NATIVITA' DI MARIA E DI GESU': CODICE DI HEREFORD |
HEREFORD [H]* Io, Giacobbe, figlio dell'artigiano Giuseppe fui
presente e vidi tutte queste cose, e scrissi questa storia ringraziando
Dio che mi diede sapienza e intelletto nella storia delle dodici tribù
dei figli di Israele. [H1] I genitori di Maria. Nella terra di Israele c'era un
uomo molto ricco, di nome Gioacchino della tribù di Giuda, della stirpe
di Davide, pascolava le sue pecore e temeva il Signore nella semplicità
del suo cuore; di altro non si curava se non dei suoi greggi dai quali
offriva offerte doppie nella casa del Signore, dicendo in cuor suo:
"Quanto per me è un sovrappiù si dovrà dare a tutto il popolo, e
ciò che vi è di più grande e di meglio tra le primizie della mia
abbondanza costituirà una oblazione al Signore Dio mio". [H2] Di ogni cosa faceva tre parti: una parte la dava
alle vedove, agli orfani, ai pellegrini e ai poveri; l'altra parte ai
timorati di Dio e a quelli che giorno e notte servono nel tempio del
Signore; la terza parte la riservava al suo uso e a quello della sua
famiglia per il sostentamento della vita presente. Comportandosi egli così,
Dio moltiplicò i suoi greggi e le proprietà, tanto che nel popolo di
Israele non c'era uomo che lo uguagliasse. Egli seguitava ad agire così
fin dal quindicesimo anno della sua età. Quando raggiunse l'età di venticinque anni prese in
moglie una donna di nome Anna, figlia di Issacar, della sua stessa tribù,
cioè della tribù di Giuda, della stirpe di Davide; convisse con lei
vent'anni, ma da lei non ebbe figli. Perciò fecero il voto che qualora
Dio avesse concesso loro una prole, l'avrebbero offerta al servizio del
Signore. Per questo motivo, con preghiere e doni, frequentavano il tempio
del Signore ogni anno ad ogni festa. [H3] Si avvicinò il giorno della festa delle encenie e i
figli di Israele partendo da tutte le genti e tribù andavano a
Gerusalemme, nel tempio del Signore ad offrire, ognuno, i propri doni. Tra
loro c'era pure Gioacchino che preparò i suoi doni da offrire al cospetto
del Signore. Ma gli si avvicinò uno scriba del tempio di nome Ruben e
gli domandò come mai egli, infecondo, osasse stare tra i fecondi, e gli
disse: "A te non è lecito offrire doni e sacrifici nel tempio del
Signore, giacché tu non hai suscitato una discendenza in Israele. Infatti
la Scrittura dice: Maledetto chiunque non ha generato un maschio in
Israele". [H4] Gioacchino con i pastori. Gioacchino rimase
grandemente svergognato a causa di quell'obbrobrio davanti a tutto il
popolo e, colmo di grande timidezza, si allontanò dal tempio del Signore
assai contristato. Non ritornò a casa sua, n‚ più si fece vedere dalla
moglie, ma si ritirò nel deserto; si recò dai pastori che erano nei
pascoli con le loro bestie, e pose la sua tenda là tra i monti per lungo
tempo, cioè per cinque mesi. Non volle ritornare a casa, per non essere
additato con le stesse parole obbrobriose, dai suoi contribuli che erano
stati presenti e le avevano udite dal sacerdote. Gioacchino disse tra sé: "Non discenderò di qui
n‚ per mangiare n‚ per bere fino a quando non mi visiti il Signore Dio
mio: mio cibo sarà la mia preghiera, mia bevanda le mie lacrime". Si
ricordò del patriarca Abramo e come nella sua tarda vecchiaia, il Signore
gli avesse dato un figlio di nome Isacco. [H5] Rimasta a casa, sua moglie Anna innalzava piangendo
due lamentazioni; diceva: "Piangerò la mia vedovanza, e poi la mia
sterilità, poiché sono senza figli". Mentre piangeva, pronunciava
ogni giorno questa preghiera: "Signore Dio mio, non avendomi dato
figli, perché mi hai tolto anche il marito? Ecco che ormai sono passati
cinque mesi dacché io non lo vedo, non so dove cercarlo; qualora fosse già
morto, certo mi curerei della sua sepoltura". [H6] Un giorno, mentre piangeva molto amaramente, discese
nel giardino di casa sua per passeggiare, e alzati gli occhi al cielo,
pregava il Signore, dicendo: "Signore, Dio dei miei padri ti benedico
nei secoli! Degnati di visitare me, tua misera serva, con la misericordia
salvifica, come hai visitato la madre della nostra stirpe Sara, dandole un
figlio; e come hai esaudito la sua preghiera, così esaudisci anche me e
guarda verso la tua ancella". Mentre pregava attentamente così, guardando verso il
cielo, vide un nido di passeri su di un albero di alloro. Mentre lo
osservava, comprese l'affetto della loro madre e, piena di lacrime,
gemette acerbamente e a gran cuore gridò verso il Signore: "Ahi me,
Signore, quale madre mi ha generato, o qual ventre mi ha portato? Ecco,
infatti, che mi trovo in una grande maledizione e obbrobrio per i figli di
Israele; mi hanno diffamato e mi hanno scacciato dal tempio del Signore
Dio mio. Ahi me, a chi sono stata assimilata? Non potrò essere paragonata
agli uccelli del cielo, giacché hanno i piccoli che cibano con piacere, e
sono sempre al tuo cospetto e, con i loro canti, ti benedicono. Ahi me, a
chi sono stata paragonata? Non posso essere paragonata alle bestie della
terra, giacché queste si moltiplicano secondo la loro specie, crescono e
sono sempre al tuo cospetto, e benedicono te, o Signore. Ahi me, a chi
sono stata paragonata? Non sono simile alle acque del mare o dei fiumi,
giacché in esse sono generati i pesci. N‚ posso essere paragonata alla
terra che fa germogliare, nelle rispettive stagioni, alberi fruttiferi che
si succedono e esultano al tuo cospetto. E tra i tuoi doni, tutte le tue
opere sono liete di benedirti come creatore". [H7] Detto questo alzò nuovamente la voce gemendo, e
disse al Signore: "Signore, Dio creatore onnipotente che hai dato
prole a ogni tua creatura, perché escludi me sola, misera, dai doni della
tua benevolenza? Ma tutto è possibile a te, Signore. Restami soltanto
propizio. Tu, Signore, sai che fin dall'inizio del mio matrimonio, questo
io ho voluto, questo solo ho desiderato: che qualora tu mi avessi dato un
figlio o una figlia, lo avrei offerto a te nel tuo sacro tempio". [H8] Dopo che Anna aveva detto questo, apparve
improvvisamente davanti ai suoi occhi un angelo del Signore e la confortò.
Si rivolse a lei, dicendo: "Anna, non piangere! E' invece
indispensabile che tu ti rallegri e goda, poiché il Signore ha esaudito
la tua preghiera e ha guardato le lacrime che tu versavi al cospetto del
Signore tuo Dio. Il Signore Dio ha infatti annuito alla tua domanda,
giacché la tua stirpe sarà al cospetto di Dio, e quanto nascerà da te
desterà l'ammirazione di tutti i secoli, e la tua discendenza sarà
celebrata in tutta la terra". Ciò detto, l'angelo del Signore si
tolse dai suoi occhi. [H9] Ma lei intimorita alla vista di questo prodigio,
entrò nella sua camera e atterrita da una enorme paura si gettò, come
morta, sul letto e rimase in preghiera tutto il giorno e tutta la notte
nel timore di Dio. Dopo, chiamò a sé la sua domestica Iutin e le disse:
"Non hai visto che la mia anima è in travaglio, e perché non hai
voluto venire da me?". Allora lei rispose, mormorando: "Se il
Signore ti ha chiuso l'utero e ha sottratto tuo marito da te, io che ci
posso fare?". All'udire ciò Anna piangeva ancor di più. Ma aveva
riposto la sua speranza nella misericordia del Signore suo Dio. [H10] L'apparizione di un angelo. In quello stesso tempo,
Gioacchino era relegato tra i monti in mezzo ai suoi pastori, ove
pascolava i greggi, e un giorno gli apparve un giovane; allorché fu solo
gli si presentò di nuovo quel giovane, e gli disse: "Che cosa
aspetti qui, e perché non vuoi ritornare da tua moglie?". Gioacchino
gli rispose: "Ho vissuto con lei per vent'anni, ma Dio chiuse il suo
utero e da lei non mi volle dare figli, perciò con dolore e vergogna sono
uscito dal tempio del Signore, dopo avere subìto dai sacerdoti la più
grande ingiuria davanti a tutto il popolo. Or dunque resterò qui con i
miei greggi fino a quando Dio vorrà che io resti nella vita presente. Per
mano dei miei ragazzi, restituirò la loro parte ai poveri, alle vedove,
agli orfani e a coloro che temono Dio. Perché ritornare alla mia casa, io
che, come indegno, sono stato scacciato, con obbrobrio, dalla casa del mio
Signore?". Dopo che Gioacchino disse questo, quel giovane gli
rispose: "Non temere, Gioacchino, e non turbarti per la mia
apparizione. Io sono un angelo del Signore che sto sempre davanti alla
maestà di Dio e ho portato al cospetto del Signore le vostre preghiere e
elemosine. Ed ora sono stato mandato da lui ad annunziarti che le tue
preghiere ed elemosine sono state gradite al Signore tuo Dio. Oggi sono
apparso a tua moglie Anna che piangeva e pregava e l'ho consolata: sappi
che ti partorirà una figlia chiamata Maria e sarà benedetta dal Signore
al di sopra di tutte le donne. Essa infatti sarà il tempio del Dio vivo,
e lo Spirito santo riposerà su di lei. Sarà beata al di sopra di tutte
le sante donne, sicché tutti diranno che non ve n'è mai stata altra così;
ma anche nei secoli futuri non ve ne sarà una simile. [H10a] Come avete fatto voto, sarà consacrata al Signore
fin dall'infanzia. Resterà a casa sua soltanto tre anni per lo
svezzamento, e sarà presentata poi da voi nel tempio del Signore con
l'oblazione e l'olocausto, servirà Dio giorno e notte con preghiere e
digiuni, nella castità di mente e di corpo, n‚ si allontanerà mai dal
tempio fino agli anni della sua discrezione, affinché di lei non si possa
sospettare alcunché di sgradevole. Non conoscerà mai un uomo, non mangerà
n‚ berrà mai alcunché di impuro, non si intratterrà con il volgo: con
l'andare degli anni resterà sempre sola senza compagne, senza corruzione,
senza macchia, senza mescolanza con seme virile, e come nascerà
mirabilmente da madre sterile, così, qual vergine incomparabile e
ineffabile, genererà il figlio dell'Altissimo che sarà chiamato Gesù,
il quale conformemente al suo nome, sarà il salvatore di tutte le genti e
di tutto il mondo. Questo sarà il segno di tutto quanto ti annunzio: [H11] discendendo da questi monti, ritorna in
Gerusalemme, e quando giungerai alla porta aurea Ä detta così perché è
stata indorata Ä quivi, come segno, ti verrà incontro Anna tua moglie la
quale, mestissima per la lunga e diuturna assenza, allora sarà lietissima
alla vista del tuo ritorno. Quando avverranno questi fatti, sappi che
senza dubbio si avvereranno le cose che io ti dico. Dunque, dopo aver
ringraziato il Signore tuo Dio, con tua moglie, ritorna a casa tua nella
quale Dio santificherà il tuo seme e farà lei madre di una benedizione
eterna". [H12] Udito ciò, Gioacchino adorò prostrato a terra, e
disse: "Benedetto il Signore Dio di Israele, benedetto il nome della
maestà del Signore che grazie alla sua misericordia non abbandonerà mai
i suoi servi che sperano in lui, ma li difenderà e libererà da tutte le
angustie e tribolazioni, e proteggerà sempre tutti coloro che confidano
in lui". Così dicendo, pianse di gioia e disse all'angelo: "Se
ho trovato grazia davanti a te, signore mio, riposa un poco nella mia
tenda, benedici me, tuo servo, e non rifiutare di prendere cibo e il
servizio dalle mani del tuo servo". L'angelo del Signore allora gli
rispose: "Buon uomo, non mi dire "tuo servo" ma tuo
conservo, poiché siamo assieme servi di un unico Signore. Il mio cibo,
poi, è invisibile; a me non servono bevande visibili degli uomini, perciò
non mi devi invitare a queste cose". Ciò detto, l'angelo se ne andò
in cielo. [H13] Gioacchino dunque, reso gioioso dalla visita
angelica e certo dell'economia divina, seguendo l'ordine angelico, partì
dal luogo in cui era e si diresse verso Gerusalemme. [H14] Giunto al luogo indicatogli dall'oracolo angelico
incontrò sua moglie Anna che gli veniva incontro, anch'essa rasserenata
