Paolo Massara

Un ritratto di età giulio-claudia 
a Vercelli

     ritrovamenti archeologici   descrizione   attribuzione

 
A Vercelli, nella sacrestia della chiesa di San Francesco, attuale sede della parrocchia di Sant'Agnese, è esposta dal 1993 una testa muliebre capite velato in marmo, già collocata sul tetto dell'abside dell'edificio1.
Segnalata nel 1980 da G. Sommo, direttore del Gruppo Archeologico Vercellese2, la testa si trovava "all'apice del tetto dell'abside della chiesa" e faceva da supporto ad una croce in ferro battuto di notevoli dimensioni, impiombata nella pietra stessa;  nella parte inferiore il manufatto si imperniava "in un basamento di granito a sezione quadrata", la cui base era inglobata nella muratura3.
 

La testa muliebre prima della rimozione (foto G.A.V.) 
 

La Soprintendenza Archeologica del Piemonte, in collaborazione con il G.A.V., provvide alla rimozione di tutto l'apparato, che fu collocato provvisoriamente nei locali parrocchiali. Nel 1990, grazie all'intervento della sezione vercellese dell'associazione Italia Nostra e alla sponsorizzazione della Cassa di Risparmio di Vercelli, la testa fu avviata al restauro, eseguito a Firenze presso il laboratorio Kastalia. Dopo un periodo di deposito presso i magazzini del Museo di Antichità di Torino, nel 1993 fu infine sistemata in un'apposita bacheca nella sacrestia di S. Francesco4.
Per quanto riguarda gli aspetti del reimpiego, il Sommo ritiene che la collocazione della testa crucifera sui tetti della chiesa sia stata contemporanea alla costruzione dell'edificio, iniziata nel  1292 e conclusasi con l'erezione del campanile nel 14235. Lo studioso sostiene la provenienza locale del manufatto e ipotizza che il pezzo sia stato rinvenuto negli scavi di fondazione per la nuova chiesa di San Francesco o sia frutto di un recupero di materiale già reimpiegato in San Salvatore de Mercatello, edificio preesistente, presumibilmente inglobato nella struttura basilicale6. Il pezzo rivestirebbe dunque una particolare rilevanza nella comprensione della cultura figurativa di Vercellae, per la sua eccezionalità in un contesto che ha restituito scarsissime testimonianze di statuaria7
 
 

Altezza totale m 0.34; altezza del volto m 0.15; altezza del collo m 0.09; larghezza massima m 0.28 ; larghezza del volto 
m 0.135. 
 
 
 
 
 
 

 

