PASSIONE E RISURREZIONE DI GESU': VANGELO DI PIETRO E VANGELO DI NICODEMO |
VANGELO
DI PIETRO * [1, 1] Nessuno però degli Ebrei si lavò le mani, né
Erode né alcuno dei suoi giudici. Siccome essi non volevano lavarsi, Pilato
si alzò. [2] Il re Erode, allora, ordinò di condurre via il Signore
dicendo loro: "Fate quanto vi ho ordinato di fargli". [2, 3] Si trovava là Giuseppe, l'amico di Pilato e del
Signore. E allorché vide che lo avrebbero crocifisso, andò da Pilato e gli
chiese il corpo del Signore per la sepoltura. [4] Pilato (lo) mandò da Erode e ne chiese il corpo. [5] Erode disse: "Fratello Pilato, anche se nessuno
lo avesse chiesto, lo avremmo seppellito noi; splende infatti il sabato.
Poiché sta scritto nella legge: "Non tramonti il sole sopra un
ucciso!"". E lo consegnò al popolo il giorno prima degli azzimi, la
loro festa. [3, 6] Preso il Signore, essi lo spingevano correndo, e
dicevano: "Trasciniamo il figlio di Dio giacché abbiamo potere su di
lui". [7] Lo vestirono di porpora, lo fecero sedere sulla sedia
curule, dicendo: "Giudica con giustizia, o re di Israele!". [8]
Uno di loro portò una corona di spine e la pose sul capo del Signore. [9]
Altri che stavano lì, gli sputavano sul volto; altri lo colpivano sulle
guance; altri lo percuotevano con una canna; altri lo flagellavano, dicendo:
"Questo è l'onore che rendiamo al figlio di Dio". [4, 10] Condussero due malfattori e crocifissero il
Signore in mezzo a loro. Ma lui taceva quasi che non sentisse alcun dolore. [11] Quando drizzarono la croce, vi scrissero:
"Questo è il re di Israele". [12] Posero le vesti davanti a lui, le divisero e su di
esse gettarono la sorte. [13] Ma uno di quei malfattori li rimproverò, dicendo:
"Noi soffriamo così a causa delle azioni cattive che abbiamo commesso.
Ma costui, divenuto salvatore degli uomini, che male vi ha fatto?". [14] Indignati contro di lui, ordinarono che non gli
fossero spezzate le gambe e così morisse tra i tormenti. [5, 15] Era mezzogiorno allorché le tenebre coprirono
tutta la Giudea. Essi si agitavano e angustiavano che il sole fosse già
tramontato: egli infatti, era ancora vivo. Giacché per loro sta scritto:
"Non tramonti il sole sopra un ucciso!". [16] E uno di loro disse: "Dategli da bere fiele con
aceto". Fecero un miscuglio e glielo diedero a bere. [17] E compirono
ogni cosa e colmarono i peccati sul loro capo. [18] Molti giravano con fiaccole e, pensando che fosse
notte, se ne andarono a riposare. [19] Ed il Signore gridò, dicendo: "Forza mia,
forza mia, mi hai abbandonato!". E mentre così diceva, fu assunto. [20] Nella stessa ora il velo del tempio di Gerusalemme
si squarciò in due. [6, 21] Estrassero allora i chiodi dalle mani del Signore
e lo posero a terra. Si scosse tutta la terra e vi fu un timore grande. [22] Allora risplendette il sole e ci si accorse che era
l'ora nona. [23] Gli Ebrei si rallegrarono e diedero il suo corpo a
Giuseppe, affinché lo seppellisse: egli, infatti, aveva visto tutto il bene
che aveva fatto. [24] Preso il Signore, lo lavò, lo avvolse in un
lenzuolo e lo portò nel suo proprio sepolcro, detto giardino di Giuseppe. [7, 25] Gli Ebrei, gli anziani e i sacerdoti compresero
allora il grande male fatto a se stessi e cominciarono a lamentarsi
battendosi il petto e a dire: "Guai ai nostri peccati! Il giudizio e la
fine di Gerusalemme sono ormai vicini". [26] Io ed i miei amici eravamo nella tristezza e, con
l'animo ferito, ci nascondevamo: eravamo, infatti, ricercati da loro come
malfattori e come coloro che volevano incendiare il tempio. [27] A motivo di tutte queste cose, digiunavamo e
sedevamo lamentandoci e piangendo notte e giorno, fino al sabato. [8, 28] Gli scribi, i farisei e gli anziani allorché si
radunarono insieme e udirono che tutto il popolo mormorava e si lamentava
battendosi il petto, dicendo: "Se alla sua morte sono avvenuti segni
così grandi, vedete quanto egli era giusto!"; [29] ebbero paura e
andarono da Pilato supplicandolo e dicendo: [30] "Dacci dei soldati
affinché la sua tomba sia vigilata per tre giorni. Che non capiti che
vengano a rubarlo i suoi discepoli, il popolo creda ch'egli sia risorto dai
morti e ci faccia del male". [31] Pilato diede loro il centurione Petronio con dei
soldati per vigilare la tomba; e con loro si recarono alla tomba gli anziani
e gli scribi [32] e tutti quanti erano là con il centurione; i soldati
rotolarono una gran pietra, [33] la posero sulla porta della tomba e vi
impressero sette sigilli; quivi drizzarono poi una tenda e montarono la
guardia. [9, 34] Di buon mattino, allo spuntare del sabato, da
Gerusalemme e dai dintorni venne una folla per vedere la tomba sigillata. [35] Ma durante la notte nella quale spuntava il giorno
del Signore, mentre i soldati montavano la guardia a turno, due a due,
risuonò in cielo una gran voce, [36] videro aprirsi i cieli e scendere di
lassù uomini, in un grande splendore, e avvicinarsi alla tomba. [37] La pietra che era stata appoggiata alla porta rotolò
via da sé e si pose a lato, si aprì il sepolcro e vi entrarono i due
giovani. [10, 38] A questa vista quei soldati svegliarono il
centurione e gli anziani, anch'essi, infatti, stavano di guardia; [39] e
mentre spiegavano loro quanto avevano visto, scorgono ancora tre uomini
uscire dal sepolcro: i due reggevano l'altro ed erano seguiti da una croce;
[40] la testa dei due giungeva al cielo, mentre quella di colui che
conducevano per mano sorpassava i cieli. [41] Udirono dai cieli una voce che diceva: "Hai tu
predicato ai dormienti?". [42] E dalla croce si udì la risposta:
"Sì!". [11, 43] Allora quelli deliberarono tra loro di andare a
manifestare queste cose a Pilato. [44] E mentre ancora stavano ragionando, apparvero
nuovamente i cieli aperti ed un uomo scese ed entrò nella tomba. [45] A questa vista, il centurione e quelli che erano con
lui si affrettarono, nella notte, da Pilato, lasciando il sepolcro che
avevano vigilato e, grandemente agitati, spiegarono tutto quanto avevano
visto e dissero: "Veramente era figlio di Dio!". [46] Pilato rispose: "Io sono puro dal sangue del
figlio di Dio, siete voi che avete deciso così". [47] Tutti poi si accostarono pregando e supplicandolo
affinché ordinasse al centurione e ai soldati di non dire a nessuno le cose
viste. [48] Dicevano: "Per noi, infatti, è meglio essere
colpevoli davanti a Dio del più grande peccato, che non cadere nelle mani
del popolo ebraico ed essere lapidati". [49] Pilato dunque ordinò al centurione e ai soldati di
non dire nulla. [12, 50] All'alba del giorno del Signore, Maria
Maddalena, discepola del Signore, che per timore degli Ebrei Ä che
bruciavano d'ira, Ä non avendo fatto alla tomba del Signore quanto solevano
fare le donne per i morti da loro amati, [51] prese con sé le amiche e andò
alla tomba dove era stato posto. [52] Esse temevano di essere viste dagli Ebrei, e
dicevano: "Se nel giorno in cui fu crocifisso non abbiamo potuto
piangere e lamentarci battendoci il petto, facciamolo ora almeno alla sua
tomba. [53] Ma chi ci rotolerà la pietra posta sulla porta
della tomba, affinché possiamo entrare, sederci attorno a lui e compiere il
nostro debito? [54] Ä grande, infatti, era la pietra Ä e temiamo che
qualcuno ci veda. Se non possiamo, deponiamo almeno sulla porta ciò che
portiamo in sua memoria: piangeremo e ci lamenteremo percuotendoci il petto
fino a quando ritorneremo a casa nostra". [13, 55] Quando giunsero, trovarono il sepolcro aperto.
Avvicinatesi, si chinarono e videro un giovane seduto in mezzo al sepolcro:
era bello e vestito di una risplendentissima stola; disse loro: [56]
"Perché siete venute? Chi cercate? Quello, forse, che fu crocifisso?
E' risorto e se n'è andato. Se non ci credete, chinatevi e guardate il
luogo dove giaceva: non c'è più! E' infatti risorto e se n'è andato là
donde era stato mandato". [57] Allora le donne fuggirono impaurite. [14, 58] Era l'ultimo giorno degli azzimi. Molti se ne
andavano via e ritornavano alle proprie case: la festa era finita. [59] Ma noi, i dodici apostoli del Signore, piangevamo e
ci rattristavamo; ognuno, pieno di tristezza per quanto era avvenuto, se ne
andò a casa. [60] Io invece, Simon Pietro, e mio fratello Andrea,
prendemmo le nostre reti, ci recammo al mare. Con noi c'era Levi, figlio di
Alfeo, che il Signore... VANGELO DI NICODEMO (Memorie di Nicodemo) I Recensione greca "A" ** PROLOGO Io Anania, protettore 1, ufficiale pretoriano, versato
nella legge, avvicinatomi con cuore fedele alle sacre Scritture riconobbi
che Gesù Cristo è il nostro Signore, e fui riconosciuto degno del santo
battesimo. Indagando sulle memorie dei fatti accaduti in quel
periodo a proposito del padrone nostro Gesù Cristo e su quanto fu divulgato
per scritto dagli Ebrei su Ponzio Pilato, trovai queste memorie scritte in
lingua ebraica e, per volontà di Dio, le tradussi in lingua greca affinché
ne possano prendere conoscenza tutti coloro che invocano il nome di nostro
Signore Gesù Cristo: era l'anno diciassettesimo del regno del signore
nostro Flavio Teodosio e il quinto del nobilissimo Flavio Valentiniano,
l'indizione nona 2. Voi tutti dunque che leggete e copiate questo, in altri
libri, pensate a me e pregate per me, affinché Dio abbia misericordia di me
e perdoni i peccati che ho commesso contro di lui. Pace ai lettori e salute a tutti quanti udranno e ai loro
domestici: Amen. Nell'anno quindicesimo del regno di Tiberio Cesare 3,
imperatore dei Romani, l'anno diciannovesimo della dominazione di Erode,
figlio di Erode, re della Galilea, nell'ottavo giorno 4 prima delle calende
di aprile e cioè il venticinquesimo giorno del mese di marzo, sotto il
consolato di Rufo e Rubellione, il quarto anno dell'olimpiade duecentodue,
mentre era sommo sacerdote degli Ebrei Giuseppe, figlio di Caifa. Quanto Nicodemo 5 scrisse e tramandò a proposito della
croce e della passione del Signore nostro Gesù Cristo, Dio salvatore, e
passò ai sommi sacerdoti e gli altri Ebrei Ä Nicodemo però scrisse in
lingua ebraica Ä suona circa così: [1, 1] Accuse delle autorità ebraiche. I sommi sacerdoti
e scribi, Anna e Caifa, Seme, Datae e Gamaliele, Giuda, Levi e Neftali,
Alessandro e Giairo e gli altri Ebrei tennero consiglio e andarono da Pilato
ad accusare Gesù di molte azioni malvagie, dicendo: "Sappiamo che è
figlio del falegname Giuseppe e di Maria, ma egli afferma di essere figlio
di Dio e re; non solo, ma viola il sabato e dissolve la legge dei nostri
padri". Domandò Pilato: "Che cosa fa dunque, che cos'è che
vuole distruggere?". Risposero gli Ebrei: "Noi abbiamo una legge
che ci proibisce di guarire qualsiasi persona nel giorno di sabato. Ma
costui ha guarito, maliziosamente, nel giorno di sabato, zoppi, sordi,
impotenti, paralitici, ciechi, lebbrosi e indemoniati". Pilato domandò: "In che modo,
maliziosamente?". Essi gli risposero: "E' un mago, ed in nome di
Beelzebub scaccia i demoni e gli sono soggette tutte le cose". Pilato
disse loro: "Lo scacciare i demoni non è un'azione di spirito immondo,
ma della potenza del dio Esculapio". [2] Gesù sul sudario del cursore. Gli Ebrei gli dissero:
"Preghiamo la tua grandezza di ordinare che comparisca davanti al tuo
tribunale". Ma Pilato li chiamò e disse loro: "Come posso, io che
sono un governatore, esaminare un re?". Essi gli risposero: "Noi
non diciamo che egli sia re, bensì è lui che lo afferma di se
stesso". Pilato allora chiamò un cursore e gli disse: "Mi
sia condotto qui Gesù, ma con gentilezza!". Il cursore uscì fuori e
quando riconobbe Gesù, l'adorò, stese a terra il sudario che aveva in
mano, e gli disse: "Signore, cammina qui sopra e vieni, ché il
governatore ti chiama". Gli Ebrei, vedendo ciò che faceva il cursore,
mandarono alte grida e dissero a Pilato: "Perché non l'hai convocato
per mezzo di un araldo, ma gli hai inviato un cursore? Il cursore, infatti,
vedendolo l'adorò, distese a terra il suo sudario e ve lo fece camminare
(sopra) come un re". [3] Allora Pilato, chiamato a sé il cursore, gli domandò
"Perché hai fatto questo: hai steso a terra il tuo sudario e hai fatto
camminare sopra Gesù?". Il cursore gli rispose: "Signore
governatore, allorché tu mi inviasti da Alessandro a Gerusalemme, lo vidi
che sedeva sopra un asino e i fanciulli ebrei con delle frasche in mano
gridavano, mentre altri stendevano i loro vestiti davanti a lui, dicendo:
"Salva ora, tu che abiti nelle altezze! Benedetto colui che viene nel
nome del Signore!"". [4] Gli Ebrei risposero al cursore gridando: "I
fanciulli ebrei gridavano in ebraico, come fai tu a saperlo in greco?".
Il cursore rispose loro: "Ho domandato a un Ebreo: "Che cosa
gridano costoro in ebraico?"". Gli Ebrei gli risposero:
"Osanna membrome baruchamma Adonai". Pilato domandò: "Che
cosa significa "Osanna" e il resto?". Gli risposero:
"Salva ora, tu che abiti nelle altezze! Benedetto colui che viene nel
nome del Signore!". Pilato allora disse: "Voi stessi dunque
confermate che i fanciulli dicevano queste parole; in che cosa ha dunque
mancato il cursore?". Ed essi tacquero. Gesù e i vessilli romani. Il governatore disse al
cursore: "Va' e introducilo nel modo che più ti aggrada". Il
cursore uscì, fece come la prima volta e disse a Gesù: "Signore,
entra! Il governatore ti chiama". [5] Allorché Gesù entrò, le immagini che i
vessilliferi portavano sulle insegne si inchinarono da sole e adorarono Gesù.
Gli Ebrei, vedendo come le immagini si erano inchinate da sole adorando Gesù,
gridarono al di là di ogni misura contro i vessilliferi. Ma Pilato disse
agli Ebrei: "Non stupite che le immagini si siano piegate e abbiano
adorato Gesù?". Gli Ebrei risposero: "Abbiamo visto che i
vessilliferi le hanno fatte piegare ad adorarlo". Il governatore chiamò allora i vessilliferi e disse
loro: "Perché avete fatto così?". Risposero a Pilato:
"Siamo Greci e adoriamo nei templi. Che motivo avevamo noi per
adorarlo? Mentre noi tenevamo le insegne, esse si piegarono da sole e
l'adorarono". [6] Disse allora Pilato ai capi della sinagoga e agli
anziani del popolo: "Scegliete voi stessi uomini forti e robusti e fate
tenere loro le insegne e vedremo se si piegano da sole". Gli anziani degli Ebrei presero dodici uomini forti e
robusti e li posero, per sei, a tenere le insegne davanti al tribunale del
governatore. Pilato disse al cursore: "Prendilo dal pretorio e
introducilo nel modo che più ti aggrada". E Gesù uscì, con il
cursore, dal pretorio. Pilato chiamò davanti a sé coloro che avevano
tenuto le insegne prima, e disse loro: "Ho giurato, per la salute di
Cesare, che se gli stendardi non si piegheranno quando entra Gesù, vi farò
tagliare le mani". Il governatore ordinò che Gesù entrasse per la
seconda volta. Il cursore fece come la prima volta e pregò molto Gesù
affinché camminasse sul suo sudario; egli vi camminò sopra ed entrò. Or
quando egli entrò gli stendardi si piegarono di nuovo e adorarono Gesù. [2, 1] La moglie di Pilato. Vedendo questo, Pilato fu
colto da spavento, e prese a levarsi dalla sua sedia curule. Quand'egli era
in procinto di alzarsi, sua moglie gli mandò a dire: "Non avere nulla
a che fare con quest'uomo giusto, giacché questa notte ho sofferto molto a
causa sua". Pilato allora chiamò a sé tutti gli Ebrei e disse loro:
"Sapete bene che mia moglie teme Dio ed è piuttosto favorevole agli
usi ebraici". Essi gli risposero: "Sì, è vero". Pilato
proseguì: "Ed ecco che mia moglie ha mandato a dirmi: "Non
immischiarti nelle faccende di quest'uomo giusto, giacché questa notte ho
sofferto molto a causa sua"". Ma gli Ebrei risposero a Pilato:
"Non ti avevamo detto che è un mago? Ecco, infatti, che ha mandato,
nel sogno, una visione a tua moglie". [2] Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato chiamò
a sé Gesù e gli domandò: "Che cos'è che costoro attestano contro di
te? Non hai nulla da dire?". Gesù rispose: "Se non ne avessero il
potere non direbbero nulla. Ogni uomo, infatti, ha il potere di dire, con la
sua bocca, sia il bene sia il male. Se la vedranno loro!". [3] Gli anziani degli Ebrei dissero a Gesù: "Che
cosa vedremo? Anzitutto che sei nato da fornicazione; in secondo luogo che
la tua nascita a Betlemme fu la causa di una strage di bambini; in terzo
luogo che tuo padre Giuseppe e tua madre Maria fuggirono in Egitto perché
non godevano della fiducia del popolo". [4] La difesa. Alcuni Ebrei tra i presenti, meno cattivi
degli altri, dissero: "Noi non diciamo che egli venga dalla
fornicazione. Sappiamo che Giuseppe era sposato con Maria ed egli non nacque
da fornicazione". A quelli che avevano affermato che era nato da
fornicazione, Pilato disse: "Questo vostro dire non è giusto. Ci sono
stati gli sponsali, come attestano costoro che sono della vostra stessa
nazione". Anna e Caifa dissero a Pilato: "Tutta una moltitudine
grida che è nato da fornicazione, e noi non siamo credenti! Costoro sono
proseliti e sono suoi discepoli". Pilato chiamò a sé Anna e Caifa e disse loro: "Chi
sono i proseliti?". Gli risposero: "Sono figli di Greci che si
sono fatti Ebrei". Poi coloro che avevano detto che egli non era nato da
fornicazione, tra i quali c'erano Lazzaro, Asterio, Antonio, Giacomo, Amne,
Zena, Samuele, Isacco, Finee, Crispo, Agrippa e Giuda, dissero: "Non
siamo nati proseliti, ma siamo figli di Ebrei ed è vero quanto affermiamo.
In verità, noi eravamo presenti agli sponsali di Giuseppe e Maria". [5] Pilato chiamò a sé quei dodici uomini che avevano
detto che non era nato da fornicazione e disse loro: "Vi scongiuro per
la salute di Cesare! Sono vere queste cose che avete detto e cioè che non
è nato da fornicazione?". Essi risposero a Pilato: "Abbiamo una
legge che ci vieta di giurare, perché è peccato. Ordina a quelli là di
giurare per la salute di Cesare che non è vero quanto noi abbiamo detto, e
saremo rei di morte". Pilato disse ad Anna e Caifa: "Non rispondete nulla
a queste cose?". Anna e Caifa dissero a Pilato: "Si crede a questi
dodici uomini che asseriscono che egli non è nato da fornicazione, ma tutta
la nostra moltitudine grida che è nato da fornicazione, che è un mago e
che egli disse di essere Figlio di Dio e re, e a noi non si crede". [6] Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò a
tutta la moltitudine di andarsene, e tenendo solo i dodici uomini che
avevano detto che non era nato da fornicazione, ordinò che Gesù fosse
posto in disparte, e disse loro: "Per qual motivo quelli desiderano che
sia messo a morte?". Risposero a Pilato: "Essi sono gelosi perché
egli guarì di sabato". Rispose Pilato: "Desiderano metterlo a
morte per un'opera buona?". Gli risposero: "Sì". [3, 1] Indignato, Pilato uscì dal pretorio e disse agli
Ebrei: "Chiamo il sole a testimonio! In quest'uomo non ho trovato
alcuna colpa". Gli Ebrei risposero al governatore dicendo: "Se
quest'uomo non fosse un malfattore, non te lo avremmo consegnato".
Pilato disse: "Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra
legge". Risposero gli Ebrei: "A noi non è lecito mettere qualcuno
a morte". Pilato disse: "Forse che Dio l'ha proibito a voi, e l'ha
permesso a me?". [2] Il regno di Gesù. Pilato ritornò nel pretorio,
chiamò Gesù in disparte e gli disse: "Sei tu il re degli
Ebrei?". Gesù rispose a Pilato, dicendo: "Tu dici questa cosa da
te, o te l'hanno detta altri di me?". Rispose Pilato: "Sono,
forse, io un Ebreo? La tua nazione e i sacerdoti ti hanno consegnato a me,
che hai fatto?". Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo.
Se, infatti, il mio regno fosse di questo mondo i miei servi avrebbero
resistito ed io non sarei stato consegnato agli Ebrei. Ma il mio regno non
è qui". Pilato gli domandò: "Allora, sei tu re?". Gesù gli
rispose: "Tu dici che io sono re. Per questo sono nato e sono venuto,
affinché chiunque è della verità ascolti la mia voce". Pilato gli domandò: "Che cos'è la verità?".
Gesù gli rispose: "La verità è dal cielo". Pilato disse:
"Non c'è verità sulla terra?". Rispose Gesù: "Tu vedi come
quelli che dicono la verità sono giudicati da coloro che hanno autorità
sulla terra". [4, 1] Pilato attesta l'innocenza di Gesù. Pilato,
lasciato Gesù nel pretorio, uscì verso gli Ebrei e disse loro: "Non
trovo in lui colpa alcuna". Gli Ebrei gli dissero: "Quest'uomo
disse: "Posso distruggere questo tempio e ricostruirlo in tre
giorni"". Pilato disse: "Che tempio?". Gli Ebrei
risposero: "Quello che edificò Salomone in quarantasei anni, e costui
disse che lo distruggerà e ricostruirà in tre giorni". Pilato disse
loro: "Sono innocente del sangue di questo giusto! Vedetevela
voi!". Gli Ebrei dissero: "Il suo sangue sia su di noi e
sui nostri figli!". [2] Chiamati a sé gli anziani, i sacerdoti e i leviti,
Pilato disse loro segretamente: "Non fate così! Non c'è infatti nulla
reo di morte in ciò di cui l'accusate, la vostra accusa riguarda, infatti,
le guarigioni e la profanazione del sabato". Gli anziani, i sacerdoti e i leviti risposero: "Se
uno bestemmia contro Cesare è o non è reo di morte?". "E' reo di
morte", rispose Pilato. Gli Ebrei gli risposero: "Se è reo di
morte chi bestemmia contro Cesare, quest'uomo ha bestemmiato contro
Dio". [3] Angoscia di Pilato. Allora il procuratore ordinò che
tutti gli Ebrei uscissero dal pretorio, chiamò a sé Gesù e gli disse:
"Che debbo fare io di te?". Gesù gli rispose: "Fa' come ti
è stato dato!". Pilato gli rispose: "Come è stato dato?".
"Mosè e i profeti predissero la mia morte e la mia risurrezione",
disse Gesù. Degli Ebrei che si erano nascosti, udirono e dissero a
Pilato: "Hai bisogno ancora di udire un'altra bestemmia?".
"Se questa parola è blasfema", disse Pilato, "prendetelo per
questa sua bestemmia, portatelo nella vostra sinagoga e giudicatelo secondo
la vostra legge". Gli Ebrei risposero a Pilato: "Nella nostra
legge c'è che se uno pecca contro un altro uomo è reo di quaranta
fustigate, meno una; ma se bestemmia contro Dio, deve essere ucciso con la
lapidazione". [4] Disse loro Pilato: "Prendetelo voi e punitelo a
modo vostro!". "Vogliamo che sia crocifisso", dissero gli
Ebrei. "Non è reo della morte in croce", disse Pilato. [5] Gettando uno sguardo sulla moltitudine degli Ebrei
che stavano là, il procuratore osservò che molti Ebrei piangevano, e
disse: "Non è vero che tutta la moltitudine desidera che sia messo a
morte". Gli anziani degli Ebrei dissero: "Noi e tutta la
moltitudine siamo convenuti qui a questo fine, affinché cioè sia messo a
morte". Pilato domandò agli Ebrei: "Per qual motivo dovrebbe
morire?". Gli Ebrei risposero: "Perché egli si dice Figlio di Dio
e re". [5, 1] Intervento di Nicodemo. Ma un Ebreo di nome
Nicodemo venne davanti al procuratore e gli disse: "Ti prego, o pio,
permettimi di dire poche parole". Pilato rispose: "Parla
pure!". "Io ho detto agli anziani, ai sacerdoti, ai leviti e
a tutta la moltitudine degli Ebrei Ä affermò Nicodemo Ä nella sinagoga:
"Che cosa avete voi contro quest'uomo? Egli ha compiuto molti e
meravigliosi segni che mai alcun uomo ha fatto né farà. Lasciatelo solo e
non accampate alcuna malignità contro di lui. Se i segni da lui compiuti
provengono da Dio, resisteranno, ma se provengono dagli uomini, si
elimineranno. Mosè quando fu mandato da Dio in Egitto fece molti segni che
Dio gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone, re d'Egitto; vi erano
degli uomini servi del faraone, Jamne e Jambre, che fecero non pochi dei
suoi segni operati sicché gli Egiziani ritennero Jamne e Jambre come dèi.
Ma siccome i segni da essi compiuti non erano da Dio, essi perirono e così
pure quanti credevano in loro. Ed ora, lasciate andare libero quest'uomo:
egli, infatti, non è reo di morte"". [2] Gli Ebrei dissero a Nicodemo: "Tu sei diventato
suo discepolo, e perciò parli in suo favore". "Anche il
procuratore, Ä rispose Nicodemo, Ä è diventato suo discepolo, per il
fatto che parla in suo favore? Non è forse Cesare che l'ha posto nella sua
dignità?". Gli Ebrei diventarono furibondi e digrignavano i denti
contro Nicodemo. "Perché siete furibondi e digrignate i denti contro
di lui?", domandò Pilato, "perché avete udito la verità?". Gli Ebrei dissero a Nicodemo: "Prenditi la sua verità
ed entra nella sua sequela!". "Amen, Amen Ä rispose Nicodemo Ä
mi avvenga ciò che voi avete detto!". [6, 1] Testimonianza di un paralitico. Ed ecco che un
altro Ebreo si fece avanti e domandò di poter dire una parola al
procuratore. Il procuratore gli disse: "Se hai qualcosa da dire,
parla!". L'Ebreo disse: "Io giacqui trentotto anni su di un letto
in preda a sofferenze; e quando venne Gesù furono da lui guariti molti
indemoniati e afflitti da diverse infermità; qualche giovane ebbe pietà
anche di me, mi prese con il mio letto e mi portò da lui; quando Gesù mi
vide ebbe compassione di me e mi disse una parola: "Prendi il tuo letto
e cammina!". Ed io presi il mio letto e camminai". Gli Ebrei
dissero a Pilato: "Domandagli in quale giorno fu guarito". Ed il
guarito spiegò: "Nel giorno di sabato". Gli Ebrei risposero:
"Non ti avevamo noi spiegato che egli guariva e scacciava demoni di
sabato?". [2] Altre testimonianze. Si fece avanti un altro Ebreo e
disse: "Io nacqui cieco. Udivo le parole ma non potevo vedere faccia
d'uomo; al transito di Gesù gridai a voce alta: "Abbi pietà di me, o
figlio di David!". Egli ebbe pietà di me: pose le sue mani sui miei
occhi ed immediatamente acquistai la vista". Si fece avanti un altro Ebreo e disse: "Io ero gobbo
ed egli mi drizzò con una parola". Ed un altro ancora disse: "Ero
lebbroso ed egli mi guarì con una parola". [7, 1] Ed una donna gridando da lontano disse:
"Soffrivo di una perdita di sangue, toccai il lembo del suo manto e il
flusso del mio sangue, del quale soffrivo da dodici anni, si arrestò". Gli Ebrei dissero: "Secondo la nostra legge una
donna non può testimoniare". [8, 1] Ed altri ancora, una moltitudine di uomini e
donne, gridarono ad alta voce, dicendo: "Quest'uomo è un profeta!
Anche i demoni gli sono soggetti!". A costoro che dissero che i demoni gli sono soggetti,
Pilato disse: "Perché non gli sono soggetti anche i vostri
maestri?". Risposero: "Non lo sappiamo". Altri affermarono che egli aveva fatto risorgere dalla
tomba Lazzaro morto da quattro giorni. Allora il procuratore cominciò ad
avere paura e disse a tutta la folla degli Ebrei: "Per qual motivo
volete voi versare sangue innocente?". [9, 1] Ultimi tentativi di Pilato. Chiamati a sé
Nicodemo e i dodici uomini che avevano affermato ch'egli non era nato da
fornicazione, disse loro: "Che debbo fare? Tra il popolo infatti
scoppia una sommossa". Gli risposero: "Non sappiamo. Se la vedano
loro". Pilato chiamò di nuovo tutta la folla degli Ebrei e
disse: "Voi sapete che c'è l'uso che io vi liberi un prigioniero nel
giorno della festa del pane azzimo. Ora, in prigione, ho un condannato per
omicidio, che si chiama Barabba, e questo Gesù che avete di fronte e nel
quale non trovo colpa alcuna. Chi volete che vi liberi?". Ma gridarono:
"Barabba!". "Che devo fare allora di Gesù, detto Cristo?",
domandò Pilato. Gli Ebrei risposero: "Deve essere crocifisso!".
