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RIMINI

Sintesi di lettura dell'area di intervento

Il permanere o il succedersi delle componenti del processo storico sono determinanti per la definizione del processo tipologico, meglio identificabile come sviluppo di tipologie connesse tra di loro e derivanti da matrici elementari comuni. La lettura della realtà edilizia deve dunque necessariamente passare attraverso la comprensione del processo tipologico. Tutte le strutture edilizie, infatti, hanno tra loro una relazione di derivazione per cui, risalendo al rapporto di causa-effetto, si può ricostruire il processo di formazione di organismi via via più complessi ma riferibili a una matrice comune.
Il concetto di tipo edilizio rimanda, a scala maggiore, a quello di tessuto: questo rappresenta, nell'ambito dell'aggregato la struttura di relazione di più edifici contigui con il tramite essenziale dei percorsi.
L'analisi tipologica ricompone, dunque, in modo processuale e stratificato, le diverse fasi di trasformazione dei tipi e dei tessuti edilizi. È necessario però, all'interno del processo tipologico, introdurre una distinzione fra le mutazioni congrue e quelle inefficienti, o addirittura dannose: le superfetazioni.
La lettura storico-insediativa effettuata sul tessuto urbano di Rimini riguarda, in particolare, il Borgo S. Andrea.
Da una visione planimetrica generale, emerge subito come l'evoluzione del borgo sia avvenuta per successive edificazioni ai margini delle radiali di collegamento tra centro storico e prima periferia. I confini laterali delle aree di pertinenza sono infatti ortogonali all'asse del percorso, seguendone quindi l'andamento non necessariamente rettilineo. Si formano, simmetricamente al percorso, due fasce di aree di pertinenza, restando ad uso non edilizio le porzioni di territorio tra più puri percorsi edificati. Successivamente, la definizione del borgo si completa secondo percorsi secondari paralleli tra loro e perpendicolari a quelli principali, permettendo così l'utilizzazione delle aree non edificate.

Il comparto di prima edificazione all'interno del borgo si assesta sul percorso dato da Via del Lavatoio. Da un esame planivolumetrico dello stato di fatto emergono chiaramente tre situazioni distinte:
1. suddivisione in lotti gotici lungo il lato sud;
2. lotti gotici longitudinali al percorso, dovuti alla Fossa Patara, che limita l'edificazione lungo il lato nord;
3. zona di saturazione.

