I MAGI
Nei documenti del 1700, riguardanti l'Olmina troviamo che la chiesetta prende il titolo di Oratorio dedicato ai Re Magi, una delle poche rimaste dedicate a questi Santi, in quanto oggi siamo forse l'unica parrocchia in tutta Italia ad avere il nome e una chiesa dedicata ai Santi Magi.
Da chi, come e perche' fu dedicata a questi Santi non ci e' ancora dato da sapere, ma possiamo conoscere meglio chi erano i Re Magi.
I seguenti scritti riguardanti i SS.Magi sono una testimonianza di come negli anni e’ stata tramandata e sempre arricchita la loro leggenda, seguono :
- Testo dal “Manuale di Filotea del sacerdote milanese Giuseppe Riva del 1889
- Articolo da Storia Illustrata del 1920
- Articolo da Club33 del 1970
- Testi dal libro “I Magi tra storia e leggenda” di S:Sparta editrice CITTADELLA EDITRICE Assisi
- Articolo dal Corriere della Sera del 05 gennaio 1997
- Articolo da Medioevo Gennaio 1998

Da alcuni fogli dal “Manuale di Filotea del sacerdote milanese Giuseppe Riva del 1889:
“... Epifania e' una parola greca che significa Manifestazione.
Con questo nome fu chiamata la festa che si celebra 13 giorni dopo il Natale, perche' dopo la prima manifestazione del Signore ai pastori dei dintorni di Betlem nella notte della sua Nativita', ci ricorda tre altre principali circostanze in cui Gesu' Cristo si e' fatto conoscere agli uomini come il promesso Messia, cioe' ai Gentili, nell'adorazione dei Magi chiamati e condotti per mezzo d'una stella prodigiosa alla capanna di Betlemme; ai Giudei nel suo Battesimo per mezzo dello Spirito Santo apparso sopra di Lui in forma di colomba e del Divin Padre che sul Tabor, disse a voce chiarissima: "Questo e' il mio Figlio nel quale io mi sono compiaciuto"; ai Discepoli, nelle nozze di Cana col cangiamento miracoloso dell'acqua in vino. Comunemente si tien per certo che i Magi giungessero al presepio nel giorno 6 di gennaio; e che al 6 di gennaio di trenta anni dopo accadesse anche il Battesimo del Signore.
Ma il cangiamento dell'acqua in vino si crede avvenuto verso la fine di febbraio nell'anno stesso del Battesimo. Tuttavia la Chiesa stimo' conveniente il ricordare con una sola festa solenne tutti questi meravigliosi avvenimenti. Vuolsi che questa festa abbia cominciato ad essere celebrata fino dai tempi apostolici, perche' ne parlano nelle loro opere i Padri piu' antichi. Siccome pero' lo scopo primario di questa festa e' celebrare la manifestazione di Cristo ai Gentili, cioe' la lor vocazione alla fede nella persona dei Santi Magi, cosi su di questo fatto particolarmente terremo qualche discorso.
La stella che apparve ai Magi era profetizzata nel capo 24 del libro dei Numeri in quelle parole dette da Balaam : “ Da Giacobbe nascera' una stella, e da Israele spuntera' una verga: ( Orietur stella ex Jacob et consurget virga de Israel)”. Essa apparve subito dopo la nascita del Divin Infante, come osserva il cardinal Lambertini, poi Papa Benedetto XIV, nelle sue annotazioni sopra le feste deducendole dalle parole dette dai Magi in Gerusalemme. Dov'e' il nato Re dei Giudei, imperocche' abbiam veduto la sua stella nell'Oriente, e siamo venuti ad adorarlo: (Ubi est qui natus est Rex Judeorum? Vidimus enim stellam ejus in Oriente et venimus adorare eum ) (Matteo II,2). Infatti se avessero creduto che la stella fosse segnale della nascita vicina anziche' gia' avvenuta, avrebbero detto : Ov'e' che deve nascere il Re de' Giudei, e non gia': Dov'e' che egli si trova il nato Re de' Giudei ?
Di qual natura poi fosse quella stella, varii sono i pareri, secondo il Cardinal Lambertini, la piu' vera opinione si e' che la stella fosse una meteora formata da un Angelo, tutta piena di luce cosi viva da non confondersi con qualcun'altra, in figura di stella e mossa dall'Angelo stesso da Oriente ver Occidente nella media regione dell'aria, a somiglianza della colonna di fuoco che condusse il popolo Ebreo nel deserto; oppure una stella creata di nuovo, non nel cielo ma nell'aria a poca distanza dalla terra che muovevasi come Dio voleva. S.Matteo non dice dei Magi ne quanti fossero, ne come si chiamassero, ma la tradizione piu' antica vuole che fossero tre; e secondo l'asserzione del venerabile Beda, scrittore del secolo ottavo, essi erano anche prima de' suoi tempi conosciuti sotto i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassare. Si ritien pure comunemente che essi fossero Re cioe' Signori di qualche territorio, sebbene non molto esteso, ove alla cura del governo dei loro sudditi, univano l'amore allo studio, perciò chiamati con voce persiana Magi, che significa uomini eruditi nella Filosofia e nella Astrologia.
