Una
scuola a pezzi
16/01/03
- Storia di una elementare di Milano tra crolli di
soffitti, di cornicioni e il disinteresse delle
autorità. E ora? Si spera nel Gabibbo .
Fonte:
sito Web Scuola – 16 gennaio 2003
Intervista
ad Alessandra Di Marco,
vicaria scuola elementare di Via Vigevano (Milano)
Il
punto di vista del Comitato Genitori
Milano
e i Navigli
Forum
di discussione sulla sicurezza
Accade a Milano, in via Vigevano, ai
Navigli, in una zona della città ricca
di tradizioni storiche, di locali e angoli
suggestivi, meta di turisti, fotografi e amanti
della vita notturna. Accade in un quartiere in cui
un panino può costare 4 euro e 20 centesimi e gli
appartamenti sono venduti anche a sette milioni di
vecchie lire al metro quadro. Accade in un
contesto in cui le tradizionali case di ringhiera
sono circondate dagli studi degli architetti, dove
la vecchia Milano e la nuova città multiculturale
si sfiorano continuamente. Gli stilisti acquistano
fabbriche dismesse, mentre le lavandaie di
un tempo hanno lasciato il posto alle aspiranti modelle.
Accade che una scuola elementare,impegnata
nelle sfide della didattica di oggi e alle prese
con i problemi tipici delle realtà scolastiche
delle grandi città, sia costretta a misurarsi con
strutture fatiscenti che da molto tempo sono prive
di qualunque tipo di manutenzione.Le aule sono
bellissime, grazie ai cartelloni colorati
realizzati dai bambini, e testimoniano
l’esistenza di un’attività vivace e
proficua in classe. Basta, però, dare
un’occhiata agli intonaci o alle finestre per
tornare alla triste realtà di abbandono e degrado
della struttura.
In un’epoca di tagli al personale, è
già difficile far fronte alle questioni legate
all’integrazione degli studenti disabili e degli
stranieri, figuriamoci poi quando mancano gli
spazi e bisogna fare quattro rampe di
scale per trovare un laboratorio!
La palestra è oggetto di continue
infiltrazioni d’acqua, i corridoi si allagano
e i muri sono scrostati. In alcune aule
ci sono stati piccoli crolli dai
soffitti, iniziati in occasione di lavori di
ristrutturazione di una vicina casa di ringhiera.
Un tempo, prima che ogni metro quadro di terreno
si trasformasse in un parcheggio, nelle case di
ringhiera il centro pulsante della vita sociale
dei quartieri popolari era proprio il cortile. I
motti e le canzoni popolari tipiche di quel
contesto costituirono una fonte di ispirazione per
molti comici meneghini che avevano cominciato la
loro carriera proprio nelle osterie dei Navigli.
Oggi la musica è cambiata e a farne le spese sono
purtroppo i bambini: il cortile interno
dell’Istituto è impraticabile, cadono i
cornicioni.
E il Comune cosa fa? Rinvia l’inizio
dei lavori previsti, comunica che non ci sono più
i fondi necessari stanziati in precedenza. Soldi
che non si sa a cosa siano stati destinati.
I genitori e la dirigente hanno sollecitato una
soluzione, ma nulla è cambiato. Non è
stato previsto alcun intervento, neppure per tamponare
le situazioni più urgenti.
Potete leggere il resto della storia nel resoconto del
Presidente del Comitato genitori. Ma c’è
qualcosa che ci ha colpito quando siamo stati a
visitare l’edificio, situato a poche centinaia
di metri dal luogo di lavoro di una parte della
redazione di Webscuola. Alcuni uffici
dell’Amministrazione comunale si trovano,
paradossalmente, proprio nella stessa
struttura della scuola: possibile che
nessuno si sia reso conto della gravità della
situazione in cui versa lo stabile?
Quella che vi raccontiamo in queste
pagine non è una storia nostalgica, dedicata ad
un angolo ormai scomparso della vecchia Milano, ma
il resoconto di una situazione attualissima. I
protagonisti sono dei bambini che hanno diritto di
studiare in una struttura sicura, degna di una
città europea. Dopo quanto è accaduto in Molise,
non si può più aspettare e non esiste
scusa che tenga per non intervenire.
E il Ministro, che ha fatto della
sperimentazione nelle scuole elementari uno dei
suoi cavalli di battaglia, venga a vedere le
condizioni in cui studiano i bambini della sua
città. Perché, a volte, nella scuola delle tre
ormai celebri 3 I ne emerge,
drammaticamente, una quarta: l’Incuria.
E così si mette a repentaglio la
sicurezza dei bambini e si penalizza qualunque
tentativo di fare scuola. Anche quando, ed è il
caso degli allievi, dei genitori e di quanti
lavorano in Via Vigevano, si fa tutto il possibile
per migliorare la situazione.
Matteo
Ganino
Intervista
ad Alessandra Di Marco, vicaria della scuola via
Vigevano
16/01/03
Perché si è arrivati a
questa situazione di degrado della struttura?
Perché i soldi in un primo
tempo stanziati per il 2002 sono stati poi
destinati ad altro, ma non sappiamo per cosa.
Probabilmente per qualcosa che l’Amministrazione
comunale ha ritenuto più importante.
Avete avuto contatti con i
tecnici del comune?
Io segnalo l’accaduto al geometra del comune che
fa da referente.
