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FUMETTO E FASCISMO

FUMETTO E FASCISMO

(A cura di Laura P.)

 

Febbraio 1923: nelle edicole di tutta Italia fece la sua comparsa “Il Balilla”. Sono passate poche settimane dalla marcia su Roma che ha segnato l’avvento al potere del fascismo; i ragazzi italiani si ritrovano fra le mani un nuovo giornalino a fumetti, volutamente e accesamente propagandistico, in diretta concorrenza con il più tradizionale “Corriere dei Piccoli” al quale Il Balilla si ispira nella grafica. Il suo scopo dichiarato è far vivere sulla carta nuovi eroi, italiani naturalmente, che costituiscano modelli imitabili dai più giovani. L’operazione è molto importante, infatti, se ne ha un’indiretta conferma pochi mesi più tardi con la nascita di un terzo concorrente, questa volta di direta ispirazione cattolica: “Il Giornalino”. Il Vaticano, sempre attento alle novità nel campo dell’educazione, non poteva certo abdicare su un terreno così importante.

Tutto era cominciato con politica mussoliniana di fascistizzazione, questo sarebbe stato il destino imposto al paese dalle autorità del regime nei vent’anni di dittatura. Uniformare al credo fascista ogni manifestazione della vita nazionale: istituzioni, cultura, economia.

Fascistizzazione era anche inculcare precise parole d’ordine nelle menti dei giovani fin dai loro primi passi, a scuola come nelle associazioni sportive e ricreative. Non poteva quindi sfuggire ad una simile logica propagandistica il fumetto. Sin dal 1908 nelle case di molti italiani era entrato, insieme al Corriere della Sera, Il Corriere dei Piccoli, i cui personaggi erano ormai parte stabile del mondo dei bambini: Il signor Bonaventura, Sor Pampurio, Bibì e Bibò ecc. costituivano a ben vedere gli eroi, i modelli identificatori per tanti bambini. Una situazione che cozzava con la ferrea logica dell’irrigimentazione voluta da Mussolini. Tuttavia il primo eroe dei fumetti fascista apparve soltanto nel 1932, anno di pubblicazione della rivista “Jumbo”, edita dal fiorentino Vecchi sulla falsariga dell’inglese Rainbow, dal quale attingeva buona parte dei disegni e delle storie. Si trattava di Lucio l’avanguardista, la versione italiana di Rob the Rover, un aviere bello e biondo, fantomatico difensore del “giusto” che sorvolava con il suo biplano “dux”, ed aveva una fidanzata che si chiamava, manco a dirlo “Romana”; Lucio era disegnato da Enwer Bongrani. In breve tempo nacquero altre figure legate al regime: Lio disegnato da Antonio Rubino e Grillo di Guido Moroni Celsi.

Il regime di “autarchia”, intervenuto in seguito alle sanzioni imposte all’Italia dopo la guerra d’Etiopia provocò un vero e proprio sconvolgimento. Tutti i fumetti d’importazione scomparvero, tranne Topolino che però fu costretto a chiamarsi Tuffolino; l’ostracismo dato a tutto ciò che non era italiano coinvolse anche i fumetti. A sostituire sull’Avventuroso fumetti del calibro di Flash Gordon, Mandrake e Phantom furono le storie di Jitso, che esaltavano l’invasione nipponica della Cina e di Romolo, ingegnere italiano in Abissinia. Persino le idee razziste furono fatte oggetto di riproduzione fumettistica, con l’esaltazione dell’italianità. Tra le numerose tavole di sapore propagandistico che apparvero sula stampa periodica per ragazzi, le uniche che forse segarono l’immaginario furono quelle di Dick Fulmine, disegnato da Carlo Cossio con i tratti di Primo Carnera. Fulmine era un poliziotto italo-americano in perenne lotta contro un paio di pericolosi criminali: Barriera, prepotente ras sudamericano ed il nero Zambo, bandito in grado di sfruttare armi micidiali, come una pistola a gas paralizzante. Il grande successo di Dick Fulmine era probabilmente dovuto al ritmo vivace ed alla qualità delle sceneggiature, che si risolvevano inevitabilmente in enormi scazzottature. La sua immagine fu sfruttata anche durante la guerra, quando indossò gli improbabili panni del soldato invincibile.

All’utilizzo spregiudicato del fumetto nell’epoca fascista seguirono nel dopoguerra aspre polemiche pedagogiche nelle quali si distinsero Origlia, Vittorini e Rodari che sottolineavano le peculiarità della letteratura per immagini e la sua potenzialità.

 

L’introduzione al fumetto di Laura P.

 

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