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Sito telematico dedicato all'informazione, al confronto, al dibattito sui problemi connessi con il primo CONTRATTO DEI DIRIGENTI SCOLASTICI – a cura del D.S. Paolo Quintavalla  in servizio presso la Direzione Didattica 3° Circolo di Parma - In Rete dal maggio 2000 –

 

 

 

 

 

 

Replica ad una risposta stizzita

 

Fonte: sito web ANP – 25 giugno 2003

A seguito della lettera aperta dell'11 giugno sul CCNL scuola, indirizzata a ministri, parlamentari e partiti, si è registrata - venerdì scorso - una risposta da parte del segretario generale della CISL Scuola, alla quale riteniamo necessario replicare.

 

(dal sito della CISL Scuola del 20 giugno 2003)

Una doverosa risposta
Interpreti veri delle esigenze della scuola e dei suoi lavoratori
20-06-2003

Riteniamo utile e doveroso prendere posizione di fronte all'inaudito messaggio pubblicato, sotto forma di lettera aperta, da parte delle associazioni Anp-Diesse-Apef-Anvi-Addoc.

Già il titolo “Il nuovo contratto firmato da CGIL, CISL, UIL e SNALS mortifica i docenti” è apparso paradossale.

Abbiamo avuto la opportunità, scorrendo il testo, di costatare gli artifici e i sofismi con cui si è voluto sostenere una simile affermazione.

I vari passaggi inneggianti alla valorizzazione della professionalità (funzioni più complesse e di carriera), ad una leadership diffusa, alla formazione e allo sviluppo delle alte professionalità, portano a considerazioni che nulla hanno a che vedere con quanto saggiamente e con grande fatica i sindacati scuola CGIL, CISL, UIL e SNALS sono riusciti a far mettere nel testo della pre-intesa di contratto.

Questa ossessiva rivendicazione delle associazioni firmatarie della lettera di istituti normativi e contrattuali coerenti con l’atto di indirizzo del Governo, non tiene conto (ma che importa?) che le risorse messe a disposizione, relativamente poche, sono state sufficienti a coprire l’inflazione e con i risparmi dell’Amministrazione si è potuto legittimamente e opportunamente aggiungere un qualcosa alla RPD - la retribuzione professionale del docente - ben sapendo che l'obiettivo, per noi irrinunciabile, di equiparazione agli stipendi europei non poteva essere raggiunto.

Perciò pensiamo che un obiettivo primario, a queste condizioni, debba essere il riconoscimento, per tutti i docenti, di una valorizzazione del loro ruolo e che, solo dopo aver garantito a tutti uno status economico dignitoso, sia possibile l’avvio di meccanismi di carriera in presenza di adeguate risorse: questo è l’impegno che è stato sottoscritto con l’art. 22, dove è prevista una commissione di studio "che elabori le soluzioni possibili, definendone i costi tendenziali, per istituire già nel prossimo biennio contrattuale, qualora sussistano le relative risorse, meccanismo di carriera professionale per i docenti".

Ma quel che può sorprendere il lettore, non certamente noi che conosciamo l’ispirazione dei firmatari, è l’insistenza sul tema della leadership con l’assillo di volere a tutti i costi potenziare alcune figure monocratiche eliminando le relazioni sindacali. Troppo bello!

E’ assente in questa visione l’impianto solidale, cooperativo della scuola dell’autonomia. E’ assente la cultura della collegialità e la si sostituisce con un impianto di gerarchizzazione della professione docente.

La domanda che nasce spontanea: nell’immediato quali sono i criteri valutativi oggettivi che possono testare un particolare riconoscimento di carriera? Forse quello propostoci di un rapporto stretto tra insegnamento e apprendimento? Non ci sembra cosa seria.

L’impegno deve essere assunto nella consapevolezza che le soluzioni da ricercare siano idonee al fine di introdurre meccanismi di carriera.

Altro punto, che sembra semplicemente un richiamo per le allodole, è quell’evocare un presunto scippo da parte dei firmatari della pre-intesa delle risorse da attribuire ai vicari, ignorando volutamente che questi sono scomparsi con la dirigenza attribuita ai capi di istituto, né era ed è pensabile l'introduzione immediata della figura di un vice dirigente, tutta da valutare per lo specifico della scuola.