Ma alcuni Ebrei risposero: "Se lasci quest'uomo libero, tu non sei
amico di Cesare! Egli, infatti, si è detto Figlio di Dio e re: tu dunque
vuoi questo re, e non Cesare". [2] Pilato si stizzì e disse agli Ebrei: "Siete
stati sempre un popolo sedizioso e vi siete sempre opposti ai vostri
benefattori". "Quali benefattori?", domandarono gli Ebrei.
"Da quanto ho sentito", disse Pilato, "il vostro Dio vi ha
liberato dalla dura schiavitù dell'Egitto, e vi ha salvato attraverso il
mare quasi fosse terra asciutta, nel deserto vi nutrì con la manna e vi
diede le quaglie, dalla roccia vi diede acqua da bere e vi diede una legge.
In tutto questo voi avete provocato l'ira del vostro Dio: volevate un
vitello di metallo fuso, amareggiaste così il vostro Dio, il quale perciò
voleva annientarvi. Ma Mosè supplicò per voi e così fuggiste alla morte.
Ed ora voi mi accusate di odiare l'imperatore". [3] S'alzò dalla sedia curule per uscire, ma gli Ebrei
gridarono dicendo: "Noi riconosciamo Cesare qual re, e non questo Gesù!
Certo, i magi gli portarono doni dall'Oriente come ad un re, e quando Erode
seppe dai magi che era nato un re, cercò di ucciderlo; saputolo, suo padre
Giuseppe lo prese con la madre e fuggirono in Egitto. Allorché Erode lo
venne a sapere fece strage dei bambini ebrei che erano nati in
Betlemme" [4] Udite queste cose, Pilato ebbe paura. Alla folla che
ancora gridava, ordinò di tacere e domandò: "Questo è dunque il
ricercato da Erode?". Gli Ebrei risposero: "Sì, è proprio
lui!". Pilato allora prese dell'acqua, si lavò le mani davanti
al sole, dicendo: "Sono innocente del sangue di quest'uomo giusto.
Vedetevela voi!". Gli Ebrei gridarono nuovamente: "Il suo sangue
sia su di noi e sui nostri figli!". [5] La sentenza. Pilato allora ordinò che fosse tirato
il velo davanti alla sedia curule, e disse a Gesù: "Il tuo popolo ti
accusa di pretendere il titolo di re. Perciò ho decretato che, in ossequio
alla legge dei pii imperatori, sia prima flagellato e poi sospeso sulla
croce nel giardino dove tu sei stato preso. Disma e Gesta, ambedue
malfattori, saranno crocifissi con te". [10, 1] Gesù in croce tra i malfattori. Gesù uscì dal
pretorio e con lui i due malfattori. Quando giunsero al luogo (stabilito),
lo spogliarono dei suoi abiti, gli misero un perizoma di lino, e posero sul
suo capo una corona di spine e lo crocifissero; appesero con lui anche i due
malfattori. Ma Gesù disse: "Padre, perdona loro perché non
sanno quello che fanno". E i soldati divisero tra loro i suoi abiti. Il popolo se ne stava a guardarlo; i sommi sacerdoti, e
con essi i capi, lo deridevano dicendo: "Egli salvò altri, salvi se
stesso. Se è Figlio di Dio discenda dalla croce". Anche i soldati lo motteggiavano venendo a offrirgli
aceto e fiele, e dicevano: "Se tu sei il re degli Ebrei,
salvati!". Dopo la sentenza, Pilato ordinò che l'accusa fosse
scritta, qual "titolo", in lettere greche, latine ed ebraiche,
secondo l'accusa degli Ebrei, che cioè egli fosse il re degli Ebrei. [2] Uno dei malfattori che erano appesi con lui, gli
disse: "Se tu sei il Cristo, salva te e noi!". Ma Disma gli
rispose rimproverandolo, dicendo: "Non temi Dio, proprio per nulla,
vedendo che ti trovi nella sua stessa condanna? Noi, per la verità,
riceviamo il compenso delle nostre azioni, ma quest'uomo non ha fatto nulla
di male". E disse a Gesù: "Signore, ricordati di me, nel tuo
regno!". Gesù gli rispose: "Amen, Amen, ti dico che oggi tu sarai
con me in paradiso". [11, 1] La morte. Verso l'ora settima, l'oscurità si
estese sulla terra fino all'ora nona, perché il sole si era oscurato. Il
velo del tempio si stracciò in due, e Gesù gridò a gran voce:
"Padre, baddach efchid ruel, che significa: "Nelle tue mani io
affido il mio spirito"". Ciò detto, spirò. Quando il centurione vide l'accaduto, rese gloria a Dio,
dicendo: "Quest'uomo era giusto!". E tutta la folla che era venuta
per vedere, davanti all'accaduto batt‚ il proprio petto e se ne ritornò. [2] Ma il centurione riferì al procuratore quanto era
avvenuto. All'udire ciò, Pilato e sua moglie si rattristarono e non
mangiarono né bevettero per tutto il giorno. Pilato mandò a dire agli
Ebrei: "Avete visto quanto è avvenuto?". Ma essi risposero:
"Ci fu una eclisse di sole, nel modo consueto". [3] Lontano c'erano pure dei conoscenti e delle donne
venute dalla Galilea, che osservavano questi eventi. Un uomo di nome Giuseppe, consigliere della città di
Arimatea, egli pure in attesa del regno di Dio, andò da Pilato e chiese il
corpo di Gesù. Lo tirò giù, l'avvolse in un panno di lino e lo depose in
una tomba scavata nella roccia dove non era stato deposto ancora mai alcuno. [12, 1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Udito
che Giuseppe aveva chiesto il corpo di Gesù, gli Ebrei lo cercarono e con
lui le dodici persone che avevano detto che Gesù non era nato da
fornicazione, Nicodemo e molti altri che si erano presentati a Pilato e
avevano illustrato le sue buone azioni. Ma tutti si erano nascosti, e non videro che Nicodemo,
perché era un capo degli Ebrei. Disse loro Nicodemo: "Com'è che vi
siete radunati nella sinagoga?". Gli Ebrei gli risposero: "Come
hai fatto a entrare nella sinagoga? Tu sei infatti associato con lui e nella
vita futura la sua parte sarà con te". Nicodemo rispose: "Amen,
amen". Così pure Giuseppe venne e disse loro: "Perché
siete irritati verso di me per il fatto che ho chiesto il corpo di Gesù?
Vedete l'ho posto nella mia tomba nuova, dopo averlo avvolto in un panno di
lino, ed ho fatto rotolare la pietra all'ingresso della caverna. Voi non vi
siete comportati bene verso il giusto, giacché non vi siete pentiti quando
l'avete crocifisso, anzi lo avete ancora trapassato con una lancia". [2] Ma gli Ebrei arrestarono Giuseppe e diedero ordine di
mantenerlo sotto buona custodia fino al primo giorno della settimana; e gli
dissero: "Sappi che l'ora non ci permette di agire contro di te, giacché
sta spuntando il sabato, ma sappi che tu non avrai mai l'onore di una tomba:
la tua carne, infatti, sarà gettata agli uccelli del cielo". Rispose Giuseppe: "Questo parlare è simile a quello
del superbo Golia che si erse contro il Dio vivente e il santo David. Giacché
Dio disse, per mezzo del profeta: Mia è la vendetta, io ricompenserò, dice
il Signore. Ed ecco ora, uno che era incirconciso, ma dal cuore circonciso,
prese dell'acqua e si lavò le mani dicendo: "Sono innocente del sangue
di questa persona giusta. Vedetevela voi!". Avete risposto a Pilato:
"Il suo sangue sia su di noi e sui nostri figli". Ed ora io temo
che l'ira di Dio venga su di voi e sui vostri figli, come avete detto". Udite queste parole, gli Ebrei si infuriarono, gli posero
le mani addosso, lo legarono e lo rinchiusero in una camera senza finestre e
alla porta posero delle guardie; e apposero i sigilli alla porta del luogo
ove avevano rinchiuso Giuseppe. [3] Nel sabato, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i
leviti, emanarono una ordinanza affinché, nel primo giorno della settimana,
tutti gli uomini si radunassero nella sinagoga. E tutto il popolo, s'alzò
di buon mattino e, nella sinagoga, tenne consiglio sul genere di morte da
infliggergli. Allorché ebbe luogo il consiglio, ordinarono che egli fosse
introdotto, con grande disonore. Aperta la porta non lo trovarono. Tutto il popolo restò stupito, perché i sigilli erano
intatti e la chiave l'aveva Caifa. E non osarono più mettere le mani su
colui che, davanti a Pilato, aveva parlato in favore di Gesù. [13, 1] Testimonianza delle guardie. Mentre ancora
sedevano nella sinagoga, stupiti a motivo di Giuseppe, giunsero le guardie
che gli Ebrei avevano chiesto a Pilato per custodire il sepolcro di Gesù
affinché i suoi discepoli non andassero a rubarlo, ed annunziarono ai capi
della sinagoga, sacerdoti e leviti, quanto era accaduto. Come fosse avvenuto
un grande terremoto e: "Abbiamo visto un angelo discendere dal cielo,
far rotolare la pietra dall'ingresso della tomba e sedere su di essa, ed era
splendente come la neve e come il lampo. Noi tremammo dal grande spavento e
restammo come morti. Udimmo la voce dell'angelo che parlava con le donne,
che attendevano alla tomba, dicendo: "Non temete! So, infatti, che voi
cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui! Risorse, come disse. Venite a
vedere il luogo dove giaceva il Signore, e andate subito a dire ai suoi
discepoli che egli risorse dai morti, ed è in Galilea"". [2] Gli Ebrei domandarono: "Con quali donne parlò?".
Le guardie risposero: "Non sappiamo chi erano". E gli Ebrei:
"Che ora era?". "La mezzanotte", risposero le guardie. Gli Ebrei domandarono: "E perché non avete preso le
donne?". "A causa della paura, eravamo diventati come morti",
risposero le guardie, "e pensavamo di non rivedere più la luce del
giorno. E come avremmo potuto prenderle?". Gli Ebrei risposero:
"Quant'è vero che il Signore vive, noi non vi crediamo". Le guardie dissero agli Ebrei: "In quell'uomo avete
visto così tanti segni e non credete; come dunque potreste credere a noi?
Avete fatto proprio un giuramento vero "quant'è vero che il Signore
vive", egli infatti vive veramente. Abbiamo udito Ä proseguirono le
guardie Ä che avete rinchiuso quel tale che ha chiesto il corpo di Gesù,
che avete apposto alla porta i sigilli e, quando l'avete riaperta, non
l'avete trovato. Dateci dunque Giuseppe e noi vi daremo Gesù". Gli Ebrei risposero: "Se n'è andato nella sua città".
"Anche Gesù risorse", dissero le guardie, "come abbiamo
udito dall'angelo, ed è in Galilea". [3] All'udire queste parole, gli Ebrei temettero
grandemente e dissero: "Che questo racconto non giunga alle orecchie
del popolo e tutti si rivolgano a Gesù!". Gli Ebrei allora tennero consiglio, ammassarono una
grande somma di denaro e la diedero alle guardie, dicendo: "Dite che
mentre voi dormivate, nella notte, vennero i suoi discepoli e lo rubarono.
Qualora il procuratore udisse questo, gli parleremo noi affinché non
abbiate da preoccuparvi". Ed essi preso (il denaro) fecero come erano
stati istruiti. [14, 1] Gesù sul monte Mamilch. Ma dalla Galilea vennero
a Gerusalemme un sacerdote, Finee, uno scriba, Adas, un levita, Aggeo, ed
annunziarono ai capi della sinagoga, sacerdoti e leviti: "Abbiamo visto
Gesù che sedeva sul monte Mamilch con i suoi discepoli. Egli ordinò ai
suoi discepoli: "Andate in tutto il mondo ed annunziate a tutta la
creazione: chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà
sarà condannato. Questi sono i segni che accompagneranno i credenti: nel
mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano
serpenti, se berranno una bevanda mortifera non farà loro alcun male,
imporranno le mani sui malati e guariranno". E abbiamo visto che mentre
Gesù parlava ancora ai suoi discepoli, fu preso in cielo". [2] Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e i leviti:
"Date gloria al Dio di Israele e confessate davanti a lui se veramente
avete udito e visto queste cose, così come le avete presentate". Gli
annunziatori risposero: "Quant'è vero che vive il Signore, il Dio di
Abramo, Isacco e Giacobbe, noi abbiamo udito questo e abbiamo visto mentre
era preso in cielo". Gli anziani, i sacerdoti e i leviti, risposero:
"Siete venuti ad annunziarci questa novella o siete venuti per
presentare a Dio la vostra preghiera?". "Per presentare a Dio la
nostra preghiera", risposero. Dissero allora gli anziani, i sacerdoti e
i leviti: "Se siete venuti per presentare a Dio la vostra preghiera, a
che scopo queste ciance davanti al popolo?". Il sacerdote Finee, lo scriba Adas e il levita Aggeo
risposero ai capi della sinagoga, ai sacerdoti e leviti: "Se le parole
che abbiamo detto e quanto abbiamo visto sono peccato, eccoci davanti a voi!
Fateci quanto è giusto ai vostri occhi". Essi allora presero la legge e li scongiurarono di non
ripetere mai più ad alcuno queste parole. Poi diedero loro da mangiare e da
bere e li scacciarono dalla città dopo aver loro dato anche del denaro e
tre uomini che li accompagnassero fino in Galilea. E se ne partirono in
pace. [3] Angoscia delle autorità ebraiche. Partiti questi
uomini per la Galilea, si radunarono nella sinagoga i sommi sacerdoti, i
capi della sinagoga e gli anziani, chiusero la porta ed elevarono una grande
lamentazione dicendo: "Perché avvenne questo segno di Israele?".
Ma Anna e Caifa dissero: "Di che vi turbate, che avete da piangere? Non
sapete che i suoi discepoli diedero molto denaro ai custodi del sepolcro e
li ammaestrarono a dire che discese un angelo dal cielo a far rotolare la
pietra dall'ingresso della tomba?". Ma i sacerdoti e gli anziani obiettarono: "Sia pure!
I suoi discepoli rubarono il corpo. Ma come ha fatto la sua anima ad entrare
nel suo corpo sicché ora egli si trova in Galilea?". Incapaci di
rispondere a questo, alla fine con sforzo conclusero: "Noi non dobbiamo
credere agli incirconcisi". [15, 1] Alla ricerca di Gesù sui monti. S'alzò Nicodemo
e stette in mezzo al sinedrio, dicendo: "Dite bene! Non ignorate,
popolo del Signore, gli uomini che vennero dalla Galilea; temono Dio, sono
uomini benestanti, odiano la cupidigia, sono uomini di pace. Sotto
giuramento essi dissero: "Abbiamo visto Gesù sul monte Mamilch con i
suoi discepoli" che insegnava quanto avete udito da loro, ed ancora:
"Lo abbiamo visto mentre era preso in cielo". Nessuno ha domandato
loro in che modo è stato preso. Come ci ha insegnato il libro delle sacre
Scritture, anche Elia fu preso in cielo, Eliseo gridò a gran voce, Elia
gettò il suo manto di montone sopra Eliseo, Eliseo gettò il suo manto di
montone sul Giordano, gli passò sopra e andò a Gerico. I figli del profeta
lo incontrarono e gli dissero: Eliseo, dov'è il tuo signore, Elia? Ed egli
rispose che era stato preso in cielo. Essi domandarono ad Eliseo: Non l'ha
rapito uno spirito e gettato su di una montagna? Prendiamo con noi i nostri
ragazzi e cerchiamolo. Persuasero così Eliseo: partirono con lui e andarono a
cercarlo per tre giorni, ma non lo trovarono; capirono così che era stato
preso. Ed ora ascoltatemi. Mandiamo su di ogni monte di Israele per vedere
se il Cristo è stato rapito da uno spirito e posato su di una
montagna". Questo discorso piacque a tutti; mandarono su di ogni
monte di Israele a cercare Gesù, ma non lo trovarono. Trovarono invece
Giuseppe da Arimatea, ma nessuno osò afferrarlo. [2] Missione a Giuseppe da Arimatea. Ed annunziarono agli
anziani, ai sacerdoti e ai leviti: "Abbiamo percorso ogni montagna di
Israele, e Gesù non lo abbiamo trovato. Abbiamo invece trovato Giuseppe in
Arimatea". Udito ciò su Giuseppe, gioirono e glorificarono il Dio di
Israele. I capi della sinagoga, sacerdoti e leviti, tennero consiglio sul
come incontrarsi con Giuseppe; presero un rotolo di papiro e scrissero a
Giuseppe così: Pace a te! Sappiamo di aver peccato contro Dio e contro te.
Abbiamo pregato il Dio di Israele affinché ti fosse concesso di andare dai
tuoi padri e dai tuoi figli, giacché tutti fummo rattristati allorché,
aperta la porta, non ti abbiamo più trovato. Sappiamo di aver deliberato
contro di te un consiglio maligno, ma il Signore rese vano il nostro
consiglio contro di te, onorevole padre Giuseppe. [3] E da tutto Israele scelsero sette uomini amici di
Giuseppe e che lo stesso Giuseppe riconosceva come amici; ad essi dissero i
capi della sinagoga, sacerdoti e leviti: "Vedete! Se ricevuta la nostra
lettera la leggerà, è segno che verrà da noi. Ma se non la leggerà è
segno che è arrabbiato con noi: salutatelo in pace e ritornate da
noi". Essi benedissero questi uomini e li mandarono. Essi andarono da Giuseppe, lo riverirono e gli dissero:
"Pace a te!". Egli rispose: "Pace a voi e a tutto il popolo
di Israele". Gli diedero il rotolo della lettera; ricevutolo, Giuseppe
lo lesse, baciò la lettera e benedisse Dio, dicendo: "Benedetto il
Signore Dio che ha redento Israele, e li ha trattenuti dallo spargere sangue
innocente! Benedetto il Signore che ha mandato il suo angelo e mi diede
rifugio sotto le sue ali". Imbandì davanti a loro una tavola: essi
mangiarono, bevettero e là si riposarono. [4] Testimonianza di Giuseppe. Di buon mattino si
alzarono e pregarono. Giuseppe sellò la sua asina, andò con essi e
giunsero nella città santa, Gerusalemme. E tutto il popolo andò incontro a
Giuseppe, gridando: "Pace a te, nel tuo ingresso!". Egli rispose a
tutto il popolo: "Pace a voi!". E li baciò. Il popolo pregava con
Giuseppe e alla sua vista restavano stupiti Nicodemo lo ricevette a casa sua; gli fece una grande
festa e invitò Anna e Caifa, gli anziani, i sacerdoti e i leviti a casa
sua, e mangiarono e bevettero allegri con Giuseppe. E inneggiando a Dio,
ognuno se ne ritornò a casa sua. Giuseppe invece rimase in casa di
Nicodemo. [5] Il giorno dopo, era il giorno di preparazione, i capi
della sinagoga, sacerdoti e leviti, s'alzarono di buon mattino e andarono a
casa di Nicodemo. Nicodemo andò loro incontro dicendo: "Pace a
voi!". Essi risposero: "Pace a te e a Giuseppe, a tutta la tua
casa e a tutta la casa di Giuseppe!". E li introdusse in casa sua.
Sedette tutto il sinedrio e Giuseppe sedette tra Anna e Caifa, ma nessuno
osava rivolgergli la parola. "Perché mi avete chiamato?", domandò
Giuseppe. Essi fecero cenno a Nicodemo di parlare lui a Giuseppe. Allora
Nicodemo aprì la bocca e disse a Giuseppe: "Padre, tu sai che i
venerabili maestri, i sacerdoti e i leviti desiderano sapere da te una
cosa". "Domandate", disse Giuseppe. [6] Presa la legge, Anna e Caifa scongiurarono Giuseppe
dicendo: "Da' gloria al Dio di Israele e fa' la tua confessione. Achar,
infatti, scongiurato dal profeta Gesù non pronunciò un giuramento falso,
ma gli annunziò ogni cosa e non gli nascose una sola parola. Anche tu
dunque non nasconderci neppure una parola" E Giuseppe: "Non vi nasconderò una sola
parola". Allora gli dissero: "Siamo profondamente tristi perché
hai chiesto il corpo di Gesù, lo hai avvolto in una sindone pura e lo hai
posto in una tomba. E' per questo che ti avevamo messo in guardina in una
camera senza finestre, la chiudemmo a chiave, apponemmo i sigilli alle porte
e lasciammo delle guardie al luogo ove tu eri rinchiuso; al primo giorno
della settimana, aprimmo, non ti trovammo e ne restammo profondamente
tristi, e lo stupore colpì tutto il popolo di Dio fino a ieri. Or dunque
annunziaci che cosa è avvenuto". [7] Giuseppe rispose: "Nel giorno della
preparazione, dalle ore dieci circa, quando mi avete chiuso, fino a tutto il
sabato, io rimasi là. Nella mezzanotte, mentre stavo su e pregavo, la
camera nella quale mi avete chiuso fu presa ai quattro angoli, sollevata in
alto, ed io vidi con i miei occhi qualcosa come un lampo splendente. Pieno
di paura, caddi a terra. Qualcuno mi afferrò per la mano sollevandomi dal
luogo in cui ero caduto, mentre un umidore, come fosse acqua, mi scorse da
capo a piedi ed un profumo di unguento venne alle mie narici. Egli asciugò
il mio viso, mi baciò e disse: "Non temere, Giuseppe! Apri gli occhi e
vedi chi è colui che parla con te". Alzai lo sguardo e vidi Gesù.
Tremai e ritenevo che si trattasse di un fantasma. Allora recitai i
comandamenti ed egli li recitò con me. Non ignorate che se un fantasma
incontra qualcuno e ode i comandamenti scappa di corsa. Vedendo io che li
recitava con me, gli dissi: "Rabbi Elia!". Ma quello mi rispose:
"Non sono Elia". Gli domandai: "Chi sei dunque,
signore?". Mi rispose: "Io sono Gesù, di cui tu hai chiesto il
corpo da Pilato; mi hai avvolto in una sindone pura, hai posto un sudario
sul mio viso, mi hai messo nella tua tomba nuova e hai arrotolato una grande
pietra alla porta della tomba". [8] Dissi allora al mio interlocutore: "Indicami il
luogo nel quale ti avevo messo". Egli mi trasportò e mi fece vedere il
luogo nel quale l'avevo messo: là giacevano la sindone e il sudario che
avevo posto sul suo viso. E riconobbi che era Gesù. Mi prese per mano e, a
porte chiuse, mi pose in mezzo a casa mia, mi condusse al mio letto e mi
disse: "Pace a te!". Poi mi baciò e disse: "Per quaranta
giorni non uscire di casa tua. Ecco, infatti, ch'io vado in Galilea dai miei
fratelli"". [16, 1] All'udire queste parole di Giuseppe, i capi della
sinagoga, i sacerdoti e i leviti, diventarono come morti, caddero a terra e
digiunarono fino all'ora nona. Poi Nicodemo e Giuseppe confortarono Anna e
Caifa, i sacerdoti e i leviti, dicendo: "Alzatevi, state ritti sui
vostri piedi, assaggiate del pane e sostenete le anime vostre, giacché
domani è il sabato del Signore". Essi si alzarono, pregarono Dio,
mangiarono e bevettero ed ognuno se ne andò a casa sua. [2] Testimonianza di Levi. Nel sabato, i nostri maestri,
sacerdoti e leviti, sedettero indagando l'un l'altro, e dicendo: "Perché
mai venne su di noi quest'ira? Conosciamo, infatti, suo padre e sua
madre". Il maestro Levi, disse: "So che i suoi parenti temono Dio,
adempiono i loro voti e pagano le decime tre volte all'anno. Quando nacque
Gesù i suoi genitori lo portarono in questo luogo ed offrirono a Dio
sacrifici ed olocausti. E quando il grande maestro Simeon lo prese sulle sue
braccia, disse: "Ora congedi il tuo servo, o padrone, in pace, conforme alla tua parola, poiché i miei occhi videro la tua salvezza, da te preparata al cospetto di tutti i popoli, luce per illuminare le nazioni e gloria del tuo popolo Israele". Simeon li benedisse e, rivolto a Maria, sua madre, disse:
"Ti annunzio una lieta notizia a proposito di questo fanciullo!".
Maria domandò: "Lieta, mio signore?". Simeon rispose:
"Lieta! Ecco che costui è posto per la caduta e per la risurrezione di
molti in Israele e per segno contraddetto, e a te stessa una spada trapasserà
l'anima affinché siano svelati i pensieri di molti cuori"". [3] Domandarono al maestro Levi: "E tu come sai
queste cose?". Levi rispose: "Non sapete ch'io ho imparato la
legge da lui?". Il sinedrio gli disse: "Vogliamo vedere tuo
padre". Mandarono a chiamare suo padre. Lo interrogarono ed egli
rispose: "Perché non credete a mio figlio? Il beato e giusto Simeon lo
istruì nella legge". Il sinedrio domandò a rabbi Levi: "E' vera
la parola che hai detto?". Rispose: "E' vera!". Testimonianza di Adas, Finee, Aggeo. Allora i capi della
sinagoga, sacerdoti e leviti dissero tra sé: "Su, mandiamo nella
Galilea dai tre uomini che erano venuti qui a parlarci della sua dottrina e
della sua assunzione, e ci racconteranno come lo abbiano visto
assunto". Questo discorso fu gradito a tutti, e mandarono in
Galilea i tre uomini che prima avevano accompagnato, dicendo loro:
"Dite a rabbi Adas, a rabbi Finee e a rabbi Aggeo: "Pace a voi e a
tutti coloro che sono con voi! Siccome nel sinedrio è sorta una grande
diatriba, noi siamo stati mandati ad invitarvi in questo luogo santo, a
Gerusalemme"". [4] Gli uomini dunque partirono verso la Galilea; li
trovarono seduti in meditazione della legge e li salutarono in pace. Gli
uomini che erano in Galilea dissero a quelli che erano andati da loro:
"Sia pace a tutto Israele!". E poi ancora dissero loro:
"Perché siete venuti?". Gli inviati risposero: "Il sinedrio
vi chiama nella città santa, Gerusalemme". Udendo che erano ricercati dal sinedrio, gli uomini
pregarono Dio e poi si posero a tavola con gli (altri) uomini: mangiarono,
bevettero, si lavarono e partirono in pace per Gerusalemme. [5] Nel giorno seguente, il sinedrio tenne una seduta
nella sinagoga; e li interrogarono, dicendo: "Avete veramente visto Gesù
sedere sul monte Mamilch, mentre ammaestrava i suoi undici apostoli? L'avete
visto mentre era assunto?". Allora gli uomini risposero e dissero:
"L'abbiamo visto mentre egli era assunto, già l'abbiamo
riferito!". [6] "Separateli l'un l'altro Ä disse Anna Ä e
vediamo se il loro parlare concorda". E li divisero l'uno dall'altro. Poi chiamarono prima Adas e gli dissero: "Come hai
visto Gesù mentre era assunto?". "Mentre ancora sedeva sul monte
Mamilch Ä rispose Adas Ä ed ammaestrava i suoi discepoli, abbiamo visto
una nube che coprì con la sua ombra sia lui sia i suoi discepoli. Poi la
nube lo trasportò su in cielo, mentre i suoi discepoli giacevano faccia a
terra". Poi chiamarono il sacerdote Finee ed interrogarono anche
lui dicendo: "Come hai visto Gesù mentre era assunto?" Ed egli
rispose nello stesso modo. Interrogarono ancora Aggeo, e anch'egli rispose nello
stesso modo. [7] Testimonianze del sinedrio. Allora il sinedrio disse:
"Nella legge di Mosè è detto: "Qualsiasi fatto sarà stabilito
sulla parola di due testimoni o sulla parola di tre testimoni"". Il maestro Abutem disse: "Sta scritto nella legge:
"Ed Enoc camminò con Dio e non fu più, poiché Dio lo portò
via"". Il maestro Giairo disse: "Noi abbiamo udito della
morte del santo Mosè, ma non l'abbiamo vista. Sta scritto infatti nella
legge del Signore: "E Mosè morì dalla bocca del Signore, e fino al
giorno d'oggi l'uomo non conosce il suo sepolcro"". Rabbi Levi disse: "Che cosa significa quanto disse
rabbi Simeon allorché vide Gesù: "Ecco, costui è posto per la caduta
e per la risurrezione di molti in Israele e per segno
contraddetto?"". E rabbi Isaac disse: "Nella legge sta scritto:
"Ecco ch'io mando il mio angelo davanti al tuo cospetto, egli camminerà
davanti a te per custodirti su di ogni via buona, poiché su di lui fu
invocato il mio nome"". [8] Conclusione di Anna e Caifa. Allora Anna e Caifa
dissero: "Avete riferito bene quanto è scritto nella legge di Mosè:
"Nessuno vide la morte di' Enoc, e nessuno ha nominato la morte di Mosè". Ma Gesù parlò con Pilato, l'abbiamo visto ricevere
schiaffi e sputi sul suo volto, i soldati lo circondarono con una corona di
spine, fu flagellato, ricevette la condanna da Pilato, fu crocifisso sul
Cranio con due ladri, bevette aceto con fiele, il soldato Longino trafisse
il suo costato con una lancia, il suo corpo fu chiesto dal venerato padre
nostro Giuseppe e, secondo quanto egli afferma, risorse; e i tre maestri
affermano: "Lo abbiamo visto mentre era assunto in cielo". Rabbi
Levi testimoniò le cose dette da rabbi Simeon assicurando: "Ecco,
costui è posto per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e per
segno contraddetto"". Conclusione della sinagoga e del popolo. E tutti i
maestri dissero all'intero popolo del Signore: "Se ciò è venuto da
Dio ed è mirabile ai vostri occhi certamente saprete, o casa di Giacobbe,
che sta scritto: "Maledetto chiunque è appeso ad un legno"; e un
altro testo insegna: "Gli dèi che non hanno fatto il cielo e la terra,
periranno"". I sacerdoti e i leviti dissero l'un l'altro: "Se il
suo ricordo (dura) fino al Sommo, detto Jobel, saprete che prevarrà in
eterno e si susciterà un popolo nuovo". Allora i capi della sinagoga, sacerdoti e leviti,
ammonirono tutto Israele, dicendo: "Maledetta la persona che venera
l'opera della mano di un uomo! Maledetta la persona che venera creature a
lato del Creatore!". E tutto il popolo rispose: "Amen,
Amen!". [9] Tutto il popolo inneggiò al Signore, dicendo:
"Benedetto il Signore che ha dato requie al popolo di Israele, in
conformità di quanto aveva promesso. Non è caduta una sola delle buone
parole che disse a Mosè, suo servo. Il Signore nostro Dio sia con noi come
fu con i padri nostri. Non ci abbandoni e non permetta che noi cessiamo dal
rivolgere a lui il nostro cuore, dal camminare in tutte le sue vie, dal
custodire i suoi comandamenti e gli statuti che egli ha ordinato ai padri
nostri. In quel giorno il Signore sarà re su tutta la terra. Uno sarà il
Signore ed uno il suo nome: Re Signore nostro! Egli ci salverà. Nessuno è
simile a te, Signore. Tu, Signore, sei grande e grande è il tuo nome. Guarisci con la tua potenza, Signore, e saremo guariti.
