I
presidi nell´era dell´autonomia "Il futuro
è nella competitività"
I COMMENTI
Parlano i capi d´istituto: bisogna offrire
qualcosa in più degli altri
La
Repubblica – Edizione di Bari - 10 gennaio 2003
Una
professoressa del Salvemini ammette "È
importante sapersi vendere anche se questo termine
non mi garba un granché..."
Al Fermi poco spazio alla sperimentazione "No
alle prove sulla pelle dei ragazzi"
Il Socrate sarà attento ai beni culturali "L´Italia
è una miniera davvero inesauribile"
ANTONIO MASSARI
La scuola ai tempi dell´autonomia: «Siamo in
periferia, dobbiamo cercare di offrire qualcosa in
più degli altri istituti». Una riflessione
semplice, quella di Saverio Meledandri, preside
del liceo scientifico Salvemini, che spiega bene
quanto sia cambiata negli ultimi anni la logica
della programmazione scolastica. Ottocento alunni
e sede periferica, nel quartiere Japigia, il liceo
scientifico Salvemini punta sulla sperimentazione
e su una miriade di sussidi multimediali: «Il
nostro laboratorio linguistico dispone di ben
diciotto computer collegati in rete - aggiunge
Concetta De Flammineis, docente di matematica -
inoltre, per i laboratori di informatica, i nostri
alunni hanno a disposizione più di trenta
computer».
E non finisce qui, sottolinea la professoressa De
Flammineis: ben 1200 videocassette, molte delle
quali in lingua originale per imparare meglio,
campeggiano nei laboratori audiovisivi. E poi
cuffie collegate in rete con gli insegnanti, per
avere l´opportunità di lezioni singole.
«È il secondo anno che il Salvemini apre le
porte a genitori e alunni per mostrare le proprie
strutture e i propri metodi d´insegnamento -
continua la professoressa De Flammineis - certo,
è importante sapersi 'vendere´, anche se usare
questo termine non ci piace ma è chiaro che, come
dire, dobbiamo saper dare una buona immagine».
Precisa e veritiera, naturalmente, perché con la
vita scolastica degli studenti non si scherza. «In
ogni scuola ci sono delle pecche, è naturale e
sarebbe inutile nasconderlo - conclude la
professoressa - ma ognuno, naturalmente, è
portato a mostrare il lato migliore di sé».
Il
rischio, però, è che si perdano di vista le
caratteristiche principali, quelle che Alfonso
Minichelli, vicepreside del liceo scientifico
Fermi, definisce "la scuola di base".
«Bisogna ammettere - dice il vicepreside
Minichelli - che, con l´autonomia della scuola e
le offerte formative, l´attenzione dei genitori
rischia di spostarsi. La scuola, in questo senso,
sta davvero cambiando. Il nostro liceo punta
comunque alla tradizione, non diamo molto spazio
alla sperimentazione. Non mi sembra che il
bilinguismo, per esempio, abbia avuto una grande
ricaduta sugli alunni. Credo che a livello
nazionale la sperimentazione non abbia dato i
risultati sperati e, a voler essere sinceri, non
mi sembra neppure corretto provare tutto ciò
sulla pelle dei nostri alunni».
Tradizionale anche l´offerta formativa del liceo
classico Socrate, che riserva un occhio
particolare a chi desidera in futuro occuparsi dei
beni culturali: «Non occorre sottolineare come l´Italia,
sotto questo aspetto, sia una miniera dalla
ricchezza inesauribile. Siamo stimolati a
preparare la strada chi voglia occuparsi dei beni
culturali» spiega la preside Rachele Tateo.
Per il preside del liceo scientifico Scacchi,
Michele Stellacci, l´attenzione deve invece
restare puntata sulla cultura: «Da anni ormai
puntiamo ai progressi culturali del nostro liceo
che, per definizione, deve restare una scuola di
grande cultura. Abbiamo a disposizione un
laboratorio storico: i diciottomila volumi della
nostra grande biblioteca che, lo ricordo, è
sempre a disposizione di tutti i nostri alunni.
Infine, credo che sia necessario e importantissimo
potenziare il raccordo con le università: la
saldatura con gli studi universitari deve
crescere, diventare maggiore di anno in anno».
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