NATIVITA' DI MARIA E DI GESU': CODICE DI HEREFORD

 

HEREFORD  

[H]* Io, Giacobbe, figlio dell'artigiano Giuseppe fui presente e vidi tutte queste cose, e scrissi questa storia ringraziando Dio che mi diede sapienza e intelletto nella storia delle dodici tribù dei figli di Israele.

[H1] I genitori di Maria. Nella terra di Israele c'era un uomo molto ricco, di nome Gioacchino della tribù di Giuda, della stirpe di Davide, pascolava le sue pecore e temeva il Signore nella semplicità del suo cuore; di altro non si curava se non dei suoi greggi dai quali offriva offerte doppie nella casa del Signore, dicendo in cuor suo: "Quanto per me è un sovrappiù si dovrà dare a tutto il popolo, e ciò che vi è di più grande e di meglio tra le primizie della mia abbondanza costituirà una oblazione al Signore Dio mio".

[H2] Di ogni cosa faceva tre parti: una parte la dava alle vedove, agli orfani, ai pellegrini e ai poveri; l'altra parte ai timorati di Dio e a quelli che giorno e notte servono nel tempio del Signore; la terza parte la riservava al suo uso e a quello della sua famiglia per il sostentamento della vita presente. Comportandosi egli così, Dio moltiplicò i suoi greggi e le proprietà, tanto che nel popolo di Israele non c'era uomo che lo uguagliasse. Egli seguitava ad agire così fin dal quindicesimo anno della sua età.

Quando raggiunse l'età di venticinque anni prese in moglie una donna di nome Anna, figlia di Issacar, della sua stessa tribù, cioè della tribù di Giuda, della stirpe di Davide; convisse con lei vent'anni, ma da lei non ebbe figli. Perciò fecero il voto che qualora Dio avesse concesso loro una prole, l'avrebbero offerta al servizio del Signore. Per questo motivo, con preghiere e doni, frequentavano il tempio del Signore ogni anno ad ogni festa.

[H3] Si avvicinò il giorno della festa delle encenie e i figli di Israele partendo da tutte le genti e tribù andavano a Gerusalemme, nel tempio del Signore ad offrire, ognuno, i propri doni. Tra loro c'era pure Gioacchino che preparò i suoi doni da offrire al cospetto del Signore.

Ma gli si avvicinò uno scriba del tempio di nome Ruben e gli domandò come mai egli, infecondo, osasse stare tra i fecondi, e gli disse: "A te non è lecito offrire doni e sacrifici nel tempio del Signore, giacché tu non hai suscitato una discendenza in Israele. Infatti la Scrittura dice: Maledetto chiunque non ha generato un maschio in Israele".

[H4] Gioacchino con i pastori. Gioacchino rimase grandemente svergognato a causa di quell'obbrobrio davanti a tutto il popolo e, colmo di grande timidezza, si allontanò dal tempio del Signore assai contristato. Non ritornò a casa sua, n‚ più si fece vedere dalla moglie, ma si ritirò nel deserto; si recò dai pastori che erano nei pascoli con le loro bestie, e pose la sua tenda là tra i monti per lungo tempo, cioè per cinque mesi. Non volle ritornare a casa, per non essere additato con le stesse parole obbrobriose, dai suoi contribuli che erano stati presenti e le avevano udite dal sacerdote.

Gioacchino disse tra sé: "Non discenderò di qui n‚ per mangiare n‚ per bere fino a quando non mi visiti il Signore Dio mio: mio cibo sarà la mia preghiera, mia bevanda le mie lacrime". Si ricordò del patriarca Abramo e come nella sua tarda vecchiaia, il Signore gli avesse dato un figlio di nome Isacco.

[H5] Rimasta a casa, sua moglie Anna innalzava piangendo due lamentazioni; diceva: "Piangerò la mia vedovanza, e poi la mia sterilità, poiché sono senza figli". Mentre piangeva, pronunciava ogni giorno questa preghiera: "Signore Dio mio, non avendomi dato figli, perché mi hai tolto anche il marito? Ecco che ormai sono passati cinque mesi dacché io non lo vedo, non so dove cercarlo; qualora fosse già morto, certo mi curerei della sua sepoltura".

[H6] Un giorno, mentre piangeva molto amaramente, discese nel giardino di casa sua per passeggiare, e alzati gli occhi al cielo, pregava il Signore, dicendo: "Signore, Dio dei miei padri ti benedico nei secoli! Degnati di visitare me, tua misera serva, con la misericordia salvifica, come hai visitato la madre della nostra stirpe Sara, dandole un figlio; e come hai esaudito la sua preghiera, così esaudisci anche me e guarda verso la tua ancella".

Mentre pregava attentamente così, guardando verso il cielo, vide un nido di passeri su di un albero di alloro. Mentre lo osservava, comprese l'affetto della loro madre e, piena di lacrime, gemette acerbamente e a gran cuore gridò verso il Signore: "Ahi me, Signore, quale madre mi ha generato, o qual ventre mi ha portato? Ecco, infatti, che mi trovo in una grande maledizione e obbrobrio per i figli di Israele; mi hanno diffamato e mi hanno scacciato dal tempio del Signore Dio mio. Ahi me, a chi sono stata assimilata? Non potrò essere paragonata agli uccelli del cielo, giacché hanno i piccoli che cibano con piacere, e sono sempre al tuo cospetto e, con i loro canti, ti benedicono. Ahi me, a chi sono stata paragonata? Non posso essere paragonata alle bestie della terra, giacché queste si moltiplicano secondo la loro specie, crescono e sono sempre al tuo cospetto, e benedicono te, o Signore. Ahi me, a chi sono stata paragonata? Non sono simile alle acque del mare o dei fiumi, giacché in esse sono generati i pesci. N‚ posso essere paragonata alla terra che fa germogliare, nelle rispettive stagioni, alberi fruttiferi che si succedono e esultano al tuo cospetto. E tra i tuoi doni, tutte le tue opere sono liete di benedirti come creatore".

[H7] Detto questo alzò nuovamente la voce gemendo, e disse al Signore: "Signore, Dio creatore onnipotente che hai dato prole a ogni tua creatura, perché escludi me sola, misera, dai doni della tua benevolenza? Ma tutto è possibile a te, Signore. Restami soltanto propizio. Tu, Signore, sai che fin dall'inizio del mio matrimonio, questo io ho voluto, questo solo ho desiderato: che qualora tu mi avessi dato un figlio o una figlia, lo avrei offerto a te nel tuo sacro tempio".

[H8] Dopo che Anna aveva detto questo, apparve improvvisamente davanti ai suoi occhi un angelo del Signore e la confortò. Si rivolse a lei, dicendo: "Anna, non piangere! E' invece indispensabile che tu ti rallegri e goda, poiché il Signore ha esaudito la tua preghiera e ha guardato le lacrime che tu versavi al cospetto del Signore tuo Dio. Il Signore Dio ha infatti annuito alla tua domanda, giacché la tua stirpe sarà al cospetto di Dio, e quanto nascerà da te desterà l'ammirazione di tutti i secoli, e la tua discendenza sarà celebrata in tutta la terra". Ciò detto, l'angelo del Signore si tolse dai suoi occhi.

[H9] Ma lei intimorita alla vista di questo prodigio, entrò nella sua camera e atterrita da una enorme paura si gettò, come morta, sul letto e rimase in preghiera tutto il giorno e tutta la notte nel timore di Dio. Dopo, chiamò a sé la sua domestica Iutin e le disse: "Non hai visto che la mia anima è in travaglio, e perché non hai voluto venire da me?". Allora lei rispose, mormorando: "Se il Signore ti ha chiuso l'utero e ha sottratto tuo marito da te, io che ci posso fare?". All'udire ciò Anna piangeva ancor di più. Ma aveva riposto la sua speranza nella misericordia del Signore suo Dio.

[H10] L'apparizione di un angelo. In quello stesso tempo, Gioacchino era relegato tra i monti in mezzo ai suoi pastori, ove pascolava i greggi, e un giorno gli apparve un giovane; allorché fu solo gli si presentò di nuovo quel giovane, e gli disse: "Che cosa aspetti qui, e perché non vuoi ritornare da tua moglie?". Gioacchino gli rispose: "Ho vissuto con lei per vent'anni, ma Dio chiuse il suo utero e da lei non mi volle dare figli, perciò con dolore e vergogna sono uscito dal tempio del Signore, dopo avere subìto dai sacerdoti la più grande ingiuria davanti a tutto il popolo. Or dunque resterò qui con i miei greggi fino a quando Dio vorrà che io resti nella vita presente. Per mano dei miei ragazzi, restituirò la loro parte ai poveri, alle vedove, agli orfani e a coloro che temono Dio. Perché ritornare alla mia casa, io che, come indegno, sono stato scacciato, con obbrobrio, dalla casa del mio Signore?".

Dopo che Gioacchino disse questo, quel giovane gli rispose: "Non temere, Gioacchino, e non turbarti per la mia apparizione. Io sono un angelo del Signore che sto sempre davanti alla maestà di Dio e ho portato al cospetto del Signore le vostre preghiere e elemosine. Ed ora sono stato mandato da lui ad annunziarti che le tue preghiere ed elemosine sono state gradite al Signore tuo Dio. Oggi sono apparso a tua moglie Anna che piangeva e pregava e l'ho consolata: sappi che ti partorirà una figlia chiamata Maria e sarà benedetta dal Signore al di sopra di tutte le donne. Essa infatti sarà il tempio del Dio vivo, e lo Spirito santo riposerà su di lei. Sarà beata al di sopra di tutte le sante donne, sicché tutti diranno che non ve n'è mai stata altra così; ma anche nei secoli futuri non ve ne sarà una simile.

[H10a] Come avete fatto voto, sarà consacrata al Signore fin dall'infanzia. Resterà a casa sua soltanto tre anni per lo svezzamento, e sarà presentata poi da voi nel tempio del Signore con l'oblazione e l'olocausto, servirà Dio giorno e notte con preghiere e digiuni, nella castità di mente e di corpo, n‚ si allontanerà mai dal tempio fino agli anni della sua discrezione, affinché di lei non si possa sospettare alcunché di sgradevole. Non conoscerà mai un uomo, non mangerà n‚ berrà mai alcunché di impuro, non si intratterrà con il volgo: con l'andare degli anni resterà sempre sola senza compagne, senza corruzione, senza macchia, senza mescolanza con seme virile, e come nascerà mirabilmente da madre sterile, così, qual vergine incomparabile e ineffabile, genererà il figlio dell'Altissimo che sarà chiamato Gesù, il quale conformemente al suo nome, sarà il salvatore di tutte le genti e di tutto il mondo. Questo sarà il segno di tutto quanto ti annunzio:

[H11] discendendo da questi monti, ritorna in Gerusalemme, e quando giungerai alla porta aurea Ä detta così perché è stata indorata Ä quivi, come segno, ti verrà incontro Anna tua moglie la quale, mestissima per la lunga e diuturna assenza, allora sarà lietissima alla vista del tuo ritorno. Quando avverranno questi fatti, sappi che senza dubbio si avvereranno le cose che io ti dico. Dunque, dopo aver ringraziato il Signore tuo Dio, con tua moglie, ritorna a casa tua nella quale Dio santificherà il tuo seme e farà lei madre di una benedizione eterna".

[H12] Udito ciò, Gioacchino adorò prostrato a terra, e disse: "Benedetto il Signore Dio di Israele, benedetto il nome della maestà del Signore che grazie alla sua misericordia non abbandonerà mai i suoi servi che sperano in lui, ma li difenderà e libererà da tutte le angustie e tribolazioni, e proteggerà sempre tutti coloro che confidano in lui". Così dicendo, pianse di gioia e disse all'angelo: "Se ho trovato grazia davanti a te, signore mio, riposa un poco nella mia tenda, benedici me, tuo servo, e non rifiutare di prendere cibo e il servizio dalle mani del tuo servo". L'angelo del Signore allora gli rispose: "Buon uomo, non mi dire "tuo servo" ma tuo conservo, poiché siamo assieme servi di un unico Signore. Il mio cibo, poi, è invisibile; a me non servono bevande visibili degli uomini, perciò non mi devi invitare a queste cose". Ciò detto, l'angelo se ne andò in cielo.

