NATIVITA' DI MARIA: MANOSCRITTO DI CHARTRES |
[1, 1] La beata vergine e gloriosa sempre vergine Maria
di stirpe regale e della famiglia di David, nacque a Nazaret e fu allevata
a Gerusalemme nel tempio del Signore. Suo padre si chiamava Gioacchino e
la madre Anna. La famiglia paterna era della Galilea e della città di
Nazaret, la materna invece era di Betlemme. [2] La loro vita era semplice
e retta davanti a Dio, irreprensibile e pia davanti agli uomini. Divisero
in tre parti ogni loro proprietà: una parte la devolvevano al tempio e ai
servitori del tempio; la seconda parte la davano ai pellegrini e ai
poveri; la terza parte la riservavano al proprio uso e a quello della loro
famiglia. [3] Costoro così cari a Dio e pii verso gli uomini, per circa
vent'anni si mantennero in un matrimonio casto, senza procreazione di
figli. Fecero però voto che, qualora Dio avesse loro concesso
discendenza, l'avrebbero offerta al servizio del Signore: in occasione
delle festività, solevano perciò frequentare il tempio del Signore ogni
anno. [2, 1] Ed avvenne che, per la festa della dedicazione del
tempio, Gioacchino salì a Gerusalemme con alcune persone della sua stessa
tribù. In quel tempo il pontefice si chiamava Isascar. Vedendo che tra
tutti i suoi concittadini c'era anche Gioacchino con la sua offerta, lo
disprezzò e disdegnò i suoi doni, domandandogli come mai egli,
infecondo, osava stare con persone feconde; e dicendogli che i suoi doni
non potevano essere degni di Dio, dato che lo aveva giudicato indegno di
avere prole e la Scrittura afferma che in Israele è maledetto chiunque
non ha generato un maschio o una femmina. Lo assicurava dunque che prima
doveva essere assolto da questa maledizione a proposito della mancanza di
discendenza, e poi avrebbe potuto presentarsi davanti al Signore con le
offerte. [2] Onde, pieno di grande vergogna, Gioacchino se ne andò
nei suoi pascoli con i pastori che custodivano il bestiame: né volle più
ritornare a casa per tema di essere oggetto di vergogna davanti a quelli
della sua tribù che erano stati con lui e avevano udito quanto era stato
detto dal sacerdote. [3, 1] Trovandosi là, un giorno che era solo, l'angelo
del Signore gli si presentò con una grande luce. Mentre, a questa vista,
si era spaventato, l'angelo del Signore gli si manifestò e fugò la sua
paura, dicendo: "Non temere, Gioacchino, e non turbarti alla mia
vista. Io infatti sono l'angelo del Signore, egli mi ha mandato da te per
annunziarti che le tue preghiere sono state esaudite e le tue elemosine
sono salite al suo cospetto. Ha ben visto la tua vergogna e ha udito come
ingiustamente ti sia stato rinfacciato il disonore della sterilità. Dio
è vindice del peccato, non della natura. Perciò quando chiude l'utero di
qualche persona, è per aprirlo poi in una maniera più mirabile e si
riconosca così che ciò che nasce non è effetto di libidine, ma di dono
divino. [2] Sara, prima della vostra stirpe, non rimase forse
infeconda fino all'ottantesimo anno? E poi nell'ultimo periodo della sua
vecchiaia generò Isacco, al quale era stata riservata la benedizione per
tutte le genti. Anche Rachele, così gradita a Dio e così amata dal santo
Giacobbe, fu sterile per lungo tempo e poi generò Giuseppe, signore
dell'Egitto: non solo, ma anche liberatore di molte genti dalla fame. Tra
i capi, chi fu più forte di Sansone o più santo di Samuele? Eppure tutti
e due ebbero madre sterile. Se dunque non sei persuaso dalle mie parole,
credi davanti ai fatti che le concezioni protratte a lungo e i parti
sterili sono sempre i più mirabili. [3] Or dunque, Anna, tua moglie, ti
partorirà una figlia alla quale porrai il nome Maria: come avete fatto
voto, dalla sua infanzia sarà consacrata al Signore e sarà riempita di
Spirito santo fin dall'utero materno. Non mangerà né berrà alcunché di