Essi vennero dall'Arabia Felice che, rispetto alla Giudea, è regione Orientale. E che di la’ venissero lo prova la qualita' dei doni che seco recarono per presentarli al nuovo Re dei Giudei. Per venirvi si servirono di dromedari cosi veloci al corso da fare non meno di 120 miglia al giorno. Onde i Magi agevolmente poterono compiere il loro lungo viaggio fino a Betlemme in soli 13 giorni, cioe' dal 25 dicembre al 6 gennaio. Qui trovarono il Bambino Gesu' con Maria nel Presepio, come lo attesta S. Girolamo praticissimo dei luoghi santi, nella sua lettera 44 a Marcella, e lo conferma la Chiesa nell'antifona di questo giorno. Veder il Divino Infante, e adorarlo, prostrati colla fronte per terra, fu per loro la medesima cosa, indi gli offrirono in dono, oro, incenso e mirra per dinotare in Gesu' Cristo la Divinita', la Dignita' Reale, e la Umanita', convenendo l'Incenso a Dio, l'Oro ad un Re, e la Mirra ad un Uomo mortale il cui corpo dopo morte dovevasi imbalsamare. Qual vita menassero essi dopo il ritorno alla lor patria non si sa con certezza; ma il culto che lor presta la Chiesa ci prova fuor d'ogni dubbio che essi professarono costantemente la Religione Cristiana e morirono cosi santamente da meritarsi la pubblica venerazione. Quindi niente piu' probabile di cio' che asseriscesi da piu' autori che essi siano stati pienamente istruiti nella Fede dall' Apostolo S.Tomaso, e da lui battezzati e ordinati vescovi delle loro patrie ove cooperarono con gran fervore alla dilatazione del Cristianesimo.
I santi corpi della citta' di Serva nell'Arabia, ov' erano stati sepolti, vennero per ordine di Costantino Magno, trasportati in Costantinopoli e poi donati ad Eustorgio governatore di Milano, che fu poi fatto vescovo di questa citta', e da lui fu detta Eustorgiana, mentre pel sacro deposito dei Santi Magi si chiamava prima la Basilica dei Re. Ivi stettero i sacri corpi fino all'anno 1162 in cui l'imperatore Federico Barbarossa, impadronitosi di Milano, li levo' dal loro marmoreo sepolcro, che e' vasto come una piccola camera e li diede in dono a Rainoldo Arcivescovo di Colonia, nella quale citta' furono trasferiti il 23 luglio 1164; il che vien confermato dalla festa che ogni anno si celebra nella citta' di Colonia in detto giorno per solennizzare la detta Traslazione, come alli 11 di gennaio si solenizza la memoria della preziosa lor morte. Nella Diocesi di Milano esistono ancora i tre diti annulari dei Santi Magi, riposti in un bel Reliquiario d'argento di lavoro antico. Essi erano nell'Altare di S. Ambrogio, oratorio sotto la parrocchia di Brugherio presso Monza. Quindi l'arcivescovo cardinale Federico Borromeo nel 1611 vi fece la visita, li riconobbe per reliquie autentiche e li trasferì nella parrocchia dove sono tuttora in molta venerazione.
La tradizione dice, che S. Marcellina abbia fondato ed abitato quel monastero, e che suo fratello Sant’ Ambrogio abbia avuto in dono questi tre diti.”

Questo ci da' alcune indicazioni storiche e leggendarie, ma la venuta dei Magi adempie inoltre alle profezie presenti nella Bibbia. La venuta dei S.Magi era stata gia’ predetta da vari testi biblici :
Dal libro dei Numeri(24,17),
"...Una stella spunta da Giacobbe
e uno scettro sorge da Israele..."
La stella e' nell'antico Oriente segno di un dio e di conseguenza di un re divinizzato.
Da Isaia (49,23)
"...I re saranno i tuoi tutori,
le loro principesse tue nutrici.
Con la faccia a terra essi si prostreranno davanti a te,
baceranno la polvere dei tuoi piedi..."
ancora da Isaia (60,5-6)
"...verranno a te i beni dei popoli.
Uno stuolo di cammelli ti invadera',
dromedari di Madiam e di Efa,
tutti verranno da Saba,
portando oro e incenso
e proclamando le glorie del Signore..."
dal salmo "Il re promesso” 72,10
"...Il re di Tarsis e delle isole porteranno offerte,
i re degli Arabi e di Saba offriranno tributi..."
sempre dallo stesso salmo 72,15
"...vivra' e gli sara' dato oro di Arabia..."
I Magi con il loro viaggio hanno quindi avvalorato quanto predetto nelle Sacre Scritture.
Altre informazioni le possiamo ottenere da un articolo di Vittorio Franchini titolato :
"Nel mistero dei Magi il fascino dell'Oriente" edito sul mensile Club3 del gennaio 1991.