da un discorso angelico. Allora, rallegrati dalla reciproca apparizione e
certi, con beata felicità, della discendenza promessa nella casa del
Signore offrirono i dovuti sacrifici e doni al Signore Dio esaltatore
degli umili e, in comune letizia, glorificarono la clemenza di Dio
onnipotente. [H15] Offerto il sacrificio e adorato il Signore davanti
a tutto il popolo di Israele, lasciarono il tempio del Signore e
ritornarono a casa loro; e sicuri e fiduciosi attendevano la realizzazione
della promessa divina. [H16] La nascita di Maria. Passato il tempo, Anna concepì
e partorì una figlia. Appena la partorì le fu data dall'ostetrica e,
visto che era femmina, ringraziò dicendo: "Ringrazio il Signore Dio
onnipotente che dalla sua umile ancella tolse l'ignominia e quanto era
oggetto di maledizione per gli uomini". Passati poi alcuni giorni, fu offerta dai suoi genitori
nel tempio del Signore con i sacrifici legali secondo quanto è scritto
nella legge del Signore. E quando i sacerdoti la presero, la benedissero
davanti al Signore, dicendo: "Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di
Giacobbe, Dio dei nostri padri, benedici questa bimbetta e, con la tua
divina potenza, adattale un nome". Mentre essi dicevano così, tutti
udirono dall'alto una voce che diceva: "Il suo nome è Maria e sarà
onorata dal Dio altissimo". Quand'ebbero eseguito ogni cosa secondo
la legge, ritornarono a casa con la bimbetta e, in conformità dell'ordine
angelico e del divino oracolo, le diedero il nome Maria. [H17] Maria nel tempio. Intanto cresceva, la sua salute
era buona e progrediva in età e in bellezza. Passavano i mesi e i tempi,
ed essa era una fanciulla piacevole e graziosa agli occhi di tutti. [H18] Stando per terminare il corso dei tre anni e
compiendosi il tempo del suo svezzamento, Gioacchino disse alla sua madre,
Anna: "Ecco che sono ormai passati tre anni; è tempo che prendiamo
questa fanciulla e la mettiamo nel tempio del Signore affinché ivi sia
educata con le altre, nella schiera delle vergini, davanti alla faccia del
Signore; e adempiamo così il nostro voto, fatto a proposito di lei, al
Signore Dio nostro, affinché qualora tardassimo, il nostro dono non sia
meno gradito". Anna gli rispose: "Bene, sarà così! Ma
chiamiamo delle figlie ebree che siano pure e vergini; ognuna prenda una
fiaccola ardente e illumini davanti alla faccia della fanciulla affinché,
attratta dal lume delle fiaccole, non si volti indietro, e non capiti che
il suo animo venga meno nel tempio del Signore". [H19] Gioacchino e Anna fecero dunque così. Recatisi,
con doni, al tempio del Signore portarono anche la fanciulla. Ma il tempio
era costruito su di un monte e l'altare dell'olocausto, che era fuori del
tempio, non si poteva raggiungere che per mezzo di gradini: attorno al
tempio vi erano quindici gradini per la salita in riferimento ai quindici
salmi graduali. Mentre dunque si toglievano gli abiti indossati lungo il
cammino, posero la vergine in fondo ad essi, e vestirono, come
d'abitudine, abiti più lavorati e più puri. Giunti i sacerdoti del
Signore, li salutarono con onore e ad essi raccomandarono se stessi e la
loro bimbetta, Maria. [H20] Il sommo sacerdote prese allora Maria dalle mani di
sua madre, la baciò e la benedisse davanti al Signore dicendo: "Da
Sion ti benedica il Signore che fece il cielo e la terra! Possa tu vedere
i beni del Signore che sono a Gerusalemme, esalti il tuo nome in tutte le
nazioni del mondo; e negli ultimissimi giorni manifesti, per mezzo tuo, la
sua salvezza ai figli di Israele". Poi il sacerdote pose la vergine
sul terzo gradino dell'altare del Signore. [H21] E il Signore mandò una grazia nella sua ancella,
sicché sotto gli ammirati sguardi di tutti, senza che alcuno la guidasse
e sollevasse, e senza alcuna caduta, salì ordinatamente i quindici
gradini del tempio con piede così veloce da apparire, a questo riguardo,
di età matura e senza alcun difetto: essendo, infatti, proprio una
bimbetta, non si voltò n‚, come sogliono fare i bimbi, cercò i
genitori. Per questo tutti i presenti furono presi da stragrande stupore e
anche i pontefici del tempio rimasero straordinariamente ammirati. Il Signore, infatti, già compiva qualcosa di grande
nell'infanzia della sua vergine, e con questo indizio miracoloso volle
anticipare agli uomini quanto sarebbe stata grande. [H22] Allora Anna, ripiena di Spirito santo, davanti a
tutta la moltitudine esclamò con voce chiara: "Il Signore Dio degli
eserciti, forte sovrano di Israele, si è ricordato della sua santa parola
detta ai Padri nostri nelle generazioni e progenie, e visitò il suo
popolo Israele con una visita santa, affinché siano umiliate le genti che
si ergevano contro di noi, e per rivolgere a sé i loro cuori. Aprì le
sue orecchie alle nostre preghiere, illuminò il suo volto sui suoi servi,
e rimosse da noi l'insulto dei nostri nemici. La sterile è diventata
madre e ha generato, in Israele, con esultanza e letizia. Ora i miei
nemici non possono vietarmi di offrire doni al Signore. Il Signore li ha
allontanati da me, mentre a me diede un gaudio sempiterno". [H23] Celebrato dunque il sacrificio secondo la
consuetudine legale, e adempiuto il loro voto, affidarono la vergine alla
dimora comune delle altre vergini che venivano educate nell'ambito del
tempio. E così, lieti e riconoscenti, se ne ritornarono a casa. [H24] Entrata nel tempio, la vergine del Signore meditava
giorno e notte le lodi di Dio e con il progredire dell'età progrediva
anche in tutte le virtù. E poiché, come dice il salmista, suo padre e
sua madre l'abbandonarono, il Signore la prese. Ogni giorno era
frequentata dagli angeli, ogni giorno godeva della visione divina che la
custodiva da tutti i mali e la faceva abbondare di ogni bene. All'età di sette anni camminava con un passo così
maturo che non la si credeva una bimbetta, ma una persona grande e quasi
avesse già venti anni. Nelle preghiere, nelle lodi a Dio era così
attenta, e nello studio della legge e degli scritti dei profeti
perseverava con tale diligenza da destare lo stupore e l'ammirazione di
tutti i dottori della Legge, dei vecchi e dei giovani, della maggioranza e
di tutti. Perseverava anche nel lavoro della tessitura e tutte quelle
cose, che donne di età matura non riuscivano a fare, le eseguiva lei
abbastanza bene nonostante la sua tenera età. Nel tempio del Signore, tra
le compagne vergini, era come una colomba adorna di tutti i buoni costumi. Nessuno l'ha mai vista adirata, mai alcuno l'ha udita
maledire. Il suo animo era invece paziente, costante, immobile. Ogni suo
dire era poi così pieno di grazia che nella sua bocca c'era sempre Dio.
Inoltre benediceva Dio senza posa e con i tre fanciulli della fornace di
Babilonia, invitava tutte le creature a lodare il Signore. E per non
essere impedita temporaneamente dalle lodi divine, anche soltanto dal
saluto di qualcuno, quando era salutata, invece di un saluto, la sua
risposta era: "Dio sia lodato!". E' da lei che derivò per la
prima volta l'esempio secondo il quale quando uomini santi reciprocamente
si salutano, anzitutto benedicono e ringraziano Dio. Ogni suo sentimento
religioso era mondo e immacolato davanti a Dio: quando vedeva altre
vergini, di età molto superiore a lei, intente nelle lodi di Dio, essa
era presa da un ardente anelito di bontà, e faceva in modo di essere
prima di tutti nelle vigilie divine, più profonda nella conoscenza della
Legge di Dio, più devota nell'umiltà, più gentile nell'amore verso Dio
e verso gli uomini, più pura nella castità della mente e del corpo, e più
perfetta in ogni genere di virtù. Era poi attenta sulle sue compagne,
affinché nessuna di esse mancasse anche soltanto in una parola, affinché
nessuna alzasse la voce ridendo, o si dimostrasse ingiuriosa o superba
verso i genitori e i maggiori; si proponeva alle altre come esempio di
tutti i buoni costumi. Disponendo così il suo comportamento fin
dall'infanzia, mantenendosi, corpo e anima, completamente irreprensibile e
senza lagnanza, non solo davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini;
semplice e retta davanti al Signore e irreprensibile verso gli uomini, fu
inoltre considerata molto degna di lode. Per cui, come sopra abbiamo
detto, per divina disposizione, godeva ogni giorno del servizio angelico e
spesso la si vedeva parlare con l'angelo del Signore assegnato alla sua
custodia, il quale la serviva in tutto come un amicissimo ministro. Il nutrimento corporale, ogni giorno lo riceveva soltanto
dalla mano dell'angelo, e la sua faccia era così risplendente di luce
divina che non si poteva guardare il suo volto. Con il nutrimento che
riceveva quotidianamente dalla mano dell'angelo si cibava soltanto lei,
mentre alla porta della casa del Signore distribuiva ai poveri il
nutrimento che le passavano i pontefici. Allorché la toccava una persona
afflitta da qualsiasi malattia, subito questa riacquistava la salute. [H25] Stando così le cose a proposito della vergine,
ecco che Abiatar, sacerdote del Signore, offrì ai pontefici molto denaro
per poterla prendere come moglie di suo figlio. Maria però li allontanava
dicendo: "Non può essere che io conosca un uomo o che un uomo
conosca me". Ma i pontefici e i suoi parenti le dicevano: "Dio
è venerato nei figli ed è onorato nella posterità. Così è sempre
stato nel popolo di Israele". Maria rispondeva loro: "Anzitutto,
Dio è onorato nella castità. Infatti, tra gli uomini non ce ne fu mai
uno più giusto di Abele, ed essendo piaciuto a Dio per la sua offerta e
per la purezza della sua vita, fu crudelmente ucciso da colui che
dispiacque a Dio per la sua ingiustizia; e ricevette da Dio due corone:
una per l'oblazione, l'altra per la verginità non avendo mai ammesso
nella sua persona alcuna contaminazione. Anche Elia fu assunto perché,
quando il suo corpo era quaggiù, consacrò la sua carne con la verginità.
Queste cose dunque ho imparato nel tempio di Dio fin dalla mia infanzia:
la verginità è abbastanza gradita a Dio ed in cuor mio ho perciò
deciso, davanti a Dio, di non conoscere assolutamente alcun uomo". [H26] Quando ella raggiunse l'età di dodici anni, i
sacerdoti tennero un consiglio su di lei con il sommo sacerdote Zaccaria;
dicevano: "Ecco che Maria ha raggiunto i dodici anni. Che faremo
dunque di lei? Ormai, secondo la consuetudine delle adolescenti, non può
restare ulteriormente nel tempio del Signore". Zaccaria disse:
"Il Signore Dio di Israele avrà cura di lei". [H26a] Questo parlare piacque a tutta l'assemblea e,
ritornati tutti al sommo sacerdote Zaccaria, gli dissero: "Tu sei
vicino all'altare del Signore. Entra dunque nel santuario del Signore, e
prega per questa fanciulla; dal Signore nostro Dio ti sarà rivelato
quanto la riguarda, e noi lo faremo". [H27] Maria affidata a Giuseppe. Allora presero la
decisione di mandare un banditore in tutta la terra di Israele affinché
da tutte le tribù dei figli di Israele dopo tre giorni si radunassero nel
tempio del Signore. E il terzo giorno, quando il popolo fu tutto radunato
a Gerusalemme nel tempio del Signore, si alzò il pontefice Issacar; salì
in un luogo eminente d'onde poteva essere udito e visto da tutti e,
fattosi un grande silenzio, parlò dicendo: "Ascoltatemi, figli di
Israele, odano le vostre orecchie le mie parole. Dal tempo di Salomone,
quando questo tempio fu edificato, in questo tempio furono educate e
istruite figlie di re, di profeti, di sacerdoti, di pontefici e furono
mirabili per la grandezza delle virtù; ma giunte all'età legittima,
presero uomini in matrimonio, seguendo la condotta e il costume di quelle
che le avevano precedute e così dimostrarono di essere piaciute a Dio.
