Celestron 8", oltre la soglia del mito

 

 

Lo storico Celestron 8" arancione come appariva in un'inserzione pubblicitaria dell'epoca

 

La storia

 

La storia di questo fortunatissimo strumento si perde nei meandri della storia, ovvero gli anni 60 o giù di lì, da quando qualcuno in California pensò bene di progettare e costruire un telescopio rivoluzionario.

Quel “qualcuno” era A. Hale e lo strumento era lo Schmidt-Cassegrain, uno strumento mai visto prima.

Lo Schmidt-Cassegrain a differenza del Newton o del Cassegrain non è un riflettore puro per via della presenza di una lastra correttrice posta all’imboccatura dello schema ottico, proprio come negli strumenti originali di Bernhard Schmidt.

La lastra correttrice a curvatura complessa produce delle aberrazioni sferiche di segno algebricamente opposto a quelle prodotte dalle ottiche sferiche a riflessione utilizzate dal C8; pertanto le immagini risultanti sono sufficientemente corrette anche per usi astronomici impegnativi.

Il C8 era uno strumento da 203mm di diametro e 2 metri di focale ma nonostante ciò era lungo meno di mezzo metro, a vantaggio di una trasportabilità assolutamente fantascientifica per i tempi.

Aggiungiamo l’inedita montatura a forcella con moto orario incorporato, la testa equatoriale e un treppiede richiudibile.

Praticamente un concentrato di razionalità allo stato puro, un telescopio studiato ad hoc per essere trasportato col minimo impegno, nonostante un’apertura assolutamente di rilievo.

 

In Italia il Celestron 8 arrivò molto tardi, tant’è che la maggior parte dei C8 “circolanti” nel nostro Paese erano pezzi acquistati direttamente dagli USA; fu l’azienda milanese Prodotti Gianni a credere nelle grandi potenzialità di questo modello, al punto che ne iniziò l’importazione ufficiale per il mercato italiano verso la fine degli anni 70.

Curioso il fatto che ancora oggi l’importatore Celestron per l’Italia sia rimasto il medesimo (ha solo cambiato nome).

Da ricordare che il C8 in assoluto non costava affatto poco, si andava già oltre i 2 milioni di lire (erano il salario di 2 mesi all’epoca…) ma la lungimiranza e la concretezza che trasmetteva questo strumento era unica, come se fosse una sorta di investimento.

 

Tante luci e poche ombre

 

Il Celestron 8 conobbe il massimo splendore a cavallo degli anni 80, anni durante i quali nessuno strumento poteva competerci per universalità.

Certo, i rifrattori erano migliori per l’uso planetario, i Newton erano più stabili e luminosi nella fotografia a lunga posa ma il C 8 permetteva di “fare risultato” osservando qualsiasi oggetto mentre gli altri strumenti erano più mirati.

Come se non bastasse i lunghi acromatici di allora erano intrasportabili, così come i grossi Newton.

Ovvio che però qualche difettuccio doveva pure averlo; la montatura a forcella non era un mostro in quanto a robustezza, anche se credo sia il caso di spezzare una lancia a suo favore visto che spesso, fra fotocamere, contrappesi e strumenti di guida, la povera forcella veniva caricata come un bestia da soma! La qualità ottica non era costante, anche se i problemi erano spesso risolvibili e la messa a fuoco poteva presentare quel fastidioso inconveniente della deriva dell’immagine.

 

Un palmarés invidiabile

 

Ancora oggi a distanza di oltre 30 anni il Celestron 8 raccoglie la luce delle stelle per numerosi astrofili; sono pochi gli strumenti così longevi e nonostante tutto gode ancora di larghi consensi.

Il C8 arancione è ancora uno strumento valido e spesso capita di trovarne di perfettamente funzionanti; la razionalità del progetto, la semplicità della componentistica (i motori sincroni di una volta sono praticamente indistruttibili) ne hanno permesso la sopravvivenza nonostante gli anni (anzi, i decenni!).

Anche il C8 presentò le sue versioni dettate dall’evoluzione e dai cambiamenti del mercato, la prima fu la “Super” che presentava un moto orario rivisto e un cercatore maggiorato, nonché la possibilità del trattamento Starbright.

 

Poi arrivarono svariate versioni più o meno fortunate come la serie su montatura Vixen SP e le versioni imbottite di elettronica (Compustar e Powerstar), destinate però a svanire come una bolla di sapone.

Non ebbero molta fortuna neppure le seppur valide soluzioni basate su montature alla tedesca Vixen SP e GP.

 

Una versione di C8 su montatura Vixen Great Polaris

 

L’ultimo hurrah

 

L’arrivo di nuovi strumenti con montature sempre più prestanti sembrava condannare a morte l’esile e traballante forcella del C8 quando Celestron – come un fulmine a ciel sereno – presentò la serie “Ultima” che si avvaleva di una nuova forcella notevolmente irrobustita ed evoluta; racchiudeva infatti parecchie funzioni tra le quali la correzione dell’errore periodico e le velocità quarzate.

L’Ultima 8 restava così il migliore degli Schmidt-Cassegrain commerciali, perlomeno fino alla presentazione del Meade LX200, un telescopio rivoluzionario che cambiò il modo di concepire il puntamento degli astri.

 

     

Due "teste di serie"; l'Ultima 8 (a sinistra) e l'Ultima 2000 (a destra). Il primo fu il miglior C8 mai prodotto, anche il secondo fu un buon telescopio ma non riuscì a tenere testa all'aggressività tecnica e commerciale dei concorrenti Meade LX200

 

Una lotta fratricida

 

Il C8 era il più diffuso tra gli Schmidt-Cassegrain Celestron, ne esistevano infatti altri diametri: 125, 235, 280 e ben 355mm, il glorioso C14 che ancora oggi dice la sua in numerosi Osservatori di dilattanti.

Tuttavia all’inizio degli anni 80 la Celestron dovette guardasi da un altro costruttore americano, la Meade Instruments Corporation, che immise sul mercato modelli molto simili ai suoi.

Prima una joint-venture con la giapponese Vixen e poi l’immissione di nuovi modelli permisero a Celestron di arginare l’aggressività di questo scomodo concorrente che però nel giro di pochi anni era destinato a diventare il maggiore costruttore mondiale di telescopi amatoriali.

Celestron fu assorbita dalla giapponese Tasco che – dopo una pessima gestione durata diversi anni – ne causò il fallimento.

Oggi Celestron è ancora una realtà, nonostante un mercato che non perdona più nulla.

 

    

Il Classic 8 (a sinistra) fu il primo C8 di fascia economica che ricalcava in tutto e per tutto il suo (valido) antenato arancione. Il successivo Celestar 8 (a destra) fu l'estremo tentativo di commercializzare un C8 di fascia economica ma aveva palesi limiti meccanici.

 

Oggi

 

E’ curioso che il Celestron 8 o perlomeno la sua ottica, è ancora apprezzatissima da molti astrofili; il glorioso C8 arancione non esiste più, se proprio si vuole una forcella c’è il Nexstar GPS, altrimenti ci si può orientare verso un modello su montatura alla tedesca.

Salvo piccole modifiche, l’ottica è rimasta la stessa, una specie di immortale che si è divertito a mostrare le meraviglie del cielo a diverse generazioni!

 


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