“...Ma i Re Magi ? Da dove venivano, come avevano raggiunto Betlemme, perche’ si erano mossi lungo piste che certo presentavano difficolta’ non indifferenti ? C’e’ il testo di Matteo che conferma la loro venuta dall’Oriente, seguendo l’annuncio della cometa. Non racconta che si chiamano Baldassare, Gaspare e Melchiorre, ma dice che hanno varcato le mura di Gerusalemme per chiedere ad Erode notizie sul Messia. Non ne ricevono a sufficienza, ma il popolo e gli scribi li indirizzano a Betlemme dove finalmente si trovano davanti al Bambinello e alla Madre...”
Per ricercare una conferma al testo di Matteo, gli storici intrecciando le leggende e notizie del passato si e' arrivati alle seguenti conclusioni.
“...I Magi potevano essere caldei, o meglio magusei, che dei primi erano parenti e vivevano in quel grande territorio che noi oggi chiamiamo Medio Oriente, quello che va dalle sponde del Mediterraneo allo Yemen e alle rive del Mar Rosso e dell'Oceano Indiano. In un'opera del quinto secolo, ma che rispecchia tradizioni piu' antiche, si legge per la prima volta che i Magi erano "re, figli di re" ed erano tre e si chiamavano Hormidz di Makhozdi,re di Persia; Jazdegerd, re di Saba, e Peroz,re di Seba. Erano re ma anche sapienti e attraverso la lettura dei testi sacri e l'interpretazione degli oracoli, da tempo aspettavano la nascita di un messia. E nel cielo di Persia, due anni prima della nascita di Gesu',una stella era apparsa. E aveva nel mezzo l'immagine di una donna con in grembo un bambino. Non poteva essere che il re di Giudea, la cui nascita era stata annunciata dall'oracolo di Nimrod. Così i tre re avevano lasciato la loro reggia per muoversi, da punti diversi di quell'universo desertico, ed arrivare alla Caverna dei tesori, sul monte Nud, dove nel profondo del tempo Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso (forse lo Yemen attuale?) avevano riposto dei doni avuti da Dio. Fra quei doni i Magi pensavano di scegliere i piu' adatti per il nascituro.
Nel fitto tessuto delle leggende molte altre storie si intersecano, ma tutte hanno piu' o meno questo inizio. Salvo che in qualcuna, mutano i nomi che possono essere, per esempio quelli di Hor,re di Persia; di Basader, re di Saba, e di Karsundas, re di un non meglio identificato Oriente. Il presagio della stella oltre che dagli oracoli, sarebbe stato annunciato anche da un libro attribuito a Seth, figlio di Adamo. La stella insomma, era tanto attesa che i Magi avevano destinato ben dodici fra i loro astronomi a scrutare il cielo per darne immediato avviso. E quando la stella, finalmente, brilla nel cielo i re Magi sentono una voce che ingiunge loro di recarsi in Giudea. Dalla Caverna dei tesori prendono oro, che sancisce la regalita' del bambino che deve nascere, incenso che ne stabilisce la divinita' e mirra che suggerisce il suo aspetto umano e la sua morte terrena.
Dunque i Magi non soltanto sapevano che doveva nascere un re, ma anche che sarebbe stato un Dio pronto a morire sotto le spoglie umane. E loro erano tre, e anche questo numero era ovviamente collegato alla Trinita’ che il Bambino avrebbe rappresentato.
Il monte Nud, in un'altra opera, è indicato come il monte della Vittoria. Cambia il nome ma rimane la sede della Caverna dei tesori. Un'altra cronaca parla di dodici Magi, forse scambiandoli per i dodici sapienti che scrutavano il cielo. E questi dodici abitavano la terra di Syr "la quale è fuori di tutto l'oriente del mondo abitato, presso il grande mare Oceano che è fuori dal mondo, a Oriente della terra di Nud, dove abitava il grande Adamo". Questi dodici apprendono dell'avvento da un "Libro dei misteri occulti", passato da Seth ai suoi figli e conservato in un luogo chiamato "Caverna dei tesori della vita del silenzio". I dodici visitano periodicamente questa grotta dopo essersi bagnati alla Fonte della purificazione che sgorga ai piedi della montagna.
Entrano in essa e ne escono con informazioni che comunicano al mondo. Anche questi dodici seguono la stella che li guida alla caverna dove un fanciullo li invita a partire subito per Gerusalemme, senza vettovaglie e senza paura, perchè davanti a loro le montagne si spianeranno e i fiumi si prosciugheranno. Arrivano a Betlemme, adorano il Bambino, consegnano i doni e Gesu’ chiarisce loro il mistero della sua crocefissione, della sua morte e della sua resurrezione, affidando loro di portare la parola evangelica in Oriente dove, una volta rientrati, incontrano Tommaso che li battezza.