Soltanto da questa vergine Maria è stata trovata una nuova linea di
condotta per piacere a Dio: lei che promette a Dio di restare vergine per
tutta la sua vita. Mi pare dunque che dalla nostra domanda e dalla
risposta di Dio si debba indagare a chi vada affidata in custodia". [H28] Il sacerdote Zaccaria entrò nel santuario del
Signore vestito con la veste sacerdotale dalla quale pendevano dodici
campanelli e offrì un sacrificio al Dio di Israele. Mentre stava
pregando, gli apparve un angelo del Signore e gli disse: "Quando
uscirai, chiamerai da te i principi di tutto il popolo dei figli di
Israele e darai loro l'ordine che tutti portino i loro bastoni per
metterli poi qui al cospetto del Signore: ella sarà moglie di colui nel
cui bastone il Signore manifesterà un segno". Avvenne che i sacerdoti gettassero la sorte sopra le
dodici tribù di Israele, e la sorte cadde sopra la tribù di Giuda.
Allora fu ordinato alla tribù di Giuda che, nel giorno seguente, chiunque
era senza moglie venisse al tempio di Dio portando nella sua mano il
bastone. E così avvenne che anche Giuseppe fosse presente con gli altri
davanti ai sacerdoti portando il suo bastone: gettata l'ascia, prese il
bastone, lui vecchio tra i giovani. Allora il sommo sacerdote Zaccaria,
presi i bastoni, li portò nel santo dei santi, offrì un sacrificio al
Signore Dio, e fece una preghiera per il popolo di Israele. Terminata la
preghiera, gli apparve nuovamente l'angelo del Signore, per dirgli:
"Dopo che avrai restituito ad ognuno il suo bastone, dalla cima di un
bastone uscirà una colomba e, alla vista di tutti, volerà verso il
cielo. A colui nelle cui mani il bastone avrà dato questo segno, a lui,
senza dubbio alcuno, sia affidata la custodia della vergine Maria".
Dopo che l'angelo disse queste parole, il sacerdote non lo vide più. Prese dunque tutti i bastoni nelle sue mani e uscì fuori
verso il popolo. E mentre consegnava a ognuno il proprio bastone, non
appariva in essi alcun segno: ma quando Giuseppe ricevette l'ultimo
bastone dalla mano del sacerdote, ecco che una colomba candida come la
neve uscì da quel bastone e si posò sul suo capo. Poi elevandosi a lungo
sulla cornice del tempio, volando penetrò in cielo. Tutto il popolo,
vedendo questo, si congratulava con il vecchio, dicendo: "Nella tua
vecchiaia sei beato e sarà felice tutta la tua discendenza, essendosi il
Signore Dio degnato di manifestarti idoneo e degno custode di tanta
vergine". [H29] Quando i sacerdoti, chiamata Maria, la condussero
davanti a Giuseppe e gli dissero: "Ecco questa fanciulla che finora
è stata onorata dal Signore Dio nostro, è affidata alla tua custodia.
Prendila dunque, raccomandata a te dal Signore Dio tuo, poiché in tutta
la tua tribù tu solo sei stato scelto a preferenza degli altri". Egli iniziò umilmente ad adorare e a supplicare con
vergogna, dicendo: "Voi sapete bene che io sono vecchio e ho figli
giovani. Perché affidare a me questa bimbetta? Per quanto concerne l'età
sembra più mia nipote che moglie; ed è pure più giovane dei miei
nipoti. Non può essere che io la prenda, per non diventare oggetto di
irrisione per tutti i figli di Israele". Allora Abiatar, sacerdote e pontefice, diede un responso
a Giuseppe: "Temi il Signore tuo Dio, e ricorda quanto fecero Core,
Datan e Abiram contro il Signore, e come si sia spalancata la terra e li
abbia inghiottiti tutti a causa della loro disobbedienza, avendo vilipeso
la volontà del Signore e non avendo voluto osservare i suoi precetti. Così
anche tu devi temere che non capiti anche a te, qualora tu vilipenda
quanto evidentemente il Signore ti ordina". Giuseppe gli rispose:
"Io non vilipenderò la volontà di Dio a questo proposito, bensì
con obbedienza e volontà sarò suo custode fino a quando si potrà
conoscere la volontà di Dio su quale dei miei figli la prenderà in
sposa, secondo la Legge. Ma le siano date alcune delle sue compagne
vergini che sono state educate con lei, affinché nel frattempo restino
con lei". Rispondendo a questo, disse il sacerdote: "Come tu
dici, le saranno assegnate delle vergini per sua compagnia fino a quando
non giungerà il giorno stabilito in cui tu la prenderai. Non potrà
infatti, a nostro giudizio, unirsi in matrimonio con alcun altro". [H30] Allora Giuseppe prese in casa la sua vergine Maria
affidatagli dai pontefici, e con lei prese cinque vergini che restarono
con lei; i loro nomi erano: Rebecca, Sefora, Susanna, Abieta e Zael, alle
quali dai pontefici del tempio fu dato seta e lino, cocco, bisso e porpora
affinché li lavorassero facendone vesti per il santuario e il velo per il
tempio del Signore. Ma il sommo sacerdote le chiamò davanti a sé e disse
loro: "Qui davanti a me getto la sorte per vedere quale di voi deve
prendere il bisso, quale la seta, quale il giacinto, quale la vera
porpora. Così quale il lino e quale il cocco". Gettate che furono le
sorti, solo a Maria toccò la vera porpora; anche tutte le altre presero
quanto era loro indicato dalla sorte e andarono poi con Maria in casa di
Giuseppe. [H31] In quel tempo accadde che un giorno, mentre si
trovava nel tempio del Signore, il sommo sacerdote Zaccaria divenne muto
e, uscito, non poteva parlare. Nel mentre, in sua vece, il sommo
sacerdozio fu esercitato da Simeone fino a quando, secondo la volontà di
Dio, non riprese la favella Zaccaria. [H32] Un giorno Maria prese la porpora da tessere per il
velo del tempio del Signore e avvenne che le vergini su menzionate
dissero: "Dato che tu ti fai la più piccola e la più umile di noi,
come mai tu sola hai meritato di ottenere la lavorazione della
porpora?". Così dicendo, presero a chiamarla regina delle vergini
con linguaggio motteggiatore e ingiurioso. E mentre tra loro si dicevano tali cose, improvvisamente
apparve in mezzo a loro un angelo del Signore, che disse: "Questo
vostro linguaggio non ha carattere di motteggio, ma è un verissimo
linguaggio profetico di approvazione. Avverrà, infatti, e lo è già, che
ella sarà non solo regina e signora delle vergini, ma di tutte le donne
del mondo". Ciò detto, l'angelo del Signore non fu più visto da
loro. Ed esse, intimorite non poco dall'aspetto dell'angelo e più ancora
dalle sue parole, presero a pregare Maria affinché perdonasse loro e
pregasse per loro. Ed essa con animo benevolo subito annuì umilmente alla
loro domanda. Nel mentre ella filava la porpora ricevuta e la pose linda
in casa sua. [H33] Annunciazione. Un giorno, presa la brocca, Maria
uscì sola di casa verso la fontana per riempirla di acqua: le apparve
allora un angelo del Signore che, dritto sulla fontana, le disse:
"Sei beata, vergine Maria, perché nella tua mente hai preparato una
degna dimora al Signore Dio tuo. Ecco infatti che dal cielo verrà una
luce ad abitare in te, e, per mezzo tuo, splenderà su tutto il
mondo". [H34] Maria incinta. Tre giorni dopo, mentre era sola in
camera e con le sue dita lavorava la porpora, ecco che il santo angelo del
Signore, Gabriele, entrò da lei improvvisamente con la faccia splendente
di immenso chiarore e di tanta ineffabile bellezza. A questa vista, Maria ebbe grande paura e fu molto
atterrita. Ma l'angelo mitigò dolcemente il suo timore, dicendole:
"Non temere, Maria, vergine amata da Dio, tu che hai da lui meritato
la grazia più grande a preferenza di tutte le donne esistite finora nel
mondo. Ecco infatti che, dalla parola del Signore, concepirai nel tuo
utero e partorirai il figlio dell'altissimo Dio che non solo comanderà
sulla terra, ma anche nei cieli, sarà rispettosamente adorato, da ogni
creatura che è nel mondo, come re dei re e signore di tutti i signori, e
tu lo chiamerai con il suo nome, "Gesù" essendo colui che, come
hai letto, fu detto dal profeta "Emmanuele", e il suo regno non
avrà mai fine". Sentite dall'angelo queste parole, Maria rimase
stupita e prese a pensare tra sé: "Può forse accadere che io
diventi incinta dal Signore Dio e partorisca un figlio come partoriscono
le altre donne?". [H34a] Disse pure all'angelo: "Come può accadere
questo? Che io cioè diventi incinta pur conservando l'utero puro?
Infatti, non conosco assolutamente alcun uomo e non ho marito. Sono
sposata a un uomo giusto: se non mi unisco a lui, come potrò generare? Ma
se può accadere che io, pur restando intatta, diventi incinta e, chiusa,
generi un figlio, indicamene il modo e troverai il mio animo preparato.
Io, invero, mi sono consacrata al Signore mio in tutti i modi, in lui io
spero e da lui supplico di avere prole in modo tale da non perdere il
pudore della mia integrità". Ad essa così rispose l'angelo Gabriele: "O Maria,
vergine del Signore, sposa di Dio, amata dall'Onnipotente, accetta al
Creatore, se mi richiedi in che modo una vergine possa essere incinta,
vergine, e generare, e restare, dopo il parto, vergine inviolata, o come
venga in te colui che ti fece, ascolta i miei detti e, fiduciosa nella
parola di Dio, non turbarti. Non partorirai così come tu hai pensato,
come fanno le altre donne! Giacché il santo Spirito del Signore scenderà
su di te e in tal modo ti adombrerà la forza del Dio altissimo. Sicché,
senza sentire il calore della passione, sarai madre del creatore del cielo
e della terra. Perciò il santo che da te nascerà sarà detto Figlio di
Dio, benedetto nei secoli". [H34b] Maria, udite dall'angelo queste e altre cose del
genere, allargò le mani, alzò gli occhi al cielo, e disse così:
"Ecco che io sono l'ancella di Dio; al suo cospetto, infatti, non
sono degna neppure del nome di madre. Si adempia la sua volontà, conforme
alla tua parola, e lo Spirito santo, venendo in me, mi renda degna dei
celesti misteri e nel mio utero il Figlio di Dio vesta l'abito della
natura umana, e proceda alla redenzione del mondo come uno sposo dal letto
nuziale". Dopo queste parole di Maria, l'angelo Gabriele, ricevuto il
suo consenso, ritornò in cielo, da Dio, donde era venuto. [H35] Subito dopo queste cose, terminato il lavoro
affidatole a proposito della porpora, lo restituì al sommo sacerdote nel
tempio del Signore. E anche il sacerdote la benedisse con queste parole:
"O Maria, vergine felice degna di Dio, tu sei benedetta e sarai al di
sopra di ogni creatura, e il Signore magnificherà il tuo nome in tutte le
nazioni della terra". Maria dunque, dopo che il sacerdote l'aveva
benedetta era piena di gioia nel Signore, e incinta. [H36] E partì in gran fretta, e andò nella casa del
sacerdote Zaccaria, che già da sei mesi era diventato muto, e salutò sua
cugina di nome Elisabetta. Udendo la voce di Maria, Elisabetta gettò via
subito ciò che teneva in mano e, piena di Spirito santo, esclamò,
dicendole: "Donde mi è dato che venga a me la madre del mio Signore?
Ecco che alla tua venuta esultò di gioia quello che è nel mio ventre.
