Melinda
Tamás-Tarr - Ferrara
PAZZIA D'AMORE
«Amore immenso?… Si può amare a
tal punto da non vedere altro che lui in qualsiasi cosa o persona, persino nel
vento sentire la sua voce, nel sole sentire il suo calore e nella pioggia nascondere
le lacrime per averlo perso o forse mai veramente avuto? Si può trovare l'altra
metà del nostro cielo e aspettarsi di essere felici pur sapendo che mai potremo
raggiungerla? Si può sopportare di essere umiliati, disprezzati ed infine
ignorati dall'unica persona che per tutta la vita ti rimarrà nel sangue, nella
mente e nell'anima, insieme amore immenso e sofferenza disperata? …»*
***
«…Sono certo
che farei stupide pazze follie guardando nel serico carezzevole velluto dei
tuoi occhi scuri…
…Il mio cuore
inesorabilmente pulsa forte e veloce per te…
…Mia cara, le tue parole mi stordiscono….
Finisce davvero che faccio qualche sciocchezza per te. "Calma, Andrea…
calma…!"
…Sono felice che tu ti senta sulla vetta dell'Olimpo. A dire il vero, c'eri
già da tempo sull'Olimpo!…
***
…Che brutta giornata! Non sei riuscita a sganciarti neppure un istante?
Ho pensato a te continuamente
senza darmi pace. Ti amo. Invio questo
scritto che ti dirà quanto sono stato male.
Quale tormento saperti lontana! Il mio
pensiero ti ha seguito costantemente tutto il giorno, là, sulla riva del mare,
ed avrei voluto essere un gabbiano volteggiante sull'acqua per non perderti mai
con lo sguardo. Avrei voluto essere l'acqua che lambisce la riva per sfiorare
con i miei baci i tuoi piedi. Avrei voluto essere l'onda impetuosa per cingere
con il mio abbraccio insinuante tutto il tuo corpo. Avrei voluto essere la
brezza marina perché tu potessi aspirarmi profondamente in te ed io potessi
carezzarti dolcemente insinuandomi tra i tuoi capelli, sfiorando le tue guance,
la tua nuca, le tue spalle, il tuo collo, le tue labbra… Avrei voluto essere il
sole bollente per coprirti caldamente dei miei torridi baci e per donarti tutto
l'oro delle mie carezze d'amore… Avrei voluto essere la sabbia calda su cui hai
camminato, l'ombrellone che ti ha fatto ombra, l'acqua che ti ha dissetato, il
cibo che ti ha sfamato… avrei voluto essere tutto quello che ti stava attorno e
poteva bearsi della tua presenza.
Nulla ho però potuto essere di tutto ciò.
Sono soltanto riuscito a pensarti incessantemente, intensamente, fino a farmi
scoppiare le tempie dal dolore e dalla disperazione. Sei come un virus
insinuatosi spietatamente nelle mie vene, che mi consuma con una febbre
divoratrice e distruttrice, e che ha come unica cura il suono della tua voce ed
il miele dei tuoi baci di fata. Se da
te non riceverò presto l'antidoto, il fuoco che arde la mia anima ed il mio
corpo mi divorerà totalmente riducendo ad atroci brandelli la mia esistenza
resa misera dalla tua sempre più intollerabile lontananza.
Invoco disperatamente il tuo aiuto.
***
…Andrea adora impareggiabilmente l'impareggiabile Stella…
…Con il pensiero e con
il cuore sei sempre fra le mie braccia e nella mia mente. Ti copro continuamente
di baci. Ti adoro.
Lo vedi quanto......ti amo?
