RICCIONE
Il territorio sul quale sorse Riccione verso la fine del diciassettesimo secolo fu abitato sin dalla preistoria, come i numerosi reperti conservati presso il museo cittadino attestano. All'età romana, infatti, risalgono resti provenienti da ville rustiche e dalle necropoli del "Vicus Popilius", oggi San Lorenzo in Strada, nonché pezzi di un ponte sulla via Flaminia.
La prima menzione di Riccione nell'originaria forma di "Arcionis", comunque, risale al nono secolo dopo Cristo: compare nel cosiddetto Codice Bavaro (in quanto sin dal 1500 conservato a Monaco di Baviera), manoscritto papiraceo in cui sono trascritti i possessi della Chiesa ravennate, nella Pentapoli, territorio al quale il riminese apparteneva in età bizantina. La zona assunse poi una rilevante importanza strategica nel Medioevo quando furono edificati due castelli sulle alture, i resti di uno dei quali (Castello degli Agolanti) sono ancora oggi visibili in viale Ancona. Poi fu resa più sicura anche la zona pianeggiante con la costruzione sul litorale riccionese, nel 1673, a cura dello Stato Pontificio, di due torri di avvistamento per contrastare la minaccia delle incursioni piratesche.
Verso la fine del XVII secolo sorse così nella località la borgata di Riccione costituita all'inizio da un piccolo nucleo di insediamenti ai margini della Flaminia, in funzione dei traffici dei prodotti agricoli che la via consolare convogliava a Rimini.
Lo sviluppo costiero di Riccione risale al secolo scorso e una data fondamentale è rappresentata dal 1865, anno in cui - grazie soprattutto alla tenacia del parroco Carlo Tonini - venne aperta una stazione della linea ferroviaria Bologna - Ancona. La ragione principale, sostenne il sacerdote, era il fatto che a Riccione venivano per i bagni i bambini scrofolosi dell'Emilia e della vicina Romagna.
Gli inizi del turismo balneare sono legati alla costruzione degli "ospizi marini" nati in conseguenza alle concezioni idroterapiche sui benefici effetti del mare sul corpo umano e sulla validità delle terapie salsoiodiche.
Nel 1880 il conte Giacinto Martinelli disegnò quello che doveva essere considerato il primo "piano regolatore" della cittadina romagnola, impostandolo su una base ortogonale, con una scacchiera di viali alberati e lotti su cui sorsero villini nel verde, peculiarità che Riccione, nonostante le grandi trasformazioni, tuttora conserva.
Il Novecento
Alla fine del secolo scorso e all'inizio del presente, risalgono le attività benefiche di Maria Boorman Wheeler vedova del medico Giovanni Ceccarini, ala quale Riccione deve la costruzione dell'ospedale, di un giardino d'infanzia e del porto. Alla benemerita cittadina americana, è dedicata la principale via cittadina, da alcuni anni trasformata in prestigioso centro-città.
All'inizio del secolo, vennero costruiti i primi alberghi, le prime residenze estive destinate ad accogliere soprattutto le famiglie della borghesia emiliana e romagnola. L'anno 1922 segna una data importante per Riccione a seguito del raggiungimento di quell'autonomia comunale base del suo sviluppo. Risale tuttavia agli anni '30 l'autentico decollo della cittadina adriatica, favorita anche dalla celebrità internazionale che le derivò dalla scelta della famiglia Mussolini di trascorrervi le vacanze estive. Sino agli anni precedenti il secondo conflitto mondiale, la comune volontà degli organismi pubblici e dell'imprenditoria privata di difendere e potenziare il patrimonio arboreo e il verde della cittadina (donde la denominazione "perla verde dell'Adriatico"), costituiscono la più efficace forma di promozione dell'immagine di Riccione. Nel secondo dopoguerra, a partire dagli anni '50, Riccione è impegnata nel grandioso sforzo di adeguare le proprie strutture - soprattutto quelle ricettive - al turismo di massa.




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