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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

 

Riforma: parola alla UIL

Web Scuola - 10 aprile 2003

10/04/03 - Cominciamo il giro di pareri dei sindacati sulla riforma con una intervista al Dott. Massimo di Menna della Segreteria Nazionale UIL Scuola

Nel tentativo di dare un quadro di opinioni il più ampio possibile, Webscuola da questa settimana rivolge l’attenzione ai sindacati, proponendo alcune interviste, gentilmente concesse alla nostra redazione dalle varie segreterie nazionali. Abbiamo pensato di proporre le stesse domande così da poter avere un quadro sinottico delle varie opinioni.

Iniziamo con il Dott. Massimo di Menna della Segreteria Nazionale UIL Scuola.

Cosa pensate della riforma?

Noi, come Uil, l’avremmo voluta diversa, poiché a nostro parere occorreva intervenire sulla scuola secondaria di secondo grado, realizzando un post secondario e qualche elemento di modernizzazione nella scuola di base.

Quali sono i punti di maggior criticità?

Innanzi tutto la separazione tra istruzione e formazione, poi l’anticipo della scuola dell’infanzia e il fatto che è collegata alle condizioni che i comuni devono realizzare: in questo senso, c’è molta incertezza.

Quali sono le novità più interessanti presenti nella delega?

Il rafforzamento dell’autonomia scolastica, la formazione iniziale degli insegnanti, il fatto che si muove nell’ambito della costituzione modificata, che mantiene il carattere nazionale dell’istruzione, e poi la prefigurazione di un sistema di valutazione, ancora tutto da definire, ma che è una delle esigenze della scuola dell’autonomia.

Cosa pensate della manifestazione dell’11 aprile indetta dalla CGIL?

Eravamo d'accordo sulla necessità di un impegno per rafforzare la scuola pubblica e il carattere nazionale dell’istruzione, tant’è vero che avevamo sottoposto una proposta, condivisa dagli altri sindacati, che assume un‘iniziativa congiunta tra CGIL, CiSl , Uil e Snals.
La CGIL ha deciso un’iniziativa per proprio conto: attendiamo quindi la sua realizzazione, anche se non condividiamo la particolarità che sia di una sola sigla sindacale.

Le critiche che voi fate sono condivise dagli altri sindacati? Fino a che punto intendete portare avanti delle rivendicazioni unitarie?

Nelle critiche c’è un’articolazione di posizioni: su alcune si conviene, su altre meno. L’iniziativa unitaria sarebbe molto importante, in sede di confronto con il governo e col Ministro Moratti, per la definizione dei decreti attuativi: la riforma, infatti, è una legge che dà un impianto generale del sistema dell'istruzione.  Il tempo scuola, le ore di insegnamento e le risorse finanziarie sono questioni che attengono ai decreti attuativi e, poiché il Ministro Moratti si è impegnato ad avere un confronto con i sindacati, noi lavoreremo perché in sede di quel confronto la posizione dei sindacati, in quanto rappresentanti degli insegnanti, sia la più coesa possibile.

Intendete collaborare con le associazioni dei docenti? Alcune, vedi l’Apef, hanno espresso molte riserve sull’azione dei sindacati all’interno della scuola.

Noi abbiamo già una serie di confronti avviati con molte associazioni professionali. Chiaramente è diverso il ruolo dell’associazionismo professionale da quello del sindacato: gli elementi specifici della didattica, delle metodologie, del riconoscimento professionale, della definizione di un nuovo profilo sono elementi che si riferiscono maggiormente all'associazione professionale. L’organizzazione del lavoro, la contrattazione sul tempo scuola, l’orario, le retribuzioni, le carriere sono aspetti che attengono alla contrattazione sindacale. Quindi, nel rispetto dei ruoli, ci può essere una sinergia positiva.
Rispetto alle critiche rivolte al sindacato, penso che occorra evitare i luoghi comuni, poiché si leggono critiche di principio e fondamentalmente ideologiche. Sarebbe meglio quindi avere un confronto di merito, liberandosi dai pregiudizi.

Cosa pensate dell’istituzione di un nuovo stato giuridico per i docenti?

Se c’è l’esigenza, come pare ci sia, di modernizzare e modificare il rapporto di lavoro, la sede adatta per farlo è la contrattazione. La nostra contrarietà sta nel fatto che questo intervento sia previsto unilateralmente con un intervento legislativo, perché ciò significherebbe, in sostanza, demandare la decisione al datore di lavoro.

Qual è la vostra posizione rispetto alle novità riguardanti la formazione e il reclutamento dei docenti?

L’impianto che è presente nella legge ci trova consenzienti. E’ l’impianto che, come UIL, avevamo precedentemente prefigurato e proposto. Il punto interrogativo e di maggior preoccupazione riguarda però il modo di governare la fase transitoria. Oggi c’è un sistema di reclutamento che è completamente diverso, ci sono tanti giovani, vincitori di concorso, che non sono stati nominati, graduatorie degli abilitati presso le SSIS e graduatorie dei precari con molti anni di servizio. Pensare all’attuazione del nuovo sistema di reclutamento, cassando completamente le molte persone ora vicine alla nomina, sarebbe un errore. Quindi, occorre molta attenzione alla fase transitoria, per arrivare poi al nuovo modello.