[H13] Gioacchino dunque, reso gioioso dalla visita angelica e certo dell'economia divina, seguendo l'ordine angelico, partì dal luogo in cui era e si diresse verso Gerusalemme.

[H14] Giunto al luogo indicatogli dall'oracolo angelico incontrò sua moglie Anna che gli veniva incontro, anch'essa rasserenata da un discorso angelico. Allora, rallegrati dalla reciproca apparizione e certi, con beata felicità, della discendenza promessa nella casa del Signore offrirono i dovuti sacrifici e doni al Signore Dio esaltatore degli umili e, in comune letizia, glorificarono la clemenza di Dio onnipotente.

[H15] Offerto il sacrificio e adorato il Signore davanti a tutto il popolo di Israele, lasciarono il tempio del Signore e ritornarono a casa loro; e sicuri e fiduciosi attendevano la realizzazione della promessa divina.

[H16] La nascita di Maria. Passato il tempo, Anna concepì e partorì una figlia. Appena la partorì le fu data dall'ostetrica e, visto che era femmina, ringraziò dicendo: "Ringrazio il Signore Dio onnipotente che dalla sua umile ancella tolse l'ignominia e quanto era oggetto di maledizione per gli uomini".

Passati poi alcuni giorni, fu offerta dai suoi genitori nel tempio del Signore con i sacrifici legali secondo quanto è scritto nella legge del Signore. E quando i sacerdoti la presero, la benedissero davanti al Signore, dicendo: "Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, Dio dei nostri padri, benedici questa bimbetta e, con la tua divina potenza, adattale un nome". Mentre essi dicevano così, tutti udirono dall'alto una voce che diceva: "Il suo nome è Maria e sarà onorata dal Dio altissimo". Quand'ebbero eseguito ogni cosa secondo la legge, ritornarono a casa con la bimbetta e, in conformità dell'ordine angelico e del divino oracolo, le diedero il nome Maria.

[H17] Maria nel tempio. Intanto cresceva, la sua salute era buona e progrediva in età e in bellezza. Passavano i mesi e i tempi, ed essa era una fanciulla piacevole e graziosa agli occhi di tutti.

[H18] Stando per terminare il corso dei tre anni e compiendosi il tempo del suo svezzamento, Gioacchino disse alla sua madre, Anna: "Ecco che sono ormai passati tre anni; è tempo che prendiamo questa fanciulla e la mettiamo nel tempio del Signore affinché ivi sia educata con le altre, nella schiera delle vergini, davanti alla faccia del Signore; e adempiamo così il nostro voto, fatto a proposito di lei, al Signore Dio nostro, affinché qualora tardassimo, il nostro dono non sia meno gradito". Anna gli rispose: "Bene, sarà così! Ma chiamiamo delle figlie ebree che siano pure e vergini; ognuna prenda una fiaccola ardente e illumini davanti alla faccia della fanciulla affinché, attratta dal lume delle fiaccole, non si volti indietro, e non capiti che il suo animo venga meno nel tempio del Signore".

[H19] Gioacchino e Anna fecero dunque così. Recatisi, con doni, al tempio del Signore portarono anche la fanciulla. Ma il tempio era costruito su di un monte e l'altare dell'olocausto, che era fuori del tempio, non si poteva raggiungere che per mezzo di gradini: attorno al tempio vi erano quindici gradini per la salita in riferimento ai quindici salmi graduali. Mentre dunque si toglievano gli abiti indossati lungo il cammino, posero la vergine in fondo ad essi, e vestirono, come d'abitudine, abiti più lavorati e più puri. Giunti i sacerdoti del Signore, li salutarono con onore e ad essi raccomandarono se stessi e la loro bimbetta, Maria.

[H20] Il sommo sacerdote prese allora Maria dalle mani di sua madre, la baciò e la benedisse davanti al Signore dicendo: "Da Sion ti benedica il Signore che fece il cielo e la terra! Possa tu vedere i beni del Signore che sono a Gerusalemme, esalti il tuo nome in tutte le nazioni del mondo; e negli ultimissimi giorni manifesti, per mezzo tuo, la sua salvezza ai figli di Israele". Poi il sacerdote pose la vergine sul terzo gradino dell'altare del Signore.

[H21] E il Signore mandò una grazia nella sua ancella, sicché sotto gli ammirati sguardi di tutti, senza che alcuno la guidasse e sollevasse, e senza alcuna caduta, salì ordinatamente i quindici gradini del tempio con piede così veloce da apparire, a questo riguardo, di età matura e senza alcun difetto: essendo, infatti, proprio una bimbetta, non si voltò n‚, come sogliono fare i bimbi, cercò i genitori. Per questo tutti i presenti furono presi da stragrande stupore e anche i pontefici del tempio rimasero straordinariamente ammirati.

Il Signore, infatti, già compiva qualcosa di grande nell'infanzia della sua vergine, e con questo indizio miracoloso volle anticipare agli uomini quanto sarebbe stata grande.

[H22] Allora Anna, ripiena di Spirito santo, davanti a tutta la moltitudine esclamò con voce chiara: "Il Signore Dio degli eserciti, forte sovrano di Israele, si è ricordato della sua santa parola detta ai Padri nostri nelle generazioni e progenie, e visitò il suo popolo Israele con una visita santa, affinché siano umiliate le genti che si ergevano contro di noi, e per rivolgere a sé i loro cuori. Aprì le sue orecchie alle nostre preghiere, illuminò il suo volto sui suoi servi, e rimosse da noi l'insulto dei nostri nemici. La sterile è diventata madre e ha generato, in Israele, con esultanza e letizia. Ora i miei nemici non possono vietarmi di offrire doni al Signore. Il Signore li ha allontanati da me, mentre a me diede un gaudio sempiterno".

[H23] Celebrato dunque il sacrificio secondo la consuetudine legale, e adempiuto il loro voto, affidarono la vergine alla dimora comune delle altre vergini che venivano educate nell'ambito del tempio. E così, lieti e riconoscenti, se ne ritornarono a casa.

[H24] Entrata nel tempio, la vergine del Signore meditava giorno e notte le lodi di Dio e con il progredire dell'età progrediva anche in tutte le virtù. E poiché, come dice il salmista, suo padre e sua madre l'abbandonarono, il Signore la prese. Ogni giorno era frequentata dagli angeli, ogni giorno godeva della visione divina che la custodiva da tutti i mali e la faceva abbondare di ogni bene.

All'età di sette anni camminava con un passo così maturo che non la si credeva una bimbetta, ma una persona grande e quasi avesse già venti anni. Nelle preghiere, nelle lodi a Dio era così attenta, e nello studio della legge e degli scritti dei profeti perseverava con tale diligenza da destare lo stupore e l'ammirazione di tutti i dottori della Legge, dei vecchi e dei giovani, della maggioranza e di tutti. Perseverava anche nel lavoro della tessitura e tutte quelle cose, che donne di età matura non riuscivano a fare, le eseguiva lei abbastanza bene nonostante la sua tenera età. Nel tempio del Signore, tra le compagne vergini, era come una colomba adorna di tutti i buoni costumi.

Nessuno l'ha mai vista adirata, mai alcuno l'ha udita maledire. Il suo animo era invece paziente, costante, immobile. Ogni suo dire era poi così pieno di grazia che nella sua bocca c'era sempre Dio. Inoltre benediceva Dio senza posa e con i tre fanciulli della fornace di Babilonia, invitava tutte le creature a lodare il Signore. E per non essere impedita temporaneamente dalle lodi divine, anche soltanto dal saluto di qualcuno, quando era salutata, invece di un saluto, la sua risposta era: "Dio sia lodato!". E' da lei che derivò per la prima volta l'esempio secondo il quale quando uomini santi reciprocamente si salutano, anzitutto benedicono e ringraziano Dio. Ogni suo sentimento religioso era mondo e immacolato davanti a Dio: quando vedeva altre vergini, di età molto superiore a lei, intente nelle lodi di Dio, essa era presa da un ardente anelito di bontà, e faceva in modo di essere prima di tutti nelle vigilie divine, più profonda nella conoscenza della Legge di Dio, più devota nell'umiltà, più gentile nell'amore verso Dio e verso gli uomini, più pura nella castità della mente e del corpo, e più perfetta in ogni genere di virtù. Era poi attenta sulle sue compagne, affinché nessuna di esse mancasse anche soltanto in una parola, affinché nessuna alzasse la voce ridendo, o si dimostrasse ingiuriosa o superba verso i genitori e i maggiori; si proponeva alle altre come esempio di tutti i buoni costumi. Disponendo così il suo comportamento fin dall'infanzia, mantenendosi, corpo e anima, completamente irreprensibile e senza lagnanza, non solo davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini; semplice e retta davanti al Signore e irreprensibile verso gli uomini, fu inoltre considerata molto degna di lode. Per cui, come sopra abbiamo detto, per divina disposizione, godeva ogni giorno del servizio angelico e spesso la si vedeva parlare con l'angelo del Signore assegnato alla sua custodia, il quale la serviva in tutto come un amicissimo ministro.

Il nutrimento corporale, ogni giorno lo riceveva soltanto dalla mano dell'angelo, e la sua faccia era così risplendente di luce divina che non si poteva guardare il suo volto. Con il nutrimento che riceveva quotidianamente dalla mano dell'angelo si cibava soltanto lei, mentre alla porta della casa del Signore distribuiva ai poveri il nutrimento che le passavano i pontefici. Allorché la toccava una persona afflitta da qualsiasi malattia, subito questa riacquistava la salute.

[H25] Stando così le cose a proposito della vergine, ecco che Abiatar, sacerdote del Signore, offrì ai pontefici molto denaro per poterla prendere come moglie di suo figlio. Maria però li allontanava dicendo: "Non può essere che io conosca un uomo o che un uomo conosca me". Ma i pontefici e i suoi parenti le dicevano: "Dio è venerato nei figli ed è onorato nella posterità. Così è sempre stato nel popolo di Israele". Maria rispondeva loro: "Anzitutto, Dio è onorato nella castità. Infatti, tra gli uomini non ce ne fu mai uno più giusto di Abele, ed essendo piaciuto a Dio per la sua offerta e per la purezza della sua vita, fu crudelmente ucciso da colui che dispiacque a Dio per la sua ingiustizia; e ricevette da Dio due corone: una per l'oblazione, l'altra per la verginità non avendo mai ammesso nella sua persona alcuna contaminazione. Anche Elia fu assunto perché, quando il suo corpo era quaggiù, consacrò la sua carne con la verginità. Queste cose dunque ho imparato nel tempio di Dio fin dalla mia infanzia: la verginità è abbastanza gradita a Dio ed in cuor mio ho perciò deciso, davanti a Dio, di non conoscere assolutamente alcun uomo".

[H26] Quando ella raggiunse l'età di dodici anni, i sacerdoti tennero un consiglio su di lei con il sommo sacerdote Zaccaria; dicevano: "Ecco che Maria ha raggiunto i dodici anni. Che faremo dunque di lei? Ormai, secondo la consuetudine delle adolescenti, non può restare ulteriormente nel tempio del Signore". Zaccaria disse: "Il Signore Dio di Israele avrà cura di lei".

[H26a] Questo parlare piacque a tutta l'assemblea e, ritornati tutti al sommo sacerdote Zaccaria, gli dissero: "Tu sei vicino all'altare del Signore. Entra dunque nel santuario del Signore, e prega per questa fanciulla; dal Signore nostro Dio ti sarà rivelato quanto la riguarda, e noi lo faremo".

[H27] Maria affidata a Giuseppe. Allora presero la decisione di mandare un banditore in tutta la terra di Israele affinché da tutte le tribù dei figli di Israele dopo tre giorni si radunassero nel tempio del Signore. E il terzo giorno, quando il popolo fu tutto radunato a Gerusalemme nel tempio del Signore, si alzò il pontefice Issacar; salì in un luogo eminente d'onde poteva essere udito e visto da tutti e, fattosi un grande silenzio, parlò dicendo: "Ascoltatemi, figli di Israele, odano le vostre orecchie le mie parole. Dal tempo di Salomone, quando questo tempio fu edificato, in questo tempio furono educate e istruite figlie di re, di profeti, di sacerdoti, di pontefici e furono mirabili per la grandezza delle virtù; ma giunte all'età legittima, presero uomini in matrimonio, seguendo la condotta e il costume di quelle che le avevano precedute e così dimostrarono di essere piaciute a Dio. Soltanto da questa vergine Maria è stata trovata una nuova linea di condotta per piacere a Dio: lei che promette a Dio di restare vergine per tutta la sua vita. Mi pare dunque che dalla nostra domanda e dalla risposta di Dio si debba indagare a chi vada affidata in custodia".