Salvaci, Signore, e saremo salvi. Noi, infatti, siamo tua parte ed eredità. Il Signore non abbandonerà il suo popolo, per amore del
suo grande nome; giacché il Signore ha iniziato a fare di noi il suo
popolo". E, inneggiando, se ne andarono ognuno a casa sua
glorificando Dio. Poiché sua è la gloria per i secoli dei secoli. Amen.
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VANGELO DI NICODEMO (Memorie di Nicodemo) I Papiro copto di Torino* I MISTERI DEGLI ATTI DEL SALVATORE Gli atti del Salvatore compiuti sotto il preside Ponzio
Pilato Io Ainia, protettore 1, ero ebreo e conoscitore della
legge, ma fui afferrato dalla grazia del Signore e dal suo dono generoso. Conobbi Gesù Cristo dalla sacra Scrittura e mi slanciai
verso di lui, credetti in lui al fine di diventare degno del santo
battesimo. Prima di tutto ho indagato per rintracciare gli atti che in quel
tempo erano stati stesi su nostro Signore Gesù Cristo e pubblicati dagli
Ebrei sotto Ponzio Pilato; e li ho rintracciati in certi scritti che, per
volere del Signore Gesù Cristo, erano stati lasciati in ebraico. Io li ho
tradotti nella lingua dei Greci, sotto il regno dei signori nostri Teodosio,
l'anno 17 del suo consolato, e l'anno 5 di Valentiniano, durante la
indizione nona. Chiunque legge questo libro o lo trascrive in un altro
libro preghi per me, per me piccolo Ainia, affinché Dio mi usi misericordia
per i peccati da me commessi contro di lui. A coloro che leggeranno queste cose e a tutta la loro
casa sia pace per sempre. Amen. L'anno nono di Tiberio Cesare, re dei Romani, quando
Erode era re della Galilea all'inizio del suo diciannovesimo anno, il
venticinque di Paremhot del consolato di Rufo e di Rubellione, l'anno quarto
della duecentoduesima olimpiade, sotto Giuseppe, detto pure Caifa, sommo
sacerdote degli Ebrei, tutte queste cose avvennero sia a nostro Signore Gesù
Cristo sia dopo la sua crocifissione. [1, 1] Accuse delle autorità ebraiche. Nicodemo,
principe degli Ebrei, indagò sulle cose che il sommo sacerdote e gli altri
Ebrei fecero contro il Salvatore. Nicodemo scrisse tutte queste cose in
scritti ebraici, tali e quali erano conservate nel ricordo. Questi sono i
loro nomi: Anna, Caifa, Summis, Dotaim, Gamaliel, Giuda, Levi, Neftali,
Alessandro e Giairo e gli altri Ebrei: tutti costoro andarono da Pilato ad
accusare nostro Signore Gesù Cristo, dicendo: "Noi conosciamo Gesù,
figlio del falegname Giuseppe, generato da Maria; costui dice: io sono
figlio di Dio e sono re. Inoltre, contamina i sabati della legge dei nostri
padri e vuole distruggere la nostra legge". Gli Ebrei dissero ancora:
"La nostra legge ordina di non guarire alcuno nel giorno di sabato. Ma
Gesù, di sabato e in virtù di Beelzebul, principe dei demoni, guarisce gli
storpi, i lebbrosi, i sordi, i muti e chiunque è malato e
indemoniato". [2] Pilato disse loro: "Ma quali sono le sue azioni
malvagie?". Gli Ebrei risposero: "Egli compie queste cose in virtù
di Beelzebul, principe dei demoni, ed a lui è soggetta ogni cosa".
Pilato disse loro: "Uno spirito impuro non scaccia mai via un demone,
bensì il demone viene scacciato nel nome di Dio". Gli Ebrei risposero a Pilato: "Preghiamo la tua
grandezza di farlo comparire al tuo tribunale affinché tu possa ascoltarlo
pubblicamente". Disse loro Pilato: "Ditemi come! Non è decoroso
che un governatore convochi un re in tribunale!". Gli risposero:
"Noi non diciamo che sia re". [3] Il turbante del cursore. Pilato chiamò dunque un
cursore e gli disse: "Conducimi Gesù, ma in modo pacifico". Il
cursore uscì, e quando riconobbe Gesù, l'adorò. Tolse poi dalla testa il
suo turbante, lo stese sulle sue mani, lo pose a terra sotto i piedi di Gesù
e gli disse: "Signore, cammina su questo luogo ed entra, giacché il
governatore ti chiama". Allorché dunque gli Ebrei videro ciò che aveva fatto
questo cursore, alzarono alte grida a Pilato dicendo: "Perché non
l'hai tu convocato per mezzo di un banditore, ma l'hai, al contrario,
onorato con un cursore? Il cursore, infatti, non appena lo vide tolse dalla
testa il suo turbante, lo prese nelle sue mani, lo stese, lo depose per
terra e poi gli disse: cammina sopra!". Pilato chiamò dunque il cursore e gli disse: "Perché
ti sei comportato così?". Il cursore rispose: "Il giorno in cui
tu mi hai mandato a Gerusalemme, da Alessandro, io l'ho visto sopra un
trono, mentre i figli degli Ebrei gridavano e gli rendevano onore tenendo
dei rami nelle loro mani; altri invece stendevano le loro vesti sotto i suoi
piedi, dicendo: "Salvaci, tu che sei nelle altezze! Benedetto colui che
viene nel nome del Signore!"". [4] Gli Ebrei si volsero contro il cursore e gli
gridarono: "I figli degli Ebrei parlavano in lingua ebraica. Come hai
tu potuto sapere nella lingua dei Greci ciò che essi dicevano?". Il
cursore rispose loro: "Ho domandato a un Ebreo: "Che cosa dicono
costoro in questa lingua ebraica?". E questi me lo spiegò". Pilato domandò loro: "Che cosa gridavano in
ebraico?". Risposero: "Essi dicevano osanna". Pilato
domandò: "Che cosa vuole dir osanna?". Gli risposero:
"Osanna vuol dire: salvaci!". Pilato disse loro: "Se voi
stessi testimoniate in favore delle parole degli stranieri, qual peccato ha
commesso il cursore?". Essi tacquero. [5] Gesù e i vessilli romani. Il governatore disse al
cursore: "Esci, e introduci Gesù nella maniera che tu vorrai".
Uscito che fu, il cursore fece di nuovo quanto aveva fatto all'inizio, e
disse a Gesù: "Vieni dentro, mio Signore! Il governatore ti
chiama". Quando Gesù entrò, le facce anteriori dei vessilli si
inchinarono da sole e adorarono Gesù. Allorché gli Ebrei videro il modo
con cui avevano agito le insegne e come le loro facce anteriori avevano
adorato Gesù, gridarono contro gli uomini che le tenevano asserendo che
essi le avevano inchinate. [6] Il governatore disse agli Ebrei: "Non
meravigliatevi del modo in cui le facce anteriori dei vessilli si sono
inchinate da sole e hanno adorato Gesù e non gridate accusando i
vessilliferi asserendo che siano stati loro a inchinarle e a fare loro
adorare Gesù". Gli Ebrei risposero a Pilato: "Noi sappiamo in
qual modo i vessilliferi hanno inchinato i vessilli fino a fare adorare Gesù".
Il governatore chiamò i vessilliferi e disse loro: "E' così che vi
siete comportati?". Risposero a Pilato: "Noi siamo dei gentili e
servitori di templi. Come potremmo adorarlo? E difatti, mentre tenevamo i
vessilli, le loro facce anteriori si sono inchinate da sole per
adorarlo". [7] Pilato disse ai capi della sinagoga e agli anziani
del popolo: "Scegliete voi stessi degli uomini forti e robusti che
vengano dal popolo; afferrino essi i vessilli e così vedremo se le facce
anteriori si inchineranno da sole per adorarlo". Gli anziani degli
Ebrei, presero dodici uomini robusti e fecero in modo che sei afferrassero
un vessillo e sei l'altro vessillo davanti al tribunale del governatore. Pilato disse al cursore: "Conduci fuori Gesù e poi
introducilo nel modo che tu vorrai". [8] Gesù uscì dal pretorio con
il cursore. Il governatore chiamò coloro che avevano tenuto i vessilli
precedentemente e disse loro: "Giuro per la salute di Cesare! Se questa
volta quando entrerà Gesù i vessilli non si inchineranno e non
l'adoreranno, io prenderò la vostra testa". Il governatore ordinò di
fare entrare Gesù per la seconda volta. Il cursore fece come la prima volta
e pregò Gesù di camminare sul turbante della sua testa. Gesù entrò. E
quando entrò, i vessilli s'inchinarono e adorarono Gesù. [2, 1] La moglie di Pilato. Allorché Pilato vide questo,
ebbe timore e cercò di alzarsi dal suo tribunale. Mentre rifletteva su di
questo, sua moglie gli mandò a dire: "Tienti lontano da quest'uomo
giusto! Questa notte, in sogno, io ho sofferto molto a causa sua". Pilato, dunque, chiamò tutti gli Ebrei e disse loro:
"Voi sapete che mia moglie è una persona che ama Dio e propende verso
la parte degli Ebrei". Risposero: "Sì, lo sappiamo". Disse
Pilato: "Ecco che mia moglie mi ha mandato a dire: tienti lontano da
quest'uomo giusto! Questa notte, in sogno, io ho sofferto molto a causa
sua". Gli Ebrei risposero e dissero a Pilato: "Non ti abbiamo
detto, forse, che è un mago? Ecco che ha mandato un sogno a tua
moglie!". [2] Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato dunque
chiamò Gesù e gli disse: "Perché mai costoro ti accusano senza che
tu proferisca parola?". Gesù rispose: "Se non fosse stato
conferito loro il potere, non potrebbero parlare. Ognuno è signore della
propria bocca per proferire il bene o il male. Questi sanno ciò che
fanno!". I sacerdoti ebrei risposero a Gesù: "Che cos'è che noi
sappiamo bene? Sappiamo anzitutto che tu sei stato concepito nell'adulterio;
in secondo luogo sappiamo che la tua nascita ebbe luogo a Betlemme e che per
causa tua fu uccisa quella grande moltitudine di bambini; in terzo luogo
sappiamo che tuo padre è Giuseppe e tua madre Maria. Voi siete andati in
Egitto perché non godevate della fiducia del popolo". [3] La difesa. Alcuni tra gli Ebrei presenti erano
giusti, e dissero: "Sul suo conto noi non affermiamo questo! Giacché
non fu concepito nell'adulterio, ma sappiamo che Giuseppe ricevette la mano
di Maria: dunque non l'hanno concepito nell'adulterio". Agli Ebrei che
pretendevano che Gesù fosse venuto dall'adulterio, Pilato disse: "Sì,
questa è una vostra asserzione, ma non è la verità, come è attestato
proprio ora dai vostri stessi compatrioti che asseriscono essere lei sposata
a suo marito". [4] Anna disse: "O Pilato! Tutt'intera la nostra
moltitudine afferma ch'egli viene dall'adulterio, e tu non ci credi! Quelli
là sono dei proseliti e sono suoi discepoli". Domandò Pilato: "E
che cos'è un proselito?". Risposero gli Ebrei: "E' colui che
nacque tra i Greci e divenne Ebreo in questi giorni". Coloro che avevano asserito che egli non era stato
generato nell'adulterio e cioè Lazzaro, Asterio, Antonio, Giacomo, Ambiai
Samuele, Isacco, Finee, Crispo, Agrippa, Ami e Giuda, tutti costoro dissero
con un'unica voce: "Noi non siamo Greci, ma figli di Ebrei e diciamo la
verità. Infatti, noi eravamo presenti al matrimonio di Giuseppe e
Maria". [5] Pilato chiamò gli uomini che avevano affermato
ch'egli non era stato generato nell'adulterio, e li scongiurò per la salute
di Cesare, dicendo: "Quanto voi avete affermato, e cioè che egli non
è stato generato nell'adulterio, è proprio la verità?". Gli Ebrei
risposero a Pilato: "Abbiamo una legge che ci vieta di giurare, perché
è un peccato. Quelli là, giurino, per la salute di Cesare, che noi non
abbiamo detto la verità, e noi siamo pronti a morire". Pilato disse ad Anna e a Caifa: "Voi non dite la
verità in nulla e non replicate alle parole che proferiscono questi?".
Essi risposero a Pilato: "Sono dunque quei dodici uomini che sono degni
di fede, quelli che asseriscono che egli non è nato nell'adulterio; mentre
a noi, a tutta la nostra moltitudine, che asseriamo ch'egli vi è nato, che
è un mago e che egli ha detto: io sono un re, a noi non si crede?". [6] Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò di
mandare via tutta la moltitudine ad eccezione dei dodici che avevano
testimoniato, asserendo che egli non era un frutto dell'adulterio. Ordinò
di fare mettere da parte Gesù, e domandò loro: "Per qual motivo lo
vogliono fare morire?". Risposero a Pilato: "Ce l'hanno contro di
lui perché guarisce nel giorno di sabato". Esclamò Pilato: "E'
dunque per questa azione buona che lo vogliono fare morire!". [3, 1] Pilato si indignò, uscì dal pretorio e disse
loro: "Mi è testimone il sole, ch'io non trovo neppure un motivo di
accusa contro quest'uomo". Gli Ebrei risposero e dissero al
governatore: "Se non fosse un malfattore, noi non te lo avremmo
consegnato". Rispose Pilato: "Prendetelo voi stessi e giudicatelo
secondo la vostra legge". Gli Ebrei risposero: "A noi è vietato
giudicare gli uomini". Pilato disse: "Dio vi ha ordinato: non
ucciderete. Ma io...". [2] Il regno di Gesù. Pilato entrò nel pretorio, chiamò
Gesù in disparte e gli disse: "Tu sei il re degli Ebrei?".
Rispose Gesù a Pilato: "Tu lo dici da te stesso, oppure l'hanno
affermato altri a mio proposito?". Pilato rispose a Gesù: "Forse
ch'io sono Ebreo? La tua nazione e i sommi sacerdoti ti hanno consegnato a
me". Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo. Se fosse
di questo mondo, i miei servi avrebbero lottato affinché non mi si
consegnasse agli Ebrei. Or dunque il mio regno non è di questo mondo". Pilato domandò a Gesù: "Dunque, sei tu re?".
Gesù rispose a Pilato: "Tu l'hai detto! Io infatti sono stato generato
per questo e per questo motivo sono venuto, affinché chiunque è dalla
verità ascolti la mia voce!". [3] Pilato domandò: "Che cos'è la verità?".
Gesù rispose: "La verità viene dal cielo". Domandò Pilato:
"Non c'è verità sulla terra?". Gesù rispose a Pilato: "Tu
vedi come coloro che posseggono la verità sono giudicati da coloro che
sulla terra posseggono la potenza!". [4, 1] Pilato attesta l'innocenza di Gesù. Dopo queste
cose, Pilato lasciò Gesù all'interno del pretorio, uscì verso gli Ebrei e
disse loro: "Io non trovo alcun motivo di accusa contro di lui".
Gli Ebrei gli risposero: "Costui ha affermato: ho il potere di
distruggere il tempio e di farlo risorgere il terzo giorno". Pilato domandò loro: "Che tempio?". Gli Ebrei
gli risposero: "Quello che Salomone ha edificato nel periodo di
quarantasei anni. Egli infatti ha detto: "Io lo distruggerò e io lo
riedificherò in tre giorni"". [2] Pilato disse loro: "Io sono innocente del sangue
di quest'uomo. Vedetevela voi!". Gli Ebrei gli dissero: "Il suo
sangue sia su di noi e sui nostri figli" Pilato chiamò gli anziani, i sacerdoti, i leviti e disse
loro in segreto: "Non comportatevi così! Giacché non c'è (contro di
lui) alcun capo d'accusa capitale. Non c'è che la vostra accusa a proposito
delle guarigioni e della violazione della legge". I leviti dissero a Pilato: "Quando qualcuno
bestemmia contro Cesare è o no degno di morte?". Pilato rispose:
"E' degno di morte". Gli Ebrei dissero a Pilato: "Se colui
che bestemmia contro Cesare è degno di morte, costui ha bestemmiato contro
Dio". [3] Angoscia di Pilato. Il governatore ordinò agli Ebrei
di uscire dal pretorio, poi chiamò Gesù e gli domandò: "Che hai
fatto?". Gesù rispose: "Mosè e i profeti furono i primi ad
annunziare la mia morte e la mia risurrezione". Gli Ebrei stavano attenti e l'ascoltarono proferire
queste cose. Dissero a Pilato: "Che vuoi udire ancora di più enorme di
questa bestemmia?". Pilato rispose agli Ebrei: "Se questa parola
è una bestemmia, prendetelo voi stessi nella vostra sinagoga e giudicatelo
secondo la vostra legge". Gli Ebrei dissero a Pilato: "La nostra legge
afferma: se un uomo pecca contro un uomo è degno di ricevere quaranta colpi
meno uno, ma colui che bestemmia contro Dio viene lapidato" Pilato
rispose: "Prendetevelo voi e fategli quello che vorrete" Gli Ebrei gli dissero: "Noi lo vogliamo
crocifiggere". [4] Mentre Pilato parlava con gli Ebrei e diceva loro:
"Non è degno di essere crocefisso", guardò coloro che stavano
davanti alla moltitudine degli Ebrei e vide un certo numero di persone che
piangevano. E disse: "Non tutta la folla vuole ch'egli muoia". Gli
anziani risposero a Pilato: "Noi tutti e la nostra moltitudine siamo
venuti affinché egli muoia". Pilato domandò agli Ebrei: "Per qual ragione deve
morire?". Gli Ebrei gli risposero: "Lui stesso ha affermato: io
sono il figlio di Dio, io sono re". [5, 1] Intervento di Nicodemo. Un Ebreo dal nome Nicodemo
andò davanti a Pilato. Gli disse: "Ti prego, o pio governatore, di
ordinarmi di dire qualche parola". Pilato gli rispose:
"Dilla!". Nicodemo rispose dicendo: "Agli anziani, ai
sacerdoti, ai leviti e anche a tutta la moltitudine degli Ebrei e alla loro
sinagoga io ho detto: che avete da fare voi con quest'uomo? Ha operato
miracoli e prodigi, prodigi grandi che nessuno ha mai operato fino a oggi e
che nessuno potrà operare in futuro. Lasciatelo, non cercate di fargli del
male. [2] Se questi miracoli sono da Dio, resteranno. Se sono dagli uomini,
si dissiperanno. Giacché Mosè, inviato da Dio in Egitto, ha compiuto
miracoli grandi che Dio gli aveva ordinato di compiere davanti al faraone.
Anche Iamne e Iambre fecero i miracoli di Mosè, ad eccezione di alcuni che
non riuscirono a fare. E gli Egiziani consideravano Iamne e Iambre come dèi,
ma in seguito i miracoli fatti da costoro, che non erano da Dio, perirono
come coloro che credevano in essi. Or dunque che avete da fare voi con
quest'uomo? Egli, infatti, non è degno di morte". [3]Gli Ebrei risposero a Nicodemo: "Tu sei diventato
suo discepolo. E' per questo che parli in suo favore". Nicodemo domandò:
"Forse che il governatore è diventato suo discepolo perché parla in
suo favore? E' forse per questo che Cesare l'ha posto in questo
ufficio?". Gli Ebrei montarono in collera e digrignarono i denti
contro Nicodemo. Allorché Pilato li vide, disse loro: "Perché
digrignate i denti? E' forse perché avete udito la verità?". Gli Ebrei dissero a Nicodemo: "Tu riceverai la parte
di Gesù". Nicodemo rispose: "Amen! Ch'io la riceva come avete
detto!". [4] Testimonianza di un paralitico. Un altro Ebreo prese
coraggio e disse a Pilato: "Ti prego di permettermi una parola".
Il governatore gli rispose: "Dì quello che vuoi". Quello gli parlò
in questi termini: "Io ho passato quarant'anni sdraiato su di un letto
preso da grandi dolori e sofferenze. Quando Gesù venne c'era un buon numero
di indemoniati, di gente affetta da varie malattie, e per opera sua tutti
guarirono. Alcuni giovani ebbero pietà di me. Mi sollevarono coricato sul
letto, e mi portarono da lui. Allorché il Signore mi vide, ebbe pietà di
me e mi disse: "Amico, prendi il tuo letto e vattene". E
all'istante io fui guarito, presi il mio letto e camminai". [5] Gli Ebrei dissero a Pilato: "Domandagli in qual
giorno l'ha guarito". Pilato disse a colui che era stato liberato dalla
sua malattia: "Dì la verità, in qual giorno ti ha guarito?".
Egli rispose: "Un giorno di sabato". Gli Ebrei dissero a Pilato:
"Non è forse come ti abbiamo detto? Guarisce e scaccia pure i demoni
di sabato". [6] Altre testimonianze. Un Ebreo disse: "Io ero
cieco dalla nascita. Udivo la voce, ma non vedevo la figura delle persone; e
quando Gesù passò gridai a gran voce: "Abbi pietà di me, figlio di
David, abbi pietà di me!". Egli stese le sue mani sui miei occhi, e
all'istante io vidi". Un altro prese coraggio verso di lui, e si espresse così:
"Io ero storpio e mi fece diritto con una parola della sua bocca". Ed ecco che un altro prese coraggio. Disse: "Io ero
lebbroso e mi ha purificato". Una donna di nome Veronica da lontano si alzò. Disse:
"Io perdevo sangue; toccai il suo vestito e la sorgente del mio sangue
si arrestò". Gli Ebrei dissero: "Abbiamo per legge che una donna
non può testimoniare o proferire parola". [7] Numerosi altri, sia uomini che donne, gridavano:
"Quest'uomo è un profeta o un Dio. Gli obbediscono gli stessi
demoni". A questi che dicevano: "Gli stessi demoni gli
obbediscono", Pilato domandò: "Perché non gli obbediscono i
vostri dottori?". Essi risposero a Pilato: "Risuscitò dai morti
Lazzaro che era morto e si trovava nella sua tomba". Il governatore ebbe paura. Disse a tutta la moltitudine
degli Ebrei: "Perché volete versare un sangue innocente?". [6, 1] Ultimi tentativi di Pilato. Infine, Pilato chiamò
nuovamente Nicodemo e i dodici uomini che avevano detto ch'egli non era
stato generato nell'adulterio e disse loro: "Che farò io? Il popolo è
in agitazione". Essi gli risposero: "Noi non sappiamo, tocca a
loro decidere". [2] Radunò ancora tutta la moltitudine degli Ebrei e
disse loro: "Sapete che tra voi c'è l'uso che ad ogni festa sia
liberato un prigioniero. Ho in prigione un brigante omicida, di nome
Barabba, e Gesù, che è qui in piedi, nel quale non trovo alcun motivo di
condanna. Chi è quello che voi volete ch'io liberi?". Gli Ebrei
gridarono a gran voce: "Barabba!". Egli domandò: "Che farò
io di Gesù, detto Cristo?". Gli Ebrei risposero:
"Crocifiggilo!". [3] Altri Ebrei dissero: "Tu sei l'amico di Cesare.
Ora egli ha detto: "Io sono figlio di Dio e sono re"". Pilato
salì in collera e disse agli Ebrei: "In ogni tempo, la vostra nazione
è stata ribelle. Voi lottate contro colui che vi fa del bene". [4]Gli Ebrei domandarono a Pilato: "Chi ci ha fatto
del bene?". Pilato rispose: "Da quanto ho inteso, Dio vi ha tratto
dalla terra d'Egitto, da una schiavitù molto dura; il mare divenne allora
per voi una strada come il terreno secco, e nel deserto avete mangiato la
manna e le quaglie. Per dissetarvi estrasse per voi l'acqua da una roccia;
vi diede una legge. E malgrado tutto ciò avete irritato Dio. Dio voleva
distruggervi. Mosè pregò per voi, voi non siete morti e ora proferite del
male contro di me". [5] Pilato si alzò dal suo tribunale. Cercò di
andarsene, ma gli Ebrei gridarono e dissero a Pilato: "Conosciamo il
Cesare come re, ma Gesù non lo conosciamo. I magi, infatti, dall'Oriente
gli hanno portato dei doni come ad un re, e quando Erode seppe dai magi che
era stato generato un re, cercò di farlo morire. Ma avendolo saputo, suo
padre, Giuseppe, prese lui e sua madre e fuggì in Egitto. Erode poi, a
causa di quanto aveva saputo, uccise i bambini ebrei che erano nati in
Betlemme". [6] Udite queste parole pronunciate dagli Ebrei, Pilato
ebbe timore. Impose silenzio alla moltitudine che mandava alte grida e
disse: "E' Costui che era cercato da Erode?". Gli risposero:
"Sì, è lui". Pilato prese allora dell'acqua e si lavò le mani davanti
a tutti dicendo: "Io sono innocente di questo sangue giusto. Vedete
voi". Gli Ebrei gridarono: "Il suo sangue sia su di noi e sui
nostri figli". [7] La sentenza. Allora Pilato ordinò di tirare il velo
del tribunale sul quale era seduto e diede la sentenza in questo tenore:
"Sentenza di Pilato su Gesù. La tua nazione ti accusa come re. E' per
questo ch'io ti condanno. Ordino che prima tu sia flagellato a motivo delle
leggi degli imperatori, e che in seguito tu sia crocifisso nel luogo in cui
sei stato preso, con Dema e Cista, i due ladri presi con te". [7, 1] Gesù in croce tra i ladri. Dopo queste cose, Gesù
uscì dal pretorio con i due ladri. Quando giunse nel luogo designato, lo si
spogliò dei vestiti, lo si cinse di un linteum e si pose sulla sua testa
una corona di spine. Allo stesso modo furono crocifissi i due ladri. Dema
alla sua destra e Cista alla sua sinistra. Gesù disse: "Padre mio, perdona loro. Non sanno ciò
che fanno". [2] I soldati si divisero i suoi vestiti e il popolo restò
in piedi a guardare. I sommi sacerdoti, i capi e il popolo lo deridevano
dicendo: "Colui che ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il
figlio di Dio, da lui scelto". I soldati pure si burlavano di lui; presero coraggio e
innalzarono verso di lui aceto e fiele, dicendo: "Se tu sei il re degli
Ebrei, salva te stesso!". [3] Dopo la condanna, Pilato aveva ordinato di scrivere
il titulus in lettere greche, romane ed ebraiche, in base a ciò che era
stato detto dagli Ebrei, cioè: "Egli è il re degli Ebrei". Uno dei ladri tra i quali era stato crocifisso e il cui
nome era Cista, gli disse: "Se tu sei il Cristo, salva te e noi".
L'altro il cui nome era Dema, gli rispose rimproverandolo e gli disse con
collera: "Non hai tu timore, davanti a Dio? Noi subiamo la stessa sua
condanna; ma noi giustamente, essendoci dovuta per il male che abbiamo
fatto, lui invece non ha fatto alcun male". [4] Quando Dema ebbe terminati i suoi rimproveri a Cista,
questo stesso Dema gridò e disse: "Ricordati di me, mio Signore,
quando sarai nel tuo regno!". Gesù gli rispose: "In verità ti
dico, oggi tu sarai con me nel paradiso". [5] La morte. Era l'ora sesta. In quel giorno si fecero
tenebre su tutta la terra fino all'ora nona; nel momento in cui si oscurò
il sole, il velo del tempio si strappò in due, dall'alto in basso, e Gesù
gridò a gran voce: "Padre mio, rimetto l'anima mia tra le tue
mani". Proferite queste parole, rese il suo spirito. [6] Allorché il decurione vide quanto era accaduto,
diede gloria a Dio e disse: "Veramente, quest'uomo era giusto". E
tutti coloro che erano venuti per vedere ciò che capitava e videro queste
cose, si battevano il petto e se ne ritornavano. [7] Il decurione informò il governatore sugli
avvenimenti. E allorché il governatore e sua moglie ne vennero a conoscenza
si afflissero molto. Quel giorno non mangiarono a causa del loro grande
dispiacere. [8] Infine Pilato mandò a chiamare gli Ebrei. Disse loro:
"Avete visto quanto è avvenuto?". Essi tacquero. [9] Tutti coloro che lo conoscevano, si tennero al largo.
