CHICCO RAVAGLIA

1976 - 1999

Chi vive nel cuore di chi resta, non muore mai


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La Provincia, 23 dicembre 1999

 

Classe 1976, originario di Castel San Pietro in provincia di Bologna, figlio d'arte (suo padre Roberto era un cecchino in serie B soprannominato Mitraglia), Ravaglia aveva compiuto tutta la trafila nelle giovanili della Virtus Bologna. Fu mandato nella stagione 1994/95 a farsi le ossa in B1, a Cento, dove stupì tutti per come si ambientò in fretta a soli 18 anni ma soprattutto per come era in grado di giocare con disinvoltura in un campionato così difficile, che lo vide protagonista. Nel '95 andò in prestito a Varese, dove ha esordito in serie A1 a 19 anni esplodendo immediatamente grazie alle sue ottime doti di play-guardia: tornato nel dicembre '96 alla Virtus vinse una Coppa Italia da titolare nel '97 prima di infortunarsi gravemente al ginocchio e rimanere fermo quasi due anni, fino all'ottobre '99 quando arrivò la chiamata di Cantù dove Ravaglia in due mesi rinaque cestisticamente. A soli 23 anni è scomparso colui che a poco a poco stava conquistando tutti i tifosi canturini con le sue "bombe" da tre punti ed i suoi show che regalava al pubblico. Sempre pieno di carica agonistica e di voglia di scherzare, Chicco ha infiammato il Pianella fino ai suoi ultimi momenti diventando il beniamino dei canturini. Quella era la sua miglior stagione in Serie A: stava viaggiando ad una media di 8,8 punti per sera giocando costantemente in quintetto base. La sua carriera termina purtroppo a soli 23 anni dopo aver fatto 23 punti nella sua ultima partita, morendo una notte tristissima del 23 dicembre1999. A Cantù nessuno si dimenticherà di lui.

Ciao Chicco......


Di seguito proponiamo una lista di pensieri raccolti da varie fonti. Pensiamo di non fare torto a nessuno pubblicando le loro frasi, se così è fatecelo sapere.

 

"A Chicco ero affezionato. In queste occasioni si rischia di dire frasi retoriche, ma io a quel ragazzo sensibile scherzoso ero affezionato davvero. E l'avevo sempre detto che era bravo" . Gianmarco Pozzecco dei Varese Roosters, ricorda con voce emozionata il suo amico Enrico Ravaglia. "Abbiamo giocato insieme un anno e mezzo a Varese e lui era poco più che un ragazzo, poi entrò in squadra in una situazione per me molto difficile, per via di un infortunio. Trovò posto e dimostrò quanto valeva". E aggiunge: "Aveva nei miei confronti riconoscenza e gratitudine, come se si sentisse in debito per il mio infortunio che gli aveva spianato la strada. Era quasi a disagio. Poi era tornato a Bologna, aveva vinto la Coppa Italia e mi aveva dedicato quel successo". Chicco e Poz, anche per affinità di carattere, erano diventati amiconi. "Lo sentivo spesso. L'ultima volta è stato quattro o cinque giorni fa. Squilla il telefono, io dormivo. Senza nemmeno dirmi ciao comincia a canticchiare "abbiamo più punti di voi". Ecco, con lui si scherzava anche così". (Gianmarco Pozzecco)