Beatissima tu che hai creduto alle parole del Signore: al tempo opportuno
esse si adempiranno in te per la salvezza nei secoli". Udendo queste
parole da Elisabetta, Maria si ricordò dei misteri dei quali le aveva
parlato l'angelo del Signore, Gabriele, guardò in cielo, e disse:
"L'anima mia magnifica il tuo nome, Signore. / E il mio spirito
esultando nella tua salvezza, / benedice le tue misericordie / effuse
tante volte sulle nostre progenie. / E chi sono io, Signore Dio mio, / che
tu hai rivolto gli occhi / alla pochezza della tua ancella? / Ecco che da
ora mi dicono beata / e magnificano tutte le nazioni". Maria rimase tre mesi presso Elisabetta, dopo ritornò
nuovamente a casa sua, nella città di Nazaret e si celava allo sguardo
dei figli di Israele, conservando in cuor suo tutte le parole che aveva
udito dall'angelo. In seguito, il suo ventre ingrossava di giorno in
giorno e si gonfiava. Quando avvenivano in lei questi misteri aveva quattordici
anni. [H37] Nel frattempo Giuseppe, sposo di Maria, ignorava
quanto era avvenuto tra l'angelo e Maria; essendo infatti falegname era
rimasto nove mesi nella città marittima di Cafarnao occupato nel lavoro e
nella fatica marittima. Mentre stava per scadere il sesto mese dal
concepimento, Giuseppe ritornò a casa sua e subito, guardatala con
sguardo familiare e con privilegio maritale, trovò che la sua vergine
Maria era incinta. Vide inoltre nel suo collo le vene gonfie, il viso
assottigliato, il colore che cambiava quotidianamente, e non si trattava
del rosso della faccia di una vergine; in fine vide che i suoi passi si
erano fatti pesanti, e comprese che essa era gravida. [H38] Tremò tutto in se stesso, preso dalla spossatezza,
si gettò a terra e picchiandosi il capo pianse amaramente, gridando e
piangendo perché sentiva che Maria era inopinabilmente gravida; l'aveva
ricevuta dal tempio e ancora non l'aveva conosciuta come moglie e non
aveva neppure osato avvicinarla. Colei con la quale non aveva meritato di
unirsi, divenne per lui un oggetto di confusione. Ardendo lungamente e argomentando tra sé in questo modo,
Giuseppe disse: "Come capitò ciò? Che avvenne? Non conobbi, non ho
conosciuto, non violai, non toccai. Se non ho toccato, non ho violato. Se
non ho violato, non ho ingravidato. Ahi, ahi, che avvenne? Che è
successo? Per chi è caduta Maria? Chi ha trovato che l'adorasse più di
me? Io, infatti, pur avendo il privilegio maritale, davanti al letto
matrimoniale, non tormentai un pudore di fanciulla. Temetti ed ebbi
moltissima paura di quanto è prescritto da quella sentenza che si trova
nel libro della Legge di Mosè: la vergine che contaminerà la casa
paterna con un adulterio subirà la morte per lapidazione. Così l'uomo
che non porterà al padre il panno del pudore e non l'avrà steso davanti
ai testimoni e non avrà fatto vedere il segno del pudore, dovrà morire
anch'egli con la vergine. Con questa sentenza di morte volle colpire e
fare perire assieme adulteri e libidinosi. Dice, infatti: eliminerete
l'obbrobrio dalla casa di Israele, e chiunque lo saprà avrà paura e non
agirà empiamente. Io stavo attento di fronte a questa sentenza mosaica, e
nel mio corpo ponevo un freno alla lussuria, tanto più che sapevo
trattarsi di una figlia davidica e prevedevo di esercitare un sacerdozio
regale. Ma poiché non c'è nulla di nuovo, nulla di strano, nulla di
nascosto che non sia manifestato, nulla di occulto che non venga posto in
pubblico, in Maria ricordo la storia del re Davide e di quell'altra
figlia. Il re Davide eresse la sua regale audacia verso Betsabea moglie
dell'eteo Uria, e Maria, figlia del re Davide fu spinta da una riflessione
di fanciulla, e non fu trattenuta dal timore della parentela". [H39] Ritornato in sé, Giuseppe esclamava: "Con che
faccia dunque posso venire davanti al Signore Dio mio, o con quale volto
adorerò al cospetto del Signore, a motivo di questa fanciulla? L'ho
ricevuta vergine dal tempio di Dio, ma l'ho perduta non avendola custodita
bene. Chi può essere quel tale che mi ha insidiato così, chi ha osato
perpetrare in casa mia, un'azione del genere? Chi ha distolto dalle
vergini, la mia vergine? O Signore, il tuo nome è da lodare in tutta la
terra! Tu sai che io sono innocente del sangue di lei". [H40] Gli dissero allora quelle vergini che erano con
Maria vergine: "Noi siamo certissime che mai uomo l'ha toccata, e che
in lei continuano immacolate l'integrità e la verginità. Rimase
custodita notte e giorno, fu quotidianamente con noi nella preghiera,
quotidianamente parlava con lei l'angelo del Signore, quotidianamente
ricevette il cibo dalle sue mani, e come può essere che vi sia in lei una
colpa? Per manifestarti il nostro pensiero: nessuno la può aver resa incinta se non un angelo di
Dio". Giuseppe rispose: "Credete di potermi sedurre fino a farmi
credere che l'abbia ingravidata un angelo del Signore? Qualcuno può
essersi finto angelo di Dio per ingannarla". [H41] Così dicendo, Giuseppe piangeva nuovamente come
prima, e diceva: "Con che coraggio potrò entrare nel tempio di Dio,
e che cosa risponderò ai sacerdoti del Signore? O Signore, Dio di
Israele, forse che in me si deve ripetere la storia di Eva, madre di tutti
i viventi? Come Adamo era nel paradiso e se ne stava al cospetto del tuo
splendore, ringraziandoti, quando il serpente andò da Eva, la trovò sola
e la persuase a trasgredire il tuo comandamento, e cadde così nella
mortalità e nella corruzione, così è capitato pure a me". [H42] Dopo aver detto queste cose nella preghiera davanti
al Signore, Giuseppe si alzò da terra, chiamò a sé Maria e le disse:
"O Maria, amata e onorata dal Signore, perché hai fatto questo?
Perché hai voluto infamare così la tua anima davanti ai figli di
Israele? O Maria, che sei stata nutrita nel tempio del Signore e fatta
crescere nel santuario dei santi, benedetta dal sommo sacerdote di Dio, da
tutti gli altri sacerdoti dell'altissimo Signore e da tutte le tribù dei
figli di Israele, perché hai commesso ciò?". Detto questo, Giuseppe
gemette amaramente e, alzati gli occhi al cielo, disse: "Signore, Dio
mio, tu sai donde abbia avuto origine questo fatto". Maria allora, vedendo Giuseppe in così grande tristezza
e in tale lamento, spinta da commiserazione, tutta commossa da viscere di
misericordia per il suo dolore e piena di lacrime gli disse: "Non
piangere, o Giuseppe, non piangere e non temere, abbi invece fiducia nel
Signore tuo Dio, e non basarti sul tuo giudizio. Viva il Signore Dio mio!
Lui solo sa donde provenga ciò che ho nell'utero". [H43] Udito ciò, Giuseppe temette ancora di più, e
posto nella più grande esitazione, prese a pensare che cosa doveva fare
di lei. Diceva, infatti, tra sé: "Che farò dunque? Che farò? Mi
tormento e gemo, soffro, corro, cerco consiglio a proposito di lei e non
ne trovo. Rivelarla o tacere? Non so proprio che cosa fare. Rivelerò
l'adulterio o tacerò a causa dell'obbrobrio? Seppure la rivelassi, non
acconsentirò all'adulterio, ma incorrerò in un peccato di crudeltà,
giacché, secondo i libri di Mosè, so che deve essere lapidata. Se poi
tacerò, sembrerà che io approvi il male e mi metta dalla parte degli
adulteri. Poiché dunque tacere è male, giacché se nascondo il suo
peccato sarò considerato come uno che si oppone alla Legge del Signore;
rivelare un adulterio è ancora peggio poiché se la renderò manifesta ai
figli di Israele, qualora ciò che è nel suo utero sia opera di un
angelo, temo che per causa mia sia offerto sangue innocente a un giudizio
di morte; affinché per causa mia non avvenga un omicidio, tacitamente,
manderò via libera la moglie". Giuseppe pensò dunque di sciogliere, di nascosto, il
matrimonio, e di mandarla via da sé, occultamente. [H44] Mentre rifletteva molto e a lungo su ciò, ecco che
nuovamente il paraninfo della vergine, non un uomo, ma Gabriele arcangelo,
proprio a mezzanotte, apparve in sogno e disse a Giuseppe: "Giuseppe,
figlio di Davide, nato da stirpe non solo regale, ma anche sacerdotale,
perché tanto ti affliggi? Perché sei così tanto contristato? Perché
nel sonno, riflettendo, sudi così tanto? Perché, da sveglio, cammini così
triste? Perché covi un sospetto maligno a proposito di Maria, quand'essa
sta per generarti il Salvatore? Allontana dall'animo la gelosia a suo
proposito, poiché quello che nascerà da lei è proprio colui che l'ha
resa incinta. E' per questo che la tua anima è triste, Giuseppe, perché
quanto hai letto nella profezia, tu non l'hai compreso in Maria. Lo stesso
Dio infatti che ha scritto nella Legge cose mirabili, compie ora cose
mirabili in tua moglie, cose mirabili che sono impossibili agli uomini.
Non hai dunque letto le meraviglie di Dio nella Legge di Dio? E se le hai
lette, perché non hai compreso? Certamente la stessa Legge che ogni
giorno tu leggi è scritta senza stilo in tavole di pietra. Leggi e
comprendi che la terra produsse pane nel deserto senza che alcun
agricoltore avesse gettato la semente per terra. Anche il bastone di
Aronne, secco da molti anni, riprese vita senz'acqua e, anche chiuso sotto
un tetto, fiorì e produsse noci. Colui dunque che, senza alcuno stilo, ha
vergato le tavole di pietra, costui ingravidò Maria per mezzo dello
Spirito santo. Colui che, nel deserto, produsse pane, senza che alcun
agricoltore avesse gettato la semente, costui fece sorgere il Salvatore
dalla vergine senza alcuna alterazione. E colui che, senza pioggia, fece germogliare il bastone
di Aronne, ora costui rese feconda Maria, figlia di Davide, senza seme
umano. In ultimo, Giuseppe figlio di Davide, Giuseppe figlio dei profeti,
amico degli scribi, non hai letto quanto ha detto e come ha scritto
l'esimio profeta Isaia? Ecco che una vergine riceverà nell'utero e
partorirà un figlio, e gli darete il nome di Emmanuele? Quanto dunque hai letto nei libri profetici, vedilo
adempiuto sotto i tuoi occhi in Maria. E così degnamente potrai ripetere
il cantico di Davide, tuo padre: come abbiamo udito così abbiamo visto
nella città del nostro Dio. Prendi dunque, o Giuseppe, tua moglie Maria,
sii sempre tranquillo a suo riguardo, senza preoccupazione alcuna, poiché
ciò che è nato nel suo utero non viene dal peccato, ma dallo Spirito
santo. Ciò che nascerà dal suo utero non sarà chiamato figlio di un
Ebreo, ma sarà invocato Figlio di Dio vivo. Con Maria, tua moglie, mantieni dunque la verginità
delle membra, poiché dalle sue membra vergini nascerà la salvezza degli
uomini e la forza degli angeli". [H45] Alzatosi dunque dal sonno, Giuseppe ringraziò il
Signore e benedisse il Dio di Israele che gli aveva reso manifesta la sua
grazia. Parlò poi con le vergini più anziane che si trovavano con Maria
e narrò loro il suo sogno. E davanti a loro, si rivolse a Maria sua sposa
e la consolò dicendo: "Ho peccato, figlia mia, nutrendo un sospetto
su di te". [H46] Prova dell'acqua per Maria e Giuseppe. Qualche
tempo dopo questi avvenimenti, un giorno giunse in casa di Giuseppe un
certo scriba di nome Anna, per parlare con lui. Guardando Maria, rimase
stupito di scorgerla incinta, e rivolto a Giuseppe gli disse: "Perché
mai da così lungo tempo non ti fai vedere nella nostra assemblea?".