[H28] Il sacerdote Zaccaria entrò nel santuario del Signore vestito con la veste sacerdotale dalla quale pendevano dodici campanelli e offrì un sacrificio al Dio di Israele. Mentre stava pregando, gli apparve un angelo del Signore e gli disse: "Quando uscirai, chiamerai da te i principi di tutto il popolo dei figli di Israele e darai loro l'ordine che tutti portino i loro bastoni per metterli poi qui al cospetto del Signore: ella sarà moglie di colui nel cui bastone il Signore manifesterà un segno".

Avvenne che i sacerdoti gettassero la sorte sopra le dodici tribù di Israele, e la sorte cadde sopra la tribù di Giuda. Allora fu ordinato alla tribù di Giuda che, nel giorno seguente, chiunque era senza moglie venisse al tempio di Dio portando nella sua mano il bastone. E così avvenne che anche Giuseppe fosse presente con gli altri davanti ai sacerdoti portando il suo bastone: gettata l'ascia, prese il bastone, lui vecchio tra i giovani. Allora il sommo sacerdote Zaccaria, presi i bastoni, li portò nel santo dei santi, offrì un sacrificio al Signore Dio, e fece una preghiera per il popolo di Israele. Terminata la preghiera, gli apparve nuovamente l'angelo del Signore, per dirgli: "Dopo che avrai restituito ad ognuno il suo bastone, dalla cima di un bastone uscirà una colomba e, alla vista di tutti, volerà verso il cielo. A colui nelle cui mani il bastone avrà dato questo segno, a lui, senza dubbio alcuno, sia affidata la custodia della vergine Maria". Dopo che l'angelo disse queste parole, il sacerdote non lo vide più.

Prese dunque tutti i bastoni nelle sue mani e uscì fuori verso il popolo. E mentre consegnava a ognuno il proprio bastone, non appariva in essi alcun segno: ma quando Giuseppe ricevette l'ultimo bastone dalla mano del sacerdote, ecco che una colomba candida come la neve uscì da quel bastone e si posò sul suo capo. Poi elevandosi a lungo sulla cornice del tempio, volando penetrò in cielo. Tutto il popolo, vedendo questo, si congratulava con il vecchio, dicendo: "Nella tua vecchiaia sei beato e sarà felice tutta la tua discendenza, essendosi il Signore Dio degnato di manifestarti idoneo e degno custode di tanta vergine".

[H29] Quando i sacerdoti, chiamata Maria, la condussero davanti a Giuseppe e gli dissero: "Ecco questa fanciulla che finora è stata onorata dal Signore Dio nostro, è affidata alla tua custodia. Prendila dunque, raccomandata a te dal Signore Dio tuo, poiché in tutta la tua tribù tu solo sei stato scelto a preferenza degli altri".

Egli iniziò umilmente ad adorare e a supplicare con vergogna, dicendo: "Voi sapete bene che io sono vecchio e ho figli giovani. Perché affidare a me questa bimbetta? Per quanto concerne l'età sembra più mia nipote che moglie; ed è pure più giovane dei miei nipoti. Non può essere che io la prenda, per non diventare oggetto di irrisione per tutti i figli di Israele".

Allora Abiatar, sacerdote e pontefice, diede un responso a Giuseppe: "Temi il Signore tuo Dio, e ricorda quanto fecero Core, Datan e Abiram contro il Signore, e come si sia spalancata la terra e li abbia inghiottiti tutti a causa della loro disobbedienza, avendo vilipeso la volontà del Signore e non avendo voluto osservare i suoi precetti. Così anche tu devi temere che non capiti anche a te, qualora tu vilipenda quanto evidentemente il Signore ti ordina". Giuseppe gli rispose: "Io non vilipenderò la volontà di Dio a questo proposito, bensì con obbedienza e volontà sarò suo custode fino a quando si potrà conoscere la volontà di Dio su quale dei miei figli la prenderà in sposa, secondo la Legge. Ma le siano date alcune delle sue compagne vergini che sono state educate con lei, affinché nel frattempo restino con lei".

Rispondendo a questo, disse il sacerdote: "Come tu dici, le saranno assegnate delle vergini per sua compagnia fino a quando non giungerà il giorno stabilito in cui tu la prenderai. Non potrà infatti, a nostro giudizio, unirsi in matrimonio con alcun altro".

[H30] Allora Giuseppe prese in casa la sua vergine Maria affidatagli dai pontefici, e con lei prese cinque vergini che restarono con lei; i loro nomi erano: Rebecca, Sefora, Susanna, Abieta e Zael, alle quali dai pontefici del tempio fu dato seta e lino, cocco, bisso e porpora affinché li lavorassero facendone vesti per il santuario e il velo per il tempio del Signore.

Ma il sommo sacerdote le chiamò davanti a sé e disse loro: "Qui davanti a me getto la sorte per vedere quale di voi deve prendere il bisso, quale la seta, quale il giacinto, quale la vera porpora. Così quale il lino e quale il cocco". Gettate che furono le sorti, solo a Maria toccò la vera porpora; anche tutte le altre presero quanto era loro indicato dalla sorte e andarono poi con Maria in casa di Giuseppe.

[H31] In quel tempo accadde che un giorno, mentre si trovava nel tempio del Signore, il sommo sacerdote Zaccaria divenne muto e, uscito, non poteva parlare. Nel mentre, in sua vece, il sommo sacerdozio fu esercitato da Simeone fino a quando, secondo la volontà di Dio, non riprese la favella Zaccaria.

[H32] Un giorno Maria prese la porpora da tessere per il velo del tempio del Signore e avvenne che le vergini su menzionate dissero: "Dato che tu ti fai la più piccola e la più umile di noi, come mai tu sola hai meritato di ottenere la lavorazione della porpora?". Così dicendo, presero a chiamarla regina delle vergini con linguaggio motteggiatore e ingiurioso.

E mentre tra loro si dicevano tali cose, improvvisamente apparve in mezzo a loro un angelo del Signore, che disse: "Questo vostro linguaggio non ha carattere di motteggio, ma è un verissimo linguaggio profetico di approvazione. Avverrà, infatti, e lo è già, che ella sarà non solo regina e signora delle vergini, ma di tutte le donne del mondo".

Ciò detto, l'angelo del Signore non fu più visto da loro. Ed esse, intimorite non poco dall'aspetto dell'angelo e più ancora dalle sue parole, presero a pregare Maria affinché perdonasse loro e pregasse per loro. Ed essa con animo benevolo subito annuì umilmente alla loro domanda. Nel mentre ella filava la porpora ricevuta e la pose linda in casa sua.

[H33] Annunciazione. Un giorno, presa la brocca, Maria uscì sola di casa verso la fontana per riempirla di acqua: le apparve allora un angelo del Signore che, dritto sulla fontana, le disse: "Sei beata, vergine Maria, perché nella tua mente hai preparato una degna dimora al Signore Dio tuo. Ecco infatti che dal cielo verrà una luce ad abitare in te, e, per mezzo tuo, splenderà su tutto il mondo".

[H34] Maria incinta. Tre giorni dopo, mentre era sola in camera e con le sue dita lavorava la porpora, ecco che il santo angelo del Signore, Gabriele, entrò da lei improvvisamente con la faccia splendente di immenso chiarore e di tanta ineffabile bellezza.

A questa vista, Maria ebbe grande paura e fu molto atterrita. Ma l'angelo mitigò dolcemente il suo timore, dicendole: "Non temere, Maria, vergine amata da Dio, tu che hai da lui meritato la grazia più grande a preferenza di tutte le donne esistite finora nel mondo. Ecco infatti che, dalla parola del Signore, concepirai nel tuo utero e partorirai il figlio dell'altissimo Dio che non solo comanderà sulla terra, ma anche nei cieli, sarà rispettosamente adorato, da ogni creatura che è nel mondo, come re dei re e signore di tutti i signori, e tu lo chiamerai con il suo nome, "Gesù" essendo colui che, come hai letto, fu detto dal profeta "Emmanuele", e il suo regno non avrà mai fine". Sentite dall'angelo queste parole, Maria rimase stupita e prese a pensare tra sé: "Può forse accadere che io diventi incinta dal Signore Dio e partorisca un figlio come partoriscono le altre donne?".

[H34a] Disse pure all'angelo: "Come può accadere questo? Che io cioè diventi incinta pur conservando l'utero puro? Infatti, non conosco assolutamente alcun uomo e non ho marito. Sono sposata a un uomo giusto: se non mi unisco a lui, come potrò generare? Ma se può accadere che io, pur restando intatta, diventi incinta e, chiusa, generi un figlio, indicamene il modo e troverai il mio animo preparato. Io, invero, mi sono consacrata al Signore mio in tutti i modi, in lui io spero e da lui supplico di avere prole in modo tale da non perdere il pudore della mia integrità".

Ad essa così rispose l'angelo Gabriele: "O Maria, vergine del Signore, sposa di Dio, amata dall'Onnipotente, accetta al Creatore, se mi richiedi in che modo una vergine possa essere incinta, vergine, e generare, e restare, dopo il parto, vergine inviolata, o come venga in te colui che ti fece, ascolta i miei detti e, fiduciosa nella parola di Dio, non turbarti. Non partorirai così come tu hai pensato, come fanno le altre donne! Giacché il santo Spirito del Signore scenderà su di te e in tal modo ti adombrerà la forza del Dio altissimo. Sicché, senza sentire il calore della passione, sarai madre del creatore del cielo e della terra. Perciò il santo che da te nascerà sarà detto Figlio di Dio, benedetto nei secoli".

[H34b] Maria, udite dall'angelo queste e altre cose del genere, allargò le mani, alzò gli occhi al cielo, e disse così: "Ecco che io sono l'ancella di Dio; al suo cospetto, infatti, non sono degna neppure del nome di madre. Si adempia la sua volontà, conforme alla tua parola, e lo Spirito santo, venendo in me, mi renda degna dei celesti misteri e nel mio utero il Figlio di Dio vesta l'abito della natura umana, e proceda alla redenzione del mondo come uno sposo dal letto nuziale". Dopo queste parole di Maria, l'angelo Gabriele, ricevuto il suo consenso, ritornò in cielo, da Dio, donde era venuto.

[H35] Subito dopo queste cose, terminato il lavoro affidatole a proposito della porpora, lo restituì al sommo sacerdote nel tempio del Signore. E anche il sacerdote la benedisse con queste parole: "O Maria, vergine felice degna di Dio, tu sei benedetta e sarai al di sopra di ogni creatura, e il Signore magnificherà il tuo nome in tutte le nazioni della terra". Maria dunque, dopo che il sacerdote l'aveva benedetta era piena di gioia nel Signore, e incinta.

[H36] E partì in gran fretta, e andò nella casa del sacerdote Zaccaria, che già da sei mesi era diventato muto, e salutò sua cugina di nome Elisabetta. Udendo la voce di Maria, Elisabetta gettò via subito ciò che teneva in mano e, piena di Spirito santo, esclamò, dicendole: "Donde mi è dato che venga a me la madre del mio Signore? Ecco che alla tua venuta esultò di gioia quello che è nel mio ventre. Beatissima tu che hai creduto alle parole del Signore: al tempo opportuno esse si adempiranno in te per la salvezza nei secoli". Udendo queste parole da Elisabetta, Maria si ricordò dei misteri dei quali le aveva parlato l'angelo del Signore, Gabriele, guardò in cielo, e disse: "L'anima mia magnifica il tuo nome, Signore. / E il mio spirito esultando nella tua salvezza, / benedice le tue misericordie / effuse tante volte sulle nostre progenie. / E chi sono io, Signore Dio mio, / che tu hai rivolto gli occhi / alla pochezza della tua ancella? / Ecco che da ora mi dicono beata / e magnificano tutte le nazioni".

Maria rimase tre mesi presso Elisabetta, dopo ritornò nuovamente a casa sua, nella città di Nazaret e si celava allo sguardo dei figli di Israele, conservando in cuor suo tutte le parole che aveva udito dall'angelo. In seguito, il suo ventre ingrossava di giorno in giorno e si gonfiava.

