbe?" mi chiede ancora l’impicciona.

"Credo nessuno! Te l’ho detto, e’ un anno che non abbiamo piu’ notizie l’uno dell’altra!" che bugiarda che sono... io ci tengo all’amicizia con Kaede, anche se ormai e’ tutto finito; pero’ non lo diro’ ad Elizabeth se non voglio che appena atterrati chiami Kacchan e gli dica che voglio sposarmelo.

"Io non credo proprio, sai?" mi risponde con un sorriso malizioso dipinto sulle labbra.

"Credi di sapere meglio di me quello che voglio?!" quando ci si mette sa essere davvero irritante.

Una hostess annuncia l’inizio del film e la nostra discussione finisce li’. Inserisco le cuffie nel sedile e concentro tutta la mia attenzione sullo schermo nero che si trova un paio di metri avanti a me.

Purtroppo, non appena vedo i titoli iniziali, un gran sonno mi assale: non ho chiuso occhio tutta notte e adesso Morfeo mi richiama a se’, prendendomi per mano e accogliendomi tra le sue dolci braccia.

Una voce femminile mi chiama... "Natsuko, svegliati! Ormai siamo arrivati: mancano solo 10 minuti all’atterraggio."

Vorrei tanto far finta di non aver sentito e continuare a stare nel mio mondo incantato, dove tutto gira secondo il mio volere... ma in fondo, un posto cosi’ e’ davvero divertente?

Mi stropiccio gli occhi con le mani solo dopo essermi ricordata dei due quintali di trucco che mi ha messo Elizabeth nel bagno dell’aeroporto di Los Angeles, mi accomodo sulla poltroncina e allaccio la cintura; subito dopo il comandante annuncia che l’aereo sta scendendo di quota.

In nemmeno cinque minuti atterriamo sulla pista di cemento e finalmente, dopo qualche ora di viaggio, i nostri piedi possono toccare la terra ferma.

Mentre percorro il corridoio che porta al ritiro bagagli mi guardo in giro e mi rendo conto di essere finalmente a casa: sono tornata in Giappone, nel mio Paese natale, che ho abbandonato un anno fa senza pensarci due volte e un turbine di idee si fa strada nella mia mente... una in particolare mi sta facendo impazzire: e se Elizabeth avesse ragione? Se io fossi davvero innamorata di Kaede? In fondo, quando Mitsui si e’ dichiarato, gli ho detto di non ricambiarlo e anzi, ho deciso di partire per la California per lasciarmi tutto dietro alle spalle.

Inizio a sospettare sempre piu’ di aver rifiutato Kacchan solo per paura di affrontare una storia con lui...

"Basta, non devo pensarci!" dico a voce bassa e scuotendo la testa, sperando che questi assurdi pensieri si allontanino al piu’ presto da me.

"Va tutto bene?" mi chiede Brian, la guardia della divisione maschile della nostra squadra che cammina al mio fianco da quando siamo scesi dall’aereo.

Mi sta parlando da cinque minuti, ma se devo essere sincera non ho ascoltato una sola parola.

"Nulla di che’, non preoccuparti!" rispondo io con un sorriso... sono falsa come Giuda, mamma me l’ha sempre detto.

In realta’ non posso assolutamente parlargli dei pensieri che affollano la mia mente, ne soffrirebbe troppo... e, mentre la sua mano cerca la mia, mi invento una fantomatica ansia per la partita di domani, che mi starebbe attanagliando lo stomaco da due giorni.

Mentre mi siedo sul carrello porta-bagagli, una voce annuncia che le valige del nostro volo stanno arrivando e Brian si allontana per recuperare le nostre.

"Allora, sta sera dormi con me in albergo o vuoi tornare dalla tua famiglia?" mi chiede appoggiando alcuni borsoni per terra.

"Non so, penso che tornero’ dalla mia famiglia. In fondo noi due ci vediamo tutti i giorni, ma i miei stanno a centinaia di km da Los Angeles e non posso vederli ogni volta che voglio" rispondo mordendomi il labbro inferiore e non senza esitazione.

"Non ti preoccupare, non c’e’ nessun problema!" il suo sorriso e’ talmente bello che ogni volta che lo sfoggia mi fa impazzire.

"Sei sicuro?" gli chiedo preoccupata di averlo deluso.

"Sicurissimo, mi faro’ tenere compagnia da Kurt, che dici?" un’espressione furba si fa largo sul suo viso.

"Dico che distruggerete l’albergo" sospiro, pensando a cuscini squarciati, popcorn infilati dovunque e carta igienica che "adorna" i corridoi.

Quando siamo sicuri di aver recuperato tutto, ci avviamo insieme verso l’uscita: a Tokyo sono solo le 7.15 di mattina e la nebbia confonde il volto delle persone.

Quando sono abbastanza vicina a loro, riconosco i miei familiari: ci sono proprio tutti!

La mamma, i nonni, Kazuki... e quello chi e’?! Vicino a mio fratello si staglia una figura familiare che non appena mi vede inizia ad avanzare verso di me: quando mi ritrovo faccia a faccia con lui tutti gli occhi sono puntati su di noi e Brian mi lancia uno sguardo interrogativo.

Ma non sono gli occhi della guardia a spaventarmi... sono quelli che mi stanno di fronte: mi fissano e mi scrutano con imperturbabile calma, mentre io non so assolutamente cosa dire.

E’ passato un anno... un anno di silenzi, di rimpianti e di orgoglio... un anno di occasioni mancate.
Prima che io possa dire qualsiasi cosa, la sua mano prende la mia e le sue labbra sottili baciano l’interno del mio polso... e una volta alzato di nuovo lo sguardo, torna a fissarmi dritto negli occhi.

"Bentornata!" dice con un sorriso quella bocca che non ho visto per un anno. Finalmente... finalmente posso rivedere il suo sorriso.

"Grazie... Kaede..."

*the end*

Spero che questa ff vi sia piaciuta, e’ la prima che sono riuscita a finire ^__^
Ci ho messo 6 mesi per completarla (e credo che non ce l’avrei mai fatta senza la mia Stellina e la mia Puccettina preferite), quindi siate clementi, eh ^^
Stella... lo so che dopo aver letto che Nacchan rifiuta Mitsui mi ucciderai, ma cerca di ragionare, mi serviva per la storia ^_^;
Puccettina... se la Stella mi uccide ti lascio in eredita’ Appuntamento al buio e Moonlight Child^^;
Vi voglio tanto bene ^____^ (<- /me cerca di ingraziarsele^^;)

Kurai

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