Rispose Giuseppe: "Mi sono stancato nel viaggio, perciò in questi
primi giorni mi riposavo". Lo scriba Anna andò allora dal sommo
pontefice, che si chiamava Abiatar, e gli rivolse la parola dicendo:
"Sacerdote beatissimo, ascolta la mia parola. Giuseppe, al quale tu
hai reso testimonianza, si è comportato in una maniera assai iniqua. Ha
violato, infatti, Maria vergine che noi gli avevamo dato, dal tempio di
Dio, da custodire per l'onore e la gioia di tutti i figli di Israele, le
ha carpito le nozze senza fare sapere nulla ai figli di Israele". Il
sacerdote gli rispose: "Affermi una cosa incredibile, o Anna,
Giuseppe certo non fece quanto tu affermi". Lo scriba Anna rispose al
sommo sacerdote: "La tua altezza mandi dei messi in casa sua e
giudicherete voi e tutti gli anziani della nostra gente se non
constaterete che è così, allorché sarà condotto nella nostra sinagoga
e non soltanto lui, ma anche Maria, affinché la verità di quanto dico
sia comprovata, secondo la nostra Legge, al cospetto di tutti". [H47] I messi inviati in casa di Giuseppe dal sommo
sacerdote e dagli anziani del popolo di Israele trovarono Maria incinta,
come aveva detto lo scriba Anna; e al ritorno la presero con loro per
portarla davanti ai sommi principi del popolo. Anche Giuseppe fu preso dai
messi e condotto con Maria davanti al pontefice nel tempio di Dio, ove, a
questo scopo, si erano radunati tutti i principi e tutti i maggiorenti tra
i figli di Israele. Giunti al cospetto di tutti, il sommo sacerdote, con gli
altri pontefici, prese a rimproverare Giuseppe, dicendogli: "Che
significa quanto vediamo, o Giuseppe? Hai ricevuto una vergine da
custodire a casa tua ed ecco che, già prima del tempo stabilito dalla
Legge, la vediamo incinta. Perché ci hai voluto carpire le nozze di una
vergine così grande e singolare, nutrita in questo tempio del Signore
come una colomba; una vergine che aveva un'ottima conoscenza della Legge
del Signore, che non volle mai prendere un uomo, bensì aveva fatto voto
di verginità al Signore Dio suo, come lei stessa ci ha confessato? Se tu
non le avessi usato violenza, pensiamo che oggi seguiterebbe a essere
vergine". [H48] Allora il pontefice Abiatar si voltò e fissando
Maria con un occhio scrutatore le disse: "O Maria, tu che sei stata
nutrita nel santuario santissimo, tu che sei stata ammaestrata e custodita
dagli angeli di Dio, che ogni giorno non hai preso cibo se non dalla mano
di un angelo, che solevi udire l'inno dei santi, perché hai voluto fare
questo? Che hai visto per avvilire così l'anima tua? Noi speravamo che,
per mezzo tuo, un giorno sarebbe giunta al genere umano la gioia e la
redenzione. Cadde, forse, dalla tua mente il Signore Dio di Israele, e
l'hai dimenticato? O Maria, perché hai fatto questo?". E il
pontefice versò lacrime a causa del giudizio che era stabilito in
Israele. [H49] Tutti gli Ebrei infatti miravano alla condanna di
Maria. Ma essa stette in tribunale al cospetto di tutti, guardò il cielo,
mandò un gemito con un amarissimo pianto, e disse: "Viva il Signore
Dio Adonai, giacché sono pura al suo cospetto, e non ho conosciuto
maschio. Tu sai tutto, Signore Dio, poiché tu sei il conoscitore di tutte
le cose occulte, tu solo sai ogni cosa dell'uomo prima della sua
generazione e ricompensi ognuno secondo le sue opere. Tu sai, Signore, che
sono stata condotta alla sinagoga e sto in giudizio come rea, e tutti mi
guardano sostenendo la mia condanna. Ma tu, Signore onnipotente, aiutami,
guardami dal cielo, vedi la pochezza della tua ancella e, secondo il tuo
beneplacito, dammi un buon segno; concedi che tutti coloro che, senza
motivo, sono contro di me Ä non avendo io commesso ciò che essi pensano
Ä vedano, e siano confusi quelli che mi hanno odiato. Giacché tu, o
Signore Dio mio, sei il mio aiuto e mi hai consolato". [H50] Il principe dei sacerdoti, infuriato, disse dunque
nuovamente rivolto a Giuseppe: "Restituiscici ora Maria vergine come
l'hai ricevuta dal tempio del Signore tuo Dio". Udito ciò, Giuseppe
non volle rendere pubblici i misteri che, sulla stessa vergine, aveva
conosciuto ad opera di Gabriele arcangelo; mantenne il silenzio, guardò
il cielo e, con animo forte, ringraziava Dio in cuore suo per tutte le sue
opere. Rispose poi a tutti, dicendo così: "Viva il Signore Dio di
Israele, giacché io sono completamente puro da lei". Il sacerdote
gli disse: "Non voler invocare, Giuseppe, il nome del Signore Dio tuo
con una bugia: egli è verace! Manifestaci invece la verità sul motivo
per cui tu hai carpito le sue nozze senza notificarlo ai figli di Israele,
e non hai voluto piegare il tuo capo sotto la mano dei sacerdoti del Dio
onnipotente facendo benedire la tua discendenza". [H51] Siccome Giuseppe taceva, il pontefice Abiatar
disse: "Viva il Signore! Ora vi farò bere l'acqua della prova e
quando la berrete il vostro peccato apparirà e sarà manifesto a tutti
gli uomini". Allora il sacerdote ordinò ai principi di entrare nel
santuario e di portare l'idria data da Mosè ai figli di Israele. I
principi portarono l'idria nella quale si metteva l'acqua della prova di
gelosia secondo la Legge, descritta nella Legge di Mosè. La donna che si è allontanata dal suo marito e,
vilipendendo il marito, ha dormito con un altro uomo: se il marito non è
riuscito a sorprenderla, ma l'adulterio è rimasto nascosto e non può
essere comprovato da testimoni poiché non è stata sorpresa nella
turpitudine, e tuttavia uno spirito di gelosia agita l'uomo contro sua
moglie che si è contaminata, oppure è oggetto di un falso sospetto;
allora l'uomo la conduce al sacerdote, offre per lei una oblazione,
investigando sull'adulterio, e un sacrificio di gelosia. Il sacerdote la
porrà davanti al Signore, prenderà acqua santa e la porrà in un vaso di
terra cotta, vi aggiungerà un po' di terra del pavimento del tempio; le
scoprirà il capo, e porrà nelle sue mani il sacrificio memoriale e
l'oblazione di gelosia. Il sacerdote terrà le acque amarissime nelle quali
immetterà l'esecrazione maledetta, e poi, pronuncerà lo scongiuro
dicendo: "Se con te non ha dormito un uomo estraneo e se non sei
stata macchiata con l'abbandono del letto matrimoniale di tuo marito,
queste acque amarissime nelle quali ho immesso le maledizioni, non ti
nuoceranno; ma se hai sgarrato da tuo marito e ti sei macchiata e hai
giaciuto con un altro uomo, sarai soggetta a queste maledizioni. Dio ti
mandi la maledizione affinché tu divenga di esempio a tutti. Faccia
imputridire il tuo femore e scoppi il tuo gonfio utero. Le acque maledette
entrino nel tuo ventre e, gonfiando il tuo utero, imputridisca il tuo
femore". La stessa donna risponde: "Amen, amen!". Il sacerdote scriverà queste maledizioni in un foglietto
e le diluirà nelle acque amarissime. A lei darà a bere queste stesse
acque amarissime. Una volta che le avrà bevute, qualora sia contaminata e
rea di adulterio, le acque della maledizione la attraverseranno e diverrà
una moglie maledetta e di esempio a tutto il popolo. Ma se non è n‚
contaminata n‚ colpevole, l'acqua sarà innocua e lei farà dei figli
benedetti. Questa è la legge della gelosia e questa è l'acqua che
manifesta i peccatori. [H52] Giuseppe fu dunque chiamato su all'altare e dai
sacerdoti gli fu data a bere l'acqua preparata secondo la legge predetta:
dopo averla bevuta, tranquillo e incolume, girò per sette volte attorno
all'altare e in lui non apparve segno alcuno di peccato. Vedendo questo, tutta la gente presente che stava a
guardare, tutti i sacerdoti con i ministri di Dio, e gli altri popoli lo
benedissero, dicendo: "Te beato, uomo che non sei andato nella
compagnia degli empi e non hai dimorato sulla via dei peccatori, n‚ ti
sei seduto sul banco dei motteggiatori, ma la tua volontà fu nella Legge
di Dio e hai meditato giorno e notte sui comandamenti del Signore. Perciò
sarai qual albero piantato presso un rivo di acque che porta frutto nel
tempo opportuno. Così prospererà tutto quanto farai, poiché in te non
fu trovato alcun reato". [H53] Dopo di ciò chiamarono Maria di sopra e le
dissero: "Che scusa puoi tu addurre? Che cosa potrà in te apparire
di più evidente di ciò che appare concepito nel tuo ventre? Dato che
Giuseppe è stato comprovato puro, ti domandiamo soltanto di confessare
chi è colui che ti ha ingannata. E' meglio, infatti, che ti manifesti la
tua stessa confessione piuttosto che tu sia manifestata dall'ira di Dio
davanti a tutto il popolo, dandoti un marchio sul tuo volto". [H54] Allora, ferma e intrepida, rispose: "Se in me
vi è qualche macchia o peccato o qualche concupiscenza illecita, lo
scopra oggi il Signore Dio di Israele davanti a tutto il suo popolo,
affinché io possa essere giustificata per mezzo di tutti i mezzi di
purificazione con i quali mi vuole provare". Avvicinandosi poi
all'altare, disse: "Sicura ormai e allegra mi avvicino a quest'acqua
vera". E, presa la bevanda, con animo tranquillo la bevette davanti a
tutti, e non apparve in lei n‚ segno n‚ vestigio di peccato. [H55] Allora, dritta davanti a tutto il popolo, piena di
Spirito santo, disse queste parole: "Acqua giusta, acqua vera, acqua
buona e amabile, che palesi chiaramente i peccatori, e liberi da morte gli
innocenti, acqua soccorritrice della mia vita, acqua pura e senza macchia,
bevanda piacevole, testimone della mia casta verginità e concezione
immacolata. Ringrazio il mio Dio e benedico te Signore Dio di Israele, io
madre vergine, giacché in me si è manifestato il segno della tua
salvezza". Mentre così parlava Maria, apparve lo splendore di Dio
sulla sua faccia, e il suo volto fu così trasformato che il popolo degli
Ebrei non poteva più guardarla. Dopo che tutto il popolo, con principi e
anziani, vide una così grande gloria di Dio, benedissero e lodarono Dio e
ammirarono la bellezza del suo aspetto. [H56] Ma tra il popolo, conferendo e valutando il
concepimento del suo ventre, si cominciò a esitare a suo riguardo e ad
agitarsi con discorsi diversi. Certuni, infatti, dicevano che in lei vi
era della santità, altri, invece, l'accusavano di cattiva coscienza.
Vedendo che ancora non era stato fugato interamente il sospetto di alcuni,
con voce alta affinché tutti potessero sentire, Maria disse: "Viva
il Signore Dio Adonai degli eserciti al cospetto del quale mi trovo! Io
non ho mai conosciuto uomo, n‚ mai ebbi desiderio di conoscerlo, poiché
fin dalla mia fanciullezza ho stabilito in me stessa, e ne ho fatto voto
al mio Dio fin dalla mia infanzia, di conservarmi integra e illibata per
colui che mi ha creato, nel quale confido, e spero di vivere soltanto per
lui". [H57] Allora tutto il popolo acclamò benedicendo il Dio
di Israele, e baciò le piante dei suoi piedi supplicando di essere
scusato e di perdonare i loro maligni sospetti. Il principe dei sacerdoti disse poi a Giuseppe: "Dio
ti ha dimostrato giusto, Giuseppe, poiché in te è apparsa la verità".
Allo stesso modo, disse a Maria: "Il Signore altissimo, Maria, ti ha
dimostrata beata poiché si constatano in te la verità e la santità del
Dio onnipotente. Or dunque avendo Dio, conoscitore delle cose occulte,
manifestato in voi tutta intera la verità, rivelò pure fino all'evidenza
la sua grazia ed eliminò da voi ogni incriminazione: anch'io non voglio
più oltre giudicare!". [H58] Tutto il popolo di Israele dunque esaltò Maria, e
i principi del popolo e gli anziani, con grande gioia ed esultanza la
condussero a Nazaret, sua città, acclamandola e dicendo: "Sia
benedetto nei secoli il nome del Signore, giacché ha esaltato la
misericordia e la verità del Signore a Giacobbe e a tutto il mondo di
Israele di generazione in generazione". [H59] Nascita di Gesù. Uscì in quei giorni un editto di
Cesare Augusto affinché fosse recensito tutto il mondo e ognuno
dichiarasse i suoi redditi nella sua patria e città; affinché ognuno
facesse recensire tutte le cose proprie e non soltanto se stesso, ma anche
le mogli, i figli, le figlie, i servi e le serve, i poderi e gli armenti,
e facesse iscrivere anche i crediti e tutta la mobilia della sua casa;
affinché ognuno ritornasse nel luogo ove era nato e desse il censo e il
tributo. [H60] Dopo che questo ordinamento fu noto in tutto il
mondo, la terra di Giuda fu recensita sotto il preside della Siria di nome
Cirino. Fu allora necessario che Giuseppe Ä fabbro, che prima si chiamava
Moab Ä partisse per Betlemme, città del re Davide, con i suoi figli e
con Maria datagli in sposa dal tempio del Signore, dato che Giuseppe e
Maria erano della tribù di Giuda e della famiglia di Davide. [H61] Mentre erano in cammino dalla città di Nazaret
lungo la strada che conduce a Betlemme, Maria disse a Giuseppe di vedere
due popoli che le venivano incontro, uno che piangeva, l'altro che rideva.