Ad aprile dell’anno scorso architetti e geometri
sono stati qui tre ore, con tanto di planimetrie,
per individuare vie di fuga e porte antincendio.
Alla fine, però, le planimetrie sono rimaste
chiuse negli armadi
Tempi di esecuzione?
I soldi sono stati individuati nel 2002, i lavori
dovevano partire con l’inizio dell’anno
scolastico 2002-2003, ma ai primi di settembre il
Dirigente scolastico riceve la comunicazione che i
soldi non ci sono.
Com’è strutturato il plesso?
Ci sono 3 scuole elementari e una media. Gli altri
edifici, anche grazie ai recenti lavori di
ristrutturazione nella sede di via Brunacci, sono
in buone condizioni.
Ma vi hanno rilasciato
l’agibilità?
Il geometra del Comune ha dichiarato che nessuno
darà l’agibilità perché nessuno può
assicurare che i cornicioni non cadranno più.
Finora si è trattato di piccoli crolli…ma
se succede qualcosa di peggio?
E le vie di fuga?
Il problema è che condividiamo il cortile con una
scuola materna. L’area è adibita a parcheggio e
bisogna farsi largo tra le auto. Ora per fortuna,
dopo l’interessamento della stampa, la
situazione è un po’ migliorata.
E come fate con i disabili?
Qui c’è anche un problema di personale. Serve
qualcuno in grado di trasportare bambini che
pesano anche più di 40 kg per quattro rampe di
scale.
Quando abbiamo fatto a sorpresa la simulazione di
un’emergenza siamo dovuti ricorrere al
montascale, un’operazione da non fare in caso di
incendio o terremoto. Garantisco, a scanso di
equivoci, che in caso di emergenza faremo
uscire dalla scuola questi bambini, anche a costo
di prenderceli sulle spalle o di trascinarli giù
dalle scale! Però non è certo questo il modo di
affrontare il tema della sicurezza nella scuola!
Quali problemi riscontrate
invece nell’attività didattica di tutti i
giorni?
I disabili non possono accedere ai laboratorio ai
piani superiori, situati in un’ala
dell’edificio priva di montascala. Con gli
ultimi tagli agli insegnanti di sostegno la
situazione si è ulteriormente complicata.
Inoltre, durante le pause i bambini devono restare
nei corridoio perché il cortile non è agibile e
c’è il rischio che cadano i cornicioni
Allora perché
continuate a tenere aperta la scuola?
La decisione di chiuderla non spetta a noi. Noi
segnaliamo i problemi agli uffici competenti,
purtroppo senza ricevere risposte.
Inoltre dobbiamo garantire il servizio, quello
all’istruzione è un diritto fondamentale
dei bambini e delle loro famiglie. Non solo, ma ci
sono anche le nuove iscrizioni e gli incontri per
presentare la scuola ai genitori delle future
classi prime. Denunciando la gravità della
situazione ci siamo fatti una pubblicità negativa
e con meno iscrizioni qualche collega
inevitabilmente perderà il posto.
La vostra scuola ha attivato anche progetti
Sì, diciamo che ci diamo da fare! L’elenco
sarebbe lungo. C’è il progetto Scuola-natura,
spesso attivato grazie al “volontariato” dei
docenti o progetti di educazione all’immagine,
come quello denominato “Scuola al
cinema”. Attiviamo anche percorsi di lettura in
collaborazione con le biblioteche, ci rivolgiamo
alle famiglie con il progetto Genitori oggi. Siamo
coinvolti sul versante della prevenzione del
disagio giovanile, con iniziative sui temi del
bullismo, dei maltrattamenti e degli abusi
sessuali sui minori. Le nostre classi sono
impegnate anche nel campo della cooperazione
internazionale: penso al Progetto Pigotta con l’Unicef
e le iniziative dell’ Amref a favore delle
scuole in Africa.
Parliamo dei progetti
interculturali, gli studenti stranieri sono ormai
una realtà rilevante nell’area milanese...
Abbiamo un’aula per la multicultura e svolgiamo
una serie di attività mirate esigenze di questi
bambini di diverse nazionalità. Nel plesso gli
stranieri sono circa il 30%. Con i tagli di
organico sono proprio questi progetti a
soffrirne maggiormente.
Inoltre, ormai si considerano stranieri solo
gli allievi appena arrivati, trascurando i
problemi di integrazione di coloro che sono in
Italia da un po’ più tempo, i progetti
interculturali. Per ragioni economiche c’è
stato un taglio di personale, tuttavia viste le
difficoltà, il collegio docenti ha disposto che
una collega abbia un parziale distaccamento
dalla classe per 8 ore e svolga le restanti in
classe. In conclusione per garantire il servizio
si fanno delle ore in più, gratis.
Come si lavora in un plesso
con più sedi?
Non c’è il fax e non siamo autorizzati a
chiamare cellulari dal telefono della scuola. Il
personale non docente si fa carico di
recapitare le comunicazioni e i documenti tra una
sede e l’altra a piedi o pagando di tasca
propria il biglietto del tram.
Quali iniziative avete intrapreso?
Ci siamo mossi segnalando la situazione alle
autorità competenti, invitando assessori e
tecnici. Abbiamo lavorato in stretta
collaborazione con il Comitato Genitori e abbiamo
denunciato la situazione agli organi di
informazione, anche a rischio di farci una
pubblicità negativa, e abbiamo fatto una
manifestazione. Adesso stiamo contattando Striscia
la notizia…
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