PONZETTO DANIELE CLASSE 2a D TORRAZZA PIEMONTE

 

 

 

RICERCA

" LARDERELLO"

In questa località della Toscana il paesaggio è completamente sottomesso alla tecnologia. Grossi tubi metallici, i vapordotti, attraversano in lungo e in largo la valle , per portare il vapore dai luoghi di fuoriuscita agli impianti di sfruttamento.

Imponenti monumenti dell’industria, si stagliano contro il cielo le grandi sagome delle torri di refrigerazione.

Già conosciute e sfruttate in epoca etrusca e romana, le manifestazioni naturali di questa zona sono i lagoni, pozzi di fango ed acqua in ebollizione ; i soffioni, emanazioni anche violente di gas e vapori ; le sorgenti di acqua calda variamente mineralizzata. Queste ultime, sfruttate per usi terapeutici già dai romani , ebbero tra i loro clienti illustri Lorenzo il Magnifico.

In epoca moderna , fin dal 1818 i lagoni furono usati dal conte di Larderel per l’estrazione dell’acido borico su scala industriale ; in seguito prevalse lo sfruttamento del vapore come forza motrice per la produzione dell’energia elettrica.

Larderello è un paese nuovo, che esiste in funzione dell’insediamento industriale . Il suo centro residenziale è stato costruito nel 1958 ; la chiesa parrocchiale è opera di Giovanni Michelucci . Del 1° villaggio industriale, nato nel 1818 intorno al primo stabilimento e poi quasi completamente smantellato per il mutare degli impianti e della produzione, restano la palazzina già residenza della famiglia Larderel e pochi altri edifici.

La palazzina è oggi sede di un museo, in cui si trovano testimonianze varie sui fenomeni naturali, sullo sfruttamento industriale e sui cicli di produzione .

 

 

 

 

 

Notizie di FRANCESCO de LARDEREL

Francesco Giacomo Larderel, giovanissimo francese la cui famiglia era stata rovinata dalla rivoluzione francese, approdato in Toscana, a Livorno, nel 1814 può considerarsi il primo vero industriale dell’acido borico del mondo. Abbandonò presto un piccolo commercio livornese non appena intuì le possibilità che poteva offrire lo sfruttamento dei lagoni della Maremma per l’estrazione dell’acido borico.

Era stato chimico il chimico tedesco Uberto Hoefer, al servizio del gran duca di Toscana Pietro Leopoldo, alla fine del ‘700, a scoprire la presenza dell’acido borico nella valle del Diavolo.

Larderel, nel 1818, chiese e ottenne l’affitto dei lagoni di Montecerboli e vi edificò lo stabilimento omonimo. Nel 1827 riuscì a sfruttare, per la concentrazione delle soluzioni boriche, il vapore naturale, che gli permise di risolvere i grandi problemi di costi che la sua impresa richiedeva e di aprire la strada allo sfruttamento geotermico di quei soffioni che si perdevano nel cielo.

Egli costruì infatti, il primo lagone coperto, una cupola in muratura che costringeva il vapore a un percorso obbligato verso un foro di uscita ; la pressione che veniva prodotta faceva funzionare le caldaie di evaporazione dell’acido borico fino a quel momento alimentate dal legname.

Il successo dell’impresa fu fulminante quanto impressionante ; l’acido borico, introvabile in Europa, poteva competere vittoriosamente sul decisivo mercato inglese con il borace proveniente dall’Asia e importato in Europa per essere poi impiegato nell’industria ceramica, in quella vetraria, nelle tintorie, e come fondente, in quella metallurgica.

Intorno alla metà del XIX secolo Lardarel ne produceva, mediamente, ben oltre 1000 tonnellate all’anno totalmente esportate verso il mercato londinese, il cui valore superava i 4.000.000 di lire.

Giacomo Francesco Larderel diventò ricco e nobile ; il granduca di Toscana Leopoldo II lo nominò conte di Montecerboli. Lui aggiunse un "de" al suo nome e, nel 1846, lo stesso duca impose il nome di Larderello al primo degli stabilimenti boraciferi.

 

 

TIDONA MARIALISA CLASSE 2a D TORRAZZA PIEMONTE

 

RICERCA

"VOLTERRA"

Cittadina (ab. Volterrani) in provincia di Pisa, sulla sommità di alture che dividono la Valle dell’Era (affluente dell’Arno)da quella della Cecina.

Il terreno su cui sorge Volterra è costituito da argille grigio turchine ricoperte nelle parti più alte da sabbie giallo calcarifere.

Dove queste formazioni vengono a contatto si verificano delle frane che determinano lo sprofondamento delle costruzioni soprastanti.

Queste frane sono chiamate "balze di Volterra" e costituiscono un grave pericolo per la città.

Nota è l’industria della lavorazione artistica dell’alabastro.

A Saline di Volterra c’è lo sfruttamento del giacimento di salgemma della Val di Cecina.

L’antica Volterra fu una delle dodici lucumomie etrusche, ed è spesso menzionata nella più antica storia di Roma.

Avrebbe dato aiuto ai Latini contro Tarquinio Prisco,ed è ricordata nel 298 per la battaglia che si svolse nei suoi pressi, nella quale L. Cornelio Scipione batté gli Etruschi.