Giuseppe, al quale non era stato manifestato nulla del genere, l'ammonì
di pensare al viaggio ormai iniziato, e di smettere con le parole inutili. Mentre si stavano scambiando queste parole, davanti ai
loro occhi apparve un fanciullo dal volto grazioso, che indossava uno
splendido abito. Costui disse a Giuseppe: "Perché hai detto che
erano superflue le parole dette da Maria a proposito dei due popoli? Lei
vede il popolo ebraico che piange giacché si è allontanato dal suo Dio e
scorge il popolo gentile che ride giacché, per mezzo della fede, si è
avvicinato al Dio suo creatore, secondo la promessa di Dio ai nostri padri
Abramo, Isacco e Giacobbe. Poiché ormai è giunto il tempo nel quale, per
mezzo della discendenza di Abramo, la benedizione è data a tutte le
genti". E così dicendo, fu sottratto ai loro occhi. [H62] Avvicinandosi a Betlemme, Giuseppe li precedette
nella città lasciando suo figlio Simeone con Maria che, essendo incinta,
procedeva alquanto più lenta. Entrato nella città di Betlemme, sua patria, stava in
mezzo alla città e gridava dicendo: "E' ben giusto che ognuno ami la
città e la patria natia, e giunto nella propria tribù quivi si riposi,
giacché essa è il riposo dato a ogni uomo. Esultante, io ti rivedo ormai
dopo molto tempo, Betlemme, città del grande re e profeta di Dio,
Davide". [H63] Detto questo si pose a guardare, e vide una stalla
isolata e vuota; disse tra sé: "E' necessario che noi alloggiamo in
questo luogo, poiché pare che sia un ricovero per pellegrini, mentre io
non ho n‚ ospizio n‚ albergo dove possiamo fermarci". Così
Giuseppe scelse quel luogo per alloggiarvi e fermarsi con tutti i suoi,
poiché, pur essendo un'abitazione piccola, certo era adatta ai poveri;
era molto appartata dai clamori degli uomini e dal tumulto delle folle, e
quivi nulla poteva nuocere a una donna partoriente. [H64] Dopo ciò, uscito nuovamente dalla città, guardò
sulla strada ed ecco che vede Maria con Simeone che si stavano già
avvicinando. Quando giunsero, Giuseppe domandò a Simeone perché avevano
tardato a venire. Gli rispose: "Non sono io, padre, che ho tardato,
ma la mia signora essendo incinta, ad ogni ora, lungo il cammino, faceva
una pausa e si riposava. Io sono stato sempre preoccupato a suo riguardo
temendo che la sorprendesse il parto; ma ringrazio Dio che in tutto questo
cammino le ha concesso di resistere. Poiché, a quanto io suppongo e come
ella stessa afferma, il tempo del suo parto è vicino". [H65] Allora Giuseppe disse a Maria: "Signora
figliuola, hai sofferto molto per causa mia! Entra dunque e abbi cura di
te". E ordinò a Simeone di portare l'acqua per lavare i piedi, di
preparare i cibi e di somministrarle diligentemente ogni altra cosa di cui
avesse avuto bisogno. [H66] Simeone disse poi segretamente al padre: "Che
pensiamo che succeda a questa fanciulla? Parla per tutto il tempo tra sé
e sé, e prega". Rispose Giuseppe: "Essendo stanca del cammino
che abbiamo percorso, parla in segreto con Dio". Ma Giuseppe disse
questo dissimulando. E avvicinatosi a Maria, la pregò di alzarsi, di
salire sul lettuccio, che egli già le aveva preparato in quella grotta, e
di riposarvisi. [H67] Avvenuto questo, Giuseppe volle uscire un poco
fuori, in città. Ma subito lo seguì Simeone per dirgli:
"Affrettati, signor padre, e vieni dentro al più presto da Maria!
Desidera molto che tu sia con lei. Penso che il suo parto sia già
vicino". Giuseppe gli disse: "E' necessario che io non mi
allontani da lei. Ma tu figlio, corri presto in città e cerca
un'ostetrica che venga a prestarle servizio". Simeone gli rispose:
"Io che sono sconosciuto in questa città, non so come e dove troverò
una donna ostetrica. Ma ascoltami, padre: ho fiducia e sono certo che Dio
ha cura di lei; egli invierà un'ostetrica e una balia, e le procurerà
ogni cosa necessaria". [H68] Mentre dicevano tra loro queste cose, apparve
davanti a loro una ragazza che veniva portando il seggiolone sul quale
sogliono partorire le donne. Al vederla, si meravigliarono. Giuseppe le
rivolse la parola, dicendo: "Figliuola, dove vai con il seggiolone
che porti?". La ragazza gli rispose: "La mia maestra mi ha
mandato in questo luogo, e lei mi vien dietro velocemente". Giuseppe,
allora, guardò e vide che una donna stava scendendo in fretta. Pieno di
gioia, le andò incontro e la salutò. Questa donna gli disse: "Uomo,
dove vai, che vuoi?". Egli rispose: "Cerco e voglio un'ostetrica
ebrea". Gli domandò: "Sei tu un uomo di Israele?". Rispose
Giuseppe: "Sicuramente, io sono Israelita!". Allora la donna gli
disse: "Ecco, venne da me un giovane bellissimo con grande fretta, e
mi ordinò: Va' presto in quel luogo ad accogliere un nuovo parto giacché
una fanciulla che viene da Nazaret partorisce il primo bambino. Chi è
dunque questa fanciulla?". Giuseppe rispose: "Certo, mi è stata
data in sposa, ma in verità ha concepito dallo Spirito santo, restando
intatta e vergine". Essa domandò. "E' vero ciò che tu
affermi?". Rispose Giuseppe: "Vieni e vedi!". [H69] L'ostetrica. E la introdusse con sé nell'ospizio.
Era ormai sera. Entrando videro una luce fulgidissima che irradiava
tutt'intorno la grotta ove era Maria, tanto che la donna non osava
accostarvisi. Ma Giuseppe, avvicinatosi a Maria, le disse: "Ecco, ti
ho condotto l'onesta ostetrica Zelam, che sta fuori poiché a causa dello
splendore di questa luce non si può avvicinare". All'udire ciò,
Maria sorrise, e ordinò di introdurla da lei. Giuseppe, andato
dall'ostetrica, le disse: "Entra! Te lo ha infatti ordinato la
signora, e visitala". Allora l'ostetrica entrò nella grotta nella
quale n‚ di giorno, n‚ di notte mancava la luce. Dopo che essa aveva permesso di essere visitata,
l'ostetrica esclamò a gran voce con ammirazione: "O Signore, Dio
grande e onnipotente, abbi pietà! Poiché non si è mai udito n‚ visto
che le mammelle siano piene di latte e il nato maschietto dimostri che sua
madre è vergine. Nel neonato non appare alcuna macchia di sangue, nessun
dolore si è manifestato nella partoriente. Ha concepito vergine, vergine
ha partorito, e dopo aver partorito rimane vergine". [H70] Siccome l'ostetrica si attardava molto nella grotta
con Maria, finalmente verso il canto dei galli Giuseppe volle entrare da
loro e sapere come comportarsi con Maria. Ma gli andò incontro
l'ostetrica e uscirono fuori tutti e due trovando qui Simeone che
aspettava. E subito Simeone interrogò l'ostetrica, dicendo:
"Come sta la mia signora?". L'ostetrica rispose loro e disse:
"Sedete qui ed io vi narrerò le straordinarie meraviglie di Dio che
destano lo stupore e l'ammirazione di ogni uomo vivente". Così
dicendo la donna alzò le mani e gli occhi al cielo e disse con voce
chiara: "Dio onnipotente, padre del cielo e della terra, chi sono io
per aver visto le tue meraviglie così stupende? Quali sono le mie opere
al tuo cospetto, che mi hai resa degna di vedere i tuoi santi sacramenti?
E hai preparato me, che sono tua serva, a diventare ministra dei misteri
celesti facendomi venire qui a vedere le mirabili tue opere? Signore, che
posso fare? Come posso raccontare le cose che mi hai fatto vedere?".
Le disse Simeone: "Ti prego comunque di accennare quanto hai visto e
di non nasconderlo a noi". Rispose allora l'ostetrica: "State
attenti alle mie parole e conservatele nel vostro cuore con memoria
tenace. Lungi da me il nascondervi qualcosa; non vi sarà celata questa
cosa che è la sintesi di molti beni. [H71] Quando entrai per visitare la fanciulla, la trovai
con la faccia volta verso l'alto, fissa al cielo, e parlava tra sé.
Compresi che pregava e benediceva il Dio altissimo. Le dissi: "Dimmi,
figlia, senti qualche dolore o hai qualche tua parte che ti dà
fastidio?". Ma come se non sentisse nulla o fosse un solido masso,
lei se ne stava immobile guardando fissa soltanto il cielo. [H72] Lo stupore della natura. Nello stesso momento tutte
le cose riposavano nel più grande silenzio: infatti avevano cessato i
venti non dando più il loro soffio, non si è più mossa alcuna foglia
degli alberi, non s'è più udito alcun rumore delle acque, n‚ scorsero
più i fiumi. Sulla terra non si sentiva assolutamente alcuna voce d'uomo,
di uccelli, di bestie o di alcun altro animale. Le stesse stelle del cielo
avevano cessato l'agilità del loro corso. V'era dunque il più grande
silenzio su tutta la terra, poiché tutte le cose erano stupite
nell'attesa della venuta della maestà del gran Dio, che è quasi il
termine dei secoli. [H73] Approssimandosi, dunque, il momento nel quale
sarebbe apparsa palesemente la potenza di Dio, la fanciulla seguitava a
restare immobile guardando verso il cielo. Si appressava, infatti, il
tempo di tutti i beni e benedizioni. Dopo che il Dio bambino uscì fuori
dal ventre della vergine madre, subito, lei che lo aveva generato, fu la
prima ad adorarlo premurosa. E' un bambino che tutt'intorno rifulge
abbondantemente come il sole. Il suo aspetto è purissimo e giocondissimo
al di sopra di tutti i bambini. Perciò con lui è giunta la vera pace per
tutto il mondo. Nel momento in cui uscì da sua madre fu udita la voce di
una moltitudine che dall'alto del cielo diceva chiaramente: Amen, amen,
amen! Alleluia a Dio! E la stessa luce che ormai era nata, con il fulgore
della sua luce, offuscava la luce del sole. Anche questa grotta si è
riempita di una splendida luce e di ogni odore soavissimo. Questa luce è
nata così come nasce la rugiada che discende dal cielo in terra. Anche il
suo profumo è olezzante più di ogni profumo di aromi. [H74] Vedendo tutte queste cose, rimasi molto stupita e
grandemente meravigliata. Fui presa, infatti, da un grande timore dopo
aver guardato nel mirabile splendore della luce che era nata. La luce poco
alla volta si concentrò e si fece simile a un bambino e, nell'improvviso
splendore, nacque un bambino come sogliono nascere gli altri uomini.
Allora, fattami ardita, mi chinai sul bambino e, dopo averlo adorato, ho
osato toccarlo. Lo presi dunque nelle mie mani piena di timore e insieme
di grande gioia perché mentre lo portavo sentii che non aveva proprio
alcun peso. L'ho osservato: in lui non c'era alcuna macchia, bensì era
pieno di ogni grazia e tutto come in una rugiada del Dio altissimo, dal
corpo nitido: leggero a portare, splendido a vedere. Nel momento in cui
presi il bambino nelle mie mani, guardai e vidi che aveva un corpo
mondissimo e non era sporco da alcuna parte, mentre gli altri bambini
sogliono nascere con impurità. Molto stupita, ammiravo ciò, quando
avvertii che non piangeva come sogliono piangere gli uomini appena nati.