Quando avvenivano in lei questi misteri aveva quattordici anni.

[H37] Nel frattempo Giuseppe, sposo di Maria, ignorava quanto era avvenuto tra l'angelo e Maria; essendo infatti falegname era rimasto nove mesi nella città marittima di Cafarnao occupato nel lavoro e nella fatica marittima. Mentre stava per scadere il sesto mese dal concepimento, Giuseppe ritornò a casa sua e subito, guardatala con sguardo familiare e con privilegio maritale, trovò che la sua vergine Maria era incinta. Vide inoltre nel suo collo le vene gonfie, il viso assottigliato, il colore che cambiava quotidianamente, e non si trattava del rosso della faccia di una vergine; in fine vide che i suoi passi si erano fatti pesanti, e comprese che essa era gravida.

[H38] Tremò tutto in se stesso, preso dalla spossatezza, si gettò a terra e picchiandosi il capo pianse amaramente, gridando e piangendo perché sentiva che Maria era inopinabilmente gravida; l'aveva ricevuta dal tempio e ancora non l'aveva conosciuta come moglie e non aveva neppure osato avvicinarla. Colei con la quale non aveva meritato di unirsi, divenne per lui un oggetto di confusione.

Ardendo lungamente e argomentando tra sé in questo modo, Giuseppe disse: "Come capitò ciò? Che avvenne? Non conobbi, non ho conosciuto, non violai, non toccai. Se non ho toccato, non ho violato. Se non ho violato, non ho ingravidato. Ahi, ahi, che avvenne? Che è successo? Per chi è caduta Maria? Chi ha trovato che l'adorasse più di me? Io, infatti, pur avendo il privilegio maritale, davanti al letto matrimoniale, non tormentai un pudore di fanciulla. Temetti ed ebbi moltissima paura di quanto è prescritto da quella sentenza che si trova nel libro della Legge di Mosè: la vergine che contaminerà la casa paterna con un adulterio subirà la morte per lapidazione. Così l'uomo che non porterà al padre il panno del pudore e non l'avrà steso davanti ai testimoni e non avrà fatto vedere il segno del pudore, dovrà morire anch'egli con la vergine. Con questa sentenza di morte volle colpire e fare perire assieme adulteri e libidinosi. Dice, infatti: eliminerete l'obbrobrio dalla casa di Israele, e chiunque lo saprà avrà paura e non agirà empiamente. Io stavo attento di fronte a questa sentenza mosaica, e nel mio corpo ponevo un freno alla lussuria, tanto più che sapevo trattarsi di una figlia davidica e prevedevo di esercitare un sacerdozio regale. Ma poiché non c'è nulla di nuovo, nulla di strano, nulla di nascosto che non sia manifestato, nulla di occulto che non venga posto in pubblico, in Maria ricordo la storia del re Davide e di quell'altra figlia. Il re Davide eresse la sua regale audacia verso Betsabea moglie dell'eteo Uria, e Maria, figlia del re Davide fu spinta da una riflessione di fanciulla, e non fu trattenuta dal timore della parentela".

[H39] Ritornato in sé, Giuseppe esclamava: "Con che faccia dunque posso venire davanti al Signore Dio mio, o con quale volto adorerò al cospetto del Signore, a motivo di questa fanciulla? L'ho ricevuta vergine dal tempio di Dio, ma l'ho perduta non avendola custodita bene. Chi può essere quel tale che mi ha insidiato così, chi ha osato perpetrare in casa mia, un'azione del genere? Chi ha distolto dalle vergini, la mia vergine? O Signore, il tuo nome è da lodare in tutta la terra! Tu sai che io sono innocente del sangue di lei".

[H40] Gli dissero allora quelle vergini che erano con Maria vergine: "Noi siamo certissime che mai uomo l'ha toccata, e che in lei continuano immacolate l'integrità e la verginità. Rimase custodita notte e giorno, fu quotidianamente con noi nella preghiera, quotidianamente parlava con lei l'angelo del Signore, quotidianamente ricevette il cibo dalle sue mani, e come può essere che vi sia in lei una colpa? Per manifestarti il nostro pensiero:

nessuno la può aver resa incinta se non un angelo di Dio". Giuseppe rispose: "Credete di potermi sedurre fino a farmi credere che l'abbia ingravidata un angelo del Signore? Qualcuno può essersi finto angelo di Dio per ingannarla".

[H41] Così dicendo, Giuseppe piangeva nuovamente come prima, e diceva: "Con che coraggio potrò entrare nel tempio di Dio, e che cosa risponderò ai sacerdoti del Signore? O Signore, Dio di Israele, forse che in me si deve ripetere la storia di Eva, madre di tutti i viventi? Come Adamo era nel paradiso e se ne stava al cospetto del tuo splendore, ringraziandoti, quando il serpente andò da Eva, la trovò sola e la persuase a trasgredire il tuo comandamento, e cadde così nella mortalità e nella corruzione, così è capitato pure a me".

[H42] Dopo aver detto queste cose nella preghiera davanti al Signore, Giuseppe si alzò da terra, chiamò a sé Maria e le disse: "O Maria, amata e onorata dal Signore, perché hai fatto questo? Perché hai voluto infamare così la tua anima davanti ai figli di Israele? O Maria, che sei stata nutrita nel tempio del Signore e fatta crescere nel santuario dei santi, benedetta dal sommo sacerdote di Dio, da tutti gli altri sacerdoti dell'altissimo Signore e da tutte le tribù dei figli di Israele, perché hai commesso ciò?". Detto questo, Giuseppe gemette amaramente e, alzati gli occhi al cielo, disse: "Signore, Dio mio, tu sai donde abbia avuto origine questo fatto".

Maria allora, vedendo Giuseppe in così grande tristezza e in tale lamento, spinta da commiserazione, tutta commossa da viscere di misericordia per il suo dolore e piena di lacrime gli disse: "Non piangere, o Giuseppe, non piangere e non temere, abbi invece fiducia nel Signore tuo Dio, e non basarti sul tuo giudizio. Viva il Signore Dio mio! Lui solo sa donde provenga ciò che ho nell'utero".

[H43] Udito ciò, Giuseppe temette ancora di più, e posto nella più grande esitazione, prese a pensare che cosa doveva fare di lei. Diceva, infatti, tra sé: "Che farò dunque? Che farò? Mi tormento e gemo, soffro, corro, cerco consiglio a proposito di lei e non ne trovo. Rivelarla o tacere? Non so proprio che cosa fare. Rivelerò l'adulterio o tacerò a causa dell'obbrobrio? Seppure la rivelassi, non acconsentirò all'adulterio, ma incorrerò in un peccato di crudeltà, giacché, secondo i libri di Mosè, so che deve essere lapidata. Se poi tacerò, sembrerà che io approvi il male e mi metta dalla parte degli adulteri. Poiché dunque tacere è male, giacché se nascondo il suo peccato sarò considerato come uno che si oppone alla Legge del Signore; rivelare un adulterio è ancora peggio poiché se la renderò manifesta ai figli di Israele, qualora ciò che è nel suo utero sia opera di un angelo, temo che per causa mia sia offerto sangue innocente a un giudizio di morte; affinché per causa mia non avvenga un omicidio, tacitamente, manderò via libera la moglie".

Giuseppe pensò dunque di sciogliere, di nascosto, il matrimonio, e di mandarla via da sé, occultamente.

[H44] Mentre rifletteva molto e a lungo su ciò, ecco che nuovamente il paraninfo della vergine, non un uomo, ma Gabriele arcangelo, proprio a mezzanotte, apparve in sogno e disse a Giuseppe: "Giuseppe, figlio di Davide, nato da stirpe non solo regale, ma anche sacerdotale, perché tanto ti affliggi? Perché sei così tanto contristato? Perché nel sonno, riflettendo, sudi così tanto? Perché, da sveglio, cammini così triste? Perché covi un sospetto maligno a proposito di Maria, quand'essa sta per generarti il Salvatore? Allontana dall'animo la gelosia a suo proposito, poiché quello che nascerà da lei è proprio colui che l'ha resa incinta. E' per questo che la tua anima è triste, Giuseppe, perché quanto hai letto nella profezia, tu non l'hai compreso in Maria. Lo stesso Dio infatti che ha scritto nella Legge cose mirabili, compie ora cose mirabili in tua moglie, cose mirabili che sono impossibili agli uomini. Non hai dunque letto le meraviglie di Dio nella Legge di Dio? E se le hai lette, perché non hai compreso? Certamente la stessa Legge che ogni giorno tu leggi è scritta senza stilo in tavole di pietra. Leggi e comprendi che la terra produsse pane nel deserto senza che alcun agricoltore avesse gettato la semente per terra. Anche il bastone di Aronne, secco da molti anni, riprese vita senz'acqua e, anche chiuso sotto un tetto, fiorì e produsse noci. Colui dunque che, senza alcuno stilo, ha vergato le tavole di pietra, costui ingravidò Maria per mezzo dello Spirito santo. Colui che, nel deserto, produsse pane, senza che alcun agricoltore avesse gettato la semente, costui fece sorgere il Salvatore dalla vergine senza alcuna alterazione.

E colui che, senza pioggia, fece germogliare il bastone di Aronne, ora costui rese feconda Maria, figlia di Davide, senza seme umano. In ultimo, Giuseppe figlio di Davide, Giuseppe figlio dei profeti, amico degli scribi, non hai letto quanto ha detto e come ha scritto l'esimio profeta Isaia? Ecco che una vergine riceverà nell'utero e partorirà un figlio, e gli darete il nome di Emmanuele?

Quanto dunque hai letto nei libri profetici, vedilo adempiuto sotto i tuoi occhi in Maria. E così degnamente potrai ripetere il cantico di Davide, tuo padre: come abbiamo udito così abbiamo visto nella città del nostro Dio. Prendi dunque, o Giuseppe, tua moglie Maria, sii sempre tranquillo a suo riguardo, senza preoccupazione alcuna, poiché ciò che è nato nel suo utero non viene dal peccato, ma dallo Spirito santo. Ciò che nascerà dal suo utero non sarà chiamato figlio di un Ebreo, ma sarà invocato Figlio di Dio vivo.

Con Maria, tua moglie, mantieni dunque la verginità delle membra, poiché dalle sue membra vergini nascerà la salvezza degli uomini e la forza degli angeli".

[H45] Alzatosi dunque dal sonno, Giuseppe ringraziò il Signore e benedisse il Dio di Israele che gli aveva reso manifesta la sua grazia. Parlò poi con le vergini più anziane che si trovavano con Maria e narrò loro il suo sogno. E davanti a loro, si rivolse a Maria sua sposa e la consolò dicendo: "Ho peccato, figlia mia, nutrendo un sospetto su di te".

[H46] Prova dell'acqua per Maria e Giuseppe. Qualche tempo dopo questi avvenimenti, un giorno giunse in casa di Giuseppe un certo scriba di nome Anna, per parlare con lui. Guardando Maria, rimase stupito di scorgerla incinta, e rivolto a Giuseppe gli disse: "Perché mai da così lungo tempo non ti fai vedere nella nostra assemblea?". Rispose Giuseppe: "Mi sono stancato nel viaggio, perciò in questi primi giorni mi riposavo". Lo scriba Anna andò allora dal sommo pontefice, che si chiamava Abiatar, e gli rivolse la parola dicendo: "Sacerdote beatissimo, ascolta la mia parola. Giuseppe, al quale tu hai reso testimonianza, si è comportato in una maniera assai iniqua. Ha violato, infatti, Maria vergine che noi gli avevamo dato, dal tempio di Dio, da custodire per l'onore e la gioia di tutti i figli di Israele, le ha carpito le nozze senza fare sapere nulla ai figli di Israele". Il sacerdote gli rispose: "Affermi una cosa incredibile, o Anna, Giuseppe certo non fece quanto tu affermi". Lo scriba Anna rispose al sommo sacerdote: "La tua altezza mandi dei messi in casa sua e giudicherete voi e tutti gli anziani della nostra gente se non constaterete che è così, allorché sarà condotto nella nostra sinagoga e non soltanto lui, ma anche Maria, affinché la verità di quanto dico sia comprovata, secondo la nostra Legge, al cospetto di tutti".