La terra di Syr, secondo lo studioso Monneret de Villard, dovrebbe trovarsi ai confini orientali della Persia con l'Afghanistan, e cio’ sposterebbe il mondo dei Magi da quello caldeomesopotamico a quello iraniano. Il monte allora sarebbe l'Usida, quello dove avrebbero dovuto comparire i segni per la nascita di Soshyans, il salvatore iranico, a volte, identificato con il Cristo, atteso per riportare l'uomo al bene.
Qui le profezie bibliche si fondono con la mitologia iranica e con il culto del fuoco.
Non si parla di doni che i Magi porterebbero al Bambino ma di un dono fatto loro: staccata una pietra dalla mangiatoia, Gesu’ l'avrebbe offerta ai Magi, i quali tuttavia, si sarebbero trovati in grande imbarazzo essendo la pietra troppo pesante per un lungo trasporto. Percio’ l'avrebbero buttata in un pozzo e subito da questo si sarebbero alzato un "enorme, spaventevole fulgore, con un fascio di fuoco fino all'azzurro del cielo", dinanzi al quale i Magi non poterono fare altro che prostarsi.
Altri testi arabi dicono, invece, trattarsi di un pane, offerto da Maria: nascosto sotto una pietra, avrebbe provocato due getti di fuoco. O ancora la Vergine dona loro un pezzo di fascia del Bambino: al ritorno, mentre onorano il fuoco secondo i loro rituali, i Magi vi gettano la benda, proprio per provarne la miracolosa consistenza, ed essa, infatti esce intatta dalle fiamme.
Anche Marco Polo ha raccolto leggende del genere.
Ai Magi il Bambino avrebbe offerto un cofano chiuso. Tornati in patria "apersero lo bossolo e quivi trovarono una pietra e gittarono questa in un pozzo e subito un fuoco scese dal cielo. Quando gli re viddono questa meraviglia, penteronsi di cio’ c’ avevano fatto. E presono di quello fuoco e portaronne in loro contrada e puoserlo in una loro chiesa e tuttalvolta lo fanno ardere e adorano quello fuoco come Iddio".
Questo fiorire di leggende, molto simili l'una all'altra, conferma la verita’ delle circostanze: se tanti, e in diversi Paesi e culture, ricordano i Magi significa che sicuramente debbono avere radici storiche precise anche se il tempo, disgraziatamente, le ha cancellate. Ma a noi uomini di oggi, forse, interessa anche un'altra questione, il significato della loro presenza nell'ambito della nascita di Gesu’ e della sua vita terrena. Così, sempre "rubando" da coloro che hanno studiato i testi antichi ed hanno approfondito l'argomento possiamo concludere dicendo che la grotta di Betlemme si propone come una sorta di cuore nel mondo dove uomini di diverse culture e religioni possono incontrarsi: i circoncisi e gli incirconcisi, gli ebrei e i gentili.
A questo proposito dice l'etnologo Alfonso di Nola: "I pastori, cui gli angeli annunciano la nascita sono la primizia degli ebrei, mentre I Magi rappresentano i primi fra le genti, cui l'Evangelo è rivelato: i Magi e i pastori sono le due opposte pareti che l'unica pietra angolare, il Cristo, cementa nell'unita’ della redenzione avvicinandole da contrarie direzioni: i doni offerti al Bambino sono, poi, solo i simboli mediante i quali i primi fra i gentili riconoscono nel neonato la natura soprannaturale. La stessa stella piu’ che costituire l'oggetto delle fantastiche speculazioni sulla sua forma, è ridotta ad un segno esteriore dello Spirito Santo che, in aspetto visibile, annuncia ai Magi l'avvento, quasi nel sottinteso tentativo smitologizzante di reinterpretarla come una figurazione allegorica della divina ispirazione discesa sui Magi".
Altre voci potremmo incontrare sul cammino, anche quella di Zoroastro, profeta e annunciatore dell'avvento cristiano, che pone nel tempo una serie di "salvatori" che nei tre millenni finali dovrebbero essere Hoshetar, Hoshetarmah e il già ricordato Soshyans, al quale spetta la gloria di restituire l'ordine per sempre.
Anche l'abate Giovanni da Hildeshein, che nel Trecento ha messo insieme tutto il patrimonio di leggende cristiane e orientali non viene a capo del mistero. Il tempo ha coperto con la sua polvere troppe cose, perfino la verità sulla sepoltura dei Magi, le cui spoglie sarebbero state portate da Elena, madre di Costantino nella Chiesa di Santa Sofia a Costantinopoli e poi da lì a Milano e infine, a Colonia, nella cattedrale di San Pietro.
Ci basta la leggenda, oltre la quale è ormai impossibile andare se non ci saranno altre scoperte: quei tre re che arrivano da un paese misterioso per inginocchiarsi davanti al Bambino sono anche il simbolo di quel mondo migliore, capace di umiltà, al quale tutti tendiamo senza mai riuscire a realizzarlo....”

Da L’INCONTRO giornale della parrocchia dei SS.Magi del dicembre 1995.