La scuola, peraltro, continua a disporre di risorse da impiegare per il lavoro dei collaboratori del dirigente da lui scelti.

Nella visione distorta dei sottoscrittori della lettera c'è un riferimento alla presunta mortificazione del ruolo del dirigente con la riconferma della contrattazione di istituto e quindi delle competenze delle RSU.

Occorrerebbe saper guardare oltre il proprio naso e rendersi conto che in una comunità complessa come la scuola non è possibile immaginare che l’utilizzazione delle risorse umane ed economiche siano di esclusiva competenza del dirigente. A questi è riservato uno spazio notevole che consiste in un’azione di indirizzo, di guida, di valorizzazione dell’offerta formativa, di oculata gestione dell’organizzazione, di un intelligente e promettente rapporto con le istituzioni locali e di un sapiente intreccio di relazioni nella scuola e fuori di essa.

Quello che soprattutto denota la rozzezza degli scriventi ,a nome e per conto delle loro associazioni, è laddove si afferma che “si sono volute consegnare le scuole e la dignità professionale di docenti e dirigenti a una minoranza sindacalizzata (!?!), in perfetto stile iugoslavo". Forse si dimentica che ad esempio le RSU sono elette dall’intero corpo dei lavoratori della scuola.

Lasciamo ai lettori, ai tanti insegnanti il giudizio di merito su queste strumentali affermazioni.

A questi assertori dell’autonomia e delle riforme a senso unico sfugge un piccolo particolare: la scuola dell’autonomia non è patrimonio esclusivo di pochi e parole come partecipazione, corresponsabilità, diritto alla rappresentanza sono del tutto assenti nel loro lessico.

Con quale diritto, ma sarebbe più giusto dire: con quale pudore, si definiscono "minoranza sindacalizzata" le RSU di scuola elette nelle liste di CGIL CISL UIL Scuola e Snals/Confsal che, in base all'ultima rilevazione in materia di rappresentatività associano complessivamente quasi l’85% del personale scolastico sindacalizzato (Fonte ARAN) e corrispondono, in termini di iscrizioni ad oltre 500.000 lavoratori su circa un milione di addetti?

Siamo oggi in presenza di neo aggregazioni di recentissima comparsa nel panorama associativo, che nulla hanno a che vedere con l'altra e prestigiosa esperienza delle Associazioni Professionali "storiche" che hanno sempre affrontato le variegate e complesse problematiche professionali con grande rigore critico e con autentica autonomia culturale, mai disconoscendo il ruolo e la funzione delle organizzazioni sindacali anche nei momenti di più vivace e articolato rapporto di interlocuzione.

Ed è la prima volta che soggetti che si ritengono in qualche modo rappresentativi degli interessi del personale docente chiedono che sia la legge a definire il destino giuridico, normativo e professionale della categoria, delegittimando il dialogo e la partecipazione "dal basso", autentico ed insopprimibile humus della democrazia, e delle stesse libertà civili riconoscibili al corpo professionale dei docenti, in aggiunta alla libertà d'insegnamento, costituzionalmente garantita, patrimonio prezioso ed irrinunciabile del nostro sistema scolastico. E di ciò tengano doverosamente conto Governo e Parlamento, destinatari dell'incauta missiva!

E non ci stupisce più di tanto che questa stessa richiesta venga sostenuta anche dall'ANP, sindacato che si dichiara maggiormente rappresentativo dei dirigenti scolastici (dei quali, tuttavia CGIL CISL UIL e SNALS detengono la maggioranza assoluta di Iscritti), ritenendo che solo uno stato giuridico imposto ai docenti autoritativamente dalla legge possa costituire uno strumento necessario per "una positiva e compiuta realizzazione" di qualsiasi processo riformatore.

Dissentiamo radicalmente da questa posizione.

Per noi, condizione essenziale e ineludibile di attuazione di qualsiasi riforma risiede prima di tutto nel livello di coinvolgimento, partecipazione e condivisione di coloro che ne sono i veri e diretti protagonisti, unitamente all'azione di promozione e coordinamento del Dirigente Scolastico, la cui autorevolezza non può nascere per mero effetto di un decreto, bensì dal prestigio culturale, istituzionale e professionale con il quale interpreta il suo ruolo.