Inoltre, tenendolo sopra le mie ginocchia, mentre ammiravo il viso
dolcissimo, egli mi sorrise con un riso giocondissimo fissandomi molto
acutamente, e subito dai suoi occhi scaturì una grande luce come un
lampo. [H75] In cuor mio pensai se per caso nella matrice della
fanciulla non fossero rimasti altri feti, come a volte capita alle
partorienti, e con questa preoccupazione temevo che corresse pericoli e
venisse meno. Mi accostai a lei e, palpandola dappertutto con le mie mani,
la trovai assolutamente esente non solo dal sangue, ma anche purissima da
ogni contaminazione del corpo o da macchia di qualsiasi genere. Come
riferirò queste cose? Che dirò? Non mi ritengo degna di potere
raccontare grandezze così strepitose di Dio, grandezze che ho visto in
questo parto divino. Ma tu, Signore Dio grande e misericordioso, sei
testimone che io l'ho toccata con le mani e ho riscontrato che questa
fanciulla che ha generato questo bambino è vergine non solo prima del
parto, ma anche dopo che da lei è nato un maschio. Dopo che avevo visto
tutte queste cose, esclamai dunque a gran voce benedicendo e magnificando
il Signore Dio di Israele". Udite da lei queste cose, Simeone restò ammirato e
cominciò a dire: "Te beata, o donna, che sei stata ritenuta degna di
vedere e annunciare questa nuova manifestazione! Anch'io mi reputo felice
di udire tali cose e, sebbene non le abbia viste, mi sento di
crederle". Subito l'ostetrica diede il bambino in mano a Giuseppe.
Giuseppe lo avvolse nelle fasce e lo depose nella mangiatoia. [H76] Disse Simeone all'ostetrica: "Dunque, quale
mercede ti daremo?". Essa rispose: "Sono io piuttosto che debbo
una mercede di lode e di ringraziamento al mio Dio, che mi ha reso degna
spettatrice e ministra di questo grande mistero. E poiché l'ho promesso,
offrirò un sacrificio immacolato nel tempio del Signore. Ma è meglio che
io offra me stessa qual dono a Dio onnipotente per i suoi favori". Ciò detto, l'ostetrica ordinò alla sua discepola:
"Prendi il nostro seggiolone, figliuola, e andiamo. Poiché oggi
nella mia vecchiaia, ho visto una meraviglia di Dio, una vergine cioè che
partorisce e senza alcun dolore dà alla luce un bambino. So bene che
questa fanciulla si è affidata alla volontà di Dio, il cui timore resta
nei secoli dei secoli". Detto questo, ambedue si allontanarono dal
luogo. [H77] Le ostetriche. Ed ecco che mentre se ne andavano si
fece loro incontro un'altra ostetrica di nome Salome. Zelam le dice:
"Ho una cosa nuova da dirti, Salome!". E lei: "Di che si
tratta?". L'altra rispose: "Oggi ho visto una vergine che ha
dato alla luce un figlio maschio e gli elementi naturali della vergine son
rimasti integri e chiusi, cosa che finora non fu mai vista n‚ udita nel
mondo". Salome le domandò: "Ed è un maschio quello che la
vergine ha generato?". L'altra rispose: "Una vergine dunque ha
generato un maschio". Salome allora esclamò: "Viva il Signore!
Se non lo constaterò io stessa e non metterò io stessa le mie mani per
esaminarla diligentemente, non crederò mai che una vergine abbia
generato". Zelam allora le disse: "Andiamo, dunque, e ritorniamo
assieme da lei". Giunte, entrarono di nuovo da Maria. Salome le disse:
"Allargati, signora, affinché ti esamini con cura, e possa
constatare se è vero quanto mi ha detto Zelam, a tuo proposito".
Avendo Maria acconsentito volentieri, Salome mise la sua mano e cominciò
a esaminarla minuziosamente, e trovò che ogni cosa era proprio come le
aveva detto l'ostetrica Zelam. [H78] Quando però volle estrarre la sua mano, subito le
si inaridì. Angustiata dal troppo dolore, prese a gridare e a piangere,
dicendo: "Guai, guai alla mia iniqua incredulità! Io ho avuto la
presunzione di tentare il Signore Dio. Per questo, ecco che la mia mano
temeraria brucia di un fuoco invisibile e incomparabile". Ritornata
finalmente in se stessa, piegò le sue ginocchia in orazione al Signore,
supplicando con queste parole: "Signore Dio di Israele, ricordati dei
miei padri e abbi misericordia di me giacché sono della stirpe di Abramo,
e non farmi apparire come un prodigio in Israele! Signore io ti ho temuto
e, in tuo nome, ebbi sempre cura dei poveri, degli orfani, delle vedove.
Signore, tu sai che io ho sempre avuto premura di curare tutti i tuoi
poveri senza prendere alcuna cosa, non accettando mai nessuna ricompensa
da alcuno. Non ho mai rimandato i poveri a mani vuote. Ed ecco che a causa
della mia incredulità sono stata fatta misera, avendo audacemente
presunto di avvicinare e di provare la tua vergine che oggi ha partorito
al mondo una grande luce, e dopo il parto rimarrà vergine". [H79] Mentre, pregando, diceva queste cose, apparve
davanti a loro un giovane dall'aspetto splendido, che le disse:
"Donna, se vuoi essere reintegrata nella sanità perduta, avvicinati
al bambino nato, allunga a lui la tua mano ed egli la guarirà, giacché
è il salvatore del mondo, la vita e il gaudio di tutti coloro che credono
in lui". Ciò detto, disparve. Subito Salome si avvicinò alla mangiatoia ove il bambino
giaceva coricato e, prostrata a terra, prima l'adorò e poi disse con
paura: "O nato re Signore, redimi me dalle calunnie degli uomini
affinché meriti di annunziare la tua gloriosa venuta in questo mondo, e
fammi degna di toccare la tua splendida e onorabile mangiatoia, sicché la
mia mano riacquisti la sanità che meritai di perdere a causa della mia
incredulità". E mentre così diceva, stese la mano per toccare la
mangiatoia e i panni del bambino, e subito la sua mano riacquistò la
primitiva sanità. Uscita poi dalla grotta, prese a gridare a gran voce,
dicendo: "Questo bambino che oggi è nato qui, è il vero figlio di
Dio e il re di Israele!". [H80] Mentre, uscite di là, se ne ritornavano,
l'ostetrica Zelam disse a Salome: "Guardati bene dal rivelare a
qualcuno tutte le cose meravigliose del Signore che oggi hai visto, fino a
quando il ragazzo verrà a Gerusalemme". [H81] Apostrofe a Betlemme. Dopo di ciò, uscito dalla
grotta, Giuseppe andò fino all'ingresso della città e, con voce chiara
disse: "O città peregrina! O nuovo parto odierno! Come io sia
diventato padre, non lo so! Giacché ecco che oggi è nato il Signore di
tutta la creazione. Essendo dunque oggi il natale di questo ragazzo, è
giusto che noi procuriamo qualcosa per il nostro vitto. Credo, infatti,
che oggi vi sia gloria nei cieli e un grande gaudio per tutti gli angeli,
gli arcangeli e tutte le virtù dei loro cieli. E' dunque opportuno che io
solennizzi questo giorno nel quale apparve in terra la gloria di
Dio". [H82] I pastori. Mentre Giuseppe tra sé e sé diceva
queste cose, vide tre pastori di pecore che, da lontano, si affrettavano.
Quando stavano avvicinandosi udì che dicevano tra loro: "Or dunque,
abbiamo percorso tutta Betlemme e ancora non abbiamo trovato quanto ci è
stato promesso. Andiamo allora fuori della città: forse in questi luoghi
vicini scopriremo il gaudio del quale ci è stato parlato". Udendo
queste cose, Giuseppe si avvicinò ad essi, e così disse: "Dite,
perché siete venuti?". [H83] Essi risposero: "In questa notte scorsa,
mentre vegliavamo per la guardia della notte e stavamo presso il nostro
bestiame sul monte, ci apparve improvvisamente un uomo grande e potente;
discese dall'Oriente verso di noi, circondato da una grande moltitudine di
quadrighe. Appena noi l'abbiamo visto venire così verso di noi, atterriti
da estremo timore, siamo caduti a terra. Ed egli, a gran voce, ci ha
parlato così: "Non temete, pastori, per la mia comparsa! Giacché
ecco che io sono venuto ad annunziarvi lo splendore di Dio e vi ho portato
un grande gaudio, non solo per voi ma anche per tutto il popolo e per
tutte le genti della terra; oggi, infatti, è nato in Israele il grande
Cristo che è il salvatore di tutte le potestà dei cieli e degli uomini
nel mondo. Ecco, si manifesterà oggi in Betlemme. Andate dunque là, e
troverete avvolto in fasce e posto in una mangiatoia di animali colui che
è il vero figlio di Dio ed è venuto a dare la pace e la vita eterna alle
genti". Mentre egli stava ancora dicendoci queste cose, udimmo
dai cieli una gran voce di molti angeli che cantavano e dicevano:
"Gloria a Dio negli altissimi e pace in terra agli uomini di buona
volontà". Cantando, dicevano queste ed altre cose dolci a sentire;
perciò siamo corsi qui per vedere e ricevere il dono di Dio, secondo
quanto ci è stato detto". [H84] Giuseppe rispose loro: "Lungi da me il
nascondervi la gloria di Dio o il celarvi il mistero di cui sono stato
fatto conscio e ministro. Venite, dunque, a vedere la grazia del Signore.
Ecco che proprio quel ragazzo che oggi si è degnato di nascere nel mondo,
lo si può vedere nella mia abitazione". I pastori dissero: "O
uomo benedetto, mostraci il ragazzo affinché lo possiamo adorare". Giuseppe disse loro: "Entrate, dunque, a vederlo,
posto in una mangiatoia". Entrati, videro il bambino che vagiva nella
mangiatoia, e prostratisi l'adorarono. Poi, usciti che furono, dissero a
Giuseppe: "Ora abbiamo visto il bambino pieno della grazia di Dio, e
mentre l'adoravamo ha aperto i suoi occhi su di noi e ci ha sorriso
amabilissimamente. Mutò anche d'aspetto: prima si è mostrato ilare e
giocondo, poi austero e tremendo, ed ancora soavissimo e umano, infine
piccolo e grande. E mentre alzava i suoi occhi su di noi, si sprigionava
improvvisamente dai suoi occhi una grande luce e un soavissimo odore
emanava dalla sua bocca. Te beato, o uomo, essendoti oggi nato un tale
figlio. E poiché ci hai ricevuto in pace e ci hai permesso di entrare in
casa tua a vedere lo splendore di Dio, ti preghiamo di venire in compagnia
della nostra pochezza per gioire insieme della benedizione del Signore,
poiché tutti i pastori oggi offriranno doni al Signore Dio onnipotente.