Chi erano i “re Magi” ?
“...essendo Gesu’ nato in Betleem di Giudea, ai dì del re Erode, ecco, dei Magi di Oriente arrivarono in Gerusalemme ,dicendo: “Dov’è il Re dei Giudei, che è nato? conciossiachè noi abbiamo veduta la sua stella in oriente;e siamo venuti per adorarlo”.ed ecco la stellla che avevano veduta in Oriente,andava dinanzi a loro,finchè,giunta di sopra al luogo dove era il fanciullino ,vi si fermo’. Ed essi, veduta la stella, si rallegrarono di grandissima allegrezza. Ed entrati nella casa, videro il fanciullino, con Maria sua madre; e gettatisi in terra adorarono quello; ed aperti I lor tesori gli offerirono oro, incenso e mirra ...”
I Magi di cui parla in questo luogo San Matteo, chi furono ?
Il nome di “mago” , a quei tempi, veramente indicava persona di cattiva fama. Ma siccome San Matteo scrisse il suo vangelo in lingua aramaica, e questo testo è andato perduto, non possiamo dire a qual parola, nella traduzione, sia stato sostituito il nome di “Magi”. L’ipotesi più probabile è che essi fossero dotti e sapienti, versati specialmente nelle scienze fisiche ed astronomiche, e investiti di grande autorità in mezzo al loro popolo, secondo la tradizione accettata dalla Chiesa.
Furono re, I Magi?
Secondo l’opinione volgare, sì; ma se realmente lo fossero stati, San Matteo che attribuisce il titolo di re ad Erode, lo avrebbe attribuito anche ai Magi. E poi, se eran re, come si spiega la condotta scortese di Erode, che li chiama a sè di nascosto e dà loro degli ordini? Inoltre, se esaminiamo I piu’ antichi monumenti cristiani, non troviamo alcun indizio della regalità dei Magi.
Di dove vennero ?
San Matteo dice che vennero dall’Oriente, e basta: altri li disse provenienti dall’Africa, dall’Egitto, o dall’Abissinia, altri ancora da Damasco. Ma nessuna di queste regioni si trova ad Oriente della Palestina. V’è pure chi propende, con grande abbondanza di citazioni della scrittura, ad assegnare per patria Magi la Babilonia, o la Caldea, o l’Armenia, o l’Arabia, o la Mesopotamia. Comunque, sebbene queste regioni si trovino “in partibus orientalibus”, non possiamo precisare quale di essa abbia dato origine ai Magi; cui si attribuisce invece, secondo l’opinione più diffusa, un’origine persiana. Questa opinione trova appoggio e negli scrittori più antichi, e nel nome stesso di “Magi”, e nella foggia di berretto che avrebbero usato, almeno come risulta dalle immagini più antiche.
Quando vennero i Magi ?
Anche su questo punto I calcoli e le ipotesi sono innumerevoli. Il Patrizi, computando le date in base all’anno della morte di Erode ed a quanto di lui narra Giuseppe Flavio, fissa i primi giorni di marzo dell’anno successivo alla nascita di Gesù Cristo, cioè circa tre mesi dopo. Altri li vorrebbe a Betleem nel giorno anniversario della nascita, cioè il 25 dicembre del 749 dalla fondazione di Roma; mentre non pochi propendono per il 6 gennaio dell’anno successivo, vale a dire tredici mesi dopo la nascita.
Queste ipotesi sono tutt’e tre ugualmente probabili, e non v’è ragione di preferire l’una invece dell’altra: ed è erroneo il credere che la Chiesa commemori in un determinato giorno dell’anno un dato avvenimento , perchè proprio in quel giorno si compì. Ne volete un esempio ? Il 6 gennaio la Chiesa commemora, oltre l’apparizione della stella ai Magi, anche il battesimo di Gesù e il miracolo di Cana: fatti che non avvennero certo nello stesso giorno.

MISTERI Chi erano e da dove venivano? Per primo ne parlò l'apostolo Matteo. Ecco com'è nata la tradizione internazionale dell'Epifania.
RE MAGI Tre personaggi in cerca di Cristo.
Gaspare, Melchiorre e Baldassarre: lungo viaggio verso Betlemme.
Quando nei giorni scorsi è passato sugli schermi televisivi il profilo della Basilica della Natività a Betlemme, ormai ritornata sotto l'autorità nazionale palestinese, pochi sapevano che siamo debitori di quel suggestivo edificio bizantino - l'unico rimasto intatto in Terrasanta - proprio ai Magi.
Era il 614 e la Basilica eretta nel 330 da Elena, la madre dell'imperatore Costantino, e ristrutturata da Giustiniano un paio di secoli dopo, era assediata dal re persiano Cosroe che già aveva raso al suolo tutti gli edifici sacri della Palestina.
