NARRAZIONE DI GIUSEPPE DA ARIMATEA |
NARRAZIONE DI GIUSEPPE DA ARIMATEA * Narrazione di Giuseppe da Arimatea che chiese il corpo
del Signore, in cui sono contenuti anche i motivi della condanna dei due
ladroni. [1, 1] Io, Giuseppe da Arimatea, che ho chiesto a Pilato
il corpo di nostro Signore Gesù per seppellirlo, fui imprigionato dagli
Ebrei omicidi e deicidi i quali mantenendo la legge di Mosè sono
diventati agenti di afflizione: hanno suscitato l'ira del legislatore
misconoscendo il Dio da loro crocifisso, e hanno dimostrato la sua divinità
a tutti i credenti. Presentazione dei due ladroni. Sette giorni prima che
essi condannassero alla morte in croce il figlio di Dio, a Pilato erano
stati mandati due uomini catturati a Gerico con i seguenti capi d'accusa. [2] Il primo, di nome Gesta, aveva assassinato dei
viandanti e depredato altri, appeso donne con i piedi in alto e la testa
in basso e tagliato loro i seni, e bevuto il sangue dei bambini, dopo
averli mutilati; non aveva mai riconosciuto alcun dio, n‚ obbedito ad
alcuna legge: si era comportato così fin dall'inizio della sua vita. Ecco
invece qual era la situazione dell'altro. Si chiamava Dema, era galileo e
aveva un albergo; ospitava i ricchi, ma faceva anche del bene ai bisognosi
e, come Tobia, seppelliva segretamente i morti poveri; si industriava di
derubare i beni degli Ebrei, rubò anche la legge a Gerusalemme; depredò
la stessa figlia di Caifa, sacerdotessa del santuario, e sottrasse persino
il deposito segreto collocatovi da Salomone. Queste le azioni delle quali
si era reso colpevole. [3] Gesù fu dunque arrestato tre giorni prima della
pasqua, nella sera. N‚ Caifa n‚ tutto il popolo ebraico volevano
festeggiare la pasqua a causa del loro profondo dolore per il furto che
era stato consumato nel santuario. Il compito di Giuda. Chiamarono Giuda Iscariota e glielo
dissero: egli era, infatti, figlio del fratello del grande sacerdote Caifa;
siccome non era uno dei discepoli che seguivano Gesù, tutti gli Ebrei
l'istigarono a seguirlo, non per credere ai prodigi che egli operava n‚
per approvare i suoi discorsi, ma per consegnare Gesù nelle loro mani
dandogli una parola menzognera. Per questa bella impresa ricevette due dramme d'oro al
giorno. C'era pure, a quanto si dice, uno dei discepoli chiamato Giovanni
che aveva passato due anni con Gesù. [4] Tre giorni prima di impadronirsi di Gesù, Giuda
disse agli Ebrei: "Su, teniamo consiglio e deliberiamo che non è il
ladrone che ha rubato la legge, ma Gesù in persona. Io poi mi incarico
dell'arresto". Quando furono pronunciate queste parole uno di noi, di
nome Nicodemo, che custodiva le chiavi del santuario, si rivolse a tutti
dicendo: "Non commettete un simile crimine!". Nicodemo era più
leale di tutti gli altri Ebrei. Ma la moglie di Caifa, di nome Sarra, gridò:
"Parlando in questo luogo santo, Gesù stesso disse: "Io posso
distruggere il tempio e ricostruirlo in tre giorni"". Gli Ebrei
le risposero: "Noi tutti crediamo alle tue parole!". Terminato il consiglio, Gesù fu arrestato. [2, 1] Gesù davanti a Anna e Caifa. Il giorno appresso,
il quattro del mese, all'ora nona lo condussero davanti a Caifa. Anna e
Caifa: "Perchè hai tu rubato la nostra legge, e messo all'asta
pubblica le promesse di Mosè e dei profeti?". Ma Gesù non rispose. Radunatasi nuovamente la moltitudine, qualcuno gli
domando: "Perchè volevi tu distruggere in un istante il tempio che
Salomone ha costruito in quarantasei anni?". Gesù non rispose: il
tempio che è stato saccheggiato dal ladro è quello della sinagoga. [2] Verso sera, sulla fine del quarto giorno, tutta la
moltitudine domandava che, a motivo della perdita della legge, la figlia
di Caifa fosse data alle fiamme; e non si sapeva come celebrare la pasqua.