Anche le donne che lo avevano seguito dalla Galilea videro questo. Ecco che un uomo di nome Giuseppe, un levita buono e
giusto che non aveva partecipato al sinedrio né ai consigli tenuti dagli
Ebrei poiché egli era ad Arimatea nell'attesa del regno di Dio, venne a
trovare Pilato, e gli chiese il corpo di Gesù. Quando l'ebbe ricevuto
l'avvolse in un panno molto bianco. Lo depose nella sua tomba tagliata
(nella roccia) nella quale non aveva ancora deposto nessuno. [8, 1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Allorché
gli Ebrei sentirono che Giuseppe aveva preso il corpo di Gesù, lo cercarono
e con lui i dodici uomini che avevano detto che Gesù non era stato
concepito nell'adulterio, tra i quali c'era Nicodemo e un certo numero di
altre persone, volendoli uccidere. Costoro si erano presentati a Pilato e
gli avevano rivelato i miracoli di Gesù. [2] Tutti coloro che erano ricercati dagli Ebrei, si
nascosero. Soltanto Nicodemo non si nascose, poiché era uno dei capi degli
Ebrei. Disse loro: "Come siete entrati nella sinagoga?". Gli
risposero: "Siccome tu tieni per lui, nel secolo futuro la tua parte
sarà con lui". Nicodemo rispose: "Amen, amen!". Anche Giuseppe andò a trovarli e disse: "Perché
siete in collera contro di me? E' forse perché ho chiesto il corpo di Gesù?
Ecco: l'ho posto in una tomba nuova, l'ho avvolto con un panno bianchissimo,
ed ho arrotolato una pietra davanti alla porta della caverna. Voi non avete
compiuto una sola cosa che sia rispettabile verso questo giusto; non vi
siete neppure pentiti d'averlo crocifisso e di averlo trafitto con una
lancia". [3] Gli Ebrei montarono in collera. Si impadronirono di
Giuseppe e ordinarono che fosse custodito fino al giorno dopo. Gli dissero:
"Sappi che non è ora il momento di farti qualcosa giacché domani è
sabato; ricordati, tuttavia, che non permetteremo che tu abbia una
sepoltura: daremo le tue carni agli uccelli del cielo e alle bestie selvagge
della terra". Giuseppe rispose loro: "Questa è una parola
accanita; ma io non ho paura. Ho con me il Dio vivo. Dio ha detto: affidate
il giudizio a me e io farò giustizia, dice il Signore. [4] Avete visto che
ora colui che è circonciso non nella carne ma nel cuore, ha preso
dell'acqua e si è lavato le mani davanti al sole dicendo: "Io sono
puro del sangue di questo giusto". Voi avete visto e avete risposto a
Pilato, dicendo: "Il suo sangue è su di noi e sui nostri figli".
Ed ora io temo che la collera di Dio venga su di voi e sui vostri figli,
come avete detto". All'udire questa parola, gli Ebrei afferrarono Giuseppe e
lo gettarono in un luogo oscuro senza luce e senza finestre. Vi posero a
guardia degli uomini, e sigillarono la porta con il loro sigillo. [5] L'indomani mattina, i capi della sinagoga, i
sacerdoti e i leviti si affrettarono a riunirsi tutti nella sinagoga.
Tennero consiglio per vedere come farlo morire. Allorché il sinedrio fu
seduto, ordinarono di condurlo con disprezzo. Ma quando fu aperta la porta,
Giuseppe non fu trovato. Tutto il popolo alzò grida e si stupì, poiché la porta
era stata trovata chiusa e sigillata con il sigillo e le chiavi erano nella
mano di Caifa. Cessarono dunque dal mettere la mano su coloro che
avevano parlato bene di Gesù davanti a Pilato. [9, 1] Testimonianza delle guardie. Mentre tutto il
popolo sedeva ancora nella sinagoga pieno di stupore per Giuseppe, poiché
non l'avevano trovato, alcuni tra quelli della guardia andarono da loro:
erano quelli cioè che gli Ebrei avevano chiesto a Pilato per fare la
guardia alla tomba di Gesù nel timore che i suoi discepoli venissero a
prenderlo di nascosto. Costoro avvertirono i sommi sacerdoti, i sacerdoti e
i leviti di quanto era accaduto e del terremoto che ebbe luogo mentre essi
vegliavano. [2] "Noi tutti Ä essi proseguirono Ä abbiamo visto
un angelo del Signore che discese dal cielo, fece rotolare la pietra che era
davanti alla porta della caverna e vi si sedette sopra in abiti bianchi come
la neve. Dalla paura, siamo rimasti come morti e udimmo la voce dell'angelo
che parlava con le donne rimaste davanti alla tomba di Gesù. Disse loro:
"Non temete, voi! So chi cercate. Voi cercate Gesù che è stato
crocifisso. E' risorto come aveva detto. Venite e vedrete il luogo ove era
il Signore. Andate e dite ai suoi discepoli che è risorto dai morti, ed
ecco che vi precederà in Galilea. Lo vedrete in quel luogo". Ecco, vi
abbiamo riferito quanto abbiamo visto". [3] Gli Ebrei domandarono: "Chi erano le donne con
le quali parlava l'angelo?". Le guardie risposero: "Non sappiamo
chi erano". Gli Ebrei domandarono: "Che tempo era?". Le
persone di guardia risposero: "La mezzanotte". Gli Ebrei
domandarono: "Perché non vi siete impadroniti di queste donne?".
Le guardie risposero: "Eravamo rimasti come morti a causa della paura.
Non pensavamo di rivedere la luce del giorno. Come avremmo potuto
impadronircene?". Gli Ebrei dissero alle guardie: "Non vi
crediamo". [4] Le guardie dissero agli Ebrei: "In quest'uomo
avete visto tutti quei segni miracolosi e non avete creduto in lui. E voi
credeste a noi? Abbiamo inteso pure un'altra cosa prodigiosa. Colui che ha
domandato il corpo di Gesù, cioè Giuseppe, voi l'avete chiuso in un luogo
tenebroso e dietro di lui avete serrato la porta, l'avete sigillata... dopo
questo avete aperto la porta e non l'avete trovato. Dateci dunque prima
Giuseppe, e poi noi vi daremo Gesù". [5] Gli Ebrei dissero: "Dateci prima Gesù, e poi
noi vi daremo Giuseppe". Le guardie risposero: "Dateci prima
Giuseppe, dopo vi daremo Gesù". Gli Ebrei risposero: "Giuseppe se
n'è andato nella sua città". Le guardie dissero: "Anche Gesù se
ne è andato in Galilea come abbiamo inteso dire dall'angelo che rotolava la
pietra davanti al sepolcro. Diceva: "Egli vi precederà in
Galilea"". [6] Allorché gli Ebrei udirono queste parole, ebbero
timore che fossero divulgate e tutti credessero in Gesù. Tennero dunque un
consiglio. Diedero ai soldati molto denaro dicendo: "Dite: durante la
notte, mentre noi dormivamo, vennero i suoi discepoli e lo presero
furtivamente. Se la notizia giunge davanti al governatore, gli faremo
credere questo e distoglieremo da voi qualsiasi preoccupazione". Essi
allora ricevettero il denaro e fecero come era stato loro insegnato. Tra gli Ebrei, questa parola si divulgò fino al giorno
d'oggi. [10, 1] Gesù sul monte Mabrech. Un sacerdote di nome
Finee, il dottore Adda e il levita Ogia vennero a Gerusalemme, e cercarono i
capi della sinagoga e il popolo degli Ebrei, dicendo: "Abbiamo visto
Gesù e i suoi undici discepoli. Era assiso sulla montagna che si chiama
Mabrech e diceva ai suoi discepoli: "Andate nel mondo intero ed
evangelizzate ogni creatura. Colui che crederà e riceverà il battesimo sarà
salvo. Colui che non crederà sarà condannato al giudizio. [2] Quanto a
voi, miei discepoli, ecco le cose che vi capiteranno nel mio nome:
scaccerete i demoni, parlerete lingue nuove, prenderete serpenti velenosi
nelle vostre mani senza che vi facciano del male; vi si darà a bere delle
bevande mortali per uccidervi, ma nulla vi potrà nuocere; poserete le mani
sui malati e saranno guariti. Tutte le cose che voi domanderete nel mio
nome, le riceverete". Abbiamo inteso Gesù dire queste parole. Dopo di
ciò salì al cielo in una grande e indicibile gloria". [3] Gli Ebrei, i capi della sinagoga, i sacerdoti e i
leviti dissero loro: "Rendete gloria al Dio di Israele e dategli
l'attestazione che avete visto e sentito queste cose". Essi risposero:
"Per la vita del Signore Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe,
queste cose le abbiamo sentite e abbiamo visto lui rapito in cielo". [4] Gli Ebrei dissero loro: "Voi siete dunque venuti
in questo luogo per evangelizzarci queste cose! Tacete! Se siete venuti per
fare preghiera a Dio, allora pregate per domandare perdono dell'insolenza
che avete dimostrato davanti al popolo". Il sacerdote Finee, lo scriba
Adda, e il levita Ogia dissero: "Se queste parole a proposito delle
cose che noi abbiamo inteso e visto sono considerate un peccato, ecco che
noi siamo davanti a voi. Fateci ciò che vi piacerà". [5] Gli Ebrei presero la legge e li fecero giurare di non
ripetere assolutamente a nessuno queste parole. Essi mangiarono. Bevettero.
Furono gettati fuori della sinagoga dopo che fu dato loro del denaro e tre
uomini che li conducessero fuori, nella Galilea. Essi andarono in pace. Angoscia delle autorità ebraiche. Quando questi uomini
andarono in Galilea, gli Ebrei tennero consiglio insieme. Si affliggevano
con grande tristezza, dicendo: "Che cos'è mai questa cosa
straordinaria che è capitata in Israele?". [6] Anna e Caifa dissero: "Perché la vostra anima
è abbattuta in questo modo? Non sono degni di fede; e così neppure i
soldati che hanno detto che un angelo del Signore è disceso e ha rotolato
la pietra davanti alla porta della grotta. Il fatto è invece che i
discepoli hanno dato molto denaro ai soldati e hanno preso il corpo di Gesù.
[7] Sono essi che hanno insegnato la lezione, dicendo: "Dite che un
angelo del Signore è disceso e ha rotolato la pietra davanti alla
tomba". Ignorate forse che non bisogna credere nulla da chi è
incirconciso? Certo, comunque, che hanno ricevuto molto oro anche da noi ed
hanno agito nel modo che abbiamo detto loro". [11, 1] Alla ricerca di Gesù sui monti. Quand'ebbero
proferito queste parole, Nicodemo si alzò in mezzo al sinedrio e si
espresse così: "Voi parlate bene, ma non conoscete gli uomini che sono
discesi dalla Galilea, come essi temano Dio; sono uomini che odiano il
mercanteggiare e odiano l'amore esagerato della ricchezza. Sono uomini
pacifici e sono appunto essi che ci hanno detto, con grandi giuramenti,
queste parole: "Abbiamo visto Gesù assiso sulla montagna di Mabrech
con i suoi discepoli, e insegnava loro le cose che voi avete sentito".
E sono essi che lo videro rapito in cielo. [2] Anche Eliseo gridò e gettò il suo mantello sul
Giordano, lo traversò e andò a Gerico... I figli dei profeti vennero
davanti a lui. Domandarono a Eliseo: dov'è il tuo maestro Elia? Egli
rispose: è stato trasportato in cielo. Domandarono di nuovo a Eliseo: non
sarà forse uno spirito che l'ha rapito e l'ha trasportato su di una
montagna? [3] Su, prendiamo con noi i nostri servi per cercarlo; e
persuasero Eliseo ad accompagnarli: ed egli andò con loro. Lo cercarono per
tre giorni, senza trovarlo. [4] Allora seppero ch'era stato rapito. Ora dunque ascoltatemi e mandate verso ogni montagna di
Israele per vedere, se per caso, uno spirito non abbia preso Gesù e non
l'abbia posato su di una montagna". Questa parola piacque a tutti. Inviarono verso tutte le
montagne di Israele per cercare Gesù. Non lo trovarono. Trovarono però
Giuseppe d'Arimatea. Nessuno di loro osò afferrarlo. Mandarono ad avvertire
gli anziani, i sacerdoti e i leviti in questi termini: "Abbiamo
percorso tutte le montagne di Israele, non abbiamo trovato Gesù, ma abbiamo
trovato Giuseppe d'Arimatea". [5]Missione a Giuseppe d'Arimatea. Quando essi intesero
questo a proposito di Giuseppe, resero gloria al Dio di Israele e tennero
consiglio, sia i capi della sinagoga sia tutta la moltitudine dicendo:
"In che modo ci presenteremo a Giuseppe?". [6] Convennero di prendere un foglio di carta e di
scrivere a Giuseppe in questa maniera: "Pace a te e a tutti coloro che
sono con te! Sappiamo di avere peccato contro Dio per ciò che abbiamo fatto
contro di te. Prega dunque Dio e degnati venire presso i tuoi padri e i tuoi
figli. Noi tutti siamo afflitti per ciò che ti abbiamo fatto. Allorché
abbiamo aperto la porta e non t'abbiamo trovato, abbiamo capito che era un
disegno maligno quello che noi avevamo compiuto. Dio ha fatto svanire il
nostro disegno contro di te, o padre nostro Giuseppe venerato da tutto il
popolo". [7] In tutto il popolo di Israele scelsero sette uomini
amici di Giuseppe e amati dallo stesso Giuseppe. I capi della sinagoga, i
sacerdoti e i leviti dissero loro: "Fate attenzione a questa parola. Se
Giuseppe riceverà la lettera dalle vostre mani per leggerla capirete che
verrà da noi, ma se invece capiterà che riceva la lettera senza leggerla e
si affligge molto, allora abbracciatelo e venite verso di noi". E li
condussero fuori. [8] Gli uomini che venivano dai loro paesi, andarono ad
Arimatea presso Giuseppe. Lo videro. L'adorarono e gli dissero: "Con te
sia la pace!". Egli rispose: "Pace sia a voi e a tutto il popolo
di Israele". Gli diedero la lettera. Egli la serrò contro di sé e
benedisse Dio, dicendo: "Benedetto sia il Signore che ha salvato
Israele e non gli ha permesso di versare un sangue innocente. Benedetto sia
il Signore che ha mandato il suo angelo e mi ha messo al riparo sotto le sue
ali". Li abbracciò, li baciò e apparecchiò loro la tavola.
Essi mangiarono, bevettero e dormirono da lui. [9] Testimonianza di Giuseppe. All'indomani, alla prima
ora, Giuseppe bardò la sua asina e partì con gli uomini. Quando giunsero
alla città santa di Gerusalemme, tutto Israele venne davanti a Giuseppe,
mandando grida e dicendo: "Pace al tuo ingresso!". Giuseppe disse
a tutto il popolo: "Pace a voi". L'intero popolo abbracciò
Giuseppe, meravigliato di vederlo. [10] L'accolse presso di sé Nicodemo. Lo ricevette in
casa sua e fece per lui un grande banchetto. Ordinò di invitare anche Anna
e Caifa e gli anziani affinché venissero in casa sua. Essi vennero, si
rallegrarono e mangiarono e bevettero con Giuseppe. Poi ognuno se ne ritornò
a casa propria. Giuseppe restò nella casa di Nicodemo. [12, 1] L'indomani, i sommi sacerdoti, i sacerdoti e i
leviti si affrettarono ad andare nella casa di Nicodemo. Egli si presentò
davanti a loro e disse: "Pace a voi!". Gli risposero: "Pace a
te, a Giuseppe, a tutta la tua casa e a quella di Giuseppe". Entrarono
in casa sua. Il sinedrio tutto intero si sedette, e Giuseppe si assise in
mezzo a loro. Giuseppe si assise in mezzo ad Anna e Caifa e nessuno osò
dirgli una parola. [2] Giuseppe disse loro: "Qual è il soggetto a
proposito del quale mi avete mandato a chiamare?". Essi fecero segno a
Nicodemo di parlare a Giuseppe. Nicodemo parlò a Giuseppe così:
"Nostro padre Giuseppe, venerato da tutto il popolo, tu sai che i più
venerabili tra gli scribi, i sacerdoti e i leviti anelano di udire una
parola da te". Giuseppe disse: "Interrogate su ciò che
desiderate". [3] Anna e Caifa presero la legge. E fecero giurare
Giuseppe dicendogli: "Rendi gloria al Dio di Israele e fagli la
confessione della verità. E' stato scongiurato anche Achar e non ha giurato
menzogne, ma ha detto la verità senza nascondere una sola parola. Anche tu,
non nasconderci nulla, neppure una parola". Giuseppe rispose: "Io
non vi nascondo nulla". Gli dissero: "Noi siamo rimasti molto rattristati
perché tu hai chiesto il corpo di Gesù, l'hai avvolto in un sudario molto
bianco e l'hai deposto nella tua tomba nuova. [4] A causa di ciò ti abbiamo
rinchiuso in una casa che non aveva finestre, per vegliare su di te, abbiamo
chiuso la porta a chiave e abbiamo posto i sigilli, nonché le guardie per
vigilare sulla casa nella quale eri stato rinchiuso. L'indomani abbiamo
aperto la porta e non ti abbiamo visto. Ci siamo rattristati molto e tutto
il popolo del Signore fu preso da stupore fino ad ora. Or dunque spiegaci
quanto è accaduto". [5] Giuseppe disse: "Mi avete imprigionato il sesto
giorno alla decima ora. Io restai chiuso per tutto il sabato. Nel mezzo
della notte ero in piedi a pregare. La casa nella quale mi avevate chiuso fu
sospesa per aria ai quattro angoli, e una luce apparve ai miei occhi come un
lampo. In quell'istante fui preso dalla paura e caddi a terra. Nel luogo ove
io ero caduto, qualcuno mi diede la mano, sulla mia testa cadde dell'acqua
discendendo poi in basso fino ai miei piedi, ed un profumo giunse fino alle
mie narici. [6] Colui che mi aveva estratto di là, asciugò la mia
faccia, mi abbracciò e mi disse: "Giuseppe, non temere! Apri i tuoi
occhi e riconosci chi ti parla". Alzai gli occhi, guardai, vidi Gesù,
ed ebbi paura. Pensai che fosse un fantasma e recitai i comandamenti. E lui
pure li recitò con me. Voi non ignorate che quando un fantasma viene a
ingannare qualcuno, viene scacciato, se ne va e l'abbandona a causa dei
comandamenti. Dunque, quando vidi che li recitava con me, io dissi:
"Rabbi Elia!". Egli mi rispose: "Io non sono Elia". Gli
dissi: "Chi dunque sei tu, signore?". Mi rispose: "Io sono
Gesù del quale tu ricevesti il corpo dalla mano di Pilato, l'hai avvolto in
un panno molto bianco, hai messo un sudario sul mio viso, mi hai posto nella
grotta nuova, hai rotolato una grande pietra davanti alla porta della
grotta, e l'hai chiusa". [7] A colui che parlava con me, io dissi: "Mostrami
il luogo ove io ti ho posto". Egli mi prese, mi mostrò il panno e il
sudario ch'io avevo messo sul suo viso, e riconobbi che era Gesù. Mi prese,
mi condusse fuori a casa mia, e, pur restando chiuse le porte, mi fece
mettere sul mio luogo di riposo e mi disse: "Pace e te!". Mi
abbracciò, e disse: "Per quaranta giorni non uscire di casa tua! Io
andrò dai miei fratelli in Galilea"". [13, 1] I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti
allorché sentirono queste parole restarono come delle mummie, caddero a
terra e digiunarono fino all'ora nona. Nicodemo e Giuseppe dissero parole serene ad Anna e
Caifa, ai sacerdoti e ai leviti, ed aggiunsero: "Perseverate dritti sui
vostri piedi, mangiate il pane e sostenete il vostro cuore, poiché domani
è il sabato del Signore". Essi si alzarono. Pregarono Dio, mangiarono,
bevettero, e ognuno andò a casa sua. [2] Testimonianza di Levi. L'indomani, sabato, gli
scribi, i sacerdoti e i leviti sedettero, dicendo: "Che è questa
collera che ci ha colpito? Eppure conosciamo suo padre e sua madre". Lo scriba Levi disse: "Io conosco i suoi genitori:
temevano Dio, non tralasciavano le preghiere, davano le decime tre volte
all'anno. Allorché nacque Gesù, i suoi genitori lo portarono in questo
luogo e offrirono i loro sacrifici e i loro olocausti a Dio. [3] E il gran dottore Simeone lo prese tra le sue braccia
e disse: "Congeda il tuo servo in pace, o Signore, poiché i miei occhi
hanno visto la salvezza che tu hai preparato al cospetto di tutti i popoli
per illuminare gli occhi delle nazioni ed essere la gloria del tuo popolo
Israele". E Simeone li benedisse. Disse a sua madre Maria "A
proposito di questo piccolo, predico che sarà grande, e che è posto per la
caduta e risurrezione di molti in Israele; quanto a te, alla tua anima, c'è
una spada che verrà ad essa affinché si manifestino i pensieri del cuore
di moltissime persone"". [4] Anna e Caifa dissero: "Come hai tu saputo queste
cose?". Lo scriba Levi, rispose: "Ignorate voi ch'io sono stato
ammaestrato nella legge da Simeone?". Gli risposero: "Noi siamo il
sinedrio dei tuoi padri; noi pure vogliamo conoscere". Egli mandò a
cercare suo padre. Allorché giunse suo padre, disse loro: "Perché non
credete a mio figlio Levi? L'ha istruito nella legge il beato e giusto
Simeone". Il sinedrio disse: "La parola che tu hai detto è
verità". [5] Testimonianza di Adda, Finee, Ogia. E i capi della
sinagoga, i sacerdoti e i leviti tennero consiglio insieme. Dissero: "Mandiamo in Galilea a cercare i tre uomini
che sono venuti l'altra volta e ci hanno parlato dell'insegnamento di Gesù
e del modo con cui era stato rapito in cielo, affinché ci dicano come
l'hanno visto trasportato nei cieli". Questa parola piacque a tutti e
mandarono a prendere questi tre uomini dalla Galilea. Quando giunsero, dissero: "Sei tu il rabbi Adda,
siete voi Finee e Ogia? La pace sia con voi e con tutti coloro che sono con
voi. Nel sinedrio ci fu una grande ricerca; sono stati inviati a voi questi
uomini affinché veniate nel luogo santo di Israele". [6] Gli uomini andarono in Galilea. Trovarono costoro
seduti che leggevano la legge; e li abbracciarono in pace. Dissero poi a
coloro che erano venuti da loro: "Sia pace al popolo di Israele! Perché
siete venuti in questo luogo?". Gli inviati risposero: "Il sinedrio vi chiama nella
città santa di Gerusalemme". Quando quegli uomini udirono che erano
ricercati dal sinedrio, ringraziarono Dio, si posero a tavola con gli uomini
che erano venuti a cercarli: mangiarono, bevettero, poi si alzarono e
camminarono con essi, in pace verso Gerusalemme. [7] L'indomani, il sinedrio aveva seduta nella sinagoga.
Interrogarono quelli che erano venuti, dicendo: "In verità, avete voi
visto Gesù sul monte di Mabrech, che ammaestrava i suoi undici discepoli, e
l'avete visto anche quando era rapito in cielo?". Anna disse: "Prendeteli e separateli l'uno
dall'altro, per vedere se la loro parola concorda". Li separarono. Li
posero separati l'uno dall'altro. [8] Chiamarono prima Adda e gli domandarono: "Dì,
come l'hai visto allorché era rapito in cielo?". Adda rispose in
questi termini: "Mentre era ancora assiso sul monte di Mabrech
ammaestrando i suoi discepoli, abbiamo visto una nube luminosa che lo
copriva con i suoi discepoli. Quando Gesù si alzò, la nube lo trasportò
in cielo. I suoi discepoli erano invece stesi a terra e pregavano". Chiamarono il sacerdote Finee. L'interrogarono in questi
termini: "Come l'hai visto allorché era rapito in cielo?". Ed
anche lui disse la stessa parola. Interrogarono Ogia alla stessa maniera, ed egli rispose
ancora la stessa parola. Allora i membri del sinedrio dissero l'un l'altro:
"La legge di Mosè afferma che ogni cosa sarà stabilita dalla bocca di
due o tre testimoni". [14, 1] Testimonianze del sinedrio. Uno degli scribi
prese la parola, e disse: "E' scritto che Enoc fu trasportato e che non
lo si trovò perché era stato trasportato". Anche lo scriba Hierio disse: "Anche della morte di
Mosè abbiamo sentito parlare, ma non l'abbiamo vista, giacché è scritto
nella legge del Signore: "Mosè è morto al cospetto del Signore e
nessuno, fino al giorno d'oggi, ha conosciuto la sua tomba"". [2] Il rabbi Levi si espresse così: "Quando Simeone
vide Gesù, disse: "Ecco che costui è posto per la rovina e per la
risurrezione di una moltitudine in Israele"". Un altro, di nome Isacco, disse: "E' scritto nella
legge: "Ecco ch'io manderò un angelo davanti a te affinché vegli su
di te in tutti i tuoi sentieri, giacché su di te è il mio
nome"". [3] Conclusione di Anna e Caifa. Presero la parola anche
Anna e Caifa, in questi termini: "Avete ricordato in modo esatto le
cose scritte nella legge, cioè: nessuno ha visto la morte di Enoc e nessuno
ha parlato della morte di Elia. Ma Gesù, l'abbiamo visto parlare con
Pilato, l'abbiamo visto allorché era schiaffeggiato, allorché si sputava
sulla sua persona, allorché sulla sua testa era posta una corona di spine e
lo si flagellava. Pilato inoltre ha ordinato che fosse crocifisso nel luogo
del Cranio. [4] Due persone, Dema e Cista, furono appese con lui. Fu
abbeverato di aceto e fiele, il suo petto fu trapassato da una lancia dal
soldato Longino, il nostro venerato padre Giuseppe chiese il suo corpo, ed
egli è risuscitato dai morti come aveva detto secondo quanto hanno riferito
i tre dottori, dicendo: l'abbiamo visto mentre era rapito in cielo. Inoltre,
il rabbi Levi ha testimoniato sulle cose dette da Simeone, cioè:
"Costui è posto per la caduta e per la risurrezione di una moltitudine
in Israele e come un segno contro il quale si combatterà"". [5] Conclusione della sinagoga e del popolo. I dottori,
in mezzo a tutto il popolo del Signore, dissero: "Costui doveva essere
come una persona che suscita stupore davanti ai nostri occhi, ed invece
sappiate, o casa di Giacobbe, che sta scritto: "Maledetto chiunque è
sospeso a un legno". E la Scrittura ci insegna ancora che gli dèi che
non hanno creato il cielo e la terra morranno". I sacerdoti e i leviti dissero l'un l'altro: "Il suo
ricordo durerà fino a Sum e fino al cosiddetto Iobel. Se è così, vedrete
che il suo nome durerà per sempre e lascerà, dopo di sé, un popolo
nuovo". [6] I capi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti
annunziarono al popolo di Israele: "Sia maledetto l'uomo che adora
l'opera della mano degli uomini, sia maledetto colui che adora una creatura
preferendola al Creatore". E tutto il popolo rispose: "Amen, amen,
amen". [7] Tutto il popolo cantò inni al Signore, dicendo:
"Benedetto sia il Signore che ha dato pace al popolo di Israele in
conformità di tutte le parole ch'egli aveva detto. Non cadrà neppure una
sola parola della sua bontà e così sarà di tutte le parole che ha detto
per mezzo di Mosè, suo servitore, di tutte quelle che ci ha detto il
Signore, secondo quanto ha detto ai nostri padri. Non abbandonarci, Signore, non permettere che ci
allontaniamo da te! Fai sì che noi umiliamo il nostro cuore davanti a te,
che camminiamo sulle tue vie, che siamo vigilanti sui tuoi comandamenti. Non
vergogniamoci di abbandonarci a te, Signore. Signore, proteggici! I tuoi giudizi sono sempre davanti a
noi e così le tue verità a proposito delle quali ci hai fatto un obbligo,
come già ai nostri padri. [8] Il Signore è re su tutta la terra, oggi il Signore
rimasto in piedi è uno solo. Il suo nome è: Signore nostro re! E' lui che
ci salverà. Nessuno ti assomiglia, o Signore, tu solo sei grande! E grande
è il tuo nome. [9] Guariscici, Signore, e salvaci, giacché siamo la tua
parte, siamo la tua eredità. Il Signore non abbandonerà il suo popolo, a causa del
suo grande nome. Il Signore ha cominciato a fare di noi il suo
popolo". Terminato quest'inno, ognuno se ne ritornò a casa sua in
pace. Amen. VANGELO DI NICODEMO * (Memorie di Nicodemo) I Recensione latina** PROLOGO Io Enia, protettore, di stirpe ebraica, e seguace della
legge, fui afferrato dalla grazia del Salvatore e dal suo grande dono.
Conobbi Cristo Gesù nella santa Scrittura, a lui mi avvicinai e ho
abbracciato la sua fede per divenire degno del suo santo battesimo. Per prima cosa cercai le memorie scritte in quei tempi a
proposito di nostro Signore Gesù Cristo, pubblicate dagli Ebrei all'epoca
di Ponzio Pilato, e le abbiamo trovate scritte in caratteri ebraici
all'epoca del Signore Gesù Cristo. Io le ho tradotte in lettere etniche
mentre regnavano le eccellenze Teodosio, che compiva il diciassettesimo
consolato, e Valentiniano, quinto console, durante la nona indizione. Voi tutti che leggete questo libro e lo trascrivete in
altri codici, ricordatevi di me Enia, piccolissimo servo del Signore,
affinché egli abbia misericordia di me e perdoni i peccati che io ho
commesso contro di lui. Sia pace a tutti coloro che leggeranno queste cose e a
tutta la loro famiglia, per sempre. Amen. Si era nell'anno decimo ottavo di Tiberio Cesare
imperatore dei Romani e nell'anno decimo ottavo del regno di Erode, figlio
di Erode, re della Galilea, nell'ottava calenda di aprile, cioè il giorno
venticinque del mese di marzo, durante il consolato di Rufino e di
Rubellione, nel quarto anno della olimpiade duecentesimaseconda, sotto il
principato dei sacerdoti degli Ebrei Giuseppe e Caifa. Le cose compiute dai prìncipi dei sacerdoti e dagli
altri Ebrei le ha narrate Nicodemo dopo la croce e la passione del Signore e
lo stesso Nicodemo ha ordinato che fossero scritte in lettere ebraiche. [1, 1] Accuse delle autorità ebraiche. Anna e Caifa,
Summa e Datan, Gamaliel, Giuda, Levi, Neftali, Alessandro e Giairo e tutti
gli altri Ebrei vennero da Pilato accusando il Signore Gesù Cristo di molte
cose e dicendo: "Sappiamo che costui è figlio del falegname Giuseppe
ed è nato da Maria, e dice di essere figlio di Dio e re; non solo, ma viola
il sabato e vuole abrogare la nostra legge paterna". Pilato domanda: "Che cos'è che fa e quale legge
vuole abrogare?". Gli rispondono gli Ebrei: "Abbiamo una legge che
vieta di curare nel giorno di sabato: costui invece, con opere malvagie, di
sabato cura zoppi, gobbi, ciechi, paralitici, lebbrosi e indemoniati". Pilato domanda: "Con quali opere malvagie?".