Il sovrano stava per dare mano al fuoco e alle balestre quando s'accorse che sul frontone erano raffigurati tre personaggi vestiti proprio come lui: erano i Magi che i bizantini avevano rappresentato in abiti da cerimonia persiani. Quella chiesa che racchiude nella sua cripta la grotta della nascita di Cristo fu, così, salvata ed è ancor oggi possibile visitarla penetrandovi per un'unica porticina detta " simbolicamente" dell'umiltà, ma forse più prosaicamente destinata a impedire ai cavalieri ottomani di accedere a cavallo nelle cinque navate dell'interno.
Ai Magi, i protagonisti dell' Epifania, cioè della rivelazione gloriosa di Cristo bambino alle nazioni, la tradizione si è dedicata con passione e lo fa ancor oggi con le rappresentazioni che si svolgono in molte città come accade anche a Milano che, con Colonia, conserva le ipoteche reliquie dei Magi. Eppure chi ce ne ha parlato per primo, l'apostolo Matteo nel capitolo 2 del suo vangelo, a loro riguardo era stato molto sobrio: " Alcuni Magi giunsero da Oriente a Gerusalemme e domandavano: Dov'è il re dei giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella e siamo venuti ad adorarlo".
Seguiva poi un racconto delizioso, non privo di colpi di scena ma - come fanno osservare gli studiosi - tutt'altro che infantile o fiabesco, denso com'è di rimandi e allusioni bibliche e teologiche. Subito, però, la tradizione si era gettata su quelle prime righe e aveva iniziato una creazione fantasmagorica.
Prima di tutto, a causa dei tre doni offerti ( oro, incenso e un profumo raro orientale, la mirra) aveva contato i Magi in tre; poi li aveva fatti re sulla base di un salmo messianico che faceva prosternare tutti i sovrani davanti al Messia; poi aveva attribuito loro le tre origini razziali principali ( bianca, nera, gialla). Mancavano solo i nomi e a questo pensarono i cosiddetti vangeliapocrifi: un frammento del perduto Vangelo degli Ebrei (II sec.), che li descriveva come "indovini dal colorito scuro dai calzoni alle gambe", attribuì loro i nomi di Melco, Caspare e Fadizarda. E, come ci ha raccontato un membro della Missione Svizzera di Archeologia Copta, una decina d'anni fa' nell'opera di scavo dei 1600 insediamenti monastici del deserto egiziano delle Celle a Ovest del delta del Nilo, è venuta alla luce una parete bianca ove erano dipinti in rosso solo tre nomi: Gaspare, Belchior, Barthesalsa. Si era attorno al 600-700 e forse un monaco aveva in quel modo celebrato i Magi, dopo averne sentito i nomi durante l'ufficio liturgico dell' Epifania nel quale forse si leggevano anche testi extracanonici. Eccoli, poi, i tre Magi apparire anche in Occidente coi nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, divenuti il titolo di un bel romanzo del 1980 di Michel Tournier ed esaltati costantemente nella storia dell'arte: come non pensare al sorprendente Trittico dell' Epifania di Bosch al Prado o alla Cantata dei Tre Santi Re op. 21 che Max Bruch compose nel 1863 o, per stare più vicini a noi, al film Cammina cammina di Olmi (1983) e alla multilingue pagina musicale intitolata Epifania di Berio (1961)? Nelle catacombe romane i Magi appaiano negli affreschi ben due secoli prima (II sec.) dei troppo normali e modesti pastori.
Ma, al di là delle coreografie apocrife, proviamo ad interrogarci su due questioni storiche: da dove provenivano i Magi e qual'era la loro stella? Matteo alla prima domanda aveva risposto molto sbrigativamente: "giunsero da Oriente" ed erano magoi, un termine che era applicato ad astronomi ed astrologi, ad aruspici e maghi secondo quella mistura di scienza e fantasia che caratterizzava l'antica sapienza.
Nella Bibbia "i figli d' Oriente" erano spesso gli Arabi del deserto arabico o siro o nabateo, le cui carovane commerciavano in incenso, oro e aromi. Ben quattro tribù arabe arcaiche portavano portavano il nome di altrettante stelle. Ma nel libro biblico di Daniele i Magi sono i sapienti di Babilonia, antica sede di studi astronomici e astrologici. Un apocrifo popolare, il Vangelo arabo dell' infanzia (V-VI sec,) li considerava, invece, discepoli di Zaratustra, il profeta della religione iranica, e immaginava un curioso prodigio realizzato, in occasione della festa persiana del fuoco sacro, con una fascia del piccolo Gesù, donata loro da Maria: gettata nel falò liturgico, essa era emersa intatta. "Presero, allora, a baciarla e a imporsela sulla testa e sugli occhi". Non è però mancato uno studioso americano, M. McNamara, che ha riportato i Magi nientemeno che tra gli Esseni, una setta ebraica alla quale apparteneva forse anche il celebre "monastero" dei manoscritti di Qumran sul Mar Morto. In realtà l' evangelista li ha intenzionalmente fatti emergere da un orizzonte vago perchè a lui premeva non il dato storico preciso ma il segno. Nella piccola processione dei Magi verso Cristo, Matteo vedeva in filigrana la processione planetaria annunziata da Gesù: "Molti verranno da Oriente e da Occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel Regno dei cieli...."(8, 11). Ma sulla storia dei Magi ci può dire qualcosa di più la stella?