Ma lei disse: "Perseverate, figli, continuate e mettete a morte
questo Gesù. Così è la legge e in tal modo celebreremo la festività". Giuda accusatore. Anna e Caifa ricompensarono
segretamente Giuda Iscariota dandogli una somma molto forte e gli dissero:
"Parla come ci hai detto: "Io ho visto che la legge è stata
rubata da Gesù e non da questa irreprensibile giovane"". Giuda
rispose loro: "E' indispensabile che tutto il popolo ignori queste
raccomandazioni che mi avete fatto a proposito di Gesù. Lasciatelo e io
mi incarico di persuadere il popolo che le cose sono così". E,
astutamente, misero Gesù in libertà. [3] Nel quinto giorno, Giuda andò nel tempio e,
rivoltosi a tutto il popolo, disse: "Che cosa mi darete s'io vi
consegno colui che ha detronizzato la legge e rubato i profeti?". Gli
Ebrei gli risposero: "Se tu ce lo consegni, ti daremo trenta denari
d'oro". Il popolo ignorava che Giuda intendeva parlare di Gesù:
era, infatti, opinione diffusa che egli fosse figlio di Dio. Giuda si
prese i trenta denari d'oro. [4] Andato al santuario all'ora quarta e all'ora quinta
Giuda trovò Gesù che discorreva nell'atrio. Fattasi sera, disse agli
Ebrei: "Datemi una scorta di soldati armati di spade e di bastoni, e
ve lo consegnerò". Gli diedero così una scorta per prenderlo. Cammin facendo, Giuda disse ai suoi compagni:
"Afferrate colui ch'io bacerò. E' lui che ha rubato la legge e i
profeti". E avvicinatosi a Gesù, lo baciò, dicendo: "Salve,
Rabbi!". Era la sera del quinto giorno. Afferratolo, lo portarono da Caifa e dai sommi sacerdoti;
Giuda disse: "Costui è quegli che ha rubato la legge e i
profeti". E gli Ebrei sottoposero Gesù a un iniquo interrogatorio
dicendo: "Perchè tu hai fatto questo?". Ma Gesù non
rispondeva. Vedendo questa cattedra di empi, Nicodemo e io, Giuseppe,
ci allontanammo da loro, non volendo perderci con il consiglio degli empi. [3, 1] Gesù in croce tra i due ladroni. Durante questa
notte inflissero a Gesù molti trattamenti indegni e, nella vigilia del
sabato, lo consegnarono a Pilato, il governatore, affinchè fosse
crocifisso: in questo convennero tutti. E' per questo che, dopo averlo interrogato, il
governatore Pilato ordinò che fosse crocifisso con due ladroni: insieme a
Gesù furono crocifissi Gesta, alla sua sinistra, e Dema, alla sua destra. [2] Quello che si trovava a sinistra cominciò a gridare
dicendo a Gesù: "Guarda quanti delitti ho commesso sulla terra!
Sebbene sapessi che tu sei re, pensavo che saresti perito. Perchè tu che
dici di essere figlio di Dio, non puoi salvare te stesso, nel bisogno?
Come puoi tu soccorrere un altro che ti invochi? Se tu sei il Cristo,
discendi dalla croce, ed io crederò in te. Per ora io non ti considero un
uomo, ma una bestia feroce condannata a morire con me". E proseguì
dicendo molte altre cose su Gesù, bestemmiando e digrignando i denti
contro di lui. Questo ladrone era, infatti, caduto negli inganni del
demonio. [3] Il buon ladrone. Ma il ladrone di destra, che si
chiamava Dema, vedendo che la grazia divina era diffusa su Gesù, gli
rivolse la parola così: "Io vedo, Gesù Cristo, che tu sei il figlio
di Dio. Io ti vedo, Cristo, adorato da migliaia di miriadi di angeli.