Gli rispondono: "E' un mago, e caccia i demoni per opera di Belzebub
principe dei demoni e tutti gli sono sottomessi". Pilato dice:
"Questo non è uno scacciare i demoni per opera di uno spirito immondo,
ma per opera del dio Asclepiade". [2] Gli Ebrei gli dissero: "Preghiamo la tua
grandezza di convocarlo in udienza al tuo tribunale". Pilato chiama a sé
gli Ebrei e dice loro: "Ditemi, come posso, io che sono preside, udire
un re?". Gli rispondono: "Noi non affermiamo che egli sia re, è
lui stesso che lo dice". Gesù sul sudario del cursore. Chiamato un cursore,
Pilato gli dice: "In un modo conveniente, sia convocato Gesù". Il
cursore uscì, lo riconobbe, lo adorò, stese a terra il fazzoletto che
portava in mano per asciugare il sudore e gli disse: "Signore, cammina
su di questo ed entra, perché il preside ti chiama". Gli Ebrei,
vedendo quanto aveva fatto il cursore, gridarono contro Pilato, dicendo:
"Perché non l'hai convocato con il banditore invece che con il
cursore? Il cursore, infatti, al vederlo, l'adorò, e stese a terra davanti
a sé il fazzoletto che teneva in mano per asciugare il sudore e gli disse:
"Signore, il preside ti convoca"". [3] Chiamato il cursore, Pilato gli domandò: "Perché
hai fatto questo e hai onorato Gesù detto Cristo?". Gli rispose il
cursore: "Quando mi mandasti in Gerusalemme da Alessandro, lo vidi che
sedeva su di un asino e i ragazzi ebrei che spezzavano i rami di alberi e li
stendevano sul cammino, mentre altri tenevano dei rami in mano, altri
stendevano le loro vesti sul cammino gridando e dicendo: "Salve,
dunque, tu che sei nei luoghi eccelsi! Benedetto colui che viene nel nome
del Signore"". [4] Gli Ebrei gridarono contro il cursore dicendo:
"I ragazzi ebrei gridavano in ebraico, e tu, che sei gentile, come
potevi capire?". Risponde loro il cursore: "Interrogai un Ebreo
dicendo: "Che cos'è che dicono in ebraico?". E quello me lo spiegò".
Pilato domanda loro: "Come gridavano in ebraico?". Gli Ebrei
rispondono: "Osanna negli altissimi". Pilato li interrogò:
"Che cosa significa: Osanna negli altissimi?". Gli rispondono:
"Salva, tu che sei nei luoghi eccelsi!". Disse loro Pilato:
"Se voi stessi attestate le voci e le parole con le quali acclamavano i
ragazzi, che ha fatto di male il cursore?". E tacquero. Gesù e i vessilli romani. Il preside dice al cursore:
"Esci, e introducilo nel modo che tu vorrai". Il cursore, uscito,
fece come prima, e disse a Gesù: "Signore, entra, poiché il preside
ti chiama". [5] Entrato Gesù, i vessilli portati dai vessilliferi
inchinarono da soli le loro cime e adorarono Gesù. Gli Ebrei alla vista dei
vessilli che si erano inchinati e avevano adorato Gesù, gridarono ancor più
contro i vessilliferi. Pilato dice però agli Ebrei: "Non vi
meravigliate che i vessilli si siano inchinati e abbiano adorato Gesù?".
Rispondono gli Ebrei a Pilato: "Noi abbiamo visto come gli uomini che
portano i vessilli si siano inchinati e abbiano adorato Gesù". Il preside, chiamati i vessilliferi, dice loro:
"Perché avete agito così?". Rispondono a Pilato: "Noi siamo
uomini gentili e servi dei templi. Come potevamo adorarlo? E' piuttosto che
mentre noi li tenevamo, le facce dei vessilli si curvarono da sole e lo
adorarono". [6] Pilato dice ai prìncipi della sinagoga e agli
anziani del popolo: "Scegliete voi degli uomini forti e robusti che
tengano i vessilli e vedremo se si inchinano da soli". Gli anziani degli Ebrei presero dodici uomini fortissimi
e robustissimi, fecero tenere loro i vessilli sei a sei e li posero davanti
al tribunale del preside. Pilato dice al cursore: "Manda Gesù fuori
del pretorio, e poi introducilo di nuovo nel modo che vorrai". Uscirono
dunque fuori del pretorio sia Gesù che il cursore. Pilato chiamò coloro
che avevano tenuto le insegne prima e disse loro: "Per la salute del
Cesare, se i vessilli, quando entra Gesù, non si inchineranno, vi amputerò
la testa". E il preside ordinò di introdurre Gesù per la seconda
volta. Il cursore si comportò come prima e supplicò molto Gesù affinché
passasse sopra e camminasse sul suo fazzoletto per asciugare il sudore. Gesù
vi passò sopra ed entrò. All'ingresso di Gesù, i vessilli subito si
inchinarono e adorarono Gesù. [2, 1] La moglie di Pilato. Vedendo questo, Pilato fu
preso dal timore, e volle subito alzarsi dalla sedia curule. Mentre pensava
di alzarsi e andarsene, sua moglie gli mandò a dire: "Non ci sia nulla
tra te e quest'uomo giusto: questa notte, infatti, ho sofferto molto a causa
sua". Radunati gli Ebrei, Pilato disse loro: "Sapete che
mia moglie è devota verso Dio e riguardo al giudaismo simpatizza con
voi". Gli Ebrei gli rispondono: "Così è, lo sappiamo".
Pilato dice loro: "Ecco che mia moglie mi ha mandato a dire: non ci sia
nulla tra te e quest'uomo giusto. Questa notte, infatti, ho sofferto molto a
causa sua". Gli Ebrei risposero a Pilato, dicendo: "Non ti abbiamo
detto, forse, che è un mago? Ecco che ha inviato a tua moglie i fantasmi
dei sogni". [2] Accuse contro Gesù e la sua famiglia. Pilato chiamò
Gesù e gli disse: "Che ne è di ciò che costoro attestano contro di
te? E non rispondi loro nulla?". Gesù rispose: "Se non ne
avessero il potere, non parlerebbero. Ognuno ha la padronanza della sua
bocca per dire cose buone e cose cattive: essi vedranno". [3] Gli anziani degli Ebrei risposero dicendo a Gesù:
"Che cosa abbiamo da vedere noi? Primo, che tu sei nato dalla
fornicazione; secondo, che alla tua nascita in Betlemme è stata fatta
l'esecuzione dei bambini; terzo, che tuo padre Giuseppe e tua madre Maria
fuggirono in Egitto perché non avevano fiducia nel popolo". [4] La difesa. Alcuni degli Ebrei presenti erano benevoli
e dissero: "Noi non affermiamo che egli venga dalla fornicazione, ma
sappiamo che Maria è sposata a Giuseppe e non è nato dalla
fornicazione". Pilato, rivolto agli Ebrei che avevano asserito ch'egli
era (nato) dalla fornicazione, dice: "Questo vostro parlare non è
veritiero, poiché c'è stato il matrimonio, come affermano le stesse
persone della vostra gente". Anna e Caifa dissero a Pilato: "Noi
con tutta una moltitudine affermiamo che è nato dalla fornicazione e che è
un mago: costoro poi sono proseliti e suoi discepoli". Chiamati Anna e Caifa, Pilato domanda loro: "Chi
sono i proseliti?". Gli rispondono: "Coloro che per nascita sono
figli di gentili e ora si sono fatti Ebrei". Coloro che avevano affermato che Gesù non era nato dalla
fornicazione, e cioè Lazzaro e Asterio, Antonio e Giacomo, Anne e Azara,
Samuele e Isacco, Finee e Crispo, Agrippa e Giuda, risposero: "Noi non
siamo nati proseliti, ma siamo figli di Ebrei e diciamo la verità. Infatti
eravamo presenti al matrimonio di Maria". [5] Convocati a sé questi dodici uomini che asserivano
come Gesù non era nato dalla fornicazione, Pilato disse loro: "Vi
scongiuro per la salute del Cesare, ditemi se è vero che Gesù non è nato
dalla fornicazione". Quelli rispondono a Pilato: "Noi abbiamo una
legge che ci vieta di giurare, perché è peccato. Giurino essi, per la
salute del Cesare, che non è come abbiamo detto, e noi saremo rei di
morte". Allora Pilato domandò ad Anna e a Caifa: "Non
rispondete a ciò che attestano costoro?". Anna e Caifa rispondono a
Pilato: "Si crede a questi dodici che non sia nato nella fornicazione.
Mentre tutto il popolo grida che è nato dalla fornicazione, che è mago,
che si dice figlio di Dio e re, e non siamo creduti". [6] Perché si vuole uccidere Gesù. Pilato ordinò di
fare uscire tutta la moltitudine, ad eccezione dei dodici uomini che avevano
detto ch'egli non è nato dalla fornicazione; e ordinò di separare Gesù da
loro. Poi domanda loro Pilato: "Per quale motivo gli Ebrei vogliono
uccidere Gesù?". Gli rispondono: "Gli sono rivali perché
guarisce di sabato". Pilato disse: "Per una buona opera, lo
vogliono uccidere?". Gli rispondono: "Proprio così,
signore". [3, 1] Pieno di ira, Pilato uscì fuori dal pretorio e
dice loro: "Mi è testimone il sole ch'io non trovo in quest'uomo una
sola colpa". Gli Ebrei risposero e dissero al preside: "Se costui
non fosse un malfattore, mai te lo avremmo consegnato". Dice loro
Pilato: "Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge".
Gli ebrei risposero: "A noi non è lecito uccidere alcuno". Dice
loro Pilato: "Dio ha detto a voi di non uccidere alcuno. Disse dunque a
me di uccidere?". [2] Il regno di Gesù. Entrato di nuovo nel pretorio,
Pilato chiamò a sé Gesù segretamente, e gli disse: "Tu sei il re
degli Ebrei?". Gesù rispose a Pilato: "Parli da te, oppure sono
altri che te lo dissero a mio riguardo?". Pilato risponde: "Forse
ch'io sono ebreo? Il tuo popolo e i pontefici ti consegnarono a me; che hai
fatto?". Gesù rispose: "Il mio regno non è di questo mondo. Se
il mio regno fosse di questo mondo, i miei servi certo combatterebbero
affinché non fossi consegnato agli Ebrei. Ma ora il mio regno non è di
qui". [3] Gli disse Pilato: "Dunque sei tu re?". Dice
a lui Gesù: "Tu lo dici perché io sono re. Io, infatti, sono nato così
e per questo sono venuto, per rendere testimonianza alla verità e ognuno
che è dalla verità ascolta la mia voce". Gli dice Pilato: "Che
cos'è la verità?". Gesù risponde: "La verità è dal
cielo". Pilato domanda: "Non c'è verità, in terra?". Gesù
risponde a Pilato: "Osserva come coloro che dicono la verità sono
giudicati da coloro che hanno autorità sulla terra". [4, 1] Pilato attesta l'innocenza di Gesù. Lasciato Gesù
nel pretorio, Pilato uscì fuori dagli Ebrei e dice loro: "Io non trovo
in lui alcuna colpa". Gli Ebrei gli dicono: "Costui disse:
"Posso distruggere questo tempio e in tre giorni
risuscitarlo"". Disse loro Pilato: "Che tempio?". Gli
rispondono gli Ebrei: "Quello che Salomone edificò in quarantasei
anni. E costui parla di distruggerlo e di edificarlo in tre giorni".
Dice loro Pilato: "Io sono innocente del sangue di quest'uomo. Vedrete
voi". Gli Ebrei gli risposero: "Il sangue sopra di noi e sopra i
nostri figli". [2] Chiamati gli anziani, i sacerdoti e i leviti, Pilato
disse loro segretamente: "Non fate così! Mentre voi lo accusate, io
non l'ho trovato degno di morte, né per la guarigione né per la violazione
del sabato". I sacerdoti, i leviti e gli anziani gli dicono: "Dì
un po', se qualcuno bestemmia il Cesare, non è forse degno di morte?".
Risponde Pilato: "E' degno di morte". Gli risposero gli Ebrei:
"Tanto più è degno di morte costui che ha bestemmiato Dio". [3] Angoscia di Pilato. Il preside ordinò che gli Ebrei
uscissero dal pretorio e, chiamato Gesù, gli disse: "Che ti debbo
fare?". Gesù rispose a Pilato: "Come ti è stato dato". E
Pilato. "Come è stato dato?". Rispose Gesù: "Mosè e i
profeti preconizzarono la mia morte e la mia risurrezione". All'udire queste cose, gli Ebrei dicono a Pilato:
"Desideri ancora sentire una bestemmia?". Disse Pilato: "Se
questo parlare è blasfemo, prendetelo voi, conducetelo alla vostra sinagoga
e giudicatelo secondo la vostra legge". Gli Ebrei rispondono a Pilato:
"Nella nostra legge sta scritto: se un uomo peccherà contro un uomo,
è degno di ricevere quaranta fustigate meno una; ma se bestemmierà contro
Dio è degno di essere lapidato". [4] Disse loro Pilato: "Dunque giudicatelo secondo
la vostra legge". Gli dicono gli Ebrei: "Vogliamo che sia
crocifisso". Rispose loro Pilato: "Non è reo di essere
crocifisso". [5] Guardando il circostante popolo ebraico, il preside
vide che molti lacrimavano, e disse: "Non tutta la moltitudine vuole
ch'egli muoia". Gli anziani dicono a Pilato: "E' per questo che
noi e tutta questa moltitudine siamo venuti, affinché muoia". Pilato
disse agli Ebrei: "Che ha fatto per morire?". Quelli gli
risposero: "Ha affermato di essere figlio di Dio e re". [5, 1] Intervento di Nicodemo. Ma un Ebreo, Nicodemo, si
presentò davanti al preside e gli disse: "Ti supplico, misericordioso,
ordinami di dire poche parole". Pilato gli rispose: "Dì!". Nicodemo dice: "Agli anziani, ai sacerdoti, ai
leviti e a tutta la moltitudine degli Ebrei io dissi nella sinagoga: che
avete con quest'uomo? Quest'uomo fa molti segni e molte cose mirabili che
nessun uomo ha mai fatto né può fare. Lasciatelo e non vogliate
comportarvi malamente contro di lui: se i segni che fa sono da Dio,
dureranno; se invece dagli uomini, si dissolveranno. Poiché anche Mosè,
inviato da Dio in Egitto, compì molti segni che Dio gli aveva ordinato di
compiere davanti al faraone, re d'Egitto; c'erano presenti i maghi curatori
Iamne e Mambre, ed anch'essi compirono i segni fatti da Mosè Ä non tutti
però Ä, e gli Egiziani ritennero Iamne e Mambre come dèi: ma i segni
compiuti da costoro non erano da Dio perciò perirono sia essi sia coloro
che avevano ad essi creduto. E ora lasciate quest'uomo: non è, infatti,
degno di morte". [2] Gli Ebrei rispondono a Nicodemo: "Tu sei
diventato suo discepolo e parli in suo favore". Risponde loro Nicodemo:
"Forse che il preside è diventato suo discepolo perché parla in suo
favore? Non l'ha forse costituito Cesare in questa dignità?". Gli Ebrei fremevano e digrignavano i denti contro
Nicodemo Dice loro Pilato: "Perché, all'udire la verità, digrignate i
denti contro di lui?". Gli Ebrei risposero a Nicodemo: "Accetta
pure la sua verità e abbi parte con lui!". Nicodemo rispose:
"Amen, amen, amen! Accetterò come dite". [6, 1] Testimonianza di un paralitico. Balzò fuori un
altro Ebreo a pregare il preside di permettergli una parola. Il preside gli
dice: "Dì quello che vuoi dire". E disse: "Da trentotto anni
io giacevo infermo su di un lettuccio, in un tremendo dolore. E all'arrivo
di Gesù furono da lui guariti molti indemoniati e colpiti da varie infermità.
Alcuni giovani ebbero pietà di me, mi presero sul lettuccio, e mi portarono
davanti a lui. A questa vista, Gesù ebbe pietà di me e mi disse le parole:
"Prendi il tuo lettuccio e cammina". E subito fui guarito. Presi
il mio lettuccio e camminai". Gli Ebrei dissero a Pilato:
"Domandagli in quale giorno fu guarito". Rispose: "Di
sabato". Dicono gli Ebrei: "Non avevamo forse avvertito che
guarisce e scaccia i demoni di sabato?". [2] Altre testimonianze. Un altro Ebreo balzò fuori, e
disse: "Io sono nato cieco. Udivo la voce, ma non vedevo nessuno.
Mentre Gesù passava, gridai a gran voce: "Abbi pietà di me, figlio di
David!". Ed ebbe pietà di me. Pose le sue mani sui miei occhi e subito
vidi". Balzò fuori un altro Ebreo, che disse: "Io ero
gobbo e, con una parola, mi raddrizzò". E un altro disse: "Io ero
lebbroso, e mi guarì con una parola". [7, 1] Così una donna, di nome Veronica, da lontano gridò
al preside: "Da dodici anni avevo un flusso di sangue; toccai un lembo
del suo vestito, e subito il flusso del mio sangue si arrestò". Dissero gli Ebrei: "Abbiamo una legge che vieta alle
donne di testimoniare". [8, 1] Ed altri, una moltitudine di uomini e di donne,
gridarono dicendo: "Quest'uomo è un profeta, e i demoni gli sono
soggetti". A coloro che avevano affermato che i demoni sono soggetti,
Pilato domanda: "E perché non gli sono soggetti i vostri
maestri?". Rispondono a Pilato: "Non sappiamo". Altri
risposero a Pilato: "E' perché suscitò da morte Lazzaro, dopo che da
tre giorni era nella tomba". Udendo queste cose, Pilato ebbe paura e
disse a tutta la moltitudine degli Ebrei: "Perché volete versare
sangue innocente?". [9, 1] Ultimi tentativi di Pilato. Chiamato Nicodemo e i
dodici uomini che avevano affermato che egli non era nato da fornicazione,
Pilato dice loro: "Che debbo fare? Tra il popolo, infatti, c'è
sommossa". Rispondono: "Noi non sappiamo. Vedano loro". Pilato convocò nuovamente la moltitudine degli Ebrei e
disse: "Sapete che presso di voi c'è la consuetudine che per il giorno
degli azimi io vi mandi in libertà un prigioniero. Ho in carcere un
notissimo prigioniero omicida che si chiama Barabba, e Gesù detto Cristo
nel quale non trovo alcun motivo di morte. Chi volete ch'io vi mandi in
libertà?". Tutti gridarono: "Mettici in libertà Barabba". Dice loro Pilato: "Che farò dunque di Gesù, detto
Cristo?". Tutti esclamarono: "Sia crocifisso!". Dissero
ancora gli Ebrei: "Non sei amico di Cesare, se metti questo in libertà:
giacché disse di essere figlio di Dio e re. A meno che tu voglia che sia
lui il re, e non Cesare". [2] Pieno di furore, allora disse loro Pilato: "La
vostra stirpe fu sempre sediziosa e voi foste contrari a coloro che erano
favorevoli a voi". Gli risposero gli Ebrei: "E chi sono coloro che
ci sono favorevoli?". Dice loro Pilato: "Il vostro Dio, che vi ha
tolto dalla dura servitù degli Egiziani, che vi ha condotto fuori
dall'Egitto attraverso il mare come attraverso una terra secca e nel deserto
vi cibò con manna e pernici, e per voi estrasse acqua da una pietra e vi
dissetò, e vi diede una legge: in tutti questi eventi avete irritato il
vostro Dio e vi siete ricercato come dio un vitello di metallo fuso. Avete
esacerbato il vostro Dio, ed egli volle uccidervi. Ma Mosè supplicò in
vostro favore affinché non foste fatti morire. E ora affermate ch'io odio
il re!". [3] E alzatosi dal tribunale, volle uscire fuori. Ma gli
Ebrei gridarono e dissero: "Sappiamo che il re è Cesare e non Gesù.
Anche i magi, infatti, gli offrirono doni come a un re, ma Erode, udito dai
magi che era nato un re, lo volle uccidere. Saputo questo, suo padre,
Giuseppe, prese lui e sua madre, e fuggirono in Egitto. A questa notizia,
Erode uccise i bambini ebrei che erano nati in Betlemme". [4] All'udire queste parole, Pilato ebbe timore e,
ordinato il silenzio tra il popolo che gridava, domandò: "Dunque,
questi è colui che era ricercato da Erode?". Gli risposero: "E'
questo!". Presa dell'acqua, Pilato si lavò le mani davanti al
popolo dicendo: "Io sono innocente del sangue di questo giusto. Vedete
voi". Gli Ebrei gridarono di nuovo, dicendo: "Il suo sangue su di
noi e sui nostri figli!". [5] La sentenza. Poi Pilato ordinò di togliere il velo e
disse a Gesù: "La tua gente ti ha condannato come re. Per questo ho
ordinato che prima tu sia flagellato a motivo degli statuti dell'imperatore,
e poi tu sia crocifisso in croce". [10, 1] Gesù in croce tra i ladroni. Pilato consegnò agli Ebrei Gesù flagellato, affinché
fosse crocifisso, e con lui due ladroni: uno aveva nome Disma, l'altro aveva
nome Gesta. Quando giunsero al luogo, lo spogliarono delle sue vesti, lo
cinsero con un panno di tela e posero sul suo capo una corona di spine.
Appesero con lui i due ladroni: Disma a destra, e Gesta a sinistra. Gesù diceva: "Padre, perdona loro, non sanno,
infatti, quello che fanno". I soldati si divisero i suoi vestiti. E il popolo stava
ad aspettare, mentre i prìncipi dei sacerdoti e i loro giudici lo
deridevano, dicendo tra sé: "Salvò gli altri, ora salvi se stesso; se
è figlio di Dio, discenda dalla croce". I soldati lo schernivano
inchinandosi davanti a lui, offrendogli aceto con fiele, e dicendo: "Se
sei il re degli Ebrei, libera te stesso!". Dopo la sentenza, Pilato aveva ordinato che il titolo
fosse scritto in caratteri ebraici, greci e latini, in base a quanto avevano
detto gli Ebrei: "Questo è il re degli Ebrei". [2] Uno dei ladri appesi, di nome Gesta, gli disse:
"Se tu sei il Cristo libera te stesso e noi". Ma Disma lo pose in
imbarazzo, dicendo: "Neppure tu, che sei in questa sentenza, temi Dio?
Noi, infatti, riceviamo giustamente ed equamente quanto abbiamo fatto. Ma
costui non ha fatto nulla di male". E diceva a Gesù: "Ricordati
di me, Signore, nel tuo regno!". Gesù gli rispose: "Ti dico, in
verità, che oggi sarai con me in paradiso". [11, 1] La morte. Era quasi l'ora sesta, quando apparvero
le tenebre su tutta la terra, si oscurò il sole, e il velo del tempio si
stracciò nel mezzo, allorché Gesù disse a gran voce: "Padre, nelle
tue mani affido il mio spirito". E così dicendo, spirò. Il centurione vedendo quanto era accaduto, glorificò
Dio, esclamando: "Quest'uomo era giusto!". E tutti i popoli
presenti a questo spettacolo, visto l'accaduto, se ne ritornavano percotendo
il loro petto. [2] Il centurione riferì poi al preside quanto era
avvenuto. All'udire questo, il preside e sua moglie furono molto
rattristati; e in quel giorno né mangiarono né bevettero. Convocati gli
Ebrei Pilato disse loro: "Avete visto quanto è avvenuto?".
Risposero al preside: "Avvenne una comune eclisse di sole". [3] Alla vista di queste cose, anche i suoi amici e le
donne che l'avevano seguìto dalla Galilea stavano lontani. Ed ecco un uomo di nome Giuseppe, membro della curia,
uomo buono e giusto, che non acconsentì né ai loro consigli né alle loro
azioni, da Arimatea, città ebrea, anch'egli in attesa del regno di Dio, andò
da Pilato e chiese il corpo di Gesù. E, depostolo dalla croce, lo avvolse
in un lenzuolo pulito e lo pose nel suo sepolcro nuovo nel quale non era
stato posto ancora nessuno. [12, 1] Le autorità contro Giuseppe e Nicodemo. Gli
Ebrei, udito che Giuseppe aveva chiesto il corpo di Gesù, cercavano lui,
quei dodici uomini che avevano affermato che non era nato da fornicazione,
Nicodemo e molti altri che erano stati davanti a Pilato e avevano
manifestato le sue opere buone. Essendo tutti nascosti, apparve loro soltanto Nicodemo,
poiché era principe degli Ebrei, e domanda a essi: "Come siete entrati
nella sinagoga?". Gli Ebrei gli rispondono: "E tu come sei entrato
nella sinagoga, essendo d'accordo con essi? Abbi la sua parte nel secolo
futuro". Disse Nicodemo: "Amen, amen, amen!". Anche Giuseppe, uscito fuori, disse loro: "Perché
vi rattristate contro di me, per il fatto ch'io ho chiesto il corpo di Gesù?
Ecco che l'ho posto nella mia tomba nuova, dopo averlo avvolto in un
lenzuolo mondo, poi ho rotolato la pietra all'ingresso della caverna. Non vi
siete comportati bene verso un giusto, poiché crocifiggendolo e
perforandolo con la lancia non vi siete ricordati quanto è stato profetato
a suo riguardo". [2] Gli Ebrei, dunque, trattennero Giuseppe, ordinarono
di custodirlo, a causa del sabato, e gli dissero: "Sappi che l'ora non
permette che si faccia qualcosa contro di te giacché spunta il sabato.
Sappi però che non sei neppure degno della sepoltura, ma daremo le tue
carni in pasto ai volatili del cielo e alle bestie della terra". Giuseppe rispose loro: "Questo è il parlare superbo
di Golia che bestemmiò il Dio vivo contro il santo David. Ma Dio disse:
"A me la vendetta, io ricompenserò", dice il Signore. Con una
stretta al cuore, Pilato prese dell'acqua e si lavò le mani davanti al
sole, dicendo: "Io sono innocente del sangue di questo giusto; vedrete
voi". Rispondendo a Pilato, avete detto: "Il suo sangue su di noi
e sui nostri figli! Ed ora temo che venga l'ira di Dio su di voi e sui
vostri figli come avete detto". All'udire queste cose, il cuore degli Ebrei si amareggiò
e, preso Giuseppe, lo chiusero in una camera senza finestra, alla porta
misero delle guardie e posero i sigilli alla porta del luogo ove era stato
chiuso Giuseppe. [3] Il sabato mattina fecero un consiglio con i sacerdoti
e i leviti per radunarsi poi tutti dopo il giorno di sabato. Svegliatasi
presto, tutta la moltitudine prese consiglio, nella sinagoga, con quale
morte l'avrebbero ucciso. Durante la seduta ordinarono che, con molte
ingiurie, fosse introdotto; ma, aperta la porta, non lo trovarono. Tutto il
popolo ne fu spaventato e preso da un enorme stupore giacché i sigilli
furono trovati intatti, e le chiavi le aveva Caifa. E non osarono più
mettere le mani su coloro che, davanti a Pilato, avevano parlato in favore
di Gesù. [13, 1] Testimonianza delle guardie. Mentre sedevano
nella sinagoga e altercavano a proposito di Giuseppe, giunsero alcuni dei
custodi che avevano richiesto da Pilato per custodire il sepolcro di Gesù
affinché non venissero a rubarlo i suoi discepoli. E agli archisinagoghi,
ai sacerdoti e leviti annunziarono quanto era accaduto e come avvenne il
grande terremoto, dicendo: "L'angelo del Signore discese dal cielo,
rotolò la pietra dall'ingresso della tomba e sedette su di essa con un
aspetto folgorante e i vestiti come la neve. E dalla paura noi siamo
diventati come morti. E abbiamo udito la voce dell'angelo che parlava alle
donne venute al sepolcro, dicendo: "Non temete, voi! So, infatti, che
cercate Gesù crocifisso. Non è qui! Risorse come aveva detto. Venite a
vedere il luogo dove era stato posto il Signore. E andate subito a dire ai
suoi discepoli che è risorto dai morti, e vi precederà in Galilea, come vi
ha detto"". [2] Gli Ebrei domandano: "A quali donne
parlava?". I soldati rispondono: "Non sappiamo che donne
erano!". Gli Ebrei domandano: "Che ora era?". I custodi
rispondono: "Mezzanotte". Gli Ebrei domandano: "E perché non le avete
prese?". I custodi rispondono: "Dalla paura dell'angelo eravamo
diventati come morti, e più non speravamo di vedere la luce del giorno. E
come potevamo prenderle?". Gli Ebrei dicono: "Viva il Signore Dio!
Non vi crediamo". I custodi risposero agli Ebrei: "In quell'uomo
avete visto tanti miracoli e non avete creduto, come potete credere a noi
che il Signore vive? Infatti, avete giurato proprio bene che il Signore Gesù
Cristo vive!". I custodi dicono ancora agli Ebrei: "Abbiamo
sentito che avete chiuso in carcere Giuseppe che ha chiesto il corpo di Gesù,
che avete posto i sigilli con i vostri anelli, e quando poi avete aperto non
l'avete più trovato. Dateci dunque Giuseppe e noi vi daremo Gesù
Cristo". Gli Ebrei risposero: "Giuseppe è andato ad
Arimatea, la sua città". I custodi dicono agli Ebrei: "E Gesù è
in Galilea, come abbiamo udito dall'angelo". [3] Udendo queste parole, gli Ebrei ebbero una grande
paura e dicevano: "Che non si divulghi questa notizia, e tutti credano
in Gesù!". E gli Ebrei fecero consiglio tra loro: tirarono fuori del
denaro sufficiente e lo diedero ai soldati, dicendo: "Dite:
"Mentre noi dormivamo vennero i suoi discepoli e l'hanno rubato".