immondo, né passerà la sua vita nella piazza tra le folle popolari ma
nel tempio del Signore, né di lei si potrà mai dire o sospettare
qualcosa di sinistro. Col progredire dell'età, come essa nascerà
miracolosamente da una sterile, così, in una maniera incomparabile,
restando vergine genererà il figlio dell'Altissimo, che sarà chiamato
Gesù e, secondo l'etimologia del nome, sarà il salvatore di tutte le
genti. [4] Questo sarà il segno della verità di quanto ti annunzio:
quando giungerai in Gerusalemme alla porta aurea, ti verrà incontro tua
moglie Anna che, mentre ora è impensierita per il tuo procrastinato
ritorno, allora ti si presenterà davanti allegra". Detto questo,
l'angelo si allontanò da lui. [4, 1] Apparve poi a sua moglie Anna, dicendo: "Non
temere, Anna, e non pensare che quanto vedi sia un fantasma. Io sono
infatti quell'angelo che offrì al cospetto di Dio le vostre preghiere ed
elemosine, ed ora sono stato inviato a voi per annunziarvi la prossima
nascita di una figlia che, chiamata Maria, sarà benedetta al di sopra di
tutte le donne. Piena della grazia del Signore fin dalla sua nascita,
resterà nella casa paterna per i tre anni dello slattamento. Dopo, vivrà
consacrata al servizio del Signore e non abbandonerà il tempio fino a
quando avrà raggiunto l'età della discrezione, servendo Dio giorno e
notte con digiuni e preghiere: si asterrà da ogni cosa immonda, non
conoscerà mai uomo, unica e senza precedente esempio, senza macchia,
senza corruzione, senza unione con uomo, lei, vergine, genererà un
figlio, lei, ancella, genererà il Signore che con la sua grazia, il suo
nome e la sua opera sarà il salvatore del mondo. [2] Alzati, dunque, sali
a Gerusalemme e, giunta alla porta detta aurea perché è dorata, in segno
della verità di quanto ho detto, tu troverai tuo marito che ti viene
incontro e per la salute del quale sei in pensiero. Quando avverranno
queste cose, sappi che si avvereranno senza dubbio alcuno le cose che ti
ho annunziato". [5, 1] Dunque, conforme all'ordine dell'angelo, entrambi
si mossero dal luogo in cui si trovavano e salirono a Gerusalemme: giunti
al luogo designato dal vaticinio angelico, andarono incontro l'un l'altro.
Lieti allora della reciproca visione e sicuri della promessa di prole,
ringraziarono il Signore che dà sollievo agli umili. [2] Dopo aver
adorato il Signore, se ne ritornarono a casa sicuri e allegri aspettando
la realizzazione della promessa divina. E Anna concepì e generò una
figlia, e Ä secondo l'ordine dell'angelo Ä i suoi genitori la chiamarono
Maria. [6, 1] Trascorso il periodo di tre anni e finito il tempo
dello svezzamento, condussero la vergine al tempio del Signore con delle
oblazioni. In conformità dei quindici salmi graduali, il tempio aveva
quindici gradini: essendo il tempio posto su una collina, l'altare degli
olocausti, che era fuori, non si poteva raggiungere che salendo i gradini. [2] Su uno di questi i genitori posero la beata vergine
Maria bambina. Mentre si svestivano degli abiti che avevano indossati e
puliti, la vergine del Signore salì così bene i gradini senza una mano
che la conducesse e alzasse che, almeno in questo, l'avresti creduta in età
matura. Il Signore faceva già cose grandi durante l'infanzia della sua
vergine, e il suo straordinario futuro aveva un indizio in questo
miracolo. [3] Offerto dunque il sacrificio prescritto dalla legge e
adempiuto il voto, lasciarono la vergine tra le mura del tempio con altre
vergini affinché fosse formata, e se ne ritornarono a casa. [7, 1] La vergine poi col progredire dell'età progrediva
anche nelle virtù e, come afferma il salmista, padre e madre l'avevano
abbandonata: il Signore però, l'ha presa con sé. Ogni giorno, infatti,
era visitata dagli angeli, ogni giorno godeva della visione divina che la
custodiva lontano da ogni male e la faceva sovrabbondare di ogni bene.