L' Adler Planetarium di Chicago qualche anno fa mi ha inviato un opuscolo intitolato The Star of Betlehem con una fitta serie di ipotesi astronomiche. Già molto prima, uno dei padri dell'astronomia moderna, Keplero, s' era dedicato alla questione e aveva identificato quella stella vagante in una supernova, cioè in una stella debole o lontana nella quale avviene una colossale esplosione, che può generare una luce superiore anche cento milioni di volte rispetto a quella del Sole. Per settimane o mesi essa brilla nel cielo ed è visibile talora anche a occhio nudo.
Ben più popolare, però, è stata l'identificazione con la cometa di Halley, le cui evoluzioni sembrano già studiate nel 240 a.C. da testi cinesi. Ma il calcolo astronomico del suo passaggio nel cielo di Gerusalemme ha come data il 26 agosto del 12 a. C., almeno sei anni prima della nascita di Gesù che, come è noto, è probabilmente da collocare attorno al 6 a. C.
Ecco allora gli studiosi gettarsi sui papiri egiziani (la "tavola di Berlino") o sulla tavoletta dell' "almanacco astrale" mesopotamico di Sippar: nel 7 a. C. - e precisamente il 29 maggio, il 29 settembre e il 4 dicembre- si sarebbe verificata una congiunzione di pianeti, in particolare Giove e Saturno. Si potrebbe, allora, immaginare che la stella altro non fosse che un punto luminoso più intenso nelle notti d' Oriente.
Le ipotesi , in realtà, non fanno che oscurare l' astro dei Magi e forse aveva ragione un famoso biblista come il domenicano M. - J. Lagrange quando afferma che "sulla stella di Betlemme ci sa dire molto di più la teologia dell' astronomia".
Infatti sulla scia della tradizione biblica e giudaica l' ebreo cristiano Matteo in quella stella vedeva soprattutto un segno messianico. Si pensi, ad esempio, che la frase biblica "Una stella spunta da Giacobbe" (Numeri 24, 17) era diventata nella versione aramaica, la lingua parlata al tempo di Gesù: "Il Messia spunta da Giacobbe". Il Cristo dell' Apocalisse, tutto avvolto di stelle, si presenta così: "Io sono la radice della stirpe di Davide, la stella radiosa del mattino" (22, 16).
L' Epifania, allora, nelle sue radici evangeliche è una festa che resiste al folclore: i Magi diventano un segno "internazionale" di ricerca, di speranza e di salvezza e la stella il simbolo di una rivelazione cosmica che conduce al Messia.
Il vescovo Ignazio di Antiochia nel 107, mentre veniva condotto a Roma per essere esposto alle belve, scriveva ai cristiani di Efeso: "Una stella brillò in cielo oltre ogni stella e tutte le altre stelle, insieme al sole e alla luna, formarono un coro, intorno alla stella di Cristo che tutte sovrastava in splendore. E verso di essa gli uomini in attesa si mossero....".

I MAGI da "La scena illustrata" circa 1920
I re Magi, appresa la notizia della nascita di Gesù a Betlemme, partirono dall' oriente e giunti a Gerusalemme domandarono: - Dov'è il Re dei Giudei di nuovo nato? Noi abbiamo visto la sua stella in Oriente e siamo venuti per adorarlo. Il re Erode udendo queste parole si turbò e tutta Gerusalemme con lui. Adunati i principi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, chiamò i Magi e disse loro: Andate in Betlem, cercate del fanciullo, e, trovatolo, tornate a me che io sappia dove rinvenirlo per adorarlo anch' io.
I Magi partirono e fermatasi a Betlemme ove si era fermata la stella, che ne guidava il cammino trovarono Gesù bambino con Maria sua madre; e prostrati a terra, gli offersero oro, incenso e mirra. Così il prodigio dei re Magi è stato narrato per primo nel Vangelo di San Matteo.
Oltre quanto ne parla San Matteo, poco di essi sappiamo in modo esatto, ma seguendo la tradizione orale, la cui fonte è nei Padri della Chiesa, possiamo ritenere che erano Re, che si chiamavano Melchiorre, Gaspare, Baldassarre, e che ognuno portava rispettivamente l' oro, l' incenso e la mirra.
Essi erano certamente dei seguaci di Zoroastro, cioè di quelli studiosi d' astrologia e di scienze segrete dal Regno dei Persi si erano diffusi in Oriente. Di età differenti, Melchiorre un vecchio dalla barba fluente e dai capelli bianchi, Gaspare un adolescente quasi imberbe, Baldassarre un uomo di 33 anni nel pieno vigore, essi simboleggiano le tre età della vita: giovinezza, maturità, vecchiaia.
