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Carlo Cioni
La sua formazione artistica risale agli anni
cinquanta, periodo nel quale frequenta la galleria fiorentina "Numero" diretta
da Fiamma Vigo, nella quale si viveva un clima internazionale particolarmente aperto alle
nuove esperienze. In seguito stabilisce un rapporto assiduo con alcuni giovani artisti e
letterati fiorentini, fra cui Sergio Salvi, Antonio Bueno, Silvio Ramat, Eugenio
Miccini,Giuseppe Chiari e Lamberto Pignotti, con i quali partecipera' poi alla formazione
del primo "gruppo settanta". Inizia ad esporre nel 1961 e da questo momento sara' presente a tutte le iniziative della galleria Numero. Appartengono a quel periodo i quadri "scritti" nei quali si vuole cogliere il senso generale della nascita nel formarsi della stessa scrittura. In occasione della mostra personale alla galleria numero di Venezia, scrive in catalogo per affrontare il problema della morte dell'arte, iniziando un modo pressoche' continuo di intervenire criticamente nel proprio lavoro e nei problemi vivi del momento.Nel 1965 partecipa alla redazione della rivista "documenti di Numero" e fa parte del gruppo "set di Numero". A partire da questi anni sono datati i quadri tridimensionali con strutture luminose di plexiglas nei quali, con l'intervento della luce artificiale, si tende a rendere il piu' possibile smaterializzata e fluida l'immagine. Nel 1966-1967 partecipa alle rassegne del gruppo espresso dalla rivista romana "Arte oggi" diretta da Guido Montana. Alla fine degli anni sessanta inizia un rapporto di lavoro con la galleria" Il fiore", di Corrado Del Conte, che proprio allora rinnovava i propri interessi culturali, dedicandosi appassionatamente alle nuove proposte artistiche. Sempre in quegli anni espone alla galleria milanese Arte Centro con la quale manterra' un rapporto costante. Inizia anche la collaborazione con la rivista milanese "NAC" diretta da Francesco Vincitorio, curando, fra l'altro, un numero speciale dedicato alle arti visive in Toscana. Intorno al 1975 riprende a lavorare sulla tela con una ricerca imperniata sullo studio della natura del tempo. Dal 1977 al 1978 e' nella redazione della rivista fiorentina "Visual" e nel 1979 partecipa al primo convegno internazionale degli artisti a Bologna, intervenendo sul problema della critica d'arte e il suo linguaggio. Di questi anni sono la serie dei quadri titolati "i semi della mente" e "le cose fuori". Nel 1983 inizia il lavoro sulle architetture le cui immagini sono orientate alla
condizione di sospensione del tempo come pratica conoscitiva di una dimensione cercata
nell'origine potenziale della forma. Nel 1985 espone con una mostra antologica in Palazzo
Vecchio di Firenze e nel 1986 e' presente con un gruppo di opere alla mostra "arte e
alchimia" curata da Arturo Schwarz alla biennale di Venezia nel cui catalogo e'
presente anche con un'intervento scritto. Dal 1993 si trasferisce da Firenze nel vicino Chianti alla ricerca di una condizione piu' favorevole ad un processo conoscitivo "diverso" e "alternativo" in cui arte e meditazione devono coesistere al servizio di una conoscenza "altra". |
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