Avventure
di guerra
In
una vecchia classificazione del 1972, Volpi censiva 19 albi di guerra, tra i
più diffusi Super Eroica, Gloria, Pattuglia e Bazooka. Volpi lamentava che nei
contenuti di questi fumetti si esalta pericolosamente la violenza armata “di
chi crede di aver ragione e di essere nel giusto solo perché veste una divisa,
ha una bandiera ed obbedisce ai superiori”.
Oggi,
tirando insieme a Volpi un respiro di sollievo, constatiamo che questi albi
sono quasi del tutto scomparsi dalle edicole. Da un’attenta osservazione, è
possibile supporre che buona parte del pubblico di questi albi era costituito,
oltre che da bambini e ragazzi, da adulti di quelle generazioni che hanno
partecipato in prima persona ai conflitti internazionali. Del resto negli anni
70 ed 80, non era raro incontrare nei mezzi pubblici attempati signori assorti
nella lettura di Super Eroica.
Le
avventure di guerra permettono di fantasticare imprese violente e crudeli senza
particolari sensi di colpa, in quanto la critica viene offuscata dalle
giustificazioni relative agli ideali patriottici. In molti di questi fumetti vi
è un continuo tentativo di rendere verosimili le storie, attraverso le
ricostruzioni delle vicende dei due più recenti conflitti mondiali, o
attraverso la rappresentazione minuziosa degli strumenti bellici (armi, carri
armati, ecc.); gli studi psicoanalitici evidenziano che gli interessi per le
munizioni si sviluppano dall’originaria curiosità per gli organi sessuali.
Secondo Imbasciati e Castelli “il genere dei fumetti guerreschi potrebbe dunque
essere rappresentativo di un mondo fantastico pieno di aggressività ed al
contempo di sensi di colpa: sarebbero quest’ultimi che imporrebbero la
giustificazione, almeno formale, delle malvagità.”
Nei
periodi immediatamente successivi alle guerre Freud (1919) e Bion (1948)
descrissero le nevrosi di guerra, un particolare tipo di nevrosi traumatiche;
molti dei soldati che ritornati dai campi di battaglia manifestavano
complicazioni psichiatriche, rielaboravano i traumi ivi vissuti attraverso il
noto meccanismo denominato da Freud
“coazione a ripetere”. Coazione, che ha decretato il successo che questi
albi a fumetti hanno avuto fino a qualche decennio fa.