Giunse così fino all'età di quattordici anni senza che i cattivi
potessero pensare di lei alcunché di reprensibile, non solo, ma tutti i
buoni che conoscevano la sua vita e il suo comportamento la giudicavano
degna di ammirazione. [2] Il pontefice, allora, soleva annunziare pubblicamente
che le vergini, custodite ufficialmente nel tempio, una volta raggiunta
questa età se ne ritornassero a casa affinché, secondo l'uso comune e la
maturazione dell'età, si interessassero al matrimonio. A questo annunzio
tutte le altre si prostrarono obbedienti, soltanto la vergine del Signore,
Maria, rispose di non poter fare ciò, affermando che i suoi genitori
l'avevano dedicata al servizio del Signore e che lei aveva fatto voto al
Signore della sua verginità e non aveva intenzione di violarlo unendosi,
nel solito modo, a un uomo. Il pontefice angustiato, perché non riteneva
che si potesse infrangere il voto, dato che la Scrittura dice: fate voti e
manteneteli, né giudicava opportuno introdurre un costume inconsueto tra
il popolo, ordinò che alla prossima festività si presentassero tutti gli
uomini di Gerusalemme e delle località vicine per consigliarlo e vedere
insieme che cosa si doveva fare in una questione così dibattuta. [3] Ciò fatto, il giudizio comune di tutti fu di
interrogare il Signore in proposito. Mentre tutti pregavano, il pontefice
entrò, come d'abitudine, a consultare il Signore. E subito, mentre tutti
ascoltavano, si udì una voce venire dall'oracolo e dal luogo del
propiziatorio: essa affermava che, secondo il vaticinio di Isaia, si
doveva cercare una persona alla quale affidare e sposare la vergine. Come
è ben noto, Isaia dice: "Un rampollo uscirà dal tronco di Iesse, un
fiore spunterà dalle sue radici. Su di lui riposerà lo Spirito del
Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di
fortezza, spirito di conoscenza e di pietà, e lo spirito del timore del
Signore lo riempirà". [4] Dunque, in base a questa profezia, ordinò che, tutti
quelli che erano del casato della famiglia di David e avevano l'età
matrimoniale, ma non erano ancora coniugati, portassero le loro verghe
all'altare. Quello la cui verga avrebbe germinato un fiore e sulla sua
cima sarebbe disceso lo spirito del Signore sotto forma di colomba,
sarebbe stato il prescelto a cui affidare la vergine e al quale doveva
sposarsi. [8, 1] Tra gli altri, c'era anche Giuseppe della stirpe e
della famiglia di David, uomo di età avanzata. Ma mentre tutti, secondo
l'ordine ricevuto, portarono la loro verga, solo Giuseppe sottrasse la
propria. Non essendo apparso nulla di conforme alla voce divina, il
pontefice ritenne di dovere consultare nuovamente Dio, il quale rispose
che proprio colui che era stato designato a dovere sposare la vergine, lui
solo non aveva portato la sua verga. Così Giuseppe fu scoperto. Portò la
sua verga, e sulla cima si posò una colomba discesa dal cielo. Fu allora
a tutti evidente che a lui doveva essere sposata la vergine. [2] Si celebrarono dunque gli sponsali, secondo la
consuetudine, ed egli si ritirò poi nella città di Betlemme per
preparare la sua casa e procurare tutte le cose necessarie alle nozze. La
vergine del Signore, Maria, accompagnata da altre sette vergini sue
coetanee e compagne che le erano state date dal sacerdote, ritornò a casa
dei suoi genitori, in Galilea. [9, 1] In questi giorni, e cioè nel primo tempo del suo
arrivo in Galilea, fu mandato a lei da Dio l'angelo Gabriele per
annunziarle il concepimento del Signore e esporle il modo e l'ordine in
cui si doveva svolgere la concezione. Entrato da lei, riempì di gran luce
la camera in cui si trovava, e la salutò molto amabilmente dicendo:
"Salve, Maria, vergine grandissima del Signore, vergine piena di
grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra tutte le donne, benedetta
tu tra tutti gli uomini che finora sono nati". [2] La vergine, che
ben conosceva gli esseri angelici, era familiare al volto e alla luce
celeste, non ebbe timore dell'apparizione angelica ne della grandezza
dello splendore, si turbò soltanto alle sue parole. Prese quindi a
riflettere che cosa volesse significare questo saluto così insolito, che
cosa preannunciasse e quale scopo avesse. L'angelo, ispirato divinamente,
intervenne rispondendo a questa riflessione: "Non temere, Maria Ä le
disse Ä quasi che questo saluto celi qualcosa di contrario alla tua
castità. Hai, infatti, trovato grazia presso il Signore, poiché
scegliesti la castità. Quindi concepirai vergine, senza peccato, e
partorirai un figlio. [3] Questi sarà grande poiché dominerà da mare a mare
e dal fiume fino al termine della terra. Sarà chiamato Figlio
dell'Altissimo, poiché colui che nasce umile sulla terra, regna sublime
in cielo. A lui il Signore Dio darà il trono di David, suo padre, e
regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà più
fine. Egli, infatti, è il re dei re e il signore di coloro che dominano.
