ADORAZIONE DEI SS.MAGI
All’interno dell’Oratorio e’ posto un quadro raffigurante “ L’Adorazione dei SS.Magi”, copia di una precedente opera del pittore Giulio Cesare Procaccini,valente membro di una famiglia di artisti bolognesi fiorita alla fine del 1500, la copia fu eseguita da pittori legnanesi Gian Giacomo e Francesco Lampugnani, sul lato sinistro di chi guarda , nella parte bassa e’ riportata la seguente iscrizione :
CELEBERRIMI I C PROCACINI OPUS
MAIORUM PIETATE HUC LOCATUM
IN PUBLICO AEDIS LEGNARELLI ORATORIO
RECENS ERECTO : SS. REGIRUS DICATO
I. C. GGASP. LANPUGNANI METROP. C. ORD
TRANSFERRE HONORIFICENTTIUS PARARE
IUSSIT CURAVIT
NOTES NOC SUFFECTO EXE^PLO
PAID CALEND. XGIS MDCCXC
Di seguito la traduzione :
L’OPERA DEL FAMOSO I.C. PROCACCINI
FU POSIZIONATA PER LA MAGNANIMITA’ DEI PIU’ GRANDI
IN PUBBLICO NELL’ ORATORIO DI LEGNARELLO
RECENTEMENTE COSTRUITO :
SS. REGIRUS DETTO I. C. GASPARE LAMPUGNANI
ORDINO’ DI TRASFERIRLO PER SISTEMARLO IN
POSIZIONE PIU’ DEGNA E CURO’ LE NOTE
COME DA QUESTO ESEMPIO 1790
Da questo cartiglio possiamo trarre le seguenti indicazioni :
L’autore del quadro originale e’ identificato come “ I:C:Procacini”, le iniziali I.C. stanno per Iulio Caesar , difatti il pittore Giulio Cesare Procaccini, artista bolognese del 1600, e’ stato attivo nella nostra zona.
***Non abbiamo notizie di quando il quadro sia stato trasferito a Brera.
Da una articolo del mensile INCONTRO del Agosto 98
Non ti farai alcuna immagine: il centro che non c’è
La “ADORAZIONE DEI MAGI” che sta sopra l’altare della nostra chiesa, è solo una copia, ma di tutto rispetto: fu trasformata qui nel 1790, era stata eseguita da due buoni pittori locali (Gian Giacomo e Francesco Lampugnani), avendo come originale l’opera di un artista del Seicento, Ercole Procaccini, che l’iscrizione in basso a sinistra del quadro stesso definisce come assai famoso (“celeberrimi”).
Un’opera simile non può essere lasciata lì solo per decorazione, deve dirci qualcosa.
La mia attenzione è stata attratta dalla particolare geometria della composizione.
Il quadro è dominato da un violento squarcio di luce, che lo divide verticalmente in due, e pare provenire più dalle figure stesse anziché dalla fioca sorgente che si intravede lungo la cornice superiore.
Questa lama è a sua volta composta di due parti: in alto è delimitata nettamente a destra e sfuma più delicatamente verso sinistra; l’opposto avviene nella parte inferiore.
Il vero centro dell’immagine non è la figura del re inginocchiato che sta nel mezzo, ma il punto in cui avviene questa inversione, determinato con un preciso criterio geometrico che va sotto il nome altisonante di “sezione aurea”.
Provate a prendere una calcolatrice e fate:
1 diviso 0,61803398875.
No!!! Non buttate via la calcolatrice: non è guasta, il risultato, a meno degli inevitabili arrotondamenti sull’ultima cifra, è proprio 1,61803398875, come se anziché fare la divisione aveste fatto la somma: questa è solo una delle proprietà “magiche” della sezione aurea.
Adesso disegniamo un rettangolo alto 1,618… volte la sua larghezza, poi tracciamo una linea distante dall’alto 0,618… volte la larghezza: nella parte bassa otteniamo… un quadrato, e in quella alta un rettangolo ovviamente più piccolo, “sdraiato” anziché “in piedi”, ma con stesse proporzioni di quello di partenza. Siccome ha le stesse proporzioni, può essere diviso esattamente allo stesso modo: lasciamo il quadrato sulla destra, e prolunghiamo la linea di divisione verso il basso: questa è la lama di luce del dipinto del Procaccini (e della copia dei Lampugnani).
Ma cosa c’è in questo punto magico, centro fuori centro di tutta la composizione?
ASSOLUTAMENTE NULLA!
Non ci sono i Magi, né il Bambino o la Madonna, neanche S. Giuseppe, o un angioletto, o le corna del bue…non una cosa che sia una!
Però qualcosa c’è: non un oggetto, ma un GESTO.
UNA AZIONE: IL BACIO. In quel punto si incontrano le labbra del re (che non sono lì, ma sotto a destra) ed il piedino del Bambino (che neppure quello è lì, ma sopra, a sinistra).
Questo significa che nessuna immagine, presa in sé, può essere sufficiente a descrivere compiutamente un fatto, men che meno la venuta di Dio.
Significa quindi anche che nessun santo, nessun profeta, nessun pastore, nessun gruppo, nessuna associazione, nessuna devozione, nessuna teologia, nessun catechismo… nessun quello che volete, presi da soli possono bastare.
Forse anche per questo sta scritto “non ti farai idolo né immagine alcuna…” (Esodo, 20,4).
Ma sicuramente, poiché nessuna immagine può essere sufficiente, conto di tornare con altre immagini ad approfondire l’argomento.
Maurizio Colombo
Nel 1994 all’esterno della chiesetta il Comune di Legnano ha apposto il seguente cartello :
CHIESA DEI SANTI RE MAGI (1779)
Ricostruita in parte nel sec. XX
All’interno : dipinto di Gian Giacomo e Francesco Lampugnani, come copia da un’opera di Ercole Procaccini (sec.XVII).
Non sappiamo da che fonte il Comune abbia reperito che l’opera sia di Ercole Procaccini ma la cosa e’ certamente in contrasto con le indicazioni del cartiglio del 1790 che assegnano l’opera a Giulio Cesare Procaccini.