Ti preghiamo, dunque: non ti sia oneroso oggi venire con noi per
banchettare assieme in casa". [H85] Giuseppe rispose: "Vi ringrazio per quanto
avete detto, ma non mi pare giusto venire ora con voi lasciando il ragazzo
con sua madre. Tuttavia sappiate che noi siamo con voi". Risposero i
pastori: "Poiché a te così piace, ecco che noi ti manderemo
abbondante latte e miele con formaggi freschi supplicandoti di non
respingere queste cose". Allora Giuseppe disse loro: "Andate
nella pace con la benedizione del Signore". E quelli se ne andarono pieni di gioia e glorificando
Dio. [H86] Presepio e magi. Mentre essi se ne andavano, presso
la mangiatoia c'erano il bue e l'asinello, sempre genuflessi, che
l'adoravano. Si adempì allora la profezia che Dio aveva predetto per
mezzo di Isaia profeta: "Il bue riconobbe il suo padrone e l'asino la
mangiatoia del suo Signore". Questi stessi animali lo tenevano in mezzo e non
desistevano dall'adorarlo piegando le loro ginocchia; e si adempì così
la profezia di Abacuc: "Ti manifesterai in mezzo a due animali". [H87] Dopo alcuni giorni, mente ancora si trovavano nello
stesso luogo, uscito dalla grotta e guardando verso la strada dritta,
Giuseppe vide da lontano una folla non piccola di viandanti che stava
venendo montando cavalli e diretta verso la grotta. [H88] C'era, infatti, una stella di immenso fulgore che
splendeva continuamente in direzione della grotta dalla sera fino al
mattino; stella che mai prima d'ora era stata vista, fin dall'origine del
mondo. Anche i profeti che in quel tempo si trovavano a Gerusalemme
dicevano che questa stella segnalava la nascita del re Cristo che,
nascendo, doveva venire a redimere non soltanto la gente di Israele, ma
anche tutte le genti del mondo. [H89] Disse dunque Giuseppe a Simeone: "Chi pensi
siano questi che si affrettano alla grotta? Mi pare che vengano da un
paese lontano, poiché il loro stesso vestito differisce dal nostro
vestito". Le loro vesti, infatti, erano amplissime e il colore della
loro pelle era scuro. Avevano inoltre berretti (frigi) sul capo e sarabare
alle gambe come... Disse allora Giuseppe: "Mi alzo e vado incontro a
questi uomini. Mi pare che tra loro vi siano degli àuguri. Ecco che ogni
momento guardano in cielo e poi discorrono". Giuseppe aveva appena
detto questo, che con passo veloce erano giunti alla grotta. Domandò Giuseppe: "Per la vostra salvezza, ditemi
chi siete e per qual motivo avete percorso questa strada fino al mio
ospizio?". Essi gli risposero: "Perché la guida del nostro
cammino è entrata qui davanti a noi. Veniamo dall'Oriente ed è Dio che
ci ha mandato qui. Il motivo poi della nostra venuta, è la comune
salvezza. [H90] Avendo visto nella regione una stella di immenso
fulgore che dal cielo risplendeva per il re di questa gente ebraica or ora
nato, siamo venuti qui per adorarlo e per offrirgli i nostri doni. Giacché
a proposito del segno di questa stella, nei libri antichissimi sta scritto
che quando essa apparirà, nascerà nel mondo un re eterno che darà ai
giusti la vita immortale". Giuseppe rispose loro e disse: "Era ben necessario
che voi andaste a cercare questo re nato, di cui parlate, prima in
Gerusalemme, città regia, ove è il tempio e il santuario del
Signore". Essi risposero: "Noi siamo stati a Gerusalemme e
abbiamo parlato a colui che sembrava avere la sovranità, gli abbiamo
segnalato che nel suo regno era veramente nato il Cristo, e che noi
eravamo partiti dai nostri paesi alla sua ricerca per adorarlo e rendergli
omaggio. Egli ci rispose di ignorare il luogo dove doveva nascere, ma mandò
subito a chiamare tutti gli interpreti delle Scritture, tutti i maghi,
tutti i principi dei sacerdoti e tutti i dottori della Legge. E, quando
giunsero, il re li interrogò scrupolosamente dove essi speravano che
nascesse il Cristo. Ed essi risposero: in Betlemme, città di Giuda, poiché
di essa fu scritto una volta nella profezia: "E tu Betlemme, terra di
Giuda, non sei la più piccola tra i principi di Giuda, poiché da te
uscirà un capo che reggerà il mio popolo Israele". Quel re dunque, all'udire da loro queste parole, ebbe
timore, ci convocò da sé e, segretamente, si informò da noi a proposito
del tempo in cui ci apparve per la prima volta la stella. Dopo aver
risposto a quanto ci era stato domandato, egli ci ordinò: "Andate,
fate un'accurata ricerca del ragazzo nato nella città di Betlemme, e
quando lo avrete trovato, fatemelo sapere, venendo nuovamente qui, affinché
anch'io possa venire da lui con voi e adorarlo con i miei doni". [H91] Ci diede anche il diadema che prima portava sul
capo ed anche l'anello della mano munito di una gemma regale, sigillo
incomparabile, che da tempo gli aveva mandato in dono il re dei Persiani,
ordinandoci di dare questi doni al ragazzo, nell'attesa che egli stesso
venisse per offrirgli i suoi doni assieme a noi. Ricevuti da lui questi ordini, siamo venuti qui. Ed ecco
la stella che prima ci aveva guidato, precederci fino in questo luogo e
qui starsene ferma su questa grotta. E perché non ci permetti di
entrare?". Rispose Giuseppe: "Certo io non vi proibirò di
seguire la guida del vostro cammino, giacché vostra guida è Dio, avendo
egli voluto manifestarsi a voi". Mentre Giuseppe diceva loro così, i
magi entrarono nella grotta e salutarono Maria, dicendo: "Salve,
degnissima Signora, piena di ogni grazia!". E si accostarono alla
mangiatoia nella quale giaceva Dio: videro il bambino e adorarono Dio. [H92] Giuseppe, Simeone e i magi. Giuseppe disse allora a
Simeone: "Sta attento diligentemente e guarda quello che vogliono
fare questi pellegrini". Mentre osservava, Simeone disse:
"Padre, ecco che, entrati, adorano il bambino, si sono prostrati a
terra, e ognuno di loro bacia i suoi piedi, ed ecco che, aperti i tesori
che portavano seco, gli offrono i doni". E Giuseppe domandò:
"Che offrono?". Simeone rispose: "Ritengo che si tratti dei
doni mandati dal re Erode; infatti offrono oro, incenso e mirra. Ma
offrono doni anche a Maria". Giuseppe disse: "Questi pellegrini,
che da nazioni lontane sono venuti qui, si comportano meglio dei pastori
della nostra gente, entrati qui gratis, senza doni". [H93] Dopo avere adorato il bambino, a lungo all'interno,
e dopo avere offerto i loro doni, i magi se ne uscirono e dissero a
Giuseppe: "Tu sei un uomo beatissimo, essendo degno di nutrire un
tale ragazzo. E infatti, sarai chiamato suo padre, perché sarai a sua
disposizione non come a un figlio ma come al tuo Signore, e perché lo
tocchi con le tue mani, con grande timore e reverenza. Il suo nome è più
grande del tuo. Non pensare dunque che noi siamo degli ignoranti, giacché
questo bambino al quale tu sei stato assegnato quale nutritore è il Dio
degli dèi, il Signore di tutti i signori, il re di tutti i principi,
delle potestà e delle virtù, il Signore Dio degli angeli. Egli, infatti,
giudicherà tutti i re, e governerà tutte le genti con il bastone del suo
nome, a lui invero appartiene la maestà e l'impero, lo spezzare l'aculeo
della morte e l'abbattere il potere dell'inferno. A lui serviranno tutte
le tribù della terra e ogni lingua lo confesserà Signore, dicendo:
"Tu sei il Cristo, Signore, salvatore nostro, poiché tu sei la vera
virtù e il vero splendore dell'eterno Padre"". [H94] Magi e stella. Disse loro Giuseppe: "Donde
mai, voi stranieri, avete conosciuto quanto affermate?". Gli
risposero: "Come presso di voi vi sono le Scritture degli antichi
profeti che scrissero sul Cristo e sulla sua venuta in questo mondo, così
anche presso di noi vi sono delle scritture più antiche nelle quali
chiaramente si scorgono riferimenti al Cristo. Anche con il segno della
stella che ci è apparsa abbiamo conosciuto che in questo tempo si
realizzava la sua venuta in questo mondo: nessuno può degnamente parlare
della bellezza del suo splendore o fulgore. Questa stella, infatti, sorse
e ci apparve per la prima volta il giorno della nascita di questo ragazzo
e, senza uscire dalla traiettoria, compiva da sola il giro del polo
celeste, non come queste stelle che restano fisse sul firmamento. Quando
la contemplammo per la prima volta, ci parve che tutto il popolo celeste
non ne potesse contenere la grandezza. Ed anche il sole, con il suo
splendore, non riusciva a ombreggiarla, ma apparve inferiore ai suoi
bagliori. Questa è infatti la stella della parola di Dio ed è lui che ci
è compagno e guida nel cammino da noi percorso per giungere al
Cristo". [H95] Giuseppe disse loro: "Tutto quanto avete
detto, lo avete imparato divinamente, vi prego perciò di restare oggi qui
con noi". Essi risposero: "Noi piuttosto ti preghiamo di
benedirci e permetterci di partire, poiché il re ci ha ordinato che,
trovato il ragazzo, ritornassimo presto da lui". Ma li costrinsero a
fermarsi con loro quel giorno banchettando e rallegrandosi dei beni del
Signore. [H96] E in quella stessa notte venne un angelo del
Signore, in sogno, li avvertì di non ritornare dal re Erode, ma di
andarsene a casa seguendo un'altra strada. E al mattino, dopo avere
adorato il Signore, con gioia e gaudio grande, per una strada diversa da
quella sulla quale erano venuti, se ne ritornarono nella loro terra. [H97] L'ira di Erode contro i bambini. Ma il re Erode,
visto che era stato ingannato dai magi, restò col cuore terribilmente
infiammato; acceso dal più grande furore, ordinò di sbarrare tutte le
strade dalle quali si pensava potessero transitare affinché, a viva
forza, fossero ricondotti da lui. Ma siccome non fu possibile trovarli, il re ordinò che
si andasse a Betlemme per uccidere tutti i bambini maschi dai due anni in
giù che si potevano trovare nei suoi sobborghi e in tutti i paesi
confinanti, cioè nel tempo che era venuto a conoscere dai magi. L'angelo
del Signore andò da Giuseppe e, in sogno, gli disse: "Alzati, prendi
il fanciullo e sua madre, e fuggi presto in Egitto, poiché il re Erode
cerca la vita del fanciullo". Giuseppe, allora, si alzò e fece come
gli aveva detto l'angelo del Signore. [H98] L'ira di Erode contro Giovanni ed Elisabetta.
Elisabetta, madre di Giovanni, sentito che anche Giovanni era ricercato
dai sicari per essere eliminato con gli altri bambini, prese suo figlio e
fuggì su di un monte altissimo e guardandosi attorno cercava un luogo
dove nasconderlo. Ma non trovando alcun nascondiglio adatto alla fuga,
gemette ed esclamò tra le lacrime: "Signore, Dio dei nostri padri,
offrici tu un rifugio di modo che questo monte accolga la madre con il suo
figlio". Subito il monte si spaccò e accolse lei con il suo figlio;
in quello stesso luogo ebbero una gran luce, giacché l'angelo del Signore
era con loro e li custodiva. [H99] Martirio di Zaccaria. Ora, siccome il fanciullo era
ricercato dai servi del re affinché anche lui fosse trattato come tutti
gli altri bambini della stessa età, e nessuno poteva assolutamente
trovare dove si fossero rifugiati sia la madre che il figlio, il re ordinò
che si andasse nel tempio del Signore, da Zaccaria, affinché rivelasse
dove era stato nascosto suo figlio. Ma Zaccaria rispose ai servi del re che erano andati da
lui: "Io sono un sacerdote di Dio, lo servo nel suo santo tempio e
non so dove sia mio figlio". Ma quando i servi del re ritornarono e
gli riferirono la risposta di Zaccaria, il re furibondo disse ai suoi:
"Zaccaria si beffa di noi perché spera che suo figlio regni con il
Cristo in Israele. Andate dunque subito, e se non rivelerà dove è suo
figlio, uccidete lui". I servi del re andarono per la seconda volta
nel tempio del Signore, da Zaccaria, e gli dissero le parole che aveva
ordinato loro il re. Ma Zaccaria rispose: "Andate a dire a Erode, che
il profeta Zaccaria dice queste cose: quando io sarò ucciso sarò
ritenuto martire del Signore, e tu avrai come testimonianza il fatto che
spargi il mio sangue innocente nei confini del tempio del Signore. Il
Signore prenderà infatti il mio spirito nella pace". Dopo che
Zaccaria ebbe detto queste cose ai servi del re, sul fare della prima luce
del giorno seguente, fu da essi ucciso tra il tempio di Dio e l'altare. I
figli di Israele ignoravano sia il modo che il tempo in cui fu ucciso. [H100] Ora gli altri sacerdoti avevano la consuetudine di
accorrere al sorgere del sole, nell'ora del sacrificio del mattino; ma
entrati nel tempio del Signore, non venne loro incontro il sommo sacerdote
Zaccaria come era invece sua abitudine; ed essi restarono a lungo fuori in
attesa che uscisse, per salutarlo e innalzare così inni e preghiere al
Dio altissimo. Ma passato il tempo e, contro la consuetudine, non venendo
nessuno incontro a loro, ebbero un grande timore e si interrogavano l'un
l'altro per quale motivo indugiasse così a lungo nella preghiera,
tardando a uscire. Uno di loro, con animo coraggioso, entrò finalmente
nell'interno del santuario del Signore. E qui, davanti all'altare del
Signore, vide del sangue già coagulato. Nel tempio si udì pure una voce
risuonare terribile: "Oggi, da uomini ingiusti è stato ucciso
Zaccaria sacerdote, ma la sua memoria non sarà cancellata fino a quando
non verrà colui che vendicherà il suo sangue". Colui che era entrato, udito ciò, fu colpito dal più
grande timore e fuggì fuori, per manifestare a tutti gli altri sacerdoti
quanto aveva visto e udito nel tempio. Allora entrarono tutti, e udito
quanto era accaduto davanti all'altare del Signore, tutti si stracciarono
le vesti dall'alto in basso, e piansero Zaccaria con grande pianto. Poi,
usciti dal tempio, annunziarono a tutto il popolo di Dio l'iniqua morte
del sommo sacerdote del Signore. Sorsero allora tutte le tribù di Israele e piansero
Zaccaria con un grande pianto per tre giorni e tre notti. Ma il corpo di
Zaccaria fino ad oggi non è stato trovato sulla terra. E il suo sangue
che, come abbiamo detto, si era coagulato sul pavimento del tempio del
Signore, divenne di sasso, quale testimonianza fino al giorno d'oggi.
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Fonte on-line : Intratext