Perdona i peccati da me commessi! Fa' che n‚ le stelle, n‚ gli astri
della notte assistano alla mia condanna allorchè tu verrai a giudicare
tutta la terra: è, infatti, durante la notte che ho portato a compimento
i miei perversi disegni. Fa' che il sole, oscuratosi adesso per te, non si
muova per illuminare il male che è dentro il mio cuore: io, nulla posso
offrirti per espiare le mie colpe. Ecco che mi sovrasta la morte a causa
dei miei peccati, ma tu sei l'espiazione: liberami, o padrone
dell'universo, dalla tua terribile riprovazione; non permettere al demonio
di inghiottirmi e di ereditare l'anima mia come quella del miserabile che
è crocifisso alla tua sinistra. Vedo, infatti, che il demonio si
impadronisce con gioia della sua anima, mentre il suo corpo diventa a poco
a poco invisibile. Non mettermi neppure dalla parte degli Ebrei, giacchè
vedo Mosè e i patriarchi immersi in una profonda desolazione, mentre il
demonio gioisce del loro dolore. Perciò, o padrone, prima che io renda il
mio spirito, ordina che siano rimessi i miei peccati, ricordati di me,
povero peccatore, nel tuo regno, allorchè sull'alto tuo trono che domina
i cieli, verrai a giudicare le dodici tribù di Israele, poichè per opera
tua hai offerto al mondo il mezzo di evitare un grande castigo". [4] Mentre questo ladrone parlava così, Gesù gli
rispose: "In verità ti dico, tu, Dema, sarai oggi con me in
paradiso, e i figli del regno, i discendenti di Abramo, di Isacco, di
Giacobbe e di Mosè, saranno gettati nelle tenebre esteriori, ove sarà
pianto e stridore di denti. Tu solo abiterai nel paradiso fino alla mia
seconda venuta, quando verrò per giudicare quanti non avranno confessato
il mio nome". Disse ancora al ladrone: "Quando sarai partito, dì
ai cherubini e alle dominazioni che portano la spada fiammeggiante,
custodi del paradiso dal quale è stato scacciato il primo uomo Adamo
ch'io avevo posto nel paradiso ma non ha osservato i miei ordini, che
nessuno dei primi vedrà il paradiso fino a quando verrò io per la
seconda volta per giudicare i vivi e i morti: così sta scritto. Io Gesù
Cristo, figlio di Dio, disceso dal più alto dei cieli, uscito
dall'invisibile seno del Padre mio, senza esserne separato, venuto sulla
terra per prendere un corpo ed essere crocifisso per salvare Adamo, mia
creatura, alle dominazioni dei miei arcangeli, ai portieri del paradiso,
ai ministri del Padre mio, prescrivo e ordino l'ammissione di colui che è
stato crocifisso con me; in virtù mia abbia la remissione dei peccati,
vestito di un corpo immortale entri nel paradiso e abiti là ove nessuno
mai ha potuto abitare". Dopo queste parole, Gesù rese lo spirito: era la vigilia
del sabato, l'ora nona. Tenebre si estesero su tutta la terra e si sentì
un grande terremoto: crollò il santuario e anche il pinnacolo del tempio. [4, 1] Sepoltura di Gesù e sua apparizione a Giuseppe.
