TORRIANA
Piccolo paese dell'entroterra riminese, Torriana si presenta su una delle più belle e verdi colline che accompagnano il fiume Marecchia nel suo scorrere verso il mare. La sua posizione le ha fatto meritare il titolo di "Il balcone sulla Romagna": il mare Adriatico e le sue onde azzurre da una parte, i boschi, i prati e il foro cambiar colore ad ogni stagione dall'altra, località come Santarcangelo, Verucchio, S. Marino e S. Leo di grande fascino panoramico e d'immenso interesse storico e paesaggistico che la incoronano come perle. Domina due valli, quella dei fiume Marecchia e quella dei torrente Uso, e ciò le ha permesso di vivere nei secoli scorsi innumerevoli vicissitudini, fatiche d'interi popoli, trionfi e sconfitte di principi, sviluppo di splendide comunità.
L'antica Scorticata (dal latino "Castrum Catonis" o "Castrum Scortigatae") appare in alcuni documenti già nel 1144.Nel XII secolo, il suo castello si estendeva sulle due colline, in cima alle quali erano collocate piccole fortezze con solide torri che costituivano un ottimo sistema difensivo. Di tanta possanza rimangono oggi due bastioni rotondi ai lati dell'ingresso presso la fronte dell'antico fortilizio. Nel 1223 i Consoli di Scorticata giurarono fedeltà al Comune di Rimini. Poi diventarono signori del castello i Malatesta, potente famiglia in ascesa per il predominio del territorio. Narra una leggenda che Gianciotto Malatesta, dopo aver trucidato il fratello Paolo il Bello e Francesca, si sarebbe rifugiato in questo maniero presso vassalli ritenuti fedeli, che invece lo uccisero barbaramente nei recessi della Rocca. Con il declino dei Malatesta, Scorticata è presa dai Veneziani, che miravano ad avvicinarsi al porto di Rimini, ma ben presto tornò al governo pontificio e rimase sotto il potere della Chiesa sino alla costituzione del Regno d'Italia. Nel 1938 il Duce, in visita in Romagna, passando per questa terra, decise infine di cambiare il nome dei paese: da Scorticata, nome certamente rude, in Torriana per via delle torri che sovrastano la cittadina. Oggi, Torriana appare un pittoresco centro abitato, appoggiato ai piedi del grande masso calcareo. La sua piazza a conca è aperta sul vasto panorama e costituisce un autentico balcone su tutta la costa romagnola. Da lì, lo sguardo si distende incantato, "coccolato" dal dolce gocciolìo dell' "Albero dell'Acqua", fontana ideata da Tonino Guerra per innalzare un poetico monumento al fiume Marecchia e alle sue acque vivificatrici che attraversano terre, memorie e sogni. Dominano il paese, l'antica Rocca, oggetto in anni recenti di ampio intervento di rifacimento,una torre quadrata duecentesca, un tempo collegata alla Rocca attraverso ponteggi, e la chiesetta dedicata ai SS. Filippo e Giacomo, distrutta durante l'ultimo conflitto mondiale ed ora recuperata. Da Torriana, si inerpica un'unica strada che, in pochi minuti, conduce a Montebello, luogo di antiche battaglie, magie panoramiche e teneri fantasmi. Il piccolo borgo, grazie alla sua posizione grifagna e solitaria, ha mantenuto una struttura medievale pressoché intatta. L'antico Mons Belli (il "monte della guerra" per i Romani che vi giunsero nel III secolo a.C.) è sopravvissuto a secoli di lotte e di sangue in una terra di frontiera, quando tutti erano nemici di tutti. Il Castello di Montebello vide la sua istituzione nel XI secolo, ma sarà con i Malatesta, che lo acquisirono nel 1186, che sarà potenziato in ogni sua parte. Il motivo di questo rafforzamento è facile a scoprirsi: la rocca di Montebello era una fortezza di confine, proprio davanti agli insediamenti degli acerrimi nemici dei Malatesta, i Montefeltro. La sconfitta di Sigismondo Pandolfo Malatesta, inflitta allo splendido Signore di Rimini dal papa Pio II e da Federico II dei Montefeltro, comportò nel 1463 anche la perdita del Castello di Montebello. Nel 1464, infine, fu insignito del titolo di Conte di Montebello Giovan Francesco dei Guidi di Bagno, i cui discendenti mantengono ancora oggi la proprietà della