Se questo giungerà alle orecchie del preside, noi lo rassicureremo e voi
sarete tranquilli". I soldati, ricevutolo, dissero come era stato loro
intimato dagli Ebrei: e presso tutti si sparsero le loro parole. [14, 1] Gesù sul monte Mambre. Ma un certo sacerdote,
Finee, il maestro Adda e il levita Egia discesero dalla Galilea a
Gerusalemme e riferirono agli archisinagoghi, ai sacerdoti e ai leviti che
avevano visto Gesù seduto e con lui i suoi discepoli sul monte degli Ulivi,
che si chiama Mambre, o Malech, e diceva ai suoi discepoli:
""Andate in tutto il mondo, annunziate a tutte le creature il
vangelo del regno. Colui che crederà e sarà battezzato, sarà salvo; colui
invece che non crederà, sarà condannato. Questi sono i segni che
accompagneranno coloro che credono: nel mio nome scacceranno i demoni,
parleranno lingue nuove, prenderanno i serpenti e se berranno qualcosa di
velenoso non farà loro male, porranno le mani sui malati e
guariranno". Mentre Gesù così parlava ai suoi discepoli, lo abbiamo
visto elevato in cielo" [2] I sacerdoti, i leviti e gli anziani, dicono loro:
"Date gloria al Dio di Israele e confessategli se queste cose che avete
narrato le avete udite e viste". Quelli che avevano riferito, dicono:
"Viva il Signore Dio dei padri nostri, Dio di Abramo, Dio di Isacco e
Dio di Giacobbe! Abbiamo udito e abbiamo visto". Gli Ebrei gli
domandano: "E' per questo che siete venuti a darcene notizia, oppure
siete venuti ad elevare una preghiera a Dio;" Essi risposero:
"Siamo venuti ad elevare una preghiera a Dio". Gli anziani, i prìncipi
dei sacerdoti e i leviti dicono loro: "E se siete venuti ad elevare una
preghiera a Dio, che cosa siete andati mormorando davanti a tutto il popolo
su questa stravaganza?". [3] Il sacerdote Finee, il maestro Adda e il levita Egia
dicono agli archisinagoghi, ai sacerdoti e ai leviti: "Se le parole che
abbiamo detto su quanto abbiamo visto e udito sono un peccato, ecco che
siamo al vostro cospetto: fateci quanto è bene ai vostri occhi". Ed essi, presa la legge, li fecero giurare di non
raccontare più a nessuno quelle cose. Poi diedero loro da mangiare e da
bere, e li cacciarono fuori della città. Dopo aver dato loro del denaro e
tre uomini che li accompagnassero fino in Galilea. [4] Angoscia delle autorità ebraiche. Allora, mentre
quelli salivano nella Galilea, gli Ebrei si consigliarono tra loro, si
chiusero nell'archisinagoga e si avvilivano con furore grande, dicendo:
"Perché accadde questo segno in Israele?". Anna e Caifa dicono:
"Sono tristi le vostre anime? Dobbiamo credere ai soldati che l'angelo
del Signore discese dal cielo e rotolò la pietra dalla porta della tomba? I
suoi discepoli diedero molto oro a quelli che custodivano il sepolcro e
presero Gesù, e li ammaestrarono affinché dicessero: "Dite che un
angelo del Signore discese dal cielo e rotolò la pietra dall'ingresso della
tomba". Ignorate che agli Ebrei non è lecito credere alcuna parola da
stranieri? Quelli stessi che ricevettero da noi oro abbondante, dissero come
abbiamo loro insegnato". [15, 1] Alla ricerca di Gesù sui monti. Ma Nicodemo,
alzatosi, stette in mezzo al consiglio, e disse: "Gli uomini discesi
dalla Galilea non temono forse Dio, non sono uomini di pace, odiatori della
menzogna? Anch'essi raccontarono sotto giuramento di avere visto Gesù sul
monte Mambre che sedeva con i suoi discepoli, che insegnava mentre essi
udivano, e che lo videro elevato in cielo. Nessuno li interrogò sul come è
stato elevato in cielo. Come ci insegna la Scrittura, i Libri Sacri, anche
sant'Elia è stato elevato in cielo: Eliseo gridò a gran voce ed Elia gettò
la sua pelle di pecora sopra Eliseo; a sua volta, Eliseo gettò la sua pelle
di pecora sopra il Giordano e così passò e andò a Gerico. E gli andarono
incontro i figli dei profeti e gli dissero: "Dov'è il tuo signore
Elia?". E rispose: "E' stato elevato in cielo". E dissero a
Eliseo: "Lo ha rapito uno spirito e lo ha gettato su di una montagna?
Prendiamo piuttosto con noi i nostri figli e cerchiamolo". Persuasero Eliseo e andò con loro. Lo cercarono per tre
giorni e tre notti, e non lo trovarono perché è stato elevato. Ed ora,
uomini, ascoltatemi: mandiamo in tutto Israele, che Gesù non sia stato
elevato in qualche luogo e sia stato gettato in una montagna". Questo parlare piacque a tutti. Mandarono dunque in tutte
le montagne di Israele a cercare Gesù, e non lo trovarono. Trovarono invece
Giuseppe d'Arimatea, ma nessuno osò prenderlo. [2]Missione a Giuseppe d'Arimatea. Annunziarono agli
anziani, ai sacerdoti e ai leviti: "Abbiamo girato per tutte le
montagne di Israele e non abbiamo trovato Gesù; abbiamo invece trovato
Giuseppe d'Arimatea". All'udire di Giuseppe, si rallegrarono e diedero
gloria al Dio di Israele. Gli archisinagoghi, i sacerdoti e i leviti tennero
consiglio sul modo con cui mandare da Giuseppe: presero un foglio di carta e
scrissero a Giuseppe. "Pace a te e a tutti i tuoi! Abbiamo compreso di
avere peccato verso Dio e verso te. Hai supplicato il Dio di Israele e ti ha
liberato dalle nostre mani. Degnati ora di venire dai tuoi padri e dai tuoi
figli, poiché siamo terribilmente tristi. Tutti noi ti abbiamo cercato,
dopo che, aperta la porta, non ti avevamo trovato. Sappiamo di avere preso
una cattiva deliberazione contro di te, ma il Signore ha rovesciato la
nostra deliberazione. Sei onorabile da tutto il popolo, o padre
Giuseppe". [3] Da tutte le tribù scelsero sette uomini amici di
Giuseppe, noti anche a lui come amici, e gli archisinagoghi, i sacerdoti e i
leviti dicono loro: "Osservate. Se riceverà la lettera e la leggerà,
certamente verrà con voi da noi; se invece non la leggerà sappiate che
macchina contro di noi: salutatelo e ritornate in pace qui da noi". Li
benedissero e li congedarono. Giunsero in Arimatea da Giuseppe, lo adorarono con la
faccia a terra e gli dissero: "Pace a te e a tutti i tuoi!".
Giuseppe rispose: "Pace a voi e a tutto il popolo di Israele!". E
gli diedero il rotolo della lettera. Giuseppe prese la lettera, la lesse, se
la strinse al petto, benedisse Dio e disse: "Benedetto il Signore Dio
che liberò Israele dallo spargere sangue innocente! Benedetto Dio, che ha
mandato il suo angelo e mi ha coperto con le sue ali". Li baciò,
preparò loro la mensa, mangiarono, bevettero e dormirono. [4] Testimonianza di Giuseppe. Al mattino, quando si
alzarono, Giuseppe preparò la sua asina, andò con loro ed entrarono nella
città santa, Gerusalemme. Tutto il popolo andò incontro a lui acclamando e
dicendo: "Pace al tuo ingresso, padre Giuseppe!". Egli rispose:
"La pace del Signore, a tutto il popolo". E tutti lo baciarono. Pregarono con Giuseppe, e al
vederlo avevano paura. Nicodemo lo ricevette in casa sua, fece un gran convito,
e invitò in casa sua Anna e Caifa, gli anziani, i prìncipi dei sacerdoti e
i leviti. Assieme a Giuseppe scherzarono, mangiarono, bevettero, e
benedissero Dio; ognuno andò poi a casa propria. Mentre Giuseppe rimase con
Nicodemo. [5] Il giorno dopo era la vigilia; i sacerdoti, gli
archisinagoghi e i leviti vegliarono e andarono in casa di Nicodemo. Andò
loro incontro Nicodemo, e disse loro: "Pace a voi!". Gli
risposero: "Pace a te e a Giuseppe, alla tua casa e alla casa di
Giuseppe". Nicodemo li introdusse in casa sua. Vi fu una seduta di
consiglio, e Giuseppe sedette in mezzo tra Anna e Caifa: e nessuno osò dire
parola. Giuseppe disse loro: "Perché mi avete
chiamato?". Essi, con gli occhi, fecero segno a Nicodemo di parlare a
Giuseppe. Aperta la bocca, Nicodemo disse: "Padre Giuseppe, sai che i
venerabili maestri, i sacerdoti e i leviti desiderano udire da te una
parola". Giuseppe disse: "Domandate!". [6] Anna e Caifa, presa la legge, scongiurarono Giuseppe
dicendo: "Da' gloria al Dio di Israele e fa' a lui la confessione di
non nasconderci alcuna cosa". E gli dissero: "Ci ha rattristato
molto che tu abbia chiesto il corpo di Gesù, l'abbia avvolto in un panno
puro e l'abbia posto in una tomba. Per questo ti abbiamo rinchiuso nella
camera ove non c'era alcuna finestra, abbiamo chiuso a chiave e sulla porta
abbiamo posto i sigilli; e, passato il sabato, aperta la porta, non ti
abbiamo trovato. Siamo quindi rattristati molto e lo stupore ha invaso tutto
il popolo di Dio. Perciò sei stato chiamato, ed ora annunziaci quanto è
accaduto". [7] Allora Giuseppe, disse: "Nel giorno della
vigilia, verso l'ora decima, voi mi avete rinchiuso e ivi rimasi per tutto
il sabato. Giunta la mezzanotte, mentre io ero dritto e pregavo, la casa
dove mi avete rinchiuso è stata sospesa ai quattro angoli e passò nei miei
occhi un bagliore di luce. Tremante, caddi a terra. Poi qualcuno mi alzò
dal luogo ove ero caduto, mi inondò con abbondante acqua da capo a piedi,
pose un odore di unguento profumato alle mie narici, con la stessa acqua mi
ha sfregato la faccia come per lavarmi, mi ha baciato e mi ha detto:
"Giuseppe non temere! Apri i tuoi occhi e vedi chi è che ti
parla". Guardai e vidi Gesù; ma, tremante, pensavo trattarsi di un
fantasma. Gli parlai con la preghiera e con i precetti: ma lui recitava con
me. Gli dissi: "Tu sei rabbi Elia?". Mi rispose: "Io non sono
Elia". Dissi: "Chi sei, signore?". Mi rispose: "Io sono
Gesù, il cui corpo tu hai chiesto a Pilato e lo hai avvolto in un panno
puro, e hai messo un sudario sulla mia faccia, e mi hai posto in un sepolcro
nuovo, e hai arrotolato una pietra all'ingresso". [8] Allora dissi a colui che parlava: "Signore,
fammi vedere dove ti ho posto". E mi condusse e mi fece vedere il luogo
ove lo avevo posto, il panno che gli avevo messo e il sudario nel quale
avevo avvolto la sua faccia: e conobbi che era Gesù. Mi prese con la sua
mano e, a porte chiuse, mi pose in mezzo alla mia casa, mi mise sul mio
letto e mi disse: "Pace a te!". Mi baciò e mi disse: "Per
quaranta giorni non uscire da casa tua. Ecco. infatti, che vado in Galilea
dai miei fratelli"". [16, 1] Gli archisinagoghi, i sacerdoti e i leviti,
udendo da Giuseppe queste parole, diventarono come morti, caddero a terra e
digiunarono fino all'ora nona. Giuseppe e Nicodemo li pregarono dicendo:
"Alzatevi e state dritti sui vostri piedi, prendete del pane e
irrobustite le vostre anime, giacché domani è il sabato del Signore".
Si alzarono, pregarono il Signore, mangiarono, bevettero, e ognuno se ne andò
a casa propria. [2] Testimonianza di Levi. Sabato, poi, i maestri e i
dottori sedettero interrogandosi l'un l'altro e dicendo: "Che è
quest'ira che ci sovrasta? Abbiamo, infatti, conosciuto suo padre e sua
madre". Il maestro Levi disse: "Conobbi i suoi genitori. Sono
timorati di Dio, non si allontanano mai dalla preghiera e danno le decime
tre volte l'anno. E quando Gesù nacque, i suoi genitori lo portarono in
questo luogo e offrirono al Signore sacrifici e olocausti. Anche Simeone, il
grande maestro, lo prese tra le sue braccia, dicendo: "Ora congeda in
pace il tuo servo, Signore, secondo la tua parola, giacché i miei occhi
hanno visto la tua salvezza, che hai preparato al cospetto di tutti i
popoli, luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele". E benedisse Maria, sua madre, e disse: "E' su questo
bambino che ti annunzio". Maria rispose: "Bene, o mio
signore?". E Simeone disse: "Bene!". Ed ancora: "Ecco
che costui è posto in Israele in rovina e risurrezione di molti, e in segno
di contraddizione; e una spada trapasserà la tua stessa anima, affinché si
manifestino i pensieri di molti cuori"". [3] Ma gli Ebrei dissero a Levi: "E tu come sai
questo?". Levi rispose: "Non sapete ch'io ho imparato la legge da
lui?". Questi del consiglio gli dissero: "Vogliamo vedere tuo
padre". Interrogarono suo padre e vennero a conoscenza di tutto; ed
egli domandò loro: "Perché non avete creduto a mio figlio? E' il
beato e giusto Simeone che gli ha insegnato la legge". Il consiglio
dice a rabbi Levi: "Le parole che hai detto sono vere". Testimonianza di Adda, Finee, Egia. Gli archisinagoghi, i
prìncipi dei sacerdoti e i leviti deliberarono: "Su, mandiamo in
Galilea da quei tre uomini che vennero qui e raccontarono della sua dottrina
e assunzione, affinché ci riferiscano come l'hanno visto assunto in
cielo". Queste parole furono gradite a tutti. [4] Mandarono allora tre uomini in Galilea, dicendo:
"Andate a dire a rabbi Adda, a rabbi Finee e a rabbi Egia: "Pace a
voi e ai vostri! Nel consiglio sono state compiute molte ricerche su Gesù;
perciò siamo stati inviati ad invitarvi nel luogo santo, in
Gerusalemme"". Gli uomini andarono in Galilea e li trovarono seduti che
meditavano sulla legge. Si salutarono in pace. Essi domandarono: "Perché
siete venuti?". I legati risposero: "Il consiglio vi invita nella
città santa, Gerusalemme". Quegli uomini, udito che erano cercati dal
consiglio, pregarono Dio, sedettero con gli altri uomini e mangiarono e
bevettero con loro. All'indomani, alzatisi, partirono per Gerusalemme, in
pace. [5] Il giorno seguente si tenne consiglio, e li
interrogarono dicendo: "Veramente avete visto Gesù seduto sul monte
Mambre mentre ammaestrava i suoi discepoli e mentre fu assunto in
cielo?". Rispose per primo il maestro Adda: "Sì, l'ho proprio
visto seduto sul monte Mambre che ammaestrava i suoi discepoli; e una nube
luminosa coprì lui e i discepoli con la sua ombra, e poi egli salì in
cielo, mentre i suoi discepoli pregarono con la faccia a terra". [6] Chiamato il sacerdote Finee, interrogarono pure lui
domandando: "Come hai visto Gesù assunto?". Ed egli disse come
l'altro. Chiamarono ancora il terzo, rabbi Egia, e lo
interrogarono: egli rispose come il primo e il secondo. Testimonianza del sinedrio. Quelli che erano in consiglio
dissero: "La legge di Mosè afferma che dalla bocca di due o tre
testimoni è concluso ogni fatto". Il maestro Abude, uno dei dottori, affermò: "Nella
legge sta scritto: "Enoc camminò con Dio e fu trasferito, giacché Dio
lo prese"". Il maestro Giairo disse: "Abbiamo udito della morte
di san Mosè, ma non l'abbiamo visto. Sta scritto, infatti, nella legge del
Signore: "Dalla bocca del Signore Mosè morì, ma nessun uomo conobbe,
fino ad oggi, il suo sepolcro"". Il rabbi Levi disse: "Per quale motivo rabbi Simeone
disse: "Ecco che costui è per la rovina e la risurrezione di molti in
Israele, e in segno di contraddizione?"". Il rabbi Isacco disse: "Nella legge sta scritto:
"Ecco ch'io mando il mio angelo che preceda la tua faccia per
custodirti, sulla buona strada, poiché ho portato il suo nome
nuovo"". [7] Conclusione di Anna e Caifa. Allora Anna e Caifa
dissero: "Avete detto bene che queste cose sono scritte nella legge di
Mosè. Nessuno infatti ha visto la morte di Enoc e nessuno ha ricordato il
sepolcro di san Mosè. Ma Gesù parlò con Pilato, lo abbiamo visto sotto i
flagelli e ricevere sputi sulla faccia; i soldati gli posero una corona di
spine ed ebbe la sentenza da Pilato; poi è stato crocifisso, gli diedero da
bere aceto e fiele, e con lui sono stati crocifissi anche due ladri, e il
soldato Longino gli perforò il costato con la lancia; il suo corpo fu
chiesto dal nostro prezioso padre Giuseppe: poi risorse e, a quanto dicono,
tre maestri lo videro assunto in cielo. E rabbi Levi ha testimoniato quanto
è stato detto dal vecchio Simeone, cioè che è stato posto a rovina e a
risurrezione di molti in Israele, e quale segno di contraddizione". [8] Allora il maestro Dida, disse a tutta l'assemblea:
"Se in Gesù si sono avverate tutte le cose che questi hanno
testimoniato, ciò viene da Dio: non desti meraviglia ai vostri occhi".
I prìncipi della sinagoga, i sacerdoti e i leviti dissero tra loro:
"Nella nostra legge sta scritto: "Il suo nome sarà benedetto nei
secoli; il suo luogo è anteriore al sole e alla luna; in lui saranno
benedette tutte le tribù della terra e tutte le genti lo serviranno; i re
verranno da lontano per adorarlo e magnificarlo"".
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VANGELO DI NICODEMO (Discesa di Gesù agli inferi) II Recensione greca * [1, 1] (17) Invito di Giuseppe. Disse Giuseppe: "E
perché vi stupite che Gesù sia risorto? Ciò non costituisce una
meraviglia; la meraviglia sta invece nel fatto che egli non sia risorto solo
bensì siano risorti anche molti altri morti e siano apparsi, in
Gerusalemme, a parecchie persone. E se finora non conoscete altri, conoscete
almeno Simeon, che ricevette Gesù, e i suoi due figli che ha fatto
risorgere: almeno questi li conoscete. Li abbiamo, infatti, sepolti da poco
tempo, ed ora i loro sepolcri furono visti aperti ed essi sono vivi ed
abitano ad Arimatea". Mandarono allora degli uomini e videro le loro tombe
aperte e vuote. Giuseppe esclamò: "Andiamo a trovarli ad
Arimatea". [2] Due risorti. Sorsero allora i sommi sacerdoti Anna e
Caifa Giuseppe, Nicodemo, Gamaliel ed altri con essi ed andarono ad Arimatea
e trovarono coloro di cui aveva parlato Giuseppe. Fecero dunque una
preghiera, si salutarono l'un l'altro, vennero con essi a Gerusalemme, li
condussero nella sinagoga e sprangarono le porte; poi posero nel mezzo
l'Antico (Testamento) degli Ebrei e i sommi sacerdoti dissero loro:
"Vogliamo che giuriate per il Dio di Israele e per Adonai, e diciate
così la verità sul modo in cui siete risorti e su chi vi ha fatto
risorgere dai morti". [3] Udito ciò, gli uomini che erano risorti si fecero il
segno della croce sul viso e dissero ai sommi sacerdoti: "Dateci carta,
inchiostro e penna!". Allorché furono loro consegnati, essi si
sedettero e scrissero così. [2, 1] (18) Signore Gesù Cristo, risurrezione e vita del
mondo, dacci la grazia di potere parlare della tua risurrezione e delle
meravigliose opere che tu hai compiuto nell'Ade. Abramo, Isaia, Giovanni Battista. Allora abitavamo
nell'Ade con tutti i morti dell'eternità. E nell'ora di mezzanotte in quei
luoghi oscuri sorse e risplendette una luce come quella del sole, ne
restammo tutti illuminati e ci vedemmo l'un l'altro. Subito il nostro padre Abramo e con lui i patriarchi e i
profeti furono ripieni di gioia e dissero l'un l'altro: "Questa luce
viene da un luminare grande". Il profeta Isaia che era là presente disse: "Questa
luce viene dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito santo, come ho profetizzato
quando ero tra i vivi, dicendo: "La terra di Zabulon e la terra di
Neftali, il popolo seduto nelle tenebre, vide una grande luce"". [2] Poi, dal deserto venne là in mezzo un asceta, e i
patriarchi gli domandarono: "Chi sei tu?". Egli rispose: "Io
sono Giovanni, l'ultimo dei profeti, colui che ha appianato le vie del
figlio di Dio ed ha annunziato al popolo la penitenza nella remissione dei
peccati. Venne da me il figlio di Dio e, vedutolo, da lontano, dissi al
popolo: "Ecco l'agnello di Dio che toglie il peccato dal mondo".
Con le mie mani io lo battezzai nel fiume Giordano e vidi, come colomba, lo
Spirito santo discendere su di lui, e udii la voce di Dio Padre che gli
diceva: "Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono
compiaciuto". Per questo mi ha mandato anche da voi per annunziare che
l'unigenito figlio di Dio viene quaggiù affinché chiunque crede in lui sia
salvo, e chiunque non crede sia condannato. Dico quindi a tutti voi di
venerarlo tutti, non appena lo vedrete, giacché a voi, solo ora è concesso
un tempo di penitenza per voi, per gli idoli che avete venerato nel mondo
vano e per i peccati che avete commesso; ed è impossibile che questo capiti
in un altro tempo". [3, 1] (19) Adamo e l'albero della misericordia. Mentre
Giovanni stava così ammaestrando quelli dell'Ade, il primo creato e il
primo padre, Adamo, udì anche lui e disse a suo figlio Set: "Set,
figlio mio, voglio che tu dica ai primi padri e ai profeti dove ti ho
mandato allorché caddi nella malattia di cui morii". Disse allora Set: "Profeti e patriarchi, udite! Mio
padre Adamo, il primo creato, allorché giunse alla fine mi mandò a
compiere una preghiera a Dio, nell'immediata vicinanza della porta del
paradiso affinché fossi condotto da un angelo all'albero della misericordia
per prendere l'olio e ungere mio padre e farlo risorgere dalla sua infermità.
Ed è quanto io feci. Dopo la preghiera venne un angelo del Signore e mi disse:
"Che cosa chiedi, Set? Chiedi l'olio che fa risorgere gli infermi
oppure l'albero dal quale scorre quell'olio per l'infermità di tuo padre?
Ciò ora non si può trovare. Vai dunque e dì a tuo padre che dopo che
saranno compiuti cinquemila e cinquecento anni dalla creazione del mondo,
discenderà sulla terra l'unigenito figlio di Dio fatto uomo: egli lo ungerà
con questo olio e risorgerà; con acqua e Spirito santo monderà sia lui sia
i suoi discendenti e allora guarirà da ogni malattia. Ora però questo è
impossibile"". All'udire questo i patriarchi e i profeti gioirono
moltissimo. [4, 1] (20) Alterco tra Satana e l'Ade. E mentre tutti si
godevano questa gioia, venne Satana, l'erede delle tenebre, e disse all'Ade:
"O tu che divori tutto e sei insaziabile, ascolta le mie parole! Per un
mio artifizio gli Ebrei hanno messo in croce un certo Gesù della stirpe
degli Ebrei; egli chiama se stesso figlio di Dio, ma è un uomo, ed ormai
che è finito è pronto per essere qui rinchiuso. So infatti ch'egli è un
uomo e l'ho udito affermare: "L'anima mia è terribilmente triste fino
alla morte". Nel mondo di sopra, allorché viveva con i mortali, mi ha
fatto molto male. Ovunque trovava dei miei servi, li perseguitava, e quelli
che io avevo reso storpi, ciechi, lebbrosi, zoppi, o simili, li guariva solo
con una parola e diede vita a molti che erano ormai pronti per essere
sepolti, solo con la parola". [2] L'Ade disse: "E' proprio così possente da poter
fare, con la sola parola, cose del genere? E se è così, gli puoi tu
resistere? A me pare che nessuno potrà resistergli. Tu dici di avere udito
che era timoroso della morte: ma egli disse ciò per ridere e giocarsi di
te, volendo afferrarti con mano forte. E guai, guai a te in eterno, per
sempre!". Satana rispose: "O tu che divori tutto e sei
insaziabile, hai tanta paura per quanto hai udito a proposito del comune
nostro nemico? Io non ne ebbi paura, ma lo consegnai in mano agli Ebrei che
lo misero in croce e l'abbeverarono con aceto e fiele. Preparati dunque ad
afferrarlo fortemente allorché verrà". [3] L'Ade rispose: "O erede delle tenebre, figlio
della perdizione, diavolo, tu mi hai detto or ora che, con la sola parola,
egli ha dato la vita a molti che erano ormai pronti per essere sepolti: se
ha liberato altri dal sepolcro, come e con quale forza potrà essere egli
trattenuto presso di noi? In verità, poco tempo addietro io inghiottii un morto di
nome Lazzaro e dopo poco tempo uno di tra i vivi lo strappò dalle mie
viscere con la sola parola. Penso che costui sia quello di cui tu hai
parlato. Temo dunque che se lo riceviamo qui, metteremo in pericolo anche
gli altri. Io ho inghiottito tutti gli uomini fin dall'inizio; ma ecco che
sono agitati, ed io ho male alla pancia. Per me non è un buon segno quel
Lazzaro che mi è stato strappato: egli infatti fuggì da me non come morto,
ma come un'aquila; la terra lo respinse fuori istantaneamente così. Ti
scongiuro, perciò, per tutto ciò che è caro a te e a me, di non condurlo
quaggiù. Penso, infatti, che verrà qua per risuscitare tutti i morti.
Questo ti dico: in verità, per le tenebre che ci circondano, non portarlo
quaggiù se no in me non rimarrà più alcun morto". [5, 1] (21)
Aprite le porte! Mentre Satana e l'Ade parlavano così tra loro, ci fu una
voce grande come un tuono, che diceva: "Alzate le vostre porte, o prìncipi,
aprite le vostre porte eterne ed entrerà il re della gloria". L'Ade udì
e disse a Satana: "Esci e resistigli, se puoi!". Satana dunque
venne fuori, e l'Ade disse ai suoi demoni: "Rafforzate bene le porte
bronzee, tirate le spranghe di ferro, osservate tutte le chiusure, vigilate
tutti i punti. Se egli entra qui, guai a noi!". [2] Udito ciò, i primi padri incominciarono a
disprezzarlo, dicendo: "O tu che divori tutto e sei insaziabile, apri
affinché possa entrare il re della gloria!". Il profeta David disse: "Non sai, o cieco, che
quando vivevo nel mondo profetai questa parola: "Alzate le vostre
porte, o prìncipi"?". Isaia disse: "Illuminato dallo Spirito santo io
previdi e dissi: "I morti risorgeranno e coloro che sono nelle tombe
saranno svegliati e si rallegreranno quanti si trovano sulla terra"; e:
"Dov'è il tuo pungolo, o morte? Dov'è la tua vittoria, o
Ade?"". [3] Venne allora una voce che diceva: "Aprite le
porte!". Udita questa voce per la seconda volta, l'Ade rispose
come se non lo conoscesse, dicendo: "Chi è questo re della
gloria?". Gli angeli del padrone gli risposero: "Un Signore forte
e potente, un Signore potente in guerra!". A queste parole, le porte bronzee furono subito infrante
e ridotte a pezzi, le sbarre di ferro polverizzate, e tutti i morti, legati
in catene, furono liberati e noi con essi. Ed entrò, come un uomo, il re
della gloria e furono illuminate tutte le tenebre dell'Ade. [6, 1] (22) Satana legato fino alla seconda venuta. L'Ade
gli gridò subito: "Siamo stati vinti, guai a noi! Ma chi sei tu che
hai una tale autorità e potenza? Chi sei tu che, senza peccato, sei venuto
qui? Tu che sembri piccolo e puoi compiere grandi cose, sei umile e alto,
servo e padrone, soldato e re, ed eserciti la tua autorità sui morti e sui
vivi? Tu sei stato inchiodato alla croce, deposto nel sepolcro, e ora sei
diventato libero ed hai sciolto tutta la nostra potenza. Sei tu dunque Gesù
del quale ci ha parlato l'archisatrapo Satana e che per opera della croce e
della morte sei in procinto di ereditare tutto il mondo?". [2] Poi il re della gloria afferrò per il capo
l'archisatrapo Satana e lo consegnò agli angeli, dicendo: "Con catene
ferree legategli mani e piedi, collo e bocca! Poi datelo in potere dell'Ade
dicendo: "Prendilo e tienlo fino alla mia seconda venuta!"". [7, 1] (23) Preso Satana, l'Ade gli disse: "O
Beelzebul, erede del fuoco e del tormento, nemico dei santi, che cos'è che
ti ha costretto a determinare la morte in croce del re della gloria sicché
venisse qui a spodestarci? Guardati attorno e osserva come a noi non è più
rimasto alcun morto e come tutti quanti avevi guadagnato per mezzo del legno
della conoscenza, li hai persi tutti per il legno della croce, e tutta la
tua gioia s'è mutata in tristezza: mentre volevi dare la morte al re della
gloria, hai dato la morte a te stesso. Avendoti ricevuto per tenerti ben
sicuro, imparerai per esperienza quali mali addosserò su di te. [2] O arcidiavolo, principio della morte, radice del
peccato, compimento di ogni male, che cosa hai trovato di male in Gesù che
hai brigato per la sua distruzione? Come hai osato compiere un male così
grande? Come hai potuto agognare di introdurre in queste tenebre un uomo
simile lasciandoti togliere da lui tutti coloro che sono morti fin
dall'inizio?". [8, 1] (24) Il re della gloria e Adamo. Mentre l'Ade così
parlava con Satana, il re della gloria stese la sua mano, afferrò e drizzò
il primo padre Adamo; si rivolse poi a tutti gli altri e disse: "Dietro
di me voi tutti che siete morti a causa del legno toccato da costui! Ecco,
infatti, che io vi faccio risorgere tutti per mezzo del legno della
croce". Così dicendo li mandò tutti fuori, mentre il nostro
primo padre Adamo fu visto pieno di gioia, e disse: "Ti ringrazio per
la tua grandezza, o Signore, avendomi tratto fuori dal profondissimo
Ade". Così tutti i profeti e i santi, dissero: "Ti ringraziamo, o
Cristo, salvatore del mondo, poiché hai tratto fuori la nostra vita dalla
corruzione". [2] Dopo che si erano espressi così, il salvatore
benedisse Adamo con il segno della croce sulla sua fronte, ed ugualmente
fece per i patriarchi, i profeti, i martiri, i primi padri e, presili, salì
dall'Ade. E mentre egli proseguiva il cammino, i padri lo seguivano
salmodiando e dicendo: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!
