Italia
Al momento della dichiarazione di guerra, dispone di 73 divisioni, nelle quali sono inquadrati 106 reggimenti di fanteria, 12 di bersaglieri, 10 di alpini,12 di cavalleria, 5 di carri armati, 32 di artiglieria e 19 del genio: a questo potenziale di uomini si deve aggiungere una legione di camicie nere. In realtà solo 19 delle 73 divisioni dichiarate possono ritenersi complete di uomini, mentre 34 sono incomplete (mancando ancora circa un quarto dell’organico), anche se dichiarate efficienti, e le rimanenti 20 sono del tutto incomplete. A parte questo particolare non certo trascurabile, il numero di 73 divisioni mobilitate il 10 giugno è da ridimensionare ulteriormente in termini di forza effettiva dell’esercito dal momento che la divisione italiana di fanteria, avendo adottato la formazione binaria, comprende soltanto 2 reggimenti di fanteria e i reggimento di artiglieria, quando in tutti gli altri eserciti la divisione si articola su almeno 3 reggimenti di fanteria e 4 o più raggruppamenti di artiglieria. Le divisioni italiane sono in realtà delle brigate, senza avere di queste l’agilità. Lascia poi a desiderare l’armamento della fanteria,non proprio scadente come si è detto troppo spesso, ma inadeguato alle esigenze della guerra moderna. Decisamente mediocre è invece l’armamento dell’artiglieria se si pensa, ad esempio, che i cannoni migliori sono quelli catturati agli austriaci durante la I guerra mondiale, oltre 20 anni prima. Del tutto inadeguati anche i carri armati, troppo leggeri, poco protetti e male armati. Forte di 2 grandi corazzate rimodernate e di altre 4 in fase di allestimento, di 19 incrociatori, 132 tra cacciatorpediniere e torpediniere e di 107 sommergibili, la flotta italiana presenta una notevole capacità d’urto con ottimo armamento ed equipaggi ben addestrati. Ma, come poi rivelerà la realtà della guerra, due fattori indeboliscono questo complesso decisamente temibile per qualsiasi avversario: il primo è l’assoluta mancanza di coordinamento operativo con l’aeronautica (cui si aggiunge la assoluta mancanza di una aviazione navale vera e propria); il secondo è l’esiguità delle scorte di nafta.

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