[H47] I messi inviati in casa di Giuseppe dal sommo sacerdote e dagli anziani del popolo di Israele trovarono Maria incinta, come aveva detto lo scriba Anna; e al ritorno la presero con loro per portarla davanti ai sommi principi del popolo. Anche Giuseppe fu preso dai messi e condotto con Maria davanti al pontefice nel tempio di Dio, ove, a questo scopo, si erano radunati tutti i principi e tutti i maggiorenti tra i figli di Israele.

Giunti al cospetto di tutti, il sommo sacerdote, con gli altri pontefici, prese a rimproverare Giuseppe, dicendogli: "Che significa quanto vediamo, o Giuseppe? Hai ricevuto una vergine da custodire a casa tua ed ecco che, già prima del tempo stabilito dalla Legge, la vediamo incinta. Perché ci hai voluto carpire le nozze di una vergine così grande e singolare, nutrita in questo tempio del Signore come una colomba; una vergine che aveva un'ottima conoscenza della Legge del Signore, che non volle mai prendere un uomo, bensì aveva fatto voto di verginità al Signore Dio suo, come lei stessa ci ha confessato? Se tu non le avessi usato violenza, pensiamo che oggi seguiterebbe a essere vergine".

[H48] Allora il pontefice Abiatar si voltò e fissando Maria con un occhio scrutatore le disse: "O Maria, tu che sei stata nutrita nel santuario santissimo, tu che sei stata ammaestrata e custodita dagli angeli di Dio, che ogni giorno non hai preso cibo se non dalla mano di un angelo, che solevi udire l'inno dei santi, perché hai voluto fare questo? Che hai visto per avvilire così l'anima tua? Noi speravamo che, per mezzo tuo, un giorno sarebbe giunta al genere umano la gioia e la redenzione. Cadde, forse, dalla tua mente il Signore Dio di Israele, e l'hai dimenticato? O Maria, perché hai fatto questo?". E il pontefice versò lacrime a causa del giudizio che era stabilito in Israele.

[H49] Tutti gli Ebrei infatti miravano alla condanna di Maria. Ma essa stette in tribunale al cospetto di tutti, guardò il cielo, mandò un gemito con un amarissimo pianto, e disse: "Viva il Signore Dio Adonai, giacché sono pura al suo cospetto, e non ho conosciuto maschio. Tu sai tutto, Signore Dio, poiché tu sei il conoscitore di tutte le cose occulte, tu solo sai ogni cosa dell'uomo prima della sua generazione e ricompensi ognuno secondo le sue opere. Tu sai, Signore, che sono stata condotta alla sinagoga e sto in giudizio come rea, e tutti mi guardano sostenendo la mia condanna. Ma tu, Signore onnipotente, aiutami, guardami dal cielo, vedi la pochezza della tua ancella e, secondo il tuo beneplacito, dammi un buon segno; concedi che tutti coloro che, senza motivo, sono contro di me Ä non avendo io commesso ciò che essi pensano Ä vedano, e siano confusi quelli che mi hanno odiato. Giacché tu, o Signore Dio mio, sei il mio aiuto e mi hai consolato".

[H50] Il principe dei sacerdoti, infuriato, disse dunque nuovamente rivolto a Giuseppe: "Restituiscici ora Maria vergine come l'hai ricevuta dal tempio del Signore tuo Dio". Udito ciò, Giuseppe non volle rendere pubblici i misteri che, sulla stessa vergine, aveva conosciuto ad opera di Gabriele arcangelo; mantenne il silenzio, guardò il cielo e, con animo forte, ringraziava Dio in cuore suo per tutte le sue opere. Rispose poi a tutti, dicendo così: "Viva il Signore Dio di Israele, giacché io sono completamente puro da lei". Il sacerdote gli disse: "Non voler invocare, Giuseppe, il nome del Signore Dio tuo con una bugia: egli è verace! Manifestaci invece la verità sul motivo per cui tu hai carpito le sue nozze senza notificarlo ai figli di Israele, e non hai voluto piegare il tuo capo sotto la mano dei sacerdoti del Dio onnipotente facendo benedire la tua discendenza".

[H51] Siccome Giuseppe taceva, il pontefice Abiatar disse: "Viva il Signore! Ora vi farò bere l'acqua della prova e quando la berrete il vostro peccato apparirà e sarà manifesto a tutti gli uomini". Allora il sacerdote ordinò ai principi di entrare nel santuario e di portare l'idria data da Mosè ai figli di Israele. I principi portarono l'idria nella quale si metteva l'acqua della prova di gelosia secondo la Legge, descritta nella Legge di Mosè.

La donna che si è allontanata dal suo marito e, vilipendendo il marito, ha dormito con un altro uomo: se il marito non è riuscito a sorprenderla, ma l'adulterio è rimasto nascosto e non può essere comprovato da testimoni poiché non è stata sorpresa nella turpitudine, e tuttavia uno spirito di gelosia agita l'uomo contro sua moglie che si è contaminata, oppure è oggetto di un falso sospetto; allora l'uomo la conduce al sacerdote, offre per lei una oblazione, investigando sull'adulterio, e un sacrificio di gelosia. Il sacerdote la porrà davanti al Signore, prenderà acqua santa e la porrà in un vaso di terra cotta, vi aggiungerà un po' di terra del pavimento del tempio; le scoprirà il capo, e porrà nelle sue mani il sacrificio memoriale e l'oblazione di gelosia.

 

 

 

Il sacerdote terrà le acque amarissime nelle quali immetterà l'esecrazione maledetta, e poi, pronuncerà lo scongiuro dicendo: "Se con te non ha dormito un uomo estraneo e se non sei stata macchiata con l'abbandono del letto matrimoniale di tuo marito, queste acque amarissime nelle quali ho immesso le maledizioni, non ti nuoceranno; ma se hai sgarrato da tuo marito e ti sei macchiata e hai giaciuto con un altro uomo, sarai soggetta a queste maledizioni. Dio ti mandi la maledizione affinché tu divenga di esempio a tutti. Faccia imputridire il tuo femore e scoppi il tuo gonfio utero. Le acque maledette entrino nel tuo ventre e, gonfiando il tuo utero, imputridisca il tuo femore". La stessa donna risponde: "Amen, amen!".

Il sacerdote scriverà queste maledizioni in un foglietto e le diluirà nelle acque amarissime. A lei darà a bere queste stesse acque amarissime. Una volta che le avrà bevute, qualora sia contaminata e rea di adulterio, le acque della maledizione la attraverseranno e diverrà una moglie maledetta e di esempio a tutto il popolo. Ma se non è n‚ contaminata n‚ colpevole, l'acqua sarà innocua e lei farà dei figli benedetti.

Questa è la legge della gelosia e questa è l'acqua che manifesta i peccatori.

[H52] Giuseppe fu dunque chiamato su all'altare e dai sacerdoti gli fu data a bere l'acqua preparata secondo la legge predetta: dopo averla bevuta, tranquillo e incolume, girò per sette volte attorno all'altare e in lui non apparve segno alcuno di peccato.

Vedendo questo, tutta la gente presente che stava a guardare, tutti i sacerdoti con i ministri di Dio, e gli altri popoli lo benedissero, dicendo: "Te beato, uomo che non sei andato nella compagnia degli empi e non hai dimorato sulla via dei peccatori, n‚ ti sei seduto sul banco dei motteggiatori, ma la tua volontà fu nella Legge di Dio e hai meditato giorno e notte sui comandamenti del Signore. Perciò sarai qual albero piantato presso un rivo di acque che porta frutto nel tempo opportuno. Così prospererà tutto quanto farai, poiché in te non fu trovato alcun reato".

[H53] Dopo di ciò chiamarono Maria di sopra e le dissero: "Che scusa puoi tu addurre? Che cosa potrà in te apparire di più evidente di ciò che appare concepito nel tuo ventre? Dato che Giuseppe è stato comprovato puro, ti domandiamo soltanto di confessare chi è colui che ti ha ingannata. E' meglio, infatti, che ti manifesti la tua stessa confessione piuttosto che tu sia manifestata dall'ira di Dio davanti a tutto il popolo, dandoti un marchio sul tuo volto".

[H54] Allora, ferma e intrepida, rispose: "Se in me vi è qualche macchia o peccato o qualche concupiscenza illecita, lo scopra oggi il Signore Dio di Israele davanti a tutto il suo popolo, affinché io possa essere giustificata per mezzo di tutti i mezzi di purificazione con i quali mi vuole provare". Avvicinandosi poi all'altare, disse: "Sicura ormai e allegra mi avvicino a quest'acqua vera". E, presa la bevanda, con animo tranquillo la bevette davanti a tutti, e non apparve in lei n‚ segno n‚ vestigio di peccato.

[H55] Allora, dritta davanti a tutto il popolo, piena di Spirito santo, disse queste parole: "Acqua giusta, acqua vera, acqua buona e amabile, che palesi chiaramente i peccatori, e liberi da morte gli innocenti, acqua soccorritrice della mia vita, acqua pura e senza macchia, bevanda piacevole, testimone della mia casta verginità e concezione immacolata. Ringrazio il mio Dio e benedico te Signore Dio di Israele, io madre vergine, giacché in me si è manifestato il segno della tua salvezza".

Mentre così parlava Maria, apparve lo splendore di Dio sulla sua faccia, e il suo volto fu così trasformato che il popolo degli Ebrei non poteva più guardarla. Dopo che tutto il popolo, con principi e anziani, vide una così grande gloria di Dio, benedissero e lodarono Dio e ammirarono la bellezza del suo aspetto.

[H56] Ma tra il popolo, conferendo e valutando il concepimento del suo ventre, si cominciò a esitare a suo riguardo e ad agitarsi con discorsi diversi. Certuni, infatti, dicevano che in lei vi era della santità, altri, invece, l'accusavano di cattiva coscienza. Vedendo che ancora non era stato fugato interamente il sospetto di alcuni, con voce alta affinché tutti potessero sentire, Maria disse: "Viva il Signore Dio Adonai degli eserciti al cospetto del quale mi trovo! Io non ho mai conosciuto uomo, n‚ mai ebbi desiderio di conoscerlo, poiché fin dalla mia fanciullezza ho stabilito in me stessa, e ne ho fatto voto al mio Dio fin dalla mia infanzia, di conservarmi integra e illibata per colui che mi ha creato, nel quale confido, e spero di vivere soltanto per lui".

[H57] Allora tutto il popolo acclamò benedicendo il Dio di Israele, e baciò le piante dei suoi piedi supplicando di essere scusato e di perdonare i loro maligni sospetti.

Il principe dei sacerdoti disse poi a Giuseppe: "Dio ti ha dimostrato giusto, Giuseppe, poiché in te è apparsa la verità". Allo stesso modo, disse a Maria: "Il Signore altissimo, Maria, ti ha dimostrata beata poiché si constatano in te la verità e la santità del Dio onnipotente. Or dunque avendo Dio, conoscitore delle cose occulte, manifestato in voi tutta intera la verità, rivelò pure fino all'evidenza la sua grazia ed eliminò da voi ogni incriminazione: anch'io non voglio più oltre giudicare!".

[H58] Tutto il popolo di Israele dunque esaltò Maria, e i principi del popolo e gli anziani, con grande gioia ed esultanza la condussero a Nazaret, sua città, acclamandola e dicendo: "Sia benedetto nei secoli il nome del Signore, giacché ha esaltato la misericordia e la verità del Signore a Giacobbe e a tutto il mondo di Israele di generazione in generazione".

[H59] Nascita di Gesù. Uscì in quei giorni un editto di Cesare Augusto affinché fosse recensito tutto il mondo e ognuno dichiarasse i suoi redditi nella sua patria e città; affinché ognuno facesse recensire tutte le cose proprie e non soltanto se stesso, ma anche le mogli, i figli, le figlie, i servi e le serve, i poderi e gli armenti, e facesse iscrivere anche i crediti e tutta la mobilia della sua casa; affinché ognuno ritornasse nel luogo ove era nato e desse il censo e il tributo.

[H60] Dopo che questo ordinamento fu noto in tutto il mondo, la terra di Giuda fu recensita sotto il preside della Siria di nome Cirino. Fu allora necessario che Giuseppe Ä fabbro, che prima si chiamava Moab Ä partisse per Betlemme, città del re Davide, con i suoi figli e con Maria datagli in sposa dal tempio del Signore, dato che Giuseppe e Maria erano della tribù di Giuda e della famiglia di Davide.