GIULIO CESARE PROCACCINI
Giulio Cesare Procaccini figlio del pittore Ercole e fratello minore dei pittori Camillo e Carlo Antonio, nasce a Bologna nel 1574 e tredicenne si trasferisce a Milano dove si dedica inizialmente alla scultura lavoando nel Duomo, almeno fino al 1595, in Santa Maria presso San Celso e, tra il 1597 e il 1600, nel Duomo di Cremona (Ward Neilson,1989 Pittura Italiana, 1990).
Forse in questo periodo conosce la pittura emiliana. Tra il 1602 e il 1607 lavora come pittore a fianco del Cerano e dei Fiammenghini nelle cappelle di Santa Maria presso San Celso a Milano. Per la Cappella della Pietà esegue nel 1602 pitture e stucchi , e nel 1604 la pala dell’altare. Nel 1604 inizia anche i lavori nella cappella dedicata ai Santi Nazaro e Celso, e nel 1606 firma la pala col Martirio dei due santi.
Nel 1610 termina per il Duomo milanese i sei quadroni dei “Miracoli di San Carlo Borromeo”.
Fino a questa data Giulio Cesare e il Cerano lavorano in stretto contatto.
Verso il 1612 lavora in Sant’Antonio Abate a Milano e dipinge una “Madonna con Bambino e i Santi Domenico e Francesco” destinata alla Madonna dei Miracoli di Corbetta (oggi al Metropolitan Museum di New York).
Tra il 1615 e il 1616 realizza le pale di Caravaggio, Cremona e Orta.
Forse prima del 1618 va a Genova dove incontra l’arte del Rubens, probabilmente a lui gia’ nota, ma nelle opere del secondo decennio si trovano echi del Correggio e del Parmigianino.
Nel 1619 lavora, con suo fratello Camillo, per i Savoia di Torino.
Il “Costantino riceve gli strumenti della Passione”, al Castello Sforzesco di Milano, e’ del 1620, “Caino uccide Abele”, all’Accademia Albertina di Torino, e’ datato 1623, mentre dell’anno successivo e’ l’Autoritratto di Brera. Collabora anche con il Cerano e il Morazzone al famoso “Quadro delletre mani” (Milano,Pinacoteca di Brera)
Giulio Cesare Procaccini muore a Milano nel 1625.
(Pittura tra Ticino e Olona-Cariplo 1992)


GIANGIACOMO LAMPUGNANI
Pittore legnanese, nasce verso 1460 e muore verso il 1521.

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