Alleluia! A lui la gloria di tutti i santi". [9, 1] (25) Incontro con due vegliardi. Proseguendo
dunque il cammino verso il paradiso, tenne per mano il primo padre Adamo e
affidò lui e tutti i giusti all'arcangelo Michele. E mentre entravano per
la porta del paradiso, si fecero loro incontro due vegliardi ai quali
dissero i santi padri: "Chi siete voi che non avete visto la morte né
siete discesi nell'Ade, bensì dimorate in paradiso in anima e corpo?". Uno di essi rispose: "Io sono Enoc, colui che fu
gradito a Dio, dal quale fui trasferito qui. E questo è Elia, il tesbita.
Vivremo fino alla fine del mondo, quando saremo mandati da Dio a resistere
all'anticristo e ad essere uccisi da lui. Ma anche a risorgere dopo tre
giorni, a essere presi nelle nubi per andare incontro al Signore". [10, 1] (26) Incontro con il bhuon ladrone. Essi
parlavano così allorché venne un altro uomo umile portando egli pure una
croce sulle spalle. A lui domandarono i santi padri: "Chi sei tu
dall'apparenza del predone?". Rispose loro: "Come dite, nel mondo
io ero predone e ladro, perciò gli Ebrei mi presero e condannarono alla
morte in croce insieme a nostro Signore Gesù Cristo. Quando egli pendeva
dalla croce, io, vedendo i segni che avvenivano, credetti in lui e lo pregai
dicendo: "Signore, non dimenticarmi allorché regnerai!". E subito
egli mi rispose: "Amen, Amen, io ti dico che oggi sarai con me nel
paradiso". [2] Portando dunque la mia croce, venni in paradiso,
trovai l'arcangelo Michele e gli dissi: "Il Signore nostro Gesù che fu
crocifisso mi mandò qui; conducimi perciò alla porta dell'Eden".
Quando la spada fiammeggiante vide il segno della croce, mi aprì ed entrai.
Allora l'arcangelo mi disse: "Aspetta un poco, giacché viene Adamo, il
primo padre del genere umano, con i giusti, anch'essi per entrare qui. Ed
ora, vedendovi, vi sono venuto incontro"". Quando i santi udirono queste cose, gridarono tutti a
gran voce: "Grande è il Signore nostro e grande è la sua
potenza!"". [11, 1] (27) I risorti battezzati nel Giordano. Noi due
fratelli abbiamo visto e udito tutte queste cose, e siamo stati mandati
dall'arcangelo Michele e incaricati di annunziare la risurrezione del
Signore, ma prima ancora di andare nel Giordano ed essere battezzati. Ove
appunto ci siamo recati e siamo stati battezzati con altri morti risorti.
Poi siamo venuti a Gerusalemme e abbiamo terminato la pasqua della
risurrezione. Ma ora non possiamo intrattenerci oltre in questo luogo.
L'amore di Dio Padre, la grazia del Signore nostro Gesù Cristo e la
comunione dello Spirito santo sia con voi tutti. [2] Essi scrissero così, sigillarono i rotoli e ne
diedero uno al sommo sacerdote e l'altro a Giuseppe e Nicodemo. E subito sparirono, a gloria del Signore nostro Gesù
Cristo. Amen. VANGELO DI NICODEMO (Discesa di Gesù agli inferi) II Recensione latina "A" * [1, 1] (17) ** Invito di Giuseppe. Giuseppe s'alzò e
disse ad Anna e Caifa: "Veramente e giustamente vi meravigliate avendo
udito che Gesù è stato visto vivo dopo la morte e che è salito in cielo.
Ma più meraviglioso è il fatto che egli non risorse dai morti solo, ma ha
risuscitato vivi, fuori dai sepolcri, molti altri morti, e sono stati visti
da molti in Gerusalemme. Ed ora ascoltatemi: giacché tutti conosciamo il
beato Simeone, sommo sacerdote, colui che prese nelle sue mani il bambino
Gesù, nel tempio. Questo Simeone ebbe due figli, fratelli germani, e tutti
noi siamo stati alla loro dormizione e alla loro sepoltura. Andate, dunque,
a vedere i loro sepolcri: sono aperti, poiché essi risorsero, ed ecco che
si trovano nella città di Arimatea ed abitano insieme in preghiera. Si
sentono gridare, ma non parlano con alcuno e sono silenziosi come i morti.
Ma, venite, andiamo da loro, e con ogni onore e rispetto conduciamoli qui da
noi. Scongiurandoli, forse, ci parleranno del mistero della loro
risurrezione". [2] Carino e Leucio risorti. All'udire queste cose, tutti
si rallegrarono. Anna e Caifa, Nicodemo, Giuseppe e Gamaliel andarono e non
li trovarono nel loro sepolcro. Ma proseguendo poi fino alla città di
Arimatea, quivi li trovarono in ginocchio e in preghiera. Li baciarono e
poi, con ogni onore e nel timore di Dio, li condussero a Gerusalemme, nella
sinagoga. Chiusero le porte, presero la legge del Signore, la posero tra le
loro mani e li scongiurarono, per il Dio Adonai e il Dio di Israele che ha
parlato ai nostri padri per mezzo della legge e dei profeti, dicendo:
"Credete voi che Gesù vi abbia risuscitato dai morti? Diteci come
siete risorti dai morti". [3] Udito questo giuramento, i corpi di Carino e di
Leucio fremettero, i loro cuori furono turbati e gemettero. Assieme
guardarono in cielo, con le dita si fecero un segno di croce sulla lingua e
subito presero a parlare dicendo: "Date a ognuno di noi un rotolo di
carta e scriveremo quanto abbiamo visto e udito". Ricevutili, si
sedettero e ognuno scrisse, dicendo: [2, 1] (18) "Signore Gesù Cristo, risurrezione e
vita dei morti, permettici di parlare dei misteri divini della tua maestà,
avveratisi dopo la tua morte in croce, giacché siamo stati scongiurati per
il tuo nome santo. Tu hai infatti ordinato ai tuoi servi di non riferire ad
alcuno i segreti della tua maestà, quello che tu hai compiuto negli inferi. Abramo e Isaia. Mentre stavamo nella profonda caligine
delle tenebre con tutti i nostri padri, avvenne improvvisamente un aureo
calore solare e una luce purpurea splendette su di noi. Immediatamente, il padre di tutto il genere umano con
tutti i patriarchi e profeti esultarono, dicendo: "Questa luce è il
principio della luce sempiterna che la luce coeterna promise di
trasmetterci". Isaia esclamò e disse: "Questa è la luce del
Padre, del figlio di Dio, come avevo predetto quand'ero vivo in terra: la
terra di Zabulon e la terra di Neftali al di là del Giordano, la terra
della Galilea dei gentili, il popolo che sedeva nelle tenebre vide una gran
luce, e una luce risplendette tra coloro che erano nella regione dell'ombra
di morte. Ora giunse e risplendette per noi che sediamo nella morte". [2] Il vecchio Simeone. E mentre tutti esultavano nella
luce che risplendette per noi, sopraggiunse nostro padre Simeone e disse
esultante: "Glorificate il Signore Gesù Cristo figlio di Dio, giacché,
quando nacque bambino, io nel tempio lo ricevetti tra le mie mani e spinto
dallo Spirito santo, confessai e dissi: ora i miei occhi hanno visto la tua
salvezza che hai preparato al cospetto di tutti i popoli, luce per
illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele". Tutta la
moltitudine dei santi, udendo questo, esultava ancora di più. [3] Giovanni Battista. Dopo di ciò venne uno che pareva
un eremita, e tutti l'interrogavano: "Chi sei tu?". Rispondendo
loro, disse: "Io sono Giovanni, voce e profeta dell'Altissimo, precorsi
davanti alla sua venuta per preparare le sue vie e dare al suo popolo la
conoscenza della salvezza per la remissione dei suoi peccati. E vedendolo
venire a me, mosso dallo Spirito santo, dissi: Ecco l'agnello di Dio, ecco
colui che toglie i peccati del mondo. E lo battezzai nel fiume Giordano, e
vidi lo Spirito santo discendere sopra di lui sotto l'apparenza di una
colomba e udii una voce che diceva dal cielo: Questo è il mio figlio
diletto, nel quale mi compiaccio. Ed ora precorsi davanti a lui e discesi ad
annunziarvi che è imminente la sua visita: egli, oriente e figlio di Dio,
viene dall'alto su di noi che sediamo nelle tenebre e nell'ombra di
morte". [3, 1] (19) Adamo e l'albero della misericordia. Quando
il padre Adamo, colui che fu creato per primo, udì queste cose, e cioè che
Gesù era stato battezzato da Giovanni nel Giordano, esclamò verso suo
figlio Set: "Racconta ai tuoi figli patriarchi e profeti tutto quanto
hai udito dall'arcangelo Michele quando, allorché ero malato, ti mandai
alle porte del paradiso affinché supplicassi Dio che ti inviasse un suo
angelo per darti l'olio dell'albero della misericordia per ungere il mio
corpo". Allora Set, avvicinatosi ai santi patriarchi e profeti
disse: "Io, Set, pregavo Dio alle porte del paradiso, allorché mi
apparve l'angelo del Signore, Michele, dicendo: Io sono stato mandato a te
dal Signore. Io sono costituito sopra il corpo umano. E a te, Set, io dico:
non affaticarti pregando e supplicando con le lacrime per avere l'olio
dell'albero della misericordia ed ungere così tuo padre Adamo a causa del
suo corpo dolorante. In nessun modo, infatti, potrai attingere ad esso se
non negli ultimissimi giorni e tempi, se non quando si compieranno
cinquemila e cinquecento anni". [2] Allora verrà sulla terra l'amabilissimo figlio di
Dio a risuscitare il corpo di Adamo e i corpi dei morti: al suo avvento,
egli sarà battezzato nel Giordano. Quando uscirà dall'acqua del Giordano,
ungerà tutti coloro che credono in lui con l'olio della sua misericordia:
quello sarà olio di misericordia per la generazione di coloro che
nasceranno nella vita eterna dall'acqua e dallo Spirito santo. Poi l'amabilissimo figlio di Dio, Cristo Gesù, discenderà
dentro la terra e introdurrà nel paradiso il padre nostro Adamo presso
l'albero della misericordia". All'udire da Set tutte queste cose, tutti i patriarchi e
i profeti esultarono con grande gioia. [4, 1] (20) Alterco tra Satana e l'Infero. E mentre tutti
i santi esultavano, ecco che Satana, principe e duce della morte, disse
all'Infero: "Preparati a ricevere Gesù che si gloria di essere figlio
di Dio, mentre è un uomo che teme la morte, dicendo: L'anima mia è triste
fino alla morte. Mi ha contrariato in molti modi facendomi del male, e con
la parola guarì molti ch'io avevo fatto ciechi, storpi, sordi, lebbrosi e
tormentati; e quelli ch'io ti avevo condotti morti, questi egli li tirò
fuori da te". [2] L'Infero rispose e disse al principe Satana:
"Chi è costui che è così potente, se è un uomo che teme la morte?
Tutti i potenti della terra che tu mi hai assoggettato e condotto qui con la
tua potenza sono, infatti, rimasti soggetti al mio potere. Se dunque tu sei potente, chi è quest'uomo Gesù che
teme la morte e contraria la tua potenza? Se nell'umanità è così potente,
veramente ti assicuro che nella sua divinità è onnipotente e nessuno può
resistere al suo potere. E quando dice di temere la morte, ti vuole
sorprendere, e per te sarà un guaio per i secoli sempiterni". Rispondendo, il principe del Tartaro, Satana, disse:
"Perché tu dubiti e hai paura di ricevere quel Gesù, mio e tuo
avversario? Io, infatti, lo tentai e suscitai contro di lui l'invidia e
l'ira del mio antico popolo ebraico; ho appuntito la lancia per colpirlo, ho
mescolato fiele e aceto per dargli da bere, ho preparato il legno per
metterlo sulla croce e i chiodi per configgerlo, la sua morte è imminente
per condurlo a te, soggetto a te e a me". [3] L'Infero rispose e disse: "Tu mi hai detto che
egli è quello che estrasse da te i morti. Ci sono stati molti che mentre
vivevano sulla terra hanno preso dei morti da me, non però per mezzo del
loro proprio potere, bensì per opera di preghiera a Dio, e il loro Dio
onnipotente li portò via da me. Chi è questo Gesù che, senza preghiere,
per mezzo della sua parola portò via da me dei morti? Forse è quello
stesso che con la parola del suo comando restituì alla vita Lazzaro morto
da quattro giorni, maleodorante e in dissoluzione, ch'io già tenevo
morto". [4] Satana, principe della morte, rispose dicendo:
"E' proprio lui, Gesù". Udendo questo, l'Infero gli disse:
"Per la tua forza e la mia, ti scongiuro di non addurlo qui da me. Io,
infatti, quando udii il comando della sua parola tremai, atterrito dalla
paura, e i miei ministri furono tutti sconvolti con me. Non abbiamo potuto
trattenere lo stesso Lazzaro, ma scuotendosi con tutta l'agilità e la
celerità di un'aquila se ne salì, uscendo da noi; la stessa terra che
custodiva il corpo morto di Lazzaro lo restituì subito vivo. Di qui io
comprendo che quell'uomo che ha potuto fare questo, è un Dio forte nel suo
comando, potente tra l'umanità e salvatore del genere umano. Se l'addurrai
qui da me, libererà tutti coloro che sono chiusi in questo carcere crudele
e legati dalle catene dei peccati, e li condurrà alla vita eterna della sua
divinità". [5, 1] (21)
Aprite le porte! E mentre il principe Satana e l'Infero parlavano così
tra loro, improvvisamente venne una voce come un tuono e un grido
spirituale: "O prìncipi, togliete le vostre porte, alzatevi, porte
eterne, ed entrerà il re della gloria". L'Infero, all'udire ciò,
disse al principe Satana: "Allontanati da me ed esci fuori dalle mie
sedi: se sei un abile combattente, lotta contro il re della gloria. Ma che
relazione c'è tra te e lui?". E l'Infero scacciò Satana fuori delle sue sedi. Ed ai
suoi empi ministri, l'Infero disse: "Chiudete le dure porte di bronzo e
ponete su di esse le sbarre di ferro, resistete con forza affinché noi che
custodiamo la prigione non siamo presi prigionieri". [2] Ma all'udire queste cose, tutta la moltitudine dei
santi, con una voce di rimprovero, disse all'Infero: "Apri le tue porte
affinché entri il re della gloria". E David esclamò dicendo: "Quando ero vivo, in
terra, non vi ho forse predetto: Diano gloria al Signore le sue misericordie
e i suoi prodigi verso i figli degli uomini poiché ha spezzato le porte di
bronzo e infranto le sbarre di ferro? Egli li ha liberati dalla via delle
loro iniquità". E così anche Isaia disse: "Quando ero vivo, in
terra, non vi ho forse predetto: S'alzeranno i morti, risorgeranno quelli
che sono nei sepolcri ed esulteranno quelli che sono sulla terra, giacché
la rugiada che viene dal Signore è la loro guarigione? Io dissi ancora:
Dov'è, o morte, il tuo aculeo? Dov'è, o infero, la tua vittoria?". [3] Tutti i santi, udendo da Isaia queste cose, dissero
all'Infero: "Apri le tue porte. Ora tu sarai vinto, debole e
impotente". E risuonò una gran voce, come un tuono, che diceva:
"O prìncipi, togliete le vostre porte, alzatevi, porte infernali ed
entrerà il re della gloria". L'Infero, vedendo che avevano gridato così per due
volte, quasi non lo sapesse, domandò: "Chi è il re della
gloria?". Rispondendo all'Infero, David disse: "Conosco le parole
di questo grido, giacché io, per mezzo dello spirito, ho vaticinato le
stesse cose. Ed ora ti dico quanto ho già affermato prima: il Signore forte
e potente, il Signore potente in battaglia, questi è il re della gloria. Lo
stesso Signore guardò dal cielo in terra per udire i gemiti dei prigionieri
e liberare i figli di coloro che sono stati uccisi. Ed ora, sporchissimo e
puzzolentissimo Infero, apri le tue porte affinché entri il re della
gloria". [4] Mentre David parlava così, in forma umana,
sopraggiunse all'Infero il Signore delle maestà: illuminò le tenebre
eterne, sciolse i vincoli indissolubili e l'ausilio della sua invincibile
potenza visitò noi che sedevamo nelle tenebre profonde dei nostri delitti e
nell'ombra di morte dei nostri peccati. [6, 1] (22) Cristo nella sede dell'Infero e della morte.
A questa vista, l'Infero e la morte, e gli empi loro ministri con i crudeli
ufficiali, constatando un così grande splendore nel loro regno, allorché
videro improvvisamente Cristo nella loro sede, ebbero paura ed esclamarono:
"Siamo stati vinti da te!". Chi sei tu, mandato dal Signore per nostra confusione? Chi sei tu, che senza essere soggetto alla corruzione,
nell'integra testimonianza della tua maestà, condanni con furore il nostro
potere? Chi sei tu, piccolo e grande, umile ed eccelso, soldato e
imperatore, lottatore mirabile sotto l'apparenza di servo, morto e vivo, re
della gloria, che la croce sostenne ucciso? Tu che giacesti morto nel sepolcro, sei disceso a noi
vivo! Alla tua morte tremò tutto il creato e sono state scosse tutte le
stelle. Ed ora ecco che, libero tra i morti, perturbi le nostre legioni. Chi sei tu che assolvi quanti, legati dal peccato
originale, sono tenuti prigionieri, e li restituisci alla primitiva libertà? Chi sei tu che con la tua splendida luce divina inondi
coloro che sono accecati nelle tenebre dei peccati?". [2] Anche tutte le legioni dei demoni scosse da una
identica paura, nel terrore della loro confusione, gridarono ad una sola
voce: "Donde vieni tu, Gesù, che sei un uomo così forte e così
splendido nella maestà, così eccellente e senza macchia e così immune da
peccato? Il mondo terrestre, infatti, che finora ci è sempre stato soggetto
e pagava i tributi in nostro favore, non ci ha mai trasmesso un uomo morto
di questo genere, mai ha destinato agli inferi doni di questo genere. Chi sei dunque tu che hai passato i nostri confini così
intrepido, che non soltanto non temi i nostri supplizi, ma cerchi pure di
liberare tutti dalle nostre catene? Forse tu sei quel Gesù del quale diceva
il nostro principe, Satana, che, dopo la tua morte in croce, avresti
ricevuto il potere su tutto il mondo". [3] Allora il re della gloria, calpestando la morte,
afferrò il principe Satana e lo consegnò in potere dell'Infero, e attrasse
Adamo al suo splendore. [7, 1] (23) Apostrofe dell'Infero a Satana. Allora
l'Infero prese il principe Satana e con molti rimproveri, gli disse: "O
principe della perdizione e duce dello sterminio, Beelzebub, irrisione degli
angeli e sputo dei giusti, perché hai voluto compiere queste cose? Hai
voluto crocifiggere il re della gloria e al suo decesso ci hai promesso un
bottino così grande? Insipiente, tu ignoravi quanto facevi. Ecco ormai che
questo Gesù, con il fulgore della sua divinità, disperde tutte le tenebre
della morte, spezza le salde fondamenta delle carceri, scaccia i prigionieri
e scioglie coloro che sono legati. Ci insultano tutti coloro che solevano
sospirare sotto i nostri tormenti, alle loro suppliche vengono espugnati i
nostri imperi, vinti i nostri regni e nel genere umano non c'è più alcuno
che ci rispetti. E acerbamente ci minacciano i morti che mai furono superbi
verso di noi, i prigionieri che non riuscirono mai a essere lieti. [2] O principe Satana, padre di tutti i cattivi, degli
empi e dei rinnegati, perché hai voluto agire così? Di coloro che
dall'inizio fino ad ora avevano disperato della salvezza e della vita, ora
non si ode qui più alcun lamento, non risuona più il loro gemito, né sui
loro volti vi è più traccia di lacrime. O principe Satana, detentore delle chiavi degli inferi,
quelle tue ricchezze che avevi acquisite per mezzo dell'albero della
prevaricazione e della perdita del paradiso, ora le hai perdute per mezzo
dell'albero della croce, ed è perita tutta la tua gioia. Quando tu hai
appeso questo Cristo Gesù, re della gloria, hai agito contro di te e contro
di me. Ora sperimenterai quanti tormenti eterni e infiniti supplizi dovrai
patire sotto la mia custodia sempiterna. [3] O principe Satana, autore della morte e fonte di ogni
superbia, dovevi prima indagare se vi era qualcosa di cattivo in questo Gesù:
perché, senza alcun motivo, ingiustamente, hai osato crocifiggere colui nel
quale non avevi trovato alcuna colpa, e hai condotto nella nostra regione un
uomo innocente e giusto, e hai perduto i colpevoli, gli empi e gli ingiusti
di tutto il mondo?". Satana in luogo dei morti liberati. Mentre l'Infero così
parlava al principe Satana, il re della gloria disse all'Infero: "Il
principe Satana sarà sotto il tuo potere per tutti i secoli in luogo di
Adamo e dei suoi figli, i miei giusti". [8, 1] (24) I morti liberati. E stendendo la sua mano il
Signore disse: "Venite a me, tutti voi, miei santi, che portate la mia
immagine e somiglianza. Voi che siete stati dannati a causa dell'albero, del
diavolo e della morte, vedete ora il diavolo e la morte dannati a causa
dell'albero". Tutti i santi si radunarono subito sotto la mano del
Signore. Presa la mano destra di Adamo, il Signore gli disse:
"Pace a te e a tutti i figli tuoi, miei giusti. Allora Adamo, gettatosi alle ginocchia del Signore, lo
pregava con lacrime e a gran voce, dicendo: "Ti esalterò, Signore,
poiché mi hai preso, non permettendo che i miei nemici si rallegrassero su
di me. Signore Dio, gridai a te e tu mi hai sanato, o Signore: hai estratto
dagli inferi l'anima mia, mi hai liberato da coloro che discendono giù nel
lago. Salmeggiate al Signore voi tutti suoi santi e lodate la memoria della
santità: poiché nella sua indignazione c'è l'ira, ma nella sua volontà
c'è la vita". Così pure tutti i santi di Dio, inginocchiati ai piedi
del Signore, dissero all'unisono: "Sei giunto, o redentore del mondo!
Come avevi predetto per mezzo della legge e dei tuoi profeti, così hai
realmente fatto. Hai redento i vivi per mezzo della tua croce e per mezzo
della morte in croce sei disceso da noi a toglierci dagli inferi e dalla
morte per mezzo della tua maestà. Signore, come hai posto in cielo il
titolo della tua gloria e in terra hai eretto la tua croce come titolo della
redenzione, così poni nell'Infero il segno della vittoria della tua croce,
affinché più non domini la morte". [2] Stendendo la sua mano, il Signore fece il segno della
croce sopra Adamo e sopra tutti i suoi santi e, tenendo la destra di Adamo,
salì dagli inferi seguìto da tutti i santi. Allora il santo David gridò forte dicendo: "Cantate
al Signore un cantico nuovo, poiché ha compiuto cose mirabili. La sua
destra portò salvezza per mezzo suo e del suo santo braccio. Il Signore
manifestò la sua salvezza, al cospetto delle genti rivelò la sua
giustizia". E tutta la moltitudine dei santi rispose dicendo:
"Questa è la gloria di tutti i suoi santi! Amen, alleluia". [3] Dopo di ciò, Abacuc profeta esclamò dicendo:
"Sei venuto per la salvezza del tuo popolo, per liberare i tuoi
eletti". E tutti i santi risposero: "Benedetto colui che viene nel
nome del Signore! Il Signore è Dio, e ci ha illuminato. Amen,
alleluia". Dopo, anche il profeta Michea esclamò dicendo:
"Quale Dio è come te, Signore, che tolga le iniquità e rimuova i
peccati? Ed ora tu trattieni la tua ira dimostrando così che tu sei
spontaneamente misericordioso, ci perdoni e hai misericordia di noi, assolvi
tutte le nostre iniquità e hai immerso tutti i nostri peccati nelle
profondità del mare, come avevi giurato ai nostri padri negli antichi
giorni. E tutti i santi risposero dicendo: "Questo è il
nostro Dio in eterno e nei secoli dei secoli, egli ci reggerà per sempre.
Amen, alleluia". Così parlarono tutti i profeti, riferendo parole sacre
dalle loro lodi e anche tutti i santi seguivano il Signore gridando:
"Amen, alleluia". [9, 1] (25) Incontro con Enoc ed Elia. Ed il Signore,
tenendo per mano Adamo, lo consegnò all'arcangelo Michele: e tutti i santi
seguivano Michele arcangelo che li introdusse nella grazia gloriosa del
paradiso. E corsero loro incontro due uomini onusti di giorni. Interrogati
dai santi: "Chi siete voi che non eravate morti con noi negli inferi e
vi trovate in paradiso con il corpo?", uno di essi rispose e disse
loro: "Io sono Enoc e sono stato traslato qui per mezzo della parola
del Signore. Questo qui con me è Elia tesbita che è stato assunto con il
carro di fuoco. Fino ad ora non abbiamo gustato la morte, siamo invece
mantenuti fino all'avvento dell'anticristo per combattere contro di lui con
prodigi e segni divini, essere poi uccisi da lui a Gerusalemme ed infine,
dopo tre giorni e mezzo, essere nuovamente assunti vivi tra le nubi". [10, 1] (26) Il buon ladrone e la sua croce. Mentre Enoc
ed Elia parlavano con i santi, sopraggiunse un altro uomo dall'aspetto
miserabile, portando sulle sue spalle il segno della croce. Alla sua vista
tutti i santi gli dissero: "Chi sei tu? Il tuo aspetto infatti è
quello di un ladro. E perché porti sulle spalle il segno della
croce?". Egli rispose loro e disse: "Avete detto bene! Poiché
sono stato un ladro e sulla terra ho fatto ogni genere di mali. Gli Ebrei mi
crocifissero con Gesù, vidi le cose mirabili che avvennero nel creato
quando Gesù fu crocifisso, credetti che egli era il creatore di tutte le
creature e il re onnipotente, e lo supplicai dicendo: Ricordati di me,
Signore, quando giungerai nel tuo Regno. [2] Subito egli accolse la mia supplica e mi disse:
"in verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso. Mi diede poi questo
segno della croce dicendo: Portalo camminando in paradiso e, qualora
l'angelo che custodisce il paradiso non ti permettesse di entrare, mostragli
questo segno della croce e digli: mi ha mandato Gesù Cristo, figlio di Dio,
che ora è crocifisso. Io feci così e dissi all'angelo che custodisce il
paradiso tutte queste cose. Udito ciò da me, egli subito aprì, mi fece
entrare e mi pose alla destra del paradiso, dicendo: ecco, aspetta un poco,
fino all'ingresso del padre di tutto il genere umano, Adamo, con tutti i
suoi figli santi e giusti, dopo il trionfo e la gloria dell'ascensione di
Cristo Signore crocifisso". [3] Udendo tutte queste parole del ladro, tutti i santi
patriarchi e profeti dissero a una sola voce: "Benedetto, o Signore
onnipotente, padre dei beni eterni e padre delle misericordie, che hai
concesso una tale grazia ai tuoi peccatori e li hai introdotti nuovamente
nella grazia del paradiso e nei tuoi pingui pascoli: questa è infatti la
vera vita spirituale. Amen, amen". [11, 1] (27) I risorti battezzati nel Giordano. Questi
sono i misteri divini e sacri che abbiamo visto e udito noi, Carino e
Leucio. Non ci è concesso di narrare gli altri misteri di Dio come ci ha
ordinato l'arcangelo Michele, dicendo: "Andate a Gerusalemme dai vostri
fratelli e restate in preghiera supplicando e glorificando la risurrezione
del Signore Gesù Cristo che vi ha risuscitato con se stesso dalla morte.