[H61] Mentre erano in cammino dalla città di Nazaret lungo la strada che conduce a Betlemme, Maria disse a Giuseppe di vedere due popoli che le venivano incontro, uno che piangeva, l'altro che rideva. Giuseppe, al quale non era stato manifestato nulla del genere, l'ammonì di pensare al viaggio ormai iniziato, e di smettere con le parole inutili.

Mentre si stavano scambiando queste parole, davanti ai loro occhi apparve un fanciullo dal volto grazioso, che indossava uno splendido abito. Costui disse a Giuseppe: "Perché hai detto che erano superflue le parole dette da Maria a proposito dei due popoli? Lei vede il popolo ebraico che piange giacché si è allontanato dal suo Dio e scorge il popolo gentile che ride giacché, per mezzo della fede, si è avvicinato al Dio suo creatore, secondo la promessa di Dio ai nostri padri Abramo, Isacco e Giacobbe. Poiché ormai è giunto il tempo nel quale, per mezzo della discendenza di Abramo, la benedizione è data a tutte le genti". E così dicendo, fu sottratto ai loro occhi.

[H62] Avvicinandosi a Betlemme, Giuseppe li precedette nella città lasciando suo figlio Simeone con Maria che, essendo incinta, procedeva alquanto più lenta.

Entrato nella città di Betlemme, sua patria, stava in mezzo alla città e gridava dicendo: "E' ben giusto che ognuno ami la città e la patria natia, e giunto nella propria tribù quivi si riposi, giacché essa è il riposo dato a ogni uomo. Esultante, io ti rivedo ormai dopo molto tempo, Betlemme, città del grande re e profeta di Dio, Davide".

[H63] Detto questo si pose a guardare, e vide una stalla isolata e vuota; disse tra sé: "E' necessario che noi alloggiamo in questo luogo, poiché pare che sia un ricovero per pellegrini, mentre io non ho n‚ ospizio n‚ albergo dove possiamo fermarci". Così Giuseppe scelse quel luogo per alloggiarvi e fermarsi con tutti i suoi, poiché, pur essendo un'abitazione piccola, certo era adatta ai poveri; era molto appartata dai clamori degli uomini e dal tumulto delle folle, e quivi nulla poteva nuocere a una donna partoriente.

[H64] Dopo ciò, uscito nuovamente dalla città, guardò sulla strada ed ecco che vede Maria con Simeone che si stavano già avvicinando. Quando giunsero, Giuseppe domandò a Simeone perché avevano tardato a venire. Gli rispose: "Non sono io, padre, che ho tardato, ma la mia signora essendo incinta, ad ogni ora, lungo il cammino, faceva una pausa e si riposava. Io sono stato sempre preoccupato a suo riguardo temendo che la sorprendesse il parto; ma ringrazio Dio che in tutto questo cammino le ha concesso di resistere. Poiché, a quanto io suppongo e come ella stessa afferma, il tempo del suo parto è vicino".

[H65] Allora Giuseppe disse a Maria: "Signora figliuola, hai sofferto molto per causa mia! Entra dunque e abbi cura di te". E ordinò a Simeone di portare l'acqua per lavare i piedi, di preparare i cibi e di somministrarle diligentemente ogni altra cosa di cui avesse avuto bisogno.

[H66] Simeone disse poi segretamente al padre: "Che pensiamo che succeda a questa fanciulla? Parla per tutto il tempo tra sé e sé, e prega". Rispose Giuseppe: "Essendo stanca del cammino che abbiamo percorso, parla in segreto con Dio". Ma Giuseppe disse questo dissimulando. E avvicinatosi a Maria, la pregò di alzarsi, di salire sul lettuccio, che egli già le aveva preparato in quella grotta, e di riposarvisi.

[H67] Avvenuto questo, Giuseppe volle uscire un poco fuori, in città. Ma subito lo seguì Simeone per dirgli: "Affrettati, signor padre, e vieni dentro al più presto da Maria! Desidera molto che tu sia con lei. Penso che il suo parto sia già vicino". Giuseppe gli disse: "E' necessario che io non mi allontani da lei. Ma tu figlio, corri presto in città e cerca un'ostetrica che venga a prestarle servizio". Simeone gli rispose: "Io che sono sconosciuto in questa città, non so come e dove troverò una donna ostetrica. Ma ascoltami, padre: ho fiducia e sono certo che Dio ha cura di lei; egli invierà un'ostetrica e una balia, e le procurerà ogni cosa necessaria".

[H68] Mentre dicevano tra loro queste cose, apparve davanti a loro una ragazza che veniva portando il seggiolone sul quale sogliono partorire le donne. Al vederla, si meravigliarono. Giuseppe le rivolse la parola, dicendo: "Figliuola, dove vai con il seggiolone che porti?". La ragazza gli rispose: "La mia maestra mi ha mandato in questo luogo, e lei mi vien dietro velocemente". Giuseppe, allora, guardò e vide che una donna stava scendendo in fretta. Pieno di gioia, le andò incontro e la salutò. Questa donna gli disse: "Uomo, dove vai, che vuoi?". Egli rispose: "Cerco e voglio un'ostetrica ebrea". Gli domandò: "Sei tu un uomo di Israele?". Rispose Giuseppe: "Sicuramente, io sono Israelita!". Allora la donna gli disse: "Ecco, venne da me un giovane bellissimo con grande fretta, e mi ordinò: Va' presto in quel luogo ad accogliere un nuovo parto giacché una fanciulla che viene da Nazaret partorisce il primo bambino. Chi è dunque questa fanciulla?". Giuseppe rispose: "Certo, mi è stata data in sposa, ma in verità ha concepito dallo Spirito santo, restando intatta e vergine". Essa domandò. "E' vero ciò che tu affermi?". Rispose Giuseppe: "Vieni e vedi!".

[H69] L'ostetrica. E la introdusse con sé nell'ospizio. Era ormai sera. Entrando videro una luce fulgidissima che irradiava tutt'intorno la grotta ove era Maria, tanto che la donna non osava accostarvisi. Ma Giuseppe, avvicinatosi a Maria, le disse: "Ecco, ti ho condotto l'onesta ostetrica Zelam, che sta fuori poiché a causa dello splendore di questa luce non si può avvicinare". All'udire ciò, Maria sorrise, e ordinò di introdurla da lei. Giuseppe, andato dall'ostetrica, le disse: "Entra! Te lo ha infatti ordinato la signora, e visitala". Allora l'ostetrica entrò nella grotta nella quale n‚ di giorno, n‚ di notte mancava la luce.

Dopo che essa aveva permesso di essere visitata, l'ostetrica esclamò a gran voce con ammirazione: "O Signore, Dio grande e onnipotente, abbi pietà! Poiché non si è mai udito n‚ visto che le mammelle siano piene di latte e il nato maschietto dimostri che sua madre è vergine. Nel neonato non appare alcuna macchia di sangue, nessun dolore si è manifestato nella partoriente. Ha concepito vergine, vergine ha partorito, e dopo aver partorito rimane vergine".

[H70] Siccome l'ostetrica si attardava molto nella grotta con Maria, finalmente verso il canto dei galli Giuseppe volle entrare da loro e sapere come comportarsi con Maria. Ma gli andò incontro l'ostetrica e uscirono fuori tutti e due trovando qui Simeone che aspettava.

E subito Simeone interrogò l'ostetrica, dicendo: "Come sta la mia signora?". L'ostetrica rispose loro e disse: "Sedete qui ed io vi narrerò le straordinarie meraviglie di Dio che destano lo stupore e l'ammirazione di ogni uomo vivente". Così dicendo la donna alzò le mani e gli occhi al cielo e disse con voce chiara: "Dio onnipotente, padre del cielo e della terra, chi sono io per aver visto le tue meraviglie così stupende? Quali sono le mie opere al tuo cospetto, che mi hai resa degna di vedere i tuoi santi sacramenti? E hai preparato me, che sono tua serva, a diventare ministra dei misteri celesti facendomi venire qui a vedere le mirabili tue opere? Signore, che posso fare? Come posso raccontare le cose che mi hai fatto vedere?". Le disse Simeone: "Ti prego comunque di accennare quanto hai visto e di non nasconderlo a noi". Rispose allora l'ostetrica: "State attenti alle mie parole e conservatele nel vostro cuore con memoria tenace. Lungi da me il nascondervi qualcosa; non vi sarà celata questa cosa che è la sintesi di molti beni.

[H71] Quando entrai per visitare la fanciulla, la trovai con la faccia volta verso l'alto, fissa al cielo, e parlava tra sé. Compresi che pregava e benediceva il Dio altissimo. Le dissi: "Dimmi, figlia, senti qualche dolore o hai qualche tua parte che ti dà fastidio?".

Ma come se non sentisse nulla o fosse un solido masso, lei se ne stava immobile guardando fissa soltanto il cielo.

[H72] Lo stupore della natura. Nello stesso momento tutte le cose riposavano nel più grande silenzio: infatti avevano cessato i venti non dando più il loro soffio, non si è più mossa alcuna foglia degli alberi, non s'è più udito alcun rumore delle acque, n‚ scorsero più i fiumi. Sulla terra non si sentiva assolutamente alcuna voce d'uomo, di uccelli, di bestie o di alcun altro animale. Le stesse stelle del cielo avevano cessato l'agilità del loro corso. V'era dunque il più grande silenzio su tutta la terra, poiché tutte le cose erano stupite nell'attesa della venuta della maestà del gran Dio, che è quasi il termine dei secoli.

[H73] Approssimandosi, dunque, il momento nel quale sarebbe apparsa palesemente la potenza di Dio, la fanciulla seguitava a restare immobile guardando verso il cielo. Si appressava, infatti, il tempo di tutti i beni e benedizioni. Dopo che il Dio bambino uscì fuori dal ventre della vergine madre, subito, lei che lo aveva generato, fu la prima ad adorarlo premurosa. E' un bambino che tutt'intorno rifulge abbondantemente come il sole. Il suo aspetto è purissimo e giocondissimo al di sopra di tutti i bambini. Perciò con lui è giunta la vera pace per tutto il mondo. Nel momento in cui uscì da sua madre fu udita la voce di una moltitudine che dall'alto del cielo diceva chiaramente: Amen, amen, amen! Alleluia a Dio! E la stessa luce che ormai era nata, con il fulgore della sua luce, offuscava la luce del sole. Anche questa grotta si è riempita di una splendida luce e di ogni odore soavissimo. Questa luce è nata così come nasce la rugiada che discende dal cielo in terra. Anche il suo profumo è olezzante più di ogni profumo di aromi.

[H74] Vedendo tutte queste cose, rimasi molto stupita e grandemente meravigliata. Fui presa, infatti, da un grande timore dopo aver guardato nel mirabile splendore della luce che era nata. La luce poco alla volta si concentrò e si fece simile a un bambino e, nell'improvviso splendore, nacque un bambino come sogliono nascere gli altri uomini. Allora, fattami ardita, mi chinai sul bambino e, dopo averlo adorato, ho osato toccarlo. Lo presi dunque nelle mie mani piena di timore e insieme di grande gioia perché mentre lo portavo sentii che non aveva proprio alcun peso. L'ho osservato: in lui non c'era alcuna macchia, bensì era pieno di ogni grazia e tutto come in una rugiada del Dio altissimo, dal corpo nitido: leggero a portare, splendido a vedere. Nel momento in cui presi il bambino nelle mie mani, guardai e vidi che aveva un corpo mondissimo e non era sporco da alcuna parte, mentre gli altri bambini sogliono nascere con impurità. Molto stupita, ammiravo ciò, quando avvertii che non piangeva come sogliono piangere gli uomini appena nati. Inoltre, tenendolo sopra le mie ginocchia, mentre ammiravo il viso dolcissimo, egli mi sorrise con un riso giocondissimo fissandomi molto acutamente, e subito dai suoi occhi scaturì una grande luce come un lampo.