…Mi manchi tanto… »
***
…Ma poi… le lettere, i
messaggi diventavano gradualmente meno frequenti… non arrivavano più pensieri
simili… né quelle lettere più lunghe e profonde di sentimenti, né quei messaggi
laconici… Si aveva la sensazione di
essere messi in un angolo… Anche la voce sembrava assumere un tono sempre più distante ed ufficiale,
dietro essa non si percepiva più la sensazione d'una volta… Sembrava essere
ingrigita… Si cominciava a sentire le varie scuse - classiche - degli enormi
impegni di lavoro e della stanchezza… Stella così si paralizzava… aveva paura di continuare il dialogo… Tutta
la situazione cominciava a trasformarsi da uno splendido mondo e sogno fatato
in un incubo… Poi Stella avrebbe voluto domandargli
ma non lo faceva mai: «Dimmi solo se qualcosa va
cambiato»…
Aveva letto da qualche parte:
«…la visione dell'amore delle donne è molto più sacrificale di quella degli
uomini. Per l'uomo l'amore è uno degli aspetti dell'esistenza assieme al
lavoro, alla carriera, ad altro. Non si sacrificano per amore, non rinunziano a
nulla… L'amore femminile e quello maschile sono due realtà differenti. Non
solo. L'amore in senso romantico è assolutamente delle donne, è "figlio"
delle donne…»
Aveva un
tremendo timore: aveva paura di aver soltanto
sognato di trovarsi sulla vetta dell'Olimpo… A dire il vero, c'era mai
sull'Olimpo?!… Oppure era soltanto un
crudele scherzo della mente, di un incessante desiderio d'affetto e di un vero
amore? Era soltanto un frutto insensato della sua fantasia e della sua anima
assetata d'amore, d'affetto e di tenerezza?…
Dov'era sparito il suo «principe»?
Era convinta di
possedere un raro grande tesoro e di conseguenza sentirsi addosso lo splendore
delle stelle e dei raggi del sole!
Credeva che le fosse accaduto un miracolo davvero, e non un miraggio
qualsiasi!… Avrebbe perso quel tesoro prezioso? Oppure non l'aveva mai avuto?
Era soltanto una idea fantasmagorica della sua mente forse malata? Chi lo
poteva mai dire?… Non gli dicevano più niente le sue parole? Aveva
lasciato spegnere il suo entusiasmo
paragonabile a quello d’un ragazzino
che si accende per la prima volta d'amore?
Non lo riconosceva più! Tutto quello che veniva dal profondo del suo
nobile animo per lei era un elisir di vita. Si sentiva finalmente rinascere e
rivivere! Grazie a lui i suoi occhi finalmente vedevano diversamente il mondo
circostante: è riuscita a vedere le cose belle, positive e non soltanto il lato
oscuro della quotidianità. Era veramente diventata raggiante e gioiosa! Le sue
parole erano un miracoloso balsamo guaritore: «Mia cara…, mio tesoro
dolcissimo…, ti amo perdutamente… tesoro mio, grandissimo, giunto insperato a
rischiarare con il tuo abbagliante splendore la mia grigia incipiente maturità,
è dal più profondo del cuore e dell’anima che ti ringrazio per il continuo dono
che mi fai dei tuoi deliziosi sentimenti e delle tue parole dolci, esaltanti,
consolatrici…»
Poi parole simili non arrivarono più…
Qualcosa era notevolmente cambiata e non si sapeva che cosa… Che difficile essere donna! Donne, amanti,
madri, che fatica l'amore!… E che sconfitta!… Le
sembrava vivere un sogno o una stupenda
favola!… Ma che cosa stava accadendo?…
Dov'era finita quell'atmosfera magica?…
(C'era mai una volta…?!…) E poi? Aveva tanta paura… Aveva la sensazione che
c'era qualcosa che non andasse… ma non sapeva con certezza, qualcosa le
sfuggiva… Una ragazzina le aveva detto: «Con la faccia pallida e con i tuoi
grandi occhi neri si ha un effetto di morto che cammina…» Forse quella
fanciulla non aveva sbagliato… qualcosa forse si stava involontariamente
spegnendo nella sua anima…
