di Mauro Carassai
Magnetismi calibrati:
"p.01" è la dimostrazione di come
nell'elettronica di
frontiera, e nella deep music in genere,
sia del tutto
possibile sfuggire a sonorità furbe
(di solito offerte
già bell'e pronte dalle odierne
risorse tecnologiche)
o a proposte strategicamente pretenziose
nel loro
finto radicalismo. Il nuovo progetto musicale
a nome
Kar [nato dalla collaborazione tra alcune
delle menti
dei disciolti Goah (gruppo elettroartpop
romano autore
di due CD autoprodotti degni di nota)
e
l'immaginazione sonica di Adriano Scerna
con
contributo grafico di Marco Puppini],
si impone
all'attenzione di chi ascolta principalmente
per la
precisione con la quale disegna percorsi
uditivi
anomali ma mai difficilmente praticabili.
Non sembra
necessario, in questo caso, essere feticisti
del sound
postindustriale o essere reduci da lunghi
training in
territori isolazionisti. La musica dei
Kar invita ad
aggirarsi tra loop parzialmente concentrici
ed
echeggianti rumori di fondo con incredibile
agilità;
poco importa se i primi riferimenti che
vengono in
mente riconducono a esperimenti elettronici
radicali
come quelli di Main, Cranioclast o Zoviet
France. La
stimolazione auricolare per quanto intensa
non risulta
mai provante e questo grazie a strutture
fluide ed
evanescenti sapientemente assemblate.
Gli sferragliamenti (in "+") e il soffice
tribalismo
metallico (in "lascia" ad esempio) di
Scerna flirtano
perfettamente con i drones e i respiri
elettronici
innescati in ogni dove dai pulsanti di
Carcasi senza
mai scuotere l'ascolto, così come
le nenie vocali
sinteticamente rimescolare di Tiziana
Lo Conte (ex
voce Goah e Gronge) evocano stati di ansia
immediatamente rifluenti, in un gioco
ininterrotto di
sintomi provocati solo per essere di colpo
nuovamente
anestetizzati. Sensazioni 'ex machina'
probabilmente
sperimentate ad entrambi i capi della
linea
compositore-ascoltatore.
Se la presenza umana appare soltanto gradualmente
(in
veste di sprazzi vocali parcamente disseminati
o di
clangori percussivi delicatamente ritmati)
in un
tragitto fatto per lo più di ambienze
aliene, è
ugualmente solo nell'ultimo brano "izba"
che si
riprende in qualche modo familiarità
col termine
"musica" grazie ad un cullante suono di
basso
elettrico in grado di farci salpare per
un ondeggiante
traversata al cui orizzonte sembra forse
di scorgere i
porti indistinti di Mogwai e Piano Magic.
Nonostante l'apprezzabile micro-eterogeneità
delle
atmosfere (che seppur avvertibile non
è mai scomposta)
comunque, il filo rosso che unisce le
sette tracce
presenti in p.01 è proprio il non
affievolirsi mai per
un solo istante dello stato tensivo in
cui
l'ascoltatore viene mantenuto all'incedere
dei brani.
Se dovessi descrivere la musica dei Kar
con una
metafora, vi consiglierei di immaginarla
come un
materassino anti-decubito dove adagiare
i vostri
padiglioni senza alcuna paura circa possibilità
di
atrofizzazione. Vi consiglio caldamente
quindi di
portarvi in casa un simile tappeto sonoro
dato che il
suo dispiegamento è oltretutto
a costo zero. Il CD
infatti è reperibile gratuitamente
contattando
l'indirizzo mail: mailto:grahgreen@yahoo.it.
Vi costerà
soltanto alcune righe di commento una
volta gustato
l'ascolto. Corrispettivo, questo, sul
piano
dell'intelligenza promozionale, dell'attenzione
che i
Kar riservano ai loro ascoltatori sul
piano del
coinvolgimento uditivo.
"Profondo, evocativo, non solo per androidi."
tracklist:
01. +
02. lascia
03. 0+
04. alle prime luci
05. ora
06. tra 49 e 50
07. izba