Io, Giuseppe, chiesi il corpo di Gesù e lo seppellii in un sepolcro nuovo
dove ancora non era stato posto alcuno; ma il corpo del ladrone che era
stato crocifisso alla sua destra non lo si trovò più, mentre il corpo di
quello che era stato crocifisso alla sua sinistra era simile a quello di
un dragone. Poichè io avevo chiesto il corpo di Gesù per
seppellirlo, gli Ebrei si irritarono contro di me e mi rinchiusero in una
prigione ove, con la forza, erano trattenuti i malfattori. Era la sera del
sabato quando mi si inflisse questo trattamento con il quale la nostra
nazione recava oltraggio alla giustizia. Ecco quale terribile malvagità
la nostra nazione praticava nel giorno di sabato. [2] Precisamente nella sera del primo giorno della
settimana, all'ora quinta della notte. Gesù venne da me in prigione, con
il ladrone che era stato crocifisso alla sua destra e che aveva mandato in
paradiso: nella camera risplendette una luce accecante, la casa fu sospesa
ai quattro angoli, si aprì così un passaggio e io sono uscito. Prima
dunque riconobbi Gesù, poi il ladrone che portava una lettera a Gesù. Quando ci mettemmo in cammino per la Galilea brillò una
luce così grande che la creazione non poteva sopportare; mentre dal
ladrone emanava un gradito profumo che è quello del paradiso. [3] Lettera dei cherubini. Gesù si assise in un luogo e
lesse così: "Noi cherubini e angeli, che dalla tua divinità
ricevemmo l'ordine di custodire il giardino del paradiso, ti comunichiamo
quanto segue per opera del ladrone che è stato crocifisso con te: alla
vista dell'impronta dei chiodi del ladrone che fu crocifisso con te e
dello splendore delle lettere della tua divinità, il fuoco s'è spento,
incapace di resistere allo splendore di questa impronta e venne su di noi
un timore grande; udimmo il creatore del cielo e della terra e di tutta la
creazione, che discendeva dalle regioni più elevate fino alle profondità
della terra per il primo uomo, Adamo. Vedendo la croce immacolata che
sfolgorava, per mezzo del ladrone, con uno splendore sette volte più vivo
di quello del sole, fummo colti dalla paura, risentimmo il tremore della
terra e la grande voce dei servi degli inferi che dicevano con noi:
"Santo, santo, santo è colui che comanda nel più alto dei
cieli"; mentre le potestà innalzavano il grido: "Signore, ti
sei manifestato in cielo e sulla terra apportando al mondo la gioia, ma
con un dono ancora più bello di questo, con la tua invisibile volontà
eterna tu hai liberato la stessa opera dalla morte!"". [5, 1] Gesù, Giovanni, il ladrone, Giuseppe. Io ho
contemplato queste cose mentre andavo in Galilea con Gesù e il ladrone.
Gesù si trasfigurò e non era più come prima che fosse crocifisso, ma
era diventato tutto luce. Gli angeli lo servivano continuamente e Gesù
parlava con essi. Io passai con lui tre giorni: non c'era con lui alcuno
dei suoi discepoli, ma soltanto il ladrone. [2] A metà della festa degli azzimi sopraggiunge il suo
discepolo Giovanni. Noi non notammo più il ladrone, n‚ sapevamo che
cosa ne era avvenuto. Giovanni allora domandò a Gesù: "Chi era
costui che tu non mi hai neppure presentato a lui?". Ma Gesù non gli
rispose. Giovanni si prostrò allora davanti a lui, dicendo:
"Signore, so che tu mi hai amato fin da principio, e perchè mai non
mi fai conoscere quest'uomo?". Gesù gli rispose: "Perchè
domandi tu cose nascoste? Sei diventato ottuso a un tratto? Non percepisci
il profumo del paradiso che pervade questo luogo? Non conosci tu
quest'uomo? E' il ladrone crocifisso il quale ha ottenuto il paradiso. In
verità in verità ti dico che lui solo non attenderà il gran
giorno". Giovanni gli chiese: "Rendimi degno di vederlo!". [3] Giovanni stava ancora parlando allorchè, tutt'a un
tratto, gli apparve il ladrone; Giovanni, esterrefatto, si prostrò a
terra. Il ladrone non era più come prima dell'arrivo di
Giovanni, bensì assomigliava a un re soffuso da una grande potenza;
portava la sua croce e s'udirono più voci dire insieme: "Vieni nel
luogo del paradiso che ti è stato preparato! Abbiamo disposto che tu sia
servito fino al gran giorno, per volere di colui che ti ha mandato". Dopo queste parole, il ladrone e io, Giuseppe, diventammo
invisibili: io mi ritrovai a casa mia, ma non vidi più Gesù. [4] Avendo visto queste cose, le scrissi affinchè tutti
credano in Gesù Cristo crocifisso, nostro Signore, e più nessuno serva
alla legge di Mosè; si presti fede, invece, ai segni e prodigi da lui
operati, e per mezzo di questa fede ereditiamo la vita eterna e possiamo
incontrarci nel regno dei cieli. Giacchè a lui spetta gloria, potenza,
lode e grandezza nei secoli dei secoli. Amen.
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