Un giorno si era guardata nello specchio
per riflettersi riflettendosi… guardava bene quell'immagine di fronte… s'era
spaventata… non dalle rughe che in essa scopriva più accentuate, ma dal suo
sguardo tendente allo spegnimento… ed improvvisamente s'era sentita appesantita
da tutte le lotte inutili, da tutte le incomprensioni, dai tanti compromessi
unilaterali… Era diventata tanto infelice e disperata perché egli non le
assicurava più la gioia delle sue parole! Che consolazione riusciva a darle con
la sua voglia di inondarla delle sue frasi più dolci! Improvvisamente tutto
questo veniva a mancare… Le parole, le frasi lanciate non avevano più eco…
Mancavano le tanto aspettate risposte… Ella s'affogava nel lavoro dove però di
nuovo non c'era più né stella, né sole… Stava ritornando la sua odiata compagna
di vita: la Solitudine… Sperava di averla sconfitta definitivamente… Aveva
sbagliato… Avrebbe tanto desiderato riavere le sensazioni e lo splendore della
sua anima di prima… però non poteva mai essere esaudito questo suo desiderio ed
ormai doveva definitivamente considerarlo da scartare…
Negli ultimi mesi ha passato tante notti in
bianco, torturata dai dubbi, dalle incertezze, dalle brutte sensazioni…
Soltanto lui avrebbe potuto liberarla da questi incubi… Ma egli non era più
ritornato quello di prima… Una cosa era
certa: lei non era mai cambiata nei suoi confronti… Anzi, si sentiva legata a lui più che mai… Forse proprio
questo fatto è stata la sua disgraziata fine… Non era più «il suo raro prezioso
tesoro di donna»… Stella supplicava disperatamente il suo aiuto!… Ma
quell'aiuto non era mai arrivato… Andrea non aveva sentito o non ha voluto
sentire il suo grido d'amore tra i fragori di tanto lavoro e della
quotidianità.
Egli nel giorno prefissato
doveva venire a prenderla con sé per sempre… Non s'era presentato, non si faceva più vivo in nessun modo… No, non l'ha
sentito più… Stella ogni giorno l'aspettava irremovibilmente ed inutilmente… È
uscita di senno… e da quel momento, ogni giorno, vestita elegantemente, si reca
alla stazione - ripetendo i messaggi d'amore del suo Andrea ad alta voce - ad attenderlo per poter abbracciarlo
finalmente… Ma come al solito, Andrea non è arrivato…, non arriva… e non arriverà mai… Sconsolata, quando anche
l'ultimo treno ha lasciato la stazione, torna a casa mormorando tra sé:
«Allora, arriverà domani… Ed io ci sarò di nuovo ad attenderlo… Domani… Sì, sì,
domani… Non fa niente, forse ho capito male io… sì, m'ha detto che sarebbe
arrivato domani! Certo! Domani! Domani!… Ci sarò domani!…»
…Sono arrivati tanti domani e Stella è
ancora là, alla stazione ad attenderlo… e di Andrea neppure una traccia,
soltanto nel suo cuore, nella sua mente, nella sua anima, nel suo Amore…
***
«Amore immenso?… Si può amare a
tal punto da non vedere altro che lui in qualsiasi cosa o persona, persino nel
vento sentire la sua voce, nel sole sentire il suo calore e nella pioggia
nascondere le lacrime per averlo perso o forse mai veramente avuto? Si può
trovare l'altra metà del nostro cielo e aspettarsi di essere felici pur sapendo
che mai potremo raggiungerla? Si può sopportare di essere umiliati, disprezzati
ed infine ignorati dall'unica persona che per tutta la vita ti rimarrà nel
sangue, nella mente e nell'anima, insieme amore immenso e sofferenza disperata?
…»
© Melinda Tamás-Tarr/Osservatorio Letterario
* Domanda ispiratrice letta sul Virgilio Genio.
«Mi ha colpito molto questo racconto che
è pervaso da un elevato lirismo: si potrebbe benissimo scambiare per un lungo
poemetto in prosa.» [Prof. MARCO PENNONE]
© OSSERVATORIO
LETTERARIO
*** Ferrara e l'Altrove ***