PALIO
DELL'ALABARDA

Motivazione storica



La manifestazione vuole rievocare, il fatto è testimoniato da una lettera di Eleonora d' Este inviata da Gesualdo al fratello Cesare, uno dei pochi eventi felici della vita del principe Carlo Gesualdo: l'incontro col figlio Emanuele avvenuto in Gesualdo il 2 marzo 1609. Fra i due non vi era un rapporto idilliaco. Il 16 ottobre 1590 Carlo aveva pur sempre fatto ammazzare, insieme all'amante Fabrizio Carafa, l'avvenente moglie Maria d'Avalos, madre di Emanuele, quando costui aveva tre anni. "Della madre aveva ereditato la bellezza e, con essa, l'insolenza del temperamento... non obbedisce il padre, né nessuno, né sta in pace con se stesso...". Carlo, dal canto suo, si macerava l'animo nel tormento continuo di aver partecipato al duplice assassinio e di doverne espiare la colpa. La giustizia umana e la mentalità di quel tempo lo avevano assolto. Il viceré, Giovanni Zuniga De Miranda, il giorno 18 ottobre 1590, aveva fatto archiviare il processo, iniziato il giorno precedente, per g iusta causa, e contemporaneamente aveva consigliato al principe di allontanarsi da Napoli, per evitare la vendetta dei parenti delle vittime, riparandosi nell'inaccessibile ed inespugnabile castello di Gesualdo.

Benché sposatosi in seconde nozze con Eleonora d 'Este, Carlo, nipote di San Carlo Borromeo e del cardinale decano Alfonso Gesualdo, non aveva altro erede all'infuori di questo figlio Emanuele che era andato lontano, in Boemia, a sposare la bellissima Polissena Fürstenberg. Dopo il matrimonio, avvenuto il 22 ottobre 1607, questo figlio ritorna a Gesualdo a salutare il padre.

Carlo, malato, malinconico e solitario, tutto dedito alla sua musica e alle opere di bene, non aveva potuto seguirlo, ma ora lo aspetta nel suo castello-dimora-fortezza di Gesualdo. Qui, dove vive con la moglie da più di dieci anni, oltre ai 4 libri di Madrigali già pubblicati, ha composto 39 Mottetti, 27 Responsori, numerose Sacrae Cantiones, un Benedictus, un Miserere e altri 2 libri di Madrigali che ha fatto stampare nella tipogra fia impiantata nel 1611 nel castello dal tipografo Gian Giacomo Carlino. Vero mecenate, musicista eccelso, precursore della musica moderna e uno dei principali esponenti della musica polifonica, abbandona la forma profana del madrigale per dedicarsi alla musica sacra offrendola a Dio ad espiazione dei suoi peccati. Nella " camera del Zembalo " suona con l'arciliuto le sue composizioni a Dio, nel teatro del castello le fa eseguire. Per sentirsi in pace con se stesso fa erigere due conventi e tre chiese. In una di esse fa dipingere una grande tela devozionale di pentimento titolata "Il Perdono di Gesualdo" . Cerca il perdono di Dio... e del figlio. E il figlio arriva. Il padre, assassino per rispetto della legge d'onore, ed il figlio, orfano innocente, si abbracciano: è il perdono . Si può dare inizio alla festa: sbandieratori, portabandiere, trombettisti, tamburini, alabardieri, cavalieri, i signori dei quattro borghi, "gentiluomini ben vestiti", " vassalli svisceratissimi ", la corte del Principe al gran completo sfilano per tutta la città per testimoniare la loro partecipazione e la loro gioia per il lieto evento, Il principe Carlo, felice per il ritorno del suo erede e per la grande partecipazione della popolazione, istituisce il " Palio dell'alabarda ". La f esta continua.

Il giorno successivo fervono, in tutta la città, i preparativi per la realizzazione del palio. I cavalieri dei quattro borghi se lo contendono con una giostra di cavalieri e una gara di tiro con l'arco. A chiusura della manifestazione, al vincitore viene consegnato l'ambito premio del Palio dell'alabarda.

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A cura dell'ing. Zarrella Michele
Tel/Fax: +39-0825-401905  
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Indirizzo email: gesualdo.pro@libero.it