Al loro ritorno in patria, i tre sapienti edificarono una cappella al monte Vittoriale in onore di Gesù bambino, promettendosi a vicenda di ivi trovarsi ogni anno: così infatti fecero per molto tempo, perchè morirono in tarda età.
I re Magi furono sepolti in Sessania Adrumetorum secondo una leggenda antica. Santa Elena, madre di Costantino il Grande, rinvenuto nel sec. IV il sepolcro ne fece esumare gli scheletri, trasportandoli a Santa Sofia a Costantinopoli.
Nel sec. XII Manuele Comneno li regalò ad Eustorgio, vescovo di Milano, dove furono trasportati con pompa e sepolti in quella cattedrale. Da qui il Cancelliere di Federico Barbarossa, Rainaldo di Dassel li mandò al Duomo di Colonia dove si conservano tuttora. Mediante il pagamento di un obolo i visitatori possono vedere, chiusi in un ricco cofano i tre teschi lucidissimi che sarebbero quelli di Gaspare, il gigantesco re di Tarsia, di Melchiorre, il vecchio re arabo, di Baldassarre, il re negro. Sarebbe ora necessario un grosso volume per riassumere ciò che scrissero astrologi, astronomi, scienziati a proposito della stella che guidò i re Magi alla Grotta Augusta.
A dimostrare però l' accordo della scienza col racconto che ne dà San Matteo, a cui tien dietro la leggenda sacra, si ha per certo che nell' anno 747 di Roma apparve una meravigliosa cometa: Giove e Saturno si avvicinarono, e l' anno successivo si accostò Marte a questi pianeti. Tale congiungimento non si avvera che ogni 800 anni. Nell' anno 1604 l' astronomo Giovanni Kepler osservò tra Giove e Saturno una nuova e vivida stella, che ben tosto scomparve.
Dal secolo XIV i re Magi sono considerati Patroni dei viaggiatori e dei pellegrini.
Il giorno dell' Epifania nella Cattedrale di Colonia si recitavano solennemente delle preghiere per i viaggiatori. Quelli che prendevano parte a queste preghiere si credevano preservati da ogni pericolo nei viaggi di terra e di mare. Si racconta che in questo secolo, quando una nave era in pericolo, i marinai domandavano a gran voce se ci era a bordo qualcuno che avesse assistito alla Messa della Epifania; e se c' era, la sua presenza li rincuorava.
Ma la più curiosa manifestazione della devozione ai Magi come protettori dei pellegrini, è senza dubbio costituita dai cosiddetti "biglietti di viaggio" che si distribuivano a Colonia che erano ornati di una stampa riproducente l' Adorazione dei Magi, e recavano la seguente preghiera: "Santi re Magi, le cui reliquiesono venerate a Colonia, preservateci per grazia di Dio da tutti i pericoli che possono accaderci in viaggio, dal mal di testa, dall' apoplessiva, dalla febbre, dai malefici, e dalla morte subitanea".
Altra caratteristica usanza per festeggiare i Magi consiste nei "Fuochi del Re" praticati presso alcuni paesi superstiziosi.
Nei paesi di Auge, dell' Aia e di Cotentin, la festa comincia con una passeggiata notturna, detta bourquelèe, in cui fanciulli e uomini si spandono nei campi agitando delle coulines ossia delle fiaccole accese formate da trecce di paglia. Con queste fiaccole essi sfiorano le corteccie degli alberi, pronunciando queste parole:
Taupes et mulots
Sors de ton clos
ou je te mets le feu au dos.
che hanno un valore, si crede, di esorcismo contro gli animali nocivi.
Anche nei paesi normanni tutto il popolo dopo aver acceso le coulines corre nei campi cantando:
Couline vaut lotot
Pipe au pommier,
Guerbe au boissey.
Mon père bet bien,
Ma mè oco mieux.
Adieu Noè
il est passé!
che precisamente significano: la mia fiaccola vale ricchezza per la mia virtù; i pomi daranno una grossa botte di sidro e i covoni di frumento uno staio di grano; mio padre beve molto, ma la mamma ancora di più!
I contadini sono persuasi che la cerimonia rende fertili i loro campi.
Da noi infine l' Epifania è festeggiata con frastuono di trombe e trombette specialmente a Roma e nell' Italia Centrale, dove la tradizione vuole che la Befana in quella notte venga giù per il camino a portare doni e dolci ai bambini buoni!
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Concluderemo rammentando a proposito della nascita di Gesù quanto scrisse San Bernardo.
"Tre mali aveva la generazione umana: nel principio, nel mezzo e nella fine: cioè nel nascere, nel vivere, e nel morire. Il nascere era immondo, il vivere perverso, il morire pericoloso. Venne Cristo e contro questi tre , mali recò tre rimedi però che nacque e visse e morì. Il suo nascimento purgò il nostro, la sua vita ammaestrò la nostra, la sua morte distrusse la nostra".



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