Non è casuale la circostanza che mentre l'attuale maggioranza parlamentare che sostiene il Governo rispolvera il progetto minaccioso di definire legislativamente lo stato giuridico dei docenti, proposto ma poi accantonato nel corso della discussione della legge "Moratti", circolino belati, la cui supponenza è inversamente proporzionale al tasso di rappresentatività, per sostenere le ragioni del "padrone", e del tutto incuranti del sentire della stragrande maggioranza della Categoria.

Ne ricaviamo un giudizio finale.

La forza di sindacati sicuramente rappresentativi, che contano adesioni massicce fra i lavoratori della scuola, è una garanzia per la scuola del nostro Paese.

Agli isolati cantori rivolti alla luna lasciamo tutto lo spazio per improponibili vaniloqui.


Il Segretario Generale della Cisl Scuola: Daniela Colturani

Replica ad una risposta stizzita 

Dal segretario generale della CISL Scuola riceviamo una risposta non richiesta alla quale però oggi, dato il tenore, non possiamo esimerci dal replicare.

Dal sindacato maggioritario del comparto scuola ci saremmo attesi, anziché insulti ed attacchi scomposti (“inaudito messaggio”, “rozzezza”, “belati”, “vaniloqui”) tesi argomentate, anziché pregiudiziali (no al “progetto minaccioso di definire legislativamente lo stato giuridico dei docenti”) proposte motivate, anziché valutazioni generiche a sostegno delle proprie posizioni (“collegialità” contro “gerarchizzazione”) fatti e dati verificabili, anziché arroganza e supponenza (ostentazione del monopolio della rappresentanza categoriale) disponibilità al confronto delle idee tra diversi. Non ci è stato invece esplicitato perché si oppone all’area di contrattazione separata per i docenti, al riconoscimento delle loro professionalità attraverso la costruzione di un percorso di carriera, allo sviluppo della funzione dirigenziale nella scuola in coerenza con la riforma dell’autonomia.

Per parte nostra non è in discussione il ruolo del sindacato, la cui azione è essenziale in un paese democratico, ma la necessità di ricondurlo alla sua funzione di organizzazione volta alla tutela degli interessi categoriali.

Con la  lettera aperta ai Ministri dell’Istruzione,  della Funzione pubblica, ai Parlamentari delle VII Commissioni ed ai responsabili degli uffici scuola dei partiti, abbiamo chiesto conto della firma di un contratto nazionale della scuola che non contiene nulla di innovativo e disapplica le direttive dello stesso Governo per attuare le riforme in atto; ma abbiamo anche - indirettamente - toccato le corde di chi ritiene che la libertà di opinione sia appannaggio solo di chi è sostenuto dalle regole formali poste a difesa del vigente sistema di relazioni sindacali. Per tutti gli altri - legittimamente portatori di rappresentanza categoriale, ancorché non rappresentativi secondo norma - il silenzio è (o dovrebbe essere) d’obbligo, con buona pace del pensiero laico e della democrazia. Questa pretesa, che riflette un concetto evidentemente ben radicato in alcuni, si è illegittimamente insediata anche nel contratto in questione: la disposizione di cui all’art. 8, comma 12 - che non ha commento per la sua enormità - impedisce addirittura che le organizzazioni non firmatarie del contratto stesso possano tenere assemblee nelle scuole, anche al di fuori dell’orario di servizio. Come a dire: la scuola ai sindacati (solo quelli rappresentativi) e non agli insegnanti.

Noi, invece, siamo d’accordo con Voltaire quando afferma: “non condivido quello che dici ma mi batterò fino alla morte perché tu possa dirlo”; e non ci disturba qualche piccola riflessione sulla rappresentatività (sindacale, non delle idee, s’intende) in rapporto alla rappresentanza.

Ci risulta, infatti, che il numero di deleghe sottoscritte in favore dei sindacati firmatari dell’ultimo contratto sia 377.722  (dati ARAN per l'anno 2000) su 941.477 addetti nell'a.s. 2001/02 (dati MIUR). Chiunque è in grado di valutare che l’85% di rappresentatività di cui si gloria il segretario della CISL corrisponde pertanto appena al 40% dell’intero personale della scuola; e allora bisognerà chiedersi come mai il tasso di sindacalizzazione nella scuola sia tra i più bassi in Italia e come mai tutto il sindacalismo rappresentativo scolastico non rappresenti neppure la metà del personale in servizio.