[H75] In cuor mio pensai se per caso nella matrice della fanciulla non fossero rimasti altri feti, come a volte capita alle partorienti, e con questa preoccupazione temevo che corresse pericoli e venisse meno. Mi accostai a lei e, palpandola dappertutto con le mie mani, la trovai assolutamente esente non solo dal sangue, ma anche purissima da ogni contaminazione del corpo o da macchia di qualsiasi genere. Come riferirò queste cose? Che dirò? Non mi ritengo degna di potere raccontare grandezze così strepitose di Dio, grandezze che ho visto in questo parto divino. Ma tu, Signore Dio grande e misericordioso, sei testimone che io l'ho toccata con le mani e ho riscontrato che questa fanciulla che ha generato questo bambino è vergine non solo prima del parto, ma anche dopo che da lei è nato un maschio. Dopo che avevo visto tutte queste cose, esclamai dunque a gran voce benedicendo e magnificando il Signore Dio di Israele".

Udite da lei queste cose, Simeone restò ammirato e cominciò a dire: "Te beata, o donna, che sei stata ritenuta degna di vedere e annunciare questa nuova manifestazione! Anch'io mi reputo felice di udire tali cose e, sebbene non le abbia viste, mi sento di crederle". Subito l'ostetrica diede il bambino in mano a Giuseppe. Giuseppe lo avvolse nelle fasce e lo depose nella mangiatoia.

[H76] Disse Simeone all'ostetrica: "Dunque, quale mercede ti daremo?". Essa rispose: "Sono io piuttosto che debbo una mercede di lode e di ringraziamento al mio Dio, che mi ha reso degna spettatrice e ministra di questo grande mistero. E poiché l'ho promesso, offrirò un sacrificio immacolato nel tempio del Signore. Ma è meglio che io offra me stessa qual dono a Dio onnipotente per i suoi favori".

Ciò detto, l'ostetrica ordinò alla sua discepola: "Prendi il nostro seggiolone, figliuola, e andiamo. Poiché oggi nella mia vecchiaia, ho visto una meraviglia di Dio, una vergine cioè che partorisce e senza alcun dolore dà alla luce un bambino. So bene che questa fanciulla si è affidata alla volontà di Dio, il cui timore resta nei secoli dei secoli". Detto questo, ambedue si allontanarono dal luogo.

[H77] Le ostetriche. Ed ecco che mentre se ne andavano si fece loro incontro un'altra ostetrica di nome Salome. Zelam le dice: "Ho una cosa nuova da dirti, Salome!". E lei: "Di che si tratta?". L'altra rispose: "Oggi ho visto una vergine che ha dato alla luce un figlio maschio e gli elementi naturali della vergine son rimasti integri e chiusi, cosa che finora non fu mai vista n‚ udita nel mondo".

Salome le domandò: "Ed è un maschio quello che la vergine ha generato?". L'altra rispose: "Una vergine dunque ha generato un maschio". Salome allora esclamò: "Viva il Signore! Se non lo constaterò io stessa e non metterò io stessa le mie mani per esaminarla diligentemente, non crederò mai che una vergine abbia generato". Zelam allora le disse: "Andiamo, dunque, e ritorniamo assieme da lei".

Giunte, entrarono di nuovo da Maria. Salome le disse: "Allargati, signora, affinché ti esamini con cura, e possa constatare se è vero quanto mi ha detto Zelam, a tuo proposito". Avendo Maria acconsentito volentieri, Salome mise la sua mano e cominciò a esaminarla minuziosamente, e trovò che ogni cosa era proprio come le aveva detto l'ostetrica Zelam.

[H78] Quando però volle estrarre la sua mano, subito le si inaridì. Angustiata dal troppo dolore, prese a gridare e a piangere, dicendo: "Guai, guai alla mia iniqua incredulità! Io ho avuto la presunzione di tentare il Signore Dio. Per questo, ecco che la mia mano temeraria brucia di un fuoco invisibile e incomparabile". Ritornata finalmente in se stessa, piegò le sue ginocchia in orazione al Signore, supplicando con queste parole: "Signore Dio di Israele, ricordati dei miei padri e abbi misericordia di me giacché sono della stirpe di Abramo, e non farmi apparire come un prodigio in Israele! Signore io ti ho temuto e, in tuo nome, ebbi sempre cura dei poveri, degli orfani, delle vedove. Signore, tu sai che io ho sempre avuto premura di curare tutti i tuoi poveri senza prendere alcuna cosa, non accettando mai nessuna ricompensa da alcuno. Non ho mai rimandato i poveri a mani vuote. Ed ecco che a causa della mia incredulità sono stata fatta misera, avendo audacemente presunto di avvicinare e di provare la tua vergine che oggi ha partorito al mondo una grande luce, e dopo il parto rimarrà vergine".

[H79] Mentre, pregando, diceva queste cose, apparve davanti a loro un giovane dall'aspetto splendido, che le disse: "Donna, se vuoi essere reintegrata nella sanità perduta, avvicinati al bambino nato, allunga a lui la tua mano ed egli la guarirà, giacché è il salvatore del mondo, la vita e il gaudio di tutti coloro che credono in lui". Ciò detto, disparve.

Subito Salome si avvicinò alla mangiatoia ove il bambino giaceva coricato e, prostrata a terra, prima l'adorò e poi disse con paura: "O nato re Signore, redimi me dalle calunnie degli uomini affinché meriti di annunziare la tua gloriosa venuta in questo mondo, e fammi degna di toccare la tua splendida e onorabile mangiatoia, sicché la mia mano riacquisti la sanità che meritai di perdere a causa della mia incredulità". E mentre così diceva, stese la mano per toccare la mangiatoia e i panni del bambino, e subito la sua mano riacquistò la primitiva sanità.

Uscita poi dalla grotta, prese a gridare a gran voce, dicendo: "Questo bambino che oggi è nato qui, è il vero figlio di Dio e il re di Israele!".

[H80] Mentre, uscite di là, se ne ritornavano, l'ostetrica Zelam disse a Salome: "Guardati bene dal rivelare a qualcuno tutte le cose meravigliose del Signore che oggi hai visto, fino a quando il ragazzo verrà a Gerusalemme".

[H81] Apostrofe a Betlemme. Dopo di ciò, uscito dalla grotta, Giuseppe andò fino all'ingresso della città e, con voce chiara disse: "O città peregrina! O nuovo parto odierno! Come io sia diventato padre, non lo so! Giacché ecco che oggi è nato il Signore di tutta la creazione. Essendo dunque oggi il natale di questo ragazzo, è giusto che noi procuriamo qualcosa per il nostro vitto. Credo, infatti, che oggi vi sia gloria nei cieli e un grande gaudio per tutti gli angeli, gli arcangeli e tutte le virtù dei loro cieli. E' dunque opportuno che io solennizzi questo giorno nel quale apparve in terra la gloria di Dio".

[H82] I pastori. Mentre Giuseppe tra sé e sé diceva queste cose, vide tre pastori di pecore che, da lontano, si affrettavano. Quando stavano avvicinandosi udì che dicevano tra loro: "Or dunque, abbiamo percorso tutta Betlemme e ancora non abbiamo trovato quanto ci è stato promesso. Andiamo allora fuori della città: forse in questi luoghi vicini scopriremo il gaudio del quale ci è stato parlato". Udendo queste cose, Giuseppe si avvicinò ad essi, e così disse: "Dite, perché siete venuti?".

[H83] Essi risposero: "In questa notte scorsa, mentre vegliavamo per la guardia della notte e stavamo presso il nostro bestiame sul monte, ci apparve improvvisamente un uomo grande e potente; discese dall'Oriente verso di noi, circondato da una grande moltitudine di quadrighe. Appena noi l'abbiamo visto venire così verso di noi, atterriti da estremo timore, siamo caduti a terra. Ed egli, a gran voce, ci ha parlato così: "Non temete, pastori, per la mia comparsa! Giacché ecco che io sono venuto ad annunziarvi lo splendore di Dio e vi ho portato un grande gaudio, non solo per voi ma anche per tutto il popolo e per tutte le genti della terra; oggi, infatti, è nato in Israele il grande Cristo che è il salvatore di tutte le potestà dei cieli e degli uomini nel mondo. Ecco, si manifesterà oggi in Betlemme. Andate dunque là, e troverete avvolto in fasce e posto in una mangiatoia di animali colui che è il vero figlio di Dio ed è venuto a dare la pace e la vita eterna alle genti".

Mentre egli stava ancora dicendoci queste cose, udimmo dai cieli una gran voce di molti angeli che cantavano e dicevano: "Gloria a Dio negli altissimi e pace in terra agli uomini di buona volontà". Cantando, dicevano queste ed altre cose dolci a sentire; perciò siamo corsi qui per vedere e ricevere il dono di Dio, secondo quanto ci è stato detto".

[H84] Giuseppe rispose loro: "Lungi da me il nascondervi la gloria di Dio o il celarvi il mistero di cui sono stato fatto conscio e ministro. Venite, dunque, a vedere la grazia del Signore. Ecco che proprio quel ragazzo che oggi si è degnato di nascere nel mondo, lo si può vedere nella mia abitazione". I pastori dissero: "O uomo benedetto, mostraci il ragazzo affinché lo possiamo adorare".

Giuseppe disse loro: "Entrate, dunque, a vederlo, posto in una mangiatoia". Entrati, videro il bambino che vagiva nella mangiatoia, e prostratisi l'adorarono. Poi, usciti che furono, dissero a Giuseppe: "Ora abbiamo visto il bambino pieno della grazia di Dio, e mentre l'adoravamo ha aperto i suoi occhi su di noi e ci ha sorriso amabilissimamente. Mutò anche d'aspetto: prima si è mostrato ilare e giocondo, poi austero e tremendo, ed ancora soavissimo e umano, infine piccolo e grande. E mentre alzava i suoi occhi su di noi, si sprigionava improvvisamente dai suoi occhi una grande luce e un soavissimo odore emanava dalla sua bocca. Te beato, o uomo, essendoti oggi nato un tale figlio. E poiché ci hai ricevuto in pace e ci hai permesso di entrare in casa tua a vedere lo splendore di Dio, ti preghiamo di venire in compagnia della nostra pochezza per gioire insieme della benedizione del Signore, poiché tutti i pastori oggi offriranno doni al Signore Dio onnipotente. Ti preghiamo, dunque: non ti sia oneroso oggi venire con noi per banchettare assieme in casa".

[H85] Giuseppe rispose: "Vi ringrazio per quanto avete detto, ma non mi pare giusto venire ora con voi lasciando il ragazzo con sua madre. Tuttavia sappiate che noi siamo con voi". Risposero i pastori: "Poiché a te così piace, ecco che noi ti manderemo abbondante latte e miele con formaggi freschi supplicandoti di non respingere queste cose". Allora Giuseppe disse loro: "Andate nella pace con la benedizione del Signore".

E quelli se ne andarono pieni di gioia e glorificando Dio.

[H86] Presepio e magi. Mentre essi se ne andavano, presso la mangiatoia c'erano il bue e l'asinello, sempre genuflessi, che l'adoravano. Si adempì allora la profezia che Dio aveva predetto per mezzo di Isaia profeta: "Il bue riconobbe il suo padrone e l'asino la mangiatoia del suo Signore".

Questi stessi animali lo tenevano in mezzo e non desistevano dall'adorarlo piegando le loro ginocchia; e si adempì così la profezia di Abacuc: "Ti manifesterai in mezzo a due animali".

[H87] Dopo alcuni giorni, mente ancora si trovavano nello stesso luogo, uscito dalla grotta e guardando verso la strada dritta, Giuseppe vide da lontano una folla non piccola di viandanti che stava venendo montando cavalli e diretta verso la grotta.

[H88] C'era, infatti, una stella di immenso fulgore che splendeva continuamente in direzione della grotta dalla sera fino al mattino; stella che mai prima d'ora era stata vista, fin dall'origine del mondo. Anche i profeti che in quel tempo si trovavano a Gerusalemme dicevano che questa stella segnalava la nascita del re Cristo che, nascendo, doveva venire a redimere non soltanto la gente di Israele, ma anche tutte le genti del mondo.

[H89] Disse dunque Giuseppe a Simeone: "Chi pensi siano questi che si affrettano alla grotta? Mi pare che vengano da un paese lontano, poiché il loro stesso vestito differisce dal nostro vestito". Le loro vesti, infatti, erano amplissime e il colore della loro pelle era scuro. Avevano inoltre berretti (frigi) sul capo e sarabare alle gambe come... Disse allora Giuseppe: "Mi alzo e vado incontro a questi uomini. Mi pare che tra loro vi siano degli àuguri. Ecco che ogni momento guardano in cielo e poi discorrono". Giuseppe aveva appena detto questo, che con passo veloce erano giunti alla grotta.