Il suo regno durerà nei secoli dei secoli". [4] A queste parole
dell'angelo, la vergine, non per incredulità, ma volendo conoscere il
modo, disse: "Come può avvenire questo? Dato che, secondo il mio
voto, io non conoscerò mai uomo, come posso generare senza l'ausilio del
seme virile?". A questo, l'angelo rispose: "Non pensare, Maria,
di concepire in modo umano. Concepirai restando vergine, senza unione
maritale, vergine partorirai, vergine allatterai. Lo Spirito santo verrà,
infatti, sopra di te, e la forza dell'Altissimo ti coprirà sotto la sua
ombra contro tutti gli ardori della libidine: quindi quanto nascerà da te
sarà l'unico santo, perché unico concepito senza peccato, e si chiamerà
Figlio di Dio". Allora Maria stese le sue braccia, elevò gli occhi
al cielo, e disse: "Ecco, l'ancella del Signore, non sono infatti
degna di essere chiamata con il nome di signora, avvenga in me quanto hai
detto". [5] Lungo sarebbe, e per alcuni anche tedioso, se in
questo opuscolo volessimo inserire quanto abbiamo letto che ha preceduto o
seguito la natività del Signore. Omettiamo dunque quanto è scritto
sufficientemente nel vangelo e passiamo a raccontare ciò che è stato
narrato meno chiaramente. [10, 1] Giuseppe dunque, andando dalla Giudea alla
Galilea, intendeva prendere in moglie la vergine con la quale si era
fidanzato. Erano già passati tre mesi dal tempo in cui erano stati
celebrati gli sponsali, e stava per compiersi anche il quarto mese.
Intanto, a poco a poco era cresciuto l'utero della gestante e incominciò
ad apparire come tale. Ciò non poteva restare occulto a Giuseppe. Egli,
infatti, avvicinandola più liberamente, come si suole fare tra sposi, e
intrattenendosi più familiarmente con lei, si accorse che era incinta.
Incominciò allora a riscaldarsi l'animo e a agitarsi ignorando qual era
la cosa essenziale da fare. Essendo giusto, non voleva esporla a pubblico
discredito; né, essendo pio, voleva infamarla con il sospetto di
fornicazione. Pensava dunque di sciogliere il matrimonio e ripudiarla in
segreto. [2] Mentre rifletteva su queste cose, l'angelo del Signore gli
apparve in sonno, dicendo: "Giuseppe, figlio di David, non temere!
Cioè, non avere alcun sospetto di fornicazione a proposito della vergine,
non pensare alcunché di sinistro, e non avere paura a prenderla in
moglie. Ciò che in lei è nato e ora angustia il tuo cuore, non è opera
d'uomo ma dello Spirito santo. Unica vergine tra tutte le vergini partorirà
il Figlio di Dio al quale darai nome Gesù, cioè salvatore. Poiché egli
salverà il suo popolo dai suoi peccati". [3] Secondo l'ordine dell'angelo, Giuseppe prese in
moglie la vergine ma non la conobbe procurando solo di custodirla
castamente. Approssimandosi ormai il nono mese, Giuseppe prese la moglie
con tutte le cose, necessarie, e si diresse alla città di Betlemme, suo
luogo d'origine. Mentre erano là, si compirono i giorni della sua
maternità, e generò il suo figlio primogenito, come insegnano i santi
evangelisti, il Signore nostro Gesù Cristo che con il Padre e lo Spirito
santo vive e regna, Dio per tutti i secoli dei secoli.
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