KATHY TOMA TRA ARTE SACRA, ANACRONISMO

e MITOLOGIA FAVOLISTICA

 

Viaggio.  Viaggi incrociati in una geografia dell'arte e del dolore.  Partenze verso Nord, dove Gare de Lyon, durante tre secoli, Gesualdo da Venosa deposita le partiture musicali di un altro viaggio; una tragedia impregnata di sangue.  Un treno greve che nel percorso diventato musica, ha trasformato il suo malessere in quello dell’essere universale.

 

Partendo verso Sud Kathy Toma ha portato con sé i calchi di volte, pennacchi sferici, lunette, ove ha dipinto dieci, forse quindici anni del suo incontro con Gesualdo, percorrendone la sua storia, i sentieri più segreti.  Suggestione di una musica che ha trasformato un delitto in innocenza.  A Napoli Gesualdo era venuto a prostrarsi invocando San Martino; in quella processione di derelitti, a chiedere misericordia e dimenticanza.  Questi treni incrociati scendono prima a Napoli, poi a Gesualdo; l’arte  di K. Toma ne ha riempito vagoni di allegorie; sequenze di un racconto, travaso di tre ambiti culturali: un nutrimento fra gli anni '80 e '90 di letteratura medioevale, di successiva attrazione per l'arte barocca italiana meridionale, nella suggestione di archetipi popolari come Madonne in legno dipinto, sculture in pietra bianca, mensoloni e volute dorate, croci forgiate in ferro... lastre di basaltino consunte; e infine, immersione nella contemporaneità dell'arte moderna che ha sperimentato nella densità del suo personale messaggio.  Pertanto siamo di fronte a una pittrice francese che ha filtrato succhi della cultura artistica italiana e il cui lavoro ci appare come un'insorgenza di poesia pittorica.  Un capitolo privato e raffinato; uno dei modi possibili di essere artisti nel caleidoscopio dell'arte contemporanea.

 

L'artista così descrive i contenuti sacrali del suo dipinto fatto per la chiesa dell'Addolorata di Gesualdo:

"Sono evocati diversi episodi della Bibbia e dei Salmi cosidetti Graduali, perché cantati salendo le scale del Tempio: il n° 69 (Salvami Dio che le acque minacciano la mia vita) e il n° 27 (L'Eterno è la mia luce); il Re David che suona l'arpa mostra come Dio gli apra gli occhi "illuminandolo".

L'illustrazione continua con intrecci di significati "paralleli", metafore, accoppiamenti di tempi diversi, nell'unificante clessidra esistenziale che coinvolge tutti per una finalità  extraterrena. Tali significati sacrali si susseguono come incalzati da un'ansia emotiva di donare una motivazione seria ai dipinti che adorneranno le pareti di una chiesa.

 

La pittrice sa sintetizzare i punti ove maggiormente emergono i significati sacrali, ma sa anche che queste pitture non possono nascere che all'interno di se stessa, entro una vocazione allenata fra anacronismo, la Pop Art e le sue implicazioni fumettistiche, fra mitilogia letteraria e vocazione a una teatralità favolistica.  Così entriamo nell'ambito di un racconto pittorico che, modernamente, divide la composizione in diversi e molteplici comparti metaforici; li accosta gli uni agli altri, sovrapponendo e scindendo soggetti e forme, che acquistano significato unitario solo nel momento in cui, le parti del dipinto, azzerando le varie tensioni dei compatti cromatici e narrativi, si stemperano nella poesia favolistica che li anima.

 

In questi dipinti di K. Toma il racconto non è mai disgiunto da una memoria autobiografica; come se la necessità di essere più convincente, nell’esporre i vari episodi da dipingere, le imponesse una partecipazione ulteriore dal "dentro" della propria esperienza, rievocata dalla memoria.  Da qui la presenza di una coralità di testimoni del suo vissuto che l'accompagnano in queste storie in cui, per Carlo Gesualdo, Principe di Venosa, può essere ipotizzato il "perdono".  Il suo pentimento, le preghiere, la sua straordinaria musica, dovranno diventare testimonianza di fede per l'intera umanità.  Entro questi margini di consapevolezza ideativa, l'artista trasporta e sovrappone le strutture pittoriche, entrando e fuoriuscendo dallo spazio in una polifonia d'immagini, fatta di accostamenti successivi; come una sequenza di parole che pronunciate aritmicamente, evocano una rottura della continuità discorsiva, ma poi per un singolare processo di raccordo favolistico, s'unificano in modernità discorsiva.  K. Toma ha inglobato nella sua memoria anche la gioiosa e acre filosofia delle partenze; le ha conosciute fra le grandi Cattedrali della Normandia chiedendosi perché da quei luoghi partivano itinerari per rotte meridionali verso terminali ascetici e della cultura come San Vincenzo al Volturno dove Cenobiti meridionali incontravano messaggi del Sacro Romano Impero.  Rotte per Montecassino, per le Abbazie di Cava dei Tirreni e di Padula, per Napoli e Gesualdo dove la musica del Principe era discesa dalle stelle, per inglobare la sacralità di un territorio impregnato da antica cultura Greca e pagana.  L'artista ha raccolto tutte queste sottigliezze per riversarle pittoricamente sulle mura della Chiesa dell'Addolorata di Gesualdo trasformandole in elegie metamorfiche.  Un ennesimo viaggio capace di collegare la Francia e l'Italia per sottilissime misteriose vie.

 

                                               Nunzio Franco PASCARELLA

 Ottobre 2000