Nella "guerra tra poveri" dei precari molti sindacati sono accusati di non aver mediato tra i diritti di tutti gli insegnanti, che includono gli studenti delle SSIS, fornendo in molti casi assistenza legale a coloro che volevano fare ricorso contro gli abilitati SSIS. Come valutate queste affermazioni? Come pensate di ricomporre questa frattura?

Riteniamo che ciò non sia vero: non solo la UIL ma anche gli altri sindacati, hanno raggiunto un'intesa con il ministero per l’attuazione della legge che prevede un riconoscimento specifico all’abilitazione ottenuta tramite le SSIS. E’ stato il Ministero che, nonostante avesse preso questo accordo, ha introdotto la modifica aumentando il punteggio aggiuntivo, sommando punteggio e servizio, creando così una sorta di "attività" per ottenere più punti. Sia il Tar che il Consiglio di Stato hanno poi confermato questa illegittimità della posizione del Ministero. Ora è diventato tutto più difficile perché si sono formate tante aspettative. Noi stiamo lavorando per trovare delle soluzioni affinché si raggiunga un equilibrio tra chi ha maturato anni di servizio e chi ha conseguito l’abilitazione presso le SSIS.

Rispetto agli organici, il sottosegretario Aprea ha recentemente dichiarato a Webscuola che in Italia "sono sovradimensionati secondo tutte le statistiche e parametri comparativi internazionali", e che l'equazione "più docenti = più qualità" nell'insegnamento non è valida.
Il sottosegretario invita anche a ripensare all'uso sin qui fatto delle risorse, quasi totalmente impiegate in personale. La vostra azione di protesta è incentrata proprio sui tagli al personale: cosa rispondete a queste affermazioni?

Il dato del numero degli insegnanti rispetto al numero degli studenti è incontrovertibile. L’Italia è il paese che ha i più alti “tempo scuola”  rispetto agli altri paesi europei, quindi è evidente che se in Italia i ragazzi frequentano la scuola per tredici anni e in molti altri Paesi solo per dodici, da noi occorre un numero maggiore di insegnanti per l’anno in più.
La nostra proposta era strutturare un sistema scolastico articolato nei dodici anni per adeguarci all’Europa.
Bisogna tener presente, poi, che in Italia c’è un numero più elevato di insegnanti di sostegno rispetto agli altri paesi europei. Questo è un aspetto positivo, ma che comporta comunque un numero maggiore di insegnanti.
E' evidente, dunque, che occorre tener presente diversi parametri, perché non si può pensare di ridurre il numero degli insegnanti mantenendo lo stesso “tempo scuola”.
Rispetto al costo e alla spesa che va tutta sul personale, ciò è determinato dalla scarsità di risorse. L’Italia è il paese che spende di meno per il sistema di istruzione rispetto al PIL. Nonostante il 92% di spesa dell’istruzione venga destinato ai costi del personale scolastico, siamo in presenza di stipendi molto bassi. Un insegnante di  scuola media con 20 anni di anzianità guadagna circa 2.600.000/2.700.000 di vecchie lire. Questo è un dato che, confrontato con stipendi di altri paesi, risulta essere tra i più bassi d’Europa. Pensare di risolvere i problemi basandosi solo sui dati statistici, rischia di non risolvere i problemi, ma di aggravarli.

Quali conseguenze avrà la riforma sul personale ATA?

Sul personale ATA riteniamo che si debba attuare un forte processo di modernizzazione e di riconoscimento, come richiesto dall’autonomia.
Per prima cosa occorre rafforzare la struttura amministrativa. Con il passaggio delle competenze dagli ex-provveditorati alle scuole, tutta l’unità amministrativa deve essere organizzata e gestita al meglio, attraverso l’istituzione di figure intermedie al direttore amministrativo con specifiche competenze e responsabilità.
Con l’introduzione dell’informatizzazione in ogni scuola bisogna creare un’unità di supporto tecnico, con figure professionali formate preventivamente.
Va poi modificata la struttura dei collaboratori scolastici, gli ausiliari e i bidelli. Tutto il lavoro di pulizia, ad esempio, può essere dato in appalto all’esterno, in modo da riqualificare le figure dei collaboratori scolastici affinchè rispondano alla richiesta di un supporto effettivo alle attività della scuola.

Una didattica innovativa ha bisogno di strutture e di spazi sicuri. Un rapporto della UIL ha denunciato mesi fa il preoccupante stato di abbandono dell'edilizia scolastica. State seguendo le evoluzioni della situazione? Dal terremoto nel Molise ad oggi è cambiato qualcosa?

Sicuramente ci sono stati maggiori controlli, ma riteniamo ci siano ancora pochi gli sforzi rivolti alla programmazione degli interventi. La legge prevede che il Ministro dell’Istruzione istituisca l’anagrafe dell’edilizia scolastica, in modo da poter indirizzare gli investimenti, e quindi gli Enti Locali, a interventi finalizzati, che alle volte sono semplici interventi di manutenzione.
Purtroppo, ad oggi gli elementi di cui si dispone non sono incoraggianti: sta al governo predisporre questa anagrafe come punto di partenza.

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