  1 Marmo bianco a grana fine. Estese colature ferrose soprattutto sulla parte superiore, dove si inseriva la croce in ferro battuto rimossa durante il restauro condotto nel 1990.
2 "L'Eusebiano", lunedì 14.7.1980, p. 2. G. Sommo, autore della segnalazione del pezzo e della sua identificazione come frammento statuario romano, ha ipotizzato un possibile legame della testa con una base onoraria ritrovata in aree prossime alla chiesa di San Francesco (SOMMO 1982, p. 51 nt. 13, p. 266 nt. 36) e si è occupato delle vicende del reimpiego (SOMMO 1983, p. 25 e sgg.). Sulla testa cf. anche BELTRAME-GAVIGLIO 1999, n. 18 pp. 80-81.
3 SOMMO 1983, p. 28.
4 Per una breve documentazione sul ritrovamento e sulla musealizzazione del ritratto: "La Sesia", martedì 29.6.1993, p. 9; "In Cammino. Bollettino della Parrocchia di S. Agnese - Vercelli", luglio 1993, p. 13. Come ci ha gentilmente attestato mons. Giuseppe Cavallone, parroco di Sant'Agnese, che ringraziamo per la disponibilità, la testa fu dapprima collocata all'interno della chiesa, nella cappella Lodi - Cusani, e successivamente trasferita per motivi di sicurezza nella sacrestia.
5 La chiesa di San Francesco, attuale sede della parrocchia di Sant'Agnese, ha vissuto nei secoli una complessa vicenda costruttiva, per alcuni aspetti difficilmente ricostruibile, che ha profondamente modificato l'originaria forma gotico - lombarda della fine del XIII secolo. L'edificio sorge sul sito dell'antica chiesa di S. Salvatore de Mercatello, edificata tra la fine del IX e l'inizio del X secolo presso le mura di Vercelli, nelle vicinanze della Porta Gribalda, lungo la strada per Pavia (FERRARIS 1995, pp. 19, 25, 32, 90). Nel 1292 i frati francescani, già insediati in città in regione Billiemme, ottenuta l'autorizzazione pontificia di Niccolò IV, si trasferirono definitivamente nell'area di S. Salvatore, dove erano presenti già dal 1290, iniziando la costruzione di una nuova basilica (FERRARIS 1995, p.129). I lavori, che furono finanziati anche con un donativo elargito dal Comune di Vercelli nel 1298, proseguirono a lungo, tanto che il campanile fu eretto solo nel 1423 (ORSENIGO 1909, p. 91). La costruzione dell'abside, posteriore a quella della navata centrale (Riapertura 1903, s.p.), può essere ipoteticamente collocata nei primi anni del Trecento. 
6 Il sito in cui sorgeva la chiesa di San Salvatore de Mercatello non è stato finora identificato con precisione. Lo storico locale mons. G. Ferraris ha ritenuto che l'antica chiesa avesse orientamento E-W, con ingresso dall'attuale Via A. Borgogna, e che parte di essa dovesse essere identificata nell'attuale Cappella della Madonna di Pompei in San Francesco (FERRARIS 1995, p. 19). L'ipotesi sembra scontrarsi però con i dati materiali della struttura: la relazione dei restauri eseguiti nel 1902-1903 attesta infatti che, in base all'analisi delle murature, il vano in cui è ricavata la cappella è posteriore alle navate (Riapertura 1903, s.p.).
7 Le uniche testimonianze edite di scultura marmorea a tutto tondo provenienti dal contesto urbano di Vercelli sono: un'erma raffigurante una divinità marina, rinvenuta in Via Monte di Pietà nel 1929 durante gli scavi di fondazione per il nuovo teatro (Vercelli, Museo C. Leone, n. inv. 1799: VIALE 1971, p. 37, BELTRAME-GAVIGLIO 1999, pp. 84-86, fig. 53 p. 86); alcuni frammenti (un piede alato e un avambraccio di figura virile) recuperati nel 1938 in un pozzo all'angolo fra Via San Cristoforo e Via P. Lucca (Vercelli, Museo Leone. BELTRAME-GAVIGLIO 1999, pp. 123, fig. 144 p. 122, fig. 148 p. 123; parte del braccio sinistro di una statua virile, emerso durante gli scavi di fondazione della Caserma Bava, presso Via San Cristoforo (Vercelli, Museo Leone. BELTRAME-GAVIGLIO 1999, p. 124 fig. 155 p. 125. E' dubbia l'identificazione della testa femminile con elmo murata nel campanile della chiesa di San Giuliano (CONTI 1987, p. 10; BELTRAME-GAVIGLIO 1999, n. 50 p. 97), interpretata come frammento di statuaria a tutto tondo o come elemento decorativo di un sarcofago. Scarse risultano anche le attestazioni di rilievi scultorei, tutte relative all'ambito funerario: si segnalano la stele a ritratti di C. Vettius Valerinus e Laevia Drusilla (CIL V, 6666; RODA 1985, n. 13 pp. 32-33) e l'edicola di M. Clodius Maximus (CIL V, 6671; RODA 1985, n. 16 pp. 36-37), entrambe conservate presso il Museo Leone; apparteneva probabilmente ad una stele a nicchia anche la testa di uomo n. 1168 del Museo Leone (VIALE 1971, p. 44), datata genericamente al I sec. d.C..
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