Non parlerete con alcun uomo ma resterete come muti fino a quando giunga
l'ora in cui lo stesso Signore vi permetterà di riferire i misteri della
sua divinità". [2] L'arcangelo Michele ci ha ordinato di andare al di là
del Giordano, in un luogo ricco e fertile, dove sono molti che risorsero con
noi a testimonianza della risurrezione di Cristo Signore. Poiché, noi che
siamo risuscitati dai morti, abbiamo soltanto un permesso di tre giorni per
celebrare in Gerusalemme la pasqua del Signore con i nostri parenti vivi in
testimonianza della risurrezione di Cristo Signore. Siamo anche stati
battezzati nel santo fiume Giordano e ognuno di noi ha ricevuto una stola
candida. [3] Al di là del Giordano. "Tre giorni dopo,
celebrata la pasqua del Signore, tutti coloro che erano risorti con noi,
sono stati rapiti nelle nubi e portati al di là del Giordano e non sono più
stati visti da alcuno. A noi invece è stato detto di perseverare in
preghiera nella città di Arimatea. Questo è quanto il Signore ci ha ordinato di riferire a
voi: date a lui lode e ringraziamento, e fate penitenza affinché abbia
misericordia di voi. Pace a voi dallo stesso Signore Gesù Cristo, salvatore
di tutti noi. Amen". [4] Quando terminarono di scrivere tutte queste cose in
vari rotoli di carta, si alzarono. Carino diede ciò che aveva scritto nelle
mani di Anna, di Caifa e di Gamaliel; e Leucio diede quanto aveva scritto
nelle mani di Nicodemo e di Giuseppe. E subito si trasfigurarono, diventando
straordinariamente diafani e non sono più stati visti. I loro scritti poi
sono stati trovati uguali: neppure una sola lettera vi era in più o in
meno. [5] Udendo tutte queste mirabili cose dette da Carino e
Leucio, tutti i membri della sinagoga degli Ebrei dissero l'un l'altro:
"Tutte queste cose sono state fatte veramente dal Signore, e benedetto
sia il Signore nei secoli dei secoli, amen". E in grande fretta
uscirono tutti tremanti, pieni di timore, e percuotendosi il petto andarono
ognuno a casa propria. [6] Tutte queste cose dette dagli Ebrei nella loro
sinagoga furono subito riferite al preside da Giuseppe e Nicodemo. Lo stesso Pilato scrisse tutte le cose che dagli Ebrei
erano state fatte e dette a proposito di Gesù e annotò tutti i fatti nei
pubblici registri del suo pretorio. [12, 1] (28) Pilato, le autorità ebraiche e le
Scritture. Dopo di ciò, Pilato andò nel tempio degli Ebrei, radunò tutti
i prìncipi dei sacerdoti, i grammatici, gli scribi, i dottori della legge,
ed entrò con essi nel sacrario del tempio; ordinò che fossero chiuse tutte
le porte e disse loro: "Abbiamo udito che in questo tempio avete un
grande armadio di libri. Vi prego perciò che sia posto davanti a noi".
E mentre questo armadio di libri ornato di oro e di gemme preziose veniva
portato da quattro ministri, Pilato disse a tutti: "Vi scongiuro per il
Dio dei vostri padri, che vi ha ordinato di edificare questo tempio quale
luogo del suo sacrario, di non tacermi la verità. Voi sapete tutte le cose
che sono scritte nei libri di questo armadio, e ora dite se nelle Scritture
avete trovato che questo Gesù, colui che avete crocifisso, è il figlio di
Dio che doveva venire per la salvezza del genere umano, ed entro quanti anni
doveva venire. Fatemi sapere se l'avete crocifisso coscientemente o
incoscientemente". [2] Così scongiurati, Anna e Caifa ordinarono che
uscissero dal sacrario tutti quelli che erano con loro; poi chiusero tutte
le porte del tempio e del sacrario, e dissero a Pilato: "Siamo stati
scongiurati da te, giudice eccellente, per la costruzione di questo tempio,
di stenderti un resoconto veritiero. Dopo che abbiamo crocifisso Gesù,
ignorando che fosse il figlio di Dio, e ritenendo che facesse prodigi in
virtù di qualche incantesimo, abbiamo tenuto una grande assemblea in questo
tempio. E discutendo tra di noi a proposito dei segni delle opere mirabili
che aveva fatto Gesù, abbiamo trovato molti testimoni della nostra stirpe
che asseriscono di avere visto Gesù, vivo dopo la sua passione e morte
penetrare nell'alto dei cieli. Abbiamo visto anche due testimoni che Gesù
ha risuscitato dai morti i quali ci annunziarono le molte cose mirabili
fatte da Gesù tra i morti, cose che sono state scritte e che sono nelle
nostre mani. [3] Le autorità ebraiche riconoscono Gesù. E' nostra
consuetudine che ogni anno, aprendo questo sacro armadio di libri davanti
alla nostra assemblea, cerchiamo una testimonianza di Dio. Nel primo libro
dei settanta abbiamo trovato che l'arcangelo Michele ha parlato al terzo
figlio del primo uomo, Adamo, di cinquemila e cinquecento anni, dopo i quali
sarebbe venuto dai cieli Cristo, il dilettissimo figlio di Dio. Abbiamo
considerato anche che forse era il Dio di Israele che disse a Mosè:
"Fatti un'arca dell'alleanza della lunghezza di due cubiti e mezzo,
della larghezza di un cubito e mezzo e dell'altezza di un cubito e
mezzo". In questi cinque cubiti e mezzo abbiamo inteso e conosciuto la
formazione dell'arca dell'antica alleanza, giacché entro cinquemila e
cinquecento anni doveva venire Gesù Cristo nell'arca del suo corpo e
abbiamo riscontrato che egli è lo stesso Dio di Israele, figlio di Dio. [4] Dopo la sua passione, stupiti dai segni che
avvenivano per mezzo suo, noi principi dei sacerdoti abbiamo aperto questa
Bibbia e abbiamo indagato tutte le generazioni fino alla generazione di
Giuseppe, contando Maria madre di Cristo e della stirpe di David, e abbiamo
trovato che, dal tempo in cui Dio fece il cielo e la terra e il primo uomo
fino al diluvio vi sono 2212 anni; dal diluvio fino alla erezione della
torre vi sono 531 anni; dall'erezione della torre fino ad Abramo vi sono 606
anni; da Abramo fino all'uscita dei figli d'Israele dall'Egitto vi sono 470
anni; e dall'uscita dei figli d'Israele dall'Egitto fino alla costruzione
del tempio vi sono 511 anni; dalla costruzione del tempio fino alla sua
distruzione vi sono 464 anni; con la Bibbia di Esdra siamo giunti fino a
qui; indagando dall'incendio del tempio fino all'avvento di Cristo e alla
sua nascita abbiamo trovato che ci sono 636 anni. La somma totale è di 5500
anni, secondo quanto abbiamo trovato scritto nella Bibbia, come aveva
predetto Michele arcangelo a Set, terzo figlio di Adamo: dopo 5500 anni
sarebbe venuto Cristo, il figlio di Dio. [5] Finora non l'abbiamo detto ad alcuno affinché non vi
fossero dissensi nelle nostre assemblee; ma ora che tu ci hai scongiurati,
eccellente giudice, per questo sacro armadio di libri, sulle divine
testimonianze, te lo abbiamo manifestato. A nostra volta ti scongiuriamo,
per la tua vita e per la tua salute, di non manifestare ad alcuno in
Gerusalemme queste parole". [13, 1] (29) Lettera di Pilato a Claudio imperatore.
Udite queste parole di Anna e Caifa, Pilato le ripose tutte tra gli atti del
Signore e salvatore, nei pubblici registri del pretorio, e scrisse una
lettera a Claudio, re della città di Roma, dicendo: [2] "Ponzio Pilato a Claudio suo re, salute. Avvenne or ora che, come io stesso provai, gli Ebrei
punissero se stessi e i loro posteri con una crudele condanna. Infatti Dio
aveva dato la promessa ai loro padri che avrebbe mandato loro dal cielo il
suo santo che giustamente sarebbe stato chiamato loro re, e aveva promesso
che questo sarebbe stato mandato in terra per mezzo di una vergine: questo
dunque venne nella Giudea mentre io ero preside. E avendo visto che dava
luce ai ciechi, mondava i lebbrosi, guariva i paralitici, metteva in fuga i
demoni dagli uomini, risuscitava i morti, comandava ai venti camminava a
piedi asciutti sulle onde del mare, e faceva molti altri segni miracolosi,
tutto il popolo ebraico lo diceva figlio di Dio; ma i prìncipi dei
sacerdoti, presi da invidia contro di lui, lo catturarono e me lo
consegnarono. Mentendo ed asserendo una cosa per l'altra, dissero che costui
era un mago e agiva contro la loro legge. [3] Io credetti che le cose fossero così e, fattolo
flagellare, lo consegnai al loro arbitrio. Essi lo crocifissero, e quando fu
sepolto gli posero le guardie. Ma, mentre i miei soldati facevano la
guardia, nel terzo giorno, egli risorse. [4] L'iniquità degli Ebrei però si accanì a tal punto
da dare denaro ai miei soldati, dicendo: "Dite che i suoi discepoli
hanno rapito il suo corpo". Ma, preso il denaro, non poterono tacere
quanto era accaduto: testimoniarono infatti di aver visto che egli era
risorto e di avere ricevuto denaro dagli Ebrei. Ho riferito queste cose affinché, qualora qualcuno
mentisca, tu non ritenga giusto credere alle menzogne degli Ebrei". VANGELO DI NICODEMO (Discesa di Gesù agli inferi) II Recensione latina "B" * [1, 1] (17) ** Adda, Finee ed Egia. Allora rabbi Adda,
rabbi Finee e rabbi Egia, i tre uomini che erano venuti dalla Galilea a
testimoniare di avere visto Gesù assunto in cielo, si alzarono in mezzo
alla moltitudine dei prìncipi degli Ebrei e, davanti ai sacerdoti e leviti
convocati al consiglio del Signore, dissero: "Mentre noi venivamo dalla
Galilea verso il Giordano, ci si fece incontro una moltitudine di uomini
vestiti di bianco, che prima erano morti e tra essi abbiamo visto anche
Carino e Leucio. Si avvicinarono a noi, ci baciammo l'un l'altro poiché
erano stati nostri cari amici, e li interrogammo: "Diteci, amici e
fratelli, come mai quest'anima e questa carne? E chi sono costoro ai quali
vi accompagnate? E come avete il corpo voi che una volta siete morti?". [2] Essi risposero dicendo: "Siamo risorti con
Cristo dagli inferi. Egli stesso ci ha risuscitato dai morti. Da questo voi
comprendete che le porte della morte e delle tenebre sono state distrutte e
le anime dei santi sono state tolte di là e sono salite in cielo con Cristo
Signore. A noi infatti dallo stesso Signore è stato ordinato di camminare
per un determinato tempo lungo le sponde del Giordano e sui monti, e di non
farci vedere da tutti né parlare con tutti, ma solo con coloro ai quali
piacerà a lui. Anche ora non avremmo potuto né parlare né apparire a voi,
se non ci fosse stato permesso dallo Spirito santo"". [3] Udendo
queste cose, tutta la moltitudine presente al consiglio fu atterrita dal
timore e si meravigliava tremando e domandandosi se tutto ciò che
testimoniavano questi Galilei fosse realmente avvenuto. Allora Caifa e Anna dissero al consiglio: "Ora deve
farsi chiaro su tutte le cose che costoro hanno manifestato, dalla prima
all'ultima. Se si dimostrerà vero che Carino e Leucio sono vivi nel corpo e
se noi li potremo contemplare con i nostri occhi, vuol dire che è proprio
vero ciò che questi hanno testimoniato: quando li avremo trovati, ci
assicureranno su di ogni cosa. Ma se così non avverrà, sappiate che si
tratta soltanto di menzogne". [4] Allora piacque loro di prendere subito la decisione
di scegliere uomini idonei, timorati di Dio, che sapevano quando quelli
erano morti e conoscevano la tomba ove erano stati sepolti, affinché
facessero una diligente ricerca e vedessero se le cose erano veramente come
avevano sentito. Andarono dunque uomini, in numero di quindici, che
avevano assistito alla loro morte, erano andati con i loro piedi là ove era
stati sepolti e avevano osservato i loro sepolcri. Giunti che furono
trovarono i loro sepolcri aperti e così quelli di molti altri, ma non
trovarono neppure i segni delle ossa o della loro polvere. Con tutta fretta ritornarono per riferire quanto avevano
veduto. [5] Turbati da un profondo timore, i membri di tutta la
sinagoga dissero l'un l'altro: "Che cosa si può fare?". Anna e
Caifa proposero: "Mandiamo là ove abbiamo udito che essi si trovano!
Inviamo da loro uomini tra i più nobili affinché li supplichino e
scongiurino: forse si degneranno di venire da noi". Mandarono dunque a loro, Nicodemo, Giuseppe e i tre
rabbini galilei che li avevano visti, affinché li pregassero di venire da
loro. Questi andarono, percorsero tutta la regione del Giordano e i monti,
ma non trovandoli se ne stavano ritornando. [6] I risorti discendono dal monte Amalech. Quand'ecco
improvvisamente apparire dal monte Amalech una grande moltitudine che
scendeva: erano quasi dodicimila uomini risorti con il Signore. Pur
riconoscendone molti, non poterono parlare con loro a causa del timore e
della apparizione angelica; se ne stavano quindi a guardare e a sentire da
lontano quelli che camminavano salmodiando e dicendo: "Il Signore è
risorto dai morti, come aveva detto. Esultiamo dunque e rallegriamoci tutti,
giacché egli regna in eterno". Pieni di ammirazione, quelli che erano stati inviati
caddero a terra dalla paura; ma un angelo del Signore li sollevò da terra e
li avvertì di cercare Carino e Leucio nelle loro case. [7] Carino e Leucio. Alzatisi, andarono alle loro case e
li trovarono in preghiera. Entrati da loro, si prostrarono a salutarli, poi
si alzarono e dissero: "Amici di Dio, tutta la moltitudine degli Ebrei
ci ha inviati a voi, avendo udito che siete risorti dai morti, per pregarvi
e supplicarvi affinché vogliate venire da essi, e possiamo così conoscere
tutte le meravigliose opere di Dio accadute vicino a noi, nei nostri
giorni". Ad un cenno di Dio, essi subito si alzarono, andarono con loro
ed entrarono nella loro sinagoga. Allora la moltitudine degli Ebrei con i sacerdoti pose
tra le loro mani i libri della legge, e li scongiurarono per il Dio Heloi,
per il Dio Adonai, per la legge e per i profeti dicendo: "Diteci in che
modo siete risorti dai morti e narrate le cose mirabili accadute nei nostri
giorni, cose che abbiamo mai udito siano avvenute in alcun tempo. Dalla
paura si sono già confuse e disseccate le nostre ossa, e la terra trema
sotto i nostri piedi: abbiamo infatti unito tutti i nostri cuori per
spargere un sangue giusto e santo". [8] Carino e Leucio fecero dei segni con le mani affinché
fosse dato loro un rotolo di carta e l'inchiostro. Si comportarono così
perché lo Spirito santo non aveva loro permesso di parlare con essi. Dati a ognuno dei fogli di carta, li separarono l'uno
dall'altro in camere distinte. Dopo aver fatto con le dita il segno della
croce di Cristo, essi principiarono a scrivere ognuno nel suo rotolo; e
quand'ebbero finito, quasi all'unisono esclamarono nelle loro camere:
"Amen". Alzatisi, Carino diede il suo foglio a Anna e Leucio a
Caifa, poi si salutarono e uscirono ritornandosene ai loro sepolcri. [9] Allora Anna e Caifa aprirono il rotolo di carta e
presero a leggere ognuno per conto proprio. Ma tutto il popolo se l'ebbe a
male; tutti gridavano: "Leggeteci questi scritti pubblicamente! Dopo
che saranno stati letti li conserveremo affinché questa verità di Dio non
sia mutata in una falsità dall'accecamento degli immondi e bugiardi". Allora Anna e Caifa, tremanti, diedero il rotolo di carta
a rabbi Adda, a rabbi Finee e a rabbi Egia che erano venuti dalla Galilea e
avevano annunziato che Gesù era stato assunto in cielo: e tutta la
moltitudine degli Ebrei confermò loro la sua fiducia affinché leggessero
questo scritto. Ed essi lessero il foglio di carta contenente queste cose. [2, 1] (18) "Io Carino. Signore Gesù Cristo, figlio
del Dio vivo, permettimi di parlare delle tue opere meravigliose che hai
compiuto agli inferi. Aprite le
porte! Dunque,
mentre eravamo agli inferi incatenati nelle tenebre e nell'ombra di morte,
improvvisamente risplendette su di noi una grande luce e si scossero
l'inferno e le porte della morte. Si udì la voce del figlio del Padre
altissimo, come la voce di un tuono, che proclamava, dicendo:
"Ritraete, o prìncipi, le vostre porte, alzatevi, porte eterne! Si
approssima ad entrare il re della gloria, Cristo". [2] Venne allora Satana, il duce della morte, fuggendo
atterrito mentre diceva ai suoi ministri e agli inferi: "Correte, miei
ministri e voi tutti inferi! Chiudete le vostre porte, sistemate le sbarre
di ferro, combattete con forza e perseveranza, affinché non siamo presi e
incatenati". Allora, furono scossi tutti i suoi empi ministri e presero
a chiudere, con ogni diligenza, le porte della morte, ad accostare poco alla
volta le serrature e le sbarre di ferro, a tenere stretti in mano tutti i
loro strumenti e a lanciare grida terribili e spaventose. [3, 1] (19) Colloquio tra Satana e l'Inferno. Allora
Satana disse all'Inferno: "Preparati a ricevere colui che ti condurrò".
L'Inferno rispose a Satana così: "Questa voce non può essere altro
che il grido del figlio del Padre altissimo, giacché al suono hanno tremato
la terra e tutti i luoghi dell'infero; penso perciò che io e tutti i miei
lacci siamo già aperti. Ma ti scongiuro, Satana, capo di tutti i mali, per
le tue e le mie forze, di non introdurlo qui da me, affinché mentre lo
vogliamo catturare non siamo da lui catturati. Ed infatti, se solo alla sua
voce tutta la mia forza fu così infranta, che pensi che farà quando
giungerà di presenza?" [2] Satana, duce della morte, gli rispose: "Che hai
da gridare? Non temere, vecchio e pessimo amico! Io, infatti, ho aizzato
contro di lui il popolo ebraico, ordinai che fosse preso a schiaffi e già
ho portato a termine il suo tradimento ad opera di un suo discepolo.
Inoltre, è un uomo che ha molta paura della morte, e dalla paura disse: La
mia anima è triste fino alla morte! L'ho portato fino ad essa, giacché ora
pende innalzato sulla croce". [3] Allora l'Inferno gli disse: "Se egli è colui
che con una sola parola ha fatto sfuggire dal mio seno, come un'aquila,
Lazzaro morto da quattro giorni, costui non è un uomo nella sua umanità,
ma un Dio nella sua maestà. Ti supplico di non addurlo qui da me". Satana gli rispose: "Comunque preparati, non avere
paura! Ormai pende dalla croce, e non posso fare diversamente". Allora
l'Inferno rispose a Satana: "Se dunque non puoi fare altro, ecco che si
avvicina la tua rovina. Io resterò abbattuto e senza onore, ma tu sarai
tormentato sotto il mio dominio". [4, 1] (20) Adamo e l'albero della misericordia. I santi
di Dio udivano la discussione tra Satana e l'Inferno. Sebbene essi non si
conoscessero ancora reciprocamente, erano ormai già in procinto di
conoscersi. Ma il nostro santo padre, Adamo, rispose a Satana in
questo modo: "Duce della morte, di che cosa hai paura e tremi? Ecco che
viene il Signore a distruggere tutte le tue menzogne; tu sarai preso da lui
e relegato per sempre". [2] Allora, tutti i santi udendo come la voce del padre
nostro Adamo rispose con fermezza a Satana, furono confermati nella gioia;
corsero tutti dal padre Adamo e si radunarono in quel posto attorno a lui.
Vedendo tutta quella moltitudine, il padre nostro Adamo prese a osservare
accuratamente se tutti erano stati procreati da lui nel mondo. E guardando
tutto all'intorno gli astanti, versava lacrime amarissime e volgendosi a suo
figlio Set, disse: "Figlio Set, racconta ai santi patriarchi e profeti
quanto ti aveva detto il custode del paradiso, allorché ti avevo mandato da
lui a prendere dell'olio della misericordia per ungere il mio corpo
malato". [3] Egli, allora, rispose: "Quando, davanti alle
porte del paradiso, con le lacrime, ho pregato e supplicato il Signore e
chiamai il custode del paradiso affinché mi desse dell'olio, uscì
l'arcangelo Michele e mi disse: Set, perché stai piangendo? Sappi bene che
tuo padre Adamo non riceverà, ora, di quest'olio della misericordia, ma
dopo molte generazioni nel mondo. Il dilettissimo figlio di Dio verrà,
infatti, dal cielo nel mondo, sarà battezzato da Giovanni nel fiume
Giordano, ed allora tuo padre Adamo riceverà di quest'olio della
misericordia e così tutti coloro che credono in lui. E il regno di coloro
che credettero in lui resterà nei secoli". [5, 1] (21) Isaia, Giovanni Battista e David. All'udire
queste cose, tutti i santi esultarono nuovamente nella gioia. E uno dei
presenti, di nome Isaia, proclamò a gran voce: "Padre Adamo e voi
tutti che lo circondate, udite le mie parole. Quand'ero in terra, sotto
l'ammaestramento dello Spirito santo, a proposito di questa luce, ho cantato
profeticamente: il popolo che sedeva nelle tenebre, vide una gran luce, per
gli abitatori della regione dell'ombra di morte, sorse una luce". Udita questa voce, il padre Adamo e tutti gli altri si
voltarono a lui e gli domandarono: "Tu chi sei? Sono, infatti, vere le
cose che dici!". Egli rispose dicendo: "Il mio nome è
Isaia". [2] Apparve allora un altro presso di lui dall'aspetto di
eremita. Essi l'interrogarono dicendo: "Chi sei tu che porti sul corpo
tali segni?". Egli rispose con fermezza: "Io sono Giovanni
Battista, voce e profeta dell'Altissimo. Io ho proceduto davanti alla faccia
dello stesso Signore per ridurre in strade pianeggianti i sentieri deserti e
tortuosi. Con il mio dito ho indicato ai gerosolimitani l'agnello del
Signore e il figlio di Dio, e l'ho glorificato. L'ho battezzato nel fiume Giordano, e ho udito la voce
del Padre che risuona dal cielo proclamando a suo riguardo: Questo è il mio
figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto. Da lui io ricevetti la
promessa che egli sarebbe disceso agli inferi". Allora il padre Adamo, all'udire queste cose, gridò a
gran voce esclamando: "Alleluia!". Che significa: "Il Signore
viene per tutte le case!". [6, 1] (22) Poi un altro dei presenti, di nome David, che
incedeva con le insegne quasi fosse imperatore, proclamò: "Quando ero
in terra rivelai al popolo gli arcani della misericordia di Dio e della sua
visita e, riferendomi a tutti i secoli, profetizzai le gioie future,
dicendo: Diano gloria a Dio le sue misericordie e le sue opere meravigliose
per i figli degli uomini, poiché spezzò le porte di bronzo e frantumò le
sbarre di ferro". Allora i santi patriarchi e profeti incominciarono a
conoscersi l'un l'altro e a parlare ognuno delle proprie profezie. Il santo
Geremia incominciò dunque a ripensare le sue profezie e a dire ai
patriarchi e profeti: "Quand'ero in terra ho profetato sul figlio di
Dio che apparve sulla terra e si intrattenne con gli uomini". [2] Tutti i santi esultarono, allora, per la luce del
Signore, per la presenza del padre Adamo e per le risposte di tutti i
patriarchi e profeti, ed esclamarono: "Alleluia, benedetto colui che
viene nel nome del Signore!". Tanto che al loro grido di gioia Satana ebbe paura e cercò
una via di scampo. Ma non gli fu possibile perché l'Inferno e i suoi
ministri lo tenevano nell'inferno avvinto e vigilato da ogni parte, e gli
dicevano: "Di che hai paura? Noi non ti lasciamo uscire di qua, in
alcun modo. Ricevi queste cose, delle quali sei ben degno, da colui contro
il quale tu combatterai ogni giorno; in caso contrario, sappi che sarai da
lui incatenato e assoggettato alla mia vigilanza". [7, 1] (23) E risuonò nuovamente la voce del figlio del
Padre altissimo, come il fragore di un grande tuono, che diceva:
"Togliete, o prìncipi, le vostre porte, alzatevi, o porte eterne, ed
entrerà il re della gloria". Allora Satana e l'Inferno gridarono, dicendo: "Chi
è questo re della gloria?". E la voce del Signore rispose loro:
"Il Signore forte e potente, il Signore potente in battaglia". [2] Il buon ladrone e la sua croce. Dopo questa voce
venne un uomo, avente l'aspetto di un ladro, che portava una croce sulle
spalle e dal di fuori gridava, dicendo: "Apritemi affinché io possa
entrare". Satana gli dischiuse un poco la porta introducendolo
nell'interno del recinto, e subito la chiuse alle sue spalle. Tutti i santi
lo videro splendente, e subito gli domandarono: "Il tuo aspetto è
quello di un ladro. Indicaci che cos'è che tu porti sulla schiena".
Egli rispose umilmente: "Veramente sono stato un ladro in tutto e per
tutto, e gli Ebrei mi appesero a una croce con il mio Signore Gesù Cristo,
figlio del Padre altissimo. Io poi sono venuto qui prima di lui: egli stesso
viene subito dopo di me". [3] Allora il santo David, acceso d'ira contro Satana
innalzò forte la voce proclamando: "Apri, abiettissimo, le tue porte,
affinché entri il re della gloria". Similmente insorsero contro Satana tutti i santi di Dio e
volevano afferrarlo e dividerlo tra loro. Nuovamente si udì gridare dentro:
"Togliete, o prìncipi, le vostre porte, alzatevi, o porte eterne, ed
entrerà il re della gloria". A quella voce chiara e distinta l'Inferno e Satana
interrogarono nuovamente, dicendo: "Chi è questo re della
gloria?". E da quella mirabile voce, fu detto loro: "Il Signore
degli eserciti è il re della gloria". [8, 1] (24) Satana legato. Ed ecco che improvvisamente
l'Inferno si scosse, si infransero le porte della morte, si frantumarono le
serrature, si spezzarono le sbarre di ferro e caddero a terra, e si aprì
ogni cosa. Satana rimase in mezzo confuso e avvilito con i piedi avvinti da
un ceppo. [2] Ed ecco il Signore Gesù Cristo venire nello
splendore di una luce eccelsa, mansueto, grande e umile, portando in mano
una catena: la avvinse al collo di Satana, gli legò le mani dietro la
schiena, lo scaraventò all'indietro nel Tartaro e gli mise il suo santo
piede sulla gola, dicendo: "Per tutti i secoli hai fatto tanti mali,
non ti sei arrestato in alcun modo. Oggi ti affido al fuoco eterno" [3] E chiamato immediatamente l'Inferno, gli ordinò:
"Prendi questo pessimo e perverso soggetto e tienilo sotto la tua
custodia fino al giorno in cui te l'ordinerò io". Egli lo prese dai piedi del Signore e piombò con lui nel
profondo dell'abisso. [9, 1] (25) Il re della gloria e Adamo ed Eva. Allora il
Signore Gesù, salvatore di tutti, mitissimo e pio, salutò benevolmente
Adamo e gli disse: "Pace a te, o Adamo, con i tuoi figli, per tutti i
secoli dei secoli. Amen". Allora il padre Adamo si prostrò ai piedi
del Signore e alzatosi baciò le sue mani e pianse dirottamente
testimoniando a tutti e dicendo: "Ecco le mani che mi hanno
plasmato!". Diceva poi al Signore: "Sei giunto, o re della
gloria, a liberare gli uomini e ad aggregarli al tuo regno perpetuo!". Allora la nostra madre Eva, si prostrò allo stesso modo
ai piedi del Signore e alzatasi baciò le sue mani, versò copiose lacrime,
testimoniando a tutti e dicendo: "Ecco le mani che mi hanno
plasmato!". [2] Allora tutti i santi, adorando lo acclamarono
dicendo: "Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Il Signore
Dio ci illuminò. Amen per tutti i secoli. Alleluia nel mondo senza fine:
lode, onore, virtù e gloria perché sei venuto dall'alto a visitarci". E si radunarono sotto le mani del Signore cantando sempre
alleluia e godendo insieme della gloria. [3] Il morso e la croce. Allora il Salvatore esaminò
tutto attentamente e diede un morso all'Inferno. Poi con rapidità, ne gettò
una parte nel Tartaro e una parte portò seco in alto. [10, 1] (26) Allora tutti i santi di Dio pregarono il
Signore di lasciare presso gli inferi il segno della vittoria, cioè la
santa croce, affinché i perversi suoi ministri non riescano a trattenere
come colpevole uno che è stato assolto dal Signore. E così avvenne. Il Signore pose la sua croce in mezzo
all'inferno quale segno di vittoria, e vi rimarrà in eterno. Poi siamo usciti tutti di lì con il Signore,
abbandonando nel Tartaro Satana e l'Inferno. A noi e a molti altri fu
ordinato di risorgere con il corpo per rendere nel mondo testimonianza della
risurrezione del Signore nostro Gesù Cristo e di quanto è avvenuto negli
inferi. [2] Queste, fratelli carissimi, sono le cose che abbiamo
visto e che sotto giuramento vi testimoniamo, e testifica con noi colui che
per noi è morto e risorto. Giacché, come è stato scritto, così avvenne
in tutto e per tutto". [11, 1] (27) Angoscia e pentimento degli Ebrei. Ma
allorché il foglio di carta fu letto interamente tutti coloro che avevano
udito caddero bocconi e piangendo amaramente si percuotevano il petto con
violenza gridando: "Guai a noi! Perché a noi miseri capitò questo?
Fugge Pilato, fugge Anna e Caifa, fuggono i sacerdoti e i leviti e anche il
popolo ebraico piangendo ed esclamando: Guai a noi i miseri che abbiamo
versato sulla terra un sangue santo!". [2] Per tre giorni dunque e per tre notti non
assaggiarono pane e acqua, né alcuno di loro ritornò nella sinagoga. Il
terzo giorno, radunato il consiglio, fu letto il foglio di carta di Leucio:
in esso non fu trovata neppure una sillaba in più o in meno di quanto
conteneva lo scritto di Carino. [3] Allora la sinagoga fu commossa, tutti piansero per
quaranta giorni e quaranta notti, aspettando da Dio la rovina e la vendetta
divina. Ma quel pio e altissimo misericordioso non li distrusse
immediatamente, per dar loro un comodo spazio di penitenza. Queste, fratelli carissimi, sono le testimonianze di
Carino e di Leucio su Cristo figlio di Dio e sulle sue sante gesta negli
inferi. A lui rendiamo tutti lode e gloria per gli infiniti secoli dei
secoli. Amen.
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Fonte on-line : Intratext