Fu quindi federata ai Romani, dopo la guerra sociale fu municipio, seguì nella guerra civile la parte marinara, subì un assedio dei Sillani (81-80 a.C.) e dovette capitolare.

Volterra ebbe floridi commerci, come è attestato anche dalla diffusa serie monetaria del 3° secolo a.C. ,arricchendosi grazie all’abbondante produzione di legname e allo sfruttamento delle cave da alabastro.

Dal secolo 5° Volterra fu sede di vescovado ; sotto i Franchi fu sede di un conte, ma sopra al potere comitale si venne costituendo quello del vescovo. Il vescovado divenne ereditario nella famiglia dei Pannocchieschi, che lo tenne per quasi un secolo.

Ma presto i contrasti interni offrirono occasioni ai potenti comuni di Firenze, Siena, Pisa di estendere il loro dominio ne Volterrano. La città si destreggiò fra i pericolosi vicini, ora guelfi, ora ghibellini finché nel 1340 si affermò la Signoria di Ottaviano Belforti.

 

 

 

 

L - 1361—Fiorentini entrano in Volterra ed escludono i Volterrani.

L - 1472—Litigio con gli appaltatori dell’allume e la resistenza ai voleri di Lorenzo dei Medici à guerra tra Firenze contro Volterra (guerra di Volterra).

J -1513—Volterra ridiventa in parte autonoma.

J -1530—Volterra viene presa e difesa da Ferruccio.

La sede fu da Pio IX aggregata a Pisa con la concessione a Volterra del privilegio de Pallio.

Dell’antica città si ha ancora quasi completamente la cerchia di mura (7km circa), il cui elemento più notevole è il famoso arco Etrusco o parte dell’arco con gli stipiti originali e l’archivolto a tutto sesto rifatto dai romani.

Si sono fatti scavi anche nel teatro romano . Meno ampia di quella etrusca è la cerchia di mura medioevali (3200 m circa) . Tutta la cittadina ha carattere medioevale, per le numerose case e torri del secolo 13°, e per i monumenti. Di questi, i principali sono, il Palazzo dei Priori (1208-54), sede della notevole pinacoteca comunale, e il duomo, romanico (varie opere d’arte, tra cui una Deposizione lignea del secolo 13°).

Di Giraldo da Como è il Battistero, ottagonale (1284,fonte battesimale di Andrea Sansovino, 1502).

C’è inoltre S,Michele Arcangelo ; nelle altre chiese (S. Lino, S. Girolamo, S. Francesco, ecc ) si conservano molte pitture e sculture di scuola fiorentina . Notevoli alcuni palazzi del secolo 15° (Contugi, Biondi, Incontri, ecc ) e 16° (Minucci e Viti ).

Risale al secolo 14° la grandiosa fortezza, ora penitenziario. 

 

 

 

 

 

 

 

 

La parrocchia di San Giacomo Maggiore risale al 1746, ma è stata restaurata ed ampliata nel 1843, poco dopo la sua nascita.

La chiesa presenta una facciata sobria ed elegante, divisa in due corpi e ornata di lesene, con un’ampia scenografica scalinata.

L’interno,anche se non è stato fotografato, è disegnato in stile barocco, risulta a tre navate, decorate e ornate di stucchi.

In una delle navate laterali si conserva un pregievole altare dedicato alla Madonna del Rosario, con i 15 quadri dei misteri finemente dipinti ad olio dal pittore Amedeo Augero di Verolengo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La torre si erge imponente sulla sommità di un colle che è sempre stato chiamato "Ricetto". Esso era il luogo da fortificazione dove si riunivano gli abitanti con ciò che avevano di più prezioso, nel pericolo di invasione nemica e di saccheggio.

La torre campeggiava nel mezzo a minaccia verso il nemico e a protezione di chi vi cercava rifugio.

Essa, per quanto rovinata da antiche e devastata dagli abitanti, conserva ancora dimensioni imponenti :è largo 8m, lo spessore dei muri è di 2,50m e il vuoto interno ha le pareti di 2,25m di larghezza.

In ogni tempo fu aspramente contesa tra i competitori per il dominio del Piemonte e della Lombardia.

 

 

Il campo sportivo è situato accanto alla Chiesa parrocchiale ed è diventato il luogo d’incontro di noi ragazzi.

 

 

 

La casa più alta di Torrazza, costruita nel 1909, si erge tra la torre e l’acquedotto. Da qui è possibile ammirare il panorama dell’intera Torrazza Piemonte.

 

 

L’acquedotto di Torrazza Piemonte fu costruito negli anni 60 circa.

Siccome l’acquedotto si trova vicino alla discarica suscita un po’ di paura ai cittadini che temono sia inquinata.

Però vengono eseguiti periodici controlli che garantiscono la purezza dell’acqua.

 

 

L’asilo di Torrazza è dedicato a una persona assai degna e meritevole di essere ricordata : Angela Cappello.

Lei impiegò tutto il suo patrimonio e dedicò la sua vita per la costruzione e la cura della scuola materna fondata nel 1903.

Angela Cappello si spense nell’ottobre del 1902 nella sua casa ora sede dell’asilo ed è sepolta nel cimitero locale.