Domandò Giuseppe: "Per la vostra salvezza, ditemi chi siete e per qual motivo avete percorso questa strada fino al mio ospizio?". Essi gli risposero: "Perché la guida del nostro cammino è entrata qui davanti a noi. Veniamo dall'Oriente ed è Dio che ci ha mandato qui. Il motivo poi della nostra venuta, è la comune salvezza.

[H90] Avendo visto nella regione una stella di immenso fulgore che dal cielo risplendeva per il re di questa gente ebraica or ora nato, siamo venuti qui per adorarlo e per offrirgli i nostri doni. Giacché a proposito del segno di questa stella, nei libri antichissimi sta scritto che quando essa apparirà, nascerà nel mondo un re eterno che darà ai giusti la vita immortale".

Giuseppe rispose loro e disse: "Era ben necessario che voi andaste a cercare questo re nato, di cui parlate, prima in Gerusalemme, città regia, ove è il tempio e il santuario del Signore". Essi risposero: "Noi siamo stati a Gerusalemme e abbiamo parlato a colui che sembrava avere la sovranità, gli abbiamo segnalato che nel suo regno era veramente nato il Cristo, e che noi eravamo partiti dai nostri paesi alla sua ricerca per adorarlo e rendergli omaggio. Egli ci rispose di ignorare il luogo dove doveva nascere, ma mandò subito a chiamare tutti gli interpreti delle Scritture, tutti i maghi, tutti i principi dei sacerdoti e tutti i dottori della Legge. E, quando giunsero, il re li interrogò scrupolosamente dove essi speravano che nascesse il Cristo. Ed essi risposero: in Betlemme, città di Giuda, poiché di essa fu scritto una volta nella profezia: "E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei la più piccola tra i principi di Giuda, poiché da te uscirà un capo che reggerà il mio popolo Israele".

Quel re dunque, all'udire da loro queste parole, ebbe timore, ci convocò da sé e, segretamente, si informò da noi a proposito del tempo in cui ci apparve per la prima volta la stella. Dopo aver risposto a quanto ci era stato domandato, egli ci ordinò: "Andate, fate un'accurata ricerca del ragazzo nato nella città di Betlemme, e quando lo avrete trovato, fatemelo sapere, venendo nuovamente qui, affinché anch'io possa venire da lui con voi e adorarlo con i miei doni".

[H91] Ci diede anche il diadema che prima portava sul capo ed anche l'anello della mano munito di una gemma regale, sigillo incomparabile, che da tempo gli aveva mandato in dono il re dei Persiani, ordinandoci di dare questi doni al ragazzo, nell'attesa che egli stesso venisse per offrirgli i suoi doni assieme a noi.

Ricevuti da lui questi ordini, siamo venuti qui. Ed ecco la stella che prima ci aveva guidato, precederci fino in questo luogo e qui starsene ferma su questa grotta. E perché non ci permetti di entrare?". Rispose Giuseppe: "Certo io non vi proibirò di seguire la guida del vostro cammino, giacché vostra guida è Dio, avendo egli voluto manifestarsi a voi". Mentre Giuseppe diceva loro così, i magi entrarono nella grotta e salutarono Maria, dicendo: "Salve, degnissima Signora, piena di ogni grazia!". E si accostarono alla mangiatoia nella quale giaceva Dio: videro il bambino e adorarono Dio.

[H92] Giuseppe, Simeone e i magi. Giuseppe disse allora a Simeone: "Sta attento diligentemente e guarda quello che vogliono fare questi pellegrini". Mentre osservava, Simeone disse: "Padre, ecco che, entrati, adorano il bambino, si sono prostrati a terra, e ognuno di loro bacia i suoi piedi, ed ecco che, aperti i tesori che portavano seco, gli offrono i doni". E Giuseppe domandò: "Che offrono?". Simeone rispose: "Ritengo che si tratti dei doni mandati dal re Erode; infatti offrono oro, incenso e mirra. Ma offrono doni anche a Maria". Giuseppe disse: "Questi pellegrini, che da nazioni lontane sono venuti qui, si comportano meglio dei pastori della nostra gente, entrati qui gratis, senza doni".

[H93] Dopo avere adorato il bambino, a lungo all'interno, e dopo avere offerto i loro doni, i magi se ne uscirono e dissero a Giuseppe: "Tu sei un uomo beatissimo, essendo degno di nutrire un tale ragazzo. E infatti, sarai chiamato suo padre, perché sarai a sua disposizione non come a un figlio ma come al tuo Signore, e perché lo tocchi con le tue mani, con grande timore e reverenza. Il suo nome è più grande del tuo. Non pensare dunque che noi siamo degli ignoranti, giacché questo bambino al quale tu sei stato assegnato quale nutritore è il Dio degli dèi, il Signore di tutti i signori, il re di tutti i principi, delle potestà e delle virtù, il Signore Dio degli angeli. Egli, infatti, giudicherà tutti i re, e governerà tutte le genti con il bastone del suo nome, a lui invero appartiene la maestà e l'impero, lo spezzare l'aculeo della morte e l'abbattere il potere dell'inferno. A lui serviranno tutte le tribù della terra e ogni lingua lo confesserà Signore, dicendo: "Tu sei il Cristo, Signore, salvatore nostro, poiché tu sei la vera virtù e il vero splendore dell'eterno Padre"".

[H94] Magi e stella. Disse loro Giuseppe: "Donde mai, voi stranieri, avete conosciuto quanto affermate?". Gli risposero: "Come presso di voi vi sono le Scritture degli antichi profeti che scrissero sul Cristo e sulla sua venuta in questo mondo, così anche presso di noi vi sono delle scritture più antiche nelle quali chiaramente si scorgono riferimenti al Cristo. Anche con il segno della stella che ci è apparsa abbiamo conosciuto che in questo tempo si realizzava la sua venuta in questo mondo: nessuno può degnamente parlare della bellezza del suo splendore o fulgore. Questa stella, infatti, sorse e ci apparve per la prima volta il giorno della nascita di questo ragazzo e, senza uscire dalla traiettoria, compiva da sola il giro del polo celeste, non come queste stelle che restano fisse sul firmamento. Quando la contemplammo per la prima volta, ci parve che tutto il popolo celeste non ne potesse contenere la grandezza. Ed anche il sole, con il suo splendore, non riusciva a ombreggiarla, ma apparve inferiore ai suoi bagliori. Questa è infatti la stella della parola di Dio ed è lui che ci è compagno e guida nel cammino da noi percorso per giungere al Cristo".

[H95] Giuseppe disse loro: "Tutto quanto avete detto, lo avete imparato divinamente, vi prego perciò di restare oggi qui con noi". Essi risposero: "Noi piuttosto ti preghiamo di benedirci e permetterci di partire, poiché il re ci ha ordinato che, trovato il ragazzo, ritornassimo presto da lui". Ma li costrinsero a fermarsi con loro quel giorno banchettando e rallegrandosi dei beni del Signore.

[H96] E in quella stessa notte venne un angelo del Signore, in sogno, li avvertì di non ritornare dal re Erode, ma di andarsene a casa seguendo un'altra strada. E al mattino, dopo avere adorato il Signore, con gioia e gaudio grande, per una strada diversa da quella sulla quale erano venuti, se ne ritornarono nella loro terra.

[H97] L'ira di Erode contro i bambini. Ma il re Erode, visto che era stato ingannato dai magi, restò col cuore terribilmente infiammato; acceso dal più grande furore, ordinò di sbarrare tutte le strade dalle quali si pensava potessero transitare affinché, a viva forza, fossero ricondotti da lui.

Ma siccome non fu possibile trovarli, il re ordinò che si andasse a Betlemme per uccidere tutti i bambini maschi dai due anni in giù che si potevano trovare nei suoi sobborghi e in tutti i paesi confinanti, cioè nel tempo che era venuto a conoscere dai magi. L'angelo del Signore andò da Giuseppe e, in sogno, gli disse: "Alzati, prendi il fanciullo e sua madre, e fuggi presto in Egitto, poiché il re Erode cerca la vita del fanciullo". Giuseppe, allora, si alzò e fece come gli aveva detto l'angelo del Signore.

[H98] L'ira di Erode contro Giovanni ed Elisabetta. Elisabetta, madre di Giovanni, sentito che anche Giovanni era ricercato dai sicari per essere eliminato con gli altri bambini, prese suo figlio e fuggì su di un monte altissimo e guardandosi attorno cercava un luogo dove nasconderlo. Ma non trovando alcun nascondiglio adatto alla fuga, gemette ed esclamò tra le lacrime: "Signore, Dio dei nostri padri, offrici tu un rifugio di modo che questo monte accolga la madre con il suo figlio". Subito il monte si spaccò e accolse lei con il suo figlio; in quello stesso luogo ebbero una gran luce, giacché l'angelo del Signore era con loro e li custodiva.

[H99] Martirio di Zaccaria. Ora, siccome il fanciullo era ricercato dai servi del re affinché anche lui fosse trattato come tutti gli altri bambini della stessa età, e nessuno poteva assolutamente trovare dove si fossero rifugiati sia la madre che il figlio, il re ordinò che si andasse nel tempio del Signore, da Zaccaria, affinché rivelasse dove era stato nascosto suo figlio.

Ma Zaccaria rispose ai servi del re che erano andati da lui: "Io sono un sacerdote di Dio, lo servo nel suo santo tempio e non so dove sia mio figlio". Ma quando i servi del re ritornarono e gli riferirono la risposta di Zaccaria, il re furibondo disse ai suoi: "Zaccaria si beffa di noi perché spera che suo figlio regni con il Cristo in Israele. Andate dunque subito, e se non rivelerà dove è suo figlio, uccidete lui". I servi del re andarono per la seconda volta nel tempio del Signore, da Zaccaria, e gli dissero le parole che aveva ordinato loro il re. Ma Zaccaria rispose: "Andate a dire a Erode, che il profeta Zaccaria dice queste cose: quando io sarò ucciso sarò ritenuto martire del Signore, e tu avrai come testimonianza il fatto che spargi il mio sangue innocente nei confini del tempio del Signore. Il Signore prenderà infatti il mio spirito nella pace". Dopo che Zaccaria ebbe detto queste cose ai servi del re, sul fare della prima luce del giorno seguente, fu da essi ucciso tra il tempio di Dio e l'altare. I figli di Israele ignoravano sia il modo che il tempo in cui fu ucciso.

[H100] Ora gli altri sacerdoti avevano la consuetudine di accorrere al sorgere del sole, nell'ora del sacrificio del mattino; ma entrati nel tempio del Signore, non venne loro incontro il sommo sacerdote Zaccaria come era invece sua abitudine; ed essi restarono a lungo fuori in attesa che uscisse, per salutarlo e innalzare così inni e preghiere al Dio altissimo. Ma passato il tempo e, contro la consuetudine, non venendo nessuno incontro a loro, ebbero un grande timore e si interrogavano l'un l'altro per quale motivo indugiasse così a lungo nella preghiera, tardando a uscire.

Uno di loro, con animo coraggioso, entrò finalmente nell'interno del santuario del Signore. E qui, davanti all'altare del Signore, vide del sangue già coagulato. Nel tempio si udì pure una voce risuonare terribile: "Oggi, da uomini ingiusti è stato ucciso Zaccaria sacerdote, ma la sua memoria non sarà cancellata fino a quando non verrà colui che vendicherà il suo sangue".

Colui che era entrato, udito ciò, fu colpito dal più grande timore e fuggì fuori, per manifestare a tutti gli altri sacerdoti quanto aveva visto e udito nel tempio. Allora entrarono tutti, e udito quanto era accaduto davanti all'altare del Signore, tutti si stracciarono le vesti dall'alto in basso, e piansero Zaccaria con grande pianto. Poi, usciti dal tempio, annunziarono a tutto il popolo di Dio l'iniqua morte del sommo sacerdote del Signore.

Sorsero allora tutte le tribù di Israele e piansero Zaccaria con un grande pianto per tre giorni e tre notti. Ma il corpo di Zaccaria fino ad oggi non è stato trovato sulla terra. E il suo sangue che, come abbiamo detto, si era coagulato sul pavimento del tempio del Signore, divenne di sasso, quale testimonianza fino al giorno d'oggi.

 

 

 

 

Fonte on-line : Intratext