La matrice tipologica generatrice del borgo è tipicamente residenziale, quindi un'edilizia tesa all'uso specificamente abitativo. Solo in un secondo tempo, il completamento del tessuto è stato caratterizzato dall'impianto di edifici specialistici, utilizzati cioè come centri di servizio per tutto l'aggregato. Fondamento di qualsiasi classificazione tipologica è, ad ogni modo, la singola cellula edilizia o tipo base.
Nel comparto studiato, sia sui lotti gotici che su quelli longitudinali nel lato nord, il tipo determinante è quello a schiera. Questo parte sempre dall'occupazione di uno spazio aperto, dimensionato modularmente sul lato situato in margine al percorso, in adiacenza al quale si procede all'edificazione. Lo spazio aperto viene lasciato scoperto e diviene accessibile mediante l'attraversamento della parte edificata. Qui, il legno, usato come materiale da costruzione, coprendo luci fino ad un massimo di 5 o 6 metri determina la coincidenza quasi sistematica del passo di facciata con il passo strutturale degli edifici.
Le fasi di sviluppo di tale tipo, riguardano in modo indifferenziato, sia il progressivo sviluppo della parte edificata per sopperire ad una sempre maggiore specializzazione di ciascun ambiente, che l'eventuale immissione al coperto delle eventuali attività che prima venivano svolte nell'area di pertinenza. Si giunge così alla definizione di casa a schiera matura, a due piani abitativi, attraverso una legge di trasformazione che è quella dei raddoppi successivi, prima in altezza, con il vano scala indipendente, quindi in pianta.
La successiva espansione del borgo ha poi portato, nell'area che si attesta sull'attuale Via Montefeltro, alla definizione di case a schiera ad un piano abitativo sovrapposto ad un piano terra a destinazione commerciale o di servizio, sempre a due cellule di profondità.
La regola dei successivi raddoppi e rimodulazioni fa diventare poi, il tipo a schiera, matrice di tipologie più specializzate, non necessariamente conseguenti. Si sono così determinati fenomeni diversi di aggregazione in: bischiere, linee e palazzi.
La bischiera si forma dall'unione di due schiere che mantengono l'utilizzo unifamiliare. L'aumento di spazio ad uso abitativo, va riferito al tenore di vita raggiunto dalla famiglia, che conseguentemente, provoca una maggiore gerarchizzazione degli spazi. Nel caso più semplice, si mantengono i vani distributori di una schiera nella loro collocazione originaria, in modo tale che possano servire da disimpegno anche agli spazi della schiera aggiunta; rimane così inalterata la composizione preesistente degli elementi di facciata. Nel caso di un intervento più radicale, si procede alla collocazione, in posizione centrale, del portone e del corridoio di ingresso; ciò provoca, necessariamente, una ricomposizione degli elementi di facciata, mediante l'uso degli stili propri del periodo che caratterizza l'intervento.
La casa in linea realizza il massimo di concentrazione e di sfruttamento del suolo: essa si ottiene sempre dall'aggregazione di più schiere e determina una strutturazione orizzontale di uno o più appartamenti per piano, disimpegnati da una scala posta sul fondo di una schiera. La gerarchia d'uso degli ambienti, sviluppata in verticale per la schiera, viene riproposta in orizzontale per la linea.
Per completare l'analisi planimetrica del Borgo S. Andrea, si può notare che la presenza del palazzo, come derivazione della schiera, è riscontrabile nei tessuti formati da questo tipo, le cui peculiarità sono denotate nella larghezza della facciata, nella tipica modularità delle strutture portanti e nei vani distributori.
Tornando, invece, al comparto studiato in Via del Lavatoio, da un attento esame dei prospetti, si capisce come la non assialità delle aperture sia indice di trasformazioni successive della schiera, che si discostano però del processo tipologico. La stessa forma quadrata delle finestre di alcune unità edilizie, indica delle ristrutturazioni successive, effettuate senza tenere conto dell'evoluzione storica del tipo a schiera. Le stesse aperture dei garage, presenti in alcuni edifici, sono nate per curare la patologia del traffico cittadino e non rispondono ai criteri di continuità evolutiva visti invece dove al piano terra sono presenti locazioni commerciali.
Per quanto riguarda la zona di saturazione lungo il lato nord del comparto, è evidente il processo spontaneo di successiva saturazione dell'area che esula da ogni valenza storica, non rispettando neppure l'originale suddivisione dei lotti.
Scendendo all'analisi particolare delle soluzioni costruttive, si osserva come queste dipendano dal momento di realizzazione dell'intervento. Caratteristiche comuni al comparto studiato sono, comunque, i setti portanti in muratura con tessitura di tipo gotico, come risulta dalle schiere in mattoni faccia a vista. I solai nascono originariamente in legno e la loro orditura, generalmente parallela al percorso su cui si assesta il lotto, determina la coincidenza tra passo strutturale e passo di facciata, e quindi, le dimensioni stesse dell'edificio. Sempre il legno è impiegato per la realizzazione dei connettivi verticali, delle coperture e delle architravi. Il tipo originario degli infissi spazia dagli scuri alle persiane, per essere concretizzato nelle tapparelle quando gli edifici sono stati recentemente ristrutturati. Proprio questi ultimi evidenziano la sostituzione del legno con il latero-cemento per solai e coperture e con il conglomerato cementizio armato per le altre strutture.