- Siccome la condizione
a cui l'Unità ha condannato il Sud italiano è la mancanza di lavoro; siccome, in via
immediata, ciò dipende dalla povertà del tessuto industriale; siccome ciò dipende, a
sua volta dal drenaggio dei capitali e dall'impiego del risparmio meridionale quasi
esclusivamente a favore dell'importazione di merci padane, s'impone perentoriamente il
passaggio a una fase di federalismo bancario.
Attualmente, su 3 lire che il Sud risparmia, 2 sono trasferite direttamente dal sistema
bancario nazionale, dalle Poste e dal Tesoro nel Centronord, mentre 1 lira viene prestata
ai commercianti meridionali perché si riforniscano di merci presso le aziende
settentrionali.
Se "la banca è il polmone dell'industria", il mantenimento del mercato unico
nazionale in questo campo significa rinunziare anche alla speranza di un Sud capace di
produrre quanto consuma.
Il federalismo in cantiere non può vilmente assecondare soltanto le esigenze bossiste, ma
dovrà anche eliminare la secolare strozzature produttiva imposto al Sud da uno Stato
sedicente nazionale.
La condizione che poniamo al progetto federalista non costa niente a chi lavora, mentre è
vitale per noi. Essa prevede che le banche italiane e comunitarie siano libere di aprire i
loro sportelli, agenzie, filiali nei Comuni delle sette Regioni meridionali, ma che la
facoltà di risparmio presso i privati, le aziende e gli enti pubblici possa essere
operata soltanto dalle banche e istituzioni similari aventi la loro sede legale in uno dei
predetti Comuni.
Accanto a tali istituzioni sarà precluso l'esercizio del credito al commercio, alle
famiglie e agli enti, dovendo essi riservare l'intera raccolta allo sviluppo delle
attività destinate alla produzione e al trasporto di merci agricole, artigianali,
industriali, e alla produzione di servizi vendibili e non vendibili.
- * * *
Misura indispensabile in materia di federalismo fiscale
Per gli stessi motivi
i Presidenti delle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia,
Sardegna e Sicilia
hanno facoltà di sospendere, in tutto o in parte e per periodi determinati, il pagamento
dell'Imposta sul Valore Aggiunto -IVA- sulle forniture (fatture in uscita) di determinate
aziende esercenti l'industria l'agricoltura, il trasporto di merci o persone, e di aziende
che producono servizi vendibili.
Lo stato sarà reintegrato dell'ammontare non percepito ad opera del Fondo di Solidarietà
interregionale.
- * * *
Gli assertori del sistema dualistico italiano, a queste proposte, tireranno le coccole
dell'europeismo e del liberismo. La bandiera delle "libere volpi in libero
pollaio" ha fin troppi ben pagati paladini, perché ciò non avvenga. Pacatamente
chiederemo loro perché il Sud non potrebbe fare, in vista di un'esigenza vitale, quanto
l'Unione Europea fa (e prima la CEE faceva) per motivi molto meno nobili.
La direzione della rivista promuove la costituzione di un organismo composto da senatori e
deputati che abbia il compito di opporre una progettualità legislativa e costituzionale
meridionale alla vincente progettualità stronzoleghista, nonché per studiare gli
effettivi geografici (annoso tema, mai affrontato) di ciascun atto parlamentare e
governativo.
Il Sud ha già quattro milioni di senza lavoro: la meta di quel 60 per cento della
popolazione in età lavorativa che in effetti lavora, se trova un lavoro. Il suo avvenire
si configura come un tragico tuffo nella desertificazione economica e nella desolazione
culturale persino agli occhi degli ottimisti, mentre non uno sola delle formazioni
politiche in campo ha risposte da dare al problema. In questo quadro, che solo l'effimera
presenza dei comfort della vita moderna induce a non classificate come di desolazione e di
morte, la classe politica meridionale -da sempre vituperata dalla storiografia nazionale-
ha oggi in mano l'alea del riscatto agli occhi nei suoi concittadini presenti e futuri.
- * * *
- Questa lettera è stata inviata a 300 deputati delle
circoscrizioni meridionali nella speranza che si formi un fronte di difesa degli interessi
meridionali, ma la speranza che ciò avvenga è minima.
La classe politica meridionale è una classe di mediazione tra l'immobilismo meridionale e
il capitalismo padano. Nella migliore delle ipotesi potrebbe rivelarsi una forza di
ricatto verso il Nord. Essa è infatti il prodotto politico della borghesia parassitaria
creata al Sud per intervento romano (la modernizzazione della vecchia rendita fondiaria),
alla quale sono date connotazioni professionali padane. Avvocati, medici, professori,
ingegneri, bancari, postelegrafonici, ferrovieri, dipendenti ENEL e Sip, ecc.
Questa borghesia vive di pagamenti romani, di somme devolutele per volontà di legge. Non
sa affrontare la vera produzione (neppure quella delle idee) e il confronto mercantile,
vincere o perdere in virtù dei beni prodotti.
Una classe così non può costituire liberisticamente e capitalisticamente un paese che si
porta sulle spalle un ritardo tecnologico secolare. Tale ritardo va colmato
filosoficamente, illuministicamente, da un'élite rivoluzionaria: da professori di
economia nazionale e aziendale, da sociologi, da giuristi, storici, antropologi,
ecologisti, geografi, ecc.
Il Sud non riparte se non passa attraverso una rivoluzione abolitrice delle classi sociali
romane.
La rivista serve a preparare non la rivoluzione meridionale, che purtroppo arriverà per
volontà del Nord e negazione del Nord, ma i quadri del futuro Sud. Una volta soli, questo
paese non potrà essere guidato dal principe Tancredi (creatura destinata a essere
romanamente modellata) nè da don Calogero Sedara (creatura della modernizzazione
capitalistica ottocentesca) ma avrà bisogno di un intellettuale collettivo, di un corpo
dirigente che non si muova per impulso del profitto (cosa che sarebbe al di sotto dei
nostri bisogni straordinari) ma per impulso dei lumi che possiede e se vogliamo del suo
patriottismo