Entrando nel merito, il segretario della CISL attribuisce il mancato rispetto degli atti di indirizzo relativi al riconoscimento della professionalità docente alla mancanza di risorse disponibili. In questo c’è del vero, ma è storia vecchia e non può diventare un alibi. E perché, allora, non ribaltare la richiesta, incalzando il Governo proprio sul tema delle riforme che sta attuando ed evidenziandone semmai le contraddizioni? Certamente sarebbe una strategia più efficace per ottenere risorse a supporto di una nuova organizzazione del lavoro dei docenti coerente con l’autonomia delle istituzioni scolastiche. Invece si continua ignorare sia quanto avviene nel resto d’Europa, dove l’autonomia è a regime da molti più anni, sia il dibattito in corso, anch’esso europeo, sulla funzione docente, confondendo impropriamente la collegialità sindacale con la responsabilità e i ruoli professionali, ed esorcizzando il problema delle nuove funzioni con l’ideologico ed improprio concetto della gerarchizzazione.

Del resto come si può ragionevolmente sostenere che la revisione dello stato giuridico per legge sia stata opportuna esclusivamente per i dirigenti scolastici e i direttori dei servizi amministrativi mentre per i soli docenti debba essere ricondotta al contratto? Sostenere questo vuol dire anteporre alle finalità educative della scuola il suo funzionamento gestionale e amministrativo. Una legge sullo Stato giuridico dei docenti restituirebbe appunto al Parlamento l'onere di assumersi le proprie responsabilità per spianare la strada alle riforme, ai sindacati quello di operare al meglio nelle materie che  sono istituzionalmente loro proprie.

Stupisce che sia proprio un sindacato a definire “minaccioso” un progetto di legge del Parlamento tanto più necessario in quanto l’attuale corpus normativo ha trent’anni di vita e nel frattempo la struttura e gli assetti della scuola sono radicalmente cambiati.  Non ci pare che trent’anni fa alcuno abbia usato questo termine. E francamente non ci saremmo aspettati di dover ancora ricordare in questa sede che in democrazia il Parlamento non è una minaccia per nessuno ma l’espressione diretta delle scelte  democratiche dei cittadini.

Quanto allo specchietto, quello sì “per le allodole”, della citata periodica Commissione post contrattuale, anche i sassi ne conoscono i risultati ottenuti, ogni volta che è stata istituita.

Eloquente, poi, il silenzio del segretario della CISL sulla questione pervicacemente negata dell’area contrattuale separata per gli insegnanti. Né ci stupisce, dal momento che il suo rifiuto non è sostenibile ragionevolmente e pubblicamente.

In merito al “presunto scippo … delle risorse da attribuire ai vicari” (e, aggiungiamo noi, ai presidi incaricati) la nostra interlocutrice sa bene che esso si configura effettivamente come tale, secondo quanto da noi più volte denunciato; e “scippo” rimane ancora oggi, sia pure con un danno ridotto grazie alla nostra azione. Appare quindi una tardiva resipiscenza la “revisione tecnica del testo contrattuale - passaggio previsto per ovviare anche ad eventuali disattenzioni [sic!]con la quale “si è provveduto [solo dopo la lettera dell’Anp ai Ministri di Funzione Pubblica e Istruzione] a confermare le norme presenti nei precedenti contratti [leggasi: reintroduzione dell’art. 69 CCNL 4.8.1995] che prevedono, come nel caso dei presidi incaricati, il riconoscimento delle funzioni superiori con le relative indennità” [i passaggi virgolettati sono tratti da una dichiarazione dello stesso segretario presente sul sito CISL Scuola del 17.6.2003].

E come essere poi d’accordo con l’affermazione che “la scuola …continua a disporre di risorse da impiegare per il lavoro dei collaboratori dei dirigente, da lui scelti” quando questi risultano, di fatto, diminuiti da tre a due poiché i vicari “sono scomparsi”?

Alla Sig.ra Colturani ed al suo sindacato rivolgiamo l’invito a dimostrare un po’ di tolleranza in più e a contrapporsi - se lo desiderano – sul piano delle idee, che sono sempre più merce rara. Per parte nostra, ci dichiariamo attenti all’insegnamento di Galilei e con lui riteniamo che "i discorsi nostri hanno a essere intorno al mondo sensibile e non sopra un mondo di carta".

Roma, 25 giugno 2003

   

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