[...] E' con le lacrime agli occhi che scriviamo questa lettera. Il basket fa parte della nostra vita. Avevamo appena acceso la tv e subito la brutta notizia, pensavamo e speravamo fino alla fine che potesse trattarsi di un tragico errore... Ma purtroppo non è servito a nulla. Spenta la tv ci siamo chiuse in camera, e piangevamo senza sapere il "perchè". In fondo Chicco non faceva parte della nostra vita quotidiana. Ma era membro di quella grande famiglia cestistica. Non si può rimanere non turbati. Quando si spezza una vita umana, non puoi non starci male. Anche attraverso le partite s'impara a riconoscere i giocatori, impari ad affezionarti a tutti loro. Giorno dopo giorno. Ognuno di loro riempie i tuoi pensieri, sebbene per attimi, e chi ama questo sport capisce. La vita è un boccone amaro: ma è la vita e ci rendiamo conto che "ogni nostro giorno potrebbe essere l'ultimo" oggi più di prima. "Chicco non è morto. Si è fermato il suo corpo. Solo il suo corpo si è fermato. Chicco vive con noi". Chicco rimarrà per sempre nel cuore degli amici e dei suoi carissimi tifosi. Quanto a noi, rileggendo vecchi ritagli continueremo a serbare il suo ricordo nel cuore. Sarà bello ricordarlo. Sorrideva sempre, era sempre di buon umore. Era una persona super e uno dei migliori nostri giocatori. Avremo sempre davanti agli occhi il suo grande talento, e domani, pensando a Chicco Ravaglia, sarà bello credere che ancora adesso lassù, il nostro amico stia giocando le sue grandi partite. Un'ultima cosa, 6 sono le parole che ti dedichiamo: Chicco per noi sei il migliore. Ciao Campione!!!

"Possono bastare dieci righe per ricordare Chicco, la sua gioia di vivere, il suo desiderio di ritornare ad essere un giocatore che conta, un campione come il suo talento ed il suo amore per il basket gli imponevano di essere? Possono bastare dieci righe per ricordare la sua esuberanza, il suo trascinante buonumore, la simpatia, il suo sincero abbraccio, il bacio carico si sentimenti ed amicizia, l'occhio furbo e giuzzante? Possono bastare dieci righe per descrivere il vuoto che ci ha lasciato, per accarezzare il cuore straziato dei genitori, per dare un'idea della nostra tristezza? Forse possono solo bastare per dirgli grazie per tutto quello che ci ha dato come giocatore e soprattutto come uomo, per essere entrato come un tornado di gioia nei nostri cuori. Ciao Chicco." (Franco Ciani)

"Ritengo di aver perso non un giocatore, ma quasi un figlio adottivo. Suo padre me lo affidò questa estate e lui stesso, lo sfortunato Chicco, proprio l'altra sera mi riconobbe questo ruolo. Un ruolo che ho cercato di ricoprire nel migliore dei modi. Con Enrico, è un qualcosa di me -e di molto grande- che se ne va. Una sensazione davvero di vuoto assoluto. Chicco serebbe rimasto con noi anche nella prossima stagione, e forse qualche anno in più. Con il padre avevamo già raggiunto l'intesa. Non ci sarebbe mai stato un problema di soldi. Ravaglia era uno dei nostri, a Cantù aveva trovato il suo ambiente ideale." (Francesco Corrado)

"Come un orrendo Moby Dick che sprofonda nell'oscurità degli abissi dell'oceano, il secolo XX si è portato via un giovane delfino guizzante e splendente come Chicco Ravaglia. Se lo è portato via nella notte della "luna grande", come ha scritto magnificamente Walter Fuochi. Un'altra nefandezza di un secolo bastardo che di nefandezze è stato gran maestro." (Franco Bertini)

Chicco si è tolto la canottiera lasciando d'un colpo speranze e sofferenze tiri sbagliati e tiri della vittoria. Niente caviglie malferme o ginocchia ribalde ora che il parquet è lontano le luci sono spente e fa freddo. Chicco si è tolto la canottiera e forse sorride fra amici che piangono uscendo dalla nebbia e dal ghiaccio di una notte come mille che ha fatto più male di mille notti. Chicco si è tolto la canottiera perché adesso gioca con tutte le squadre del mondo per tutti noi che abbiamo una sola squadra del cuore ed il cuore per quelli come Chicco che se ne vanno prima della sirena ma avrebbero voluto giocare ancora tanto.

26.12.1999 - Luca Maggitti


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