Rocca. Giunti a Montebello, dopo aver percorso una strada attorniata da calanchi, si è accolti da quello che era l'antico corpo di guardia, il portale d'accesso, oggi ambiente ottimale per ospitare mostre. E nel paese silenzioso, si innalza la Torre Civica quadrata di epoca medioevale. La sua campana ha scandito nei secoli avvenimenti e pericoli imminenti. La piccola e graziosa chiesetta del borgo è intitolata a S. Pietro Apostolo. Al suo interno appare chiaro l'intervento effettuato nel 1700 da Ferdinando Guidi di Bagno, che ha ampliato l'impianto originale. Ospita un organo settecentesco, un paliotto posto sotto l'altare maggiore del XVII secolo ed un'ancona con i 15 Misteri del Rosario del 1615. Su tutto, la Rocca. Proprietà privata della famiglia dei Conti Guidi di Bagno, è oggi aperta a chi desidera rivivere, attraverso la visita guidata, i secoli passati. E' composta dalla Fortezza, parte originale risalente all'XI secolo, e dal Palazzo signorile, del XVI secolo, e ospita stupendi e pregevoli arredi. Tante "presenze" abitano la Rocca. La più struggente è quella di Azzurrina, soprannominata così per i suoi limpidi occhi azzurri e i capelli chiari dai riflessi bluastri. Aveva come nome Guendalina ed era la piccola figlia del feudatario Ugolinuccio Malatesta. In un tempestoso pomeriggio del solstizio d'estate del 1375, svanisce misteriosamente nei sotterranei della fortezza, inseguendo la sua palla di pezza. E una leggenda vuole che ogni anno lustro nelle notti del solstizio d'estate rumori di bimbo si sentano ancora nei meandri della fortezza. Numerosi sentieri corrono attorno alle mura della Rocca e del Borgo e conducono all'Oasi Naturalistica. Essa si estende su 1200 ettari ed è facile incontrarvi lepri, fagiani, caprioli, istrici, faine, cinghiali; si possono udire i cinguettii delle 135 specie di uccelli che vivono al suo interno; si possono ammirare le specie più disparate di piante e fiori (in particolare orchidee, ciclamini, primule) che con i loro vari profumi arricchiscono il bosco. Un Centro di Didattica Ambientale in fase di allestimento farà conoscere agli alunni delle scuole, e non solo, le bellezze dei nostro patrimonio paesaggistico.
Sul greto del fiume Marecchia, in mezzo al verde dell'oasi, si scorge Saiano, il cui nome sarebbe legato alla posizione che occupa: il dio Giano era il dio delle porte che custodiva le entrate e le uscite. E Saiano si proponeva come una delle "porte" sul fiume Marecchia, prima di giungere a Rimini. Si hanno sue notizie sin dal 962, quando è citato tra i "castella" che Ottone I infeudò a Uldarico di Carpegna. Dell'antico castello rimane oggi solo la torre cilindrica di foggia bizantina. Lo sperone di roccia ospita un Santuario, riaperto al culto nell'agosto del 1996 dopo un attento restauro. La Chiesa è dedicata alla Madonna del Carmine, che secondo un'antica leggenda, in momenti di pericolo, appariva seduta proprio sulla roccia e, a ricordo di tale presenza, sull'altare è posta una statua in gesso del XV secolo della Vergine, che seduta tiene a sè il Bambino. Alla Madonna di Saiano furono da sempre attribuiti poteri miracolosi e per devozione vi accorreva gente anche da molto lontano e lasciava ex voto e preziosi. Per la festa che in suo onore si teneva il 15 agosto si recavano in pellegrinaggio al Santuario numerose donne prossime al parto per avere una grazia speciale dalla Madonna miracolosa. Poi l'importanza dei Santuario decadde, fu devastato da atti sacrileghi e vandalici, per tornare agli "antichi splendori" nel 1996. Ancora oggi, il Santuario può tornare a festeggiare il 15 agosto di ogni anno la sua Madonna. Chiude il Santuario un possente portale in bronzo, realizzato su disegno dello scultore Arnaldo Pomodoro. L'opera rappresenta il fiume Marecchia e i suoi affluenti, ma nella simbologia che ha voluto l'autore, il fiume è la Madonna che raccoglie come affluenti i suoi numerosi fedeli per condurli fino al mare, ossia sino a Dio.



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